Ok gente.. niente giri di parole. Vi lascio alla lettura. Se volete potete accompagnarlo con delle musiche, a basso volume magari .
Signori, l'ultima parte.----------------
-Parte Sesta-
Last part
Per un paio di settimane non ebbe notizie da sua sorella.
Pensò che il traditore avesse dato loro delle gatte da pelare, ma non voleva diventare ansiosa. Avrebbe aspettato che fosse stata lei a farsi sentire.
Intanto la morte di Shinichi Kudo non la convinceva. Era tornata nella sua abitazione, e sembrava che fosse tutto immutato. Stava per andarsene, quando le venne l’idea di controllare i cassetti dei vestiti. Con stupore vide che i vestiti da bambino che erano lì un mese prima erano stati portati via. Nessuno degli uomini che erano con lei li aveva toccati, quindi doveva essere stato qualche estraneo.
L’unica ipotesi che le venne in mente era che, invece di morire, Shinichi Kudo era stato vittima di un errore dell’azione del farmaco, ed era diventato un bambino.
Quella idea tanto assurda continuava a ronzarle in testa, e senza pensarci segnò nel database che il ragazzo era stato accertato morto. Avrebbe potuto cercarlo con calma, e studiarlo. Forse stava per risolvere quel dannato rompicapo che l’aveva inchiodata per anni.
Quando tornò al laboratorio di ricerca però, trovò Gin davanti alla porta, sigaretta accesa e mani in tasca.
“Ce ne hai messo di tempo a tornare...”
“Che c’è?... hai avuto un’ora libera e non sapevi come passare il tempo?” Shiho lo superò, posando la borsa con i dati sulla scrivania. Non aveva né tempo né voglia di badare a lui.
“Ero venuto a vedere come procedeva il lavoro...”
“Grazie per l’interessamento,ma preferirei rimane da sola, adesso”
“Mi dispiace per te, ma ci sono delle cose di cui ti devo parlare, Sherry”
Lo guardò titubante. Non gli era piaciuto il suo tono, né tantomeno il fatto che avesse spento la sigaretta.
“Ho visto tua sorella qualche tempo fa...”
“...”
“Non ha accettato il nostro accordo, e ha fatto un brutta fine... Peccato.”
Shiho si voltò di scatto e lo fissò sconvolta. Non poteva essere... Akemi era...?
“E’ una menzogna...”
“Sei libera di crederlo... ma prima dà un’occhiata a questo articolo....”.
Le passò un giornale vecchio di un paio di settimane. Un articolo della cronaca riportava in stampatello: “Caso del furto di un milione di Yen: suicidio” “Masami Hirota (25) si uccide con un colpo di pistola dopo la fuga...”. La foto mostrava un corpo coperto da un lenzuolo, poliziotti e curiosi attorno al cadavere.
Masami Hirota.. era il nome che Akemi usava quando operava come membro dell’Organizzazione.
Shiho ebbe un capogiro.
“No... no non può essere...come..?...Perchè??”
“Non sono informazioni che ti riguardano”
“Invece mi riguardano eccome! Era mia SORELLA!”
“Un caso, il destino. Incolpa chi vuoi, Sherry”
La ragazza trasalì. Sentiva il cuore pulsare in maniera incontrollata, e la ragione abbandonarla.
“No, io incolpo VOI! Me l’avete uccisa! Perché?! DIMMI IL PERCHE’!!” Fuori di sé, gli lanciò il giornale contro, inutile tentativo di colpirlo.
“Datti una calmata”. Scacciò i fogli voltanti infastidito e le si avvicinò con fare minaccioso. Le bloccò i polsi prima che Shiho potesse reagire, e la fissò con freddezza.
“Brutto...”. Shiho cercò di divincolarsi ma quell’uomo aveva una forza incredibile.
“Tu ora ti metti lì, da brava, e riprendi il tuo lavoro. Dimenticati di tua sorella, e forse anche te verrà risparmiata la vita. Un essere inferiore come lei non meritava di vivere. Tu invece... tu sei speciale... non fare la sciocca, Sherry...” Gin la tenne vicino a sé con una mano sola, mentre con l’altra le sollevava il volto. Shiho era sconvolta. Aveva il volto di chi pativa sofferenze enormi dentro di sé, ma cercava di contenerlo, dietro una maschera furiosa.
Non poteva e non voleva rendersi vulnerabile di fronte a lui.
“I tuoi occhi distrutti dal dolore... mi fanno sentire.. vivo....” sibilò quelle parole a poca distanza dal suo viso, prima di costringerla a baciarlo con violenza.
La ragazza cercò di sottrarsi da quella morsa, e quando Gin si separò, gli diede un forte schiaffo, così forte da farsi male. Ora era anche disgustata e inorridita, e sentiva che sarebbe collassata da un momento all’altro..
“Vattene...” Non seppe dire altro.
Gin rimase in silenzio, lo zigomo appena arrossato. La guardò come se stesse fissando una preda in gabbia.
“D’accordo Sherry. Per oggi me ne vado. Ma non potrai sfuggirmi per sempre...” Sfoggiò un sorriso sadico, leccandosi le labbra, e se ne andò, accompagnato dall’eco dei suoi passi.
Shiho rimase sola nel laboratorio. Si passò la mano sulle labbra più volte, schifata da quel gesto. Odiava quell’uomo... Sentiva il suo maledetto odore di sigaretta ovunque... sui vestiti,sui capelli, sulla bocca. Avrebbe voluto fargliela pagare, fargli pentire di tutto... ma sapeva che era impotente con lui.
Poi la realtà la investì all’improvviso.
Akemi era morta.
Era morta per liberarla... uccisa da loro.
Le gambe non la ressero più e si sedette per terra. Ansimava, e sentiva il cuore stringersi in una morsa mortale. L’unica persona che ancora credeva in lei, che la faceva sentire una persona normale, se n’era andata per sempre.
“Akemi.. sorella... dimmi che non è vero... .. ti prego....”.
Delle calde lacrime cominciarono a scenderle lungo le guance pallide. Le lasciò scorrere, lente, ma copiose. E alla fine, quando non ce la fece più a contenersi, scoppiò in un pianto disperato, senza ritegno.
Era la prima volta da quando aveva memoria che piangeva il quel modo.
Lacrime vere e amare, che bruciavano negli occhi, e lasciavano solchi roventi sulle guance. La gola che si stringeva e non la faceva respirare. La testa che le scoppiava, e il ronzio insistente nelle orecchie.
Odiava Gin.... odiava quel Rye che aveva distrutto la loro vita...odiava l’Organizzazione... odiava sopratutto quel laboratorio.
Le ricerche, l’apotoxina, i dati raccolti... in un impeto di rabbia, si alzò barcollante e buttò per terra una serie di fiale piene di sostanze chimiche, che quando si ruppero provocarono una reazione gassosa. Se respirava del veleno non le importava. Non c’era più niente che le importasse. Ruppe un paio di microscopi, scaraventò fascicoli pieni di dati, e in poco tempo il laboratorio si trasformò in un campo di battaglia.
Odiava tutto.
Persino se stessa.
Per tre giorni interi non si fece sentire. Rimase chiusa nel suo appartamento, a sbollire la disperazione. Il quarto giorno la vennero a prelevare con la forza, e la trascinarono davanti a un gruppo di superiori.
“Non si fa così Sherry... le ricerche devono andare avanti...”
“Smetti di fare l’infantile e riprendi il tuo lavoro”
“Non vorrai rendere vana la morte di sua sorella?”
Fu rinchiusa quindi nel suo laboratorio, pulito dalla strage che aveva fatto l’ultima sera.
La volevano costringere a lavorare, ma lei si rifiutò categoricamente.
Voleva sapere il perché della morte di Akemi, e non avrebbe preso in mano nemmeno una cavia, senza una risposta soddisfacente. Era anche sconvolta per il fatto che glielo avessero tenuto nascosto per settimane.
I sicari del centro ricerca la minacciarono con la pistola, Vodka per primo, ma il caporeparto li fermò dal commettere un atto impulsivo. Le diede un giorno di tempo per ripensarci.
Shiho non si fece intimorire.
Rimase tutto il tempo necessario chiusa nel suo studio e quando si ripresentò davanti al superiore, non cambiò atteggiamento. Le ricerche sull’aptx4869 per lei potevano anche essere finite, se non le dicevano la verità.
“Ho capito. Mi dispiace per te Sherry. Credo che il nostro incontro finisca qui. Peccato, potevi davvero fare qualcosa di importante... E’ stato un piacere lavorare con una mente come la tua”.
Bugiardo sfruttatore. Non c’era nessuno in quella struttura a cui fosse mai importato di lei.
Venne trascinata senza troppe storie da Vodka in uno piccolo sgabuzzino adibito a camera a gas. La ammanettarono a un tubo, e la chiusero dentro, da sola e al buio. Probabilmente in attesa della sua esecuzione.
Non oppose resistenza, e non si lamentò. Era preparata a quell’epilogo.
Per Shiho ormai era finita. Richiusa, incatenata,con una condanna di morte sulla testa. Sembrava di essere una di quelle povere protagoniste delle fiabe che aspettano che il principe le salvi. Però per lei non c’era nessun principe. Nessun lieto fine per una donna come lei, che era immersa nel nero da sempre.
Immaginò a chi fosse toccato ucciderla. Per un attimo pensò al boss stesso, ma poi la risposta le fu così ovvia che si diede della stupita. Sarebbe stato Gin a giustiziarla, con quel sorriso esaltato, e la sigaretta accesa che pendeva annoiata dalla bocca.
Si morse il labbro dalla rabbia, maledicendolo.
Non glielo voleva permettere. Non gli avrebbe dato anche quella soddisfazione.
Tirò fuori da una tasca nascosta del camice, una capsula dell’APTX4869. L’aveva tenuta con sé per le emergenze, anche se non pensava che l’avrebbe usata in un occasione del genere.
Fece un respiro profondo.
Era pronta a farlo.
Ormai non le restava nessun motivo per vivere.
“Akemi... perdonami...”
Inghiottì il farmaco, e attese in silenzio il suo effetto.
Una lacrima solitaria le attraversò la guancia.
L’APTX4869 agì subito, come aveva previsto.
Gli arti cominciarono subito a intorpidirsi, e l’aria sembrava mancarle.
Vivere i secondi sapendo che sarebbero stati i suoi ultimi,le fecero capire quanto il tempo fosse relativo.
Poi fu scossa da diversi spasmi. Violenti e ripetitivi.
Una reazione così non se l’aspettava proprio. Le venne una nausea atroce, e ogni parte del suo corpo cominciò a bruciare come il fuoco.
Sembrava che le stessero strappando la carne dalle ossa.
Perse i sensi un paio di volte, ma il dolore atroce la costringeva a rimanere sveglia. Una scossa più potente la fece quasi urlare dal dolore. Sentiva ogni cellula del suo corpo strepitare. Era veramente una morte atroce.
Poi finalmente la sua coscienza si spense.
Quando Shiho si svegliò, era ancora da sola, a terra, nella camera polverosa. Ci mise qualche secondo a capire cos’era successo: se era ancora lì, voleva dire che il veleno non aveva fatto effetto. Ogni singolo muscolo del corpo urlava pietà, e la testa le stava scoppiando, con un martellare continuo e insistente alle tempie.
Qualcosa era andato storto. Doveva morire, e invece era ancora lì.
“M..maledizio..ne...”
Si sentiva uno schifo.
Fece per alzarsi, ma un camice enorme le impacciava i movimenti. Perplessa e febbricitante, si guardò meglio attorno: i suoi vestiti erano diventati improvvisamente fuori misura. E ancora più strano era che non aveva più il polso ammanettato. Tra lo stupore e l’incredulità, si guardò meglio, e si toccò il viso.
Le proporzioni erano tutte sbagliate, e le mani erano esili e minute. Fu sconvolta.
Era diventata una bambina.
Non riusciva a capacitarsi di quell’assurda trasformazione, ma delle voci fuori dalla porta la riportarono bruscamente alla realtà. Il panico la pervase. Doveva scappare da quel posto.
La paura la fece agire prima della ragione. Cercò disperatamente una via di fuga, e per la prima volta notò un condotto dell’aerazione proprio affianco a lei. Era troppo piccolo per un adulto, ma forse una taglia bambino poteva passarci. Senza pensare alle conseguenze, si infilò nel condotto, nella completa oscurità, trascinandosi dietro i suoi vestiti.
Non poteva lasciare tracce.
Scivolò giù per qualche metro, e quando ritenne di essersi allontana abbastanza dalla sua sezione del laboratorio, uscì da una grata che dava nel centro rifiuti dell’industria, e grazie al cielo atterrò sul morbido, in mezzo a pile e pile di cartoni e vecchi fogli. Si divincolò dal mucchio di spazzatura, e cominciò a correre, uscendo da una porta di servizio. Pregò solo che nessuno la notasse.
In pochi secondi si ritrovò sul corso principale, dove si affacciavano i laboratori.
Una pioggerellina fastidiosa scendeva costante, ma era l’ultimo dei suoi problemi. Cominciò a correre sul marciapiede, a piedi scalzi e avvolta nel suo ormai-fuori-taglia camice bianco. Il panico le attagliava ancora il cuore, e voleva solo mettere più distanza che poteva tra lei e quell’inferno.
I vestiti la ingolfavano, e spesso inciampò da sola.
Shiho Miyano, in un corpo di una bambina, stava correndo verso il nulla, su un marciapiede affollato.
La gente la guardava perplessa, e qualcuno la chiamò, ma lei non si voltò e non si fermò. Non poteva e non voleva fermarsi.
Ma non sapeva cosa fare. Non aveva nessuno a cui rivolgersi, nessuno a cui chiedere aiuto. Nessuna famiglia, e nessuno di cui si poteva fidare. Era veramente sola al mondo.
Solo un nome continuava a ronzarle per la testa.
Shinichi Kudo.
Se era vero che anche lui era diventato bambino assumendo l’APTX4869 , allora forse... forse l’avrebbe capita... poteva aiutarla. Non lo conosceva, ma intuiva che li legava uno strano destino... quello di non essere morti quando era giunta la loro ora. Cercò di ricordarsi la locazione dell’abitazione del liceale, e deviò la sua corsa. Era la sua unica speranza...
Arrivò ansimante davanti alla casa dei Kudo dopo mezz’ora, sotto una pioggia ormai scrosciante.
Era sempre buia e apparentemente abbandonata, e dalla prospettiva di una bambina sembrava ancora più inquietante. I piedi le facevano male, e aveva percorso l’ultimo chilometro appoggiata al muro, sorreggendosi come poteva.
Dopo un ultimo sforzo per rimanere cosciente, rovinò a terra, completamente esausta.
Cosa sperava di ottenere... anche se Shinichi Kudo fosse stato ancora vivo, non sarebbe certo tornato a casa sua. La sua fuga aveva solo ritardato l’esecuzione... non poteva evitare la morsa del mastino che la inseguiva. Presto l’avrebbero ritrovata, e sarebbe stato ancora peggio... il fatto di essere finalmente riuscita nello scopo di creare una sostanza che ringiovaniva non le sfiorava neppure il cervello. Anche se era tornata una bambina, con la mente di un’adulta, non si sarebbe salvata da morte certa.
Sentiva il sapore salato del sangue in bocca, e ogni respiro sembrava una pugnalata nei polmoni.
Si sentì una sciocca, e la mente cominciò lentamente a scivolare nell’oblio, dandole sollievo.
Nell’inconscio, le parve per un attimo di vedere sua sorella Akemi, sorridente e calorosa, che le faceva l’occhiolino.
“Andrà tutto bene Shiho... non ti devi arrendere.“
Nel frattempo, poco lontano da casa Kudo, il dottor Agasa si affrettava a buttare via la spazzatura, sotto una pioggia insistente.
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Ok.. è finita. Il seguito da questo punto in poi lo sapete
anche se si potrebbe fare un eventuale zoommata fino al momento in cui viene presentata in classe sotto gli occhi assonnati del gurzo.. ma per ora si ferma qua.
Spero di avervi fatto amare un po' di più questo personaggio, se ancora non lo apprezzavate, e di aver messo un po' di luce sul suo tenebroso passato, per quanto sia ipotetico e inventato. Io sinceramente mi sono affezionata ad Akemi, che a mio parere è troppo poco citata nella storia originale... sebbene sia un personaggio importantissimo sotto molti aspetti: per Shiho, la quale fuga ha portato a una grossa svolta nella trama e nella vita di Conan, che per Shu, che si è dedicato anima e corpo nella lotta contro i MIB.
Grazie a tutti per il sostegno, e per avermi concesso il vostro tempo, nella speranza di avervi regalato qualcosa di cui ne valeva la pena. Per un autore è l'obbiettivo principale ^^
Edited by Sherry Of The Shadow - 29/6/2022, 01:00