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Kokoro no uragiri

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KiarettaScrittrice92
view post Posted on 12/7/2014, 14:27 by: KiarettaScrittrice92     +1   -1
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Black Lady

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Parte dodicesima

L’agente dell’FBI e la bambina erano appena entrati nell’ufficio dell’uomo quando un breve suono acuto, proveniente dalla tasca dei jeans di lui, attirò la loro attenzione.
L’uomo prese l’apparecchio telefonico e lesse velocemente il messaggio che apparve sul display.
Chiuse il telefono di botto, imprecando.
“Questa non ci voleva…” disse in un sussurro, ma che la bambina sentì comunque.
“Che succede?” chiese Ai, tra il curioso e il preoccupato.
“Succede che siamo in ritardo sulla tabella di marcia e se gli altri non arrivano il tempo rischiamo la strage.” rispose freddamente lui, poggiando il cellulare sulla scrivania del suo ufficio.
Passarono pochissimi secondi da quella frase che una voce, che Ai riconobbe come quella della donna che c’era sotto ad accoglierla, echeggiò dall’altoparlante posto sulla scrivania, proprio di fianco al telefono appena appoggiato.
“Gli agenti Starling, Black e Camel sono arrivati.” disse.
“Falli salire!” rispose lui premendo un tasto nell’apparecchio in modo che la donna dall’altra parte sentisse.

Il treno sfrecciava veloce, eppure al giovane detective dell’Ovest sembrava ancora troppo lento.
Non aveva più tentato di chiamare il suo amico di Tokyo, sapeva che se ne avesse avuta la possibilità l’avrebbe richiamato lui. Ciò voleva dire che era davvero nei guai.
Stava seduto in uno dei tanti posti del treno, fissando il paesaggio dal finestrino e continuando a battere nervosamente il piede per terra.
Ad un certo punto si avvicinò a lui un bambino, di appena quattro anni.
“Perché sei triste?” chiese, facendo voltare di scatto il ragazzo.
Heiji lo guardò negli occhi, era biondo e con due profondi occhi di un verde brillante.
“Non sono triste, piccolo, sono solo preoccupato per un amico.” gli rispose.
“E’ nei guai?” chiese il bambino sempre più curioso.
“In realtà non lo so, e spero proprio di no, ma lui si caccia spesso nei guai.”
“Vedrai che riuscirai ad aiutarlo…” lo rassicurò il bambino con un sorrisone.
Heiji ricambiò il sorriso, poi si tolse il cappellino e glielo mise in testa. Gli stava larghissimo e gli scivolò subito sugli occhi.
La manina del biondo prese la visiera e se la sollevo in modo che potesse vederci di nuovo.
“Perché me lo regali?”
“Perché se tutto andrà bene come dici tu, ne comprerò uno nuovo.”
“Grazie mille!” disse il bambino entusiasta togliendoselo un attimo dalla testa e guardandolo da vicino.
Era ormai vecchio e usato, eppure a lui piaceva ancora di più perché sapeva di vissuto.

Shinichi e Ran camminarono per molto tempo, almeno una decina di minuti, quel vicolo completamente buio era illuminato solo dall’orologio a torcia che Shinichi aveva al polso.
Poi finalmente videro l’uscita. Di fronte a loro si presentò un muro, senza altri sbocchi e una piccola fessura luminosa e verticale, grande quanto una mano. Shinichi infatti spense la torcia e vi infilò le dita per poi tirare verso di se. Il muro era più sottile e fungeva da porta.
Sbucarono proprio vicino alle porte dell’ascensore. Shinichi aveva aperto solo di poco la porta e poi aveva guardato che il corridoio fosse completamente libero, solo allora l’aprì di più e fece segno a Ran di seguirlo, sebbene la tenesse ancora per mano, quindi era ovvio che gli sarebbe rimasta a fianco.
Uscirono e si chiusero la porta alle spalle, per poi dirigersi verso l’ascensore che era lì di fianco. Ebbero appena il tempo di premere il pulsante per chiamarlo, poi dei passi attirarono l’attenzione di entrambi.
Si voltarono spaventati, ancora il corridoio principale era vuoto, ma da uno di quelli secondari qualcuno stava arrivando proprio lì, tornarono verso dove era la porta, ma quella dopo essersi chiusa non ne volle sapere di aprirsi. Si apriva solo dall’interno.
Poi finalmente lo videro. Sbucò prima il piede destro e poi tutto il resto del corpo assieme al piede sinistro.
Appena videro chi era i due ragazzi ebbero due reazioni diverse. Ran spaventata si aggrappò al braccio del compagno, cercando di farsi piccola piccola, mentre Shinichi provò un mostruoso moto di rabbia, e avrebbe voluto saltargli addosso.
Il ragazzo li vide, ma non sembrava, né stupito del fatto che fossero lì insieme, né arrabbiato del fatto che Ran fosse scappata. Li guardava solo con un sorriso compiaciuto, e subito parlò.
“Aspettavo proprio il tuo arrivo… Non sai quanto mi sono annoiato ad aspettarti… L’unica consolazione è stata la tua Ran…”
Il ragazzo indietreggio verso l’ascensore, che probabilmente stava per arrivare, proteggendo la ragazza con tutto il corpo.
“Non provare a toccarla…” disse con un tono basso e tagliente.
“Oh no… per ora ho finito con lei… Sai scopa davvero bene!”
Shinichi serrò i pugni.
“Ringrazia che la mia priorità è portare Ran fuori di qui, altrimenti avresti rischiato la vita per ciò che hai detto…” lo minacciò il moro, ma senza nessun risultato.
Ikuto era calmo e rilassato e si era addirittura fermato a mezzo metro dai due e dall’ascensore.
“Mi piacerebbe vedere il fantastico Shinichi Kudo uccidere qualcuno per rabbia. I giornali ti hanno sempre descritto come una persona onesta, razionale e giusta, come tutti i detective d’altronde. Ma sei umano come tutti e nessuno può resistere alle tentazioni, almeno non sempre. Soprattutto se vuoi uccidere una persona che è stata a letto con la tua ragazza due volte, una volta drogandola e la seconda volta violentandola.”
Shinichi ormai era pronto ad avventarsi contro di lui, ma qualcos’altro in un millesimo di secondo attirò la sua attenzione, il suono del campanello dell’ascensore e subito dopo la carica di una pistola.
Ran lanciò un grido, e si spostò di colpo, mentre lui sentì la canna rovente di una pistola puntata sulla nuca.
“Non provarci moccioso, non ti conviene.” sentì dire da una voce glaciale.
Una voce che conosceva molto bene. Non ebbe bisogno di girarsi per vedere che l’uomo gli stava puntando la pistola con la mano sinistra.
“Strano, - continuò la voce - pensavo che fosse insieme a Bourbon.”
Ikuto fece un verso stizzito.
“Quell’incapace di mio cugino, non riesce neanche a portare a termine una missione stupida come uccidere Sherry sul Bell Tree Express. Non sono neanche sicuro di che cosa gli passa in testa.”
Dopo queste parole con dei gesti velocissimi che non diedero tempo ai due diciassettenni di fare neanche una mossa.
Gin afferrò Shinichi bloccandolo con un braccio intorno al collo e puntandogli la pistola e Ikuto balzò su Ran come un lupo famelico, fermandola quasi allo stesso modo.
“Ikuto! Non ci provare, bastar…” urlò Shinichi furioso fregandosene dell’uomo che lo teneva, che dopo qualla frase serrò la presa soffoccandogli l’ultima sillaba in bocca.
“Mi spiace Kudo, ma la tua piccola fidanzatina mi eccita da morire, e penso che le darò di nuovo una bella ripassata.”
Ran cercava di dimenarsi, ma il suo aguzzino era molto più forte di lei.

La ragazza suono il campanello di casa Hattori. Ad aprire la porta arrivò una la domestica.
“Benvenuta signorina Toyama, desidera qualcosa?” chiese con fare gentile.
“Heiji è in casa?” chiese.
“No, è partito per Tokyo, qualche ora fa. Ora sarà quasi arrivato. Si accomodi, le preparo un tè” disse facendola entrare in casa.
Lei accettò volentieri.
Mentre la donna preparava il tè, lei, con la scusa di andare in bagno salì al piano di sopra e si diresse verso la camera dell’amico d’infanzia.
Era preoccupata. Era da quella mattina che aveva uno strano presentimento.
Prima aveva mandato un messaggio a Ran dicendole che aveva deciso di confessare tutto ad Heiji, ma non aveva avuto risposta, poi quando provò a chiamarla l’avviso di chiamata diceva che il cellulare era spento. Quando poi si arrese, decise di chiamare Heiji e per ben tre volte aveva trovato il telefono occupato, quando alla quarta finalmente aveva risposto, le aveva chiuso bruscamente la chiamata dicendo che era di fretta e che si sarebbero sentiti un altra volta. Oltretutto prima di staccare era sicurissima di avergli sentito dire “Ti voglio bene”, tanto che era arrossita.
Mai Heiji aveva detto una frase del genere a lei, e la cosa le sembrava strana.
Entrò nella sua stanza e la prima cosa che notò fu un piccolissimo astuccio rettangolare.
Era il portafortuna che aveva regalato ad Heiji. Se l’era dimenticato.

Edited by kiaretta_scrittrice92 - 2/3/2015, 18:55
 
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