Detective Conan Forum

Posts written by ~ Ayumi

view post Posted: 16/2/2010, 20:39     "Cuore di aria" di Ayumi Yoshida - FanFic
III - Heart sorrow (II)


Più tardi, ore undici e cinquanta circa.


Heiji aprì gli occhi, mettendo a fuoco lentamente l’ambiente attorno a lui.

Non gli sembrava di sapere dove fosse, non c’era nulla di familiare.

Riuscì soltanto a scorgere una scrivania con un computer e una piccola sagoma seduta alla sedia e chiuse gli occhi. Si sentiva stanchissimo.

“Kudo” mormorò con la voce impastata.

La piccola figura che aveva notato scese dalla sedia senza fare rumore e si avvicinò al divano dove lui giaceva.

“Non sono Kudo kun, sono Haibara.” Le rispose con voce adulta e femminile.

Il ragazzo aprì lievemente gli occhi, intravedendo tra le ciglia il volto della finta bambina e i suoi capelli biondi.

“Ciao” la salutò allora lui, ghignando con difficoltà dato tutto il dolore che provava“Potresti dirmi dove siamo?”

“A casa di Agasa hakase” spiegò Ai con voce piatta “Kudo kun mi ha telefonato raccontandomi tutto e mi ha pregato di venire a prenderti. Lui non poteva muoversi perché Ran san e la sua amica non lo lasciano un attimo. Ma fortunatamente il parco dove Gin ti ha aggredito non è lontano da qui e per me è stato facile.”

Heiji strinse i pugni. “Dannata Kazuha, mi ha preso alla lettera…” bofonchiò ricordandosi della raccomandazione che le aveva fatto prima di incominciare l’inseguimento. Poi continuò a chiederle: “Mi hai trasportato qui da sola?”

“No, c’era Agasa hakase con me.”

“E dov’è, adesso?”

“Sta cercando qualche vestito per quando sarai di nuovo… piccolo.”

Il detective si morse un labbro, abbassando gli occhi tristemente.

La cosa che forse temeva di più stava procedendo a marce forzate verso di lui, sempre più veloce.

“Posso chiederti una cosa?” disse, cercando di controllare la voce.

Ai annuì in silenzio, incrociando la braccia in un tipico gesto di un adulto.

“Fa male?”

La bambina annuì ancora con la testa, guardandolo negli occhi.

“E c’è qualche possibilità di ritornare nel mio vecchio corpo?”

Il silenzio li avvolse, mentre la bambina soppesava le parole da pronunciare. Non voleva illuderlo.

“Sarò sincera con te” disse poi piano, catturando la sua attenzione “per ora queste possibilità sono meno di zero. Ma ci sto lavorando.”

Heiji si portò le mani al viso, sconvolto.

Più il momento si avvicinava, più il dolore aumentava, più sentiva la paura crescere dentro di lui.

Sarebbe ritornato bambino, avrebbe avuto di nuovo otto anni. Avrebbe frequentato nuovamente la scuola elementare, avrebbe abbandonato il liceo.
Ma cosa avrebbe pensato poi Kazuha?

Come avrebbe reagito?
L’ultima cosa che desiderava era farla soffrire, ma ciò che stava per accadere quasi certamente le avrebbe causato più dolore che mai. Distrutto, abbandonò la testa sul cuscino.

“Credo sia giunto il momento” sussurrò Ai, accompagnando alla perfezione l’atmosfera mistica che si era creata attorno a lui.

Heiji annuì, consapevole, e chiuse di nuovo gli occhi.

Prima di crollare completamente, pensò che gli restava ancora un cosa da fare prima di ritornare piccolo per sempre: confessare a Kazuha quanto tenesse a lei, prima che fosse troppo tardi.

Per il resto, non gli importava più di niente. Ormai la sua vita era finita.

Cosa avrebbe potuto fare nei panni di un bambino? Più nulla.

“Hakase, è giunto il momento, chiami un’ambulanza” sentì Ai esclamare in direzione dell’uomo che era ancora in un'altra stanza per cercare vestiti. Agasa corse immediatamente nel soggiorno, dove Heiji soggiaceva ormai quasi esanime, alzò la cornetta del telefono e cominciò a comporre il numero del pronto soccorso pigiandone furiosamente i tasti.



Qualche minuto dopo, ore undici e cinquantacinque circa.


“Cosa? Heiji niichan sta male?” esclamò Conan nel telefono, cercando di simulare una certa sorpresa. Qualcosa dentro di lui gli causò, però, un angoscia insostenibile e digrignò i denti.

Si stavano recando a casa del professor Agasa a piedi e Kazuha camminava dietro Ran, la mano stretta in quella di Conan con una presa fortissima, il viso triste e l’animo turbato da un brutto presentimento.

Non appena sentì il bambino esclamare il nome di Heiji, si fermò di scatto, stringendo i pugni sconvolta, quasi polverizzando la mano del piccolo.

Heij stava male, perciò sentiva male anche lei.

Ran le posò una mano sulla spalla.

“Sta malissimo” riferì Ai dall’altra parte della cornetta “Abbiamo chiamato un’ambulanza, così tutto sarà più credibile”

“Quindi adesso state andando all’ospedale?”

“Sì, l’ambulanza è appena arrivata. Ci vediamo lì”lo congedò la bambina e chiuse la conversazione.

Conan ripose in tasca il cellulare e si voltò impaurito verso Kazuha. La ragazza aveva lo sguardo perso nel vuoto.

“Heiji niichan sta male” sussurrò il bambino con voce mesta “E’ all’ospedale”

Avrebbe voluto gridare, confessare tutto quello che stava accadendo, spiegare perché, ma non poteva. Ne andava della vita delle persone che amavano. Non poteva metterle a rischio in quel modo.

Heiji sicuramente non sarebbe stato d’accordo.

“Mi dispiace” mormorò Ran, abbassando la testa. Altre lacrime cominciarono a rigare il viso di Kazuha, mentre stringeva ancora la mano di Conan.

“Vi prego, accompagnatemi all’ospedale” gemette, incapace di pensare altro, combattendo contro i suoi nervi per non crollare a terra “Vi prego”

Ran annuì, combattiva, e dichiarò: “Ci arriveremo prestissimo, te lo giuro. Vieni con me.”

Afferrò la sua mano e cominciò a trascinarla con Conan lungo la via, procedendo velocemente.



Tempo dopo, mezzogiorno e dieci minuti circa.



Heiji era svenuto.

Conan si morse un labbro, ripensando a ciò che lui aveva passato in quella situazione, quello che il ragazzo doveva ancora patire.

Il detective di Osaka era fermo nel letto, il viso disteso e tranquillo, ma il falso bambino comprendeva bene cosa dovesse aver provato quando Gin lo aveva costretto a prendere la pillola, condannandolo ad un futuro incerto e sicuramente dolorosissimo. Era solo la perdita dei sensi che, in quel momento, aveva messo fine al suo turbamento.

La disperazione di chi gli stava accanto, però, non era destinata ad avere una fine.

Kazuha, ormai da qualche tempo crollata su uno sgabello vicino alla parete, aveva appoggiato ad essa la schiena e fissava inanimata il vuoto davanti a sé. Ran non osava avvicinarsi, temendo che la sua amica scoppiasse a piangere di nuovo: quasi dall’inizio di quella mattinata, ormai, i suoi occhi erano costantemente lucidi. Si limitava a fissare Kazuha con il cuore in mano, soffrendo insieme a lei.

Cercava di immedesimarsi in ciò che lei stava provando, ma non ci riusciva: era ben peggio di sapere Shinichi lontano, quel dolore. Era mille volte più intenso.

L’atmosfera nella stanza era tesissima, irrespirabile. Ran si sentiva di troppo, più inutile che mai, perciò decise di uscire e aspettare nel corridoio.

“Ti dispiace se esco?” sussurrò piano, avvicinandosi a Kazuha. Ella scosse piano la testa, gli occhi sempre vacui. “Se hai bisogno di qualcosa sono qui.”

Questa volta Ran non ricevette risposta. Si avvicinò a Conan senza far rumore, gli prese la mano e lo condusse fuori. Prima di richiudersi la porta alle spalle, il bambino riuscì a lanciare un occhiata di sbieco a Kazuha: non aveva fatto neanche un movimento.

La porta fu richiusa senza far rumore, rispettando tacitamente l’angoscia delle due persone nella stanza.

Solo allora la ragazza si mosse: si alzò a fatica dallo sgabello e, poggiandosi al muro, percorse tutta la stanza per giungere accanto al letto di Heiji.

Il ragazzo ancora non accennava a muoversi.

“Heiji... sussurrò, mentre gli occhi ritornavano a farsi madidi di lacrime. Posò i palmi delle mani sul suo letto per tenersi in piedi, guardandolo. Sembrava quasi che lui fosse estraneo a quella situazione: dormiva tranquillamente, senza interessarsi di quanto lei stesse soffrendo.

“Sei sempre il solito”

Il sorriso sul suo volto si stava allargando, nonostante lacrime le bagnassero ancora gli occhi.

“Non ti interessa nulla di me”

Era quello che pensava da tanto, troppo tempo e finalmente aveva il coraggio di dirglielo. Non le importava che lui non potesse sentirla, perché qualcosa dentro di lei ancora sperava che lui si svegliasse all’improvviso e cominciasse a prenderla in giro per le sue frasi sconnesse, per giunta condite di lacrime.

Ma questo non poteva accadere, anche se lei non lo sapeva.

“A me, però, interessa tutto di te” continuò, cercando di darsi contegno, nonostante tutto. Non ci riuscì, anzi si ritrovò con le braccia attorno al petto del ragazzo e il viso bagnato posato su di esso.

“Io tengo tantissimo a te” disse con voce tremante contro il suo petto, cercando di nascondere i singulti. Sembrava che le sue parole rimbalzassero contro la sua cassa toracica, incapaci di giungere a lui.

“Io ti...”

Fece un respiro per raccogliere coraggio, ma si sentì all’improvviso atona, debole. Non poteva confessargli tutto quando Heiji non era in grado di udirla, non aveva senso. Doveva attendere che lui si svegliasse.

Perché lui si sarebbe svegliato.

“... amo. Da sempre.”


Sorrise, rassicurata, mentre le lacrime si asciugavano scendendo sul lenzuolo candido.

Alla fine qualcosa dentro di sé l’aveva spinta a confessare. Doveva solo aspettare per ripeterlo davanti alle sue iridi verdi. Lentamente, chiuse le palpebre.


***



Buonasera a tutti! ^^
Posto in fretta, dato che manco da così tanto tempo, ma purtroppo non trovavo più la fic e non sono potuta andare avanti nella pubblicazione. Per fortuna che ho trovato una copia sepolta nei meandri nel computer!
Ringrazio di cuore Teufel, che continua a seguirmi sempre. Sei andata addirittura su Efp? Sono onorata! Mi fa piacere sapere che apprezzi questa storia! Spero che anche questo capitolo ti piaccia.

Al prossimo aggiornamento!
Ayumi

view post Posted: 5/1/2010, 19:28     "Cuore di aria" di Ayumi Yoshida - FanFic
II (Heart sorrow)


Qualche tempo dopo, ore undici e quaranta circa.

“Quel top era davvero carino!”
“E’ vero! Che peccato non averlo potuto comprare. Sapevo che avrei dovuto portare più soldi!”
“E l’altra maglia? Non c’era la mia taglia, altrimenti l’avrei acquistata di sicuro!”
Kazuha e Ran continuavano a lamentarsi per tutte le occasioni di acquisti che erano loro sfuggite, per un motivo o per un altro, mentre la compagnia ritornava a casa Mouri.
Conan stava sorseggiando l’ennesimo succo di frutta della giornata: non aveva avuto il coraggio di rifiutare quando, dopo il decimo gelato, Kazuha si era gentilmente offerta di comperargli qualcosa da bere e, in quel momento, aveva un mal di pancia terribile.
“Non ce la faccio più” borbottò a Heiji, sperando che le ragazze non lo sentissero.
“A chi lo dici” fu il commento che ricevette in risposta “Speriamo che non ci siano altri negozi lungo la strada che porta a casa vostra.”
“Speriamo”
I due sospirarono e continuarono a camminare, desiderando ardentemente che casa Mouri fosse vicina, molto vicina.
Heiji era completamente assorto nelle sue speranze e distratto, tanto che per errore sbatté contro un uomo che camminava nella direzione opposta.
“Mi dispiace” bofonchiò a mo’ di scusa, alzando gli occhi per poterlo guardare in faccia.
Improvvisamente sentì come una scossa elettrica lungo la schiena; Conan s’immobilizzò accanto a lui, sconvolto.
Quell’uomo aveva lunghi capelli biondi e gli occhi nascosti da un cappello nero pece.
Gin… dell’Organizzazione”sussurrò il piccolo senza fiato, paralizzato, rendendosi conto di cosa stava avvenendo.
Heiji non fece in tempo a scorgere il suo ghigno divertito che già il delinquente scappava lungo la via, urtando chiunque gli capitasse a tiro. Cominciò a seguirlo senza esitazione.
Conan fece per unirsi a lui, ma il ragazzo lo fermò prontamente, spingendolo indietro.
“Tu non ti muovi da qui” gli sussurrò, perentorio, e corse via.
“Dove vai, Heiji?!” urlò Kazuha allungando un braccio verso di lui, allarmata vedendolo lasciarle così all’improvviso. Né lei né Ran avevano notato lo strano uomo vestito di nero, prese dalle loro discussioni.
Il detective di Osaka si voltò impercettibilmente e le rivolse un sorriso sicuro, uno di quelli che le regalava ogni volta che risolveva un caso e che non le faceva desiderare nient’altro che lui.
“Torno subito, ho dimenticato una cosa” disse semplicemente “Ci vediamo dopo! E non perdete mai di vista il nanetto, mi raccomando!”
E scomparve dietro un gruppo di persone. Il braccio di Kazuha, lentamente, scivolò lungo il fianco, oscillando piano. I suoi occhi si riempirono istantaneamente di lacrime.
“N-non può andare” singhiozzò, guadando Ran con gli occhi offuscati di paura “io… ho un brutto presentimento!”
Ran la strinse forte, posandole una mano sulla spalla e nascondendo il suo viso.
Quando Conan poté scorgerlo, scoprì che anche lei stava piangendo.
Ella sapeva benissimo cosa si provasse per un abbandono e non voleva che quello che lei aveva già sentito potesse accadere anche alla sua amica.
Mentre il bambino le guardava piangere insieme, condividere il loro dolore, mordendosi a sangue le labbra sperò ardentemente che Heiji non si andasse a cacciare in qualche guaio più grande di lui.

Qualche minuto dopo, ore undici e quarantaquattro circa.

Heiji imboccò un altro vicolo, guardandosi attorno con circospezione. Doveva assolutamente controllare se qualche altro uomo lo stesse seguendo.
Quella dell’Organizzazione era gente pericolosa, non valeva la pena rischiare così apertamente.
Camminò lentamente, cercando di non fare rumore, compiendo talvolta qualche salto per evitare oggetti disseminati sulla pavimentazione.
Gin era sicuramente passato da lì: nella fretta di scappare aveva rovesciato per terra tutto il contenuto dei bidoni dell’immondizia e in quel momento nel vicolo regnava un odore nauseabondo.
Il ragazzo si portò una mano sul viso per coprire il naso e la bocca, facendo una smorfia. L’aria era davvero irrespirabile. Accelerò il passo per lasciare più velocemente possibile quella stradina angusta; in qualche secondo ne fu fuori. Sbucò in una strada affollata, simile a quella dove Ran e Kazuha l’avevano trascinato a fare shopping.
Guardando davanti a sé, notò un lungo impermeabile nero scomparire dietro un muretto e si affrettò a seguirlo. Gin aveva imboccato un altro vicolo.
Heiji lo maledisse a bassa voce, domandandosi dove mai volesse giungere. Erano già cinque minuti che lo seguiva senza sosta e l’uomo non accennava a fermarsi.
Il vicolo terminava di fronte ad un parco per bambini. Heiji vide Gin correre attraverso il prato e sparire dietro una casetta di legno. Continuò a seguirlo, quasi certo che la sua corsa fosse terminata.
In punta di piedi, giunse dietro alla casetta pronto all’assalto, ma di Gin non c’era più alcuna traccia.
Era scomparso.
“Cazzo!” esclamò rabbioso, battendo un pugno sulla costruzione di legno. Tutta quella corsa era stata inutile, non aveva scoperto nulla. Cavò fuori dalla tasca del pantalone il cellulare e compose il numero di Conan: doveva raccontargli ciò che era successo e dirgli di non preoccuparsi, di stare tranquillo. Fece partire la chiamata e allungò il braccio per portare l’apparecchio all’orecchio, ma una mano pallida lo bloccò.
“Tu non chiami proprio nessuno” sibilò una voce, freddamente.
Heiji voltò piano la testa e si ritrovò faccia a faccia con Gin. A due centimetri dal suo volto, il suo ghigno era ancora più violento e mostruoso.
“Tu sei l’amichetto di Kudo, ti ho riconosciuto. Scommetto che volevi informarlo di avermi seguito.”
L’uomo gli strappò dalle mani il cellulare con violenza e ne controllò lo schermo. Il ragazzo sogghignò.
“Certo che no. Come potrei, Kudo è morto.” inventò, convincente “E tu dovresti saperlo.”
“Allora sai chi sono!”
Gin rafforzò la presa sul braccio del detective liceale, facendogli emettere lamenti.
“Vuoi forse spezzarmi il braccio?” gli chiese Heiji, sarcastico. Il sangue freddo fortunatamente non lo abbandonava neanche in momenti come quello che stava vivendo e quasi sempre ciò spaventava i suoi avversari. Ma così non era per Gin. Nulla poteva terrorizzarlo.
“Hai ancora il coraggio di fare il simpatico… voglio vedere se riderai dopo che avrai raggiunto il tuo amichetto.”
L’espressione del ragazzo mutò in orrore.
“Cosa vuoi farmi?” domandò. La sua voce, nonostante cercasse di restare calmo, mostrava un certo panico.
“Adesso vedrai” fu la risposta di Gin. Gli immobilizzò entrambe le braccia con una sola mano, per impedire qualunque sua reazione, e con l’altra cavò fuori dalla tasca dell’impermeabile una capsula biancastra.
“Divertiti” sussurrò, ironico, facendo pressione sulle sue guance, affinché aprisse la bocca. Gli gettò la pillola in gola e gli serrò le labbra per non fargliela sputare. Poi gli diede un pugno non molto potente allo stomaco per tramortirlo – il veleno nella capsula avrebbe fatto il resto - e si diede alla fuga ridendo sguaiatamente, lasciando cadere a terra il cellulare.
Heiji ricadde sull’erba intontito, pallido come un cencio.
Gin gli aveva fatto inghiottire la pillola che rimpiccioliva, la stessa che aveva dato a Shinichi.
L’avrebbe raggiunto presto. Sarebbe diventato come lui. Sarebbe ritornato piccolo.
Mosso dalla disperazione, strisciò con difficoltà fino al punto in cui era il cellulare. Lo stomaco gli provocava un dolore terribile e la testa cominciava a girargli. Afferrò l’apparecchio e compose nuovamente il numero di Conan: non ce la faceva a portarlo all’orecchio, perciò sistemò il vivavoce.
“Sì?” gli rispose quasi subito una vocetta acuta dall’altra parte del telefono.
Heiji soffocò una risata. “Lo sai che sei ridicolo così?” sussurrò con difficoltà.
“Hattori!” esclamò imperioso il bambino, controllando poi se qualcuno l’avesse udito. Fortunatamente Ran e Kazuha non sembravano essersi accorte di nulla, la porta della cucina dove si erano rinchiuse per parlare era ancora chiusa. “Che vuoi?”
“Io… sto male” disse lui tutto d’un fiato “Mi gira la testa. Gin mi ha colpito, mi ha dato la pillola… sono in un parco con una casetta di legno… vienimi a prendere…”
Poi tutto tacque. Heiji aveva chiuso gli occhi.
“Hattori?! HATTORI?!” gridò Conan nel telefono, ormai completamente angosciato.
Nessuno rispose. Il bambino chiuse con un colpo secco il cellulare e si precipitò alla porta di casa.
“Conan? Dove vai?” gli domandò Ran, uscendo dalla cucina. L’aveva sentito gridare e si era incuriosita. Kazuha, al suo fianco, rivolse al bambino un’occhiata penetrante.
“Era Heiji?” indagò. Conan scosse la testa, certo. “No, no! Era Agasa hakase! Mi ha detto che…” si interruppe, cercando di pensare velocemente ad una scusa, ma ormai era tardi. Kazuha sospettava apertamente che lui sapesse qualcosa in più riguardo Heiji e la sua strana fuga.
“Io vado con lui” affermò, sicura, prendendogli la mano. Conan arrossì. “Ti ricordi cosa ha detto Heiji prima di lasciarci?” disse in direzione di Ran. La ragazza scosse la testa. “Ci ha pregato di non lasciare mai il bambino. Io voglio fare ciò che mi ha detto. Vieni anche tu?”
Ran annuì, ormai convinta dalle parole dell’amica. Afferrò l’altra mano di Conan – che era ormai rossissimo in volto - e spalancò la porta.
“Papà, ci vediamo dopo!” esclamò a voce così alta che anche Goro, completamente immerso nell’ascolto del programma di ippica in onda sulla radio, non poté non udirla. Poi si richiuse la porta alle spalle con un tonfo.





Buonasera! ^^
Ecco il secondo capitolo di questa fic. Chiedo scusa per il ritardo, ma purtroppo sono davvero oberata di impegni in questo periodo. Spero che questo capitolo possa piacervi. Finalmente c'è un pò di azione, eh? ;) Dal prossimo capitolo comincerà il bello (sperando che così sia per voi ^^).
Ringrazio, nel frattempo, __teufel e spyro17 per avermi lasciato un parere. Mi ha fatto davvero tantissimo piacere! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento!
Già che ci sono, ne approfitto per rispondere a spyro: nel primo capitolo, Conan non ha indagato perché Heiji non gliel'ha permesso. Quando quei due si trovano insieme, guai se accade qualcosa, si farebbero a pezzi pur di poter indagare da soli! XD

Al prossimo capitolo, allora! I pareri sono sempre benaccetti! ^^

Un bacio,
Ayumi


view post Posted: 29/12/2009, 20:17     "Cuore di aria" di Ayumi Yoshida - FanFic
Buonasera! ^^
Sono stata molto combattuta nel postare questa fanfiction, sia perché sarebbe la mia prima sul forum, sia perché ho il terrore di aver rovinato questi splendidi personaggi, sia perché sono insicura di mio. XD Alla fine, però, ho deciso di postare, perché, dopotutto, se questa fanfiction è nata è anche merito degli utenti del forum che, quest'estate, mi hanno aiutato con suffissi, nomi giapponesi e quant'altro. Spero, dunque, di aver fatto un lavoro quanto meno decente per aver ripagato tutte le volte che li ho tediati con le mie domande.
La fic tratta principalmente del rapporto tra Heiji e Kazuha, ma compaiono anche altri personaggi (tra cui, ovviamente, Conan). Mi farebbe piacere ricevere pareri, soprattutto per quanto la caratterizzazione dei personaggi che, ahimé, è il mio cruccio costante.
Grazie mille per la pazienza e buona lettura! ^^

-Autore: ~ Ayumi sul forum, Ayumi Yoshida su Efp
-Tipologia: Long fic
-Rating: Giallo
-Genere: Angst, Azione, Introspettivo, Sentimentale
-Personaggi: Conan Edogawa, Ran Mouri, Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Ai Haibara, Goro Mouri, Dottor Agasa
- Pairing: Heiji x Kazuha (principalmente), Shinichi x Ran
- Introduzione: L’espressione del ragazzo mutò in orrore.
“Cosa vuoi farmi?” domandò. La sua voce, nonostante cercasse di restare calmo, mostrava un certo panico.
“Adesso vedrai” fu la risposta di Gin. Gli immobilizzò entrambe le braccia con una sola mano, per impedire qualunque sua reazione, e con l’altra cavò fuori dalla tasca dell’impermeabile una capsula biancastra.






Cuore di aria by Ayumi Yoshida
Capitoli
I Capitolo
II Capitolo


Capitolo III







Cuore di aria
di Ayumi Yoshida




I (Feel like I'm greazin' your lips)


In questo momento, mezzogiorno circa.

Le ossa gli dolevano terribilmente, mentre, ottenebrato dal dolore, si muoveva senza sosta nel letto per cercare di trovare sollievo. Sentiva i muscoli dilaniarsi sotto reti di rocce pesantissime, la cassa toracica scricchiolare, il cuore battere così veloce da fargli girare la testa.
Intorno a sé, non percepiva che una girandola di voci, sensazioni, colori e ambienti indistinguibili.
Fastidiosi rumori si sovrapponevano a voci concitate, odori opprimenti a profumi tenui e delicati; urli e pianti si alternavano a velocità impressionante, disorientandolo di più.
La sua vista diventava sempre più offuscata e imprecisa: ormai percepiva il mondo esterno in grandi chiazze, prima colorate, poi in bianco e nero, come in un vecchio film.
Perché di sicuro in un vecchio film doveva trovarsi: mai aveva provato tali sensazioni.
Con gli occhi vacui, continuava a fissare davanti a sé e a non vedere nulla.
“Cosa-sta-succedendo?” sillabò lentamente Heiji con un filo di voce, concentrando tutte le forze a lui restanti nel fiato che gli sfiorava le labbra.
All’improvviso tutto tacque, come se qualcuno avesse dato un segnale predefinito per il silenzio, e un’altra voce, femminile e tremante, bisbigliò: “Nulla, non preoccuparti. Va tutto bene.”
Kazuha, il viso sfatto dalle lacrime e stanco, dovette lottare contro se stessa per restare in piedi. Barcollante, si sporse verso il letto del ragazzo: cercava la sua mano.
Il detective di Osaka avvertì qualcosa scivolare lungo il materasso, lentamente e con fare intimo; subito dopo percepì più calore nella mano sinistra e si bloccò nel letto.
Quella stretta era debole, ma al momento stesso energica, e a lui serviva moltissimo.
Kazuha” mormorò con difficoltà, quasi senza più voce. E prima di chiudere gli occhi, gli parve proprio di vederla, di scorgere il suo sorriso.
E di sentire le sue labbra.

Lo stesso giorno, ore undici circa.

“Signore, perché ha sottratto la borsetta a questa signorina?”
Tutti i clienti del bar sulla via della stazione dove si erano fermati per bere qualcosa si voltarono a guardarlo.
Heiji sogghignò, incrociando le braccia: un altro caso era risolto, un altro ladro era stato catturato, e nel minor tempo possibile. Giusto in tempo per accompagnare Kazuha e Ran in un noiosissimo giro di compere insieme a Conan. Solo il pensiero di ciò che avrebbe dovuto fare gli fece incrinare il sorriso sulle labbra, ma il giovane detective cercò di trattenersi per non rovinare la sua immagine vincente.
L’uomo che aveva appena accusato, un signore abbastanza avanti negli anni e un po’ grosso, si portò le mani al volto, sconvolto. Era stato scoperto.
“Mi consegni la borsa” ordinò Heiji in un tono che non ammetteva repliche. Il signore, con l’espressione sconfitta, frugò in una tasca interna della sua giacca e ne cavò una piccola borsa nera e scintillante.
“Perché l’ha fatto?” continuò ad indagare il ragazzo.
L’uomo abbassò la testa. “Ho perso tutto al gioco e la signorina è una mia conoscente. Sapevo che era ricca e ho pensato di rubarle la borsa. So che porta spesso molti contanti con sé.”
Heiji gli strappò la borsa di mano e la riconsegnò alla proprietaria.
“Per questa volta le è andata bene, signorina” affermò, sicuro “ma le conviene non mettere più tanti soldi nella borsetta.”
La ragazza gli sorrise. “Farò come dici.”
“Andiamo” annunciò poi con un cenno della mano e uscì dal locale, senza aver comparto nulla. Conan, Ran e Kazuha si affrettarono a seguirlo, rivolgendo occhiate stranite tutt’intorno.
Fuori dal negozio, le due ragazze ancora si scambiavano sguardi perplessi e increduli. In cinque minuti Heiji aveva scoperto e sventato un tentativo di furto: non avevano mai visto una risoluzione di un caso così rapida.
“Dimmi, Conan kun” sussurrò Ran inginocchiandoglisi accanto, per non farsi sentire “Secondo te come ha fatto Hattori kun a risolvere questo caso così velocemente?”
Il bambino sorrise e rispose a voce alta e infantile: “Non ne ho idea! Sarà perché Heiji niichan è molto intelligente!”
Gli occhi del Detective di Osaka si ridussero a due fessure, mentre quelli di Kazuha diventavano ad un tratto adoranti.
“Ma quanto sei gentile!” sibilò Heiji accarezzando la testa del piccolo con un po’ troppa foga; Conan ghignò.
“Bene,” disse poi, già rassegnato a fare il portapacchi per la sua amica “dove andiamo prima?”
“Non saprei” rispose Ran, guardando interrogativa Kazuha. La ragazza scosse un attimo la testa per riprendere a respirare e assumere un’espressione normale e propose: “Vestiti?”
“E vestiti sia” approvò l’altra, sorridendo entusiasta.
I ghigni sui volti dei ragazzi, ancora impegnati a punzecchiarsi, congelarono, diventando smorfie.
Presero, così, a passeggiare lungo la via che conduceva alla stazione, nella quale c’erano anche molti negozi, e cominciarono a fermarsi per guardare le vetrine e, eventualmente, per fare acquisti.
Ogni volta che accadeva e le ragazze entravano presso un negoziante, Heiji cominciava a battere un piede a terra, annoiato, mentre Conan rideva a crepapelle sotto i baffi, leccando un gelato o mangiando qualcosa.
Era troppo divertito nel vedere come le ragazze li trattassero diversamente solo per la loro età: a lui compravano sempre succhi di frutta e gelati, per evitare che facesse capricci, Heiji, invece, veniva semplicemente zittito da uno sguardo minaccioso di Kazuha, senza alcuna possibilità di appello o di svago.
All’ennesima vetrina, Conan vide una vena sulla tempia di Heiji cominciare a pulsare ferocemente e decise di divertirsi un po’.
“Cosa c’è, Hattori? Cominci a stancarti?” domandò, canzonatorio.
Il ragazzo gli rivolse uno di quelli sguardi che di solito Kazuha rivolgeva a lui.
“Io non sono un bambino, Conan kun” sottolineò con cura le ultime parole e sbuffò “ A me non comprano gelati e patatine per non farmi lamentare. E’ terribile! Quando diavolo finiranno?”
Per me è davvero terribile.”
Era stato Conan a parlare, in tono serio e riflessivo. Heiji alzò lo sguardo,incuriosito, e lo posò sul bambino: aveva abbassato la testa e non osava guardarlo.
“Non ce la faccio più a vivere in questa situazione” continuò a dire, esprimendo concetti troppo grandi per il suo essere – apparentemente – bambino “E la cosa più brutta è fare finta di essere lontano, quando ce l’hai accanto e l’unica cosa che vorresti è stare con lei, nel tuo vero corpo.”
Il ragazzo si morse un labbro, dispiaciuto. Quelle frasi confessate a fatica esprimevano tutto il disagio del suo amico e avversario Shinichi Kudo, nel corpo di un bambino di otto anni da ormai dieci mesi. Ciò che il detective di Tokio aveva detto l’aveva colpito profondamente, aveva aperto una breccia nel suo cuore beffardo e ironico. Essere in un corpo diverso dal proprio, fingere di essere un altro doveva essere realmente terribile. Nascondersi, abbandonare tutti gli affetti, cercare qualcosa che forse neanche avrebbe mai trovato…
Non avrebbe mai voluto essere al suo posto, per nessun motivo.
“Sono certo che tra poco finirà” sussurrò, comprensivo, posandogli una mano sulla spalla. “Vedrai, risolveremo tutto.” Conan alzò lo sguardo, palesemente sorpreso, ma pieno di gratitudine. Non poteva credere che l’altro avesse rinunciato alla sua solita frecciatina per confortarlo.
E in quell’atteggiamento – con Heiji a fare coraggio a Conan - Ran e Kazuha li ritrovarono quando uscirono dal negozio.
“E’ accaduto qualcosa?” esclamò Ran, preoccupata, non appena ebbe visto il viso rattristato di Conan, ma il bambino immediatamente sorrise, cercando di farsi forza.
“No, niente”
Subito Heiji gli venne in aiuto.”Vuole un altro gelato.”
“Sei un piccolo golosone!” lo rimproverò Ran, scherzosa. Sorrise anch’ella e lo prese per mano. “Te lo compro al prossimo bar che incontriamo, sei contento?”
Conan annuì, sorridendo felice, e Heiji sentì una stretta al cuore.
No, non avrebbe mai voluto essere al suo posto, per nessun motivo.


***

Grazie mille per aver letto! Spero che questo primo capitolo sia potuto piacere!^^
In attesa del prossimo, copio-incollo l'insieme dei suffissi giapponesi e delle loro spiegazioni che ho utilizzato nella fic. Ringrazio di nuovo di cuore tutti coloro che mi hanno aiutato!
Grazie mille! ^^

Kun: suffisso utilizzato con nomi maschili per indicare affetto o con nomi femminili quando si ha molta confidenza

Chan: suffisso utilizzato con nomi femminili per indicare affetto

Niichan: traducibile come ‘fratellone’, è un suffisso maschile usato per esprimere affetto nei confronti di una persona più grande

Neechan: traducibile come ‘sorellina, è un suffisso femminile usato per esprimere affetto nei confronti di una persona più grande

Otosan: papà

Ojisan: traducibile come ‘zietto’, è un suffisso maschile usato per esprimere rispetto nei confronti di una persona più grande

Hakase: professore/dottore


Alla prossima! :lol:

Edited by ~ Ayumi - 16/2/2010, 20:41
view post Posted: 10/7/2009, 10:11     qual'è la cosa più umiliante per conan? - Sondaggi
CITAZIONE (~Laica @ 10/7/2009, 11:00)
Penso che qualche volta - se potesse - gliene direbbe quattro XD

Lo dico anch'io XD
view post Posted: 10/7/2009, 09:59     [FOCUS ON] I Dubbi di Ran - Anime
Questa puntata l'avevo già vista in giapponese, ma in italiano fa tutto un altro effetto.
Ran mi ha fatto morire dalle risate mentre cercava le password XD
Mi è dispiaciuto un pò che alla fine Conan l'abbia scampata (ogni tanto mi chiedo come procederebbe la trama se Ran scoprisse tutto), ma era ovvio che riuscisse a salvarsi.
Speriamo che la puntata di oggi sia altrettanto interessante ^^
view post Posted: 10/7/2009, 09:48     [FANDUB AMATORIALE] Detective Conan Movie 7 - Incrocio nell'antica Capitale - Lavori amatoriali
Ti ringrazio tantissimo, non sai quanto mi sentivo in colpa!
Grazie e buon lavoro a tutti ^^
view post Posted: 10/7/2009, 09:42     [FANDUB AMATORIALE] Detective Conan Movie 7 - Incrocio nell'antica Capitale - Lavori amatoriali
Purtroppo devo tirarmi indietro, perché tra qualche ora parto e starò fuori fino a settembre e questo è di sicuro un problema.
Mi dispiace tantissimo comunicarlo solo ora, ma i miei prendono sempre decisioni all'ultimo secondo.
Scusate. ç_ç
view post Posted: 5/7/2009, 18:24     [FANDUB AMATORIALE] Detective Conan Movie 7 - Incrocio nell'antica Capitale - Lavori amatoriali
Vorrei fare il provino (che parolone XD) anch'io.
Mi piacerebbe tentare con Ayumi ^^
view post Posted: 4/7/2009, 16:23     Personaggi, nomi e suffissi. - Personaggi
Grazie Vermouth! *_*

CITAZIONE (Finn Fish 95 @ 4/7/2009, 17:02)
io sapevo che la chiamasse " la ragazza dell'ufficio investigazioni"-___-

Poverina XD

E Ran come chiama Ai? Haibara san? (A questo punto... :D )
Ancora grazie e scusate il disturbo (_ _)
view post Posted: 4/7/2009, 15:28     puntata preferita - Sondaggi
Hi scelto "da) omicidio alla recita a) omicidio guastafeste"
Episodi del genere non potrò mai dimenticarli *_*
30 replies since 19/6/2008