Carissimi Lettori,
Mi accorgo che il penultimo capitolo della Fic è stato molto lungo e vi prometto che cercherò di contenermi sul contenuto, ma, purtroppo, questa volta era necessario, anche perché adesso ci troviamo davanti all' epilogo di questa Fic, di questo scritto che come al solito avete apprezzato e, spero, vi abbia anche appassionato. Sono contentissimo di tutti i commenti che lasciate, davvero! Sono sempre bellissimi e soprattutto i consigli e critiche che fate mi aiutano sempre a capire dove e come migliorarmi, quindi grazie mille, davvero!
Spero che vi sia piaciuta e l'abbiate trovata "piacevole" da leggere.
Detto questo vi lascio con l'epilogo... Grazie di cuore a tutti! Siete straordinari! <3
La prossima Fic arriverà entrò 8 giorni circa e vi avviso che sarà qualcosa di diverso dalle solite che ho postato. ;D
Buona Lettura! ^^
Epilogo
Sacrificio, Vendetta e Giustizia.
ARCHIVIATO IL CASO DELLA VILLA DEGLI ORRORI!
Esplosione di rabbia in Giappone. I giapponesi: "Vergogna!"
OTESHIRI-
La villa del Terrore, ribattezzata così dal popolo nipponico, è stata abbattuta e insieme a lei è stata anche distrutta la verità sui terribili omicidi avvenuti all'interno dell'edificio.
La polizia, dopo sei mesi di indagini sconclusionate, ha deciso di archiviare il caso emettendo la sentenza di "omicidio ad opera di ignoti", il che ha causato una grande ventata di rabbia e dolore tra i cittadini, i quali hanno organizzato una manifestazione sotto il palazzo della Questura di Tokyo per pretendere giustizia e alle urla di "Vergogna!!" si facevano strada contro i poliziotti posti a barriera per impedire ai manifestanti violenti di non attaccare l'edificio.
Tra le vittime della tragedia c'è anche la figlia del grande detective Kogoro Mori, il quale non ha mai rilasciato nessuna dichiarazione e da mesi non si fa più vedere e non accetta casi di nessun tipo. La terribile tragedia, però, ha coinvolto anche un bambino di appena sei anni, di nome Conan Edogawa, figlio quasi adottivo del famoso detective, il quale, neanche su questa morte, ha voluto dire qualcosa.
Tutto il Giappone si stringe nel dolore e nella disperazione: raramente tra gli uomini si consumata una così grande e orribile violenza.
Gli inquirenti non rilasciano dichiarazioni e non comunicano alcuna novità sul caso. La polizia giapponese e anche il detective Kogoro, questa volta, hanno perso una grande battaglia contro il crimine.
Sono ignote la cause della tragedia che ha divorato il piccolo paese di Oteshiri che si è ancor più chiuso nel silenzio della disperazione, senza compiangere troppo le vittime.
L'unica dichiarazione che è stata rilasciata alla stampa è quella del tenente di marina Rovighj, il quale rilascia questa strana intervista, criptica, ma che ha impressionato tutto il mondo: "So che abbiamo perso! Non so quando ci rivedremo esattamente, ma spero che la sofferenza causata possa essere resa dieci volte maggiore al male artefice di ciò. So che sei la fuori.... Ci rivediamo nell'aldilà, dove tutti pareggiano i propri conti con Dio!" questa l'unica dichiarazione di uno dei coinvolti nelle indagini.
Tutto il mondo si stringe attorno al Giappone, comprendendo il dolore e amareggiandosi della sconfitta della polizia, inerme davanti a un caso come questo. Il colpevole (o colpevoli) ancora ignoti si porteranno per sempre nel cuore il peso di questa atrocità, ma la villa del Terrore il silenzio è calato e la verità è morta, assieme alle vittime.
Il giornale venne piegato in due e riposto all'interno della valigetta in cuoio nero dell'uomo che stava fermo sul marciapiede ad aspettare il taxi che lo avrebbe portato ai Laboratori Chimici e Sperimentali di Atene. I suoi occhi scuri erano fissi su quella vettura che si stava avvicinando velocemente alle strisce dove di solito si fermavano tutti i taxi ad aspettare i clienti e l'uomo, sempre con la sua valigetta ben stretta tra le mani, salì sul veicolo e richiuse la portiera dopo essersi messo bene comodo sul sedile di pelle finta.
L'aria all'interno del taxi era fresca e il conducente capiva bene l'inglese, infatti senza dire nulla mise in moto l'automobile e sfrecciò per le vie della città bianca.
Lo specchietto retrovisore rifletteva il volto dell'uomo sulla quarantina, con la pelle bianca e fresca di rasatura e gli occhi profondi e scuri, sotto i quali c'era un piccolo sorriso. Quegli occhi scuri si misero a scrutare il bellissimo veicolo con gli interni puliti e lucenti e lo sguardo ricadde sulla foto di una bella ragazza, giovane, con gli occhiali, che sembra un pochino imbarazzata, mentre stringe il braccio di un'altra persona, che però nella foto sembra sia stata tagliata. L'uomo con il volto pallido emise un piccolo suono, come una risatina soffocata e il conducente, che fino a quel momento era concentrato a prendere bene l'entrata dell'autostrada, si mise a parlare:
- Mia moglie, sa!-
- Davvero?-
- Certo!-
Rispose il conducente premendo il piede sull'acceleratore prendendo molta velocità...
- E' molto bella!-
Affermò l'uomo che teneva la mano sulla valigetta di cuoi nera, come se fosse stata un tesoro continuando a guardare la fotografia che ritraeva quella bella e giovane donna timida, con il volto rosso di vergogna e amore.
- Certamente e nostra figlia non è da meno, sa?-
- Anche una figlia? Che fortuna avere tempo da dedicare alla famiglia... lo trovo inutile, francamente!-
La mano del conducente si alzò dal volante e premette un piccolo porta occhiali integrato nella vettura ed esso si aprì lentamente, mostrando la foto della ragazza, sorridente e felice, con lo sfondo di una bella montagna verde e un ruscello che le passava a pochi metri dai piedi e un angolino di quella fotografia era spiegato e rovinato, come se qualcuno lo avesse bagnato.... gli occhi scuri di Azumamaro si strinsero subito e si riempirono di stupore e anche di paura. La pelle sulla sua fronte si tirò come se qualcuno lo avesse spaventato con uno scherzo e la sua saliva gli si bloccò in gola, mentre il cuore gli esplose nel petto.
- Carina, vero?-
Adesso il conducente si era messo a parlare giapponese e la sua voce pareva familiare, ma Azumamaro cercò di fingersi il meno interessato e spaventato possibile, mentendo:
- Certo, molto bella... è molto giovane, quanti anni avrà?-
Il conducente sorrise e mosse la mano verso lo specchietto retrovisore, spostandolo leggermente, in modo che anche il suo volto si riflettesse all'interno di quel piccolo vetro rettangolare. Baffetti neri sotto il naso a punta, capelli neri pettinati all'indietro e mento appuntito... Kogoro Mori stava fissando l'assassino di sua figlia, e di molte altre persone negli occhi, mentre imboccava la strada che portava su un ponte, con uno sguardo intenso e profondo di odio e rabbia. Azumamaro si sentiva con l'acqua alla gola e non vedeva via di scampo, mentre il sudore gli solleticava la fronte e il colletto della camicia bianca di imbeveva di quel liquido appiccicoso.
- L'hai uccisa tu, vero? Assieme a molti altri.... c'ho messo sei mesi, ma alla fine ti ho trovato!-
- Co... Come?-
- Non dovevi sottovalutare Shinichi... tu lo avrai ucciso con l'inganno, ma lui mi ha permesso di ritrovarti!- E proprio come fece lui con Conan, gli lanciò delle fotografie che ritraevano il cadavere del piccolo con gli occhiali tondi e la mano sporca di sangue vicino ad un ideogramma scritto con il sangue: Atene!
- No...-
La voce del Boss era spezzata, mentre quella di Kogoro fremeva di rabbia, ma anche di gioia e mentre i due sguardi si incontravano un'altra volta, le labbra fini del detective si aprirono e, come un sibilo, un sussurro, proprio come se fosse una profezia, sentenziò:
- Sono passati sei mesi. Deve finire, adesso!-
Le mani, strette sul volante, si girarono di scatto e, seguita da esse, l'automobile, che sfondò la barriera del ponte, la quale si infranse contro la vettura che l'aveva colpita a grande velocità e mentre le grida di Azumamaro si disperdevano nel vuoto, il veicolo precipitava lungo il burrone fatto di pietra grigia e fredda, senza pietà, facendo lentamente a pezzi il veicolo e poi, allo stremo, sopraggiunse la rossa e terrificante fiamma dell' esplosione...
Buio.
FINE.