Detective Conan Forum

Kokoro no uragiri

« Older   Newer »
  Share  
KiarettaScrittrice92
view post Posted on 10/8/2014, 15:49 by: KiarettaScrittrice92     +1   -1
Avatar

Black Lady

Group:
Member
Posts:
5,223

Status:


Parte quattordicesima

La persona che l’aveva presa la lasciò con la stessa velocità. Si voltò e rimase stupita nel vedere chi era.
“Rena? Rena Mitsunashi?” chiese con aria sconvolta.
“Per te sono Kir, mocciosa!” rispose risoluta lei.
“Tu… Tu fai parte…?” non riusciva a parlare.
Ormai non aveva più parole. Si sentiva spaesata e confusa. Avrebbe voluto capire cosa diavolo stesse succedendo, ma sapeva benissimo che non avrebbe avuto risposte, almeno non fino a quando continuava a stare là dentro.
“Sì esatto… faccio parte di tutto questo. Di questa organizzazione. - rispose incrociando le braccia - E ora rimarrai qui, finché non te lo dirò io…” disse con tono tranquillo e freddo per poi uscire dall’ufficio.
Ecco. Era di nuovo chiusa a chiave da qualche parte. Si sedette su una delle sedie che si trovava vicino alla scrivania di quella specie di ufficio e iniziò a picchiettare nervosamente le dita sul bracciolo.

I tre arrivarono all’ufficio vuoto e Vermouth spinse bruscamente Shinichi dentro. Tenendo sempre le spalle a Gin, tirò fuori dai pantaloni ad altezza cintura un coltellino e glielo passò al ragazzo, che si era voltato verso di lei.
“Prendi l’antidoto il prima possibile e non muoverti!” gli disse usando il labiale.
Lui non rispose, si limitò a girarsi, come frustrato e la donna gli mise il coltellino nelle mani.
Lui si volto di nuovo verso di lei, e verso Gin alle sue spalle.
“Troverò il modo di scappare maledetti bastardi! E non pensate di poterla fare franca!” urlò convinto.
Gin rise divertito, mentre Vermouth con la sua solita freddezza si allontanò dal ragazzo.
“Divertiti a provarci marmocchio…” disse con tono ironico per poi chiudere a chiave l’ufficio e lasciarlo dentro.
Solo quando sentì i passi dei due allontanarsi dalla porta il ragazzo iniziò a segare le corde che gli legavano i polsi dietro la schiena con il coltellino.
Ci mise vari minuti in cui le corde ruvide strofinavano fastidiose sui polsi ferendoglieli ancora di più. Poi finalmente fu libero.
Il dolore al petto era sempre più insopportabile. Sapeva che tra pochissimo sarebbe arrivato al limite della sopportazione.
Con la mano tremante iniziò a frugare nervosamente nella tasca dei pantaloni, finché non trovò quella piccola pillola bianca.
Ne aveva presa solo un’altra oltre a quella che aveva ingerito a casa del dottor Agasa. Se quella storia non fosse finita entro il tempo limite dell’antidoto, sarebbe tornato Conan e dopodiché non avrebbe più potuto fare nulla.
Si buttò la capsula in bocca e la ingoio senza acqua. Il dolore invece di diminuire aumentò a dismisura e perse i sensi.

L’auto correva decisa sulle confusionarie strade di Tokyo. Seguita a ruota da molte altre.
“Ma scusa tu sai dove si trova il loro covo?” chiese Jodie seduta sul sedile posteriore.
“L’ho scoperto circa un mese fa, nelle sembianze di Subaru Okiya. Ho seguito Bourbon fino a lì, ma poi ovviamente ho proseguito per non destare sospetti.” rispose l’uomo al volante con aria seria.
“Come agiremo?” chiese l’altro uomo seduto sul sedile del passeggero.
“Ho già dato istruzioni agli altri. Appena mi arriverà il messaggio di conferma che possiamo entrare irromperemo.”
“Aspetta un momento…! - lo bloccò l’unica donna in auto - Messaggio? Vuoi dire che abbiamo una talpa dentro l’organizzazione?”
Akai non ebbe il tempo di rispondere, fu Camel di fianco a lei a darle una risposta.
“Ma certo Jodie, c’è ancora l’agente della CIA là dentro…” ma anche lui fu interrotto dallo stesso Shuichi.
“Sbagli Andre! Hidemi Hondo, conosciuta nell’organizzazione come Kir, non è dalla nostra parte e non credo lo sia mai stata. Non sono sopravvissuto grazie a lei quella notte. Mi son sempre sbagliato in tutto questo tempo, lì dentro la vera mela marcia è lei: Rena Mitsunashi!”

“Esatto… Non ho idea di cosa sia successo, ma ora è chiusa a chiave nel mio ufficio, senza via di uscita.” disse la donna con quell’aria tranquilla e diabolica allo stesso tempo.
“Hai fatto benissimo Kir! - disse la persona seduta sull’elegante poltrona nera di quell’ufficio dall’aria professionale e allo stesso tempo elegante. - Prima di tornare nel tuo ufficio, vai a vedere che fine ha fatto Assenzio, ho bisogno di lui.”
“Sarà fatto boss!” rispose la donna per poi uscire da quell’enorme stanza.
Uscendo incrociò, proprio davanti alla porta Gin e Vermouth che sembrava volessero anche loro riferire qualcosa al capo dell’organizzazione.
Accennò un saluto e poi si diresse con passo svelto, verso la sala vuota al secondo piano che solitamente veniva usata come stanza in cui mettere a tacere i prigionieri.
Arrivata davanti alla stanza prese dalla tasca dei suoi jeans la chiave che aveva preso da una delle tasche della felpa nera di Ran quando l’aveva portata dentro il suo ufficio.
Aprì la porta e dentro vi trovò il biondo.
Era seduto nell’unica sedia che c’era nell’enorme stanza spoglia. Aveva gli avambracci appoggiati sulle gambe e aveva alzato lo sguardo sulla donna. Il suo labbro era tumefatto e gonfio sul lato destro.
“Cavolo… Sei ridotto proprio male.” disse la donna con tono divertito.
Lui si alzò deciso e la guardò con aria irritata.
“Molto simpatica… Quando rivedo quella puttana, giuro che la uccido!” disse.
Si vedeva che era furioso. Il fatto che Ran gli avesse rovinato il suo viso di cui si vantava sempre con tutte lo irritava parecchio.
“Non ti preoccupare… La tua sgualdrina è rinchiusa nel mio ufficio. Ora però ti vuole il boss, quindi farei meglio ad andare.” le rispose la bruna, lasciando il passaggio della porta libero.
Lui senza dire niente, uscì dalla stanza e si diresse verso l’ufficio del capo.

Il treno finalmente si fermò alla stazione del quartiere di Beika di Tokyo.
Il ragazzo dalla pelle scura scese da quel mostro di metallo e per un attimo rimase come spaesato. E’ vero, era arrivato a Tokyo, ma ora non aveva la minima idea di come poter fare per dare una mano al suo amico.
Durò solo un’attimo quella sensazione, poi tornò il solito lucido detective di sempre. Conveniva andare all’agenzia Mouri e partire da lì. Magari avrebbe scoperto che il suo amico era ancora lì, tranquillo e non c’era mai stato nulla di cui preoccuparsi. E fosse successo il contrario avrebbe chiesto informazioni a Ran e Kogoro.
Uscì dalla stazione e prese un taxi, dando al tassista l’indirizzo dell’agenzia investigativa Mouri.

I due membri dell’organizzazione uscirono dall’ufficio del loro capo.
“Non capisco davvero cosa ha in mente quella persona. Insomma poteva approfittare del fatto che il ragazzo fosse debole per parlare con lui e ucciderlo. Invece vuole aspettare un’ora che si riprenda.”
La donna sorrise divertita.
“Tu non sai proprio cosa sia la parola ‘onore’ vero?”
“So’ benissimo cosa intendi, ma la nostra organizzazione punta sulla riuscita del nostro obbiettivo e bisogna farlo nel modo più discreto possibile, quindi non capisco tutto questo rispetto verso un moccioso.”
“Forse il boss è stupito dal fatto che quel moccioso sia riuscito a sfuggirti e quindi vuole vedere con chi abbiamo a che fare.” rispose risoluta la donna.
Ma si zittì subito dopo quell’affermazione, perché il suo collega aveva infilato velocemente la mano nell’impermeabile e aveva tirato fuori la sua amata pistola.
“Ti consiglio di smetterla di prendermi in giro donna! Non sei più la sua preferita quindi ti consiglio di…”
“Il fatto che non sia più la sua preferita non ti autorizza a minacciarla Gin!” disse qualcun altro che a sua volta puntò una pistola all’uomo dai capelli lunghi.
L’uomo dagli occhi di ghiaccio abbassò la pistola con un ghigno e si voltò verso la persona alle sue spalle.
“Bourbon, nessuno ha chiesto il tuo intervento.”
“Fino a prova contraria lei è la mia compagnia ed ho tutto il diritto di difenderla.” rispose il ragazzo biondo continuando a tenere la pistola puntata contro l’altro.
“Ah già, dimenticavo l’idea malsana di quella persona di affidarti alle cure di Vermouth… Allora ti lascio con la tua badante!” rispose allontanandosi.
“E tu torna pure dal tuo scimmione!” rispose scocciato Amuro, rimettendo la pistola in tasca.
Quando Gin girò l’angolo ed i suoi passi si affievolirono fino a scemare del tutto, la donna parlò, mantenendo comunque la voce bassissima.
“Non sono riusciti a scappare. Non so dove sia la ragazza, ma Kudo è chiuso dentro l’ufficio vuoto al secondo piano, in attesa di portarlo dal boss.”
“Non possiamo liberarlo. Altrimenti la tua copertura salta, visto che solo tu e Gin dovreste sapere dove si trova.” rispose lui risoluto.
“Lo so. Per ora non ci resta che aspettare e vedere cos’ha in mente il Boss.”

La bambina dai capelli ramati era seduta tranquilla su una delle sedie dell’ufficio di Shuichi Akai nella sede dell’FBI.
Ovviamente solo all’apparenza era tranquilla. Per non mostrare la sua agitazione aveva preso un foglio bianco dalla stampante e una matita dal portapenne e aveva cominciato a disegnare.
Era stata sempre brava ad usare la matita, e la sua piccola mano da bambina iniziò a tracciare linee leggere sul foglio bianco.
All’inizio non si era resa conto di cosa stava disegnando, la sua mano andava spedita, a memoria. Poi si rese conto che stava comparendo un viso tondo e bambinesco, dei capelli ribelli che che scendevano a ciuffi sulla fronte e due occhi grandi dietro un paio di occhiali.
Continuò decisa a ritrarre le sembianze di quel bambino che le aveva rubato il cuore. Quel ragazzo che era sempre pronto a difenderla in qualsiasi situazione. Creò ombre e luci, facendo uno stupendo disegno che le impegnò parecchio tempo.

Edited by kiaretta_scrittrice92 - 2/3/2015, 19:00
 
Top
87 replies since 15/3/2012, 11:41   4686 views
  Share