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Kokoro no uragiri

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KiarettaScrittrice92
view post Posted on 24/7/2014, 06:50 by: KiarettaScrittrice92     +1   -1
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Parte tredicesima

Amuro era già uscito da qualche minuto dal suo ufficio, mentre lei si stava sistemando i capelli davanti allo specchio.
Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta.
“Arrivo…” disse, ma non accennò a muoversi dal luogo dove si trovava.
Allungò solo il braccio verso la scrivania, per prendere il rossetto che vi era poggiato sopra e lo stappò, dividendo a metà il cilindro che fungeva da custodia e scoprendo il cosmetico color porpora.
Se lo pose sulle labbra lentamente, poi quando ebbe finito, mentre lo richiudeva, tirò indietro le labbra per renderlo compatto.
Solo a quel punto si allontanò dallo specchio, posò il rossetto di nuovo sulla scrivania e si diresse verso la porta.
La aprì e sebbene quello che vide oltre la lasciò senza parole e con solo rabbia addosso, nessuna emozione trapassò dal suo volto a da qualunque parte del suo corpo. La freddezza e la professionalità che aveva mostrato sempre da quando era in quell’organizzazione, tornò ad essere la sua unica maschera.
“Vedo che il piano di Assenzio è funzionato…” disse tranquillamente, guardando di fronte a lei Gin che teneva ancora per il collo Shinichi.
Poi si chiuse la porta alle spalle e tutti e tre s’incamminarono oltre quell’ufficio, proseguendo per il corridoio.

Si avvicinò a lei voglioso.
Lei indietreggiò, fino a toccare il muro con la schiena, fino a rimanere bloccata tra lui e il muro.
“Come hai osato scappare, da me?” le sussurrò lui all’orecchio facendola rabbrividire.
Poi con il pollice e l’indice prese zip della felpa e abbassò la cerniera, scoprendo il seno nudo della ragazza.
“Oh… così è ancora più eccitante…” disse afferrandogli il seno e palpandoglielo.
Di punto in bianco l’espressione terrorizzata di Ran si trasformo in un sorriso malizioso e seducente. Mise le mani sul volto bruno di Ikuto e si avvicinò a lui, per poi baciarlo con passione.
Il ragazzo era talmente preso dall’eccitazione che non si domandò nemmeno per quale motivo la ragazza aveva cambiato idea così rapidamente.
Le loro lingue si intrecciavano ormai da una ventina di secondi, quando la ragazza alzò di colpo il ginocchio, colpendo l’uomo ai genitali.
Il ragazzo si allontanò, per poi piegarsi in due.
“Brutta troia!” disse tenendosi la mano sul cavallo dei pantaloni, nel punto dove l’aveva colpito. La ragazza non contenta si avvicinò a lui.
“Questo è per avermi drogata…”
Poi gli tirò un pugno in faccia spaccandogli il labbro.
“Questo per avermi violentata… e questo in prevenienza di quello che farai in futuro…”
Si chinò velocemente e poi alzandosi di colpo e facendo un giro completo gli tirò un calcio di rovescio sul fianco.
Il ragazzo cadde a terra e lei si rialzò la cerniera della felpa nera, si diresse verso la porta, prese la chiave.
“Divertiti da solo ora…” disse, per poi uscire e chiudersi la porta alle spalle, a chiave.

Shuichi Akai aveva appena finito di spiegare ai suoi colleghi e alla bambina. Se ne stava seduto sulla sedia dietro la scrivania del suo ufficio e stava fumando una sigaretta.
“Perciò dobbiamo agire ora?” chiese Jodie.
“Direi immediatamente! James avvisa tutta l’unità di prepararsi.”
A quelle parole l’uomo più anziano uscì dall’ufficio, con un segno di assenso.
“Ci vuoi spiegare come sei ancora vivo?” chiese poi Jodie.
“Non è il momento… Quando finirà questa storia ve lo dirò, ora dobbiamo solo pensare ad andare a salvare quei ragazzi prima che sia troppo tardi!” disse con tono risoluto.
Diede l’ultimo tiro alla sua sigaretta, aspirando profondamente dal cilindro di tabacco. Poi sbuffò, buttando fuori il fumo, mentre spegneva la sigaretta nel posacenere.
“Vengo anche io!” disse la bambina.
“Assolutamente no! Ho fatto una promessa a tua sorella e non intendo mancare ad essa.”
La ragazza dopo quell’ordine fermo e deciso rimase zitta, abbassando lo sguardo.
Poco dopo James Balck ricomparve all’uscio dell’ufficio.
“Sono pronti!” disse.
A quella breve frase Shuichi si alzò, e preceduto da Jodie e Camel uscì dalla stanza.
“Shu! - lo chiamò la bambina, lui si voltò e venne trafitto da quegli occhi verde-acqua che le ricordavano tanto Akemi - Ti prego salvali…” disse.
“Lo farò Shiho…” rispose serio, poi uscì, lasciando la bambina da sola.

Stava camminando dentro quei corridoi terribili. Gin gli stava ancora tenendo le mani dietro alla schiena che erano legate da una ruvida corda che gli stava già ferendo i polsi, mentre l’altra sua mano gli puntava la pistola sulla schiena.
Vermouth camminava al loro fianco. Non le avrebbe mai chiesto di aiutarlo. La sua copertura sarebbe saltata e Gin non avrebbe esitato ad ucciderla. Non poteva farlo dopo tutto quello che aveva fatto lei per lui.
Ormai camminava allo stesso passo dei due, senza farsi spingere. Non era rassegnato, non si sarebbe arreso mai. Stava solo pensando a un modo per uscire da quella situazione. Anche se il pensiero di Ran di nuovo nelle mani di quel pazzo maniaco gli annebbiava quasi completamente la ragione.
Poi ad un tratto accadde. All’inizio sembrava tutto normale. Insomma era nervoso, teso era normale sudare. Poi un colpo al cuore. Una fitta atroce. Talmente forte da mozzare il fiato e farlo piegare subito in due.
Si fermarono tutti e tre.
“Ah… Non ci credo… Sei venuto qui pensando di liberare la tua donna e non sei neanche nel pieno delle tue forze?” lo beffeggiò l’uomo.
Il ragazzo voltò uno sguardo di soccorso a Vermouth, senza farsi notare dall’altro.
Lei non sapeva effettivamente cosa stava succedendo, ma ricordava perfettamente la prima e unica volta che aveva assunto quella piccola capsula rossa e bianca creata dalla scienziata dell’organizzazione, quella pillola che l’aveva resa di nuovo bella, giovane e attraente. Ricordava perfettamente il dolore insopportabile. E come il migliore dei detective fece due più due e capì che l’effetto dell’antidoto stava per finire.
Si rivolse al collega, con il suo solito tono freddo e distaccato.
“Non credo convenga portarlo dal Boss in queste condizioni.”
“Sono d’accordo. Quella persona non si divertirebbe.” rispose lui.
“Direi di tenerlo nell’ufficio al secondo piano fino a che non si riprende.” propose la donna.
“E chi ci dice che non tenterà di scappare?”
“Lo lasceremo legato, e lo chiuderemo a chiave dentro.”
“Bene, ma la chiave la tengo io!” disse l’uomo guardando l’altra con sospetto.
“Come vuoi!”
Ricominciarono così a camminare, questa volta verso un’altra destinazione. Mentre le fitte al cuore si facevano sempre più frequenti.

Ran stava girando per i corridoi di quel luogo orribile. Non se ne sarebbe andata senza Shinichi.
Sapeva bene che sarebbe dovuta scappare, e che in qualunque caso lui avrebbe voluto che si mettesse in salvo, ma era più forte di lei. Doveva trovarlo. Il terribile presentimento che quel giorno l’avrebbe perso se non faceva qualcosa l’aveva attanagliata fin dal momento in cui Ikuto l’aveva caricata di peso in macchina.
Non poteva permettere che quella paura si avverasse. Doveva trovarlo e fuggire con lui. Aveva sentito bene quello che aveva detto alla donna bionda, riguardo al fatto che sarebbe tornato a combattere, ma sperava che una volta fuori sarebbe riuscita a convincerlo a non rientrare più e chiamare semplicemente la polizia o chiunque avesse potuto risolvere la situazione.
Ogni volta che sentiva i passi di qualcuno avvicinassi si nascondeva nelle rientranze d’ombra del corridoio, trattenendo il respiro.
Conosceva solo una persona di cui poteva fidarsi e quella persona era la donna bionda che aveva fatto scappare lei e Shinichi e che l’aveva fatta uscire dalla stanza un cui Ikuto aveva abusato di lei. Ma finora non aveva visto quella donna e non si sarebbe fidata di nessun altro.
Ad un tratto, mentre era nascosta, una porta proprio alle sue spalle si aprì. Non ebbe neanche il tempo di girarsi o di muovere un passo che qualcuno le premette una mano sulla bocca e la tirò dentro, chiudendo la porta con il piede.

Edited by kiaretta_scrittrice92 - 2/3/2015, 18:56
 
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