| Concluderei qui la questione o la sposterei in un altro topic (e potrebbe essere interessante farlo) puntualizzando di nuovo un paio di cose. Ok, in effetti la logica che si deriva dal target di questo manga (per bambini e ragazzi giovani) porterebbe a prevedere un finale liscio, carico di buoni sentimenti e mielosità varie, lineare e, lasciatemi dire, poco interessante, nel senso che non si distaccherebbe dagli stereotipi narrativi che ci sono per ogni opera che si inquadra in un genere. Però penso che Gosho abbia considerato che il suo pubblico è invecchiato insieme al manga, chi aveva otto anni nel 1994 quando è cominciato, ora ne ha 26. Il manga non è cambiato mai tanto e non si è mai elevato a trattare temi più adulti, però è riuscito a mantenere un livello che possa soddisfare lettori più grandi. Ora prendiamo di nuovo come esempio Harry Potter che mi sembra possa essere considerato editorialmente e a tratti anche narrativamente simile a DC: la serie dura vent'anni, l'autore comincia senza troppe pretese, il target sono i bambini, poi grazie al successo la serie prosegue, ma necessariamente deve andare al passo con i tempi. Per cui nel primo libro abbiamo temi infantili, nell'ultimo giovanili sì, ma già molto più maturi, con finale non troppo scontato, lieto ma a a un certo prezzo, colmando i buchi che erano rimasti nella sceneggiatura, ma lasciando (nei limiti di un libro per ragazzi) domande e questioni aperte. Il finale non è del tutto aperto perché inserisce un epilogo (sarebbe stato troppo disorientante senza), però lascia spazio all'immaginazione. Ora non chiedo finali alla Kubrick o alla Fenoglio in "Una questione privata", perché concordo che non sono adatti al pubblico del manga, però ammetterete che se DC finirà come tutti si possono aspettare (Conan scopre il boss, retata dell'FBI, scontro Akai-Gin, tutti finiscono in manette, Vermouth no perché sotto sotto è una vittima pure lei, Shiho fa l'antidoto, bacio Shinichi-Ran, arriva Kid perché sì, The End, bravo Gosho) un po' sarete delusi di non essere stati sorpresi anche in questo e non solo nei piani astrusi di Conan. Il finale aperto ci sta, magari comunque rassicurante, magari anche con l'epilogo, però che sia più alla Svevo de "La Coscienza di Zeno" che alla Manzoni de "I Promessi Sposi", non so se mi spiego. E' chiaro che deve riempire tutti i buchi aperti e chiarire i misteri che sono ormai innumerevoli, ciò non toglie che può (e sarebbe più interessante) lasciare delle questioni all'immaginazione o al dubbio, o mettere in crisi alcune delle certezze che ci sono da tempo (che cosa succederebbe se si scoprisse che l'Organizzazione sfrutta il crimine ma per un obiettivo di respiro umanitario e mondiale? La rigida determinazione di Shinichi verrebbe messa in dubbio: è giusto usare la violenza su pochi per il benessere dei più? Sono scemate che butto lì al momento, ma giusto per intenderci). Forse esagero nel desiderare che Gosho arrivi ad approfondire a tal punto i suoi personaggi (che va detto sono molto macchiettistici nella loro squadratura e invariabilità) e probabilmente tutto si concluderà con il trionfo dello stereotipo, ma un Aoyama appena più elevato e maturo (con sempre l'occhio al target s'intende) sarebbe il massimo e il finale banale per cui non si possa dire "Cosa ho appena finito di leggere?! " ma piuttosto "Lo sapevo che sarebbe andata così!" penso che non lo perdonerei mai.
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