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Mio figlio

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calvin93
view post Posted on 4/8/2009, 16:57 by: calvin93     +1   -1
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"Se una cosa è così complicata da non poter essere spiegata in 10 secondi, allora non vale la pena di saperla."

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Ringrazio tutti per le belle recensioni.

Mentre scrivevo questa parte della storia mi è venuto in mente quando il mio prof di scienze ha raccontato a tutta la mia classe il momento delle doglie di sua moglie, pronta per partorire il loro primo figlio.
Ci ha detto che sua moglie gli stringeva fortissimo la mano, tanto che quando poi il dolore passava, il mio prof cambiava subito mano, da tanto gliela stringeva forte la moglie. :lol:
Comunque, in quel momento ha realizzato che siamo noi donne i supereroi, perché lui non ce l'avrebbe fatta a sopportare tutto il dolore che stava provando la moglie.

Magari non ve ne frega niente di tutto ciò e magari volete solo leggervi il capitolo.
Comunque ho voluto condividere questo mio ricordo con voi.


Capitolo nono


Ormai il momento era arrivato.
Il bambino stava per uscire.
“Ran, ora spinga!” disse l'ostetrica.
Ran strinse ancora più forte la mano di Shinichi, che si accasciò con le ginocchia per terra, le lacrime agli occhi, un dolore tremendo mai provato prima d'ora.
Ora che sapeva che avere un figlio comportava anche a lui dolore, ci avrebbe pensato almeno una decina di volte prima di acconsentire al secondo figlio.
“forza Ran, puoi farcela!” disse Shinichi, rimettendosi faticosamente in piedi, facendo più forza a sé stesso che a Ran con quella frase.
“ecco, vedo la testa!” urlò l'ostetrica.
Ran continuò a spingere, stringendo sempre più la mano del suo amore, che sentiva che la sua mano lo avrebbe lasciato per sempre.
Chissà se esisteva qualcuno che gli avrebbe costruito una mano artificiale, pensò Shinichi.
Il bambino uscì e venne subito preso in braccio e avvolto in una coperta.
Una delle ostetriche si avvicinò a Shinichi.
“vuole tagliargli il cordone ombelicale, signore?”
Shinichi sentì che era arrivato il momento che tanto aspettava.
Chiuse gli occhi e si lasciò andare, svenendo sul pavimento.

Quando Shinichi riprese i sensi, si accorse di essere sdraiato su delle sedie e in parte a lui era seduta Shiho, che sorseggiava un caffè.
“sai, Shiho, ho fatto un sogno molto strano.” raccontò Shinichi, mettendosi seduto. “ho sognato che mio figlio nasceva in anticipo.”
“ma tu non l'hai sognato.” gli disse lei, dritta e concisa, senza delicatezza. “e hai anche assistito al parto. Dopodiché sei svenuto e tuo padre e Kogoro ti hanno adagiato qui. Mi pare che Kogoro ti abbia affibbiato un paio di aggettivi, tra cui 'smidollato'.”
“e da quant'è che sono qui?”
“una mezz'ora, mi pare, minuto più, minuto meno.” rispose lei, con un tono disinvolto, come se stessero parlando delle previsioni del tempo.
Shinichi si alzò, volendo andare a vedere Ran.
Camminò per il corridoio, quando a metà si fermò e tornò indietro.
“un'ultima cosa, Shiho. In che stanza sta Ran?” chiese un sorrisetto da 'da che parto devo andare?'
“prima stanza a destra del corridoio.”
“grazie.” e si bevve tutto d'un fiato il caffè di lei, dato che aveva bisogno di energie.
“ehi!” sbottò Shiho, indignata.
Ma chi si credeva di essere quell'essere non identificato per rubarle il caffè (che aveva pagato con i suoi soldi) e sgolarselo fino all'ultima goccia?
 
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