| Svolta Finale
Dopo alcune accurate indagini, presidiate da DV, i nodi cominciarono a venire al pettine. Prima di tutto DV consultò le telecamere sotto casa di Kudo, era sicuro che l'avessero prelevato a casa sua. Trovando la porta di casa aperta, e senza segni di scasso, il detective avvalorò la sua ipotesi. "Quindi...Kudo ha aperto ai tre che l'hanno rapito?! Perché una mossa così stupida?! Aspetta...non vorrei che..." Fu un flash, ma anche una risposta che la sua mente gli aveva suggerito, una possibilità accantonata, ma solo perché mai avrebbe voluto credere a tutto ciò che era accaduto. "E se...ci fosse lo stesso Poirot's Wolf dietro tutto quanto?" Tutto tornava. Era un membro della NGD, e stabilitosi a Roma da tanto tempi, almeno prima di sparire nel mare di Venezia. Ne conosceva le vie meno controllate, e avrebbe potuto rendere difficile la rilevazione dei suoi percorsi. Sapeva dell'anniversario di Marple e DV, essendo stato (sotto mentite spoglie) al loro matrimonio, e per sapere il luogo fu sufficiente intercettare i loro messaggi...conosceva i loro numeri. Era l'unico che avrebbe potuto sapere dove si fosse trovato il ritratto di Marple, assoldare un cecchino per colpire esattamente in quel punto era una cosa che solo lui avrebbe potuto ordinare. "Forse ha aperto a Poirot, che magari ha fatto finta di essere in difficoltà, in fondo lo credevamo morto...e lui l'ha rapito, assieme all'aiuto dei suoi colleghi, probabilmente esperti di armi da fuoco. Ma dunque...dove si trova Kudo? Potrebbe fare una sciocchezza..." Tutto girava attorno a quella zona. "Deve per forza nascondersi da quelle parti, ma come lo posso trovare?!" Gli venne un idea. Si rese conto di quanto fosse stato semplice avanzare, una volta innescata la serie di deduzioni vincenti. "Questo appartamento...è sotto il nome di Marple's Master...la madre di Marple...e di Poirot! Asso! Chiama la Polizia!" Tutto tornava ancora una volta. Ecco come aveva fatto a nascondersi a Roma, usando la vecchia casa dei genitori, per giunta utilizzando la loro macchina, poi bruciata per non lasciare tracce.
Trovarono Kudo legato ad una sedia del bagno, stesso luogo dove era stato ritratto nella foto minatoria. Poirot era fuggito da poco. "Non posso ancora credere che mi abbia davvero rapito." furono le sue prime parole, dopo essere stato liberato da un fazzoletto, che gli aveva impedito ogni minimo sospiro. "Hai per caso notato i due uomini che erano con lui?" "Si, e non li ho mai visti, ma sicuramente non sono italiani." "Dobbiamo bloccare gli aeroporti allora, o ci sfuggiranno!"
Riuscirono a bloccare i due sospettati proprio quando stavano per avvicinare al loro aereo per la Croazia, la loro nazione. Scattò l'interrogatorio immediato. Trafficanti di armi da fuoco, ed ecco da dove era saltato fuori il fucile da lunga distanza. "Quando avete conosciuto Poirot?" Fu una delle domande più importanti che pose il detective occhialuto. Gli raccontarono la storia che nessuno conosceva, di quando Poirot rimase da solo con la sua nemesi, nei mari lontani da Venezia, la serial killer DoomsDay, e di come lo portarono ad Umag, all'inizio come ostaggio. Ma le sue conoscenze si rivelarono utili al Boss che comandava quel traffico di armi, e aiutò l'organizzazione ad eludere le forze di Polizia locali, trovandosi un posto in quel mondo sporco di sangue. Tuttavia, le manovre del Boss stavano portando il gruppo criminale alla rovina, per questo Poirot e i suoi colleghi croati (uno con passato nell'esercito), stavano organizzando un ammutinamento. Questa informazione risultò molto importante a DV. Giurò di far sapere al loro boss cosa stessero architettando per spodestarlo, se non avessero collaborato. I due si arresero, affermando che farli catturare rientrava nei piani di Poirot, ora scomparso nei dintorni di Roma. Aveva ordinato ad un cecchino di spaventare a morte sua sorella, e tutta la NGD, ma ancora la dinamica della terza sparatoria era rimasta misteriosa. L'unica cosa certa, è che era stato lo stesso Poirot a sparare. la NGD non sapeva che, l'ingorgo che aveva fatto ritardare Kudo il giorno della riunione, era stato causato dalla mano di Poirot, che nella confusione rombante del traffico fece avvicinare uno dei suoi colleghi al detective, piazzando una cimice sulla sua auto. Ecco come riuscì ad individuare il nascondiglio di Marple. Partì la caccia all'uomo. Quello stesso giorno, in una triste confusione, la NGD si diresse alla sede, dove qualcuno li aspettava con pistola alla mano.
"Voglio Marple. Altrimenti sparo." "Poirot...siamo una squadra!" esclamò Kudo, sentimentale. "Taci! Ormai...dopo tutto quello che ho passato...dopo tutto quello che ho fatto...queste cose non mi toccano." "Lascia fare a me." gli bisbigliò DV, che prese in mano le negoziazioni. "Che state aspettando?! Che spari?" "Calmati...innanzitutto...perchè vuoi mia moglie? Cosa ti ha..." "E' una stronza!" gridò adirato. "Cosa intendi?" "Mi ha abbandonato...tutte quelle telefonate a cui non ha risposto...sapeva che ero io. E non mi ha risposto di proposito, mi ha abbandonato!" "Non puoi essere sicuro di questo..." "Sono entrato in una organizzazione criminale da quando sono scomparso...non sono mai potuto fuggire, e lei era la mia ultima speranza...per scappare da quell'inferno...avevo organizzato persino di uccidere il boss...ma non volevo sporcarmi le mani ancora..." "Sta...delirando..." commentò Asso, che non conoscendo il ragazzo barbuto, rimase alquanto colpito. "Non puoi esserne sicuro! Pensaci!" rispose DV. "Le ho lasciato il numero sotto il tappeto di casa! L'avrà sicuramente buttato!" "Marple?" si girò verso la compagna. "Non ho trovato niente!" rispose la ragazza, perplessa. "Forse qualcun'altro l'ha preso, è stato solo un malinteso, una reazione esagerata..." "STA MENTENDO! Poco prima di sparire avevamo litigato...pesantemente, avevamo messo in discussione la vostra relazione, e l'avevo insultata...lei si è vendicata! SE LO MERITA DI PAGARE!" DV notò la tremante pistola puntare verso la sua dolce metà, e decise di mettersi in mezzo. "Non te lo posso lasciar fare. Ma posso aiutarti, posso capire quello che hai passato. Se solo tu mi lasciassi quella pistola..." "Indietro!" il ragazzo barbuto, piangendo, fece un passo indietro. Quell'istante diventò eterno. Guardò begli occhi tutti i detective con cui aveva passato i migliori momenti della sua vita. Incrociò lo sguardo della sorella. La rabbia prese il sopravvento, mentre gli elicotteri della Polizia risuonarono nella tensione. Ferirla non era mai stata sua intenzione, ma la notte della terza sparatoria, mentre il ragazzo si era appostato per sparare e rompere solo la finestra dell'appartamento, lei era spuntata dal nulla. Non era riuscito a trattenersi, come non riusciva a reprimere le sue emozioni in quel momento. Poirot corse verso l'ufficio di Marple e chiuse la porta a chiave. Uno sparo. Dopo qualche secondo, Kudo sfondò la porta con un calcio.
Poirot era a terra, con la pistola accanto. Aveva perforato un altro ritratto della ragazza con l'ultimo proiettile. Era tutto ciò che avrebbe potuto fare. Si arrese. Mentre DV lo abbracciò, Kudo lo ammanettò. Nessuno parlò, nessuno si azzardò a pronunciare qualcosa. Come la voce di Poirot, che sparì senza più ritornare, da li fino al momento del processo.
La NGD ricomparve su tutti i giornali, e ricominciarono i duri periodi di sfiducia da parte del mondo esterno, ma riuscirono a cavarsela. Una mattina, la NGD si ritrovò in sede come al solito. "Forse lo trasferiranno in un istituto psichiatrico." esordì Kudo, piuttosto giù di morale. "Non m'importa. Cominciamo a lavorare." Marple tagliò corto, molto fredda. "Lo andrò a trovare, se non vi dispiace. Volevo solo dirvi questo." replicò Kudo. "Non sarai solo." Asso cercò di tranquillizzarlo, mentre cominciarono la loro routine.
"Mi scusi..." "Si?" "Stavo pulendo il pianerottolo, e ho trovato questa lettera. Per caso è sua." "No...non l'ho mai vista prima."
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