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Assassin's fiction, Mi chiamo eliuca e questa è la mia storia

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Spyro17
view post Posted on 31/12/2011, 22:26 by: Spyro17     +1   -1
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Capitolo 10 - Dalla padella alla brace parte 3 - A Thousands Suns

Frutto dell’eden. Quell’oggetto magico, il solo, che può dare agli assassini una vittoria certa o decretare la loro morte è sempre stato nelle mie mani… Fisso Mon’rarn intensamente, come fosse la prima volta che la vedo ed in effetti lo è, è la prima volta che vedo ciò che è realmente.
- Ti sei incantato?- Mi domanda Selena riportandomi alla realtà. Le rispondo con un banale no che in realtà cela un si. Lei riprende il discorso chiedendomi se può togliere il gesso che mi blocca il braccio sinistro. Preso dall’inaspettata rivelazione, me ne sono completamente scordato. Tolti strati su strati di fasciature Selena mi fa fare qualche esercizio banale per vedere se non ho problemi. Nemmeno un piccola fitta mi colpisce, ma Selena da esperta e da persona protettiva quale è mi consiglia, e consiglia nella sua lingua significa ti ordino, di non sforzare troppo il braccio. In quell’ istante vedo Lele tornare con una cassa di legno molto impolverata. Quando la apre, aziona che esegue come se costudisse la cosa più preziosa del mondo, lo vedo estrarre da essa due armature diverse una dall’altra. La prima è di un colore blu intenso che si mescola con un onice dorato romano, non adatta ad un adulto ed è costituita da un tessuto leggero, ma resistente blu scuro che agisce come protezione tra la pelle e l’armatura a placche. Quattro di esse bastano per proteggere la parte superiore del corpo. Le placche sono decorate con dei disegni: quella a protezione del cuore ha un disegno semplice: una stella le cui punte sono tutte rivolte leggermente verso sinistra al contrario delle altre che hanno disegni più complicati. Le spalliere sono in cuoio e la cosa mi sorprende: perché non in metallo? Selena mi porge subito dopo degli antibracci muniti di guanti anch’essi in cuoio. Sugli schinieri, fatti in metallo noto degli strani segni… sembrano disegnare degli artigli.
- L’armatura di tuo padre ti calza a pennello – Commenta Lele soddisfatto.
A prendere l’altra corazza è stata Selena. Mi aspetto vesta abiti simili, invece indossa la veste tipica degli assassini, ma è di una semplicità pazzesca. Ricorda parecchio l’armatura che nel mio sogno vidi indossata da Altair.
- Lele voi non venite? – chiedo al medico notando che non indossa l’armatura.
- Non ho mai imparato a combattere, sarei un ostacolo più che un aiuto- tace un attimo per riprendere fiato, ma poi aggiunge -State attenti. Tutti e due-
Io e Selena usciamo dalla porta udendo lontano il campanile della chiesa che scocca le cinque e mezza, ora prevista da Saskia come arrivo di Cesare al castello. Dannazione, non abbiamo tempo di andare alla base degli Assassini! Posso solo sperare che se la cavino. Sposto lo sguardo sul ponte che collega noi al castello e noto che il numero consueto di guardie, che si aggira intorno a otto, è nettamente quadruplicato; anche mimetizzandoci tra i vescovi e cardinali che si dirigono a San Pietro è impossibile entrare.
Selena volge lo sguardo più in basso verso il fiume che scorre a pochi passi da noi e il suo viso pare illuminarsi.
- Se non sbaglio nel cortile più interno del castello c’è un pozzo che prende le sue acque direttamente dal Tevere. Potremmo passare da lì-
Le rispondo che è un idea brillante e la mettiamo subito in atto. Ci buttiamo nell’acqua ricordandoci solo in quel momento che siamo in pieno inverno. I brividi ci scuotono, ma non ci fermano: preferisco un raffreddore piuttosto che la morte dell’ordine. A nuoto raggiungiamo l’altra sponda del fiume e lo seguiamo aggirando il castello e le sue possenti mura. Percorso circa metà del perimetro del castello Selena indica che ha trovato il punto giusto dove immergerci. Prima di intrufolarci nel condotto subacqueo facciamo qualche respiro lento e profondo per allenarci a trattenere il fiato più a lungo. Con un cenno della testa indico a Selena di sentirmi pronto e lei si immerge per prima in modo da fare strada. Il "tunnel" in muratura è abbastanza largo e si dirama in più direzioni facendomi pensare che probabilmente è usato per riparare dei guasti al pozzo o a qualche fontana ad esso collegata. Seguiamo la via "principale", la più grossa e dopo poche bracciate finalmente eccone la fine. da qui in poi si può solo emergere. Saliamo sfruttando sia l'acqua alta che qualche roccia sporgente del pozzo. Appena messa la testa fuori dall’acqua e presa una bella boccata d’aria ascoltiamo involontariamente un discorso fortemente amplificato dalle mura del pozzo.
- Perché ci hai fatto questo Saskia?-
- Perché gli Assassini devono morire affinché la pace trionfi. I buoni sono i Templari. Loro agiscono in nome di Dio!-
- Perché un dio dovrebbe volere così tanti morti? –
- Ne ho abbastanza delle vostre domande! È così e basta!-
- Calmati, mia giovane apprendista- la rimprovera una voce a me fin troppo nota – presto non ti faranno più domande -
Attraverso l’uscita del pozzo scorgiamo passare una guardia armata di lancia. Subito dietro a lei arriva l’uomo a cui appartiene la voce: Cesare. Lui prosegue. Non si cura del pozzo, fortunatamente.
I focolai presenti nel giardino proiettano le ombre sul muro così riusciamo a capire più o meno la situazione. Il giardino si divide in due. Una parte è quella dove siamo noi. Non vi sono fiaccole, non c’è nessuno, mentre l’altra è quella in cui ci sono tutti. Purtroppo le ombre non rivelano le esatte posizioni, ma Cesare è posizionato davanti ad un patibolo improvvisato accerchiato dai suoi uomini e dai maestri. Col favore dell’oscurità uscire dal pozzo senza essere notati sarebbe una passeggiata, ma poi? Io e Selena ci arrampichiamo verso l’uscita, attenti a non far rumore. Raggiunto il bordo troviamo la conferma delle nostre supposizioni: tutti, e il tutti è un numero molto esiguo, sono radunati nella zona illuminata del cortile e sono rivolti verso una forca preparata lì per lì. Non facciamo fatica a scorgere i maestri trattenuti ognuno da due guardie che li spingono sopra la forca. Li costringono a posizionarsi fianco a fianco e cinque uomini mettono una corda al collo di ognuno di loro. Non possiamo più aspettare. Selena e io usciamo cauti dal pozzo ringraziando che nessuno guardi nella nostra direzione.
- Morite con questa consapevolezza Assassini, il vostro ordine muore con voi- confessa loro Cesare mentre il boia apre la botola sotto ciascuno di loro.
D'istinto sia io sia Selena afferriamo i pugnali da lancio e pregando tutti gli dei li lanciamo in direzioni delle corde. Ne lanciamo più di cinque per prevenire il rischio che qualche colpo fallisca e nel farlo notiamo con piacere che le corde vengono spezzate, una dopo l'altra, le cinque guardie dietro i maestri vanno all'altro mondo e nessuno dei presenti capisce cos'è successo. Non riesco a trattenere un sussurro di gioia mentre con altri pugnali miriamo agli altri soldati. Mi sorprende che la mira non sia calata nei miei sette mesi di convalescenza. Cesare estrae da una borsa legata alla cinta uno strano oggetto rotondo avvolto in un telo bianco mentre urla:
- Non so chi tu o voi siate, ma per quanto mi riguarda nemmeno Dio può sfidarmi! Io ho il potere! -
L'oggetto rotondo viene scoperto: è il frutto che Cesare rubò a Mario, è il frutto dell'eden! Il tempo pare rallentare. So cosa ha intenzione di fare, ancora prima che lo pensi lui. Corro in direzione della forca dove intanto i maestri disarmati cercano qualche arma per difendersi. Da altri cancelli posti sui vari lati dell'edificio altre guardie stanno accorrendo. Sfodero Mor'rarn che emette un suono che sembra dire: finalmente tocca a me! Sono sempre più vicino a Cesare... Il globo dorato inizia a sfavillare. Stringo ancor di più la mano sull'elsa della spada. Solo un frutto dell'eden può contrastarne un altro, questa è la mia unica certezza. Devo interrompere quella sorta di "magia" che Cesare sta evocando. Spero che Mor'rarn sappia cosa fare perchè io non lo so proprio. E' sempre stata la spada a difendere me anche se lo ignoravo. Spero che riesca ad interferire con l'altro frutto, proprio come faceva allora. Entro nel cono di luce con sorpresa dei presenti, tranne quella di Cesare convinto della sua potenza. Il globo dorao sembra stare assorbendo energia lo si vede dalla sua crescente luminosità. Ho appena il tempo di interpormi fra i maestri e Cesare che il globo dorato rilascia la sua potenza. E' come se Mor'rarn pensasse da sola: non potendo muoversi autonomamente, la spada ordina al braccio di interporla tra me e il frutto. Sa che è arrivato il suo momento, sa cosa deve fare e sembra farlo con gioia. In un attimo una potente onda energetica bianca con la potenza di migliaia di soli sembra accecare ogni anima viva in quello spazio. Come se qualcosa avesse fatto esplodere le stelle. Si la potenza e la luminosità devono essere quelle. Un boato assordante sottomette tutte le altre voci. I due frutti si stanno scontrando. E tutto questo in una frazione di secondo. Il secondo dopo quella specie di esplosione ci scaraventa lontano, ai due muri opposti del cortile. Nell'urto Cesare perde la mela mentre Mor'rarn rimane salda nel mio pugno. I maestri accorrono subito mentre Selena riesce non so come a prendere l'altro frutto prima di correre da me. Con l'aiuto della spada mi rialzo accorgendomi che i nemici ci stanno accerchiando. Selena passa il frutto ad Ezio, il suo legittimo proprietario. Con mio grande piacere nessuno fa domande, ma so che se usciamo vivi da tutto questo me ne arriveranno addosso una tonnellata. Ezio, imitando i gesti di Cesare, usa a sua volta il potere del frutto, ma non per uccidere, ma per fermare i nemici, bloccarli nelle loro posizioni. Il potere che hanno questi oggetti è magnifico. Non interrotti da nessuno scappiamo tramite un cancello rimasto aperto e ci fiondiamo nelle stalle, seguendo Ezio che sembra sapere tutta la planimetria del castello. Da li rubiamo dei cavalli. Non li selliamo nemmeno, ma lanciatili al galoppo ci diamo alla fuga. Non avremmo scampo se combatteremmo. Noto con piacere che non vi sono più guardie sul ponte che collega il castello al resto di Roma e ci apprestiamo a superarlo. Tuttavia le guardie liberate dal sortilegio della mela ci inseguono anche loro a cavallo. E' strano che siano così vicini; magari hanno usato una scorciatoia a noi ignota. Noi superiamo il ponte che in quell'istante crolla su se stesso. Com'è possibile? Scorgiamo nell'aria due grosse ali di pipistrello che scendono verso di noi. Ci nascondiamo non visti nella torre degli assassini più vicina e veniamo raggiunti dai due pipistrelli volanti che altri non sono che Lele e Leonardo con le macchina volanti con bombarda ideate da quest'ultimo. Finalmente al sicuro prendiamo fiato in religioso silenzio aspettando che le acque si calmino. Ce l'abbiamo fatta...



Commento dell'autore
Sembrava un impresa impossibile, ma ce l'avevamo fatta * parte musichetta* Essì anche per me questa è stata un impresa! Sapevo da tempo come si sarebbe svolta la battaglia, ma solo oggi sono riuscita a scriverla. Oggi, ultimo giorno dell'anno... wow. Sapete è stato emozionante scrivere lo scontro da i due frutti dell'eden... e mi sono venuti in aiuto i Linkin Park e il loro ultimo album " A Thousand Suns"
Fino all'ultimo anche io pensavo che Mor'ranr fosse una spada... un pezzo di metallo insomma, e mi ha sopreso quando le dita battevano da sole sulla tastiera il fatto che la spada sembrasse avere identità propria. Cazzo è un idea geniale! Forse dovrei provarmi la febbre... potrei stare male XD

Curiosità del giorno:
Mor'rarn significa "pace" nell'antica lingua inventata da Paolini.

Ringraziamenti... perchè li faccio adesso? La storia mica è finita!
Grazie a tutti coloro che leggono e che recensiscono, ma più a quelli che recensiscono perchè fanno uno sforzo in più degli altri XP

Buon anno nuovo a tutti!
 
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54 replies since 28/3/2011, 18:48   544 views
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