Detective Conan Forum

Kokoro no uragiri

« Older   Newer »
  Share  
KiarettaScrittrice92
view post Posted on 3/5/2014, 09:30 by: KiarettaScrittrice92     +1   -1
Avatar

Black Lady

Group:
Member
Posts:
5,223

Status:


Avviso!
Da qui in poi le scene hot saranno più precise e spinte...

Parte ottava

Il puntino giallo segnato sugli occhiali continuava a lampeggiare e man mano che il taxi su cui era seduto il ragazzo andava avanti, questo si spostava verso il centro.
Strinse forte i pungi, se solo quei maledetti bastardi le avessero torto un solo capello, li avrebbe uccisi con le sue mani.
Poi incitò il tassista ad andare più veloce.

La ragazza, ancora mezza intontita dal sonnifero, aprì gli occhi.
All’inizio i contorni erano offuscati, poi pian piano iniziarono a prendere forma.
Si trovava in una saletta completamente spoglia di ogni genere di arredamento.
Le pareti erano di un rassicurante color crema. Eppure questo sembrava non darle conforto.
Sentiva freddo, un gelo che entrava nelle vene e ghiacciava il sangue. Poi capì in che situazione si trovava e fu presa dal panico.
I suoi polsi erano bloccati da spesse catene che pendevano dal soffitto e toccava il pavimento solo con la punta dei piedi. Il freddo che sentiva era perché era completamente nuda.
Puntò i piedi e presa dalla disperazione cominciò a dimenarsi inutilmente facendo muovere le catene.
Tutt’a un tratto si fermò. Qualcuno l’aveva afferrata da dietro e aveva fermato i suoi movimenti disperati.
“Finalmente ti sei svegliata…” disse quell’inconfondibile voce glaciale.
Poi una mano scura salì dal fianco sul suo seno iniziando a palparlo senza indugi.
“Quanto mi è mancato il tuo corpo…” sussurrò all’orecchio della ragazza, facendola rabbrividire.
“Ikuto, lasciami… Ti prego…” disse lei cercando di scostarsi da quelle effusioni.
“Oh, ma io non posso mia cara Ran… Tu dovrai rimanere qui! Almeno fino a che il tuo valoroso cavaliere non verrà a prenderti… - disse per poi iniziare a baciarle il collo - E poi… quando… sarà… qui… vi ritroverete… all’altro mondo…” continuò tra un bacio e l’altro.

La donna era seduta nella poltrona del suo ufficio. Il suo piede destro, infilato in un elegante decollete nera, batteva nervoso sul pavimento.
Ad un tratto il cellulare sul tavolino di fianco a lei squillò.
Lei lo afferrò e premette il tasto per rispondere senza leggere il nome sul display, e avvicinandoselo all’orecchio.
“Pronto?”
“Dove diavolo sei? Quella persona sta arrivando con la sua limousine e tu dovresti andare a prenderla.” la rimproverò Gin dall’altro capo del telefono.
“E perché non ci va Assenzio? In fondo ora è lui il suo preferito…”
“Sciocca, sai benissimo che lui in questo momento ha da fare! Alza il culo dalla poltrona del tuo ufficio e muoviti!”
La donna sbuffò, chiuse la chiamata e si alzò, per poi uscire dall’ufficio.
Ancora il silenzio regnava nei corridoio di quell’edificio. Forse il ragazzo non aveva ancora cominciato seriamente con la sua prigioniera. L’ansia le attanagliò il petto al pensiero di quel viso dolce e grazioso, della sua piccola Angel, straziato dal dolore e dalla vergogna che avrebbe presto provato, nel momento in cui lui avrebbe abusato del suo corpo.
Non poteva sapere che quello era già successo.
Si diresse verso l’ascensore e aspettò che le porte si aprissero, poi entrò dentro e premette il pulsante del piano in cui si trovava l’edificio abbandonato.
In pochi secondi le lastre di metallo si riaprirono mostrando quello stanzone pieno di erbacce e sporcizia.
La donna uscì dall’ascensore con tutta la sua eleganza, e si mise all’uscio della porta di quell’edificio aspettando la limousine nera venire da ovest.
Finalmente la vide, si stava avvicinando velocemente.
Da est, dalla città, stava arrivando un taxi, nello stesso momento.
Le due auto s’incrociarono proprio davanti all’edificio, ma mentre la lussuosa auto nera si era fermata davanti ad esso, l’auto gialla proseguì, rallentando però la sua corsa.

Shinichi aveva avuto appena il tempo di vedere la faccia atterrita di Vermouth incrociare il suo sguardo, poi vedendo la limousine nera venire dalla direzione opposta, si chino verso avanti, per nascondersi e ordinò al tassista di proseguire ancora un po’.
Il desiderio di alzarsi e spiare dal finestrino la scena che si stava probabilmente svolgendo davanti all’edificio abbandonato era forte. Era più che sicuro che se avesse alzato lo sguardo avrebbe visto finalmente il volto del boss, ma il rischio era troppo alto e non poteva permettersi di morire prima ancora di aver salvato Ran.
Solo quando sentì il motore della limousine ingranare di nuovo per partire, si tirò di nuovo su, e pagando il tassista lo ringraziò, per poi scendere dalla vettura.

Qualcuno bussò alla porta dell’aula, e la signorina Kobayashi dovette interrompere la lezione di matematica.
“Avanti” disse con voce dolce.
La porta scorrevole si aprì e sulla soglia apparve Subaru Okiya.
Tutti i bambini si zittirono, compresi i Detective Boys, che si lanciarono solo un’occhiata curiosa.
“Sono venuto a prendere Ai Haibara, è un’emergenza!” disse l’uomo senza troppi preamboli.
I tre bambini si voltarono verso l’amica, che si era immobilizzata con aria stupita, accompagnati da altri compagni di classe.
“Bene, Ai, raccogli le tue cose.” disse la maestra rivolta alla bambina dai capelli ramati.
Lei con un cenno di testa, fece come chiesto, poi si mise lo zainetto arancione sulle spalle e si diresse verso l’uomo.
Per tutto il tragitto dalla classe all’auto rimasero in silenzio. La bambina doveva quasi correre per stare dietro al passo svelto dell’uomo.
Arrivati all’auto salirono entrambi sui posti d’avanti. L’uomo mise in moto, mentre la bambina si metteva la cintura.
“Cos’è successo?” chiese la bambina, ormai si fidava abbastanza di quell’uomo per sapere che non era dalla parte dell’organizzazione.
“Siamo arrivati all’ultima partita, da qui si determinerà la fine della guerra.” rispose l’uomo.
Il cuore accelerò il battito, lo sapeva già da un po’ che si stava arrivando agli sgoccioli, ma non avrebbe mai pensato che prima o poi si sarebbe potuto parlare di fine.
“Dove stiamo andando?”
“In un posto sicuro!” rispose l’uomo.
“Ma… e i ragazzi?” chiese la bambina preoccupandosi per i suoi piccoli amici ancora a scuola, ignari di tutto.
“Loro non sono in pericolo finché tu e il ragazzino gli state lontano.”
Era freddo, eppure la bambina vedeva chiaramente le sue mani che stringevano convulsamente il volante nervose.
“Perché lo stai facendo?” chiese.
“Perché è mio dovere… e perché non posso permettermi di perdere anche te.”
Rispose, lasciando di stucco la bambina.

“No Ikuto… Basta…”
Il volto della ragazza era bagnato dalle lacrime che continuavano a scorrere imperterrite.
“Vuoi dirmi che non ti sta piacendo forse?” le sussurrò di nuovo lui.
La sua mano sinistra era ancora sul petto della ragazza, che palpava morbosa il seno, soffermandosi ogni tanto sui suoi capezzoli, mentre quella destra era ormai da qualche minuto già in mezzo alle gambe della ragazza. Le sue dita scure accarezzavano voraci l’interno umido delle labbra, rubando alla ragazza qualche gemito sommesso.
“No, no, no… Per favore…” continuava a ripetere la ragazza, cercando il più possibile di serrare le gambe.
Lui fece una risata sommessa.
“Ran… non dovresti dire bugie… Il tuo corpo dice il contrario”
A quelle parole il ragazzo infilò due dita nelle sue profondità senza nessun preavviso.
La ragazza ebbe un fremito, e si sentì nuovamente inondare il corpo da un brivido di eccitazione.
Eppure questa volta la sua testa era lucida, senza l’effetto dell’alcool che le annebbiava i sensi, e si rendeva conto che non voleva che accadesse tutto quello.
Continuava a singhiozzare, a chiedere di smetterla, ma le sue parole sommesse non venivano ascoltate.
Poi ad un tratto ad Ikuto non bastò più abusare di lei con le dita.
Le tolse le mani di dosso. Ran ebbe appena il tempo di sentire il tipico rumore di una cintura che si slaccia e una zip che si abbassa e subito il ragazzo fu di fronte a lei.
Il viso non era più quello dolce, gentile e comprensivo che aveva visto il primo giorno che l’aveva incontrato. Era uno sguardo terrificante e deciso allo stesso tempo. Il suo ghigno sul volto le metteva i brividi, ma più del suo sorriso la atterriva cosa stava per fare con lei.
Senza che potesse muovere un solo muscolo, le sollevò le gambe ed infilò il suo membro dentro di lei.
“NOOOOOOOO!” urlò disperata la ragazza a quel gesto.
Il ragazzo continuò a violentarla deciso, mentre la ragazza gemeva e singhiozzava disperata.
“Non mi basta che piangi Ran. - le sussurrò il ragazzo continuando imperterrito ad abusare di lei - Devi urlare, voglio che quando arrivi il tuo dolce principe azzurro ti senta gemere per causa mia!”
 
Top
87 replies since 15/3/2012, 11:41   4686 views
  Share