Chiedo venia per il doppio post... ma non posso agire diversamente
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Ecco a voi la continuazione; buona lettura!
FILE V
NIKKO
Ayumi inspirò profondamente prima di accedere al treno che avrebbe condotto la comitiva alla famosa città di Nikko. I suoi genitori avevano, inizialmente, opposto una strenua resistenza a tale viaggio, ma, come al solito, la fanciullezza aveva infine prevalso. Il resto del gruppo procedeva lentamente, essendo carico di numerosi bagagli pesanti.
«Muoviamoci! Non vorrete mica arrivare tardi?», esclamò Sonoko, visibilmente estenuata dal peso della propria immensa valigia.
«Rilassati: sono solo le 7,25… restano ancora cinque minuti», costatò Conan.
«Io ho bisogno di salire… devo riposarmi, visto che nessuno di voi ha voluto portare la mia valigia!»
«Dovresti ringraziarli, Sonoko! I ragazzi si sono già addossati tutte le tue borse, escludendo quella», ribatté giustamente Ran.
«Direi che è il minimo…»
Poco alla volta, tutto il gravoso carico fu trasportato all’interno del vagone. Dopo qualche minuto, il treno partì.
«Siamo arrivati in orario… solo un paio d’ore di viaggio!», disse il dottor Agasa.
Il luogo emanava una mistica aura di dignità, conferitale dalla secolare esistenza, mentre la luce solare ne illuminava i contorni.
«Questa è la più antica stazione del Giappone orientale, poiché fu progettata nel 1915 dall’architetto americano Frank Lloyd Wright», affermò orgogliosamente Mitsuhiko, che stava sfogliando con attenzione le pagine della sua guida turistica.
«D’accordo, ma io ho fame! Dove possiamo trovare un ristorante?»
«Genta, sei proprio incorreggibile… sei appena arrivato in una magnifica città storica e l’unica cosa cui riesci a pensare è il cibo? », rispose sarcasticamente l’altro Detective Boy.
«Io non penso al cibo… voglio solo mangiarlo!»
Haibara, visibilmente disinteressata al futile discorso, cominciò tranquillamente ad avviarsi verso la strada principale, che conduceva verso il quartiere Tosho-gu.
Dopo una breve camminata, giunsero finalmente alla meta, addentrandosi all’interno della cittadina per raggiungere un luogo ove gustare i portentosi e tipici tzuku-me, i celebri spiedini di polpette di pollo ivi cucinati.
Quand’ebbe terminato un luculliano pasto, il gruppo decise di recarsi all’albergo per depositare le valigie e riposarsi. Genta, ormai sazio, si precipitò rapidamente al di fuori del locale senza badare alle eventuali persone presenti dinanzi a lui. Come previsto, urtò involontariamente un uomo, vestito interamente di nero, girato di spalle, che rimase immobile nonostante la precedente spinta.
«Genta, ma cosa fai? Lo scusi, signore; oggi è particolarmente euforico!», esclamò Conan, che, dopo aver risollevato insieme a Mitsuhiko il pesante amico, stava scrutando l'anonimo individuo.
Lo sconosciuto non rispose e curvò leggermente il capo verso i bambini, badando accuratamente a non mostrare il proprio viso.
Il detective avvertì un'inspiegabile sensazione di terrore, che aveva spietatamente aumentato i battiti alla vista della posa dell'ignota figura. Le ginocchia s’irrigidirono e gli arti divennero immediatamente gelidi, introducendo Conan nella sgradevole idea della morte. Il panico dominava totalmente il suo corpo, impedendogli i movimenti e bloccando le facoltà vocali. Le pupille, ridotte a minuscoli punti negli occhi sgranati, tradivano il lancinante tormento della consapevolezza dell’impotenza di fronte all’inevitabilità. Aveva spesso ostentato con orgoglio la propria capacità di rilevazione dell’ostilità dei criminali, ma, in quel momento, riteneva di non aver mai incontrato una simile malvagità... nemmeno il gelido Gin aveva provocato una reazione tale nell'animo del razionale Shinichi Kudo.
«Nessun problema.»
Dopo aver pronunciato queste parole, l’uomo, avvolto nel suo inquietante Trench e occultato da un tetro Borsalino, si allontanò, mescolandosi alla folla insignificante che lo attorniava inconsapevole.
Edited by MAN_IN_BLACK - 19/4/2012, 19:55