Era una mattina come tante,quando a Maya arrivò la lettera di arruolamento nell'Esercito di Sopravvivenza.Sapeva che ormai l'Esercito era a corto di uomini,ma non sospettava che chiamassero anche femmine,perdipiù sedicenni come lei.Quando l'ebbe letta,corse a dirlo a sua madre e suo padre.Dalle loro tombe non giunse risposta,ma sicuramente erano fieri di lei.Finalmente avrebbe potuto vendicarli.E anche suo fratello,sì,anche lui... L'Esercito era nato molti anni prima.Da quando le Vampiri avevano preso praticamente possesso della Terra.A dire il vero,questi alieni non avevano un nome,ma venivano chiamati così per il loro pallore,e per la brutta abitudine di bere il sangue delle loro vittime.La città di Fanfar era uno dei pochi baluardi rimasti contro gli alieni,una delle poche città di confine ancora in piedi per impedire che le Libellule proseguissero verso il centro del continente. E Maya,da quel giorno,faceva parte dell'esercito che serviva a contrastarle.Andò per l'ultimo giorno a scuola,dove salutò le sue compagne,dicendo: "Io parto per un viaggio all'interno del continente,ci vediamo tra qualche settimana!". Non voleva turbare la già instabile quiete delle compagne.Dopo la scuola,si recò da Haruka.Haruka era una sua amica fin dall'infanzia,ma era costretta sulla sedia a rotelle da una paralisi alle gambe,e spesso non andava neanche a scuola.Nella sua camera,si sedette su di una sedia accanto al letto dove Haruka era sdraiata.Dopo una discussione sul più e sul meno,Maya le disse: "Haruka,sono stata selezionata per l'Esercito" "Cosa?Stai scherzando?L'esercito non chiama le donne!" "Così pensavo anch'io.Ma ecco la lettera" gli mostrò la lettera ricevuta il mattino."Sembra che da oggi anche io aiuterò gli altri a difendere la nostra pace.In fondo,sono contenta di fare qualcosa." L'amica era evidentemente preoccupata.Ma vedendo la faccia tranquilla di Maya,si tranquillizzò,e disse "Sai,vorrei venire anche io con te.Così,anche nel pericolo,saremmo insieme.Invece..." e abbassò lo sguardo sulle gambe immobili.Tirò un sospiro. "Avanti,Haruka!Tu devi rimanere qua,altrimenti tua madre rimarrebbe sola!E poi lo sai che tutti i nostri compagni di classe ti vogliono bene!Starai con loro." "Per quanto starai via?" "Non lo so.Potrebbero essere giorni,come settimane,o come mesi"."Sempre che torni viva" pensò,ma non disse questo suo pensiero.Si salutarono a lungo,anche la madre di Haruka,che ormai vedeva in Maya una seconda figlia. Ma era tempo di andare.Alle 18:00 doveva essere al Quartier Generale,che si trovava fuori dalla città.
"Whoa!Sono come Marik!" stava urlando Christopher nel cortile di casa sua.Stava facendo un pò di scherma con l'amico Ken. "Chris,quando la smetterai di voler emulare Marik?" "Ma lui è un eroe!Ci difende dalle Libellule ogni giorno!Non hai sentito anche oggi cos'ha fatto?" "Sì" rispose "ma non lo trovo un buon motivo per vederlo come un eroe". Entrambi avevano ormai diciotto anni,ma Chris in alcune cose si comportava da bambino.Voleva essere l'eroe gentile che aiuta tutti,e Marik era diventato il suo idolo.Ken invece non si sognava neanche di combattere.Era talmente scansafatiche che avrebbe preferito nascondersi da qualche parte nel continente piuttosto che andare al confine.Erano da tempo l'uno il migliore amico dell'altro. "Hei,Ken,dì un pò...chiedi che ci chiameranno nell'Esercito?" disse Chris con uno sguardo misto tra tristezza ed entusiasmo. "Non lo so.Spero di no,per ora hanno chiamato solo adulti".Cenarono insieme a casa di Chris,e dopo la cena Ken tornò a casa.Entrambi ricevettero la lettera di arruolamento il mattino seguente.
"Diamine,siete dei buoni a nulla!" Disse Eileen rivolgendosi agli alunni del suo corso di karate. "La lezione di oggi è finita.Tornate pure a casa,imbranati".Il suo carattere scontroso e provocatorio la rendeva antipatica a tutti,ma era l'unica che insegnasse karate nella scuola.A dire il vero,non insegnava per conto della scuola,ma comunque nel cortile di essa,perchè le tornava comodo,uscendo dalle lezioni,recarsi nel cortile per insegnare.Quel giorno compieva 18 anni,ma nessuno,a parte i genitori,le aveva fatto gli auguri.Infatti,con i suoi genitori Eileen era totalmente diversa,una ragazza come tante,affettuosa e premurosa.Ma,per qualche ragione,con i compagni cambiava.Ormai,però,ci aveva fatto l'abitudine,e non se ne curava più di tanto. Tornò a casa.Durante il giorno,notò che i suoi genitori avevano un comportamento strano,come se stessero nascondendo qualcosa. "No,cara,è tutto a posto!" rispondevano entrambi a qualsiasi domanda sul loro comportamento.La cena si svolse in un silenzio carico di tensione,che Eileen cercava al suo meglio di colmare raccontando la sua giornata scolastica.Non diedero segni di gioia neanche quando disse dell'ottimo risultato del suo ultimo test di letteratura,cosa strana,in quanto,anche se abituati ai successi scolastici della figlia,i due erano sempre contenti a sentire queste cose. Alle 20:00 si udì bussare alla porta.Eileen andò ad aprire,mentre i suoi erano in cucina. Si trovò di fronte due uomini vestiti di nero. "Sei tu Eileen Yvegard?" "Sì,perchè?" "Abbiamo spedito una lettera di arruolamento per l'Esercito più di una settimana fa.Lo sai che la mancata presenza può essere diserzione?" "Ma di che state parlando?Io non ho ricevuto alcuna lettera!" Finita di dire la frase,la madre irruppe nel corridoio d'ingresso,urlando "Non porterete via la mia Eileen!No!Mai!" E scoppiò a piangere.Aveva capito che erano venuti a prenderla.Il marito accorse a consolarla. I due uomini li stavano guardando.Dietro agli occhiali scuri,non si capiva se ci fosse uno sguardo di compassione o di semplice noia. "Vieni con noi".
"Abbiamo mandato a chiamare la prima squadra composta esclusivamente da ragazzi,capitano Witt". "Bene.Entro domani li voglio pronti ad operare". "Chi intende mettere a capo di questo manipolo?" "Marik" "Marik?Quel tipo non entra in azione diretta da quasi un anno!Per di più,sa com'è fatto,lui...crede sia un leader adatto?" "Perfetto.Quel ragazzo è più adatto alla guerra di qualunque adulto.In fondo,possiamo dire che esiste appositamente per questo". "Non le fa paura?Usare un'arma come Marik...quando è stato creato da quell'uomo...chissà cosa diamine gli ha impiantato in testa...". "Non credo che possa controllare Marik.Almeno fino a che non si incontrano,non abbiamo da temere.Inoltre,le sue capacità magiche sono la nostra sola speranza.Dai test fatti" disse il comandante Witt prendendo dei fogli "gli altri ragazzi hanno un codice genetico simile a quello di Marik.E' questo che volevate,vero dottoressa Katler?" "Sì.Più sono simili a lui,più possibilità ci sono che riescano a sopravvivere all'operazione e ad usare i poteri.Ma non posso darle garanzie". "Qui c'è in gioco molto più della vita di qualche ragazzo.Se vogliamo sopravvivere,dobbiamo combattere." Seguì un silenzio delle due parti. "Va a chiamare Marik"
Marik era sul promontorio che si trova sul lato Est della città di Fanfar.Osservava il mare,quella lunga distesa azzurra che si stavgliava,infinita nella sua lucentezza,davanti a lui.Pensava che fosse strano che una macchina da guerra come lui potesse trovarsi ad osservare paesaggi.Ma in fondo non era strano.Quei posti avevano una solitudine,quella solitudine che Marik cercava.Non voleva altri intorno a sè,voleva poter essere solo.Sentì dei passi alle sue spalle. "Siete venuti a chiedermi di tornare?" La dottoressa Katler rimase un attimo in silenzio ad osservarlo.I capelli corti e neri del ragazzo erano mossi dalla leggera brezza che soffiava nell'aria,e quando si voltò,si specchiò in quei due occhi neri come la pece. "Sì,Marik.Abbiamo bisogno di te.Abbiamo allestito una nuova squadra di ragazzi". "Non vi sono bastati i vostri precedenti sbagli?" "Marik,stavolta è diverso.Siamo in pericolo,e loro sono l'unica speranza per salvarci.E stavolta,sarai tu a guidarli". Marik ebbe un fremito.Di paura o di eccitazione,la dottoressa non avrebbe saputo dirlo. "Verrò.Tanto è per questo che sono qui,no?Anche volendo,non avrei un altro posto in questa città,neanche in tempo di pace.Sono un'arma,io". La dottoressa abbassò lo sguardo.Per quanto cruda,era la verità. Marik,per quanto ne ricordasse,era sempre vissuto nei laboratori.Fino a 16 anni,era vissuto in un calvario di operazioni,fino a che non era stato scelto come membro dell'Esercito,momento dal cui erano passati due anni."Il Soldato Perfetto",così era chiamato.Aveva anche un altro nome,che però nessuno osava pronunciare.Suonava come "Black Wolf" ma non aveva mai capito il suo significato.Fatto sta che,entrato nell'esercito,aveva subito saputo usare i suoi poteri.Servivano per uccidere molti nemici,sì,ma anche per salvere i soldati. "Non possiamo salvare tutti!" queste parole gli rimbombavano continuamente in testa.Ogni volta che pensava alle battaglie,al momento in cui sarebbe dovuto rientrare in guerra,le sentiva.Ma ora il momento era giunto.Venne informato della missione al Quartier Generale.Questa operazione avrebbe potuto condurre alla fine della guerra con le Libellule,dicevano.Già,le Libellule.Ricordava il loro odore di marcio,i loro volti tumefatti e i loro fucili.Già,da vicino amavano il combattimento corpo a corpo,ma visto che gli umani erano attrezzati con armi a distanza si erano adattati.Ma Marik,e la sua squadra forse,avrebbe dovuto usare i suoi poteri.Poteva aumentare la sua forza fisica,la sua velocità,la sua resistenza,l'efficacia dei colpi del suo fucile,e poteva anche rigenerarsi in parte.Un Super Soldato,insomma. Il quartier generale era una struttura altamente tecnologica:vari computer permettevano il contatto con le squadre inviate in campo nemico,inoltre vi era una connessione con i sistemi di difesa disposti nella città,completamente elettronici. "La prima operazione avrà inizio domani,Marik,abbiamo predisposto stanze per te e la tua squadra nel livello sotterraneo.Loro sono già arrivati,approfittante per conoscerli" "Non mi serve conoscerli...sono soldati,ce ne sono tanti,e quel che conta è la loro abilità,e la mia nel comandarli,non ho bisogno di sapere altro su di loro" Dopo queste parole,la dottoressa Katler gli tirò uno schiaffo.In pieno viso.Marik non reagì,e dopo qualche secondo fece per avviarsi all'ascensore che conduceva ai piani sotterranei. "Il tuo atteggiamento...quando raggiungerai i tuoi compagni,cambierà,di sicuro..." Marik pensò a questa frase come al solito monito buonista,e prese l'ascensore senza più prestare attenzione alla dottoressa.
Gradirei commenti da chiunque legga.Ovviamente sono accettatissime le critiche,oltre a quelle che già mi sono fatto da solo (sono insoddisfatto del lavoro che ho fatto,ma penso che comunque ricevere anche opinioni altrui mi aiuterà per un prossimo lavoro). Ovviamente questo è un primo capitolo,ed è introduttivo,quindi è probabile che,se e quando ne avrò voglia,ne scriverò un secondo. Un saluto a tutti.
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