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| Tranquilla Yume ne è davvero valsa la pena XD Buona lettura^^ www.youtube.com/watch?v=Hs0HELcUYUYRan aprì il libro.. Terrore sotto la pioggia
Fisso fuori sotto la pioggia, con il cuore pesante. E' la fine del mondo nella mia mente. Poi la tua voce m'influenza a tornare.
Assurdo quante cose sono successe quella sera. E' stata la prima volta che ho avuto paura. Una paura folle che mi attanagliava il petto. Una paura che non se n'è andata fino a quando finalmente ho chiamato un taxi e ce ne siamo andati via da quel maledetto vicolo. Se ripenso ancora a quella sera mi vengono i brividi. Come avrei fatto senza di te? Questa stessa canzone continuava dicendo "Perché tu vivi, io vivo". Ecco probabilmente se qualcosa quel giorno fosse andato storto, avrei preferito morire. Sì, ne sono sicuro. Non avrei avuto più il coraggio di vivere quella vita. Per fortuna non è successo, ma non hai idea di quanto fossi terrorizzato. E tutto per quel maledetto fazzoletto. Quel fazzoletto, che se sapessi davvero di chi è probabilmente non l'avresti neanche voluto più toccare. Sì lei, Sharon. Devo ammettere che da quel giorno ho odiato con tutto il cuore quella donna. Lei e i suoi compagni mi hanno rovinato la vita. Ma a questo ci arriveremo più tardi. Voglio raccontarti cos'è successo quella sera. Voglio farti capire tramite quell'orribile esperienza quanto ci tengo a te. Ero entrato nell'edificio e subito, grazie ai lampi del temporale, notai le macchie di sangue sul pavimento. Mi presi di coraggio e anche se non volevo lasciarti da sola sapevo che c'era il tassista con te. Perciò salii le scale. Arrivai in cima e lo vidi. Il killer. Rimasi paralizzato. Lui era in piedi, debole, ferito. Eppure io rimasi paralizzato dal terrore. Non c'era da stupirsi dopotutto. Ero appena un ragazzo di terza media. Lui mi sorrise malevolo e mi puntò la pistola. Eravamo nella parte più alta della scala antincendio. Sotto la pioggia battente. Nella mia mente c'era davvero la fine del mondo. Ho scoperto che è vero quello che dicono nei film e nei libri. Ovvero che quando la tua mente crede che stai per morire il tuo subconscio fa la rassegna di tutti i momenti della tua vita. Quella è stata la prima volta che mi è successo. Poi però qualcosa riscosse sia me che il killer. La tua voce. Stavi salendo. Sentivo i tuoi passi rimbombare sulla scala antincendio e sentivo la tua voce echeggiare nella testa. L'uomo allora preso dal panico scappò verso il basso. Fu un'attimo. Quell'attimo di smarrimento, poi l'assoluto terrore. Quel terrore di cui ti ho parlato prima. Il pensiero che se lui scendeva e tu salivi, ti avrebbe incontrata e uccisa. Con una morsa al cuore, mi affacciai dalla balaustra e ti urlai con tutto il fiato che mi era rimasto. "Ran scappa! E' il killer scappa!" Ti vidi paralizzata lì. Come me pochi secondi prima. Così iniziai a scendere di corsa le scale. Il cuore mi martellava talmente forte, che avevo paura mi sarebbe venuto un'infarto da un momento all'altro. Poi quel colpo di fortuna. Il cedimento della balaustra al vostro pianerottolo. Quando ti vidi lì, ancora viva che cercavi di aiutare l'uomo a tornare sulla scala antincendio tirai un sospiro di sollievo e venni ad aiutarti. Quell'uomo ci doveva un favore. Un grosso favore. Lui, che aveva tentato di ucciderci. Era appena stato salvato proprio da te e me. Fidati se ti dico che quel debito l'ha saldato. Se non l'avesse fatto probabilmente non sarei ancora qua a scriverti questo libro. Quella sera però. Il terrore più grande fu quello di perderti. Persino quando svenisti di fianco a me per la febbre alta. Anche lì, per un'attimo ebbi paura di averti persa. Ma mi accorsi che respiravi, così ti presi in braccio, minacciando il killer di non fare mosse avventate. Lui non fece niente, dato che era ferito, con gli sbirri alle calcagna e senza silenziatore. E ti portai via da lì. Quella notte in hotel non riuscii a dormire e rimasi in camera con te tutta la notte. Tranne quando mia madre volle toglierti i vestiti bagnati, consigliandomi di andare a cambiarmi anch'io. Poi rimasi vicino al tuo letto. A vegliare su di te. Proprio come alla partenza di tua madre.
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