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Kokoro no uragiri

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KiarettaScrittrice92
view post Posted on 20/9/2014, 11:35 by: KiarettaScrittrice92     +1   -1
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Parte diciasettesima

Il silenzio ormai regnava da parecchi minuti in quella stanza.
Ran continuava a piangere, ma neanche un verso o un singhiozzo usciva dalla sua bocca. Le sue lacrime scendevano silenziose, senza poterle fermare.
Poco più in là Shinichi era seduto a terra, le ginocchia al petto e la testa appoggiata su di esse, mentre le braccia avvolgevano le gambe piegate.
Ormai da più di cinque minuti la situazione era quella, poi da lontano il rumore dei passi. Entrambi i ragazzi assunsero lo stesso sguardo di terrore. Quei due sguardi che s’incrociarono subito. Quei due sguardi che subito si cercarono a vicenda anche dopo tutto quello che era successo. Sapevano che se sul serio qualcuno stava andando a prendere Shinichi, per portarlo via, Ran non sarebbe dovuta essere lì.
La ragazza si buttò a terra e gattonando si nascose sotto la scrivania, che per fortuna aveva una lastra di legno proprio sul davanti, verso la porta.
I passi si fermarono, proprio davanti l’ufficio. Si sentì la chiave infilarsi nella serratura. In quello stesso istante, Shinichi, che si era alzato in piedi, tirò un calcio alla grata che era rimasta a terra di fianco a lui e mentre la chiave girava nella toppa Ran si allungò e la trascinò sotto la scrivania insieme a lei.
La porta si aprì e Shinichi tirò un sospiro di sollievo. Ad aprire la porta erano le uniche due persone di cui sapeva di potersi fidare. Con passo veloce, andò verso di loro, li invitò ad entrare con un gesto e poi chiuse la porta alle loro spalle.
“Kudo che fai?” chiese Amuro stupito.
Lui parlò, ma non rispose al biondo.
“Ran puoi uscire…” disse.
A quelle parole la ragazza sbucò dalla scrivania. Aveva ancora gli occhi rossi per il fatto e il suo viso era parecchio sconvolto.
“Angel!” esclamò Vermouth.
La ragazza si alzò in piedi e silenziosamente, senza riuscire a dire niente, si avvicinò al gruppo.
“Sei sconvolta… Che ti ha fatto quel bastardo?!” chiese con tono quasi furioso.
La ragazza rimase zitta per qualche secondo, poi riuscì a parlare.
“No-no… Io… Io sono subito scappata, ma poi sono rimasta bloccata da… da Rena Mitsunashi…”
A quel racconto rimasero tutti e tre stupiti, visto che Shinichi non aveva avuto il tempo di chiederle nulla.
“Sono… sono scappata attraverso il condotto di ventilazione e sono arrivata qui…” disse indicando proprio il condotto aperto.
“Capisco, ma allora cosa è successo di…”
“Non sono affari nostri!” lo bloccò la bionda prima che il ragazzo potesse finire la domanda.
Aveva notato le occhiate che si erano lanciati i ragazzi. Quello di lei deluso e amareggiato e quello di lui dispiaciuto e affranto. Sapeva benissimo cos’era successo. La verità era venuta a galla, ma c’era una cosa che non poteva sapere e fu proprio Shinichi a rivelarglielo, dopo qualche secondo d’imbarazzante silenzio.
“Vermouth che tu sappia oltre a Chianti e Korn quali altri cecchini ci sono all’organizzazione?”
“Loro sono gli unici. E visto che ho ucciso Chianti è rimasto solo Korn.”
“Capisco…” rispose.
“Perché?” chiese di nuovo la donna.
Il ragazzo lanciò un occhiata a Ran, che rimaneva in silenzio, sconvolta, poi ricominciò a parlare.
“Credo che il vostro capo abbia ordinato a Korn di andare all’agenzia ad uccidere Kogoro e a quanto pare è riuscito nel suo intento…”
“Che cosa?!” esclamarono insieme i due.
“Me l’ha detto Heiji… Era andato all’agenzia per parlarmi ed è successo proprio davanti ai suoi occhi.”
“Maledizione… - sibilò la donna per poi rivolgersi di nuovo al diciassettenne - Adesso dov’è?”
“L’ho mandato a casa mia ad avvisare Subaru Okiya dell’accaduto.” rispose.
“E’ tempo sprecato. Silver Bullet sarà già qui a momenti con molti agenti…” disse lei.
Il ragazzo rimase stupito.
“Tu… tu sapevi di…”
“Ovvio! - fu Amuro a rispondere - Secondo te perché non volevo venire a casa tua quel giorno? Lo sappiamo già da un po’ che Subaru Okiya e Shuichi Akai sono la stessa persona.”
“Quindi adesso cosa facciamo?” chiese Shinichi.
“Non ne ho la minima idea. - rispose Vermouth con aria grave - Farvi tentare di nuovo la fuga sarebbe rischioso per tutti a questo punto. L’unica soluzione che mi viene in mente è aspettare qui, finché non mi arriva il messaggio di conferma che Silver Bullet e la sua squadra sono qua davanti, ma anche in questo caso saremmo subito scoperti visto che il boss mi ha detto di portarti nel suo ufficio.”
“E allora andiamoci!” disse Shinichi deciso.
Era quasi un anno che aspettava quel momento. Vedere in faccia la persona che più di tutte gli aveva rovinato la vita e l’aveva resa un’inferno. Quella persona che odiava con tutta la sua anima e che forse ogni tanto negli angoli più reconditi del suo cuore e nelle parti più lontane della sua coscienza, avrebbe voluto vedere morta.
“Bene… Angel, tu rimarrai qui. Amuro prenditi cura di lei, fino al mio ritorno, se le cose si mettono male oppure arriva la squadra ci vediamo al corridoio sette tutti e quattro, tu accompagnerai lei e io lui.” disse risoluta.
“Perfetto!” disse Amuro tirando fuori la pistola e tenendola in mano, pronta per ogni evenienza.
Dopodiché Shinichi e Vermouth uscirono dall’ufficio, chiudendosi la porta alle spalle.

Il ragazzo di Osaka era appena arrivato a villa Kudo, quando gli arrivò un nuovo messaggio di Shinichi.
Cambio di programma, a casa non troverai nessuno. Però è meglio se rimani lì, sotto lo zerbino c’è una chiave di riserva.
Guardò il display del cellulare innervosito. Ma per chi diavolo l’aveva preso? Per un moccioso? Lui non era come tutti gli altri. Non voleva essere protetto come Ran, Ai e tutti gli altri. Lui era il suo migliore amico, gli era stato sempre vicino in qualsiasi situazione. E l’avrebbe fatto anche ora, anche se questo avrebbe potuto voler dire farlo fino alla fine.
Si rificcò il cellulare in tasca e si diresse verso casa del dottor Agasa. Appena suonò il campanello la porta fu subito aperta, come se l’uomo aspettasse proprio sulla soglia.
Lo guardò bene, era preoccupato, si vedeva dalla carnagione particolarmente pallida e dall’espressione del viso.
“Heiji, accomodati.” disse subito scostandosi e facendolo entrare.
“Grazie professore, ma non voglio rubarle molto tempo. Ho solo bisogno di sapere cosa devo fare per raggiungerlo.”
L’uomo sospirò.
“Siete proprio uguali voi due. Seguimi.” disse rassegnato per poi dirigersi nuovamente verso il laboratorio di Ai, questa volta seguito da Heiji.

Shuichi stava guidando l’auto su cui c’erano anche Camel, James e Jodie. Dietro a loro, a distanza di sicurezza c’erano le altre auto.
L’uomo aveva acceso la radio, dopo aver finito di discutere di Rena Mitsunashi. Ormai non mancava molto alla destinazione e ascoltare qualche notizia o della musica per distrarsi dal lavoro era la cosa migliore.
Una notizia però attirò l’attenzione di tutti.
“E’ stato ritrovato un corpo senza vita nel fiume Tama. Il corpo appartiene a una ragazza del liceo, a quanto dicono i documenti che aveva nella tasca della giacca dell’uniforme il suo nome è Sera Masumi.”
A quel nome, l’agente dell’ FBI puntò il piede sul freno, facendo stridere le gomme dell’auto. Tutte le macchine dietro a lui si fermarono in tempo, evitando un incidente a catena.
“E’ una delle amiche di Ran!” esclamò Jodie con tono quasi sconvolto, mentre la radio continua a parlare di lei descrivendola.
“Non solo…” sussurrò Akai.
“La ragazza è morta solo da qualche ora a detta della scientifica, per via di un colpo d’arma da fuoco. Nessuna traccia del colpevole.”
Lei mani di Akai strinsero convulsamente il volante.
“Quei pezzi di merda me la pagheranno cara.”
Dopo aver detto ciò, premette di nuovo sulla frizione ingranò la prima e scalò le marce velocemente premendo in maniera folle l’acceleratore.
“Akai vuoi dirci che succede?” chiese Camel un po’ stupito.
“Succede che hanno ucciso mia sorella e questa volta non gliela perdono!” disse con torno furioso, lasciando tutti sbalorditi.

Il ragazzo si sistemò bene la giacca nera sopra la sua bella camicia bianca, poi guardò con aria maliziosa la donna di fronte a lui.
“Torno ai miei affari.” disse con tono tranquillo.
“Bene - rispose la donna - fagliela pagare per quello che ti ha fatto!” disse con tono deciso.
“Oh, puoi starne certa… - affermò lui con un tono mostruosamente perfido e quasi terrificante - Le farò rimpiangere di essere nata a quell’inutile sgualdrina!”
Poi con quel sorriso maligno ancora sulle labbra uscì da quell’ufficio spartano e s’inoltrò nei corridoi della sede dell’organizzazione.

Edited by kiaretta_scrittrice92 - 2/3/2015, 19:03
 
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