| Eccolo qua^^
Decisioni affrettate
"No Hakuba, ti ho detto di no" sentenziò la ragazza. "Insomma Chiara non fare la bambina, ha il diritto di saperlo" rispose il biondo. "Certo che ha il diritto di saperlo, ma non lo saprà perché tu non glielo dirai" rispose la ragazza irritata. "E va bene fai come vuoi" concluse lui arrendendosi. Erano in aeroporto ad aspettare l'arrivo di Lodovico. La gente attorno al loro la guardava con aria stupita, mentre parlavano quella lingua strana fatta di suoni gravi e secchi.
Poco dopo iniziarono ad uscire i primi passeggeri dell'aereo che veniva da Milano. "Ma almeno sai che aspetto abbia?" chiese il ragazzo. "In realtà no, ma ho preparato questo - disse tirando fuori dalla borsa un foglio con su scritto a caratteri cubitali Lodovico - Anzi sai che ti dico? Facciamo un gioco grande detective, vediamo se riusciamo ad indovinare chi è" propose poi, abbassando il cartello e nascondendolo. "Ci sto!" rispose compiaciuto il ragazzo con sorriso sornione tipico dei giovani detective liceali. Poco dopo. "Ecco secondo me è quello" disse la ragazza. Stava indicando un ragazzo alto e slanciato. Aveva gli occhi verdi e i capelli castano chiaro. Portava con se un trolley e una valigetta tanto grossa da portare tre vocabolari. "Dici? - rispose il detective biondo - secondo me è quello dietro" Il ragazzo indicato dal detective inglese era alto quasi uguale, ma era moro con gli occhi scuri e portava una piccola valigia e una borsa per il computer. Mentre lui diceva la sua la ragazza alzò di nuovo il cartello e il castano lo vide sorrise e li raggiunse. "Ops, mi sono dimenticata di dirti che sebbene Lodovico sia uno scrittore scrive sempre con la sua macchina da scrivere e non con il computer. Devi perdonarmi" disse lei sogghignando. Il ragazzo li raggiunse. "Chiara, mi fa piacere vederti finalmente di persona" disse il ragazzo stringendole la mano. "Vale lo stesso per me collega, ma chiamiami Kiaretta, preferisco. A proposito lui è uno del gruppo" disse poi indicando il detective. "Piacere Hakuba" si presentò con un forte accento inglese. "Perdonalo, è giapponese, ma è stato molto in Inghilterra, invece di Italiano sa poco e niente" "Beh allora parliamo in giapponese non voglio mica trascurarlo" disse con un sorriso il giovane scrittore nella stessa lingua del biondo.
"Che cosa?" Gli mancò il fiato. Per l'ennesima volta. Le gambe gli cedettero e si accasciò sulla sedia. Possibile che non c'era mai un attimo di pace? Dall'altra parte il suo interlocutore continuava a parlare e spiegare. "Senti, lascia stare, trascinali qui anche con la forza se devi, anzi fatti aiutare anche da loro se vogliono. Vi voglio qui entro la settimana, tanto ci sono le vacanze di Natale non ha scuse. E' ora che chiudiamo questa faccenda" Il suo interlocutore aggiunse ancora qualcosa poi. "Ok, allora fammi sapere ciao" Chiuse la chiamata, proprio mentre Aoko stava entrando nella camera. "Kaito tutto ok? Sei pallidissimo" disse con tono preoccupato. "Non va bene proprio niente Aoko. Sono stanco. Stanco. Questi maledetti fiori non mi stanno dando pace. Almeno quei pazzi dei Man In Black non mi torturavano fino allo sfinimento. Ultimamente sembrano essersi moltiplicati. Non li sopporto più!" La ragazza si sedette vicino a lui. "Coraggio Kaito, calmati andrà tutto bene, vedrai che quando sarà il momento riusciremo ad…" "Ora" la bloccò lui. "Cosa?" chiese la ragazza che non aveva capito. "Ora, ci raduniamo tutti, tutti quelli che possiamo. Mi sono rotto dei loro giochetti, è ora di chiuderla per sempre. Metterò la parola fine a quella maledetta organizzazione di fiori velenosi" Concluse serrando i pugni furioso.
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