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Matt e la Penna. Il mistero del muro di fuoco., Volevo condividere un racconto a cui tengo davvero!

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Poirot Len
view post Posted on 29/4/2017, 15:46 by: Poirot Len     +1   -1
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2.8 Pezzi di Ricambio - Prima Parte


Dieci anni e qualche mese prima, nella città di Nelk...



“Svegliati dormiglione!”
“Alexandra...sei sempre la solita...” il ragazzino, un classico dodicenne, saltò giù dal letto. La sorellina aveva giocato con le sue guance fino a quel momento.
“Sono arrivati! E sono tantissimi!” il gemellino di Alexandra non la smetteva di trotterelleare, e appena arrivò l'occasione, afferrò la mano di un Vincent ancora assonnato.
“Che cosa...non dovevano arrivare così presto.”
Un orda di soldati si era sparsa per tutta Nelk, trasformandola in vera e propria base operativa, tra la desolazione e lo stupore dei pochi abitanti della cittadina.
In quella stanzetta dall'anima squadrata, tra coperte, pavimentazione e spigoli, il cuore di Vincent stava pulsando incessantemente. Sempre sorvegliato dai due fratellini, si tolse rapidamente il pigiama, e prima di ogni altra cosa, afferrò i suoi jeans nerastri. Li infilò senza indugi, per poi saltellarci per qualche istante.
Dalla tasca destra sfoderò una catenella d'acciaio, un gancio da un estremità, una libera aquila dalla parte opposta. Agganciando la sua Risorsa al passante dei jeans, provò una forte sensazione, come se qualcosa vegliasse misteriosamente su di lui.
Il suo piccolo giocattolo aveva compiuto un anno oramai, trovato fortunosamente dalla madre, in una gita tra le possenti Tower Mountains. Si era rivelato un regalo unico, così come un rito d'iniziazione. Nessuno si era unito alle Ombre del Passato così precocemente.
Una maglietta di un leggero verde scuro, unite ad un paio di comode scarpe da ginnastica, completarono la sua mistica armatura. Scese una graziosa scalinata a chiocciola, prima di ritrovarsi in cucina. Un profumo di latte, cioccolato e frittelle si era diffuso in un tutta la marmorea stanza.
“E brave le mie piccole guardie, ottimo lavoro soldatini!” i due fratellini si misero sull'attenti, prima di correre a tavola, pronti a divorare i loro cereali preferiti, tra un sorso di latte e l'altro.
Vincent si sedette accanto ai vivaci fanciulli, prima di afferrare un roteante cucchiaino di legno, proprio sulla sua testa.
“Madre, questo giochetto ormai non funziona.” esclamò annoiato.
“Ottima prontezza di riflessi.” rispose la donna, porgendogli la sua calorosa colazione.
La donna si voltò verso la sua prole, soddisfatta. Una figura slanciata, alta e in forma. Si era affezionata ad un taglio di capelli corto ma alla moda, con un ciuffo sbarazzino che era solita soffiare ogni qualvolta raggiungeva le sue labbra. Quel particolare ciuffo violaceo era l'unico della sua specie, circondato da lisce ciocche di un biondo scuro. Il suo viso magro, i suoi piccoli ma decisi occhi smeraldo, esattamente come quelli di tutti i suoi figli, esprimevano una dignitosa soddisfazione.
“Non credo che i Green Blood si mettano a lanciare le posate per ucciderci.” a Vincent le strade dell'umorismo non erano mai piaciute.
“Ci siamo svegliati male?”
“Nah...è che non riesco a non pensare a quello che sta succedendo.” sospirò, tentando di divorare la colazione, faticosamente.
Tara si aggiustò il ciuffo, lentamente, sfiorando ogni ciocca. L'atteggiamento da cabaret sbaraccò da quell'atmosfera, lasciando il posto ad una solitaria serietà. Era pesanti, quei piccoli macigni di responsabilità che affliggevano il suo primogenito, fiaccato dalla sua stessa giovinezza.
In una stanza senza parole, il bussare della porta d'ingresso rimbombò rumorosamente.
L'esercito era già arrivato, senza nemmeno curarsi di una fragile, quasi insignificante campanella, dal suono spento e arrendevole.
“Porta Albert e Alexandra a scuola, poi raggiungici al crocevia.”
Vincent annuì, e lasciando il suo pasto a metà, accompagnò i fratellini verso l'entrata posteriore della casa. Zaini in spalla, i bambini lo superarono, incuranti di ciò che stava accadendo nel loro piccolo mondo. Il maggiore guardò indietro, catturando lo sguardo della madre, poi si congedò.
Tara aprì le porte che conduceva alla sua umile dimora, sistemandosi nuovamente il suo ciuffo indisciplinato. Un clima di ordinata diplomazia si diffuse istantaneamente, un aura che precedette la maggior carica dell'Esercito di Gracalm: il Generale Lenard.
La donna accolse cordialmente un uomo di colore, dal fisico temprato da anni di allenamento. Aveva i capelli rasati e una leggera barba color nero grafite, che ricopriva una mascella squadrata, prominente. I suoi occhi, grandi e di un marrone noce, avevano già osservato minuziosamente tutta la stanza. La sua uniforme gli calzava a pennello, nel suo classico motivo mimetico, in un miscuglio di grigi chiari e scuri.
“Generale Lenard...”
“Master Nurse..” rispose a specchio, sorridente “Non mi sarei mai aspettato questa collaborazione.”
Cercarono di individuare la minima insicurezza nel volto dell'altro, fallendo miseramente.
“Si tratta della mia città, della mia gente.”
“La vostra organizzazione non mi sembra improntata sull'altruismo.”
“Sterminiamo ciò che voi non riuscite ad eliminare. Non è egoismo.”
Tara, afferrò il cucchiaio che aveva lanciato poco prima, roteandolo senza sosta. La patata bollente era passata dall'altra parte, era pronta ad scorgere il fianco scoperto dell'avversario. Ancora una volta le sue previsioni vennero sconvolte.
“Tara...smettiamola. Diamo una tregua ai nostri capricci.” si alzò, avvicinandosi rispettosamente verso la snella figura della donna “Condividere un ideale, per quanto possa risultare difficile, salva delle vite. Lo abbiamo imparato entrambi. Siamo distanti, ma possiamo agire come un unico essere. Lo sai che darei la mia vita per il nostro paese.”
Lenard porse una mano amica, verso una futura stretta di mano. Non avvenne nel modo che aveva sperato.
“In cambio della nostra collaborazione, non ci intralcerete durante le nostre operazioni. Intesi?” Invece di porgere la sua mano freddolosa, la donna utilizzò il cucchiaino -ormai stanco di girare- come una vera e propria protesi di legno.
Il Generale afferrò il suo dono, un sospiro divertito destabilizzò il suo rigido aspetto.
“Lo prenderò come un simbolo. Cercheremo di darvi spazio, ma senza esagerazioni.” si mise a giocherellare con la posata, proprio come la sua interlocutrice.
“Rechiamoci al crocevia, le mie risorse aspettano in quel luogo. Ci sarà tanto lavoro da fare...”
divertita dal comportamento insolito di entrambi, Tara accompagnò il Generale verso la loro guerra invisibile.

“Mi raccomando.” Vincent affidò i due fratellini ad una maestra piuttosto intimorita, nell'unica scuola elementare della città.
“Non si preoccupi!” rispose flebilmente la sventurata.
Senza nemmeno salutare, il ragazzino prese la via del ritorno. Troppi frammenti di pensiero nel suo animo, troppo confusi per pensare, anche vagamente, ad uno strascico d'educazione.
Con un passo deciso, cominciò a dirigersi verso i sentieri tortuosi di una foresta inospitale, che d'inverno, giaceva in un clima asciutto, tra venti infreddoliti e sete di pioggia.
Stava cercando di staccarsi dal quel mondo, che gli occhi non smettevano di mostrargli, prepotentemente. Mantenendo soltanto la sua consapevolezza spaziale, cercò di meditare con tutto il resto delle sue facoltà cognitive.
Venne svegliato così bruscamente, che inciampò sui suoi piedi, rischiando una caduta alquanto ridicola.
Un paio di molestissime casse stereo stavano percuotendo il silenzio, trasmettendo un rabbioso brano stile Power Metal. Provenivano da una massiccia jeep nerastra, e alla guida, un giovane soldato si stava guardando attorno, cercando la strada giusta tra quelle statiche abitazioni marmoree. Sembrava totalmente incurante del suo inquinamento acustico, si persino scordati di abbassare i finestrini.
Individuata la via, mise in moto la sua creatura e partì a tutto gas.
Un occhio alla strada, un occhio all'orizzonte.
Due orecchie ben allenate, per poter carpire ogni strimpellata di un assolo fenomenale.
Una bocca che gridò, appena sul sedile del passeggero ritrovò il giovane Vincent, a braccia conserte, innervosito dai troppi decibel.
“Spegni questo maledetto aggeggio!” disse il membro delle Ombre del passato.
“Cosa?!”
“SPEGNI LA RADIO!” il volume era così forte che Vincent dovette gridare per far sì che le sue parole non venissero consumate prima del tempo.
Il piccolo soldato, occhialuto e con un pizzetto appena pronunciato, fermò immediatamente il veicolo. Con il suo braccio destro, robusto ed allenato, estrasse la pistola con grande naturalezza.
“Mi hai fatto venire un colpo!”
“Ah, ma davvero?” era visibilmente stizzito.
“Scendi subito dalla mia jeep! Se sei un civile dovresti recarti nei luoghi sicuri che abbiamo designato!” leggendo lo sguardo di Vincent, ripose la pistola, sapeva di non essere realmente in pericolo “E poi come diavolo hai fatto ad entrare dal finestrino senza che me ne accorgessi?!”
“Sei distratto. E rumoroso.” rispose il più giovane dei due, con fare non troppo amichevole.
Dopo qualche secondo d'indifferenza, il sedicenne al volante pestò il pedale dell'acceleratore, avventurandosi in una guida che definire sportiva, risultava un mero eufemismo.
“Ma sei fuori di testa?! Ci farai ammazzare!” strepitò Vincent, aggrappandosi al sedile.
“Tu sei entrato nella mia jeep di soppiatto e quello fuori di testa sarei io?!” replicò il soldato alle prime armi.
“Sei tu quello che si è messo a diffondere la sordità di primo mattino!”
Un altra brusca frenata, e per poco Vincent non finì spalmato sul parabrezza.
“Ok...frena. Ricominciamo da capo.” fece un bel respiro, per ritrovare la pazienza “Mi chiamo Chester, sono un soldato dell'Esercito di Gracalm, tu chi sei?”
“Tu? Un soldato?” replicò Vincent,scettico, nonostante l'abbigliamento del guidatore non lasciasse altre interpretazioni.
“Esattamente. Sono ancora un principiante, proprio come te.”
“Io?” quella folle discussione, solo all'apparenza, sembrava li stesse testando segretamente.
“Ci ho messo meno di un minuto per capire che la tua Risorsa è la catenella che tieni legata ai pantaloni. In un campo di battaglia, i Green Blood ti prenderebbero di mira senza poche storie, dato che saresti il bersaglio facile.”
“Senti chi parla...” ironizzò Vincent, prima di assumere un atteggiamento più rilassato “E poi non sono una preda così indifesa. Ah, comunque...io sono Vincent.”
Strinsero la mano con uno sguardo rispettoso, in seguito, Chester rilasciò nuovamente i possenti cavalli della sua jeep.
“Bene Vincent, facciamo un attimo di chiarezza. Forse, e dico forse, ho leggermente disturbato la quiete pubblica, tuttavia la tua reazione mi è sembrata...un po' incontrollata. Ti ho preso in un brutto momento?”
“Puoi dirlo forte. E' la mia prima volta... che partecipo a qualcosa di così grande.”
“Aspetta...tu fai parte di quel gruppetto di civili che ci aiuteranno in questa missione?!” non avrebbe mai pensato che, tra i tanti compagni d'armi, potesse esistere qualcuno più giovane di lui.
“Beh...anche per me è la prima volta!” esclamò Chester, grattandosi i capelli molto corti, dal classico stile militare “In fondo dovrò solo fare da supporto al mio supervisore, lui si che farà la differenza.”
“Se hanno richiesto la tua presenza un motivo ci sarà. Evidentemente in quella testa di rapa c'è davvero qualcosa!” cercò di sdrammatizzare, toppando a metà, ma il soldato apprezzò lo sforzo.
“E tu che mi dici? Hai qualche abilità particolare? D'altronde non ti avranno convocato solo per trangugiare pop corn davanti al campo di battaglia!”
“Sono un novellino, proprio come te.” rispose Vincent, in una scia di simpatica modestia “Ma posso garantirvi una grande visione del campo di battaglia. Con qualche trucchetto, posso raggiungere posti impensabili, senza correre alcun pericolo. Ti avviso, non ti rivelerò di che cosa si tratta. I miei compiti si basano sulla segretezza, e non posso infrangere questa catena.”
“E io non ti chiederò di farlo! Voglio solo avere qualcuno in più su cui contare, quando comincerà...il casino.”
“Che ne dici di fare squadra?” propose Vincent, prima di rendersi conto del valore di ciò che aveva esclamato.
“Certamente! Con le abilità che hai elencato, saresti perfetto per dare appoggio a me e al mio supervisore!” Vincent non rispose, ancora scosso per ciò che aveva detto il suo alter ego “Il raduno è al crocevia! Che fortuna esserci incontrati per caso, non credi? Ci siamo già conosciuti un po'!”
“Già...proprio una botta di fortuna.” rispose il ragazzino dagli occhi verdi, distratto.
Aveva perso il contatto con la sua vera identità. Aveva sempre lavorato da solo, senza il supporto di nessuno, senza una minima presenza che lo potesse confortare. Eppure, aveva sempre accettato quei vincoli dolorosi.
Cacciare i Green Blood, senza aspettare che fossero loro a fare la prima mossa, prevenendo ogni casualità. Fin da piccolo, era sempre stata la sua vocazione, da un anno, la sua professione, anche se ancora nelle retrovie.
Da dove era arrivata quella strana richiesta, quella voglia d'amicizia?
Non c'era tempo per scoprirlo. Una moltitudine di Green Blood, sparpagliata nella foresta pluviale della regione do Laganal, si stava radunando per sfondare un enorme muro. Quello dell'umanità.

L'adunata al crocevia fu rapida e indolore. Le Ombre del Passato diedero la propria disponibilità a collaborare, specialmente sul piano strategico. Quando Chester riferì ai suoi superiori una possibile collaborazione con il giovane Vincent, nessuno si oppose. Vivere il campo di battaglia con un coetaneo avrebbe addolcito una pillola amara, affievolendo una giustificata tensione.
L'unica reazione che si perse fuori dai confini dell'ordinario fu quella di Tara. Si colse chiaramente quanto il suo volto, apparentemente indifferente, fosse in realtà contrariato, di fronte ad una decisione a suo parere errata, su tutti i fronti.
Finalmente, il piano dell'operazione venne esteso a tutte le anime dell'esercito, nuovi arrivati compresi. In un comunicato radio, che tutti le menti si prepararono ad ascoltare, il Generale Lenard cominciò il suo simposio logistico.

Le nostre perlustrazioni hanno dimostrato quanto le nostre paure fossero reali. Una nube verdognola sta generando una grande quantità di Green Blood nel cuore della Foresta Radicescura. La città di Nelk è la più esposta ad un eventuale attacco, e perciò dovremo concentrare l'artiglieria pesante attorno ad essa. Tuttavia, non conoscendo tutte le tipologie di Deep Green presenti nell'orda di creature, non possiamo affermare con certezza se Nelk sia il loro obiettivo primario. Se fossero in grado di raggiungere e conquistare il Ponte Muschio, i mostri potrebbero dirigersi sia a Pervas che a Nelk, costringendoci a dividere un armata che già non è al completo. Qui entrerà in gioco l'operazione Sovrano. Impediremo all'orda di raggiungere il ponte a qualunque costo, con l'aiuto della Triade di Gracalm. Se li riusciremo a respingere nelle foreste, avremo due alternative molto favorevoli.
La prima consisterebbe in un bombardamento aereo mirato. Sicuramente invasiva sul piano ambientale, ma ci assicurerebbe un ottimo tasso di sterminio. Tuttavia, data la stretta necessità di questi interventi nei campi di battaglia di Riterloo, abbiamo optato per un'alternativa.
La scelta che abbiamo concordato consiste in una operazione post-battaglia. Un corpo scelto entrerà nella foresta dopo la scontro, seguendo l'eventuale restante dei Green Blood. Piazzeranno delle bombe particolari, che abbiamo creato con una combinazione di Talenti. Si tratta di ordigni di forte impatto, dotati di sensori in grado di captare la presenza di Green Blood nei paraggi. Più l'area di confinamento dell'orda sarà stretta, meno bombe ci serviranno per coprire lo spazio che circonderebbe i mostri in fuga. E la foresta ci ringrazierà.
Gli ordigni verranno conservati nella base che abbiamo allestito dall'altra parte di Laganal, nell'accampamento a Nord di Nelk. In quell'area, una squadra di ricognizione terrà d'occhio il corso degli eventi. Farà da supporto per quanto riguarda i trasporti di risorse, gestirà l'ospedale da campo, ed effettuerà valutazioni strategiche, visionando la battaglia da luoghi sicuri.
So che l'operazione sarà rischiosa, e so che nonostante ciò, darete il massimo per la nostra causa. Sono fiducioso riguardo al nostro piano, ed è proprio grazie alla vostra collaborazione, che avete protratto dall'inizio della vostra vita nelle forze armate. Onorate la vostra patria, ma prima di tutto, onorate i vostri cari, che contano su di voi, ogni giorno.


“Questo è il nostro Generale!” esclamò Chester, orgoglioso del suo determinato modello.
“Ehi! Marmocchio!” un trentenne, leggermente corpulento e con una folta barba nerastra, raggiunse il colloquio giusto in tempo per farsi notare.
“Justin!” gridò il giovane soldato, prima di correggersi “Volevo dire...buongiorno signore!”
“Vedo che il gruppetto di civili è arrivato!” proveniente dall'altra parte del crocevia, il Tenente Generale decise di indossare la sua maschera di diligenza, di fronte al suo unico superiore “Signore, l'accampamento, l'armeria e l'ospedale da campo sono stati ultimati con successo. Ho udito il suo comunicato, non mi resta che organizzare la mia squadra e recarmi all'accampamento per il briefing che darò ai membri di cui mi prenderò carico.”
“Ben fatto.” rispose il Generale, in quel clima appiccicoso, ricolmo di parole incastrate nella prassi “Oltre al tuo pupillo, ti affido la squadra medica composta dai volontari che si sono offerti di aiutarci in questa operazione. Questa è Tara, gestirà i pazienti che arriveranno fino alla vostra base operativa.”
La donna fece un sorriso con gli occhi, rigido e forzato, ma con una impronta di giusta gentilezza, che si armonizzò in quel circolo di pacate presentazioni.
“E questo ragazzino?” chiese Justin, scompigliando i capelli del piccolo Vincent “Anche lui farà parte del mio team? E' poco più che un bambino.”
“Farò parte della squadra che si occupa di visionare il campo di battaglia! E no, non sono un bambino!” tutti gli adulti sorrisero, quasi inteneriti dalla determinazione del ragazzino.
“E allora verrai nella mia jeep, assieme a Chester. Sembra proprio che abbiate fatto amicizia!” l'omone, constatando un certo affiatamento tra i due, non tardò a tirare le giuste somme.
Tanti occhi puntati addosso, accesi come piccole candele, che tuttavia non riscaldavano il suo animo. Gli occhi che Vincent anelava erano dei bulbi assenti, incolori.
Mentre Chester trascinò il suo nuovo amico nella jeep del Tenente Generale, Vincent continuò a proiettarsi verso la madre, cercando l'approvazione che quella figura severa non si accennò a donare.
Un viso freddo, che scavò una funesta buca d'insicurezza all'interno del suo cuore. Non smise di pensarci per tutto il viaggio.

Tornando al presente...


Il Primo Comandante si recò in uno dei suoi ambienti preferiti.
Il potere delle sbarre lo rendeva euforico, la vista dei malviventi al di là di quelle semplici ma invincibili barriere gli faceva respirare una dolce soddisfazione, quasi quanto un buon sigaro davanti ad un camino bollente.
Giunse alla cella di Vincent, e senza pochi fronzoli, aprì il portone della cella, richiudendolo immediatamente alle sue spalle.
“Sei venuto a rinfacciarmi quanto io sia debole ed indifeso?” ancora intorpidito dalla paralisi, aveva scandagliato ogni centimetro della cella, senza trovare alcun pertugio.
“Volevo solo verificare una teoria...”
“Non sono il tuo compagno di bevute, puoi anche andartene.” rispose seccato.
“La tua ostinazione nella disubbidienza non ti servirà a molto, sei in una posizione così traballante, che ti converrebbe smettere di respirare. Non è vero...” si avvicinò al ribelle prigioniero, e coprendosi la bocca, emise un sussurro fatale “...Vincent?”
Nonostante indossasse il suo passamontagna, non c'era nulla che avrebbe potuto salvarlo da una traumatica reazione. La sua schiena si trasformò in marmo, il suo stomaco si arrestò, ogni boccata d'aria pareva non fosse mai abbastanza.
Continuando il suo colloquio segreto, il Primo Comandante cercò di attirare l'attenzione del malcapitato, per un motivo ben preciso. Ad ogni suo fremito, ogni qualvolta un minimo sussulto pervadeva l'interrogato, il suo sorriso rideva, sconosciuto a qualsiasi pietà.
“Non mi è stato difficile capire chi sei. Se negli schedari dell'Esercito di Gracalm, i rapporti della strage del Ponte Muschio fanno solamente compagnia alla polvere, da noi le cose sono ben diverse. In molti conoscono la storia del giovanissimo volontario, specialmente chi ci ha rimesso...la vita, o quasi.”
“No...” strinse la sua maschera, lasciando trasparire tutta la sua frustrazione “C'è lui dietro a tutto questo!”
“Ha già capito che dietro alla vostra intrusione ci sia lo zampino delle Ombre del Passato, o almeno di una parte alquanto scellerata. Conosce la fama di Green Killer, presto o tardi capirà chi sei.”
“Perché...perché mi stai dicendo tutto questo?!” alzò la voce involontariamente, le fucine che alimentavano i suoi sensi di colpa avevano preso il sopravvento.
“Ringrazia i due marmocchi.” si girò di spalle, distaccandosi dalla sua stessa scelta “Se non fosse stato per la loro richiesta, a quest'ora saresti su tutti i giornali. Avrei assaporato veramente questo interrogatorio, avrei assistito alla pura manifestazione del panico. Ahimè, sono un uomo d'onore, e ti concederò un alternativa.”
“Se Justin scoprisse la mia identità...sono sicuro che anche l'Esercito ci andrebbe di mezzo...” arrivò ad una conclusione che lo mise sotto la lampada della sottomissione “Quei turni di guardia così saltuari, e così poco organizzati. Non è stata incompetenza. Il Generale ha ordinato alle guardie di farmi passare, ogni qualvolta avessi voluto recarmi da Matt...”
“Hai tutto da perdere. Ti sei ritagliato una schiera di amicizie che in questo momento non sono altro che la tua debolezza.” Vincent aveva già sentito quelle parole fin troppe volte “Questo è il mio accordo, ti conviene ascoltarlo molto attentamente...”
 
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282 replies since 31/12/2012, 19:34   3744 views
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