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Matt e la Penna. Il mistero del muro di fuoco., Volevo condividere un racconto a cui tengo davvero!

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Poirot Len
view post Posted on 7/1/2013, 21:02 by: Poirot Len     +1   -1
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2.1 Una Risorsa


Una fresca brezza primaverile ed un sole tiepido, rasseneravano l'atmosfera di una giornata che, almeno in teoria, doveva essere una giornata qualunque; questo caldo tepore accompagnò il giovane Matt fin dal mattino.
Il ragazzino andò a scuola a piedi come al solito. Il mondo, nonostante l'amarezza di quel dì, doveva pure continuare.
La scuola media dove Matt studiava, si trovava ad Est del muro di fuoco, mentre casa sua, quasi per una crudele ironia, si trovava ad Ovest. Il che significa che egli era costretto ad attraversare il muro di fuoco almeno due volte al giorno.
Tutto ciò non era pericoloso, dato che molti regni finanziarono la costruzione di speciali ponti ignifughi, situati sopra i tetti delle abitazioni che davano sulla Via del Diavolo. Era il senso di impotenza che affliggeva Matt nel vedere il muro di fuoco ancora acceso che rendeva tutto molto più difficile.
Come se non bastasse...quel giorno era stato fissato un compito in classe, dalla terribile e temuta professoressa Loretta: una donna sulla cinquantina dai capelli rosso bordeaux e dagli occhi di ghiaccio. Era capace di terrorizzare chiunque nonostante il suo sguardo fosse spesso camuffato dai suoi fedeli occhiali da vista azzurri.
Questa volta, la professoressa aveva preparato un tema per i suoi studenti di seconda media: "Descrivi la situazione attuale di una città a tuo piacimento.", chiedeva il testo.
Molti studenti si sentirono subito in difficoltà. Ma per Matt era diverso: nonostante fosse un ragazzino timido, riusciva benissimo ad espirere le sue emozioni mentre scriveva, e ogni tema era un oppurtunità per scoprirsi dei lati di se che non conosceva.
Dopo circa due ore, suonò la campanella, tempo scaduto. Mentre i ragazzini andarono in mensa per pranzare, Loretta cominciò a sfogliare i temi della sua classe:
"Mmh...banale. E questo, oh! Questo é scritto bene, manca solo di contenuto. Vediamo quest'altro...poteva sprecarsi di più non c'é che dire!" la professoressa poi, osservo il compito di Matt "Umh...qualche errore qua e là, ma dovrebbe essere a posto..."
La professoressa cominciò a leggere il tema del ragazzino; non riuscì a reprimere la curiosità di svelare le impressioni di uno studente che conosceva come le sue tasche. Alla fine della lettura, si sentì un po' giù di morale:
"Povero ragazzo. Si merita una ricompensa. Tutto ciò é davvero molto profondo."
Dopo pranzo, gli studenti tornarono in classe. Loretta prese in disparte Matt appena potè, poi gli disse sottovoce:
"Il tema che hai scritto é farina del tuo sacco?"
"Si, professoressa!" rispose il ragazzino in tono cordiale "I temi mi piacciono particolarmente, e sono troppo orgolioso per copiare da qualcuno."
"Bene, mi fido di te. Ora dimmi, ti piacerebbe se il tuo tema fosse pubblicato nel giornale della scuola? Il tuo compito ha qualche errore, ma trovo che abbia il suo significato."
La solita espressione cupa di Matt - amplificata forse dalle sue bizzarre occhiaie, avute fin dalla nascita - lasciò il posto ad un grande entusiasmo: il suoi occhi color nocciola cominciarono a brillare gioiosi; le sue piccole mani toccarono i suoi capelli castani, che teneva sempre corti, con un buffo ciuffo sopra la fronte. Il ragazzino, di stautura non molto alta e di fisico snello, sembrò letteralmente scoppiare di gioia:
"Grazie professoressa! Mi impegnerò al massimo!"
"Ora vai alla sala computer, ti aspetta uno studente di terza media, trasciverà tutto il tuo tema, tu dovrai semplicemente dettarlo. Continua così Matt."
Il ragazzino si fiondò dal secondo piano al piano terra, dove si trovava l'aula di informatica. Aprì l'aula e ci trovò lo studente più grande, che lo stava aspettando:
"Ah, eccoti. Mike Barret presumo."
"No, in realtà mi chiamo Matt Wolfram. C'é qualche problema?" rispose Matt perplesso.
"Ah, scusami, mi ero scordato che la professoressa é spesso indecisa sul da farsi."
"Capisco. Possiamo cominciare? Vorrei perdere meno tempo possibile!"
"Bene, comincia a dettare." disse lo studente posizionandosi davanti allo schermo di un computer.
Il ragazzino prese un bel respiro, e cominciò a leggere ad alta voce, seguendo le correzzione scritte dalla professoressa:
"Descrivere la mia città non é semplice, ma credo che sia giusto rapportare la situazione del luoo in cui vivo.
Io abito attualmente nella città di Calvas, nell'omonima regione. E' piuttosto grande rispetto alle altre, ed assomiglia ad un grande zona di periferia con tanti spazi verdi ed una quiete inusuale. All'inizio non era così, ma dieci anni fa la situazione cambiò, e pian piano, la città si svuotò, lasciando un triste senso di desolazione.
Tutto questo, a causa dei Green Blood, che in questa città sembrano trovarsi piuttosto bene. Il bello é che non sono dei mostri venuti dal nulla, quelle creature vivono tra noi: i Green Blood non sono altro che delle anime ribelli, che si lasciano appositamente plagiare per riassaporare qualche spiraglio di vita. Il prezzo della loro "resurrezione" è la totale fedeltà ed obbedienza ad un entità ben più malvagia di loro: la Green Soul.
Si sa poco a riguardo di questa creatura. Si dice che sia il primo Green Blood esistito e che possa generarne degli altri catturando più anime ribelli possibili prima del loro trapassaggio.
Sta di fatto che la presenza sempre maggiore di quei mostri nella mia città fa presumere che si nasconda proprio qui, ma nessuno ha il coraggio di cercarla, ne di combatterla.
Calvas dunque sembrerebbe una città perduta, se non fosse per un piccolo spiraglio di luce.
E' grazie alle Risorse, che il genere umano può reggere il confronto contro i Green Blood: sono delle entità misteriose, che vivono negli oggetti più disparati, dal più isignificante al più utile, senza esclusione. Queste entità si rivelano solo a chi sentono di appartenere, dopodiché fanno trasformare l'oggetto in cui si sono insediate in vere e proprie armi.
Le Risorse ovviamente si rivelano solo ai puri di cuore, per questo molte volte chi le possidede si batte in prima linea contro quei mostri.
Qui a Calvas i possessori di Risorse si vedono oramai di rado, perciò questo non fa che alimentare la furia di quelle creature. Un'altra arma che la gente di Calvas aveva a disposizione, ovvero la presenza della stirpe dei Draghi, che si dice risiedessero proprio qui, é andata perduta; tutt'ora non si sa nemmeno se esistano ancora, o se la Green Soul li abbia uccisi tutti.
Perché allora ci sono ancora delle persone che vogliono vivere in questo posto? Calvas é sostanzialmente l'ombra della città che era un tempo, dove la pericolosità dei Green Blood non fa che salire. Il governo non può nulla contro queste creature, e l'esercito, anche se si é stanziato qui, non può proteggere tutti. Ma é proprio per questo che bisogna restare.
La gente ha costantemente paura, ma fuggire non é la soluzione.
Più noi fuggiamo, più la nostra paura si alimenta, diffondendosi più veloce di una malattia. Ma non possiamo permettere che la città in cui siamo nati, in cui siamo cresciuti, e in cui vorremmo vivere in pace, ci venga strappata dalla forza bruta dei Green Blood.
Io non voglio crescere nel terrore. Io voglio credere che, un giorno, una persona con una Risorsa eccezzionale, come lo fu mio padre, giunga qui per salvarci tutti.
Credere nel futuro in fondo, che cosa costa?"
Matt espirò profondamente dopo aver finito il suo discorso, mentre lo studente di terza media gli sorrise. Non gli restò altro che tornare in classe.
Con fare trionfante, Matt entrò in classe nel bel mezzo della lezione, e, come al solito, si sedette al primo banco per prendere subito appunti.
D'un tratto, sentì un brivido lungo la schiena. Glaciale.
Un paio d'occhi lo stavano osservando, anzi, lo stavano fissando con aria minacciosa.
Chi poteva essere?
Il ragazzino si voltò verso i suoi compagni, e la senzazione svanì momentaneamente, ma appena si voltò, il brivido ricominciò a tormentarlo:
"Che diamine mi sta succedendo?" pensò Matt stranito.
Dopo due ore, arrivò finalmente l'agognato suono della campanella. Matt uscì per primo, voleva trovare un posto silenzioso dove poter chiamare la madre al cellulare; dato che quel giorno egli aveva deciso di rientrare per la prima volta a casa da solo, cominciò a preoccuparsi. Aveva bisogno che qualcuno lo rassicurasse. Il cellulare della madre era però occupato, per cui non riuscì nel suo intento.
Il ragazzino appena uscito da scuola svoltò verso sinistra e proseguì dritto, in un vialetto alberato. Prima di svoltare a destra, il ragazzo si fermò di colpo. Ancora quella senzazione.
Egli si guardò intorno ma non riuscì a scorgere nessuno, perciò decise di proseguire la sua camminata, con un ritmo molto più veloce.
I suoi passi si facevano sempre più frequenti. Alla sua destra, Matt guardò con ammirazione un cantiere in pieno movimento; stavano costruendo dei nuovi palazzi per le migliaia di sfollati che avevano perso la casa per colpa del muro di fuoco, mancava loro davvero poco per finire gli edifici.
Matt, camminando distrattamente senza guardare davanti a se, non si rese conto che qualcuno lo stava aspettando. Tuttavia, il ragazzo fu talmente sbadato che non solo ignorò completamente chi gli stava di fronte, ma riuscì perfino a sbattergli contro con una nonchalance incredibile!
Matt all'inizio, seccato, sbuffò ad alta voce:
"Ma che diamine?! Le persone oggigiorno non stanno mai..."
Egli non riuscì a finire la frase, perché si trovò davanti l'unico individuo che non avrebbe voluto incontrare in quel momento: Mike Barret, il bullo più scaltro di tutta la scuola Media di Calvas.
"Ch-che cosa ci fai qui?!" bofonchiò Matt impaurito.
"Dovresti saperlo, Matt. Dovresti sapere che ormai mi hai stancato!" rispose Mike serio.
Matt si ricordò solo in quell'istante che aveva fatto scrivere il suo articolo al posto di quello di Mike; e per giunta non era la prima volta.
Purtroppo, Matt era conosciuto, anzi, era a tutti gli effetti, il pupillo della maestra; ma questa sua preferenza non era altro che di tipo affettivo, non l'avrebbe mai avvantaggiato in termini scolastici.
Tuttavia, l'affettività della professoressa venne tradotta da tutti gli studenti come un vero e proprio affronto; i ragazzi giovani sono facile preda dei pregiudizi, e Matt non era ben visto nella sua scuola:
"Nanerottolo! Il mio articolo meritava di essere pubblicato quanto il tuo, perché dovrei accettare tutto questo...quando posso ricattarti?" disse Mike ridacchiando.
Matt non aveva alcuna possibilità di scamparla contanto sulle propire forze: Mike era più alto di lui di ben quindici centimetri, oltre ad essere più massiccio di costituzione. Il bulletto dai cortissimi capelli rossi e dai verdi occhi l'avrebbe sopraffatto subito, se avesse cercato di scontrarsi con lui. Farsi ricattare tuttavia, non era nello stile di Matt. Si sarebbe fatto malmenare piuttosto che lasciare che il suo tema venisse oscurato:
"Se il mio tema é stato scelto al posto del tuo un motivo ci sarà!" si fece scappare di bocca Matt "La creatività non é alla portata di tutti..."
Si rese conto di aver gettato benzina sul fuoco. Mike sembrava decisamente infastidito:
"Allora la tua risposta é no. Ma sai, io posso essere molto, e dico molto, convincente..."
Mike si avvicinò a con passo deciso verso il ragazzino. Aveva poco tempo per pensare ad una soluzione.
Guardò alla sua destra, era proprio vicino all'entrata del cantiere, sarebbe stato azzardato entrare...ma di affrontare il bulletto non ne aveva proprio l'intenzione!
In preda al panico, si sfilò rapidamente lo zaino di dosso, e lanciò contro il bulletto; egli lo prese al volo, e dopo un attimo di esitazione, lo poggiò a terra. In quel lasso di tempo, Matt era già scappato, gambe in spalla, verso l'entrata del cantiere:
"Gnometto! Torna subito qui!" gli urlò Mike da lontano, ma alla fine decise di rincorrerlo.
Matt corse a per di fiato, sapeva che da li a poco la sua presenza sarebbe stata notata, per cui aveva bisogno di un nascondiglio da trovare il più presto possibile.
Si nascose momentaneamente tra delle siepi cresciute nelle vicinanze, e guardò davanti a sé: un'officina abbandonata, con un'entrata sotterranea, si trovava alla sua sinistra; nessuno l'avrebbe cercato in un luogo che a breve sarebbe stato demolito dagli operai.
Matt fece un ultimo scatto, e riuscì a raggiungere l'entrata dello stabilimento. Dentro non c'era nessuno, il luogo era completamente spoglio, consumato dal tempo.
Il ragazzino non doveva far altro che nascondersi da qualche parte; Mike l'aveva intercettato e i suoi passi, facilmente udibili, rimbombavano da parete a parete rendendoli ancora più forti e sgradevoli allo stesso tempo. Quello che i due non si aspettavano é che l'officina, costruita almeno quaranta anni prima, si reggeva appena per miracolo.

Una leggera scossa di terremoto fece tremare la fragile officina, che cominciò a sgretolarsi improvvisamente. Calvas non era territorio sismico, il sisma proveniva da una regione confinante, ma questò basto a far perdere le fondamenta all'officina, come un castello di carte.
Una grande porzione di soffitto cadde proprio davanti all'entrata, impedendo a Mike di raggiungere Matt, che cominciato il sisma, si rannicchiò proteggendosi la testa vicino ad una colonna portante, impanicato come non mai.
Il soffitto dello stabilimento cominciò a cedere, pezzi di calcinaccio e mattoni cominciarono a piovere giù pericolosamente. Un'enorme crepa si formò sulla colonna di fronte a Matt, ma fortunatamente, riuscì a reggere. Il luogo rimase immerso nell'oscurità, ancora intatto, chissà ancora per quanto.
Matt terrorizzato non si mosse; tremava come una foglia, e le lacrime che scesero dai suoi occhi lo lavarono dalla polvere che gli era piombata sul volto. Sembrava non ci fosse via d'uscita.
Pochi secondi dopo, una calda e tenue luce arancione, come una grande lucciola, si materializzò al centro della stanza.
Quella, era la Risorsa che gli avrebbe cambiato la vita per sempre.

Edited by Poirot's apprentice - 15/1/2013, 16:47
 
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