CITAZIONE (insospettabile @ 21/1/2010, 13:17)
CITAZIONE (frodina @ 16/6/2009, 11:54)
riporto a galla il topic perchè probabilmente, compatibilmente con la mia vita incasinata, aggiornerò presto! si tratta solo di mettere le idee su carta...
quindi, se avete voglia di rinfrescarvi la memoria...
buona lettura!
è passato un anno e mezzo... ^^"
Ma alla fine ce l'ho fatta e sono riuscita a riprenderla in mano!
con un nuovo capitolo...non molto lungo, ma con la promessa che gli aggiornamenti saranno regolari, almeno per un pò, dato che mi è tornata l'ispirazione!
Un consiglio:
Son sicura che avete perso completamente il filo del discorso... o che non ve la ricordate affatto... ^^" quindi consiglio di dare almeno una scorsa veloce ai vecchi capitoli prima di leggere questo e riprendere un pò la storia... in modo da capire anche le prossime parti che posterò.
15.
'...trova orecchie nuove, altrimenti presto non sentirai più il nuovo
ma solo i resti della tua memoria secolare...'
K. Stockhausen
15 anni prima.
15 anni prima si era svolto tutto, avrebbe dovuto capirlo, e invece era stato cieco.
Il protagonista assoluto di quella sera di tanti anni fa era stato il senso di colpa e di frustrazione.. L’espiazione di un peccato impresso nell’animo per così tanto tempo..
Avevano sbagliato tutto, lui e Ai più di lui, avevano frainteso talmente tante cose..
Del resto, però…non poteva farci niente.. ricordava come fosse ieri esattamente tutto quello che era successo. Era accaduto tutto in pochi secondi..
Vermouth che puntava la pistola contro di lui, Ai che si gettava in mezzo per difenderlo e Vermouth con uno sguardo spaventato che all’ultimo secondo puntava la pistola verso Gin.
E Gin, infine, che per lo stupore faceva cadere l’immancabile sigaretta accesa dalle sue labbra prima cadere lontano dai loro occhi e volatilizzarsi nel nulla..
Ma adesso anche la sua ombra minacciava di allungarsi verso di loro..come un nero incubo dal passato.
E Vermouth adesso era li, moribonda. Condannata a una morte che era stata programmata molto tempo prima, in un asettico laboratorio a qualche chilometro da li.. Si, perché la sua morte doveva avvenire esattamente adesso, esattamente in quelle circostanze. Faceva parte del piano al quale loro tutti stavano prendendo parte. Tutti pedine di una sola partita manovrata da molto tempo dal grande Capo in persona.
Orecchie nuove, nuove per ascoltare la voce del fato comandato da abili mani intelligenti e spietate.
Sharon doveva morire.
Sarebbe stata ricordata. Con odio. Con rancore. Senza pietà.
Eppure lei non lo meritava. Aveva espiato le sue colpe 15 anni prima, quando il primo capitolo di quella brutta storia si era concluso.. aveva salvato la piccola Ai e il proiettile d’argento.
No, Silver Bullet non doveva morire prima di aver compiuto la sua missione, doveva distruggere il boss! E lei sapeva che lo avrebbe fatto, prima o poi, e che lei non avrebbe avuto la gioia di vederlo soccombere solo per poco, ma non importava.. E la piccola Ai..non avrebbe mai potuto permettere che morisse! Lo doveva a sua madre.. e alla piccola Akemi.
Quella follia doveva finire, e finalmente era giunto il momento.
NEW YORK
L’appartamento era rimasto vuoto, il padrone di casa che lo affittava aveva riscosso l’ultima mensilità dal proprio conto, come sempre. Puntuale. E ovviamente il mittente era anonimo.
Solo una volta aveva visto l’uomo al quale l’aveva affittata, e gli aveva lasciato una sensazione di estremo disagio, non era neanche riuscito a vederlo bene in faccia, con quel suo impermeabile scuro col colletto rialzato e quel capello che teneva sul capo.. Una cosa però gli era rimasta impressa: i lunghi capelli scuri e l’estrema magrezza che si intuiva sotto l’impermeabile.
Del resto a lui non importava nulla di chi fosse e di cosa volesse, a lui interessavano solo i suoi soldi, per il resto poteva anche essere un serial killer, lui gli avrebbe affittato comunque l’appartamento..
Beh, in effetti non era poi così lontano dalla verità.
Gin si stava preparando per tornare in Giappone.
Era arrivato il momento di sapere se era vero, se erano riusciti nel loro esperimento.
Se così non fosse stato ci avrebbe comunque pensato lui a finire il lavoro di 15 anni prima, si disse con un sorriso freddo, accarezzando la pistola e aspirando una profonda boccata di fumo dalla sigaretta ormai a metà.
Chiuse con uno scatto la valigetta, mise il cappello e si chiuse la porta dietro le spalle sparendo nella fitta nebbia di New York.