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Kokoro no uragiri

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KiarettaScrittrice92
view post Posted on 18/11/2014, 22:12 by: KiarettaScrittrice92     +1   -1
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Parte ventesima

L’ascensore arrivò al piano. Il gruppo di agenti uscì velocemente nel corridoio e Akai imbracciò il suo fucile. In quel momento riecheggiava un’allarme. Probabilmente Vermouth aveva già avvisato il boss, come avevano programmato.
Non passarono che pochi secondi che tre uomini dell’organizzazione con le pistole in mano irruppero nello stesso corridoio, iniziando a sparare colpi. Gli agenti, compreso Akai si chinarono dietro gli scudi della prima fila, per ripararsi dai colpi dei proiettili, fu proprio il capo della squadra a mettersi tra due suoi sottoposti in prima fila, poggiare il fucile sui rettangoli di trasparenti che li proteggevano per poi sparare. Li centrò subito tutti e tre. Furono tre colpi precisi alle mani, tre proiettili che sfrecciarono contro il loro obbiettivo, tre pistole che volavano lontano, tre agenti che si avvicinarono agli uomini, legandoli e impedendo loro qualsiasi movimento.
La squadra iniziò ad avanzare, sempre lentamente. Ogni volta che incrociavano una porta, due agenti si appostavano dietro di essa e un terzo, con lo scudo alzato tirava un calcio verso di essa per aprirla. Se c’erano persone dentro i tre irrompevano nell’ufficio e immobilizzavano chiunque fosse, lasciandolo disarmato e legato. Sarebbe spettato alla squadra successiva, quella di Jodie, arrestarli e portarli nei camion blindati che erano rimasti parcheggiati di fronte all’edificio abbandonato.

“Qui!” disse improvvisamente il ragazzo al tassista, che quasi dovette inchiodare per l’ordine improvviso.
Il detective del Kansai pagò il suo accompagnatore e uscì dalla vettura.
Rimase qualche secondo a guardarsi attorno.
Era in una tangenziale di periferia, che molto probabilmente in condizioni normali sarebbe stata completamente deserta. In quel momento invece, c’erano quattro camion blindati parecchio grandi e una decina di macchine, che a una trentina di metri da lui formavano un posto di blocco. Probabilmente anche se non avesse detto al tassista di fermarsi, l’avrebbe fatto comunque.
Si avvicinò lentamente, le mani in tasca e l’aria decisa e circospetta. Non aveva armi per difendersi, perciò doveva stare molto attento. Arrivato vicino al posto di blocco vide due agenti col gilet dell’FBI che parlavano animatamente. Tirò un sospiro di sollievo, se l’FBI era già lì, voleva dire che forse c’era qualche speranza di riuscire a far uscire Shinichi e Ran vivi. Decise però di non farsi vedere. Sapeva che se i due agenti l’avessero visto non l’avrebbero fatto entrare.
Cercando di fare il più piano possibile passò lentamente dietro di loro per poi nascondersi dietro i furgoni blindati.
Arrivato all’edificio abbandonato in cui probabilmente c’era l’ingresso per il covo dell’organizzazione, trovò però una calca pazzesca. Un sacco di agenti erano stipati là dentro, occupando almeno la metà del piccolo locale abbandonato.
Fu Jodie Starling la prima a vederlo.
“Hattori, cosa ci fai qui?” chiese con tono di rimprovero.
“Beh ecco… Ci son state delle complicazioni…” rispose il ragazzo.
Effettivamente non sapeva bene cosa dire. Non si aspettava tutti quegli agenti lì ed era successo tutto talmente in fretta che non aveva una spiegazione precisa e pronta da esporre.
“Ascolta so che vuoi aiutare il tuo amico e Ran, ma saresti solo d’intralcio…”
“No no, ascolti… Sono stato all’agenzia Mouri neanche un’ora fa, e un cecchino ha ucciso il detective Kogoro…” disse alla svelta non trovando un modo migliore per spiegare la situazione.
“Che cosa?! - l’agente federale sembrava alquanto sconvolta. - Ran lo sa?”
“Non lo so… Quando è successo ho sentito Shinichi, quindi forse glielo ha detto lui…”
La donna sbuffò innervosita, poi si volse con sguardo interrogativo verso il suo capo. Lui probabilmente aveva la sua stessa domanda in testa. Come risolvere un caso di omicidio così eclatante senza creare uno scandalo? Poi ebbe l’illuminazione.
“Bene, mi occupo io di questo problema. Andrò alla polizia e spiegherò la situazione. E’ inutile tenere tutto nascosto ora che stiamo agendo, magari assieme all’ispettore troveremo una soluzione per questo tragico incidente. Camel, - disse poi rivolgendosi al suo sottoposto - lascio a te la mia squadra.”
“Va bene capo!” rispose l’uomo robusto.

Di colpo l’allarme smise di suonare e i due ragazzi si fermarono un attimo.
“Come mai ha smesso?” chiese Ran con tono preoccupato.
“Vuol dire che gli agenti hanno già iniziato a fare irruzione e che i membri dell’organizzazione sono già tutti nelle loro postazioni. Ora dovremmo fare il triplo più attenzione.” le sussurrò Amuro, poi le prese la mano e ricominciarono ad avanzare.
Fortunatamente Amuro, da buon membro dell’organizzazione, conosceva tutte le postazioni dei suoi colleghi e sapeva come evitarli o aggirarli, in modo che non li vedessero mai, e se dovevano passare per forza di fronte a loro, cosa che era capitata solo un paio di volte, con un colpo preciso di pistola li faceva cadere al suolo privi di vita.
Ogni volta che il ragazzo alzava la mano destra per puntare la pistola sul suo obbiettivo, Ran lasciava la presa sull’altra mano e si tappava le orecchie, per attutire il rumore assordante dell'arma da fuoco.

La donna era seduta sulla sua scrivania, quando qualcuno bussò alla porta.
“Avanti!” disse con voce sicura.
Alla porta entrò lui.
Per quanto il suo labbro fosse ancora gonfio e un po’ sanguinante, questo non rovinava assolutamente la sua aria da grande seduttore.
“Come mai non sei nella tua postazione? Non hai sentito l’allarme?” chiese il ragazzo, chiudendosi la porta alle spalle.
“Potrei farti la stessa domanda…”
“Già, ero venuto a cercare la mia preda, ma a quanto pare è sfuggita anche a te.”
La donna scese dalla scrivania e si mise in piedi, incrociando le braccia.
“E’ sfuggita anche a me, ma credo di sapere dove si trova.”
“Dici sul serio?” chiese Ikuto.
Il suo sguardo divenne un misto tra affascinante e sadico, come se non vedesse l’ora di assaporare il momento di vendicarsi per quello che Ran gli aveva fatto.
“Ho sentito Vermouth e Amuro parlare di come salvare Kudo, sono dei traditori e sono più che sicura che c’è anche la ragazza con loro.”
“Capisco…”
Il ragazzo non sembrò per niente stupito da quella notizia, e questo incuriosì parecchio la donna.
“Non sei stupito del fatto che Vermouth e tuo cugino non siano dalla nostra parte.”
“Di Vermouth non avevo nessun dubbio già da un po’, che stesse tramando per tradirci. Era la prima su cui io e il boss sospettavamo, da quando Gin aveva esposto i suoi dubbi, e sapevo bene che era uno di quelli che sapeva che Kudo era ancora vivo. Per quanto riguarda mio cugino, credo che quando entrò in questa organizzazione fin da subito aveva l’intenzione di abbatterla. Si è sempre comportato da bravo cagnolino, quando invece in famiglia e nella vita normale era molto più simile a me. Probabilmente stava tramando qualcosa fin dall’inizio. Ne ho avuto la conferma quando l’altro giorno mi ha fermato quando ero ad un appuntamento con Ran, per cercare di estorcerle delle informazioni.”
“Ma tu pensa… A quanto pare la vedi lunga.”
“Beh, allora direi che se sono dei traditori, lei non ci sgriderà se li facciamo sparire dalla faccia della terra… - rispose lui tirando fuori la pistola - Vieni con me?”
“Volentieri…” rispose la donna con un sorriso ancora più oscuro e maligno.

Arrivarono al corridoio sette quasi insieme. Vermouth e Shinichi avevano appena svoltato l’angolo, quando videro la pistola di Amuro fare un’altra vittima.
I quattro si trovarono a metà strada.
“Bene, ora dovete assolutamente uscire da qui. E voglio che nessuno di voi due rientri, mi sono spiegata?” chiese Vermouth con tono deciso, rivolta soprattutto al ragazzo.
Shinichi rispose con un cenno, poi porse la mano a Ran.
Lei dubbiosa passò lo sguardo da quella mano tesa verso di lei al volto frustrato del ragazzo che gliela porgeva per poi rivolgersi al biondo che le teneva ancora la mano.
Lui le si avvicinò col viso e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Shinichi non seppe mai cosa le disse Amuro, ma dopo quelle parole lei sempre con quell’aria titubante, gli lasciò la mano e prese la sua.
“Ti porterò fuori di qui Ran, te lo prometto.” le disse lui per rassicurarla.
Lei rispose solo con un cenno di testa.
Fu in quel momento che accadde l’inimmaginabile.
Dal corridoio perpendicolare a dove si trovavano loro apparvero Rena e Ikuto, quest’ultimo aveva una pistola in mano e in un attimo sparò nella loro direzione.
Il colpo era diretto a uno di loro quattro. Shinichi serrò gli occhi abbracciando Ran e chinandosi su di lei in modo da proteggerla con il suo corpo, ma il colpo a quanto pare non era diretto a loro.
Dopo pochi millesimi di secondo riaprì gli occhi e vide Amuro accasciato al pavimento. La sua camicia bianca era macchiata di sangue all'altezza del ventre e dietro di lui Vermouth era rimasta per un attimo atterrita.
Capì subito cosa era successo. Il proiettile era diretto alla donna e il biondo ebbe la stessa idea che aveva avuto lui. Ovvero proteggerla, per questo le si era buttato davanti, senza pensare al rischio che poteva correre.

Edited by kiaretta_scrittrice92 - 2/3/2015, 19:05
 
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