| Ecco qua il capitolooooooo^^ Un gioco pericoloso
I due ragazzi erano seduti sull'autobus da ormai una buona mezz'ora. "Tra poco siamo arrivati" disse la ragazza al suo accompagnatore. "Perfetto, m'incuriosisce questa materia di cui mi hai parlato. Come hai detto che si chiama?" "Antropologia del mito" rispose di nuovo lei. Poco dopo i due ragazzi scesero, e aspettarono al ciglio della strada che scattasse il verde per attraversare. Era un'orario insolito e c'erano solo loro che camminavano per quella via che nelle ore di punta era sempre sovraffollata. Il verde finalmente scattò e la ragazze mosse i primi passi verso la strada per attraversare. Successe tutto in un attimo. Appena la ragazza mise entrambi i piedi sulle strisce e iniziò a camminare, la macchina che si era fermata per far passare i pedoni, partì. Il ragazzo che era dietro di lei, con degli ottimi riflessi l'afferrò per il braccio e la tirò verso di sé, così che la macchina le passò di fronte. La ragazza rimase immobile per un minuto buono, il tempo che il semaforo per i pedoni tornasse rosso e poi di nuovo verde. "Cosa diavolo aveva in mente quello?" "Credo ti voleva morta" disse una voce dietro di loro. I due ragazzi si girarono. Tony, il ragazzo sulla sedia a rotelle, li aveva raggiunti e aveva visto la scena. "Tu dici che erano del Giardino?" chiese il ragazzo biondo in giapponese, che aveva capito l'italiano, ma non sapeva rispondergli nella sua lingua. "Ne sono sicuro" rispose lui. Poi tutti e tre attraversarono la strada dirigendosi verso l'università.
Il ragazzo si era appena seduto alla scrivania del suo studio, quando Bianca entrò terrorizzata. "Kaito, vieni subito" disse. Il ragazzo, ormai terrorizzato da tutte le brutte sorprese che stavano capitando ultimamente, seguì di corsa la ragazza che lo scortò alla stanza vicino all'ingresso. Lì c'era Aoko. Era bianca come un cencio, i vestiti sporchi di fango, i capelli tutti spettinati. "Aoko cos'è successo?" chiese il ragazzo avvicinandosi a lei. La ragazza scoppiò a piangere. E tra i singhiozzi cercò di raccontare. "Mi…mi hanno inseguito…per tutto il tragitto dal supermercato…erano armati…non potevo condurli qua…così…così mi sono nascosta in un cantiere…dopo un'ora finalmente si sono arresi…e se ne sono andati…" Il ragazzo l'abbracciò forte. "Tranquilla Aoko, calma, non è successo niente, stai tranquilla, ora passa tutto" Dopo qualche minuto, la ragazza si calmò, tra le braccia dell'amico d'infanzia. "Ascolta - continuò poi Kaito - vai a farti una bella doccia calda ok? Rilassati" Lei fece un cenno con la testa e si allontanò.
"Cosa?" urlò il ragazzo al cellulare. "Dico sul serio Kudo, se non fosse stato per il padre di Kazuha ci avrebbero presi. Abbiamo pure dovuto inventarci una scusa con lui, altrimenti avrebbe capito che siamo dentro qualcosa di grosso" Il ragazzo sospirò. "Ascolta Hattori, sarei molto più tranquillo se vi sapessi qui a Tokyo, potreste dormire a casa mia, ma è meglio se rimaniamo uniti, finché non finisce questa storia. Sta diventando un gioco pericoloso, questi non scherzano più" "Ok, ma come facciamo? Insomma se è bastato tentare ad andare a scuola per farci inseguire, figurati se proviamo ad andare in aeroporto" "Fatevi accompagnare da tuo padre o dall'ispettore Otaki e poi vi verremo a prendere all'aeroporto di Tokyo" Il giovane detective dell'ovest sospirò, ma poi accettò la richiesta dell'amico, dicendo che sarebbero partiti il prima possibile.
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