Detective Conan Forum

Kokoro no uragiri

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KiarettaScrittrice92
view post Posted on 9/1/2015, 17:57 by: KiarettaScrittrice92     +1   -1
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Parte ventiquattresima

La ragazza chiuse la chiamata. Era rimasta zitta per tutto il periodo della conversazione telefonica, per poi rispondere semplicemente con una conferma.
“Erano notizie di Conan… cioè volevo dire di Shinichi?” chiese Ayumi.
“Stanno uscendo dal covo. L’antidoto che ha preso sta finendo il suo effetto, se non li precedo in ospedale rischia di trasformarsi davanti a tutti. Quindi devo sbrigarmi!” disse velocemente rispondendo alla bambina.
“Veniamo con te!” esclamò Mitsuhiko.
“Assolutamente no!”
“Non puoi vietarci di venire. Non stiamo andando al covo, no? Stiamo andando in ospedale. Nessuno ci può fare del male.” ribatté di nuovo il bambino lentigginoso.
“Giusto!” confermò Genta.
“E poi… - continuò Ayumi - Conan è stato con noi per quasi un anno… Non lo abbandoneremo mai!”
La ragazza sospirò, rimettendosi il cellulare in tasca.
“Eh va bene… Verrete con me. Dottor Agasa stia attento.” disse poi rivolgendosi al professore.
“Tranquilla.”

Le porte dell’ascensore si aprirono inaspettatamente. Da esso uscirono due agenti che reggevano Amuro, l’agente Camel che sosteneva Shinichi e Ran, pallidissima e con l’aria ormai sconvolta.
“Kudo!” esclamò Heiji dimezzando la distanza che lo separava dall’ascensore.
“Hattori… che ci fai qui?” chiese con voce smorzata il detective dell’Est.
“Pensavi davvero che me ne sarei rimasto tranquillo a casa tua o del dottore, senza fare nulla?” chiese arrabbiato.
Dopodiché prese il posto di Camel, in modo che l’agente potesse spiegare la situazione a Jodie.
“Tra una ventina di minuti salite ed iniziate a portare giù tutti. Io prendo la mia auto e accompagno i ragazzi in ospedale.”
“Bene!” rispose la donna.
I due agenti scortarono Amuro ormai quasi privo si sensi all’auto di Camel, adagiandolo nel sedile posteriore sul lato destro. Ran li seguì ed entrando dal lato sinistro si sedette nel posto di fianco a quello del biondo. Poco dopo Shinichi ed Heiji li raggiunsero e il ragazzo di Osaka aiutò l’amico ad entrare di fianco a Ran, per poi chiudere la portiera ed andare nel posto anteriore del passeggero al lato sinistro dell’auto.
Camel li raggiunse dopo un paio di minuti, e mettendo subito la prima parti, alzando velocemente le marce e correndo per arrivare in ospedale in tempo.
Ran afferrò la mano di Amuro come a volergli attenuare il dolore che sapeva stava provando, la sua pelle solitamente scura era molto pallida, quasi di una carnagione normale respirava affannosamente. Per quasi tutto il tragitto in quella macchina regnò l’assoluto silenzio, se non l’ansimare del biondo. Persino Shinichi si tratteneva dal gemere o fare qualsiasi altro verso, sopportando il suo dolore dentro di sé. Un dolore non solo fisico, nel resistere alle fitte lancinanti al petto, ma anche emotivo nel vedere che Ran non lo degnava neanche di uno sguardo.

“Questa notizia è… Non ho davvero parole… Ed ora cos’ha intenzione di fare?” chiese l’ispettore.
“Niente. O meglio niente di più di quello che i miei uomini stanno già facendo.” rispose l’uomo baffuto di fronte a lui.
“E cioè?”
“In questo momento i miei uomini sono al loro covo e li stanno arrestando uno per uno. Tra meno di un ora tutto questo sarà finito.”
“Quindi l’unico problema che rimane è l’omicidio del…”
“Sì - rispose James Black non facendolo finire - Vi chiedo solo di provvedere a sistemare la faccenda del detective Kogoro.”
“Ma… la moglie e la figlia dovrebbero…”
“La ragazza probabilmente lo sa già, mentre per la moglie provvederemo noi appena sarà tutto finito a riferirglielo. Non ha senso però atterrire la capitale o l’intera nazione per un problema ormai quasi risolto, per questo vorrei che insabbiaste la cosa.”
“Sì capisco. Se i media venissero a sapere che la morte del detective fa parte di una storia contorta come questa creerebbero uno scandalo.”
“Esatto! So bene che non è giusto nei confronti della sua morte, ma sarà meglio che tutto questo rimanga nascosto, almeno finché tutti i membri dell’organizzazione non si troveranno negli Stati Uniti, dietro le sbarre e sotto stretta sorveglianza.”
L’ispettore di polizia fece un leggero cenno di testa, poi si rivolse ai suoi tre agenti, che erano ancora pallidi per le notizie appena sentite. Erano gli unici tre in quella saletta conferenze, gli unici che Megure aveva richiesto prima di iniziare la conversazione con l’agente dell’FBI.
“Sato, - ordinò - andate all’agenzia investigativa e risolvete la questione. Se qualcuno chiede qualcosa dite che è stato un parente di qualche uomo messo in prigione dallo stesso detective, soprattutto se ve lo chiede qualche giornalista.”
“Sì!” rispose la donna, per poi uscire, seguita da Takagi e Chiba.

Ormai le due squadre di agenti proseguivano spedite, guidate da Akai e da Sharon al suo fianco.
“Non vedo l’ora che questa storia finisca. Non ne posso più.” disse l’uomo colpendo per l’ennesima volta la mano armata di un membro dell’organizzazione.
“Lo dici a me? Questi ultimi giorni sono stati ingestibili. Sentivo il fiato di Gin sul collo.”
“Non me lo nominare, è meglio.”
“Che è successo?” chiese la donna stupita.
“Nulla… Lascia stare.”
Ci fu qualche minuto di silenzio tra i due, contornato dagli spari degli agenti attorno a loro o dai movimenti per immobilizzare tutti i membri.
“Glielo dirai a Jodie? … dell’APTX?” chiese Sharon.
“Perché dovrei? Per aggiungere un motivo per chiudere definitivamente con lei? Per una volta che le cose vanno bene…”
“Ma prima o poi glielo dovrai dire. Non puoi mentirle come hai fatto con Akemi.”
“Con Akemi non ho mentito!” urlò l’uomo.
“No, no… Non era quello che intendevo… La amavi… e questo lo so… Ma comunque non le hai mai raccontato tutta la verità.”
“Non era necessario. E non lo è tutt’ora.”
“Se lo dici tu…” rispose lei.
“E’ la stessa scelta che hai fatto con Amuro…”
“Cosa?!” la donna si voltò stupita e per poco non si accorse di un’altro uomo dell’organizzazione che le stava per sparare addosso.
Fu Akai ad attirarla a sé, impendendo al proiettile di colpirla, per poi sparare con colpo deciso all’uomo.
La donna si trovo tra le braccia dell'agente, solo allora alzò lo sguardo verso il suo viso.
“Pensi che non mi sia accorto di come eri preoccupata per quel ragazzo?” sussurrò con quella voce fredda e allo stesso tempo intensa.
La donna arrossì e si scostò.
“Ti sbagli! Non c’è assolutamente niente tra noi…”
Shuichi Akai scoppiò a ridere.
“Sei arrossita? Scherziamo? Sei già arrivata a quel livello? Sei una donna matura Sharon, non comportarti come una diciasettenne alla sua prima cotta e ammetti il fato che ti sei innamorata di lui.”
La donna sbuffò.
“Sei davvero insopportabile lo sai?” borbottò la donna.
“Sì lo so… Non fai altro che ripetermelo…”
“E comunque Amuro conosce la mia vera età. E non ha nessun problema a riguardo.”
“E sa anche di noi due?”
Il silenzio tornò tra i due. La donna sembrava non avere il coraggio di rispondere.
L’agente disarmò un altro uomo per poi parlare di nuovo.
“Vedi? Anche tu ometti verità irrilevanti per stare con la persona che ami.”
“Che c’entra? Il passato è passato!”
“Quindi la morte di Chris ormai è parte del passato vero?”
“Shu io…”
“No! Non ti sto facendo la predica… Allora avevamo fatto un’accordo, che tutto ciò che era accaduto e che ci aveva separati sarebbe rimasto sepolto sotto le macerie del nostro matrimonio. Non ne voglio parlare. Ci siamo separati per un motivo e so benissimo che nessuno dei due vuole tornare indietro. Dico solo che sebbene l’APTX ha cambiato la nostra età, non ci impedisce di avere rapporti con persone più giovani dei nostri veri noi.”
La bionda sospirò.
“Sì… hai ragione… Scusami…”
Subito dopo tornò il silenzio.

Era seduta alla sua scrivania.
Non sarebbe fuggita. Non questa volta. Questa volta avrebbe affrontato il suo destino a testa alta. Sia che la destinazione sarebbe stata la morte o la vittoria, sarebbe arrivata fino alla fine di quel viaggio che l’aveva portata a diventare la donna più temuta e più potente di tutta la malavita mondiale.
Non voleva scappare. Sentiva dentro di sé che non poteva farlo. E anche se sarebbe stata arrestata, magari avrebbe condiviso la cella col suo unico, vero, amante.

Stava facendo i compiti. O almeno stava tentando di farli, ma ovviamente, la sua testa era da tutt’altra parte.
Solo quando il suo cellulare trillò con un suono breve e acuto si risvegliò da quel limbo in cui era caduta per l’ennesima volta.
Prese l’apparecchio telefonico e lesse il messaggio. Era di Heiji.
Siamo fuori. Io e Ran stiamo bene, Shinichi è ferito, ma non grave.
Finalmente poteva tirare un sospiro di sollievo. Il suo cuore si gonfiò di nuovo di gioia e tranquillità ed un sorriso sincero spuntò finalmente sulla sua bocca.
Ancora mille pensieri le inondavano la testa, ma questa volta non le mettevano ansia o angoscia, erano milioni di pensieri rassicuranti e forse solo un po’ confusi.
Si chiedeva se doveva partire quel momento stesso per Tokyo oppure se avesse dovuto aspettare qualche giorno. E se fosse arrivata cosa avrebbe detto a Ran? Le avrebbe dovuto fare le condoglianze oppure essere contenta che fosse viva? E con Heiji? Ora che gli aveva confessato il suo amore sarebbe riuscita a guardarlo in faccia senza arrossire?
Non sapeva proprio cosa fare. Così decise di rimettersi sui suoi compiti e pensarci non appena avesse finito.

Edited by kiaretta_scrittrice92 - 2/3/2015, 19:08
 
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