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Magic Xmas, ...in viaggio...

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KiarettaScrittrice92
view post Posted on 22/2/2013, 09:37 by: KiarettaScrittrice92     +1   +1   -1
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Black Lady

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Eccomi qui ragazzi.
Questo capitolo sarà parecchio più lungo del solito, quindi spero che vi piacerà.
Inoltre anche per questo nuovo post, ho avuto la collaborazione del mio collega per la sua parte.
Lui dice che non gli piace e che poteva fare di meglio, allora chiedo ad Aru e Simo, di dimostragli che non è così e che è un pezzo fantastico.
Vi auguro a tutti...
Buona Lettura ^_^

Golden Garden e Kiaretta Kid

goldengardeneekiarettak



"Allora? Che ne dici?" mi chiese tirandosi su.
"Wow, non ci credo che abbiate scoperto così tanto. Sei davvero un grande detective Shinichi! - feci una pausa, in cui lui mi sorrise, poi - Ci sto! Sarà un gioco da ragazzi!" conclusi facendogli l'occhiolino.
Lui sorrise di nuovo.
"Dai, forza! E' ora di pranzare, e sotto sono tutti preoccupati per te."
Mi alzai anche io dal letto e insieme scendemmo le scale che davano alla sala da pranzo.
Appena raggiungemmo la fine delle scale, si voltarono tutti verso di noi, ma sapevo che il loro interesse era indirizzato a me e non al mio amico detective.
"Kiaretta, come ti senti?" mi chiese Ran avvicinandosi a me.
"Bene, ora bene! Anzi, voglio chiedervi scusa per avervi fatto preoccupare..."
"Scusa? Stai scherzando? - mi voltai verso la fonte della voce, era Sonoko - Giuro non ho mai visto una ragazza più coraggiosa di te Chiara, forse solo Ran. Sei riuscita ad affrontare la situazione a testa alta e un crollo è poco rispetto a quello che avrei fatto io.
"Beh, per un attimo abbandoniamo questi pensieri e mangiamo, che ne dite?" chiese Koriko sedendosi a tavola.
Lo imitammo tutti e per quella buona mezz'ora cercammo di dimenticare le varie disavventure di quei primi giorni di vacanza, anche se sapevamo che mancava un membro al gruppo.
Subito dopo pranzo, mentre stavamo sparecchiando, Shinichi si rivolse al mio amico italiano.
"Lodovico, devi accompagnare Kiaretta, dovete fare una cosa importante. Te la senti?"
"Certo, non c'è nessuno problema." rispose il giovane scrittore.

"Che cosa?" chiese sconvolto il mio amico fissendomi, completamente sbigottito.
"Dai, vedrai che sarà un gioco da ragazzi. In fondo, sono Kiaretta Kid."
"Sì, ma un microscopio non è un diamante o un gioiello, è molto più vistoso e poi..."
"Stai tranquillo. Ho un piano. L'unica cosa che devi fare è rilassarti... A proposito, - ripresi dopo qualche secondo di silenzio - tu per caso sai guidare per il ritorno?"
"Sì sono capace, mio padre mi ha... Cosa? Ma sei impazzita? Non ho neanche la patente!"
"Non posso guidare io. Appena rientro in macchina dovremo ripartire subito." dissi premendo il pedale della frizione e cambiando marcia.

...***...



"Ehi Kudo, vieni a vedere!"
Mi avvicinai al mio amico di Osaka, che era al suo portatile sul tavolo della cucina.
Sullo schermo del computer vi era una pagina internet. La riconobbi subito, ma mi sarebbe bastato leggere l'elegante calligrafia gialla con cui era scritto Golden Garden nella testata, per capire di cosa si trattava.
La pagina su cui era aperto il sito non era la Home, ma una pagina secondaria denominata Catene. Sulla pagina nera c'era un elenco di indirizzi scritti con vari colori diversi e quello che il mio amico mi stava indicando col cursore citava:
Cleeveland Street 9, Sidney
"Bingo!" dissi compiaciuto, sorridendo.
Era fatta, ora dovevamo solo aspettare che i nostri due amici italiani tornassero dalla loro missione.

...***...



Ero appena entrata nell'ospedale, quando l'ansia s'impossessò di me all'improvviso. Fino a pochi secondi prima ero sicura di me, ma mi bastò sentire la porta scorrevole dell'ospedale chiudersi alle mie spalle e quella sicurezza crollò. Il cuore iniziò a battere a mille, e per un attimo ebbi paura che si sentisse anche da fuori, le gambe sembravano voler tremare a tutti i costi e un fastidioso sudore freddo mi percorse il collo.
Mi costrinsi a riprendere il controllo, convincendomi che sia in Giappone che in Italia avevo già affrontato egregiamente quella situazione.
Ripresi il controllo poco dopo, anche se il cuore continuava a martellare, e mi avviai verso il corridoio di destra.
Mi guardai attorno, come se fossi un paziente che cercava la sua sala di visite, così da non destare sospetti.
Appena notai il mio obbiettivo, entrai nella stanzetta con disinvoltura e mi chiusi la porta alle spalle. Fortunatamente era vuota. Avvistai quello che sarebbe dovuto essere il mio bottino e ragionai velocemente su come portarlo fuori da lì.
Mi guardai attorno, quando notai su un attaccapanni l'impermeabile blu degli inservienti dell'ospedale, e subito mi balenò in mente una semplice idea.

...***...



Sentivo il mio cuore battere a mille nel mio petto. Il battito era velocissimo e credevo che da un momento all'altro il muscolo che pompava il sangue in giro per il corpo sarebbe saltato fuori dalla mia cassa toracica.
Muovevo le gambe le gambe per il nervosismo, facendo sbattere le ginocchia tra di loro e avvertendo una leggera fitta di dolore nelle ossa.
La mia amica, Chiara, era entrata da un po' nell'edifico che si trovava sull'altro lato del marciapiede dove era parcheggiata l'automobile nella quale c'ero io. Mi sentivo così profondamente a disagio dentro quella vettura, come se lentamente si chiudesse intorno a me facendomi mancare l'aria. Ero troppo nervoso, la situazione era una delle più rischiose nelle quali ero finito, il che mi rendeva ipersensibile a tutto, ogni spostamento d'aria lo sentivo sulla pelle e quando sentivo anche il minimo rumore, che poteva provenire dalla strada, oppure dalle mie ginocchia che battevano fra di loro, scattavano come una molla e mi mettevo a guardare in giro come un gatto che si trova in trappola.
Dio, quanto ci mette?
Controllai il mio orologio da polso un paio di volte, nel giro di soli quattro minuti eppure mi sembrava un secolo. Ad un tratto la vidi uscire, avvolta in un cappotto scuro, che nascondeva qualcosa e si comportava come me nella vettura: guardandosi attorno furtivamente, con gli occhi iniettati d'ansia. La vidi muoversi velocemente, camminando nervosamente, ma cercando di nascondere quel suo stato d'animo con un leggero sorriso, pronto a cogliere lo sguardo di qualsiasi persona che fosse passata per di lì.
Finalmente la portiera della macchina si chiuse e lei si trovava accanto a me, dove sfogo il nervosismo che aveva contenuto, scrollandosi le spalle, come se fosse bagnata e appoggiando l'oggetto, avvolto nel cappotto che poco prima aveva addosso, sul tappettino della vettura mi ordinò
"Partiamo, presto!"
Io feci girare violentemente le chiavi dentro il cruscotto e sentì il motore dell'automobile accendersi e il sedile vibrare. Il mio piede si spostò dal freno sopra l'acceleratore e l'altro sulla frizione e partimmo con una manovra pericolosa, che se ci fosse stato un vigile o un qualunque poliziotto ci avrebbe di sicuro fermato, e nello stato nel quale ero avrei potuto dire cose di cui mi sarei pentito.
"Quanto caspita ci hai messo? Tra poco mi prendeva un infarto stando qui seduto a non fare un c***o!"
"Ehi, calmati! Che cosa credi? Che io non mi senta come te? Ci ho messo poco, sei tu che sei troppo ansioso amico mio..."
"Ah, non ci provare, ti ho vista sai? Uscita dall'ospedale eri sicuramente più preoccupata di me..."
"Ci credo... guarda come di comporti... me la fai venire tu l'ansia..."
Era ovvio, dannazione! Stavo guidando una macchina senza la patente ed in più avevamo appena commesso un furto, anche se a fin di bene era pur sempre un furto e io non potevo di certo nasconderlo a me stesso. Sentii il sudore bagnarmi le mani e il volante divenne scivoloso, ci mancava solo perdere il controllo dell'auto.
La mia amica prese un bel respiro, sentii l'aria spostarsi dentro le sue narici e poi mi disse, cercando di stare il più tranquilla possibile, come se non avesse fatto niente.
"Adesso calmati e guida con disinvoltura! Evita di dire ancora parolacce, che mi da fastidio: è da quando siamo usciti dalla villa che continui ad imprecare contro ogni cosa, stai calmo!"
Aveva pienamente ragione, ma sono così quando non mi controllo, quindi abbassai un poco la testa, continuando però a fissare l'asfalto illuminato dai fanali della vettura e stringendo i denti sibilai
"Dio mio, che situazione!"

____________________

Ed ecco qui il capitolo finito.
Chiedo scusa al mio collega per l'immagine, ma è l'unica verosimile che ho trovato XD.
Inoltre lo ringrazio per la sua collaborazione, che anche questa volta è stata davvero utile.
Grazie mille.
 
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246 replies since 10/12/2012, 08:33   3143 views
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