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Kokoro no uragiri

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KiarettaScrittrice92
view post Posted on 25/5/2014, 20:20 by: KiarettaScrittrice92     +1   -1
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Vado veloce perché ho un fan che sta leggendo questa fanfic, ma ovviamente aspetto anche i vostri commenti.

Parte Nona

Shinichi entrò nel locale abbandonato e notò subito le porte metalliche dell’ascensore.
Ebbe appena il tempo di premere il tasto di chiamata dell’ascensore che qualcuno gli toccò la spalla. Si girò di scatto e incrociò due occhi azzurri come il ghiaccio.
“Amuro!” esclamò.
“Non dovresti essere qui!” gli disse lui con aria seria.
“Non cominciare a farmi la predica anche tu!” protestò il giovane detective con aria seccata.
“Kudo, non costringermi a portarti via a forza…” lo minacciò invece il biondo.
Non ebbe, però, il tempo di dire altro, perché si sentì il suonare di un campanello.
Shinichi non ebbe neanche il tempo di cercare di capire cosa fosse che il biondo lo afferrò per il braccio destro, mettendoglielo dietro la schiena, e puntandogli la pistola.
Subito dopo le ante dell’ascensore si aprirono e da dietro esse apparì Gin.
Vista la scena l’uomo emise un ghigno compiaciuto, poi parlò, uscendo dall’ascensore.
“Ma bene… Vedo che la trappola di Assenzio ha funzionato!”
“Già, l’ho trovato qua fuori mentre rientravo dal mio solito giro. E ora lo porto su.” disse Amuro premendo ancora più forte la canna della pistola su Shinichi, che dovette inarcare la schiena infastidito.
Il biondo lo spinse verso le porte dell’ascensore ancora aperte, dopodiché con la canna della pistola premette il tasto del piano e le porte si chiusero, non permettendo più ai due di vedere l’uomo dai lunghi capelli argentei nel locale abbandonato.
Appena le porte furono chiuse Amuro mollò la presa sul diciassettenne e gli mollo uno schiaffo.
“Sarai contento adesso! Ti avviso che io non ti paro il culo ora che scenderemo al covo.” sbuffò, per poi appoggiarsi alla parete dell’ascensore.
Il giovane detective invece rimase zitto. Non sapeva cosa dire.
Si sentiva frastornato. Iniziava a capire che era stato un errore fiondarsi lì senza un piano ben preciso. Allo stesso tempo, la preoccupazione per Ran e la vista di Gin gli occupavano la maggior parte dei pensieri e quasi non riusciva a ragionare.

La ragazza era ancora sbigottita, con il casco verde acido in mano, a guardare ciò che era appena accaduto. Mentre si avvicinava al magazzino abbandonato, seguendo la macchina di Amuro, aveva visto quest’ultimo parcheggiare di fianco ad esso ed entrare nel locale vuoto e fatiscente.
Mentre rallentava ecco che accadde l’inverosimile. L’auto del ragazzo sparì pian piano nell’asfalto, come ci fosse una botola, ma quando arrivò il cemento e il terreno erano perfettamente lisci e della vettura non c’era nessuna traccia.
La ragazza stava pensando che sicuramente c’era un qualche meccanismo che portava le auto in un garage o parcheggio sottostante, ma non ebbe modo di pensare ad altro perché un uomo vestito di nero, dai lunghi capelli argentei e lo sguardo malvagio e spietato, uscì dall’unico edificio nell’arco di chilometri.
Appena comprese che l’uomo poteva presentare una minaccia, posò il casco sul sellino della moto e si mise in posizione, pronta a sferrare uno dei suoi micidiali calci.
“Dov’è Ran?” chiese con voce decisa, che non ammetteva una risposta evasiva.
Non ci fu risposta. L’uomo semplicemente estese il suo ghigno terrificante e iniziò ad avvicinarsi con passo lento verso di lei.
La bruna indietreggiò di qualche passo e ripeté la domanda, ma neanche questa volta ebbe risposta.
L’uomo senza darle la possibilità di emettere un altro solo fiato tirò fuori dall’impermeabile la pistola e sparò, colpendola in pieno petto.
Cadde a terra senza vita. Il proiettile le aveva centrato il cuore portandogli via la sua giovane vita. Il suo sangue stava già iniziando a scorrere fuori dal corpo macchiando i suoi vestiti e l’asfalto sotto di lei.
Gin si avvicinò al suo corpo privo di vita, rinfilando la pistola nella tasca interna dell’impermeabile.
“Mai mettere il naso dove non devi ragazzina…” disse per poi prendere il corpo.

La donna era appena rientrata nel suo ufficio. Un brivido le percorse la schiena. Le urla della sua Angel si sentivano ormai da un paio di minuti in tutto il locale. Non riusciva a sopportare quelle urla, doveva fare qualcosa. Eppure aveva le mani legate. Non poteva permettersi di fare un passo falso, soprattutto ora che il boss era nell’edificio.
Rimase lì, dietro la porta del suo ufficio, con la mano sul pomello, ad ascoltare quegli urli agghiaccianti. Finché un’altro suono non la riportò alla realtà. Prese l’apparecchio telefonico, che aveva emesso quel piccolo suono, dalla sua tasca e lesse il messaggio.
Siamo dentro

L’ascensore stava per arrivare al piano.
“Bene Kudo, ora non possiamo più rischiare. Se perdi di nuovo la tua lucidità, non esiterò a chiuderti a chiave da qualche parte e mollarti lì.” sentenziò il biondo.
Il diciassettenne fece un cenno con la testa, poi le porte dell’ascensore si aprirono e un urlo straziante colpi le loro orecchie.
“NO IKUTO, BASTAAAA, TI PREGO NOOOO!”
Shinichi avrebbe riconosciuto quella voce tra mille e subito ebbe l’impressione che una tenaglia gli bloccasse il cuore. Strinse i pugni e dovette fare uno sforzo immane per non partire in quarta e dirigersi verso il luogo da cui proveniva quella voce.
Amuro dietro di lui, riprese la posizione di prima, bloccandogli un braccio dietro la schiena e puntandogli la pistola.
“Ti prometto che la pagherà, ma purtroppo non è questo il momento.” gli sussurrò all’orecchio, poi spinse un po’ ed entrambi iniziarono a camminare.
Non incrociarono nessuno sul loro cammino, nel percorrere quei luminosi corridoi che sembravano quelli di un edificio elegante di quale famosa azienda. Finché Shinichi non vide in lontananza qualcuno, appoggiato al muro.
All’inizio era solo una sagoma indistinta, poi pian piano iniziò a definirsi, fino a diventare il sensuale corpo di una donna. I piedi delicati in un paio di decolette nere, dei pantaloni scuri attillatissimi che le pronunciavano le curve inferiori e una camicetta bianca sbottonata all’altezza della scollatura, in modo che si vedesse il punto in cui iniziava il seno. I capelli lunghi e platinati scendevano morbidi sulle spalle e il suo sguardo serio e glaciale era di quelli da far svenire qualsiasi uomo ai suoi piedi.
Shinichi come al solito pensò che nessuna donna poteva essere bella quanto lei, non per niente era una delle attrici più seguite al mondo.
Appena i due arrivarono di fronte a lei, senza una parola entrarono tutti e tre nella porta a fianco. E solo quando la donna, fece un giro di chiave alla porta, il biondo lasciò Shinichi dalla presa.
“Ho a che fare con dei mocciosi!” sentenziò con voce seria per poi sedersi sulla solita poltrona.
I due ragazzi rimasero in piedi, con l’aria da cani bastonati. Sapevano che l’affermazione di Vermouth era rivolta a loro, e sapevano di meritarsela.
“Cool guy, dimmi perché sei qui?” chiese la donna accavallando le gambe.
Il ragazzo alzò lo sguardo.
“Io… io… Volevo salvare Ran…” disse balbettando.
“E pensi di salvarla facendoti uccidere?”
Quel rimprovero era giusto, si stava rendendo sempre più conto che aveva sbagliato a precipitarsi in quel luogo senza un’idea precisa di come avrebbe dovuto fare.
Forse avrebbe dovuto parlarne con Akai, che aveva temporaneamente nascosto a casa sua sotto le vesti di Okiya, o con Jodie e gli altri dell’FBI. Organizzare un piano, escogitare qualcosa. Ma ormai era troppo tardi.

Le lacrime ormai erano copiose sul suo viso, continuava a urlare a supplicare, ma tutte quelle parole erano inutili. Il suo violentatore non ne voleva sapere di smettere.
Continuava a penetrarla, con sempre più vigore e irruenza. La ragazza ormai sentiva distintamente il membro del ragazzo scivolare dentro e fuori la sua apertura, ormai bagnata del suo liquido.
Non aveva mai immaginato che potesse essere tanto terribile. Nessuna sensazione di eccitazione percorreva il suo corpo, solo il disperato desiderio che tutto finisse, che si svegliasse da quell’incubo orribile.
Ora il suo aggressore, dal corpo scuro e scolpito, stava gemendo di piacere nel violentarla e non ci volle molto che disse quella tremenda frase.
“Sto per venire…” gemette, quasi in un sussurro.
La ragazza si atterrì, aveva capito cosa voleva dire, e sapeva che questa volta, al contrario dell’ultima, non sarebbe uscito.
“IKUTO NON FARLO TI PREGO… NOOOOO!”
Fu troppo tardi. La ragazza sentì la sua apertura inondarsi del liquido seminale del ragazzo.
In un attimo due sensazioni ben distinte le inondarono mente e corpo. Il sollievo che finalmente era finita quella tortura e il terrore di essere appena stata violentata e forse fecondata da quel mostro che si trovava di fronte a lei.

Amuro si voltò verso la porta chiusa alle sue spalle.
“Hanno finito!” disse non sentendo più le urla strazianti della ragazza.
Shinichi, sebbene fu leggermente sollevato di quella notizia, aveva ancora i nervi a fior di pelle, quella sensazione di tensione e nervosismo lo stava ancora attanagliando. Aveva ancora quella voglia sfrenata di raggiungerla e salvarla dalle grinfie di quel pazzo, che sicuramente le aveva fatto del male.
“Qualcuno oltre a noi due sa che lui è qui?” chiese Vermouth, rivolgendosi al collega, e riportando alla realtà anche Shinichi.
“Sì, Gin, ci ha beccato sopra, all’entrata.”
“Se è solo Gin non c’è problema. Sono più che sicura che il boss gli ha dato una missione fuori, e non tornerà prima di sta sera.” disse la donna tranquilla.
“Perciò cosa facciamo?” chiese Shinichi.
“Tu niente! - lo rimproverò la donna - Almeno per ora dovrai rimanere qui. Bourbon vai dal boss, digli che ancora Shinichi non si è fatto vedere e chiedi come bisogna proseguire.”
Il biondo fece un cenno di testa aprì la porta ed uscì dall’ufficio richiudendosela alle spalle.

Edited by kiaretta_scrittrice92 - 25/5/2014, 22:51
 
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