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Matt e la Penna. Il mistero del muro di fuoco., Volevo condividere un racconto a cui tengo davvero!

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Poirot Len
view post Posted on 18/2/2013, 11:55 by: Poirot Len     +1   -1
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4.1 Una Prigionia Istruttiva


"Matt, riesci a sentirmi?"
"Cosa...ma, questa voce...papà!" esclamò il ragazzino.
Matt si trovava in uno sconfinato prato verde, senza saperne nemmeno il motivo. Suo padre era proprio di fronte a lui, sembrava incuriosito:
"Matt, non dovresti essere qui." disse pensieroso.
"In che senso non dovrei essere qui?" rispose Matt preso alla sprovvista.
Russell si avvicinò al ragazzo, lo afferrò e cominciò a scuoterlo come un fantoccio di pezza:
"Ti devi svegliare! Alzati, forza!"
Matt aprì nuovamente gli occhi, che incrociarono le lenti degli occhiali di Chester. Il Generale fece un ghigno divertito, mentre il ragazzino cominciò a guardarsi attorno: quella brezza leggera, quel profumo di margherite e quello spazio libero, così infinito, oramai non c'erano più. Al loro posto, Matt trovò una stanzetta scura, coperta da mura sudicie e maleodoranti. Solo uno spiraglio di luce arrivava da una piccola finestrella, in quel luogo che sembrava caduto in disgrazia, dove con una miriade di ragnatele, dei piccoli ragnetti avevano creato la loro dimora.
Matt si rialzò da quel pavimento polveroso e scomodo con un certo disgusto, esclamando:
"Non pensavo che anche i sogni potessero beffarsi di me..."
Chester si senti sollevato vedendo che il ragazzino aveva ripreso conoscenza:
"Come ti senti? Sei svenuto appena quella specie di buco nero ci ha risucchiati entrambi."
"Mi spiace di averla fatta preoccupare..." rispose amareggiato "Dopo quello che mi é successo, mi sarei aspettato una piacevole mattina ed con dolce risveglio...Generale, sa dove ci troviamo?"
"Non ne ho idea. Non ho mai visto questo posto. Sicuramente ci troviamo in qualche città." rispose annoiato.
"Ha ragione! Riesco anche io a sentire i passi della gente e il motore delle auto, allora quella finestra..."
Matt fece per urlare a squarciagola verso la piccola finestrella, ma Chester gli tappò la bocca prima che il potesse emettere il più flebile dei suoni:
"Ma che diavolo fai?!" protestò il ragazzino, sbuffando come una vecchia locomotiva.
"Non servirà a nulla. Guarda."
Il Generale prese un sassolino da quel sudicio pavimento e lo lanciò verso la finestra. Ancora una volta, una lastra color violetta, ampia quanto la finestrella, comparve senza alcun preavviso, sbarrando la strada alla piccola pietra.
Chester l'aveva capito. La forza che gli aveva impedito di toccare la porta la notte precedente era la stessa che non permetteva ai due di comunicare con l'esterno:
"A quanto pare qualcuno vuole che tenerci rinchiusi qui. E ha proprio pensato a tutto. Dai un occhiata in giro! Non c'è nessuna porta che collega questa stanza ad un altro luogo, questo vuol dire che quell'apertura dimensionale ci ha catapultato direttamente in questo posto!" esclamò il Generale.
"E quindi anche se urlassi, nessuno mi sentirebbe per colpa di quella barriera viola, giusto?" disse il ragazzino un po' rassegnato.
Chester annuì, e questo fu un duro colpo per Matt. Da quando aveva ottenuto la penna, gliene erano capitate di tutti i colori. Davvero la vita di un possessore di Risorse si rivelava così estenuante ed intricata? Matt non riusciva a sopportare tutta quella responsabilità, si sentiva un bimbo smaritto su un trono, per lui ancora troppo grande da poter comprendere.
Il ragazzino si sedette per terra, scoraggiato, allora Chester, toccato dai sentimenti del ragazzino, decise di tirarlo su come poteva:
"Ehi! Non essere giù. Ho capito benissimo che, nonostante le avversità, tu sei un ragazzino che ha fegato. E' vero che tutto quello che ti é accaduto é davvero difficile da accettare, ma credimi, tutti possono dare un calcio al proprio destino. E credo che tu ne abbia tutte le potenzialità." gli disse con tono gentile.
"Grazie...ma oramai ne ho abbastanza di essere sempre consolato." rispose Matt sprofondando nella tristezza.
Il Generale in quel momento, ebbe una senzazione. La salute del ragazzino era nelle sue mani, per cui svelargli qualche trucchetto del mestiere sarebbe stato sicuramente utile, col passare del tempo. Se fosse riuscito ad insegnargli qualcosa, stimolando anche la sua curiosità, avrebbe preso due piccioni con una fava, e magari avrebbe impedito alla malinconia di sfiorare quegli occhi color nocciola, così tristi, che in quel momento stavano annegando tra le lacrime.
Chester si avvicinò al ragazzo, e si sedette vicino a lui. Poi, con una voce confidenziale, gli disse:
"Ragazzo, so che ne hai passate davvero tante, ma ti propongo qualcosa per distrarti."
Matt lo guardò con uno sguardo davvero speranzoso. Non disse nulla, i suoi occhi parlarono per lui. Il Generale allora, cominciò il suo discorso:
"Bene, innanzitutto ti insegno una cosa, davvero essenziale per un piccolo grande combattente come te: le Risorse sono degli oggetti eccezzionali, ma hanno un limite. La loro energia può tranquillamente essere valutata grazie alla loro luminosità; quando non emanano alcuna luminescenza significa che non sono più in grado di trasferirci il loro potere. E sai cosa vuol dire?"
Matt scosse la testa. Chester allora, si rimboccò la manica destra della sua uniforme, facendo vedere il suo muscoloso braccio al ragazzino. Un profonda cicatrice a forma di graffio sorprese Matt, mentre Chester disse:
"Esatto. Quando perdono le loro energie, non solo non possiamo utilizzare le Risorse come vorremmo, ma quest'ultime non in grado di proteggere il nostro corpo dalle minacce esterne. Ti sarai reso conto che le Risorse ci proteggono costantemente, vero?"
Matt ebbe una reminescenza. Pensò a quando il Deep Green simile ad un pipistrello era riuscito a scagliare sia lui che Angel sulle tegole con il peso del proprio corpo. In quel momento non se ne era reso conto, ma grazie a Chester, realizzò che se non avesse trovato la sua penna, un impatto del genere l'avrebbe sicuramente ucciso.
Il Generale, vedendo che il ragazzino aveva afferrato il nocciolo della questione, fece un ghigno spavaldo:
"Vedo che sei un ragazzino intelligente. Ma ora vorrei dirti un'altra cosa: è vero che i Talenti, presi così come sono, non posseggono capacità eccezzionali quanto quelle delle Risorse, ma se coltivati nel tempo, possono diventare armi davvero...pericolose."
Il Generale notò un tubo d'acqua, fissato al muro che si trovava di fronte a lui. Tese la mano verso di esso, e in un lampo, fermò il flusso d'acqua. Mantendendo il suo controllo sull'acqua, riuscì a provocare una perdita dal tubo d'acciaio.
Una piccola sorgente del liquido trasparente cominciò ad attraversare quel pavimento impolverato, purificandolo. Chester prese il controllo dell'acqua fuoriuscita dal tubo e disse:
"Con dell'esercizio costante si possono raggiungere dei risultati inaspettati. I guerrieri più abili hanno una totale maestria del loro Talento. Pensa alle molecole di questo liquido..." il Generale fece levitare una piccola sfera d'acqua davanti agli occhi meravigliati di Matt "Normalmente, la forza d'impatto dell'acqua non è molto efficace in combattimento, ma se si riesce a controllarne la pressione, il risultato é molto diverso."
Chester immerse il suo dito indice nella sfera, e puntò il muro davanti a lui. Ad un suo cenno, l'acqua contenuta nella sfera divenne un potentissimo getto acquatico, che colpì il muro con grande forza, provocando con i suoi schizzi una delicata pioggerella in tutta la stanza.
Quando l'acqua a disposizione terminò, Matt potè constatare il reale potenziale di un Talento: il getto d'acqua aveva creato un piccolo solco in quel muro immerso nelle tenebre, pareva quasi che fosse stato colpito da una pallottola.
Matt stava cominciando a capire il suo nuovo universo. Provava davvero molta ammirazione verso il Generale. Era così onorato di averlo al suo fianco, che quasi gli parve di sognare. Dandosi un pizzicotto sulla guancia, il ragazzino si accorse che quella non era un'illusione, ma la bizzarra realtà in cui viveva; così surreale e così insolita, che mise in discussione la sua vita.
La sua esistenza sembrava aver preso le fattezze del suo sogno più profondo, unito al suo peggior incubo.
Chester, continuò la sua spegiazione, come se davanti a lui si fosse trovato un folto pubblico ad ascoltarlo:
"Russell era davvero impressionante. Non aveva alcun rivale per quanto riguardava la manipolazione dell'acqua. Pensa, era molto più capace di me in questo campo!" commentò il Generale.
Matt aveva totalmente cambiato aspetto. Il suo viso era talmente espressivo che molte volte, quando provava emozioni diverse in pochi attimi, sembrava che cambiasse quasi personalità, diventando una persona con lo stesso viso, ma con la diversa anima.
Il ragazzino non stava più nella pelle: non solo il Generale in persona lo stava istruendo, ma pian piano, stava ricostruendo puzzle della vita del padre, e quello per lui, era il dono più grande:
"Al diavolo questa orribile prigione." pensò "Che venga pure la fine del mondo. Io questi momenti non li scorderò per tutta la mia vita."
Chester era finalmente riuscito nel suo intento. In quel momento potè riacquistare quello sguardo spavaldo, che nemmeno un attore sul palco poteva possedere. Si avvicinò al ragazzino ancora estasiato e disse:
"C'é un ultima cosa che dovresti conoscere sui Talenti. E' vero che la maggior parte delle persone ne possiede uno, ma..." il Generale tastò il terreno con profonda calma, fino a che non trovò il punto esatto che stava cercando "Io ne conosco ben tre! Ed ora scoprirai il secondo..."
Detto ciò, Chester scagliò un possente pugno sul terreno nel punto che aveva cercato, poi prese Matt in braccio senza alcun preavviso. La pavimentazione sotto di loro cominciò a tremare, si stava inesorabilmente sgretolando.
Il ragazzino guardò impressionato il terreno rompersi come un fragile vetro, poi si tenne stretto al Generale. Il pavimento si distrusse definitivamente, e tra i pezzi di roccia che cadevano simili a coriandoli, Chester atterrò tranquillamente su un nuovo ed oscuro luogo.
Matt si liberò subito dalla presa e disse:
"Ma sei impazzito?! Potevi anche avvertirmi prima di spaccare tutto!" strillò il ragazzino davvero adirato.
"Pensavi davvero che non avessi trovato il modo di evadere da quella squallida stanzetta? E' stato un gioco da ragazzi." rispose altezzoso il Generale "Allora che ne dici?" chiese a Matt curioso.
"Beh, non credo che tu sia riuscito a rompere il pavimento solamente con la tua mano." rispose con sicurezza.
"Ottima osservazione." disse il Generale con una nota di saccenza. "Infatti, quando ho tastato il terreno, in realtà ho creato delle microfratture nella pavimentazione che era sotto i nostri piedi. Poi, nel momento in cui sono riuscito a causare una falla, l'ho sfruttata per far sgretolare il terreno con un pugno ben assestato."
Il ragazzino restò affascinato, mentre Chester terminò la spiegazione:
"In pratica, ho utilizzato quel punto particolarmente fragile come epicentro, per generare un piccolissimo sisma. Questo é il Talento del controllo del suolo, ragazzo."
Matt restò davvero senza fiato, come un bambino al luna park. C'erano così tante cose da imparare, che quasi si sentì spaesato, all'idea di affrontare la sua nuova vita completamente impreparato. Solo allora gli venne in mente la reazione di Chester, quando il giorno prima aveva menzionato quello che era successo a casa sua. Non aveva però il coraggio di chiedergli nulla.
Il ragazzino cominciò ad osservare con timore il Generale, che nel contempo stava osservando la stanza in cui erano stati catapultati: il buio governava quasi tutto il luogo, che pareva essere stato abbandonato da anni.
La stanza sembrava essere stata colpita da un uragano. C'erano pezzi di calcinaccio, rocce, sacchi della spazzatura e mobili di legno distrutti, sparsi per tutto il tetro spazio che li circondava; il tutto era addobbato da ragnatele appiccicose di proporzioni esagerate, che il tempo aveva deciso di risparmiare.
Chester si rese immediatamente conto di trovarsi in un luogo che probabilemente, un tempo era stato una casa in cui vivere, o almeno un posto frequentato da qualcuno in passato:
"Una vecchio appartamento? O forse un magazzino?" pensò il Generale con razionalità.
Matt a quel punto, non riuscì più a trattenersi e decise di fare la domanda fatidica al Generale:
"C'è una cosa che non capisco... quello a cui ho assistito ieri, è stata opera di un sortilegio vero?"
Proprio nello stesso momento, come se la loro mente fosse diventata una sola, Jane pose la stessa identica domanda a Leila, che stava accertandosi delle condizioni di Betty.

La vecchina dai capelli argentati era ancora incosciente. Leila l'aveva fatta sdraiare sul suo letto, e stava facendo il possibile per capire le sue condizioni di salute. La donna non si era aspettata una domanda del genere dalla ragazzina, ed esclamò:
"Come hai fatto a capire che si tratta di un sortilegio ben riuscito?" le chiese sospettosa.
"Non ti sei stupita molto quando ti ho raccontato l'accaduto. Sembrava quasi che te lo aspettassi." rispose Jane con indifferenza.
"E' ovvio. Lei stessa mi ha confidato l'effetto di questo sortilegio. E per questo, non mi sono stupita del fatto che abbia colpito mia madre, erano molto amiche..." disse amareggiata.
"Di cosa si tratta?" chiese Jane.
"E' un incantesimo davvero formidabile, ma altrettanto pericoloso. Si chiama "Salva Anima", e consente a chi lo scaglia di sopravvivere ad una morte certa. Ovviamente solo con alcune condizioni."
"Condizioni?" chiese curiosa la ragazzina.
"Esatto. Per poter scagliare questo incantesimo, bisogna rinunciare a tutti i propri poteri: magia, eventuali Risorse e anche ai propri Talenti. Ovviamente questo accade solo con la riuscita del sortilegio. Inoltre, la rinascita che viene imposta al lanciatore dell'incantesimo non é istantanea."
"In che senso? Quindi è un sortilegio che non ha limiti di tempo?" disse Jane coinvolta dalla spiegazione.
"Non proprio. L'incantesimo può persistere fino a quindici anni. La rinascita non é istantanea, poiché prima di scagliare il sortilegio, bisogna stipulare un patto - anche questo accompagnato da un rito esercitato in precedenza - con una persona che possiede un forte legame con il lanciatore. Se la persona che ha stipulato il patto è destinata a morire nei quindici anni successivi al lancio del sortilegio, l'anima del lanciatore si congiunge con il corpo del legame...e diventano una cosa sola."

Jane ebbe un colpo al cuore, non riusciva a credere alle sue orecchie. Anche Matt era sconvolto dopo la spiegazione di Chester:
"Quindi...chi ha agito come legame sparisce per sempre?" disse il ragazzino, cercando di essere distaccato.
"No." rispose sorridendo Chester "Le due persone soggette al sortilegio si congiungono con anima e corpo. Il legame non rinuncerà alla propria vita. Tuttavia..."
Matt in quel momento sapeva che avrebbe dovuto sopportare parole sempre più dolorose, Chester continuò il discorso:
"Acquisterà il suo aspetto solo durante i giorni di Luna piena o Luna nuova. Altrimenti il suo corpo sarà sempre quello del lanciatore."
Il ragazzino non rispose, aveva già fornito fin troppe informazioni al Generale. Ma di certo non poteva rivelargli che Betty, grazie a quel sortilegio, era tornata in vita.

Nel contempo, la sorella di Matt, abbracciata alla madre, aveva appena smesso di piangere. I suoi lacrimoni d'un tratto, smisero di scendere e il suo volto tondeggiante, in precedenza tutto rosso, cominciò a riprendere il suo colorito rosa chiaro:
"Non possiamo farci nulla. Questa situazione non cambierà, vero mamma?"
"Si, piccola mia. L'unica cosa di cui possiamo gioire adesso, è il ritorno di Betty. Potrebbe davvero dare un aiuto determinante per spegnere il muro di fuoco per sempre."
Jane abbozzò un sorriso, che finalmente sconfisse le lacrime. Mina aveva permesso, con un gesto davvero altruista, di far ritornare un eroina che forse avrebbe cambiato il loro destino per sempre.

"No! Non è una questione che ti riguarda!" ripetè Matt dopo l'ennesima domanda.
"Non è un gioco per bambini! Questo non è un sortilegio da quattro soldi. Come fai a conoscerlo?" gli chiese Chester tentando di alzare la voce.
Il ragazzino a quel punto, dovette trovare un compromesso:
"Te lo dirò, ma ad un patto: prima tirami fuori da questa prigione, e poi ti rivelerò ogni cosa." rispose deciso Matt.
Chester guardò il ragazzino negli occhi, e come la sera prima, si mise a ridere rumorosamente sbeffeggiandosi della persone davanti a lui. Quasi senza fiato per le risa, il Generale si diresse verso uno dei mobili di legno abbandonati nella stanza. Lo afferrò con decisione e lo spinse davanti a lui, rivelando una porta d'acciaio che prima risultava invisibile agli occhi del ragazzino con la penna:
"Bene, e allora cosa stiamo aspettando? La nostra piccola evasione comincia solo adesso!"
 
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