| Preparatevi a un lunghissimo capitolo, pieno di tensioni^^ Buona lettura
Incubi dal passato
I due bambini erano seduti nel sedile posteriore di una delle quattro macchine nere coi vetri oscurati. Il maschio era affacciato al finestrino la mano sotto al mento, sembrava pensieroso. La bambina invece sembrava alquanto nervosa mentre stringeva convulsamente i suoi jeans. Accanto a loro una donna, con le gambe accavallate li osservava. Anche lei sembrava nervosa, lo si notava dai suoi occhi color del ghiaccio che si muovevano inquieti dietro le grandi lenti degli occhiali. Nei due posti anteriori invece c'erano due uomini. Quello al posto del passeggero era un uomo baffuto, con capelli e baffi grigi. Anche lui portava un paio di occhiali e sembrava parecchio nervoso di essere in quel luogo. L'altro, quello al posto di guida, era l'unico che sembrava essere rilassato quanto il bambino e fumava tranquillamente una sigaretta. Non passò molto che un uomo robusto dai tratti americani arrivò trafelato alla macchina. "La via è libera e le armi sono pronte" disse. "Bene - rispose l'uomo al posto di guida sorridendo e buttando la sigaretta a terra - è ora di far fuori quei figli di p…" "Akai, ci sono dei bambini!" lo sgridò Jodie. "Hai ragione scusa" l'uomo aprì la portiera dell'auto e uscì sotto la pioggia battente. Gli altri due fecero lo stesso e anche i due bambini li imitarono. "No, voi rimanete qui" sentenziò la donna con sguardo severo. "Assolutamente no. Noi c'entriamo in questa missione quanto voi e non ce ne staremo con le mani in mano, anche noi li vogliamo morti" rispose tutto d'un fiato il bambino. "Conan - disse la donna abbassandosi alla sua altezza - questo non è più un gioco lo sai vero?" "L'ho sempre saputo, ma non voglio aspettare qui per ore non sapendo che sta succedendo là dentro. Ai ed io non siamo dei semplici bambini e voi lo sapete benissimo, perciò dateci una pistola per difenderci e vi daremo una mano" La donna era già pronta a ribattere, ma l'uomo le mise una mano sulla spalla. "Andiamo Jodie, io del piccoletto mi fido e ti assicuro che la bambina sarà un portento" disse rivolgendo poi i suoi penetranti occhi verdi su quelli della piccola che ebbe un fremito.
Poco dopo erano pronti ad entrare. Erano circa trenta uomini in borghese, compresi i due bambini e il doppio in tenuta. James diede il via e un uomo sfondò la porta d'ingresso. Da lì a pochi secondi si scatenò l'inferno. I membri dell'organizzazione non sembravano per niente nel panico di essere stati colti di sorpresa, e contrattaccarono con prontezza. Il bambino si guardò attorno. Quanti diamine erano? Possibile che lui conosceva l'esistenza solo di sette membri? Quelli lì erano più di sette, erano centinaia. Nella confusione in bambini non riuscirono più a stare vicini.
Ai si guardava attorno disperata, la pistola tremava come le mani che la tenevano. Successe tutto in un attimo. Sentì quella voce fredda, spietata e sensuale allo stesso tempo, dopodiché qualcosa la colpì forte alla testa e tutto divenne buio.
Conan ebbe un attimo di panico nel non vedere più l'amica, poi dimenticò tutto. Davanti a lui in mezzo alla folla scorse il suo obbiettivo. I lunghissimi capelli biondi e l'impermeabile nero che si muovevano per via del passo svelto. Il cervello gli si annebbiò per qualche secondo. Nella sua testa tutto era diventato sfocato e l'unica cosa certa era che doveva uccidere quell'uomo. Strinse convulsamente la pistola e partì per l'inseguimento.
La bambina si risvegliò con un forte dolore alla testa. All'inizio le sembrò tutto sfocato. Poi pian piano mise a fuoco. Era nel suo ufficio. Quel maledetto ufficio dai colori sgargianti che le dava la nausea. Le sembrò strano che non l'avessero legata in qualche modo. Era libera, anche se sicuramente la porta era chiusa chiave. Quando finalmente riprese totalmente coscienza. "Finalmente sveglia" di nuovo quella maledetta voce. Con un brivido si voltò verso di lei, incrociando così quel viso angelico straziato da un'espressione malvagia che le sconvolse le viscere. "Cos'hai intenzione di fare?" chiese la bambina, impaurita. "Semplicemente eliminare la mia unica rivale" sentenziò la donna sorridendo sorniona. "Rivale?" chiese lei. Non capiva, cosa c'entrava adesso la rivalità? Lei era la traditrice. Era per questo che la volevano fare fuori. Era sempre stato quello il motivo. "Ben detto piccola Sherry, rivale. Vedi la nostra storia è un po' come quella di Biancaneve. Solo una di noi due può essere la più bella e di certo non sarai tu" poi con un ghigno maligno tirò fuori un coltello e scatto verso la bambina che per evitarla si buttò a terra. Il coltello affondò nel divano di velluto su cui poco prima era seduta Ai. La donna si girò di nuovo e si avventò contro la piccola.
Conan stava inseguendo l'uomo ormai da parecchi minuti, le urla e gli spari intorno a lui si stavano facendo sempre più intensi e fastidiosi. Ad un tratto vide l'uomo fermarsi in un corridoio completamente vuoto. Bussò ad una porta ed entrò lasciandola aperta. Il bambino cautamente si accostò alla porta e vide due uomini parlare. Uno era quello che aveva inseguito fino a quel momento, Gin, il suo incubo per quasi due anni, l'altro aveva penetranti occhi grigi e capelli scuri come il petrolio perfettamente in ordine. Era vestito completamente di nero. Un completo molto elegante, compreso di cravatta nera sulla camicia bianca immacolata. Eccoti finalmente ti vedo brutto farabutto. Hai rovinato la vita a milioni di persone con la tua banda di pazzi, ma ora è finita caro mio… Il bambino prese la spilla che aveva attaccata alla maglia e bisbigliò qualcosa al microfono. "Jodie, sono nel quarto corridoio a sinistra, c'è il boss qui" Purtroppo però qualcun'altro oltre alla donna sentì la sua frase. "Piccolo demone…" A quelle parole il sangue gli si gelò nelle vene. Era la fine, non voleva neanche girarsi. Sentì la carica della pistola e chiuse gli occhi poi uno sparò, ma nessun dolore.
La bambina continuava a scansare i colpi della donna a forza di salti e nascondigli. Aveva le ginocchia sbucciate, il fiatone e le gambe a ogni movimento brusco sembravano intorpidirsi sempre più. A un tratto un attimo di distrazione. Erano stati pochi millesimi di secondo, ma le costarono cari. La donna era scattata davanti con rabbia e lei aveva indietreggiato, ma non abbastanza. Il coltello la colpì in pieno volto. Sentiva un dolore lancinante dallo zigomo destro alla guancia sinistra passando dal naso. Iniziò a sentir colar il sangue. Caldo umido. Alla donna però non bastava e ricominciò ad attaccare la bambina che scappava imperterrita, mentre il sangue iniziava a sporcare il dolce viso.
Conan riaprì gli occhi. Davanti a lui c'era Shuichi Akai che puntava ancora una pistola fumante all'interno della stanza. Il bambino si girò e vide cosa era successo. Il boss era accasciato sulla scrivania senza più espressione, mentre Gin guardava ancora sconvolto la scena. "Vattene via piccolo, vai da un'altra parte" disse Akai. Il bambino non se lo fece ripetere e corse via, accendendo i suoi occhiali doveva ritrovarla e in fretta. Presto lì si sarebbe creato il putiferio alla scoperta della morte del boss. Per fortuna non era lontano, decise di passare da una conduttura per l'areazione. Era quasi arrivato. Poi ecco che qualcosa lo fece fermare per un attimo. Un rumore. Sembrava una sirena. Solo poco dopo capì che era l'allarme del covo, probabilmente per avvertire la morte del boss.
La bambina era di nuovo a terra, il viso ormai coperto di sangue, il fiato corto, le gambe così intorbidite che non l'avrebbero retta se avesse provato a rialzarsi. La donna davanti a lei rideva malefica. Quel maledetto sorriso che aveva tormentato tutti i suoi sogni più terribili. Un sorriso sensuale color porpora. L'allarme la salvò. Perché appena suonò la donna corse fuori dalla porta a vedere cosa succedeva. Qualcuno la prese alle spalle tappandole la bocca e la fece passare per il condotto di ventilazione. Quando si fermarono, ormai terrorizzata si girò verso il suo rapitore e si sentì sollevata e allo stesso tempo sconvolta nel vedere due piccoli e perfetti occhi azzurri dietro agli spessi occhiali. "Rimani qui - le disse il bambino - Tieni stretta la tua spilla dei Giovani Detective, Jodie ha il rilevatore e ti verrà a prendere" Stava già per andarsene, ma lei lo bloccò, mentre le lacrime iniziavano a scendere e a confondersi col sangue. "Non lasciarmi sola, ti prego, ho paura" Il bambino sorrise. "No Shiho tu sei forte, sei molto più forte di me, senza di te a quest'ora sarei morto un sacco di volte. Tu ce la farai e ti prometto che ne usciremo entrambi vivi" poi le diede un bacio sulla guancia e se ne andò a gattoni per il cunicolo.
Il bambino uscì dal condotto di areazione e tornò ai corridoi bui del covo. Doveva trovarla. Doveva trovare quella donna e ucciderla. Gli aveva fatto una promessa a New York, e non voleva assolutamente mancare a una promessa. Aveva giurato che la prossima volta che l'avesse incontrata l'avrebbe spedita dritta all'Inferno. Troppe volte si erano reincontrati dopo quella volta, ma non l'aveva mai fatto. Ora però aveva esagerato. Aveva fatto del male ad Ai e questo non glielo poteva assolutamente perdonare. La vide. Era in fondo al corridoio in cui si trovava. "Sharon" urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Il corridoio si zittì, mentre il bambino iniziò a correre verso la donna che aveva il suo solito ghigno sul viso. Quando ormai era quasi vicino però, il volto compiaciuto della donna tramutò in un'espressione di terrore. Fu un attimo. La donna lo prese dalla vita e si girò mettendosi dov'era lui prima. Proprio in quel momento un colpo partì e colpì la donna al fianco, che cadde in ginocchio. "Avevo un debito, e ancora non l'avevo saldato. Ora siamo pari - sorrise - Ora vai, prima che ti raggiunga" Il bambino alzò lo sguardo e vide Gin venire verso di lui. Si girò ed iniziò a correre.
Dopo mezz'ora ferma nel condotto Ai si mise a gattoni e con molta cautela rispuntò nello studio di Vermouth. Era come lo aveva lasciato. La scrivania rovesciata le due poltrone di velluto squarciate e piene di piume uscite dall'interno. Si alzò raccogliendo la pistola che la donna aveva lasciato a terra, nella fretta di correre via, e si diresse verso i corridoi di quel luogo maledetto in cui non avrebbe voluto più mettere piede dopo la sua fuga.
Il bambino stava correndo a perdifiato, nel labirinto di corridoi scuri. Gli mancava il fiato, ma non poteva smettere di correre. L'uomo dietro di lui gli stava addosso. In sottofondo alla sua corsa sfrenata si sentivano solo urla e spari. Il caos più totale regnava in quel luogo, ma lui continuava a correre, mentre se passava vicino a qualcuno già a terra esangue o privo di vita chiudeva gli occhi e gli sfrecciava accanto. Era strano provare quella sensazione. Non gli era mai successo di inorridirsi in quel modo per dei cadaveri. A un tratto sentì uno sparo troppo vicino per provenire da quei rumori che lo circondavano. Non ebbe il tempo di girarsi per vedere da dove provenisse, che un dolore lancinante al fianco lo fece cadere a terra, mentre una macchia scura cominciava ad allargarsi sulla sua camicia. Il ragazzo si girò, puntellandosi sulle mani. L'uomo si stava avvicinando pericolosamente, lui cercò d'indietreggiare spostando le mani una dietro all'altra e strisciando i piedi, ma fu tutto inutile. Aveva il fiatone per la corsa, la vista gli si annebbiò per la ferita. Eppure riconosceva ancora benissimo la sagoma che si avvicinava a lui. I lunghi capelli biondi, gli occhi di ghiaccio e la pistola che l'aveva appena ferito puntata su di lui. "Sei stato una palla al piede fin dall'inizio. So che ci sei sempre stato tu dietro a tutto. E so anche che sei stato tu a provocare questo - e con un gesto ampio indicò tutto ciò che aveva attorno - Non so che debito abbia con te lei, ma non voleva ti uccidessimo, io però non ho nessun problema a farti fuori, perciò dì pure addio a questo mondo piccoletto" Serrò gli occhi. Sentì partire lo sparo e poi sentì un forte rumore metallico. Aprì gli occhi. Davanti a lui un uomo dell' FBI teneva in alto lo scudo protettivo. Qualcuno corse verso di lui e lo prese in braccio, continuando la corsa. Ebbe appena il tempo di riconoscere gli occhi verdi e il berretto di lana poi cadde nel buio più totale.
Ai girò per molti corridoi, c'erano cadaveri dappertutto, sembrava davvero una trincea. Poi qualcosa la bloccò. Al fondo del corridoio che stava percorrendo sbucò prima Conan e poi Gin che lo inseguiva. Parti un colpo dalla pistola dell'uomo e il bambino cadde a terra. Prima del secondo colpo però un'agente del FBI si mise davanti a lui proteggendolo con lo scudo in metallo e poi Akai corse in fretta e prese il bambino in braccio. Solo in quell'istante si rese conto di cosa stava succedendo, così alzò la pistola e sparò un colpo all'uomo dai biondi capelli lunghi che le dava le spalle, colpendolo alla gamba sinistra, dopodiché scappò via.
I due ragazzi si svegliarono insieme. In due stanze diverse della base. I volti imperlati di sudore, come se avessero davvero rivissuto quel maledetto giorno.
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