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3.8 Passaggi Segreti
Non fu particolarmente piacevole. Era come se qualcuno stesse continuando a sottrargli l'aria dai polmoni, scavando un buco invisibile nel suo petto. Avrebbe fatto di tutto per perdere la capacità di espirare, voleva trattenere anche la più piccola briciola d'aria dentro si sé. Non sapeva cosa pensare. Forse si trovava in uno stato di torpore, ad un passo dalla realtà ma intrappolato in un sogno. O forse tutto ciò che stava provando non era che una rozza costruzione di sentimenti artificiali. Se solo avesse potuto schiarire la sua vista sfocata, avrebbe strappato quel velo d'incertezza che non aveva smesso di stringergli il collo. Un battito di ciglia, ed Ezdard riuscì ad aprire gli occhi. Ce l'aveva fatta, aveva chiuso gli occhi solo per qualche attimo. Aveva resistito al richiamo della sconfitta, riuscendo a sfuggire alla sue seduzioni, giusto per un soffio. «Anche quando il tuo corpo si è arreso, tu non ti sei dato per vinto. Proprio ciò che avrei voluto evitare.» la voce di Enigma echeggiò per quella che sembrava una cella, una stanza ricoperta di un papiro non più dorato, sporcato da aloni di carbone e insita oscurità. «Sei stato tu che mi hai incuriosito.» rispose il Secondo comandante, sfoggiando un sorriso affaticato «Hai detto che capisci che cosa provo. Dimostralo.» «La sindrome del secondo posto. Penso che questa definizione mi rappresenti alla perfezione.» d'un tratto strascichi di tessuto ricrearono la figura di Enigma, seppur con qualche imprecisione, e qualche strappo alla rinfusa. Nel frattempo, Ezdard riuscì a sedersi, appoggiandosi ad una parete. «Vorrei solo dimenticare la mia vita precedente. Sono sempre stato in ritardo. La mia precedente famiglia, se così si può definire, mi ha dato uno scopo solo perché era quello che loro detestavano più di ogni altra cosa. Un disonore che viene scaricato solo ad uno sfortunato prescelto. Per quanto a voi sembrino eccezionali le mie manipolazioni coi sigilli, tutto questo un tempo era solo oggetto di scherno. Ero un ridicolo pagliaccio agli occhi di tutti.» Il falso Enigma si sedette a terra, incrociando lo sguardo della persona che avrebbe dovuto sconfiggere. «Certo, la mia stirpe faceva parte di radici corrotte collegate ad un albero velenoso. Ma non sono mai riuscito ad ignorare la rabbia che scorse dentro di me...quando li eliminai uno dopo l'altro. Non fu solo un opera di giustizia, non salvai soltanto delle vite. Mi vendicai in modo puro, spietato. Era il prezzo per avermi messo in disparte per tutta la vita. Forse se non mi avessero considerato un verme della peggior specie, a quest'ora sarei diventato uno di loro. In questo senso, li potrei quasi ringraziare. Ciò che provavo ogni volta che la vita mi riservava un altro giorno...era sperare di non averne un altro in più.» «Nonostante i tentativi, sapevi che avresti fallito e che non avresti mai conquistato la loro approvazione.» l'agente biondino, guardando verso il cielo a lui negato, si agganciò al discorso dell'avversario. «Provai e provai con tutte le mie forze, ma sembrava quasi che io fossi destinato a quella posizione. Nulla avrebbe potuto cambiare.» «Il confronto è inevitabile, ed ecco che vivi all'ombra di qualcun altro.» Ezdard sospirò, ripensando alla sua storia «Mio fratello...è una persona eccezionale. Uno dei giovani più promettenti dell'intero reparto dell'esercito. Avrei voluto soltanto che i miei genitori ci avessero visto allo stesso modo. La mia vita non aveva alcun valore, essere sotto una buona luce era l'unica cosa a cui tenevo. Volevo il loro affetto così ossessionatamene, che presi una brutta strada, cominciai a cadere, prima da un fronte e poi dall'altro. Scuola, amicizie, onore.» Si mise una mano sugli occhi. Incredulo, continuando a conversare col suo carceriere. Era troppo catartico per non perseverare. «Ero così disperato...che mi sono rivolto ad una setta di Remi di Caronte. Cominciai a a frequentarli di nascosto, pur sapendo a cosa sarei andato incontro. Ho tradito la fiducia che la mia famiglia, in ogni caso, seppur celatamente, aveva riposto di me. Ma fui così cieco! Nello specchio non vedevo che il riflesso di mio fratello, che continuava a ridermi in faccia.» Il fantoccio che aveva assunto le sembianze di Enigma abbozzò un espressione compassionevole, evitando lo sguardo affranto di Ezdard per non rimanere troppo coinvolto. «L'affetto...l'amore. Sono cose che ci fanno perdere la testa. Rimpiango ancora di aver lasciato andare una persona che adesso, vorrei qui accanto a me.» «Sono cose che dovrebbero renderci felici, eppure noi facciamo di tutto per distorcerle. Quando mio fratello mi seguì in una di quelle selvagge notti, rischiò la vita per salvarmi da quel baratro. E io cosa feci? Lo respinsi, fiero di una dignità che nemmeno possedevo. Per questo lui è a Riterloo ora, ha lasciato il palco solo per me, per farmi splendere senza che la sua luce possa oscurare la mia. Beh, questo è quello che voglio credere, perché potrebbe essersi semplicemente stancato di me.» «Sono certo che non sia così.» la voce di Enigma, quasi se quella frase gli fosse sfuggita dalla bocca, ostentò una certa dose d'imbarazzo. «Ma sentilo. Il mio acerrimo nemico che dopo avermi pestato cerca pure d'incoraggiarmi!» un tenue riso gli attraverso il diaframma dolorante, ma ne era valsa la pena. «Tranquillo, non ricapiterà.» replicò l'eco orgoglioso «È solo che...queste che abbiamo raccontato sono cicatrici. A volte scordiamo di averle, ma se guardiamo nel punto giusto, eccole. Non se ne sono mai andate.» «E ci fanno anche dei brutti scherzi! Se non fossi stato fragile, forse non sarei mai caduto in questa trappola.» «Non dobbiamo far altro che tenerle con noi, ma fuori dalla memoria.» concluse la voce, facendo sorridere il fantoccio in modo alquanto bizzarro. «E' per questo che mi sono rivolto a Justin. Mi ha donato l'ennesima occasione che sicuramente non meritavo.» «E io ho trovato una nuova famiglia, che lentamente, mi sta trasformando in qualcosa di nuovo. Mi rende felice.» «Eppure c'è sempre quella fitta. Quella fitta che ogni tanto fa male...quasi volesse riportarci indietro.» «Lo so. E sai una cosa? Io mi diverto quando sento quella fitta. So che mi vuole sfidare ancora una volta. E sai perché? Non ha fatto altro che perdere e perdere un numero indecifrabile di volte!» I due si scrutarono, trovando una complicità che non avrebbero mai pensato di scovare in una battaglia fino all'ultimo colpo. Sapevano di aver conquistato un qualcosa di speciale, anche se si erano resi conto che il loro dialogo, seppur piacevole, non sarebbe potuto andare avanti per sempre. Uno dei due avrebbe dovuto compiere la mossa definitiva. Per quanto amaro sarebbe potuto risultare. «Muro!» gridò Matt, all'ennesimo sbarramento verso la fuga. La nebbia verdognola che non aveva smesso di cacciarli, seppure con una certa flemma. I tre si voltarono. Il Drago non avrebbe desiderato che un altra occasione per poter infierire sugli esseri umani. Angel prontamente interruppe ogni azione offensiva, ma questa volta, una morsa di dolore gli attraversò il bicipite destro, quasi avessero tentato di afferragli il braccio per strapparlo dal resto del corpo. I due ragazzini si avvicinarono alla loro guida, sincerandosi delle sue condizioni. «Angel! Che ti succede?» esordì il giovane Wolfram, nelle vesti di una nonna preoccupata. «Non preoccuparti, questa bestia non andrà da nessuna parte!» «Ti abbiamo chiesto come stai, non cercare di girarci attorno!» una sgridata da parte di Mike fu un avvertimento sufficiente per svuotare il sacco. «Purtroppo, lo stress fisico che comporta l'utilizzo di questo potere non è indifferente...» strinse i denti, sapendo che in ogni caso, soffrire era la sua unica scelta «Sento che ci siamo avvicinati molto al nostro obiettivo, non possiamo arrenderci adesso!» «Questa allora è l'ultima volta che ti metterai in pericolo!» asserì Mike, con il suo compagno di classe in pieno consenso. «Ce la dobbiamo fare in un colpo solo!» aggiunse il ragazzino dalle occhiaie pronunciate, non nascondendo un po' di affanno per tutte le corse che aveva compiuto. «Avrei da ridire...» venne trafitto da due sguardi imperturbabili «Ma so che tanto voi non mi ascoltereste! Avete vinto. Allora...pronti a schizzare via! Proviamo a dirigerci verso quel corridoio dalle pitture più chiare!» I due annuirono e si misero in testa alla corsa. Dopo essersi allontanato il più possibile, Angel rilasciò la sua prigione, e il Deep Green fu si nuovo libero, desideroso di vendetta. Il gruppetto cominciò a percorrere quello che si rivelò essere un corridoio molto più lungo del previsto. Ma la cosa che donò loro una ventata di speranza, fu quello che cambiò attorno a loro: le piastrelle metalliche rinforzate, che li avevano racchiusi in un bozzolo di sicurezza, fecero spazio ai dei mattoni di cemento bianchi, e una ripida scalinata verso il basso, eternamente nell'abisso. «Perché stiamo scendendo ancora?» strillò Matt, tra curiosità e apprensione. Mike scorse una scritta di sfuggita, e di certo non avrebbe potuto tenerla tutta per sé. «People Mover?! Che cos'è?» chiese affannato. «Che cosa?! Stai scherzando?!» rispose Angel, incredulo «E' una sorta di navetta automatizzata, funziona un po' come una metropolitana automatica!» «Allora possiamo scappare?» domandò il più minuto dei tre, pregando per una risposta affermativa. «Se si trova li, e se troviamo il modo di farlo funzionare...magari siamo fortunati!» esclamò Angel, sorridendo a pieni denti. Uno scalino dopo l'altro, l'attesa pagò il risultato. Una navetta incastonata in un paio di rotaie d'acciaio si rivelò dietro un angolo insperato: si trattava di una piccola scatoletta di un pallido blu metallico, che nemmeno raggiungeva la lunghezza di un vagone ferroviario. Impolverata ma senza nemmeno un graffio, aveva aspettato da non troppo tempo qualche passeggero da portare sulle sue spalle. Le rotaie, due paia di strisce metalliche poste parallelamente, non parevano affatto danneggiate, pativano solamente qualche acciacco dovuto al disuso. Il percorso che queste guidavano proseguiva per un lunghissimo rettilineo, sconosciuto agli occhi dei tre avventurieri. «L'hanno davvero lasciata qui!» esclamò Mike, dissipando i suoi dubbi. «E' proprio come pensavo, hanno fatto i bagagli in fretta e furia per abbandonare una base segreta praticamente pronta all'utilizzo. E qual è il modo migliore per spostare persone e carichi? Un bel treno in miniatura!» affermò il Dragon Charmer, analitico. «Aspetta un secondo!» intervenne Matt, cercando di non guastare troppo le feste «Se questo aggeggio è automatico, come lo facciamo partire?! La mia Risorsa può generare la corrente per far partire dei macchinari, ma...» «...qualcuno deve restare al pannello di controllo per poter sfruttare la tua Risorsa.» realizzò il ragazzo barbuto, rassegnato «Probabilmente è in quella entrata proprio ai piedi di questa scalinata.» Un lamento tumultuoso ed inquietante investì i battiti dei tre giovani. «Matt, dammi la tua penna. Sai che puoi fidarti di me.» con il braccio ancora dolorante, Angel aprì il palmo della mano in direzione del piccolo sognatore «Lo sai che non c'è altro modo, a meno che tu non voglia destreggiarti con la schermata comandi...» Con un terribile nodo alla gola, Matt si rivolse alla sua Risorsa. «Non permettergli di fare sciocchezze.» le chiese a bassa voce, la penna asserì con un rapido gioco di luce. «Aspettatemi dentro il mezzo. Attiverò la corrente e programmerò il mezzo per schizzare via da questo posto. Il Deep Green proviene proprio dalla direzione dove ci stiamo per dirigere. Non abbassate mai la guardia!» «Torna da noi tutto intero! È una minaccia!» ringhiò Mike, agitato. «Sarò felice di darvi una lezione o due quando torno!» replicò Angel, fiducioso. Il gruppo si spezzò. Il Dragon Charmer, con una doppia fonte di luce a suo servizio, non faticò a trovare l'accesso ai pannelli di controllo che aveva intravisto poco prima. Qualche inutile stanza d'intermezzo, ed ecco che una mezza dozzina di grandi schermi e un complesso riquadro di comando si rivelarono ai suoi occhi, viandanti in cerca del sole. La Risorsa di Matt compì il suo obiettivo, e donò un flusso di corrente continua all'attrezzatura. Le lampade interne alla navetta si accesero, evitando così che i due ragazzini rimanessero alla mercé del bagliore di un misero accendino. Angel non si dissolse nel suo primo successo, e cominciò ad analizzare l'impianto. Tramite il display che si accese qualche secondo dopo, si accorse che una delle due navette si trovava dall'altra parte della base, ecco spiegate le rotaie in più che avevano osservato. Riuscì a trasferire potenza al People Mover, giocando con gli interruttori giusti. Non restava che programmare la velocità e la destinazione. Si spostò rivolto verso uno schermo più piccolo, riuscendo ad inserire i dati nel database del sistema. Sapeva che il Drago era sempre più vicino. Mentre il computer cominciò a computare i comandi assegnatogli, il Drago della morte comparve alle sue spalle. Svelto, si voltò e strinse i denti ancora una volta, annullando ogni velleità della creatura. I suoi muscoli cominciarono a tremare, sempre più rigidi, era come se stessero sopportando il peso di centinaia di chili. Con la coda dell'occhio, Angel cercò di capire se l'operazione fosse andata a buon fine, ma il tempo non gli fu affatto amico. Entrambi i suoi polpacci caddero sotto i pesi dei crampi. Fu costretto a sedersi a terra, col Drago che lentamente avanzava, verificando lo stato precario del suo futuro pasto. Ad un certo punto, in tutto quel tormentato e logorante gioco di forza, il ragazzo dalla tunica nerastra si accorse di un dettaglio. «Anche se lo lasciassi andare... potrebbe prendersela col pannello di controllo!» pensò Angel, prima di abbozzare un piccolo grido di dolore «No...dovessi morire qui stesso...non toccherai quei ragazzini!» Matt e Mike aspettarono secondi infiniti, prima di percepire un flebile movimento da parte del People Mover. «Ce l'ha fatta! Stiamo partendo a rilento, ma...stiamo davvero partendo!» esultante Mike venne calmato dal carico della realtà. «Angel! Stiamo partendo! Raggiungici, ora!» gridò Matt, pressato dai sussulti del suo cuore. Niente rispose, nemmeno il lamento del mostro si dipinse in quella tela sprovvista di suoni. «Oh, no...» Mike ebbe la tentazione di raggiungere il loro compagno d'avventura, ma sapeva che non avrebbe cambiato le cose. La sua priorità in quel momento, era salvare Matt. Il giovane Wolfram aveva avuto la stessa tentazione, quasi impossibile da sopire. «Non posso lasciarlo li! Non così! Glielo avevo detto!» strepitò Matt, bloccato da un triste e razionale bulletto. «Se morissimo ora, il suo sacrificio sarà stato vano! Lo dobbiamo accettare...anche se tutto questo fa schifo, lo dobbiamo accettare!» Il People Mover cominciò ad acquistare velocità, allontanandosi dalla linea di partenza. «Angel! Non farmi questo...non possiamo farcela senza di te! Torna qui...ti prego!» un ultimo lamento, ed ecco che Matt si lasciò andare, accasciandosi ad uno dei sedili del mezzo, spezzando la sua resistenza. La nave lasciò il porto. Onda dopo onda, il porto si rimpicciolì sempre di più, fino a diventare quasi impercettibile. I due ragazzini non smisero mai di fissare quel porto, fino all'ultimo secondo. Una luce impercettibile cominciò a ritornare grande, bellissima e sfolgorante. La Risorsa stava tornando dal suo affranto possessore, con un piccolo regalo insperato: aggrappato con una mano all'impugnatura dello stocco, il combattente barbuto era riuscito a sopravvivere ancora una volta. Le ali della Risorsa si dimenarono portentose, trasportando quel soldato ferito tra le braccia dei due increduli ragazzini. Non riuscendo nemmeno a stare in piedi, appena atterrato, il Guerriero Ardente si accasciò a terra in maniera scomposta, evitando almeno di battere la testa da qualche parte. «Visto...non è stato così difficile!» ironizzò Angel sogghignando, beccandosi un calcio nello stinco da parte di un Matt tutt'altro che divertito. «Sei un testone! Ti avevo detto di non rischiare!» sembrava che Matt ne avesse per tutti, squadrò persino la penna, che non sembrò affatto spaventata «Avresti dovuto dargli una bella scossa!» La Risorsa s'illuminò freneticamente, accendendosi e spegnendosi come in un corto circuito. «Sembra come se voglia dirmi che...» sussurrò Matt, pensieroso. «Si, la tua simpatica penna mi ha folgorato senza troppi convenienti! Siete proprio in sintonia voi due...» affermò il Dragon Charmer, con un tocco acidulo. «Beh, ha fatto bene!» intervenne Mike «Che cosa è successo?!» «Beh, avrei voluto bloccare il Drago per giusto qualche... secondo. Ma il tuo stocco mi ha folgorato, poi mi ha spinto verso la pulsantiera, e ha ricoperto tutti quanto con quelle strane particelle arancioni. Dopo che il Deep Green ha esaurito il suo respiro, i comandi che avevo inserito sono stati accettati. Infine, la tua Risorsa mi ha letteralmente ammanettato al suo manico bendato... e infine mi ha trasportato fin qui, attirando l'attenzione del Drago con la sua forte luce intermittente.» «Aspetta un momento! La mia Risorsa è stata grandiosa, specialmente quando ti ha fatto ragionare con le cattive...» constatò il ragazzino dalle vistose occhiaie, ignorando lo sguardo contrariato di Angel «Ma per come ci hai raccontato tutto, il Drago a questo punto dovrebbe essere...» «Ci sta inseguendo!» gridò Mike, dirigendosi alla coda del People Mover «Sta guadagnando terreno, seppur lentamente!» «Devo solo... fermarlo...» il ragazzo barbuto tentò di alzarsi, ma i due ragazzini frenarono quel vano sforzo. «Hai fatto abbastanza, ora tocca a noi!» affermò il bulletto, sicuro dei suoi mezzi. «Se questo mezzo mantiene una buona velocità, ci basterà rallentare il Deep Green più possibile!» «Se provi a fare qualcosa il tuo stinco avrà una discussione con le mie scarpe, ancora!» tra consigli e minacce di un Matt infervorato, il Guerriero Ardente si arrese all'evidenza. Non era più in grado combattere, per quanto non riuscisse ad ammetterlo. «Non vi dirò di non fare stupidaggini, perché io ne avrò commesse un centinaio oggi...ma state attenti, capito?» I due ragazzini sorrisero, l'apprensione del loro amico non poteva che essere apprezzata. Il legame di quel trio era stato forgiato da mille peripezie. Si voltarono verso la creatura al loro inseguimento. Decisi a scacciarla una volta per tutte. «Senza dubbio è stato un discorso interessante.» esclamò la voce di Enigma, in modo sbrigativo «Ma è tempo di chiudere questo scontro...con questa.» Enigma contro Ezdard. Uno scontro fisico e mentale che stava per giungere alla conclusione. Il manichino e l'agente ferito si erano scrutati per qualche secondo, prima che il fantoccio rivelasse il suo joker. «Questa... è la tua pistola. Penso che tu sia capace di riconoscerla.» puntando l'arma da fuoco contro il Secondo Comandante, la voce di Enigma fece intendere che avrebbe abbracciato delle decisioni drastiche, contro ogni previsione «Non mi costringere a farlo. Non sono bravo con questi affari. Arrenditi e tutto sarà finito.» Ezdard si tastò la giacca e i pantaloni, e constatò che l'imitazione del ragazzino incappucciato non aveva mentito. «Se non sei sicuro della tua mira, finirò con una pallottola in mezzo alla fronte.» rispose l'agente, del tutto composto «Sei davvero disposto a prendere questo rischio? In fondo, sei solo il grillo parlante di Enigma...» «Non voglio farti del male, ma... la posta in gioco è troppo alta!» dichiarò la voce, facendo percepire tutta le sue vibrazioni. «Uhm... non ti biasimo, il nostro boss ha un po' esagerato questa volta. Esiliare una ragazzina in questo modo è orribile... ma anche ciò per cui stiamo lottando è altrettanto importante. Mi dispiace che siamo arrivati a questo punto.» Ezdard scosse la testa, facendosi coccolare dalle onde del rimorso. Era solo un ragazzino. Un giovane così spaventato che persino la sua coscienza sarebbe stata capace di un atto sconsiderato. Eppure, rinnegare la propria causa sarebbe stato altrettanto estenuante. Non c'erano mani vincenti, solo due sconfitte differenti. Il Secondo Comandante, seguendo l'istinto del suo corpo malandato, trovò il modo di alzarsi, seppur claudicante. Non aveva mai smesso di fissare il suo interlocutore, per quanto quell'ammasso di tessuto non esistesse realmente. «Bene, se sei davvero deciso a salvare la tua amica... dovrai spararmi. Non mi tirerò indietro.» «Perché siete così testardi?! Perché non vi tirate indietro... e per che cosa?! Cosa c'è di così importante?!» imprecò la voce, manifestando tutta la sua esitazione. Ezdard non rispose. Non voleva ritardare quel momento un secondo di più. Un leggero click invase la piccola stanza. Qualche attimo di pace, prima dell'ultima rivelazione. «Quando?» domandò il fantoccio di papiro, in procinto di accartocciarsi «Quando hai rimosso i proiettili? Nel momento in cui sei caduto qui, ti ho sottratto la pistola e...» «Oh, scusami! Ma sei arrivato tardi questa volta!» con un sorriso sgargiante, Ezdard mostrò i proiettili rimasti, ben celati in una tasca interna nella giacca «Fin da quando mi hai rinchiuso qui, ho cominciato a sospettare che tu sapessi del mio asso nella manica. Ho avuto una conferma dopo l'altra man mano che ho superato le varie insidie che mi hai proposto. Le bestie di papiro avevano l'unico obiettivo di disarmami, tutti quei tentativi di farmi cadere... erano tutti stratagemmi per sottrarmi l'unica minaccia che realmente tenevi. Se avessi trovato il vero Enigma, anche se si fosse svegliato, non avrebbe avuto alcuna possibilità di difendersi. Dopo aver superato la trappola del pavimento inclinato, prima che cominciasse la successiva, ho semplicemente scaricato la revolver, aggiungendo i proiettili manualmente solo in caso di necessità. La tua strategia si è dimostrata troppo leggibile, per cui ho potuto prendere le dovute precauzioni.» «Ah... menomale.» sussurrò la voce, quasi grata di non aver superato il limite «Sai... c'è una cosa che tuttavia non hai calcolato.» Un brivido percorse la schiena del Secondo Comandante, minando per un attimo tutte le certezze che aveva costruito. «Hai detto che non rappresento fisicamente Enigma, e hai ragione. Controllo questo labirinto e tutto ciò che viene generato qui dentro...» una striscia di papiro avvolse la pistola di Ezdard, prima che il ragazzo di papiro la puntasse nuovamente al Secondo Comandante. «Ha creato dei proiettili dal papiro?!» pensò il biondo combattente, decisamente alle strette. Il burattino del labirinto sparò cinque colpi con una precisione disarmante, che sfiorarono Ezdard in vari punti del corpo. I proiettili di tessuto s'infransero nel muro dello stesso materiale, frantumandosi in coriandoli colorati. «Magari Enigma non ha mai preso una pistola in mano, ma pensi io che la mia Risorsa non sia capace di fare questo ed altro? In fondo sono parte della sua Risorsa! Ah! Ti avrei fatto cantare come un uccellino!» esclamò la strana riproduzione, prima di abbandonare la sua vita, afflosciandosi in tante strisce di papiro dorato. «Beh...ci ho provato fino alla fine. Non ho abbastanza forza per ricreare dei proiettili efficaci col papiro, non era assolutamente in programma. Beh... congratulazioni, hai vinto!» Un sospiro di sollievo così dirompente da poter alimentare una brezza d'autunno. Il Secondo Comandante l'aveva spuntata per pochissimo. Una piccola apertura si rivelò nella stanza. In una sorta di ripostiglio segreto, Enigma giaceva pacifico, appoggiato ad una parete che assomigliava ad un trono in miniatura. «Ecco il tuo premio. Vedi di non svegliarlo, o potrebbe reagire male!» Zoppicando, Ezdard si avvicinò al suo avversario, per poi sedersi accanto a lui, stremato più che mai. «È stato... fantastico! Mi sono divertito moltissimo! La battaglia migliore della mia vita! E non solo perché qualcuno è riuscito a tenermi testa, ma anche... per la persona che ho incontrato.» «Ti prego, Kamili fa parte della nostra famiglia... ed è ancora rimasta nel mio cuore. Non voglio perderla...» il timbro di voce cominciò a deformarsi, affievolendosi nel silenzio. «Enigma... dopo che tutto questo sarà finito, non esiterò ad aiutare la vostra amica. Non ti conosco nemmeno, ma so che ti devo questo favore. Puoi starne certo.» Il labirinto cominciò a crollare, collassando su sé stesso. I due tornarono finalmente al loro campo di battaglia. Tutto e ancor di più era capitato in quella capsula del tempo. Ma il resoconto del presente fu tutt'altro che misericordioso. Enigma era stato sconfitto. |