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Assassin's fiction, Mi chiamo eliuca e questa è la mia storia

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view post Posted on 10/8/2011, 17:32     +1   -1
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Super detective

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Capitolo 9 – Dalla padella alla brace (parte 2) – Revelations

4 mesi dopo – anno 1502

Con il braccio sinistro ingessato nascosto sotto gli abiti mi aggiro fra la folla del mercato mimetizzandomi in essa. Mi fa bene un po’ d’ aria fresca; sono quattro mesi che sono richiuso in quella casa piena di polveri e medicinali e non so che altro. So di aver disubbidito a Lele uscendo da solo, ma non ne potevo più! Non mi può succedere nulla: ho le tecniche degli assassini al mio fianco e per di più tutti i nemici mi credono morto o almeno così sembra . Perché Saskia non ha detto la verità a Cesare? Perché non gli ha rivelato che sono vivo? E se l’ha fatto a cosa gli servo? Non posso stare rinchiuso in infermeria, sarei un bersaglio facile nel caso arrivasse il momento per il quale mi hanno permesso di recuperare le forze. Di sicuro vuole catturare gli assassini e ora io sono una preda facile, ma perché non mi hanno rapito mentre ero incosciente? No, a loro devo servire consapevole e attivo, ma da quando hanno saputo che ero sveglio, perché di sicuro Ezio lo avrà detto ai suoi e Saskia quindi lo avrà detto a Cesare, ad ora sono passati tre mesi nei quali nulla si è mosso; perché? O vogliono che io abbassi la guardia o deve essere qualcosa legato alla mia salute, non ci sono altre risposte. Se la risposta giusta è la prima dovranno aspettare in eterno perché io non abbasserò mai la guardia, se quella giusta è la seconda di sicuro hanno messo qualcuno a spiarmi e costui deve seguirmi e allora potrò scovarlo. Gli servo vivo, non possono uccidermi e so per certo che non arriveranno a tanto, ma potrebbero attaccare persone a me care per costringermi a collaborare; dai templari devo aspettarmi di tutto. Se così fosse devo proteggerle e stare lontano è la cosa migliore. Se rapissero Lele attirerebbero non solo me, ma anche gli assassini. La prigioniera non può essere Saskia perché io so la verità e quindi avermi tenuto in vita sarebbe stato inutile. Le persone che potrebbero essere obiettivo dei templari per arrivare a me sono quelle che io conosco, ma delle quali gli assassini ignorano l’esistenza, ammesso che ce ne siano.
Nonostante stia pensando intensamente a questo dilemma che mi attanaglia, presto molta attenzione al mondo che mi circonda perché magari ne posso trarre degli indizi. Oggi il mercato è pieno di gente e i vari mercanti disposti sul perimetro della piazza sembrano riuscire a soddisfarla ed ad attrarne sempre più.
- Signore del male temi perché // Un prode guerrieri scenderà su di te // La tua morte è già certa non vi puoi sfuggir // L’uomo in bianco tornerà a colpir… - canta un bardo sotto un porticato.
Intorno a lui si raduna un po’ di gente pronta ad ascoltare una qualche ballata.
Giro a caso fra le varie bancarelle, cercando di scoprire quale templare mi sta seguendo e contemporaneamente osservando gli oggetti che vengono venduti. Ogni mercante sembra avere la sua specialità. A rapire la mia attenzione è un venditore che dice di avere il miglior cibo esistente. Molti sono radunati intorno a lui così mi avvicino.
- venite gente, venite ad acquistare questa prelibatezza!- urla mostrando dei frutti piccoli e marroni sul palmo della mano – Dalle terre da cui provengo, questi frutti sono trovabili solo in questa stagione e sono il cibo degli dei! Guardate gente: basta incidere un taglietto e metterli sul fuoco. Poco dopo quando saranno cotti avranno questo colorito giallo come il sole! – spiega accompagnando le parole con la dimostrazione – Si dovrebbe dare oro per aver cibo dorato ma io vi vendo un sacchettino ad un prezzo stracciato! Chi vuole può inoltre avere uno di questi frutti da assaggiare gratis! Chi le vuole?- chiede indagando la folla - Vuoi favorire ragazzo?- continua rivolgendosi a me.
- ma si me ne dia una- gli rispondo io.
Lui ne prende una bella grossa appena tolta dal fuoco e gli toglie la buccia. Proprio come aveva anticipato era di un giallo radiante come il sole. Mi dice di prestare attenzione perché scotta ma poi me la porge. Assaggio quel frutto che non avevo mai visto in vita mia e trovo che ha un sapore delizioso.
- Allora ragazzo che te ne pare? Ti preparo un sacchettino?-
- Sono buonissime! Qual è il loro nome? –
- Dalle mie parti le chiamano castagne. Le vuoi comprare per 20 fiorini?-
- Me ne dia un sacchetto- gli rispondo porgendo i soldi e lui mi da quasi istantaneamente ciò che ho chiesto.
Intanto molta altra gente ha comprato e si allontana per gustare il piatto in pace o con la propria famiglia.
Decido di sedermi per un po’ e trovo posto sul bordo di una fontana piuttosto grande al centro della piazza. Mi sorprende che non riesca a trovare la persona che secondo le mie deduzioni dovrebbe seguirmi e comincio a sospettare di aver sbagliato qualcosa. Mentre rifletto sgranocchio ciò che ho appena acquistato appoggiando il sacchetto sulle ginocchia. Altri prendono posto sul bordo della fontana per rilassarsi infatti tutte le panche della piazza sono già occupate.
- Mi sorprende che tu sia stato così avventato da uscire da solo- sussurra qualcuno alla mia destra.
Costui mi guarda da sotto il cappuccio del suo lungo sai marrone. Che sia il mio obbiettivo?
Faccio per afferrare un coltellino che tengo nascosto dentro la giacca, ma costui mi ferma afferrandomi il braccio.
- Ti sei un po’ arrugginito, ansatusya. (ansatusya = assassino in giapponese) Ma non devi temere eka weohnata néiat haina ono-
- Chi sei tu?-
Lui si toglie il cappuccio rivelando di essere una lei, e per di più, di essere la stessa persona che mi ha aiutato durante la mia marcia scortato da Cesare.
- Sorpreso? Pensavo che Lele ti avesse detto che ero qui-
- Lele? Vi conoscete? Qual è il vostro nome?-
- il mio nome è Selena, al tuo servizio-
- Anche Ezio vi conosce? È vero ciò che mi avete detto riguardo a mio padre?-
- Con calma ti racconterò tutto…
Io e Lele ci conosciamo perché da piccoli giocavamo insieme mentre i nostri genitori gestivano una bottega di medicinali. Poi però noi dovemmo trasferirci e non lo vidi fino a che non ti salvai la vita poco tempo fa.
Fu Eltanin per ordine del suo mentore ad accompagnarci nel nostro trasferimento quindi lo conobbi.
In oriente, la patria di mio padre, seguii l’addestramento al combattimento presso gli assassini orientali, che noi chiamiamo ansatusya, ma completatolo decisi di tornare qui per prendere il posto di mio padre alla bottega anche per lavorare con Lele che era già un bravo medico. Quando tuo padre lo venne a sapere decise di venirmi incontro. Qualcuno sapeva che tuo padre era un nemico dei Borgia e sapeva anche dove stesse andando; costui informò i nemici che gli tesero una trappola. Contemporaneamente anche tua madre era nei guai-
- quasi tre anni fa…-
- Io e tuo padre sconfiggemmo gli avversari, ma a caro prezzo. Prima di morire Eltanin mi chiese di proteggerti. Quando non ti trovai nel luogo che mi aveva indicato essere la sua casa mi preoccupai, ma poi ti scorsi portato via da qualcuno in bianche vesti e allora seppi che eri al sicuro-
- Cosa hai fatto sino ad ora?-
- Ripresi un attività come medico indipendente e vagavo negli stessi luoghi dove eri tu-
- Mi pedinavi-
- Esattamente, anche perché tuo padre sapeva che Saskia era una traditrice-
- Davvero? E allora perché non informò il mentore?-
- Ne ebbe le prove troppo tardi-
- Perché non me lo avete mai detto? Potevate avvicinarmi e…-
- Ti saresti fidato di me, una perfetta sconosciuta?-
- No-
- Avrei voluto dirtelo, ma Machiavelli e tutti gli altri erano stati informati da Saskia di me. Pensano che sia stata io a uccidere tuo padre tramite un complice-
- Allora perché avete agito quella volta?-
- Non potevo stare a guardare così mandai un messaggio a Volpe, fingendo di essere te. Saskia tentò di tutto per impedire agli assassini di venirti a salvare al Colosseo, ma per fortuna riuscii a metterle i bastoni fra le ruote- sorride
- Mi hai salvato la vita…-
- Si, ma gran parte del merito è del tuo allenamento. Senza quello oggi non saresti qui con solo un braccio ingessato. Ma adesso è meglio tornare da Lele, si starà strappando i capelli dalla preoccupazione-
Sorrido, ma quella donna ha qualcosa di strano. Perché Saskia non mi ha attaccato mentre dormivo? Lei non avrebbe fatto a tempo a salvarmi. Mi sta di sicuro nascondendo qualcosa. Afferro il manico del coltello e intanto rifletto: se avesse cattive intenzioni Selena mi avrebbe già ucciso. Camminiamo abbastanza velocemente per i vicoli quasi spopolati. Tutti devono essere nelle piazze visto che oggi ci sono vari mercanti che arrivano dall’estero. Selena cammina avanti lanciandomi delle occhiate di tanto in tanto come ad assicurarsi che io sia ancora dietro di lei. Ad un incrocio però si ferma improvvisamente accostandosi al muro più vicino e guardando nella direzione adiacente. Chiedo perché agisce così e lei mi fa segno di guardare: Saskia parla con un alto ufficiale all’ombra di un portico deserto vicino ad un ingresso delle fognature, uno dei metodi usati dagli assassini per spostarsi rapidamente.
- Quindi è li che si cela la base degli assassini- chiede conferma il soldato
- Esattamente, alle cinque e mezza in punto prendi le truppe e assalta il luogo. Io e i maestri saremo già lontani. Che muoiano tutti-
- Sarà fatto capitana. Cesare arriverà al castello giusto in tempo per prendere il frutto prima di loro-
- molto bene-
Saskia si intrufola nella fogna di sicuro diretta alla base mentre il suo sottoposto si dirige altrove.
- Io devo…-
- no tu non fai nulla- mi trattiene lei - almeno per ora. È meglio informare Lele-
Torniamo dal medico e noto con piacere che la storia di Selena è vera. Intanto gli raccontiamo tutto ciò che abbiamo visto chiedendo un suo parere.
- Quindi i tuoi sospetti erano giusti dopotutto- rivela osservandomi
- Dobbiamo informarli, ma di sicuro non possiamo mandare lui perché non gli credono e non posso andare io perché pensano che sia una templare –
- Ma non crederanno a Lele perché potrebbero dire che l’ho convinto io-
- e allora? Pensi di poter combattere da solo contro Cesare e tutti i suoi soldati? È questo che vuoi fare per dimostrare che avevi ragione?-
- Voglio tentare di nuovo di parlare con Ezio, ma se non funzionerà Lele andrà alla confraternita rivelando ciò che sappiamo, ma facendo finta che sia stato Ezio a dirglielo. Ezio sa bene che la confraternita può sopravvivere anche senza di lui, ma non lascerò che muoia in questa situazione. Lele, una volta salvata la base recatevi al castello. Intanto io e Selena cercheremo di cavarcela-
- Dubito che Ezio ti crederà ora se non ti ha creduto prima- mi confessa Selena
- Come fai a dirlo? Ora non è in condizioni da delirare- chiede Lele. Lei sospira prima di continuare:
- In realtà non ti ha creduto non perché deliravi, ma perché sono stati soggiogati -
- Cosa intendi con soggiogati?-
- sarà meglio che vi mettiate comodi perché è una lunga storia:
Tutto cominciò poco prima che Eltanin morisse. Oltre a dirmi di proteggerti mi disse che Cesare aveva rubato a Mario, lo zio di Ezio, un frutto dell’eden. Questo frutto detto anche “la mela” è un oggetto dorato risalente ad epoche antichissime eppure ha congegni che superano di gran lunga la nostra tecnologia.
Tramite quello è riuscito a contagiare i maestri per fare in modo che la loro vista si annebbiasse in modo da non scoprire che Saskia doppio-giocava. Questo tipo di soggiogamento impiega tempo per essere totale, tempo che dipende anche da che tipo di sottomissione si vuole ottenere , ma ha una durata lunghissima anzi eterna. Oltre a questo potere la mela può uccidere o far cambiare idea a chi ne subisce gli effetti.
Io credo, come a suo tempo Eltanin che Cesare abbia usato questo potere tramite la costante presenza di Saskia, anzi loro volevano e tutt’ora vogliono solo nascondere l’inganno…-
- Ma allora perché su di me non ha avuto effetto? – interrompo
- Perché tu avevi una forza pari a quella esercitata da Cesare a difenderti-
- Che intendi?-
- tuo padre rimpianse di non poter dirtela lui questa cosa- sorrise – Lele mi porgi mon’rarn?-
Il medico ubbidisce e Selena toglie la lama dal fodero.
- In realtà tuo padre, come il suo prima di lui e come molti prima, possedevano un altro frutto di cui nessuno tranne loro sapeva esistesse. Come diceva tuo padre: se vuoi nascondere davvero qualcosa, mettila in bella vista- Mi porge la spada – devi sapere che un frutto dell’eden non ha effetto su un altro e quindi anche senza usare i suoi poteri tu eri protetto-
- Per questo Saskia poi l’ha ridata agli assassini: non sapeva che fosse un frutto-
- Per fortuna direi- commenta Lele.
- Se portassi la spada con me potrei…-
- Non correre troppo! Protegge solo chi la porta e anche se tu la cedessi a Ezio non avrebbe effetto perché ormai la soggezione è pressoché ultimata-
Abbasso lo sguardo sulla spada deluso
- Il potere che ha, diciamo così, accecato gli studenti verrà infranto quando saranno attaccati. Fatto ciò potremo correre a salvare i maestri che si libereranno dall’influsso non appena Saskia gli volgerà le spalle-
- Dobbiamo salvarli sul filo del rasoio? –
- Non c’è altro modo-

Commento
Ed infine ho scritto anche questo capitolo! sono soddisfatta! XD
Vi rivelo che siamo quasi alle battute finali della storia perchè mancano 2/ 3 capitoli. Tutavia questa storia ha uno spin off che trovate qua: www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=680557 o qua: https://detectiveconan.forumcommunity.net/?t=47167099
A presto!
 
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view post Posted on 10/8/2011, 18:02     +1   -1
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Bellissimo capitolo, come sempre *A*
 
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Night_Baroness
view post Posted on 18/8/2011, 22:14     +1   -1




complimenti spyro !!!! però mi dispiace che fra due o tre capitoli finisca ç_____ç (mi fa sempre tristezza terminare, o veder terminare qualcosa) ma sono sicura che non ci deluderai !!! aspetto il prossimo cap !!!! ;)
 
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view post Posted on 29/8/2011, 21:40     +1   -1
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Ho finalmente letto tutti i capitoli che mi mancavano!!
Davvero uno più bello dell'altro!!!! Prima la cattura, poi la prigionia e infine "la guarigione".. :woot:
Davvero i miei complimenti Spyro!!!!
Sono stata con il fiato sospeso in tutti i capitoli!!
Spero che il loro piano per salvare gli assassini riesca...
 
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view post Posted on 30/8/2011, 14:49     +1   -1
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Prima di tutto un grazie a tutti! Non credevo che vi piacesse così tanto!

Per il nuovo chap non ho la più pallida idea di cosa scrivere mentre il chap dopo ancora sta già orendendo forma... perchè riesco a scrivere quello dopo e non questo? bho...

Ci si becca al prossimo chap...
 
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view post Posted on 30/8/2011, 14:52     +1   -1
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CITAZIONE
perchè riesco a scrivere quello dopo e non questo? bho..

Non preoccuparti, anche io nelle cose inizio dalla fine per andare all'inizio.. XD
CITAZIONE
Prima di tutto un grazie a tutti! Non credevo che vi piacesse così tanto!

Grazie a te per averci regalato questa bella fic!!!!
 
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view post Posted on 31/12/2011, 22:26     +1   -1
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Capitolo 10 - Dalla padella alla brace parte 3 - A Thousands Suns

Frutto dell’eden. Quell’oggetto magico, il solo, che può dare agli assassini una vittoria certa o decretare la loro morte è sempre stato nelle mie mani… Fisso Mon’rarn intensamente, come fosse la prima volta che la vedo ed in effetti lo è, è la prima volta che vedo ciò che è realmente.
- Ti sei incantato?- Mi domanda Selena riportandomi alla realtà. Le rispondo con un banale no che in realtà cela un si. Lei riprende il discorso chiedendomi se può togliere il gesso che mi blocca il braccio sinistro. Preso dall’inaspettata rivelazione, me ne sono completamente scordato. Tolti strati su strati di fasciature Selena mi fa fare qualche esercizio banale per vedere se non ho problemi. Nemmeno un piccola fitta mi colpisce, ma Selena da esperta e da persona protettiva quale è mi consiglia, e consiglia nella sua lingua significa ti ordino, di non sforzare troppo il braccio. In quell’ istante vedo Lele tornare con una cassa di legno molto impolverata. Quando la apre, aziona che esegue come se costudisse la cosa più preziosa del mondo, lo vedo estrarre da essa due armature diverse una dall’altra. La prima è di un colore blu intenso che si mescola con un onice dorato romano, non adatta ad un adulto ed è costituita da un tessuto leggero, ma resistente blu scuro che agisce come protezione tra la pelle e l’armatura a placche. Quattro di esse bastano per proteggere la parte superiore del corpo. Le placche sono decorate con dei disegni: quella a protezione del cuore ha un disegno semplice: una stella le cui punte sono tutte rivolte leggermente verso sinistra al contrario delle altre che hanno disegni più complicati. Le spalliere sono in cuoio e la cosa mi sorprende: perché non in metallo? Selena mi porge subito dopo degli antibracci muniti di guanti anch’essi in cuoio. Sugli schinieri, fatti in metallo noto degli strani segni… sembrano disegnare degli artigli.
- L’armatura di tuo padre ti calza a pennello – Commenta Lele soddisfatto.
A prendere l’altra corazza è stata Selena. Mi aspetto vesta abiti simili, invece indossa la veste tipica degli assassini, ma è di una semplicità pazzesca. Ricorda parecchio l’armatura che nel mio sogno vidi indossata da Altair.
- Lele voi non venite? – chiedo al medico notando che non indossa l’armatura.
- Non ho mai imparato a combattere, sarei un ostacolo più che un aiuto- tace un attimo per riprendere fiato, ma poi aggiunge -State attenti. Tutti e due-
Io e Selena usciamo dalla porta udendo lontano il campanile della chiesa che scocca le cinque e mezza, ora prevista da Saskia come arrivo di Cesare al castello. Dannazione, non abbiamo tempo di andare alla base degli Assassini! Posso solo sperare che se la cavino. Sposto lo sguardo sul ponte che collega noi al castello e noto che il numero consueto di guardie, che si aggira intorno a otto, è nettamente quadruplicato; anche mimetizzandoci tra i vescovi e cardinali che si dirigono a San Pietro è impossibile entrare.
Selena volge lo sguardo più in basso verso il fiume che scorre a pochi passi da noi e il suo viso pare illuminarsi.
- Se non sbaglio nel cortile più interno del castello c’è un pozzo che prende le sue acque direttamente dal Tevere. Potremmo passare da lì-
Le rispondo che è un idea brillante e la mettiamo subito in atto. Ci buttiamo nell’acqua ricordandoci solo in quel momento che siamo in pieno inverno. I brividi ci scuotono, ma non ci fermano: preferisco un raffreddore piuttosto che la morte dell’ordine. A nuoto raggiungiamo l’altra sponda del fiume e lo seguiamo aggirando il castello e le sue possenti mura. Percorso circa metà del perimetro del castello Selena indica che ha trovato il punto giusto dove immergerci. Prima di intrufolarci nel condotto subacqueo facciamo qualche respiro lento e profondo per allenarci a trattenere il fiato più a lungo. Con un cenno della testa indico a Selena di sentirmi pronto e lei si immerge per prima in modo da fare strada. Il "tunnel" in muratura è abbastanza largo e si dirama in più direzioni facendomi pensare che probabilmente è usato per riparare dei guasti al pozzo o a qualche fontana ad esso collegata. Seguiamo la via "principale", la più grossa e dopo poche bracciate finalmente eccone la fine. da qui in poi si può solo emergere. Saliamo sfruttando sia l'acqua alta che qualche roccia sporgente del pozzo. Appena messa la testa fuori dall’acqua e presa una bella boccata d’aria ascoltiamo involontariamente un discorso fortemente amplificato dalle mura del pozzo.
- Perché ci hai fatto questo Saskia?-
- Perché gli Assassini devono morire affinché la pace trionfi. I buoni sono i Templari. Loro agiscono in nome di Dio!-
- Perché un dio dovrebbe volere così tanti morti? –
- Ne ho abbastanza delle vostre domande! È così e basta!-
- Calmati, mia giovane apprendista- la rimprovera una voce a me fin troppo nota – presto non ti faranno più domande -
Attraverso l’uscita del pozzo scorgiamo passare una guardia armata di lancia. Subito dietro a lei arriva l’uomo a cui appartiene la voce: Cesare. Lui prosegue. Non si cura del pozzo, fortunatamente.
I focolai presenti nel giardino proiettano le ombre sul muro così riusciamo a capire più o meno la situazione. Il giardino si divide in due. Una parte è quella dove siamo noi. Non vi sono fiaccole, non c’è nessuno, mentre l’altra è quella in cui ci sono tutti. Purtroppo le ombre non rivelano le esatte posizioni, ma Cesare è posizionato davanti ad un patibolo improvvisato accerchiato dai suoi uomini e dai maestri. Col favore dell’oscurità uscire dal pozzo senza essere notati sarebbe una passeggiata, ma poi? Io e Selena ci arrampichiamo verso l’uscita, attenti a non far rumore. Raggiunto il bordo troviamo la conferma delle nostre supposizioni: tutti, e il tutti è un numero molto esiguo, sono radunati nella zona illuminata del cortile e sono rivolti verso una forca preparata lì per lì. Non facciamo fatica a scorgere i maestri trattenuti ognuno da due guardie che li spingono sopra la forca. Li costringono a posizionarsi fianco a fianco e cinque uomini mettono una corda al collo di ognuno di loro. Non possiamo più aspettare. Selena e io usciamo cauti dal pozzo ringraziando che nessuno guardi nella nostra direzione.
- Morite con questa consapevolezza Assassini, il vostro ordine muore con voi- confessa loro Cesare mentre il boia apre la botola sotto ciascuno di loro.
D'istinto sia io sia Selena afferriamo i pugnali da lancio e pregando tutti gli dei li lanciamo in direzioni delle corde. Ne lanciamo più di cinque per prevenire il rischio che qualche colpo fallisca e nel farlo notiamo con piacere che le corde vengono spezzate, una dopo l'altra, le cinque guardie dietro i maestri vanno all'altro mondo e nessuno dei presenti capisce cos'è successo. Non riesco a trattenere un sussurro di gioia mentre con altri pugnali miriamo agli altri soldati. Mi sorprende che la mira non sia calata nei miei sette mesi di convalescenza. Cesare estrae da una borsa legata alla cinta uno strano oggetto rotondo avvolto in un telo bianco mentre urla:
- Non so chi tu o voi siate, ma per quanto mi riguarda nemmeno Dio può sfidarmi! Io ho il potere! -
L'oggetto rotondo viene scoperto: è il frutto che Cesare rubò a Mario, è il frutto dell'eden! Il tempo pare rallentare. So cosa ha intenzione di fare, ancora prima che lo pensi lui. Corro in direzione della forca dove intanto i maestri disarmati cercano qualche arma per difendersi. Da altri cancelli posti sui vari lati dell'edificio altre guardie stanno accorrendo. Sfodero Mor'rarn che emette un suono che sembra dire: finalmente tocca a me! Sono sempre più vicino a Cesare... Il globo dorato inizia a sfavillare. Stringo ancor di più la mano sull'elsa della spada. Solo un frutto dell'eden può contrastarne un altro, questa è la mia unica certezza. Devo interrompere quella sorta di "magia" che Cesare sta evocando. Spero che Mor'rarn sappia cosa fare perchè io non lo so proprio. E' sempre stata la spada a difendere me anche se lo ignoravo. Spero che riesca ad interferire con l'altro frutto, proprio come faceva allora. Entro nel cono di luce con sorpresa dei presenti, tranne quella di Cesare convinto della sua potenza. Il globo dorao sembra stare assorbendo energia lo si vede dalla sua crescente luminosità. Ho appena il tempo di interpormi fra i maestri e Cesare che il globo dorato rilascia la sua potenza. E' come se Mor'rarn pensasse da sola: non potendo muoversi autonomamente, la spada ordina al braccio di interporla tra me e il frutto. Sa che è arrivato il suo momento, sa cosa deve fare e sembra farlo con gioia. In un attimo una potente onda energetica bianca con la potenza di migliaia di soli sembra accecare ogni anima viva in quello spazio. Come se qualcosa avesse fatto esplodere le stelle. Si la potenza e la luminosità devono essere quelle. Un boato assordante sottomette tutte le altre voci. I due frutti si stanno scontrando. E tutto questo in una frazione di secondo. Il secondo dopo quella specie di esplosione ci scaraventa lontano, ai due muri opposti del cortile. Nell'urto Cesare perde la mela mentre Mor'rarn rimane salda nel mio pugno. I maestri accorrono subito mentre Selena riesce non so come a prendere l'altro frutto prima di correre da me. Con l'aiuto della spada mi rialzo accorgendomi che i nemici ci stanno accerchiando. Selena passa il frutto ad Ezio, il suo legittimo proprietario. Con mio grande piacere nessuno fa domande, ma so che se usciamo vivi da tutto questo me ne arriveranno addosso una tonnellata. Ezio, imitando i gesti di Cesare, usa a sua volta il potere del frutto, ma non per uccidere, ma per fermare i nemici, bloccarli nelle loro posizioni. Il potere che hanno questi oggetti è magnifico. Non interrotti da nessuno scappiamo tramite un cancello rimasto aperto e ci fiondiamo nelle stalle, seguendo Ezio che sembra sapere tutta la planimetria del castello. Da li rubiamo dei cavalli. Non li selliamo nemmeno, ma lanciatili al galoppo ci diamo alla fuga. Non avremmo scampo se combatteremmo. Noto con piacere che non vi sono più guardie sul ponte che collega il castello al resto di Roma e ci apprestiamo a superarlo. Tuttavia le guardie liberate dal sortilegio della mela ci inseguono anche loro a cavallo. E' strano che siano così vicini; magari hanno usato una scorciatoia a noi ignota. Noi superiamo il ponte che in quell'istante crolla su se stesso. Com'è possibile? Scorgiamo nell'aria due grosse ali di pipistrello che scendono verso di noi. Ci nascondiamo non visti nella torre degli assassini più vicina e veniamo raggiunti dai due pipistrelli volanti che altri non sono che Lele e Leonardo con le macchina volanti con bombarda ideate da quest'ultimo. Finalmente al sicuro prendiamo fiato in religioso silenzio aspettando che le acque si calmino. Ce l'abbiamo fatta...



Commento dell'autore
Sembrava un impresa impossibile, ma ce l'avevamo fatta * parte musichetta* Essì anche per me questa è stata un impresa! Sapevo da tempo come si sarebbe svolta la battaglia, ma solo oggi sono riuscita a scriverla. Oggi, ultimo giorno dell'anno... wow. Sapete è stato emozionante scrivere lo scontro da i due frutti dell'eden... e mi sono venuti in aiuto i Linkin Park e il loro ultimo album " A Thousand Suns"
Fino all'ultimo anche io pensavo che Mor'ranr fosse una spada... un pezzo di metallo insomma, e mi ha sopreso quando le dita battevano da sole sulla tastiera il fatto che la spada sembrasse avere identità propria. Cazzo è un idea geniale! Forse dovrei provarmi la febbre... potrei stare male XD

Curiosità del giorno:
Mor'rarn significa "pace" nell'antica lingua inventata da Paolini.

Ringraziamenti... perchè li faccio adesso? La storia mica è finita!
Grazie a tutti coloro che leggono e che recensiscono, ma più a quelli che recensiscono perchè fanno uno sforzo in più degli altri XP

Buon anno nuovo a tutti!
 
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view post Posted on 1/1/2012, 00:30     +1   -1
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Bellissimo capitolo!!!!!
L'attesa di questi mesi è stata ripagata!!!!!

Grazie Spyro-chan!!!!
CITAZIONE
Mor'rarn significa "pace" nell'antica lingua inventata da Paolini.

Mi pareva.... ^_^ non mi ero sbagliata!

Bellissima la scena del combattimento!! La descrizione del momento magico è stata spettacolare!!! :clap: :clap: :clap:

Che attimo quello dove aprono la botola e nel fratttempo loro lanciano i coltelli... non ho quasi respirato!
Che cattiva Saskia mamma mia... non la sopportavo più!!!!

Per fortuna anche la fuga è andata bene!!! Sono proprio felice!!!
La parte delle armature è molto dolce!!!

:clap: :clap: :clap:
 
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view post Posted on 1/1/2012, 12:16     +1   +1   -1
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CITAZIONE (Fifi Kuroba @ 1/1/2012, 00:30) 
Grazie Spyro-chan!!!!

grazie a te fifi!
CITAZIONE
Che attimo quello dove aprono la botola e nel fratttempo loro lanciano i coltelli... non ho quasi respirato!
Che cattiva Saskia mamma mia... non la sopportavo più!!!!

ehy cerca di non morire! altrimenti chi recensisce? XP


 
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view post Posted on 25/6/2012, 18:59     +1   -1
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Capitolo 11 - Dalla padella alla brace parte 4 - La brace

Giungiamo in fretta e furia alla base, nel centro di Roma e veniamo a sapere felici che seppur avendo perso molti compagni, gli assassini hanno vinto la battaglia. Congedati molti assassini e messine a guardia della base altri Ezio mi chiede di seguirlo in privato. Ci dirigiamo nella sala più lussuosa della base, che si è mantenuta piuttosto intatta, come se non vi fosse avvenuto alcuno scontro. Un lungo tappeto rosso è steso a terra e porta dalla porta sino a un piccolo rialzamento là infondo. Ai lati i focolai ardono illuminando il posto. L’arredamento consiste oltre a ciò in solo delle pezze sul soffitto e sui muri che raffigurano lo stemma degli assassini. Mentre mi chiedo perché Ezio mi abbia condotto fin qui, il mentore inizia a recitare una strana frase in una lingua a me ignota.
- In queste parole- riprende nella lingua del nostro tempo – è racchiusa la saggezza del nostro credo. Agiamo nell’ombra, per servire la luce –
Accompagnati da tali parole, saliamo tre gradini e ci fermiamo entrambi dinnanzi ad un altro braciere che rimane sempre acceso come a voler significare che la setta vive in eterno.
- Un tempo anche tuo padre sedeva attorno a questo fuoco contrastando le tenebre, proteggendo la libertà degli uomini. E ora, cosa che avrei dovuto fare tempo fa, voglio dare a te la stessa opportunità-
Dopo un attimo di esitazione, intento più a osservare il crepitio del fuoco che non a riflettere, mi volgo verso il mentore e gli rispondo:
- Mi hai salvato la vita, mi hai accolto, addestrato. E io vi ho deluso. Ho infranto i vostri insegnamenti, messere-
- Non so cosa sia accaduto esattamente a Napoli, ma so per certo che ti sei riscattato. Hai salvato noi, e l’intera confraternita. Hai salvato tutti dall’uso sconsiderato che Cesare faceva della mela. Sono io che ti ho deluso. Ci siamo lasciati abbindolare da Saskia, nonostante ci fossero le prove effettive che non fosse una buona maestra e… -
- Non vi dovete scusare. Eravate convinto tramite la mela della sua bontà, poco si può fare per contrastarla-
- Hai comunque deciso di venire in nostro soccorso, nonostante il grande svantaggio numerico-
- Lo avreste fatto anche voi-
- Solo in quanto assassino. Qual è la tua risposta?-
- Voi la sapete già la risposta, Maestro-


Salite le scale varco la soglia della porta che conduce sul tetto della base degli assassini. all’orizzonte un timido sole sta nascendo irradiando ogni cosa con la sua tenue luce. So che ci sono altre persone alle mie spalle, ma è come se non ci fossero: non le sento né parlare né tantomeno respirare. Il momento delle parole è finito poco fa. È il momento dei fatti ora. Mi avvicino lentamente sulla pedana da cui si esegue il salto della fede. Stringo nervosamente i pugni tanto da farmi quasi male; ma perché sono così teso? Ah già. È da quando sono entrato nella gilda la prima volta che sogno questo momento. Ora non lo sogno più. Ora lo vivo e il marchio a fuoco sull’anulare sinistro ne è la prova. Una strana sensazione mi fa voltare leggermente, e mi fa alzare gli occhi al cielo: opposto al sole nascente vi è ancora l’oscurità della notte punteggiata qua e là da stelle. Tante stelle… soprattutto una in particolare. La stella Eltanin, la testa del dragone, la stella di mio padre. Gli mostro con orgoglio il marchio a fuoco, come se lo potesse vedere.
- Lui sarebbe fiero di te – sussurra Ezio rompendo il religioso silenzio.
- Lo so -
Osservo ora dinnanzi a me, poi guardo in basso, verso il fiume. Eseguo il salto rituale senza pensarci. Mi lascio andare nel vuoto. E così il drago diviene aquila, protettore del libero arbitrio.

Mi chiamo Eliuca e Sono un assassino.

Ultimissimi commenti dell’autore
Eccoci qua. È ora di scrivere una parola che a volte ha un significato meraviglioso, a volte è bruttissima. In ogni caso arriverà sempre prima o poi.
Eliuca, passare questo periodo a vivere le tue avventure è stato a volte divertente, altre tragico. Tu sei cresciuto, maturato. Sei diventato quello che volevi essere: un assassino. Mi chiedo cosa farai ora, ma in realtà preferisco lasciarti vivere la tua vita. Chissà se camperai cent’anni o morirai in battaglia. Non voglio saperlo. Grazie per i bei momenti che mi hai fatto passare, e per i brutti che hai fatto svanire. Ma è ora di dirsi addio. Salute e pace Eliuca.
A tutti voi, che avete seguito questa storia dall’inizio fino alla fine, spero che la storia vi sia piaciuta e spero che concordiate con me che ora il mio pg deve vivere la sua vita. Non credo di tornare mai più a parlare di lui, se non in qualche spin off. Chiedo venia della brevità di questo capitolo, ma non ci sono altre cose da dire. Potrei inondarlo di descrizioni arrivando alle consuete tre pagine di word, ma non sarebbe più un mio scritto. Mi spiace, ma questo è IL capitolo “la brace”.
Grazie mille dei commenti che mi avete lasciato, mi hanno aiutato a scrivere meglio in molti punti. Grazie del supporto che mi avete dato. In una parola: Grazie.
Salute e pace anche a voi.

Fine

 
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