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Kokoro no uragiri

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KiarettaScrittrice92
view post Posted on 20/2/2015, 17:38 by: KiarettaScrittrice92     +1   -1
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Parte ventottesima

Passarono un paio di giorni e Shinichi, con la raccomandazione di non sforzarsi troppo e con due stampelle ad aiutarlo a camminare ebbe il permesso di uscire dall'ospedale.
Heiji, come Kazuha, aveva deciso di rimanere per un po’ a Tokyo e aveva pernottato per un paio di notti ad un hotel economico vicino all’ospedale, in modo da poter stare col suo amico il più possibile, almeno nel limite degli orari di visita.
Quel giorno era venuto a prenderlo. Era rimasto al piano di sotto, nella sala d’attesa in cui due giorni prima aveva aspettato di avere buone notizie.
Lo vide avvicinarsi a lui, reggendosi sulle stampelle e avanzando lentamente.
“Come va, oggi?” chiese il ragazzo dalla pelle scura.
“Meglio di ieri, ma mi hanno prescritto un antidolorifico, anche perché il ginocchio ancora non mi dà tregua.”
“Capisco. Amuro come sta?”
“Anche lui sta bene. Quando oggi sono andato era sveglio, anche se ha ancora bisogno della flebo ed ogni tanto dell’ossigeno.” rispose il ragazzo, mentre iniziavano lentamente ad uscire.
Proprio mentre uscivano, una ragazza dai capelli lunghi e bruni passò loro accanto. Indossava un abito blu scuro, accompagnato da una borsetta rossa.
Shinichi si voltò subito alla sua vista e la seguì con lo sguardo.
Sapeva bene dove era diretta quella ragazza. La sua meta era la stanza da cui lui veniva, quella in cui era ricoverato il ventenne biondo. Il suo animo era completamente in conflitto dal momento in cui erano usciti dal covo dell’organizzazione due giorni prima. Sapeva che si poteva fidare di Tooru Amuro dal giorno in cui aveva salvato lui e Ran da Ikuto dentro quel bar, e nel tempo che aveva vissuto con loro all’agenzia aveva comunque imparato a conoscerlo, ma quel rapporto intimo che aveva creato con Ran, tanto da farla preoccupare più per l’incolumità di lui che la sua, lo innervosiva. Quell’odioso e velenoso sentimento, chiamato gelosia, si era annidato nel suo cuore e sembrava non volersene andare.
Scosse quei pensieri dalla testa e si volse di nuovo all’amico.
“Ti sei informato?” chiese.
“Sì, - rispose il detective del Kansai - la veglia funebre è domani sera alle venti, ti ho preso anche l’indirizzo.” disse porgendogli un foglietto.
“Grazie.” rispose lui, fermandosi e prendendo il foglietto per poi metterselo in tasca.
“Ascolta, io credo che partirò questa sera.”
“Hai fatto pace con Kazuha?” gli chiese Shinichi.
“Sì sì, è tutto passato. A dirla tutta penso che abbia iniziato pure a comprendere le tue ragioni, anche se dice che non vuole interferire con le scelte di Ran.”
“Lo capisco. L’importante è che voi due abbiate chiarito.”
“Puoi stare tranquillo amico mio, partirà con me domani, ma anche tu cerca di fare il tutto possibile per riavvicinarti a Ran.”
“Heiji te l’ho detto io…”
“Promettimelo!”
Il ragazzo sospirò.
“Promesso…”

La ragazza attraversò la porta della stanza d’ospedale in cui si trovava il biondo.
Lui si era appena voltato verso di lei con un sorriso stampato sul volto. Era un volto molto più pallido del suo solito, ma aveva comunque più colorito del giorno in cui era arrivato in ospedale ormai privo di sensi.
“Amuro, come stai?” chiese la ragazza sedendosi su una sedia vicino al suo letto.
“Direi meglio. Anche se ancora non riesco a magiare, ogni cosa che tento di buttare giù la rimetto.” rispose lui sospirando.
“Vedrai che pian piano riuscirai a riprendere a mangiare.” disse lei con un sorriso.
“Ne sono sicuro… E tu? Come stai?”
La ragazza sospirò.
“Si tira avanti. Domani ci sarà la veglia funebre per papà.” disse abbassando lo sguardo ed iniziando a fissare le mani in grembo.
“Immagino che lì dentro non ci sia più entrata.”
“Sì, ieri. Dovevo prendere tutte le mie cose.” il suo tono era sempre più sommesso.
“Cosa pensate di farne dell’agenzia?” chiese nuovamente Amuro.
“Non voglio dare a qualcuno che non conosco quel posto… Io pensavo…”

La sera dopo, alla veglia.
“Ehi…”
Il ragazzo vestito rigorosamente di nero eccetto per la camicia sotto la giacca elegante e con le stampelle si voltò indietro per vedere quella bellezza unica.
Un elegantissimo vestito nero le fasciava il corpo e le scarpe nere col tacco la alzavano di qualche centimetro facendola arrivare alla sua altezza.
“Shiho che ci fai tu qui?”
“Sapevo che saresti venuto ed ho pensato che avevi bisogno di compagnia.”
“Grazie” disse lui voltandosi di nuovo verso l’interno del casolare in legno in cui si stava svolgendo la veglia.
“Come mai stai qui fuori?” chiese di nuovo la ragazza.
“Non merito di stare lì… Se Kogoro è morto è solo colpa mia.”
Sentì e vide la presa delle dita smaltate di rosso della ragazza sulla sua spalla.
“Shinichi sapevi che sarebbe potuto succedere.”
“Sì lo so, ma non doveva… Non doveva succedere… E’ stato un errore che ho pagato con gli interessi.”
Lo sguardo del ragazzo si volse verso la ragazza in lacrime che era inginocchiata proprio davanti all’altarino su cui si trovava la foto coi nastri neri del famoso detective in trance.
“Non l’hai persa. Lei ti ama ancora.”
“No Shiho… Tu non sai come mi ha guardato quando ha scoperto la verità al covo. Era uno sguardo d’odio. Mi odiava. Come potrebbe non odiarmi?”
“Ran non è una sciocca. Sa benissimo che lo hai fatto per proteggerla e sa benissimo che tutto questo è causa tua solo indirettamente. Ti perdonerà. Devi solo darle tempo.” lo rassicurò la scienziata.
“Lo spero… Cambiando discorso. Hai parlato con tuo padre?” disse volgendosi di nuovo verso di lei.
La ragazza sorrise. Un sorriso sincero e innocente, che Shinichi non aveva mai visto dipingersi sul suo volto da bambina sotto le sembianze di Ai.
“Sì… Mi ha raccontato che quando sono spariti dalla circolazione lui e mia madre non ci volevano abbandonare. Hanno affidato Akemi e me a Pisco, con la promessa che sarebbero tornati a prenderci, ma poi Gin li trovò ed uccise mia madre. Lui riuscì a scappare ed accettò il programma protezione testimoni dell’FBI, rimase in America per un sacco di tempo. Dice che è solo da due anni che si trova in Giappone e in tutto questo tempo non ha smesso di cercarmi.”
“Sono contento che vi siate ritrovati.” rispose Shinichi a quel breve racconto.
Proprio in quel momento i membri della veglia iniziarono ad alzarsi e a liberare la sala.
Gli ultimi ad uscire furono Ran e la madre. La ragazza aveva ancora le lacrime che le rigavano il viso, ma tirò dritta, senza degnare di uno sguardo il giovane detective, che questa volta decise di fare qualcosa.
“Ran…”
Fu bloccato da qualcuno. Si voltò e vide Eri che lo guardava con uno sguardo rassicurante.
“Vi lascio soli.” sentenziò Shiho per poi allontanarsi.
La donna prese la mano di Shinichi col palmo rivolto verso l’alto e gli mise qualcosa sopra.
Il ragazzo guardò sbalordito quel piccolo mazzo di chiavi. Lo conosceva bene. Per quasi un anno era stato nella sua cartella della scuola elementare. Erano le chiavi dell’agenzia Mouri.
“Fanne buon uso.” disse Eri con un sorriso.
“Ma signora Kisaki… Non posso accettare una cosa simile… io…”
“Ran ha insistito molto a darti quelle chiavi. Dice che così esaudiresti il tuo sogno di aprire un’agenzia tutta tua. E poi rimarrebbe inutilizzata se non la usassi tu.”
A Shinichi ci volle un attimo per elaborare ciò che aveva appena sentito.
“Un momento… Vuole dirmi che è stata Ran a proporle di darmi l’agenzia?” chiese stupito.
“Non mentirei mai su una cosa del genere. - fece una pausa, mentre il ragazzo continuava a guardare basito il mazzo di chiavi che aveva in mano - Come ho già detto, fanne buon uso.” poi si allontanò.

Edited by kiaretta_scrittrice92 - 2/3/2015, 19:11
 
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