Detective Conan Forum

Matt e la Penna. Il mistero del muro di fuoco., Volevo condividere un racconto a cui tengo davvero!

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view post Posted on 2/9/2013, 13:19     +1   -1
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Happy Happy 10

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Ma tranquillo, nessuno qui fa figure da cretino XD E poi una volta anche Chiara ha fatto una supposizione, e mi sembra che ci abbia pure azzeccato! :)
Grazie ancora e aspetto il capitolo di Valexenia!
Per quanto riguarda lo scrivere...beh non dipende molto da me, perché queste parti sono in parte già fatte! Il capitolo seguente dovrebbe essere piuttosto lungo...vedrò di trattenermi, ma nessuna garanzia! :lollo:
 
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view post Posted on 6/9/2013, 20:48     +1   -1
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8. Desiderio


"E' il momento di dire addio al passato. E' il momento di stringere i denti, nonostante le innumerevoli ferite. E' il momento di afferrare le armi, di brandirle con destrezza, e tagliare la testa alla nostra chimera più grande. I Green Blood non sono esseri viventi, ma solo mostri. Mostri che tentano di invadere col loro alone mortale un mondo fatto di pace e prosperità." l'introduzione di Chester fece levare al cielo le urla più melodiose "Più di dieci anni fa, tre incredibili eroi, che si sono immolati nell'ardente fiamma della morte, stipularono un patto essenziale. Ed ora, gli A.P.S e la Vecchia Alleanza, stipuleranno un'alleanza, affinché sia Pervas che Calvas diventino un posto migliore." ancora una volta, una tempesta di piccoli applausi invase la Piazza della Piuma d'Oca.
Leila e Myriam, con entrambi i volti coperti come rapinatrici esperte e vestite color cremisi, salirono timidamente sul palco. Nessuna delle due si azzardò a salutare il pubblico, l'emozione le aveva rese statue di gesso rosso:
"Questi sono i due capitani delle nostre O.A.G nascenti, sono loro che firmeranno l'alleanza che speriamo porti una goccia di gioia in un mare di sofferenza." proclamò Chester, solenne, nella sua elegante divisa militare da cerimonia.
Mentre la maggior parte del gregge assisteva con furore alla parte burocratica dell'alleanza, i sei ragazzini dal volto coperto da ogni tonalità di fuoco sembravano distratti. Appollaiati sulle panche, o appoggiati al tavolo, sembravano in balia di un sonno profondo, che non la piantava di chiamarli a sé, momenti davvero soporiferi:
"Loro si prendono tutto il merito, mentre noi restiamo qui a marcire." si lamentò Jane, non sazia del suo teatrino di poco prima.
"Che cosa vorresti fare? Sai benissimo che non possiamo farci riconoscere!" ribatté Matt, non sopportando quel pavone di sorella che aveva.
"Sei il solito pignolo e noioso ragazzo! Perché non ti trasferisci in un ospizio?!" esclamò Jane, alzando la voce "C'è sempre uno strappo alle regole. E poi...questo è un grande avvenimento, quasi unico. Possibile che tu non desideri che accada qualcosa di speciale?"
Forse, nella sua nuvola di altezzosità, Jane non aveva proprio tutti i torti. Gli adulti si sarebbero ricordati di un trattato, senza ombra di dubbio. Ma forse i ragazzi, il futuro nascente, non avrebbero dato una gran importanza a tutto ciò. In fondo, un trattato non è che un pezzo di carta.
Molte O.A.G si erano alleate e sciolte in poco tempo, temendo il pericolo più di ogni altra cosa. Un alleanza significava fare da guardiani al doppio delle regioni, col doppio della fatica, e con pericoli forse quadruplicati. Altro che un misero pezzo di carta: c'era da rispettare un impegno improrogabile.
Matt cominciò a fantasticare. Tutti cercano sempre qualcosa di speciale da ricordare, e il ragazzino era il primo ad ammetterlo. Ma cosa sarebbe potuto accadere? Cosa avrebbe potuto incidersi nel cuore delle persone? Era una trottola di pensieri, che lo stordì, lo mise alla prova.
"Beh, se avessi organizzato io questo avvenimento, avrei mostrato i miei illustri poteri alla gente. Molte persone pensano ancora che le Risorse siano degli oggetti pericolosi, ne ha il terrore, e spesso si finisce per gettare una speranza in più nella spazzatura." esclamò Mike, esponendosi un po' "E tu Wesley, che cosa faresti se fossi il leader?"
Il secchione dai capelli color luce, penetrando gli occhiali da sole del suo amico fidato, lo osservò parecchio divertito:
"Sapevo che me l'avresti domandato, eppure sono indeciso. Non è facile, sai?" rispose Wesley titubante.
"Andiamo!" esclamò Mike sogghignando e scherzando "Lo so io e lo sai tu, come lo sanno tutti! Faresti un mega discorso scientifico, faresti scappare anche il pubblico più caloroso!"
"Che c'è di male in qualcosa di intellettuale?" rispose il secchione, tentando di difendersi senza scudo "In fondo, un lungo discorso darebbe risposte. La gente ne ha bisogno. Da sempre e per sempre."
"Non è male..." si intromise Jane, con una vocina superiore "Ma se le persone non capiscono, alla fine la tua spiegazione sarebbe inutile, uno spreco di fiato!"
"Cosa ci dici allora, signorina so-tutto-io? Avresti idee migliori?" intervenne Enigma, con un sorriso nascosto nell'ombra.
"Nella vita reale bisogna essere diretti! Perché perdersi in spiegazioni?! Bisogna andare subito al sodo." affermò la regina della non modestia.
"Non avresti paura di spaventare i più sensibili?" le chiese Wesley, tentando di metterla in difficoltà.
"Assolutamente no!" rispose la ragazzina con un tono stridulo "La verità è la verità, dura e cruda. Ma con una persona speciale, una persona che ti da il coraggio di andare avanti, è tutto più semplice. Ci vorrebbe un valoroso condottiero, abile con la spada e con le parole, per rendere quest'oggi una data memorabile." concluse la principessina biondo cenere.
"E saresti tu quel condottiero, non è vero?" esclamò Mike, cogliendola in flagrante.
"Farei meglio certamente di te!" rispose Jane, facendo una linguaccia.
Enigma fece udire il suo respiro, profondo e dalla tonalità grave. Il ragazzo riuscì perfettamente ad attirare l'attenzione: tutti i riflettori vennero puntati su di lui, in un istante:
"Beh, può darsi che tutto quello che avete detto sia giusto...come può darsi che tutte le vostre parole siano baggianate. So solo una cosa: rimaniamo coi piedi per terra." esclamò Enigma, fin troppo realista "Se potessi fare qualcosa di speciale, sarei il primo incoraggiatore. Ma... siamo solo dei mocciosi in fondo." aggiunse il ragazzino, cercando una nota agrodolce nelle sue parole. Jane gli fece un occhiolino di scatto: era un ottima interpretazione.
Un boato si levò dal branco di persone che riempivano in parte la piazzetta. Tutti i ragazzini cercarono il palco con gli occhi, tra quella folla entusiasta e movimentata. Myriam e Leila avevano le piume d'oca in mano...bastava soltanto firmare. Una piccola ed insignificante firma.

"Ah, ecco! Stanno per firmare!" esclamò Jane, maleducatamente coi piedi sul tavolo, sovrastando in altezza anche l'anima ottimista più imponente.
Enigma si affiancò alla ragazzina. Con aria silente, avvicinò le sue labbra alle orecchie tondeggianti della ragazzina:
"E' tutto pronto. Non ci resta che pregare..." sussurrò il ragazzo appassionato d'indovinelli, mentre un curioso vento proveniente dalle montagne di Pervas, cominciò a rallegrare l'atmosfera col suo frizzante e fresco respiro.
Jane ed Enigma avevano una caratteristica in comune. Per quanto cercassero di reprimere la loro fantasia, il loro spirito creativo, i loro orizzonti più lontani...ecco che ci ricascavano. Per loro i limiti avevano un unica funzione. Erano fatti per essere brutalmente superati, ad ogni costo.
"Ma aspetta un momento..." mugugnò Leila con la piuma d'oca stretta in mano "Non avevo letto questo paragrafo del contratto." sussurrò alle orecchie del Generale.
"La parte B del paragrafo cinque, non è così? Ora me ne sono accorta anche io." aggiunse Myriam a bassa voce, creando un silenzioso terzetto proprio al centro del palco. Il pubblico sembrò parecchio perplesso. Voci di corridoio cominciarono a svolazzare come farfalle per tutta la piazzetta, dubbiose.
"Che cosa aspettano a firmare?!" esclamò il redivivo Matt, scattato come una molla alla prima stranezza.
"Stanno...discutendo. Ma per quale motivo?" commentò Peter, anche lui con la voce ripescata dal pozzo del suo silenzio.
"Ah, vedrete...non sarà nulla di grave!" disse Jane, tentando di tranquillizzare i due ragazzini cocciuti. L'effetto fu esattamente l'opposto, ed era proprio quello che voleva.
Myriam e Leila cominciarono a discutere animatamente sul palco, con Chester che tentò invano di arbitrare pacificamente l'incontro.
Nonostante i volti della due donne fossero coperti, il linguaggio del corpo non tradiva le aspettative: Leila era con le braccia incrociate, pessimo segno per Matt, che la conosceva meglio di chiunque altro. Anche Peter rimase scioccato: ogni qualvolta che la madre negava, scuotendo la testa con degli scatti violentissimi, creava in lui una spiacevole sensazione. Ad ogni scatto, una frustata sulla schiena.
Jane ed Enigma osservarono il comportamento dei due fratelli, mentre Wesley e Mike, del tutto all'oscuro, non distolsero lo sguardo dal palco. Le voci continuavano a ronzare. Sempre più forte.
Andava tutto a gonfie vele. Finalmente, Matt e Peter realizzarono sul serio una possibile, e tremenda eventualità: quella maledetta casualità per cui non si sarebbero visti mai più. Ancora una volta.

"No, io non ho aderito al fatto che si dovesse scegliere una sede principale della O.A.G!" rispose a tono Leila, in una discussione affilatissima "Tu ti sei sempre trasferita, tanto vale che ritorni qui a Calvas."
"Ma sei impazzita?! E dove trovo casa in un postaccio del genere? Siete voi che dovreste trasferirvi, invece di respirare il fumo del passato ogni giorno!" esclamò Myriam scocciata, cercando di distorcere un po' il suo vero tono di voce, giusto per sicurezza.
"Postaccio?! Ma come ti permetti?" ribatté Leila con un vocione chiaramente farlocco "Ci vai tu a vivere nei boschi, io non mi chiamo Cappuccetto Rosso, per tua norma in regola! E poi perché dovrei cambiare la mia vita? No, non se ne parla!"
"Mi stai addossando la colpa?! Non sapevo ci fosse questa stupida, stupida condizione!" esclamò Myriam, ponendo tutta la sua indignazione sulle vocali, e parlando in modo grottesco "Forse dovremmo ripensarci."
"Esatto. Forse è stato organizzato tutto troppo in fretta." rispose Leila, essendo d'accordo con la sua amica-rivale.
Il pubblico posto vicino al palco sembrò assistere ad una delle sette piaghe d'Egitto. Rimase completamente scombussolato, per poi pietrificarsi senza nemmeno l'intervento di Medusa. Oltre a ciò, non ci mise tanto a contagiare il resto dei presenti come un epidemia, che trasmette ansia, delusione.
"No...che stanno facendo?" pensò Matt, anch'egli catturato dall'epidemia "Forse... io le dovrei convincere!"
"Ma non potrei...non avrei la faccia tosta di proporre un simile sacrificio...a lui." pensò Peter, esattamente come Matt.
"Non avrei il coraggio...non gli ho nemmeno rivolto la parola. Dovremmo convivere da un momento all'altro con questo peso?" disse Matt tra sé e sé.
Mentre i due ragazzini erano assorti da dubbi che contraddicevano l'un l'altro, Jane assunse un ghigno satanico, vedendo le sue cavie comportarsi proprio come previsto:
"E' così esaltante vedere il mondo che obbedisce ai tuoi ordini..." rise la ragazzina, da perfetta strega malvagia "E ora, quando le due cominceranno a picchiarsi, vedremo se i due bambocci non interverranno! E poi...sarò io a fermarli! E' perfetto! Impareranno la lezione e faranno pace."
Mentre tra la gente c'era aria di tempesta, le due donne si allontanarono l'un l'altra, forse pronte a venire alle mani. All'improvviso, Chester si mise tra loro, e davanti al pubblico in delirio, cominciò a rassicurare ogni cuore, con la sua voce mascolina:
"Perdonatemi per questo piccolo disguido. Forse non tutti i termini del contratto sono stati spiegati con la dovuta accuratezza ai due capitani delle O.A.G." disse coraggiosamente il Generale, beccandosi la sua dose di fischi, ma rimanendo solido come il marmo "Ma non possiamo rovinare questo caloroso avvenimento e deludere queste persone giusto?"
Il pubblico cominciò a rinvigorirsi, ingoiando quella medicina miracolosa che Chester chiamava persuasione. Jane invece, non riuscì a spiegarsi quella bizzarra intrusione:
"Ma che succede?! Lui non doveva mica immischiarsi! Le due avrebbero dovuto malmenarsi a suon di schiaffi, graffi e tirate di capelli, proprio come avevo suggerito io!" esclamò Jane incredula "Non vorrà rovinare tutto, spero!"
"Voi siete capitani di due fazioni che attuano il bene. Non c'è alcun motivo di litigare per un piccolo disguido, non è un bell'esempio..." disse Chester, continuando il suo monologo "Perché invece non organizzate una scommessa? Una scommessa qualsiasi...s'intende. Il perdente dovrà traferirsi nella regione del vincente, cosa ne dite?" esclamò il Generale, rivolgendosi al pubblico, che ricambiò la sua richiesta con un caldo ed entusiasmante boato.
"Si! Mi vuole rovinare!" gridò Jane, pronta anche a salire sul palco. Qualcuno però, la fermò prontamente:
"Signorina Jane, cosa pensa di fare?" la riprese Loretta, attenta nel non farsi sfuggire la monella.
"C'è anche il suo zampino vero?" rispose la ragazzaccia, con una voce da bambina.
"Oh...questo non te lo posso dire, discola!" esclamò la donna, sorridente come sempre "Posso dirti però un piccolissimo dettaglio, decisamente più interessante: prova a salire sul palco e ti darò così tanti compiti a casa, che finirai col rincitrullire quella tua testolina testarda!"
Jane guardò Enigma cercando conforto, ma quest'ultimo alzò le spalle con indifferenza. Una scena non scritta nel copione di Jane sarebbe dovuta andare in scena...senza la regista. La ragazzina si sedette sconsolata, facendo un versaccio secco e stridulo. La sua ultima scena.
"Una scommessa?" domandò Leila, non comprendendo appieno il fuori programma di Chester. La donna era confusa, ma ringraziò il cielo di non essere stata costretta ad azzuffarsi in modo infantile, davanti ad un pubblico parecchio giudizioso.
Mentre Leila cercò di frugare un idea vincente dalle sue meningi, anche Myriam decise di seguire l'onda. Cercare un'altra soluzione era l'unico modo che le avrebbe permesso di conservare la faccia che nemmeno mostrava.
Il piccolo pubblico faceva sempre più rumore. Incitava le due a prendere una decisione alla svelta.
Il Generale allora, assecondando la folla, cercò di dare un'imbeccata alle due indecise:
"Suvvia, una scommessa è facile da organizzare. Basta puntare sulla cosa...o su chi...vi fidate più di ogni altro. Chi potrebbe mai essere?" sussurrò il Generale, sogghignando quasi maliziosamente.
Entrambe le donne ebbero un sobbalzo.
Le due guardarono tra la folla, scostando col pensiero ogni minimo intruso, c'erano solo quattro occhi che volevano incontrare: quelli dei loro primogeniti.
Come una marea divisa in due, il pubblico si divise, seguendo lo sguardo dei due capitani, avevano una miriade di occhi e aspettative, pesanti aspettative, puntate addosso:
"Una battaglia d'esibizione?" domandò ironicamente Chester, pronunciando con cura ogni sillaba davanti al microfono.
"Si, non vedo altro modo per assicurarmi una vittoria schiacciante e sicura." affermò Leila con decisione ferrea.
"Lo stesso vale per me...peccato che il tuo ragionamento sia errato, amica mia." rispose Myriam, parecchio sentenziosa.
I due ragazzini, sballottolati come mere pedine da gioco in una situazione delicata, ci misero un lungo secondo prima di realizzare il tutto. Matt e Peter, seguendo due percorsi differenti, raggiunsero il palco di corsa, decisamente innervositi, e contrari a tutto:
"Ma chi ti ha dato questa pessima idea?! Io non voglio combattere con lui, nemmeno per gioco!" si lamentò il possessore della penna, tentando anche lui di storpiare la sua voce, per non bruciare la copertura "Sai benissimo che cosa è successo ultimamente..." aggiunse con un improvvisato falsetto.
"Non voglio avere niente a che fare con lui al momento, pensate che io dimentichi così in fretta?" commentò Peter, unendosi alla protesta.
"E' proprio per questo che ho scelto te. Oramai non siete più amici, giusto? Allora non ti farà alcuna differenza combattere con...l'altro ragazzo." rispose Leila, intrappolando Matt in un paradosso mentale.
"Siete gli unici indicati, a quanto ci risulta dal vostro comportamento, a voi non cambia nulla." aggiunse Myriam con fare autoritario.
I due si guardarono negli occhi. Altro che nessuna differenza!
Davanti a Matt e Peter apparvero due piccoli bambini, che giocando ai cavalieri, combattevano con due minute spade di legno, in un parchetto dal prato fiorito e dall'infinita allegria. Sembravano così diversi...invece era passato solo qualche anno. Ma questa volta, quei due bambini avrebbero dovuto affrontarsi con ben altri metodi, con un fardello ben più difficile da sopportare.
"Solo in una battaglia una persona esprime appieno la sua anima." sussurrò Loretta, vestita da normale professoressa, all'orecchio di Chester, che si era allontanato dal palco.
"Sapevo che avresti ripescato questo vecchio detto! Sei un libro aperto per me." rispose simpaticamente Chester, mentre cominciarono i preparativi per l'esibizione.
"Divertente..." commentò poco ironico il Tenente "Ma sappi che se le cose andranno male, la responsabilità sarà tutta tua."
"Tranquilla donna!" ribatté poco professionalmente il Generale Massimo "Se esprimo un desiderio, è solo perché so già che diverrà realtà! E sono sicuro che anche quei due ne hanno uno, nascosto tra le fauci dell'orgoglio..."

Il palco era magicamente scomparso grazie a qualche militare che si unì ai lavori pesanti. Anche il pubblico e tutti i presenti decisero di concedere la piazzetta ai due ragazzini. Regnava un silenzio che definir tombale è riduttivo.
Peter e Matt, avevano già le loro Risorse in mano: il ragazzo dagli occhi fucsia tirò fuori dalla giacchetta che indossava un comunissimo righello di plastica azzurra, lungo un metro. Ma subito dopo, l'oggetto cominciò a brillare, tuffandosi in una tenue nebbiolina blu; quando il suo possessore accarezzo tutta la sua superfice, essa si tramutò nella lama color indaco del wakizashi, mentre dalla nebbia sempre più fitta, apparve l'impugnatura dell'arma, ricoperta di seta, guardia quadrata compresa. Peter infine agganciò il manico a quella lama nuvolosa e poco opaca. Era pronto. Puntò la sua arma con decisione, verso un Matt particolarmente riluttante:
"Che...che cosa dovremmo fare? Mi sembra tutto così stupido..." pensò Matt ad alta voce.
"A me non importa di trasferirmi." intervenne Peter, attirando lo sguardo dell'amico "Ma non potrei mai farti vincere di proposito, sarebbe come non rispettarti."
"Cosa intendi dire?"
"Non mi posso tirare indietro...perché questa esibizione mi farà tornare indietro...sarà tutto un gioco del passato." aggiunse Peter, ridacchiando "E sai benissimo quanto io sia competitivo, proprio come te!" concluse il ragazzo dagli occhi fucsia, facendo trasparire tutta la sua euforia.
"Forse hai ragione...mi mancano moltissimo i nostri duelli da cavalieri, le nostre scappatelle...persino i nostri litigi." Matt, dietro la sciarpa rossa che gli celava parte del volto, rise dalla commozione "E va bene...ti concederò questa sfida, Sir Peter. Chi vince resterà nel proprio castello. In ogni caso, staremo di nuovo uniti. Avremo tutto il tempo per riflettere."
"E tu sei pronto, Sir Matt? Non deluderò le donzelle della corte!" esclamò Peter, giocando a fare il bambino con l'ex amico "Facciamo vedere quanto siamo forti...insieme!"
"Certo...perché quando il cavaliere che affronti è una persona che stimi, la battaglia diventa epica!" esclamò Matt, concludendo il gioco di ruolo.
Chester era pronto ad arbitrare l'esibizione, giusto per prevenire che una sciocchezza finisse per far male a qualcuno:
"Benissimo. Avrete a disposizione tutta la piazza, e trenta minuti di tempo per avere il vostro duello dei sogni!" esclamò Chester sempre più soddisfatto, mentre i due ragazzini lo guardarono in modo sinistro "Quando la vostra Risorsa, secondo il mio occhio, comincerà a perdere troppa energia, dichiarerò la sconfitta del possessore. Tutto chiaro?"
I due annuirono con estrema calma. Le scintille cominciavano a esplodere davanti ai due contendenti, che in realtà, non vedevano l'ora di regalare spettacolo, grazie ad un gioco a cui solo i veri amici potevano partecipare. Non un diletto per sconosciuti.
Il pubblico cominciò a regnare la piazza con gridi d'entusiasmo ed un tifo sfegatato. Il motivo era semplicissimo.
A causa dei Green Blood, da tempo, quasi tutte le competizioni sportive internazionali e nazionali vennero cancellate fino a data da destinarsi, tarpando le ali a talenti eccezionali. Ma la speranza di pace era una competizione a cui non si poteva rinunciare, tant'è che le esibizioni tra possessori di Risorse, poco dopo la comparsa dei Green Blood, si era radicata a macchia d'olio in tutte le Regioni.
Il pubblico si era diviso esattamente a metà. Da una parte, c'erano i sostenitori di Peter, bardato con bandana rossa, occhiali da sole neri e foulard rosa corallo sul viso. Dall'altra parte della piazza, con la stragrande maggioranza di ragazze, c'era la schiera che tifava il piccolo Matt. Il ragazzino aveva un cappuccio sulla testa color bordeaux, ed una sciarpa rossastra invernale che copriva bocca e naso. Entrambi avevano delle armature perfettamente adatte a muoversi su quel cemento rosso, che unito ai loro drappeggi, sembrava quasi camaleontico.
Tra le urla del pubblico, Chester cominciò il conto alla rovescia:
"Dai ragazza con la penna, forza!" strepitò una ragazzina decisamente accesa "Noi donne siamo le più forti!" aggiunse gridando come una gallina spennacchiata.
"Mi ha scambiato per una ragazza?!" pensò Matt, constatando che il suo esile fisico poteva ingannare gli occhi più ingenui.
Mentre il ragazzino della penna si distrasse, Chester fece risuonare la sua voce come un eco di montagna:
"Che l'esibizione cominci!" gridò con un tono pacato.
"Che?!" biascicò Matt impreparato, mentre Peter sferrò il primo attacco.

"Sei distratto!" esclamò Peter, sferrando un fendente con il suo wakizashi impugnato alla rovescia.
Nonostante la distrazione di Matt, la sua Risorsa trascinò il braccino ossuto del possessore, affinché posizionasse la lama dello stocco proprio davanti al corpo. Fu un salvagente provvidenziale in acque poco navigabili.
"Non sono da solo, con la mia Risorsa non ho nulla da temere!" ridacchiò Matt, respingendo il wakizashi nemico, prima di instaurare un confronto di lame senza esclusione di colpi.
Dopo una manciata di secondi, Peter decise di indietreggiare, non cercando più lo stocco dell'avversario come innesco per incrociare le armi:
"Ehi! Ti arrendi già?" esclamò Matt, che si era divertito molto ad ingaggiare quel giocoso ma sorprendente duello con l'aspirante mago.
"Ricordo ancora le nostre "battaglie" di una volta. Cercavo sempre di evitare gli scontri diretti, poiché nonostante tu sia magrolino, riesci a imprimere più forza di me quando si tratta di un duello." rispose lealmente Peter, facendo parlare la logica "Uno stocco normale non potrebbe soffrire tutta la forza che tu esercitati sulla lama, ma visto che si tratta di una Risorsa, il discorso cambia. Non posso permettermi di avvicinarmi troppo a te."
Detto ciò, Peter si concentrò, come un monaco in meditazione. Il vento risuonò sempre più in quel lago rosso quasi deserto, mentre Matt, intimorito dall'avversario, non ebbe il coraggio di passare nuovamente all'attacco. Purtroppo, la sua decisione, spinse Peter in un sicuro arrocco, una vera e propria botte di ferro, una strategia efficace e senza rischi.
Peter afferrò la sua Risorsa con due mani, quasi avesse voluto donarla al cielo sterminato. Matt non si sarebbe aspettato che l'infinito azzurro avrebbe obbedito agli ordini dell'aspirante mago: il wakizashi cominciò a levitare, ma non per conto suo, come accade spesso, - e ciò è solo la manifestazione di una reale volontà che questi misteriosi oggetti possiedono - bensì era Peter a comandare il gioco, con il suo Talento:
"Un classico...il trenta per cento degli abitanti di Pervas riescono a comandare le forze del vento. Mi sbaglio?" chiese Loretta a Myriam, di soppiatto "Solo quelli con maggiore maestria riescono a esprimere un Talento tale da confonderlo quasi con la telecinesi."
"E' preparata come sempre!" esclamò Myriam rallegrata "Si è sempre allenato tanto per affinare questa abilità, come se avesse voluto mostrarla a Matt da sempre."
Il controllo del vento e la capacità di innalzare oggetti come piume comportava che Peter tenesse sempre l'indice sinistro puntato al suo obiettivo, altrimenti la sua Risorsa sarebbe caduta a terra senza paracadute.
"Sono contento di poterti mostrare il nuovo Talento! Forza, fammi vedere il tuo!" esclamò Peter, molto sicuro di sé, quasi pomposo.
"Ma io...ancora non ho idea di quale sia il mio. Non so nemmeno se lo possiedo!" ribatté Matt, un po' vergognoso.
"Allora peggio per te!" concluse Peter, che puntando la sua Risorsa, la diresse verso Matt a tutta velocità rivolta verso la lama. Un falco dal becco affilatissimo.
Matt evitò la prima minaccia buttandosi a terra, come in un film poliziesco. La seconda volta abbassò la testa, la terza...nemmeno lui seppe come riuscì a scamparla. Il wakizashi svolazzava qua e là senza dargli tregua, e tutto quello che poteva fare era battere in ritirata con disonore. Almeno fino a che, invece di pensare col corpo, non pensò con la testa.
Matt afferrò lo stocco e lo pose davanti al suo volto, esattamente al centro. In seguito, evocò le particelle rotonde ed arancioni, che come polvere fatata lo invasero completamente per proteggerlo da ogni male.
Non conoscendo quello scudo impenetrabile, Peter cercò di trafiggerlo facendo librare velocemente la sua Risorsa nell'aria purissima della piazzetta. Il wakizashi si infranse al suolo al primo contatto con il possessore della penna, non aspettava altro che quel momento.
Peter cercò disperatamente di recuperare il suo wakizashi avvalendosi del suo Talento, ma Matt, conoscendo il trucco della situazione, si pose tra la Risorsa e il suo possessore. In seguito, slegando le bende avvolte al manico dello stocco, corse a più non posso verso il cavaliere avversario, sempre celando il wakizashi alla sua vista.
Dopo pochi minuti, Peter sembrava già ad un vicolo cieco di un labirinto ostile.
Il ragazzino dalle occhiaie pronunciate terminò si slegare tutte le bende bianchissime, che solo per un capo rimasero legate al manico d'acciaio. Brandendo lo stocco come una mazza e le bende come delle catene, facendo prima roteare tutto la sua Risorsa, Matt lanciò un velocissimo attacco a distanza; le bende erano lunghe più di un metro e mezzo, e certamente lo stocco avrebbe raggiunto l'ignaro Peter.
Ma l'aspirante mago non perse il controllo della situazione, e subito dopo l'offensiva di Matt, puntò il dito proprio contro il suo avversario, dandogli una leggera spinta all'indietro.
Non aspettandosi che il Talento funzionasse, anche minimamente sulle persone, il ragazzo con la penna incespicò fino a cadere goffamente a terra. La Risorsa di Matt era già partita all'attacco, ma grazie all'atto tempestivo di Peter, la lama dello stocco gli sfiorò solamente il naso, prima di tornare indietro, a causa della forza elastica delle bende completamente tese.
Matt forse aveva avuto la vittoria ad un palmo dal naso, ma si fece sorprendere dall' ex-amico, con un pessimo risultato.
"Sappi che non ci cascherò più, baro che non sei altro!" dichiarò Matt al ragazzo dagli occhi fucsia, ammettendo di essere stato spaventato dalla leggera spintarella del vento.
"Anche tu mi hai colto di sorpresa con quell'attacco a distanza. Sono stato stupido, dovrei sapere che sei un ragazzo dalle mille risorse..." commentò Peter, sorridendo all'oscuro di tutto e tutti "A proposito...a quanto siamo?"
Mentre Chester, il loro osservatore, si stava interessando allo scontro con curiosità, Matt si ricordò perfettamente di quel che Peter intendesse. Fu come aprire un messaggio portato da una bottiglia, nel mare dei ricordi:
"Non me lo potrei mai dimenticare! Siamo trentasei a trentacinque per te. Se vincerò questo duello, a quel punto saremo pari!" esclamò Matt, alzandosi da terra con lo stocco utilizzato come un bastone "Sir Peter, lo scontro è appena cominciato!"

Il wakizashi, volteggiando nell'aria quasi senza gravità, ritornò dal suolo al tocco gentile di Peter.
Il pubblico era in visibilio, persino Jane riuscì ad apprezzare le gesta del fratello, e tentò inutilmente di biascicare un "Forza fratellone" o un "Sconfiggi il farabutto". Bisognava fare un passo per volta!
Fu una ragazza di colore del pubblico ad incitare Matt per prima, trascinando un mucchio di persone, quasi a suo seguito. Era un duello di voci, e vinceva chi gridava più forte al cielo.
Dietro quei volti coperti, i due ragazzini riuscirono lo stesso a guardarsi negli occhi, una sguardo di sfida fece salire l'adrenalina, e l'esibizione ricominciò.
Peter tornò alla tattica precedente, ma questa volta restando molto più vigile. Il wakizashi tornò a sfrecciare con un razzo spaziale ai danni del piccolo Matt. Il possessore della penna fu molto reattivo, e durante la sua avanzata, ogni qualvolta la Risorsa dell'amico si avvicinava, evocava le piccole particelle luminose d'arancio, costringendo Peter a far deviare la traiettoria al suo wakizashi per non cadere nell'errore precedente.
Stanco dello stallo, Matt decise di fermarsi di punto in bianco a poca distanza dall'avversario. Sembrava giocasse ad una sorta di nascondino al contrario, risultando una preda molto facile da agguantare. Peter prese la strada del rischio, e tentò un ultimo assalto dal sapore del vento.
Matt non pareva aver intenzione di proteggersi, e questo mise la pulce nell'orecchio a Peter, che tuttavia, non poté più tornare indietro.
Lo stocco ingrandì le sue grandi ali a dismisura, ponendosi davanti al suo possessore, come un armatura improvvisata, e avvolse il wakizashi nel suo morbido ma stretto abbraccio. Mentre Peter perse il controllo della sua Risorsa, egli non si chiese dove il suo avversario si fosse cacciato, celato dalle grandi ali della sua Risorsa. Una voce lo sorprese alle spalle:
"C'è una differenza tra noi che ho capito fin da subito. Ci poniamo ai problemi in modo diverso, siamo due facce della stessa medaglia, e forse è proprio per questo che siamo diventati amici."
"Siamo anche due teste di marmo, se è per questo." rispose Peter, con un aria rassegnata.
"Esattamente..." rise Matt, prima di tornare serio "Come c'è un altra cosa che ci differenzia. Quand'eravamo piccoli, nel momento in cui ti ritrovavi disarmato, non riuscivi mai a vincere, e succederà lo stesso anche...adesso!"
Peter si voltò, ed un colpo possente diretto allo stomaco, scagliato col palmo della mano aperta, lo gettò a terra come un onda d'urto supersonica. La mano possente di Matt, con le ossa colorate di arancione ben visibili dall'esterno, brillarono per qualche attimo dopo il momento di stasi generale.
La battaglia si era conclusa? L'amicizia ritrovata? Solo Peter e Matt lo sapevano con certezza.
Peter si alzò da terra ancora intontito, ma troppo energico per essere messo al tappeto facilmente. La sua fidata Risorsa, che nel frattempo era sfuggita alle ali di colomba dello stocco, era ancora perfettamente luminescente. Il conteggio non era arrivato a dieci, toccava al secondo round dare una scossa di elettricità al pubblico della piazza.
"Questo me lo merito per averti rapito." esclamò Peter tastandosi la pancia.
"Avrei fatto la stessa cosa...ma io forse, non ti avrei portato da mangiare!" rispose Matt, constatando che la sua mano coriacea non fu sufficiente per terminare quel bizzarro scontro-incontro tra amici.
"Come vedi, sono più resistente di quel che sembro. Ma ora basta parlare, voglio vedere di cosa sei capace."
Peter fece ritornare il wakizashi alla sua mano sinistra, impugnandolo al solito modo, quasi con violenza. Anche Matt strinse forte l'impugnatura dello stocco come una mano amica, e assunse una posizione da schermitore esperto. I due sferrarono i loro fendenti migliori, e come previsto, fu Peter il cavaliere sovrastato dall'avversario. Fu lui che venne disarmato.
Peter si diresse verso la sua preziosa Risorsa, cercando di riacchiapparla il prima possibile, ma sapeva che lo stocco di Matt pendeva inesorabilmente sulla sua testa:
"E' il momento, adesso!" pensò l'aspirante mago concentrato come un atleta olimpionico.
I due ragazzini fecero collidere le lame delle loro Risorse ancora una volta, ma questa volta, con enorme stupore da parte di Matt e di tutti i suoi tifosi, fu proprio lui a finire a pancia a terra. La cosa più sconcertante fu che il piccoletto dalle occhiaie pronunciate si ritrovò a tre metri di distanza dall'avversario. Sembrava essere stato respinto da una forza titanica.
Matt non sembrava ferito, ma non fu questo a turbarlo. Non si spiegò da dove Peter avesse assorbito tutta questa forza. Era sicuro, così come lo era sempre stato da bambino, che nei confronti diretti lama contro lama avrebbe sempre avuto la meglio:
"Cosa è successo? Non posso credere che..." sussurrò Matt, guardando il suo avversario perfettamente a suo agio, proprio dove l'aveva lasciato.
"Ho impresso...solamente un po' di forza alla mia Risorsa, pensavo che avresti retto lo sforzo, ma a quanto pare le cose sono cambiate!" esclamò Peter arrogante.
"Stupidaggini!" pensò Matt in quell'attimo arzigogolato "Lo conosco da fin troppo tempo per capire quando mi sta mentendo. Anche se non lo vedo in faccia. Ma allora...cosa avrà studiato?"
Matt capì la dura legge dello scienziato. Senza un nuovo esperimento, non avrebbe potuto mettere in luce le sue più fervide ipotesi, doveva ritentare.
Il ragazzino dallo stocco alato si lanciò un altra volta all'offensiva, cercando appositamente lo scontro tra Risorse; proprio come prima, appena riuscì nel suo intento, nonostante ci mise tutta la sua vecchia e nuova forza, Matt venne sparato indietro nello stesso modo.
"Ma certo...quello che ho avvertito prima non era un miraggio, era pura e semplice realtà!" esclamò il piccoletto, rialzandosi come un fantoccio senz'anima "E ho il metodo giusto per sistemare questa faccenda, forse una volta per tutte."

Sembrava che oramai Peter avesse tutte le carte in regola per sfinire Matt fino all'inevitabile resa. Chissà cosa l'aspirante mago aveva escogitato, per possedere la forza d'una decina d'uomini. Eppure Matt non sembrava affatto spaventato: un gattino con gli artigli di una tigre, è pur sempre un gattino.
Il possessore della penna cercò nuovamente di attaccare come una furia, e Peter fu pronto per accontentarlo. Fu come rivedere la stessa scena di un film per la terza volta, infatti, Matt ruzzolò lontano dall'avversario come previsto. Ma questa volta si dimenticò qualcosa, o meglio, la fece cadere di proposito: subito dopo il contatto, il ragazzino aveva allentato la presa senza trascinarla con sé nel suo strampalato volo. Lasciò dunque la sua Risorsa proprio davanti a Peter, dopo essere stato investito da quella strana forza repulsiva che l'aveva sorpreso più volte:
"Ho capito sai...ho capito lo sporco trucchetto che c'è dietro alla tua...forza." disse Matt, dopo essersi abituato a quel letto di cemento dove Peter l'aveva catapultato "Non è forza fisica in sé. Ma ogni volta che abbiamo incrociato le lame, ho sentito il vento aggredirmi la pelle... stai usando il tuo Talento!"
Peter sorrise quasi compiaciuto, sapeva che il suo amico fosse perspicace, e sembrò biasimarsi per aver sfidato il suo infallibile fiuto:
"Esatto, è una variante piuttosto difficile da eseguire. Consiste nel far scontrare due correnti d'aria di stessa intensità, creando un onda d'urto che spazza via tutto ciò che trova." rispose l'aspirante mago, prima di provare l'ebrezza di un circuito elettrico: lo stocco emanò una leggera scossa che lo fece cadere a terra, rigido, uno stoccafisso.
Sembrava tutto concluso.
Ad un tratto, il wakizashi cominciò a muoversi in maniera disarmonica davanti al suo possessore, ancora paralizzato dalla corrente; la sua Risorsa impedì all'elettricità di raggiungere l'interno del suo corpo, ma sicuramente al ragazzo non venne risparmiata un' orribile sensazione ed un brutto spavento.
Senza alcun preavviso, il wakizashi si fiondò contro Matt, illuminato di nebbia bluette, aggressivo come uno squalo che ha fiutato del sangue. Il ragazzino riuscì a respingere il primo affondo avvalendosi della guardia del suo stocco, ma il wakizashi non solo non sembrava scarico, al contrario, aveva acquistato una determinazione straordinaria per un oggetto all'apparenza inanimato.
Mentre il possessore della penna non riusciva a scrollarsi di dosso la sua piaga a forma di wakizashi, Peter si rialzò silenziosamente:
"E' tempo di magia...amico."

Nemmeno evocando le particelle fluorescenti, vivaci ed arancioni come girini in acque pure, Matt riuscì ad assicurarsi una difesa sicura al cento per cento. Esausto della scocciatura che non finiva di tormentarlo, il ragazzino dal ciuffo castano scagliò tutta la corrente rimasta nella sua Risorsa contro l'arma di Peter. La Risorsa venne scagliata contro uno dei pali della luce, e avvolta da scintille sembrò essere in difficoltà, a causa della sua luminescenza meno brillante del normale.
Quando Chester sentì il dovere di dichiarare Matt vincitore, osservando quel wakizashi privo di vita conficcato nel lampione, Peter gli schiarì rapidamente le idee:
"Non si agiti, caro Generale." affermò Peter, pronto a tutto "La sua energia è qui." aggiunse indicando le sue mani avvolte da guanti neri. Le sue dita erano circondate da un'energia blu notte, decisamente tetra.
"Non ti arrendi mai, vero?" esclamò Matt, con un viso esausto "Eppure dovresti sapere che, se impiegherai tanta energia della tua Risorsa con un incantesimo, finirai automaticamente per perdere."
"Soltanto se la mia strategia fallisce, cosa che non accadrà." rispose Peter, autoproclamandosi il vincitore dello scontro "Ti concedo un minuto. Arrenditi e non ricorrerò alle maniere forti. Conosci il mio lato magico, solo tu sai quanto può essere distruttivo, perché rischiare?"
Matt guardò la superfice rossastra della piazza, poi cercò di incrociare lo sguardo di Leila tra il pubblico. Peter non era una persona a cui piaceva scherzare, eppure, il ragazzino aveva bisogno di una certezza, poiché i suoi dilemmi interiori lo stavano assalendo come uno sciame di mosche impazzite.
Matt incrociò gli occhi di Enigma, e senza nemmeno aspettarselo, furono proprio loro a dargli la risposta che cercava:
"Forza Matt, non arrenderti, solo così Peter capirà che un amico come te non si sarebbe mai fermato, nemmeno davanti ai sortilegi più orribili, pur di stare al suo fianco." pensò il misterioso ragazzo, cercando di collegarsi alla mente di Matt, facendo uno sguardo fiducioso.
"Il minuto sta per scadere, hai deciso?" chiese l'aspirante mago al piccolo Matt, mentre il pubblico venne irrimediabilmente preso dall'euforia di quel conto alla rovescia.
"Fammi vedere! Voglio vedere se sei davvero pronto per essere un mago!" sorrise il ragazzino, mettendosi in guardia.
Era la fase finale dello scontro, mancava un unico scalino, per vedere se il piano del Generale Massimo sarebbe stato un successo o meno.
Peter concentrò tutte le sue forze per un ultimo istante, mentre la sua Risorsa emanò dei piccoli esagoni di fumo color blu. All'improvviso, i sei lampioni che circondavano la piazzetta andarono in sovraccarico, e fecero esplodere le loro lampadine una dopo l'altra; infine, una barriera fatta di corrente che passava da un palo all'altro, chiuse Matt in una vera e propria prigione elettromagnetica.
"Te lo chiedo ancora una volta." esclamò Peter con un vocione minaccioso "Sei sicuro di non volerti arrendere?"
Matt si guardò attorno preoccupato. La Risorsa di Peter stava prendendo forza dallo schieramento esagonale dei lampioni, e dall'elettricità che sembrava provenire dal nulla.
"Ma certo, era tutto calcolato..." commentò Matt, riconoscendo nell'amico uno condottiero formidabile.
"Esatto, Sir Matt! Sapevo di avere questa carta fin dall'inizio, ma non potevo sfruttare il metallo di cui sono fatti i lampioni come offensiva. Sai benissimo come renderti indistruttibile, per cui sarebbe stato inutile. Ho aspettato che sprecassi la corrente della tua Risorsa, così da utilizzarla per il mio sortilegio." spiegò Peter appagato, riuscendo a stupire persino Loretta e Chester.
"Hai un ultimo desiderio da esprimere?" disse ironicamente l'aspirante mago di professione.
"Si. Vorrei che Sir Peter, anzi...il mago di corte, la smettesse di vantarsi con il suo amico di tutto il suo potere e la sua magnificenza. Vorrei che si illudesse di avere la vittoria in pugno. Te lo rinfaccerò ogni giorno!" esclamò Matt, sicuro delle sue capacità.
"Peccato...hai sprecato il tuo biglietto fortunato. Questo era l'unico desiderio irrealizzabile che avresti potuto chiedere: sarò io a vincere, e a rinfacciartelo per sempre!" rispose a tono l'aspirante mago, prima che i suoi occhi diventassero sempre più luminosi, facendosi strada tra le lenti oscure dei suoi occhiali da sole. La sua formula magica risuonò per tutta la piazza:

Sex Lateribus Maledicto!


All'improvviso, Matt sentì in bruciore sul dorso della sua mano destra. Il dolore sembrava aumentare ogni secondo che passava, quasi lo stessero marchiando a fuoco. Il ragazzino guardò il punto ardente della sua mano, e gli venne un doppio colpo: sulla sua mano si era inciso un esagono blu, e tutto ciò non era un buon segno.
"Oramai avrai capito che la mia Risorsa, mi permette di lanciare incantesimi inimitabili, basati sulle forme geometriche. La chiave per la Maledizione dei Sei Lati è la vicinanza, anche per una manciata di secondi, con il bersaglio prestabilito!" esclamò Peter, come un incantatore ispirato "Perché pensi che ti abbia affrontato apertamente per tutto questo tempo, sapendo di essere meno forzuto di te? Ho pianificato tutto, dall'inizio! Vedrai, Pervas ti piacerà..." aggiunse Peter, prima di farsi scappare una risata.
"E' un marchio magico dunque...è come se mi designasse come il perdente designato..." realizzò Matt con tutto il suo intuito "E ho anche finito la corrente...forse mi ha davvero imbrigliato in una situazione senza uscita..." sussurrò il ragazzino, quasi remissivo.
Ancora una volta, la penna lo esortò a credere nelle sue scelte, a credere in se stesso, a credere e basta. Senti una voce dimenticata da tanto, tanto tempo:

Ragazzo, non temere.
Hai la forza del coraggio dalla tua parte. Questo non è un duello come gli altri, non puoi lasciarti sconfiggere. La vostra amicizia dipende proprio da questo.
Sii temerario, e sii furbo. Hai tutto quel che ti serve.
Non arrenderti.


"La penna...ha ragione! Non mi posso arrendere non in questa piazza!" pensò il ragazzino, dandosi coraggio "La piazza...ma sì! Come ho fatto a non pensarci prima?!" realizzò rallegrato, dandosi una pacca sulla testa.
Matt si fiondò sulla scultura al centro della piazzetta, arrampicandosi come una scimmia fino a poggiare i piedi sul punto della scultura più alto, rimanendo in equilibrio sull'ala scintillante.
"E' tutto inutile, questa Maledizione non può essere schivata, fuorché in casi eccezionali. Ora una bella scarica non te la toglie nessuno!" esclamò Peter, mentre convogliava a sé tutte le sue forze, per mantenere il sortilegio intatto.
"Peter...io...vorrei dirti una cosa: mi dispiace. Forse io...credo di averti odiato per un po', forse anche oggi. Combattendo con te, anche se solamente per gioco, mi sono reso conto di quanti anni abbiamo perso senza vivere assieme."
Nella sua testa, Chester esultò come un bambino. Nonostante la sua decisione parve all'inizio una follia inspiegabile, durante tutta la battaglia i due ragazzini sembrarono tuffarsi nel passato con nostalgia, ricordando quando giocavano solo con la fantasia. E la sua non fu una scelta campata per aria. Già da quando Matt era molto piccolo, il Generale Massimo controllava tutti i suoi spostamenti, ogni giorno ed ogni notte, proteggendolo segretamente di ogni male.
Chester si era ricordato di quanto Matt tenesse al gioco dei cavalieri, sempre con il suo migliore amico, e di quanto la loro fantasia li catapultava in mondi sempre diversi, rafforzando la catena della loro amicizia. Aveva fatto centro.
"Smettila. Smettila di scusarti, è stata tutta colpa mia. Ti ho sfruttato per i miei fini, non mi perdonerò mai per questo, ma ora...ora voglio riprendere quel libro, spolverarlo per bene, e riprendere quella lettura che tanto speravo di ricominciare. A Pervas!" rispose Peter commosso ma determinato a portarsi a casa la vittoria e l'amico ritrovato.
Dalla punta dei sei lampioni delle piccole saette luminescenti attraversarono l'acciaio fino ad uscire allo scoperto. Quelle sei stelle puntarono dritte verso il marchio che era stato inflitto a Matt, a breve il sortilegio avrebbe avuto effetto, facendo convergere sei piccoli flussi di corrente al centro della piazzetta, proprio dove si trovava Matt.
"Scusami..." sussurrò Peter, mentre i suoi occhi, lucenti come fari fucsia chiaro, innescarono la Maledizione.
Sei piccoli fiumi di corrente si diressero alla massima velocità contro il ragazzino dalle occhiaie pronunciate, ma l'esito dell'incantesimo fu assolutamente inaspettato: con lo stocco puntato al cielo, tenuto con entrambe le mani, Matt stava facendo assorbire tutta l'elettricità alla sua Risorsa, preparando un contrattacco assolutamente vincente. Ma quando il ragazzino tentò di dirigere l'elettricità accumulata dalla sua Risorsa all'aspirate mago, essa sembrò andare in sovraccarico. Matt fu costretto immediatamente a scendere dalla statua, poiché la sua Risorsa sembrava una bomba ad orologeria. Raggiunse così il suo migliore amico.
"Tu...hai disinnescato la mia Maledizione! Sei un amico... formidabile." disse Peter sincero all'amico.
"Grazie...Peter...ma non credo sia ancora il momento di cantare vittoria!" esclamò Matt, vedendo il suo stocco in balia della corrente elettrica.
La Risorsa di Matt non riuscì più a contenere tutta quella energia, e per interromperne il flusso, emanò un'onda elettromagnetica dalle proporzioni colossali, raggiungendo Chester e i due cavalieri. Una luce accecante costrinse tutto il pubblico a coprirsi gli occhi, fortunatamente protetto dal flusso di elettricità che racchiudeva la piazzetta. Una bolla di elettrizzanti e scoppiettanti effetti speciali. Fu come l'esplosione di una stella.

Il silenzio generale accolse nuovamente l'invito, e mise a tacere tutti i presenti, dopo aver assistito ad un incantesimo sfuggito di mano dalle capacità distruttive. Grazie al cielo, Matt e Peter non si erano fatti nulla, ma erano entrambi svenuti, caduti nello stesso punto sull'asfalto rosso. Del Generale Chester non sembrava esserci più traccia.
"Oh, mio Dio...l'hanno ucciso!" gridò Leila in preda al panico.
"Non è arrivata la sua ora...grazie a me!" esclamò Jane alla sua sinistra, dalla stessa direzione da cui spuntò a sorpresa il Generale Massimo "Ho aperto un buco dimensionale poco prima che la Risorsa perdesse il controllo, così il Generale ha potuto evitarsi un doloroso spettacolo di luci saettanti." aggiunse superba la ragazzina.
"Ti devo un favore, piccoletta!" ammise Chester, completamente sprovvisto di scuse, per la sua piccola disattenzione.
"Non ce ne sarà bisogno. Guarda quei due." rispose Jane, bizzarramente diversa dal solito, con un accenno di maturità in corpo.
"Ma guarda...sarà un pareggio. Un pareggio che forse, è il risultato migliore." constatò Chester, osservando come le loro Risorse, piuttosto provate, si accasciarono vicino ai loro possessori.
Leila e Myriam si fiondarono dai loro ragazzi, cercando di alzarli da terra. Fino a che non si resero conto di un commovente dettaglio: le mani dei due erano rimaste strette in una morsa fraterna, anche dopo la perdita dei sensi. E proprio in quel momento, entrambi ripresero conoscenza, quasi non avessero voluto essere nuovamente divisi.
"Sono onorato di aver affrontato un cavaliere come te." sussurrò Peter, un po' stanco.
"Ed io sono onorato di averti conosciuto tanti anni fa." rispose Matt sorridendo.
I due batterono i loro pugni uno contro l'altro, come gesto di una ritrovata amicizia, e poi entrambi, dopo alcuni saluti, tornarono a casa a riposare. Il verdetto sul trasferimento non si era misteriosamente concluso. Ma qualcosa di più importante era accaduto in quella piazzetta, qualcosa di straordinario.

"Che cosa stai dicendo? Ci avete ingannati?!" gridò Matt il giorno dopo, tornato a casa dalle lezioni.
"Jane, perché glielo hai detto?!" esclamò Leila, non molto contenta di dover affrontare una delle ennesime lamentele da parte del figlio maggiore.
"Non la smetteva più di assillarmi riguardo al trasferimento! Pensaci tu adesso!" rispose acida la ragazzina, che regalmente si ritirò nelle sue stanze.
"Allora Matt, la storia del trasferimento era tutta una farsa. Volevamo cercare di coinvolgervi, in modo che intervenendo per la vostra causa, avreste tentato di riappacificarvi." spiegò Leila cercando di sbrigarsela in fretta.
"E l'esibizione? Anche quella è stata opera vostra?" chiese Matt, con uno sguardo indagatore, e le mani poste saldamente ai fianchi.
"No...è stata un idea del Generale!" rispose la donna, molto schietta ed educata.
"Lo sapevo! Quello ce l'ha con me, ne sono certo!" gridò il ragazzino.
"Beh, credo sia stata una buona idea dopotutto. E fortunatamente, alla fine, non c'è stato un vincitore, per cui niente trasferimenti." esclamò Leila, piuttosto gioviale.
"Non ti preoccupare mamma." disse il ragazzino, con uno viso furbetto "Ora che gli A.P.S fanno parte della Nuova Alleanza, scommetto che ci rivedremo molto, molto presto!" concluse Matt, fiondandosi in bagno, dove poteva riflettere in tutta privacy.
C'era una cosa che si era domandato dal giorno prima, e solo in quel momento aveva capito cosa si trovava dietro a quel sipario fatto di confusione e dubbi:
"Allora...non è stato un caso." pensò ad alta voce, osservando la fidata penna nella sua mano "Non dovevo arrendermi non per vincere l'esibizione, ma per non annullare l'eventualità di un pareggio, la soluzione migliore. Grazie...amica mia." rise il ragazzino mostrando tutti i denti ed una simpatica lacrimuccia, mentre la sua Risorsa s'illuminò radiosa.


Una luogo psichedelico. Nebbia verde, dappertutto, sembrava l'interno di una nuvola tempestosa.
Un altissimo trono spinato, agghindato con decorazioni a spirale, si ergeva in quel luogo abbandonato dal mondo dei vivi. La Green Soul si ergeva silenziosa sul quel trono, ad occhi chiusi, appoggiando il mento sul palmo della sua orrenda mano: orribilmente verdognola, composta da dita affilate ed unghie aguzze.
Alcuni passi destarono la bestia, che aprì i suoi occhi di un giallo puro e semplice, terrificanti come quelli di un mostro infernale . Una figura impossibile da distinguere nella nebbia avanzò fino a pochi passi dal trono, fino ad inchinarsi nobilmente:
"Mi ha convocato, altezza?" domandò quella misteriosa entità.
"Si. Ho dovuto prelevarti dai campi di battaglia, e questo comporterà non poche difficoltà, ma c'è un motivo ben preciso." rispose la Green Soul, andando al sodo.
"Mi dica tutto, sua maestà." sussurrò la voce, cordiale e composta.
"Ti racconterò tutto con calma, non avere fretta. E' tempo che la Green Soul scenda da questo trono, e ricominci a nutrirsi di vita per conto proprio...il mio regno aspetta solo di rinascere."
 
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view post Posted on 8/9/2013, 15:32     +1   -1
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Ah finalmente hanno fatto pace ^^ Sono contenta... L'amicizia è uno dei rapporti che mi emozionano di più nelle storie...
Inoltre vedo che finalmente si sta facendo avanti il vero antagonista di questa storia ^^
Aspetto il prossimo capitolo allora ^^
 
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GabrielStrife
view post Posted on 12/9/2013, 18:47     +1   -1




Io:Non ci posso credere... datemi un pizzicotto ._.
Coscienza 2: Detto fatto
Io: Ahia ma che ti salta in mente?!
Coscienza 2: Sei stato tu a chiederlo ._.
Io: Ah si? Va beh comunque avevo indovinato!!!!!!!!!! La mia supposizione era esatta... insomma pensavo al duello tra Matt e Peter ma non mi veniva in mente come farglielo fareXD Comunque se le frasi precedenti ti sembrano da schizzofrenico non preoccuparti sono una persona normalissima. Solo che su questo forum faccio finta di avere due coscienze, una intelligente e l'altra stupida come meXD Comunque bando alle ciance... bel capitolo pieno d'azione. Mi disgusta la parte finale (mi sono immaginato una cosa stile il mostro della lagunaXD) beh molto bravo come sempre^^
 
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view post Posted on 14/9/2013, 10:25     +1   -1
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Un grazie a tutti e due allora!!! :lol:
Ottima intuizione, e non vedo l'ora di cominciare il capitolo sesto.
Davvero ti sei immaginato il mostro della laguna? Come mai?! xD
 
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view post Posted on 17/9/2013, 14:08     +1   -1
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Un capitolo un po' enciclopedico :)

9.1 Pianto di Drago

"Interrogazione a sorpresa!" esclamò la professoressa Loretta, in un bel pomeriggio soleggiato, provando un certo gusto in quella frase temuta da tutti gli studenti di ogni epoca.
"Ma lo fa a posta! Proprio quando ho passato la settimana a non studiare!" si lamentò Mike, afferrando il suo banco come unica, disperata ancora di salvezza.
"Certo che lo fa a posta! Le interrogazioni a sorpresa sono fatte proprio per cogliere gli studenti impreparati!" esclamò Wesley, completamente a suo agio, in un paradiso fatto di librerie.
"Io sono stato interrogato ieri, non può chiamarmi di nuovo!" commentò Matt sentendosi invisibile al cieco destino.
"Matt Wolfram?" chiese la donna dagli occhiali glaciali, guardando la fila in mezzo alla classe.
Il ragazzino si alzò di scatto dalla sedia, una piccola molla vestita di blu si erse in mezzo alla classe, leggermente pallida in viso:
"Presente, professoressa!" affermò Matt sull'attenti.
"Sei pronto per essere interrogato?" gli chiese Loretta, con un volto da spietato boia.
"Ho preso un bel voto ieri in Storia...cosa pensa di fare quella dittatrice spietata?! Non potrà mettermi in difficoltà...mi ricordo ancora ciò che ho studiato...però..." pensò frettolosamente il ragazzino, con una goccia di sudore decisamente incriminante, che gli sfregiò il viso secco e umido. "Sono pronto!" esclamò il possessore della penna, che con movimenti buffi e macchinosi si avvicinò alla lavagna.
"Strano che interroghi di nuovo Matt. E' il ventinove Maggio ormai, le interrogazioni dovrebbero svolgersi spedite per l'assegnazione degli ultimi voti, almeno in questo periodo." constatò Wesley, confabulando con il bulletto, che si era preso un bello spavento "C'è qualcosa dietro tutto ciò?"
"Oh, mi ero quasi scordata di darvi un piccolo annuncio." esclamò con un tono fin troppo costruito, come se le fosse piaciuto dare le cattive notizie, agli sciagurati studenti della sua classe "Siccome la professoressa di matematica deve interrogare urgentemente degli alunni di altre classi - mentre con voi ha già finito il giro - starò con in questa classe anche per le prossime due ore. Contenti?" domandò ironicamente agli studenti, mentre un dissenso generale, quasi scellerato, invase tutti gli studenti, privi oramai di alcuna vitalità.
"Interrogherà per tre ore di seguito?!" le chiese Matt, pronto a rispondere ad ogni possibile ed immaginabile domanda.
"No, carissimo Matt. Solo per le due prossime ore." dichiarò con un pizzico di amarezza " In quest'ora vorrei che raccontassi qualcosa che tu ben conosci, qualcosa che pubblicherai nell'ultimo numero del giornalino della scuola." spiegò Loretta, fiera del suo pargolo preferito.
Il possessore della penna non credette alle sue orecchie. Investigare sulle leggende del passato era sempre stata una sua passione, e il suo cavallo di battaglia sarebbe stato impresso non solo nella carta ma anche nella testa dei suoi compagni di classe. Sarebbe diventato il narratore di una fiaba infissa nella storia dell'umanità. Avrebbe riportato le gesta di un passato quasi polverizzato dal vento ostile del tempo. Una leggenda oramai condannata al sottile limbo che divide la verità dalla menzogna:
"Forza Matt, parlaci della nascita dei Draghi." lo esortò Loretta, vedendo in lui un profeta appassionato.

"Innanzitutto, facciamo mente locale. I Green Blood sono comparsi sulla faccia della terra all'incirca sessant'anni fa. Come voi tutti sapete, le autorità si impegnarono per cercare di eliminare la minaccia di questi orrende creature. Purtroppo, il loro numero continuava ad aumentare, fino a formare dei veri e propri eserciti. In pochi anni la Green Soul riuscì a creare la sua miglior armata, e a condurla in regioni disparate. Fu la prima vera e propria guerra innescata dai Green Blood, dopo più di un secolo di pace tra gli esseri umani."
Matt guardò attentamente tutti gli studenti per osservare le loro reazioni, e con suo grande compiacimento, sembravano piuttosto interessati:
"Pensate un po'...alla battaglia di cinquant'anni fa, combattuta tra Nelcal e Wayspot. Essa sarebbe stata decisiva per l'esito della prima guerra contro i Green Blood. Stavamo quasi per perderla."
Il ragazzino riuscì a cogliere anche gli sguardi meno abbindolati dal suo dolce parlare.
La storia riesce sempre a cogliere quel lato della vita che non annoia mai: quella curiosità che spinge le persone a scoprire la storia dei nostri genitori, le vicende dei nostri nonni, il passato. D'altronde, senza un passato, non esisterebbe il presente, e il futuro non sarebbe altro che un allucinazione caotica, pura invenzione.
"E' proprio così!" esclamò Matt, cercando di coinvolgere tutti i presenti "Un folto esercito costituito da Green Blood invase Nelcal, e si rifugiò nel deserto, per poi dirigersi silenziosamente a Wayspot da nord. Le truppe dello stato di Gracalm, ovvero quelle del nostro stato, furono le uniche in grado di prepararsi in tempo a quella battaglia lampo. Purtroppo, il nostro esercito subì pesanti perdite, e con una gravosa differenza numerica, sembrava tutto perduto. Nonostante tutto, i quattro Generali Massimi al comando dell'esercito non si arresero, e decisero di infrangere il limite mai superato: i quattro decisero di sottoporsi ad un rito pericolosissimo, dimenticato da generazioni."
Il ragazzino riprese aria, come un piccolo palloncino rosa, poi riprese il suo articolato discorso:
"Mentre il loro esercito protesse la base eroicamente, i Generali Massimi compirono quel rituale magico, presieduto da uno stregone oramai famoso...Mylo GreenWood. Il capostipite della magia moderna."
Un verso si sgomento invase la piccola e afosa classe, quando il nome dello stregone suonò una campanella d'allarme nelle testoline di tutti gli studenti. Non era un nome a loro sconosciuto, ma solo Wesley si ricordava perfettamente di chi si trattasse.
"I quattro Generali Massimi subirono le pene dell'inferno, ma resistettero fino all'atto finale del cerimoniale: La loro metamorfosi. Da piccoli umani, divennero potenti dragoni, dall'unico scopo nella vita, sterminare qualsiasi Green Blood sulla loro strada. I Generali dissero addio alla loro vecchia vita, per affrontare il loro nuovo destino."
"Stai parlando dei Generali Fox, Seal, Titmash e Kings?" domandò il secchione "Mi sono venuti in mente i loro nomi, poiché spesso i plotoni maggiori dell'esercito sono divisi in gruppi chiamati proprio in questo modo." aggiunse il sempre informato Wesley.
"Esatto! Si riferiscono proprio a loro!" rispose Matt molto vivacizzato dalla partecipazione attiva dell'amico "I quattro Generali che diventarono Draghi, protettori della pace."
Matt si diresse verso il suo massiccio zaino scolastico, pesante come un macigno, e prese dei poster piuttosto grandi, arrotolati uno dentro l'altro. Non volle rivelarne a nessuno il loro contenuto.
"La stirpe dei Draghi venne inaugurato con quattro esemplari diversi." il ragazzino aprì il primo poster, e tutti gli studenti di trovarono davanti una splendida riproduzione di un Drago a loro sconosciuto, persino al secchione.
"Il Generale Fox divenne il Drago della Furia, un dragone dalle squame verde scuro, affilate come aghi di cactus. Sviluppato principalmente in lunghezza, questo drago presentava ali rossastre, visivamente appuntite ed una sorta di maschera di squame rosse, situata sul muso. Sprovvisto di zampe, il Drago si muoveva strisciando come un rettile. Era capace di sputare fiammate in grado di sciogliere la roccia, e fisicamente era sicuramente il più forte. "
Matt srotolò il secondo poster, da scriba provetto:
"Passiamo all'unica donna, il Generale Seal." spiegò concentratissimo, prendendo un piccolo respiro, mentre nel cervello dei compagni, il possente Drago della Furia aveva già invaso la loro immaginazione col suo fuoco primordiale.
"Questa donna venne trasformata nel Drago Quarantasette. Colorato da un lucente argento vivo su tutte le sue squame, questo Drago possedeva le zampe posteriori ed anteriori. Il suo segni distintivi erano le sue corna taurine - cristalline e trasparenti, emananti un giallo limone - e i suoi baffi, simili a quelli di un felino, adornavano il suo mastodontico muso. Non lasciatevi ingannare però, poteva diventare feroce come gli altri Draghi. I suoi poteri sono tutt'ora sconosciuti, ma si presume che questo esemplare sia quello più longevo tra i quattro."
I bulbi oculari degli studenti presero una nuova vita, diventando brillanti quanto le scaglie di cui era ricoperto il Drago Quarantasette. Sembrarono un ammasso di palle da discoteca.
"Il Generale Titmash divenne il Drago del Tempo." disse Matt facendo il suo solito rito "Un dragone immerso nella nebbia, avente delle scaglie color petrolio e una barba del medesimo colore. Era il più strano di tutti: sembrava in constante dormiveglia, e teneva sempre tra le sue uniche zampe anteriori, un enorme orologio da polso nero con venature dorate. Si dice che le lancette di questo orologio fossero costituite da sole...ossa di falangi umane!" Matt spense le lampadine della classe, ed illuminandosi il volto con la luce del suo palmare, tentò invano di spaventare i suoi compagni di scuola, rendendosi terrificante quanto una zucca vuota.
"L'ultimo dragone, ultimo anche per creazione, fu il Drago Sintesi, che venne materializzato dal Generale Kings. Questo drago era totalmente incorporeo, i suoi occhi non erano altro che un bagliore violaceo sinistro, mentre il suo enorme corpo e le zampe anteriori, erano costituite da foglie d'autunno di ogni sfumatura. Si mormora ancora oggi che, quando un vento di foglie rosse si alza tempestoso, il Drago Sintesi sta passando da quelle parti."
Mentre i suoi compagni rimasero in una sorta di estasi, provocata dall'acuta fantasia da lui stimolata, Loretta si congratulò con lui:
"Hai esposto molto bene tutte le caratteristiche dei primi quattro Draghi della storia. Non hai altro da dirci?"
"So anche che ogni Drago, depone un solo uovo ogni anno, durante il solstizio d'estate, e che ciascun uovo ci mette dagli undici ai dodici mesi per schiudersi, solo in determinati condizioni climatiche. Inoltre, il Drago figlio non può deporre le uova a sua volta fino ai trenta anni d'età. E' a causa di queste condizioni estreme che queste straordinarie creature non si sono sviluppate. Oramai vengono trattate più come leggende metropolitane. Sono dati per estinti." spiegò Matt con una goccia di amarezza.
Il condottiero della ragion pura e logica non si scompose, e cercò chiudere in una gabbia di razionalità tutto il racconto del compagno di classe. Non era competizione, ma quando si trattava di sconvolgere certe teorie scientifiche, il secchione non riusciva mai a cucirsi la bocca, nemmeno con un morbido filo di lana:
"Mi scusi professoressa..." intervenne Wesley, alzandosi dal banco "Ma recentemente sono stati trovati almeno tre scheletri giganteschi, in alcuni scavi archeologici situati a sud del nostro paese. E' stato appurato che si trattasse di Draghi, probabilmente eliminati dalla Green Soul. Facendo qualche calcolo, con tre Draghi in meno, le probabilità che la loro stirpe sia estinta è piuttosto alta."
"Signorino Peyron! Quello che Matt ha cercato di mostrarci non è una storiella per bambini, e capisco che tu sia scettico." affermò Loretta, tentando si essere persuasiva, e giocherellando coi gessetti bianchi dell'aula "Ma dobbiamo concedergli un ragionevole dubbio. Nessuno è mai riuscito a trarre del DNA dalle ossa ritrovate che hai menzionato, poiché esse si sono polverizzate poco dopo la loro scoperta. Non possiamo sapere per certo se..."
"Certo che esistono ancora!" la interruppe Matt, chiedendo immediatamente perdono, avendo timore che la professoressa lo congelasse da un momento all'altro.
Tutta la classe, eccetto Mike e Wesley rise copiosamente. L'avevano scambiato per un sognatore con la testa ben oltre le nuvole. Un giullare di corte fin troppo chiacchierino, che non si fece mettere i piedi in testa da nessuno:
"Potete ridere quanto volete, ma i Draghi ci sono ancora, ne sono sicuro!" esclamò Matt cercando di contenere la voce della sua rabbia, che ogni volta, gli graffiava la gola come un gattaccio nervoso.
Wesley fu parecchio colpito dai ruggiti di quel ragazzino caparbio. Si sarebbe schierato dalla parte opposta di Matt, come capo d'imputazione, se il suo avversario non fosse stato proprio lui. L'eterna ostinazione del suo amico lo rese quasi infelice:
"Matt...vorrei davvero che quello che tu sostieni sia vero. Lo vorrei dal profondo del mio cuore."

"E' finita la scuola! Non ci posso credere!" esclamò Matt abbracciando Mike e Wesley, completamente in balia della gioia.
"Liberi come rondini di primavera." aggiunse Mike sospirando, rivolgendo lo sguardo al cielo.
"Sei poetico...Mike." disse Wesley, scagliandogli una frecciatina provocatoria.
Si pentì immediatamente di averlo stuzzicato, visto che il bulletto gli stritolò "amichevolmente" il collo con le sue muscolose braccia.
"Smettila, secchione che non sei altro!" esclamò sempre tenendo stretta la presa "Non mi dire che non sei contento di essere scampato a questo strazio!" aggiunse il bulletto, fiero si sé, aspettando il momento di studiare la poesia per conto proprio.
"Beh...forse i compiti mi mancheranno un po', ma mi sono autoassegnato tanti libri da leggere. Il mio cervello resterà sano e salvo per questa estate." affermò dubbioso il secchione "Ma...c'è una cosa che mi farà stare male..."
"Oh, no! Cosa ti tormenta?!" esclamò Matt, turbato come una pecora davanti ad un famelico lupo.
"Mi mancherà passare i giorni a scuola con la vostra compagnia! Durante le vacanze aiuto spesso i miei genitori, che lavorano ai laboratori di Burekan. Da Luglio in poi passerò le vacanze in quella regione."
Matt e Mike ovviamente non presero benissimo il malinconico annuncio di Wesley, ma tentando di fingersi adulti, cercarono di guardare il bicchiere mezzo pieno:
"Non affliggerti." sospirò Matt, come in mancanza d'aria "Saremo qui ad aspettarti!"
"E non fare il ruffiano con noi, secchione!" aggiunse Mike "Sarà una breve separazione, ma se non ci scriverai...quando torni ti troverai in guai molto grossi!"
Wesley fu talmente onorato, da tutto quel caloroso affetto incancellabile persino dalla clessidre del tempo, che senza pensarci, fece un inchino rispettoso come un maggiordomo rispettoso:
"Grazie...ragazzi. Ma non voglio deprimere l'atmosfera festosa di questo giorno, abbiamo ancora un mese di vacanza e studio davanti al nostro naso!" esclamò con aria esuberante.
"Ah-ah...certo, studio..." sussurrò Mike alle orecchie di Matt. Entrami condivisero il profondo disdegno che entrambi provavano nei confronti degli insopportabili, malefici, compiti delle vacanze.
Anche le altre classi cominciarono a sbucare dalla scuola come topolini, in attesa di ballare senza più la presenza dei gatti, o dei professori, a seconda delle preferenze. Quando Jane uscì dall'entrata principale, sembrò quasi danzare sull'acqua: leggiadra, per niente cinica, e con due occhioni che riflettevano la versione in carne ed ossa della spensieratezza. Certamente la fine della scuola faceva apparire la ragazzina come una fanciulla perfettamente inoffensiva:
"Ciao a tutti. Non è...una bellissima giornata?" esclamò Jane, quasi stordita.
"Tua sorella sta bene?!" chiese Wesley al possessore della penna, vedendo un'altra versione della ragazzina tutto pepe, forse ancora più inquietante delle precedenti.
"Si, rilassati. Fa sempre così." rispose Matt, tenendo a freno le risa "Siamo al completo! Perché non andiamo al parco a..."
"Signorino Wolfram!" lo interruppe Loretta, senza troppa difficoltà, spuntando dal nulla come al solito "Il mio è solo un avviso, ma le consiglierei caldamente di tornare a casa...al suo quartier generale. Forse avrai qualcosa da fare...ma d'altronde, è solo una mia impressione." disse la professoressa, girando attorno nocciolo del discorso.
"Oh, va bene professoressa, ascolteremo il suo...consiglio." rispose Matt, parlando un po' per tutti.
"Bene, e ricordatevi di leggere tutti e sei i libri che vi ho assegnato. Sono stata anche clemente quest'anno..." pensò ad alta voce, aggiustandosi gli occhiali, prima di sorridere cordialmente "Buone vacanze." disse la donna, guardando Mike dritto negli occhi.
Il bulletto diventò tutto rigido, e girandosi di scatto, quasi un meccanismo arrugginito avesse mosso il suo collo, si rivolse al suo gruppetto d'amici:
"Andate avanti, vi raggiungerò dopo. Mi sono dimenticato di una cosa." affermò Mike, cercando di non balbettare.
"Non tardare!" lo avvisò Matt, prima di incamminarsi verso casa.
"C'è qualcosa che volevi dirmi, Mike?" sorrise Loretta, gratificata per aver attirato il bulletto nella sua innocua trappola.
"Certo. Non posso continuare a zittire il mio cuore." rispose il bulletto, un po' affranto, in collera con se stesso "Le persone che venivano alle giornate della poesia...erano tutti militari, non è così?"
Per la prima volta, Mike vide quei due pezzi di ghiaccio diventare tristi pupazzi di neve, scolpiti nel volto di Loretta. Non si era sbagliato:
"E' cosi, Mike. Non ho mai avuto il coraggio di dirtelo." rispose la professoressa "La prima volta che giungesti a casa mia, stavo dirigendo una riunione per istruire delle nuove reclute. Abbiamo dovuto improvvisare, la copertura veniva prima di tutto."
"La copertura veniva prima di tutto...divertente. Ma questo significa che ho sprecato il mio tempo. Ho cercato di donarvi le mie emozioni, ma a voi non è mai importato nulla di me." rispose il bulletto, abulico.
"Mike...a me la poesia piace davvero. Sono contenta che tu mi abbia voluto comunicare la tua passione. Ma...non sono la persona più indicata per condividerla con te. Non in questo periodo." disse Loretta, afferrando le spalle di Mike, con la dolcezza con cui si accarezzano le guance di un bimbo.
"Non capisco...condividerla?"
"Si, figliuolo. Devi cercare un altra persona con cui condividere quello che senti, una persona per te molto importante. Se le tue emozioni verranno ricambiate, sono sicura che potrai sbloccarti...e chissà...un giorno potresti diventare uno scrittore!" esclamò Loretta, avvicinando i suoi occhi glaciali a quelli verde foglia di Mike "Pensaci, mi raccomando. E se hai bisogno di me, saprai sempre dove trovarmi."
Loretta si congedò, di punto in bianco. Lasciando Mike un po' alla deriva.
Una persona importante? Condividere le emozioni? Sembrava tutto troppo facile. D'altronde, l'unica scelta possibile, era una sola.

"Jane, datti una regolata!" esclamò Matt, lamentoso come una vecchia baby sitter "Come si fa a sbattere la testa su un palo in mezzo al marciapiede?! Devi essere proprio fusa!"
"Smettila di fare il pappagallo saccente!" rispose la ragazzina "E' che...mi sono distratta, senza volerlo. Mi fischiavano le orecchie, e non ho pensato a dove stavo camminando. Sarà la stanchezza..."
"Questi saranno i momenti che mi mancheranno di più." pensò Wesley, con un sorriso amaro "Vorrei che tutto rimanesse sempre così, vorrei poter fermare il tempo. Vorrei che non succedesse mai nulla di brutto, che potrebbe metterci in pericolo..."

"C'è qualcuno in casa?" ridacchiò una voce femminile, davanti ad un'imponente grotta di roccia bianca, ricolma di stalattiti e stalagmiti che parevano rendere di porosa cera quella bizzarra caverna.
Quella figura fece il primo passo, senza temere il cuore dell'oscurità all'interno di quella grotta. Un forte strepito la fece immediatamente arrestare:
"Non ho paura delle tue minacce...e non sono il tipo che manca agli appuntamenti. Per cui, con il dovuto permesso, farò un altro passo." esclamò quella strana figura avvolta dal buio.
Un altro grido terrificante sembrò avvertire la profanatrice della grotta di non oltrepassare il limite, ma niente sembrava spaventare quello scaltro elemento.
Ad ogni passo, i tacchi della misteriosa figura rimbombavano su quelle rocce calcaree, rimbalzando tra le pareti di quella grotta minacciosa, come lancette di una sentenza imminente. Con un passo perfettamente regolare ed una flemma inimmaginabile, la strana figura proseguì verso i bassifondi della caverna.
Le pareti cominciarono a cambiare colore. Divennero specchi, che riflettevano quella bizzarra persona per tutta la sua figura, anche in mezzo alle tenebre più ghiotte. Un riflesso fece risaltare i suoi malefici occhi giallastri.
Un altro ruggito. Sempre più straziante. Sempre più vicino.
Ma quel misterioso essere vivente non si poteva fermare, oramai era vicino alla sua terra promessa, solo un mastodontico corridoio d'argento la separava da quello che aveva cercato per anni e anni. Il rumore dei suoi passi aumentò con decisione, le sue scarpe svolazzarono sulla roccia viva, fino a raggiungere un barlume di luce nella notte. Eccola, la tana del Drago Quarantasette.
In uno stanzone circolare, ricamato da venature a forma di saette bianche come cristalli di neve, il Drago Quarantasette si ergeva di fronte alla misteriosa figura, e non la smetteva di ruggire.
"Mi chiedo perché...tu non sia venuta a prendermi quando sono entrata." affermò la figura femminile in totale scioltezza, di fronte ad un Golia raccapricciante.
Il Drago gridò di nuovo. Ma questa volta, cercò di avvicinarsi al linguaggio della bestia mascherata davanti al suo cospetto: le saette quasi incastonate nelle pareti conversero su un unico punto, fino a formare delle parole fatte di pura elettricità.

Vattene! Non c'è posto per abomini come te in questa terra!

"Davvero molto gentile, ma io...ti ho fatto una domanda." rispose la figura femminile, dimostrando un audacia quasi sull'orlo della follia "Avresti potuto intercettarmi all'ingresso, ma non l'hai fatto. Ci può essere un unica spiegazione."
Una sorta di latrato gentile, un verso che avrebbe infuso in chiunque una dosa d'incantevole tenerezza, sfuggì alle spalle del Drago. Un piccolissimo cucciolo di nove giorni, ancora parzialmente cieco, aveva fatto udire il suo dolce pianto alla madre protettrice, di fronte a quel avvoltoio divoratore di vita.
"Abbiamo un cucciolo fortunato!" esclamò la figura spettrale "Era da un po' di tempo che non uccidevo un Drago, mi sento quasi arruginita...ma questo jackpot non me lo toglierà nessuno!"
aggiunse con estrema freddezza.
Una roccia chiuse improvvisamente l'uscita della caverna, catapultando la figura dagli occhi gialli nel buio totale. Sulla gigantesca parete della stanza, le saette ripresero a ondeggiare all'unisono, formando altre parole tonanti.

Sarai tu a morire, Green Soul!
Non oserei mai lasciare il piccolo alla mercé di una carnefice!


Gli orribili organi della vista, appartenenti alla losca figura femminile, acquistarono luminosità. Si sarebbero potuti cibare delle ombre, di tutta l'oscurità presente nel cuore che oramai aveva perduto:
"Non sarei mai venuta in questo luogo senza essere pronta per eliminarti. Siete solo una sporca stirpe, voi Draghi. Nati dalla magia, non avete nemmeno avuto il bisogno di combattere per la sopravvivenza, dovreste ringraziarmi." disse la malvagia Green Soul "Vi sto solo aprendo gli occhi, mostrandovi come le leggi del nostro mondo funzionano nella realtà, al di fuori dai sogni e dalle lontane fantasie."
La stanza si illuminò improvvisamente di nebbia verde, portando un'oscura luce che faceva presagire il peggio del peggio:
"Sei l'ombra del Drago che eri una volta, cara mia. Ora sei debole, inutile! Stai tranquilla, il tuo cucciolo ti raggiungerà molto presto, in una dimensione infernale!" esclamò la quintessenza della morte.
Il Drago Argenteo tentò di squartare quella figura femminile con i suoi artigli, disperatamente quanto avventatamente. La sua forza non era davvero quella di un tempo, e la Green Soul riuscì a bloccare i suoi artigli con una sola mano.
"Muori in pace, Generale Seal. Dalla magia provenite, e dalla magia verrete uccisi!" gridò la Green Soul dai tacchi a spillo, prima che un bagliore verde non investì tutta la stanza, colpendo in pieno quella creatura leggendaria, ora inerme come un pulcino.
Il cucciolo di Drago acquistò improvvisamente la vista. La prima cosa che vide non fu la mamma, ma due occhi gialli. Uno sguardo assassino, feroce. Mortale.

"Sapevo che sarebbe successo qualcosa di brutto!" esclamò Wesley, guardando Jane infuriata come al solito.
"Suvvia, piccola mia...una O.A.G può essere composta al massimo da dieci membri. Non sfruttare questo limite numerico è come afferrare con le mani una trappola per topi!" disse Leila, cercando di calmare la figlia.
Matt entrò in casa per ultimo, e come al solito, da bravo svampito, non capì il soggetto del discorso:
"Di che state parlando?" domandò stranito.
"Te lo sei dimenticato?! Ma se te l'ho detto ieri!" esclamò Leila, mettendosi una mano sul volto "Questa sera, io e Myriam andremo ad una serata appositamente creata per accogliere tutti i capitani delle O.A.G di Gracalm, e anche per qualche straniero. Abbiamo concordato con Chester un incontro con tre ragazze, che da tempo cercano un posto per entrare a far parte di un' Organizzazione come la nostra."
"Perché devono venire delle smorfiose a rubarmi il posto?!" gridò Jane, sentendosi la prima donna del balletto "Stiamo benissimo così, non c'è bisogno di altri elementi per questa O.A.G.!"
"Invece più siamo, e meglio è!" la sgridò Leila "In questo modo, potremo anche organizzare delle squadre a rotazione, in modo da non affaticarne troppo i componenti. Non cambierò idea, signorina!" esclamò la madre, mentre la figlia, crucciata, si ritirò ancora una volta nelle sue stanze.
"Quindi...avete ricevuto tre richieste di ammissione, da parte di tre ragazze è così?" intervenne Matt, curioso.
"Esattamente. Ma sfortuna vuole che ne potremo ammettere solo due." disse la donna, pensando già a quanto le sarebbe stato difficile distruggere un'aspirazione altrui.
"Che ne dici Mike? Potrebbe essere interessante, magari una di queste ragazze ...come dire ..." disse timidamente Matt, lasciando alla parola essenziale un lungo tappeto rosso "...possiede una Risorsa straordinaria!"
Mike si diede un schiaffetto sulla fronte, aveva previsto tutt'altra risposta. Leila si mise a ridere: forse per Matt la stagione degli amori doveva ancora attendere.

Una festa contenuta ma decisamente elegante attendeva le due capitane della Nuova Alleanza. Una serata di gala dal sapore stuzzicante. Una leggera musica di sottofondo dal tono jazz accompagnò a braccetto le due donne all'entrata di un grande salone: una grande stanza che pareva un labirinto di specchi, tanto il pavimento era lucido e le pareti di vetro quasi trasparenti. Dei tavolini di marmo bianco offrivano un piccolo rinfresco e qualche drink, prima di abbandonare ogni ospite ad una palpitante accoglienza da parte tutti i presenti.
Gli altri ospiti saranno stati al massimo una decina, eppure le due donne, passeggiando fianco a fianco per darsi conforto l'un l'altra, si sentirono osservate dalla diretta mondiale: Leila indossava un sobrio, lungo abito da sera verde trifoglio, che le copriva una sola spalla dalla fresca brezza notturna. La gonna arrivava quasi fino a terra, mentre il tessuto di seta si comportava come un mare burrascoso, creando onde verdi orizzontali dai fianchi fino alle caviglie. L'avrebbero immediatamente assunta per recitare il ruolo della Natura, tanto la sua semplicità la rendeva bellissima.
Myriam invece aveva un abito molto più estivo. Un abito color violetta, senza spalline, ed una gonna dai contorni neri, che le arrivava appena sopra il ginocchio, la rendevano una musa irresistibile. Il tutto completato da due orecchini a forma di giglio viole, che pendevano sinuosamente dalle sue orecchie.
Le due donne, tirate a lucido come mai prima d'ora, avanzarono verso il tavolino degli analcolici con poca nonchalance: erano talmente rosse in viso da poter essere considerate quasi aliene. Con una mano si tenevano la borsetta abbinata al loro abito, mentre l'altra rimaneva sempre intorpidita come ferro arrugginito. Fortunatamente il Generale Chester, con la sua uniforme e il cappellino militare di tutto punto, giunse a salvarle dall'imbarazzo:
"Suvvia...non siate timide! Non volete venire a conoscere gli altri capitani?" chiese Chester con una cordialità signorile.
"E' che...questo vestito lo portai tanti anni fa al ballo di fine anno, quando facevo la quinta liceo..." rispose a spezzoni Leila.
"E' piuttosto surreale tornare ad indossare questi abiti sgargianti." concluse l'altra.
"Smettetela di pensare, state benissimo." disse il Generale, tentando di rinvigorirle coi complimenti gratuiti ma veritieri "Vi voglio presentare delle ragazze."
Le tre erano sedute al tavolo. nervose, con le gambe incrociate.
Leila e Myriam avrebbe accolto tre nuove anime, senza sapere che una di queste, aveva i tacchi sporchi di lacrime e sangue.
 
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view post Posted on 18/9/2013, 15:40     +1   -1
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Innanzi tutto un enorme applauso allo scrittore per aver messo le creature più maestose e stupende in assoluto nella sua fan fic ^^
Adoro i draghi e penso che leggendo "Fuoco di morte e acqua di vita" l'abbia capito da te XD
Poi ho come l'impressione che tra poco nell' O.A.G. ci sarà un'infiltrato e la cosa mi preoccupa non poco...
Mi piacerebbe invece sapere se il cucciolo è sopravvissuto... Speriamo di sì :cry:
Ed infine... Mike che pensa a Jane XD Stupendo!!!
Bravissimo questo capitolo mi è piaciuto molto e l'ho trovato anche molto più scorrevole degli altri...
 
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view post Posted on 18/9/2013, 23:41     +1   -1
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Beh che dire...grazie ancora! :lol: Anche a me i Draghi sono sempre piaciute come creature, ma li preferisco indipendenti, piuttosto che ammaestrati.
Anche io sono contento di essere arrivato a questo punto degli eventi.
Beh, questo capitolo non era lungo, forse questo l'ha reso più scorrevole! xD

Sono alla pagina 10 della tua Fan Fic, ma visto che ho tempo libero, credo di poter fare una "maratona", e la farò molto presto xD
E nel frattempo scriverò il prossimo capitolo ;)
 
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view post Posted on 28/9/2013, 18:08     +1   -1
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9.2 Presagi

"Queste sono Kamili, Sabine e Brigitte, le nostre aspiranti cacciatrici di Green Blood!" esclamò il Generale, facendo il gentiluomo con tutte le donzelle che gli erano attorno.
Le tre ragazze sembravano visibilmente agitate. Sedute su un tavolino in posti adiacenti, non riuscivano a calmarsi l'un l'altra, anzi, stavano facendo esattamente l'opposto.
Kamili era una giovane ragazza dalla pelle di cioccolato fondente, dagli occhi di prato e dal celeste sorriso. Non molto alta di statura, la ragazzina a prima vista sembrava più che altro un buttafuori, visto che invece di mettersi l'abito da donna, si era presentata con un elegante tailleur nero, e dei pantaloni di velluto sul grigio scuro.
Aveva dei lunghi capelli lisci neri, lucidi e splendenti. Nonostante si fosse addobbata meglio di un albero di Natale, non riusciva a non emanare l'impressione di una ragazza semplice, la tipica ragazza della porta accanto. Ma Brigitte e Sabine non vennero certamente oscurate dalla sua bellezza, poiché anche loro ne avevano da vendere.
Brigitte era una ragazza alta e slanciata, dalla pelle olivastra, color caramello. I suoi ricci capelli castano dorato, tenuti piuttosto corti, avvolgevano la sua delicata figura come fiori appena sbocciati. Il suo abitino color crema era un delizioso vestitino di chiffon senza spalline, con una fascia di tessuto azzurro che abbracciava il suo addome, terminando con un bel fiocco dietro la schiena. I suoi occhi marroni erano molto profondi e gentili. Annunciavano una ragazza dal temperamento soave e sensibile.
Sabine era forse quella meno tesa delle tre, ma solo perché era arrivata per ultima, e non aveva ancora assaggiato l'ansia vera e propria: una ragazzina di media altezza, dai capelli biondo scuro, acconciati con due bacchette bordeaux e dagli occhi figli del mare; sembrava un elemento molto riservato. Tuttavia aveva un gusto singolare. Indossava un moderno Qipao di un rosso fiammante, senza maniche, e decorato con bellissimi fiori di ciliegio ricamati per tutta la sua superficie, fino alle caviglie. Forse era l'unica che aveva accennato a qualche sprazzo di trucco sul viso, ma molto probabilmente, la sua pelle chiara e limpida in quel momento era acconciata solo dal suo roseo imbarazzo.
Quando le tre ragazze scorsero il Generale, si alzarono immediatamente dal tavolo, senza fiatare.
"Salve a tutte!" disse amichevolmente Leila, tentando di rompere il ghiaccio.
Le tre risposero a sospiri, timidamente, cercando di mostrare un mero riflesso d'audacia.
"Non siate timide, vorremmo solo sapere qualcosina in più su di voi." puntualizzò Myriam "I vostri nomi li sappiamo...ma non sappiamo da dove venite, ad esempio."
"Io sono di Pervas." affermò sicura Sabine, forse pentendosi di aver risposto per prima un secondo dopo "Mi sono trasferita da poco, e per me è un mondo tutto nuovo!"
"E' perfetto, potremo contattarti senza problemi." affermò Myriam, pensando alla gaia idea d'avere una nuova vicina di casa "Tu invece, super modella, dove dormi la notte?" chiese la donna a Brigitte, presa alla sprovvista come un attrice senza copione:
"Io sono originaria di Laganal, in un paesino situato a Nord della regione, per essere precisi. E' stato un po' complicato arrivare fin qui se devo essere sincera!" ammise la ragazza dall'aspetto da mannequin vivente.
"Non preoccuparti, verrete ospitate dai nostri soldati mentre rimarrete qui. Sarete in ottime mani, anche se voi dovrete fare la vostra parte." esclamò Leila, apprezzando l'educazione ferrea di quelle tre apprendiste. In realtà, sapeva che la loro titubanza era causata proprio dalla sua illustre e temibile presenza. Era docili come agnellini.
"Io invece...sono nata nel villaggio di Nati." disse Kamili, incespicando su ogni rapida sillaba che pronunciò, abbassando e alzando la sua splendida voce femminile.
"Il villaggio di Nati?" domandò Brigitte con aria interrogativa.
"Ma non è quello dove..." biascicò la Sabine, non sfuggendo al suo udito.
"Si!" disse Kamili, con un tono quasi responsabile "Sono nata nel villaggio che venne parzialmente distrutto da un alluvione, più di dieci anni fa, per colpa della famosa Green Soul. Non è un luogo di lusso lo capisco, ma io ci sto bene."
Le due capitane cercarono di parlare a bassa voce, con degli svelti movimenti delle labbra, giusto per confrontarsi da brave compari:
"Quel villaggio è più avvolto da cliché parecchio degradanti..." commentò Leila.
"La gente fa presto a giudicare quel luogo a causa del suo nefasto passato. Non dev'essere stato facile viverci per una ragazzina apparentemente fragile come lei." aggiunse Myriam, prima di riprendere lo scettro della conversazione "Cercate di rilassarvi signorine, questa sera faremo solo una pacifica chiacchierata, tra trincee dello stesso esercito. Tutto chiaro?"
Le tre ragazzine annuirono, deglutendo. Davanti a loro si erano materializzati due ispettori di Polizia decisamente minacciosi. E secondo le loro menti insicure, le due avrebbero giocato a fare entrambe il poliziotto cattivo. Una bella serata.

"Una motivazione?!" esclamarono le tre nuove reclute, dal temperamento schivo ma dagli abiti sgargianti ed appariscenti.
"Vorremo solo sapere la vostra ragione per lottare. E' molto più importante di quel che sembri." affermò Leila, corrucciando il suo viso materno, autorevole "Ci dev'essere qualcosa che vi ha spinto a venire fin qui, da tre posti completamente diversi! Vogliamo sapere cosa vi ha condotto su questa strada!"
Le tre regine si trovarono senza alcun pezzo da sacrificare. Avrebbero dovuto immolare la loro timidezza, arsa dal fuoco della motivazione.
"Paura..." sussurrò Sabine turbata, come se all'improvviso in brutto sogno, si fosse ritrovata senza vestiti addosso, di fronte ad un folto pubblico inquirente "Temo i Green Blood fin da quando era una bambina. Appena li sento nominare, qualcosa dentro di me va storto. Come se il mio stomaco si attorcigliasse, e i mie muscoli perdessero il controllo. Ma da poco tempo, qualcosa mi ha salvato dalla fobia in cui stavo profondando: la mia Risorsa." disse Sabine, esponendo a cielo aperto le sue emozioni vibranti, il suo cuore e la sua arma vincente: la ragazzina sciolse i suoi capelli, che come raggi di sole sporcati dalle nuvole, scesero lungo la sua schiena. Afferrò le bacchette rosse - decorate con una moltitudine di perline rotonde rossastre - che fino a poco prima, fissavano la sua sfavillante acconciatura.
Afferrò quegli innocui pezzetti di legno con forza, ed entrambi subirono una netta trasformazione: dalla punta delle bacchette, fuoriuscì un pungiglione d'acciaio decisamente aguzzo, dalla lunghezza poco inferiore a quella dei classici ferri da maglia. Tutte le perline si erano ora distribuite attorno ai pomoli e alla piccole guardie dei due punteruoli, diventando dodici splendenti gemme di rubini esagonali. Le pietre preziose erano poste in formazione circolare, cingendo la superficie delle armi come asteroidi di Saturno. Una Risorsa formata da due armi, preziose e letali.
"Una Risorsa Multipla!" esclamò Myriam, riconoscendo subito la tipologia di Risorsa, esattamente uguale alla sua "E' una Risorsa dall'aria intrigante, lo ammetto."
"Vuoi combattere la tua paura più grande?" affermò Leila, con un espressione interessata e soddisfatta "Hai detto delle cose che non si odono facilmente, soprattutto dalle ragazzine della tua età. Spero che la tua Risorsa ti aiuti in questo percorso."
"Ah-ah, domani verrete testate per vedere le vostre capacità. Vi converrà tenere le vostre Risorse ben preparate!" esclamò Chester, trovando un certo gusto nello scoraggiare le tre inesperte ragazzine.
Adorava rovinare l'atmosfera al femminile.
"Piantala di fare il dittatore, non sei grande e grosso oramai per capire come si sentono queste fanciulle?!" lo riprese Leila, senza troppo riguardo per l'autorità del Generale "Suppongo che per te, Kamili, non ci siano molte spiegazioni..." disse con un tono compassionevole, rivolgendosi alla ragazza nera.
"Esattamente...io voglio proteggere tutte le persone indifese, che possono essere strappate dalle nostre vite senza preavviso. Una catastrofe come quella accaduta nel mio villaggio, o come lo stesso muro di fuoco, non deve accadere, mai più." affermò con fermezza la ragazzina, cercando di non visualizzare nello schermo interiore della sua mente le orribili cose che fin da piccola, fu costretta a vedere, a vivere.
"Ah... a questo punto mi sento quasi in colpa per la mia motivazione..." commentò Brigitte, col morale a terra.
"Non colpevolizzarti, ognuno è mosso da motori differenti, ma essenziali alla stessa maniera." esclamò Leila accarezzando la mano introversa di Brigitte.
"Il...mio paesino si chiama Volbod, mai sentito parlare?" domandò la ragazza alle due capitane.
"E'...un paesino poverissimo che sta cadendo in rovina. A causa dei continui assalti dei Green Blood, la città è costretta a difendersi strenuamente, ma questo non giova alla sua economia. L'esercito inoltre non può proteggere un solo paese ventiquattrore su ventiquattro...per cui..." Leila non riuscì a concludere la frase, quasi traumatizzata. Volbod poteva divenire la Calvas del futuro. forse ancora peggio.
"Si, la città è in completo degrado...e se riuscissi a combattere i Green Blood, non solo sarei in grado di proteggere la mia città, ma anche di guadagnare fondi preziosi per il mio paese." sospirò Brigitte guardando il suo abito da sera, preso in affitto poco prima della serata.
Tre perfette sconosciute scoprirono di conoscersi tra loro molto bene. Era naufragate nella stessa isola. Almeno in apparenza.
"Ah, questa è la mia Risorsa." affermò Brigitte, mostrando le sue unghie finte sulla mano destra, tinte di un indaco granitico. La ragazza appoggiò delicatamente le sue dita alla bocca, in seguito, l'epidermide di tutto il suo corpo fece un cambiamento invisibile, ma reale: quando la ragazza poggiò la mano sul tavolo, essa si sciolse, fino a diventare pura acqua. In seguito l'arto si materializzò nuovamente fino a rigenerare la sua parte solida, cangiata in precedenza.
"A seconda del colore delle unghie finte che applico, posso usufruire della mia Risorsa Simbiotica in diversi modi...un tocco chic per una guerriera."
Entrambe le capitane rimasero meravigliate dalle potenzialità che Sabine e Brigitte avevano mostrato. Kamili invece, sembrava sprofondare nella sedia, quasi affondando come un relitto di una nave sperduta, senza passeggeri. E il motivo era decisamente lampante:
"Io...non possiedo alcuna Risorsa."
Tutti i presenti rimasero allibiti. Era un suicidio bello e buono, eppure la ragazza sembrava saper perfettamente quello che faceva.
"Senti Kamili...questo non è..." tento di intervenire Chester, prima di essere zittito dalla ragazza in tailleur:
"So perfettamente che non è un gioco! Crede che non lo sappia?! Ho seppellito la mia buona dose di amici oramai, proprio come avrà fatto anche lei! Non intendo fermarmi adesso, e voglio sostenere questa prova, a tutti i costi!" gridò Kamili, attirando l'attenzione di tutti su quella riunione segreta.
Nessuno seppe controbattere. Nessuno avrebbe mai meritato di soffrire in quel modo, già dalla tenera età. Nessuno avrebbe avuto il coraggio di dirle che il folle coraggio è il tallone d'Achille degli stolti. Nessuno seppe nemmeno guardarla negli occhi, fino a che, qualcuno prese una decisione pesante quanto una montagna:
"Ti daremo una possibilità." disse Leila, guardando la ragazza dritta negli occhi "Come le altre due ragazze che sono venute fin qui, meriti una chance." aggiunse Leila, infischiandosene dei rimproveri di Chester.
"Ce ne assumeremo assieme la responsabilità." disse Myriam, appoggiando la sua amica in ogni modo; sapeva che dietro quegli occhi profondi come buchi neri, c'era sempre una spiegazione per ogni cosa "Ma se fallirai, dovrai biasimare solo te stessa, intesi?" aggiunse la donna, incrociando le braccia.
Kamili non stava nelle pelle. Quelle parole la fecero uscire dal bozzolo, e la sua felicità esagerata spicco il volo, per tutta la stanza. Non si era mai sentita così riconoscente verso una persona, e dopo essersi alzata per fare un sommo inchino, esclamò:
"Io non vi deluderò! E' una questione personale a cui non posso rinunciare, grazie!"
La serata si concluse nel migliore nei modi, dato che anche le altre due ragazze riuscirono a sbloccarsi dai loro timori amari. Le tre apprendiste si divisero, scortate da alcuni militari, fino a tre locazioni differenti. Peccato che una di loro non avesse bisogno di dormire, ed interpretò perfettamente la sua parte. A suo agio, nel buio. Restò con gli occhi giallissimi, aperti. Per tutta la notte.

"Perché non posso venire a vedere?!"
"Perché faresti di tutto per mandare a monte il loro test!" rispose Leila alla figlia, irata.
"Sono soltanto curiosa! Davvero!" tentò di giustificarsi Jane, senza accorgersi che il suo naso si stava allungando a dismisura.
"Non verrai. Punto e basta!" puntualizzò Leila "Cerca di rivedere le tue priorità, mentre rifletterai in casa da sola."
"Ciao ciao, sorellina impicciona!" esclamò Matt, prendendo in giro la sorella, condannata a restare nella sua torre sperduta.
Matt scese assieme alla madre verso il cortile del condominio. Era molto eccitato, voleva scoprire a tutti i costi quali potenzialità nascondessero le tre sconosciute; in fondo sarebbe diventate sue colleghe, e fare il primo passo, con un impatto positivo, aveva il suo perché.
Correva per le scale saltellando su ogni gradino, quasi le suole delle sue scarpe scottassero terribilmente. Arrivato alla porta che lo separava dal cortile, fu il black out.

Il ragazzino, tra nebbie confuse, intravide la faccia di qualcuno che lo chiamava. Aveva preso una brutta botta sulla fronte, e le stelle ancora gli giravano attorno alla testa, frenetiche. Quel volto era l'unica cosa chiara nel caos:
"Matt! Matt! Stai bene?" disse un vocione grave. Assomigliava molto a quello di qualcuno che il ragazzino conosceva molto bene.
"Papà? Sei...tu?" rispose, ancora intontito.
"Eh?" rispose il volto offuscato di Russell mentre, come uno stormo di lucciole, si disintegrò, lasciando il posto ad un volto color cioccolato:
"No! Io mi chiamo Kamili!" disse la ragazza, guardando Matt con la mano davanti alla bocca per l'imbarazzo.
"Ahia...la mia testa!" si lamentò Matt tastandosi il bernoccolo che aveva preso forma proprio in mezzo alla fronte.
"E' colpa mia! La scorta mi aveva comunicato che, vista la vicinanza, sarebbe andati insieme sul luogo del test. Ma è una mezz'ora buona che aspetto in cortile, e avevo paura che gli orari fossero stati confusi, perciò mi sono precipitata nella scala..." spiegò Kamili, cercando di scusarsi con la sua mimica, aiutando Matt ad alzarsi su "...e non ti ho visto arrivare, mi dispiace enormemente!" aggiunse la ragazzina, cercando di sforzarsi per sostenere il leggero peso di Matt.
Kamili tentò di dare un ultima spinta ai suoi muscoli, sperando di rialzare il malcapitato con un solo sforzo. Finì per farselo cadere addosso, a contatto col suo petto, in un abbraccio piuttosto anomalo.
Mentre Kamili rimase inerte, il ragazzino ancora frastornato, ebbe un altro giramento di testa, che gli fece ignorare completamente quell'imbarazzante situazione.
"Oh, eccoti qui. Buongiorno Kamili!" disse sorridente Leila, cogliendo sul fatto i due ragazzini "Come siete socievoli! Avete già fatto amicizia?"
"No no!" ribatté prontamente la ragazza, staccandosi subito da Matt, e mettendosi con le mani in alto, come se qualcuno le avesse puntato contro una pistola "Lo stavo solo...aiutando ad alzarsi." aggiunse tutta rossa in viso.
Kamili non si rese conto che, avendo mollato la presa, aveva lasciato il buffo ragazzino barcollante al comando della perfida gravità. Matt capitombolò di nuovo a terra, davanti ad una ragazzina che, in quel momento, avrebbe voluto sotterrarsi metri e metri sottoterra.
Chester e Loretta li stavano già aspettando, la splendida jeep verde scuro del Tenente era sempre pronta a sgommare sull'asfalto di Calvas, una vero mostro d'acciaio. Matt, Kamili e Leila furono obbligati a sedersi sui sedili posteriori, e questo di certo non aiutò l'anima sensibile del gruppo: la ragazza nera si ritrovò a pochi centimetri da Matt, che all'oscuro di tutto, guardava fuori dal finestrino come a suo solito.
Kamili sembrava una calamita impazzita. Attratta dal toccare quella mano, appoggiata sul sedile posteriore della vettura, ma allo stesso tempo respinta dalla timidezza. L'aveva tifato a squarciagola per tutto il duello quel giorno. Lo conosceva benissimo come pochi. Le possibilità erano soltanto due: o era stata colpita al cuore dal quel ragazzo spensierato, forse addirittura assente, oppure era l'attrice migliore che avessero mai incontrato.
"Eh eh...non vi liberete così facilmente di me..." disse una voce proveniente dal bagagliaio "Non mi farò mettere i piedi in testa da qualche ochetta venuta da lontano!" ridacchiò Jane, rannicchiata come un armadillo.
Ride bene chi ride ultimo. Presto la ragazzina avrebbe scoperto cosa prova un automobile quando attraversa delle piacevoli stradine di terra battuta.

Kamili e le altre due reclute vennero scortate fino ad un campo d'erba sterminato, situato a Calvas Ovest, proprio accanto alla Superstrada. Sembrava un accampamento militare più che una mera esercitazione.
Alcune tende erano sbocciate per il prato. L'ambiente era così serio ed efficiente, che non fece altro che aggiungere pressione su pressione.
Dopo aver aspettato qualche minuto, Jane uscì di soppiatto dal bagagliaio, in uno stato comatoso: camminava facendo grandi falcate storte, un ubriaca nel posto sbagliato al momento sbagliato.
"Un Generale che guida come un pirata della strada!" si lamentò Jane, prima di tirar fuori un sacchetto che si era portata appresso: Un uniforme militare di tutto punto.
"Vedremo chi la spunta!" aggiunse ghignando.
Mentre le tre ragazze vennero indirizzate verso una grande tenda, costruita per fungere da spogliatoio, Jane era già diventata una soldatessa di prim'ordine. Si era perfino tolta gli occhiali per non farsi riconoscere, e preferiva vedere tutto sfuocato piuttosto che far saltare la sua brillante copertura. L'operazione della spiona era appena cominciata.
Senza attirare l'attenzione, e cercando di non incrociare lo sguardo di nessuno, la ragazzina raggiunse il telone dove si stavano cambiando le tre apprendiste:
"Bene bene...le tre smorfiose sono qui dentro allora. Vediamo se quando spariranno i loro vestiti avranno ancora la faccia tosta di candidarsi per una poltrona già occupata...la mia!" disse Jane, facendosi un applauso da sola.
La ragazzina evocò un apertura dimensionale, grazie alla sua Risorsa che sbucò alle sue spalle, venuta alla luce in un istante. La piccola soldatessa si ritrovò in un ambiente afoso e umido, un verde militare che celava dal sole quel volto paffuto. La sua curiosità era insaziabile, così come la sua infantile malignità.
Le tre ragazze si stavano cambiando in piccole sezioni, installate a posta per l'occorrenza. Si stavano cambiando dentro delle minute celle, costituite da semplici teli di plastica dello stesso colore della tenda, perfettamente opachi, simili a quelli che si trovano nei negozi d'abbigliamento:
"Accipicchia...hanno i vestiti là dentro. Dovrò acciuffarli senza farmi vedere." disse Jane, molto più che birichina, mentre designò la sua preda. Da una delle tre celle spuntavano degli indumenti perfettamente raggiungibili dalle sue mani da bimba.
La piccola burlona si abbassò, e cercando di sporgersi verso l'interno, tentò di afferrare una maglietta intima bianca, con la destrezza di un ladro professionista.
Fu un attimo.
La tenda si spostò leggermente, e Jane smise di funzionare.
Un orribile e disgustoso volto la stava guardando, l'aveva scoperta. Un volto di donna, senza capelli, violaceo e dagli occhi gialli, la fissò sul luogo del misfatto.
Jane avrebbe voluto urlare, ma non ci riuscì. I fili che la muovevano erano stati recisi in un istante di puro terrore. Il volto si stava avvicinando, sempre più, aprendo la sua orribile bocca, mostrando le fauci, la lingua biforcuta.
Vicina, quella mostruosità era sempre più vicina. Ma Jane non riusciva a smettere di guardarla, ne a muoversi. Era in balia di una terribile angoscia. Mai provata prima d'ora.
Oramai mancavano pochi centimetri, e quella bocca, e quegli occhi assassini l'avrebbero divorata. Ancora un po'...il contatto era vicino...Jane aprì la bocca, ma la voce non usciva. Forse però, il suo copro era meno rigido, e tentò di alzarsi da terra:
"Alzati...Jane, alzati!" si ripeté la ragazzina, piangendo.
La ragazzina alzò la testa, sbattendo la sua capoccia contro il bagagliaio della jeep militare. Era tutto svanito. Aveva di nuovo i suoi vestiti addosso, così come i suoi occhialoni rossi.
"Un sogno?" si chiese tra sé e sé un po' traumatizzata.
Forse la macchina l'aveva scombussolata un po' troppo. Ma era strano, era strano come quel sogno le fosse parso così reale.

Sabine uscì dallo spogliatoio per prima. Aveva una pratica divisa militare sportiva: una magliettina grigia, unita a classici pantaloni verde militare, e per finire, scarpe da ginnastica.
Era pallida. Sentiva come la vita sciogliersi, in quell'insopportabile caldo, e quella maledetta sensazione. Decise di uscire fuori a prendere una boccata d'aria.
Nel contempo Brigitte stava pregando. Con le mani in posizione di preghiera, si augurava che la prova andasse bene, era la sua ultima chance, o il suo villaggio sarebbe decaduto, estinto per sempre. Non sapeva che Kamili la stava spiando.

Finalmente, era tempo di dimostrare il proprio valore. Chester attendeva le tre reclute davanti ad un grande sezione rettangolare di prato appena tagliato, una perfetta arena per due ragazze, un palcoscenico per qualcun altro.
"Possiamo cominciare?" chiese Loretta, frugando tra le mille scartoffie che aveva in mano quella che avrebbe voluto scovare.
"Certamente Tenente!" rispose gioviale il Generale, prima di salutare le tre ragazze, vestite tutte allo stesso modo "Benvenute! Questa sarà la vostra prima prova d'ammissione. Vorremmo testare come ve la cavate nella difesa personale e nelle discipline corpo a corpo. Non potete pretendere di non saper combattere senza la vostra fidata Risorsa! Cominciate a fare cinque giri di questo spiazzo erboso, di corsa!" ordinò il Generale, mentre le tre obbedirono all'istante.
Matt e Leila stavano osservando con occhi attentissimi, come al microscopio. Chissà se c'era un vero talento tra quelle misteriose, piccole donne.
Dopo un estenuante riscaldamento, il Generale fece stridere le sue nocche minacciosamente:
"Che si faccia avanti la più temeraria. Cercate di dare il massimo, io non mi tratterrò solo perché siete delle bambine cresciute. I Green Blood vi ucciderebbero alla prima occasione, se potessero." puntualizzò Chester, invitando le reclute a farsi sotto.
Kamili fece un passo avanti. Aveva gli occhi della tigre, era pronta a tutto pur di riuscire nel suo intento:
"Posso cominciare io, signor Generale?" chiese Kamili, cercando di accostare una volta per tutte la sua riservatezza, riuscendoci in parte.
"Prego, mia cara Kamili." rispose il Generale, con un fare da maggiordomo "Supponiamo che io sia una minaccia per un civile incapace di difendersi - che sarà Loretta, per la precisione, proprio in quell'angolo del prato - tu dovrai proteggerla...da me! Tutto chiaro." aggiunse Chester, scaldandosi un po' i potenti e massicci muscoli.
Kamili si posizionò davanti a Loretta, che era pronta ad esaminare ogni suo movimento con la sua vista quasi cibernetica. Come in una passerella, Chester cominciò a camminare con disinvoltura, avvicinandosi a Kamili, sempre più intimorita. Strinse i pugni, e cercando di imitare i grandi, si scagliò verso il pericolo.
Kamili aveva una discreta maestria delle arti marziali, ma con Chester non ci fu storia: riuscì a parare o a deviare ogni suo colpo con una sola mano. Il Generale poi, si limitò a sferrare un innocuo sgambetto, prima di raggiungere con la velocità della luce Loretta. Appena riuscì a toccarla esclamò:
"Il civile è appena morto! Ci ho messo a malapena dieci secondi, abbiamo molto da migliorare. Riproviamo!"
La prova ricominciò da zero, ma Kamili riuscì soltanto a rallentare l'avanzata di un avversario completamente fuori dalla sua portata. Dopo quindici minuti di combattimento a senso unico, Kamili era già allo stremo:
"Soltanto quarantatré secondi? Il civile non avrebbe il tempo nemmeno di scrivere il proprio testamento! Credo che oramai non saprai raggiungere risultati migliori..." affermò Chester, dando un occhiata poco speranzosa ad un suo sottoposto, che cominciò a scribacchiare su un taccuino.
Ogni maledetto contatto tra penna e foglio sembravano delle unghie premute su una lavagna, alle orecchie di Kamili, che quasi disperata, disse:
"Un ultima volta. Solo l'ultima!" esclamò, mentre nella sua testa pensava: "Loro...mi stanno scaricando...non mi ritengono adatta...non voglio tornare da lei...non voglio!"
Kamili strinse i denti, rabbiosa. Una vena di follia sembrava averla drasticamente cambiata. I suoi occhi era diversi, in preda alla collera. Faceva quasi spavento.
Anche Jane stava guardando la prova da qualche minuto, travestita da soldatessa proprio come aveva pianificato, disgustata dalle scarse prodezze di Kamili. Eppure...c'era come una pulce nel suo orecchio, che presagiva una sventura imminente.
Chester si liberò facilmente della pressione di Kamili, e cercò nuovamente di scansarla, per raggiungere il suo obbiettivo. Ma inspiegabilmente, Kamili lo intercettò:
"INDIETRO!" gridò prima di emanare una strana nebbia verdognola, che prima l'avvolse, poi sconvolse ogni cosa davanti a lei.
La terra cominciò a tremare, e persino le nuvole andarono nel panico. Chester venne catapultato dall'altra parte del prato come un manichino difettoso. Alla fine del grido di battaglia, rimase solo la devastazione, a testimoniare il potere sconfinato di una semplice ragazza.
Jane ebbe un altra paralisi. Quello sguardo l'aveva già visto, ne era sicurissima. Ma come poteva essere proprio quel volto? Un volto creato solo dal suo più nefasto subconscio?
Dopo quello scoppio di forza, Kamili svenne sul soffice prato, completamente priva di forze.
Loretta andò immediatamente a soccorrere la ragazza, ma guardandosi attorno, senza che nemmeno una voce si librasse nell'aria, ebbe un doppio sobbalzo: non solo l'erba che circondava Kamili sembrava essere stata spazzata via da un tornado, ma tutti i soldati del plotone non accennavano a muoversi. Quel potere così grande, era stato efficace, troppo efficace.
Brigitte e Sabine erano sconvolte. Kamili sembrava possedere un potere fuori dal comune, che nemmeno con le loro Risorse avrebbero potuto eguagliare:
"Tutto ciò...non può essere umano!" esclamò Brigitte, tenendo salda la mano tremante di Sabine.
"Io lo sentivo...sentivo che qualcosa era nell'aria!" commentò, piangendo a dirotto "Mi uccideranno...la sento. Io non voglio fare una brutta fine!" aggiunse, prima di fuggire per nascondersi in una tenda, seguita dalla confusa Brigitte, che stava tentando di rassicurarla:
"Qui...c'è davvero qualcosa che non va. Non può essere tutto una coincidenza, no." pensò Jane, in tutto quel parapiglia. Era come se non si fosse mai svegliata, né liberata, dall'incubo della realtà. Non sapeva più cosa pensare, come pensare, semplicemente pensare.
Cercava di non visualizzarla, ma l'aveva vista. Aveva visto che sia Brigitte che Sabine indossavano una maglietta intima bianca. E la sue guance...erano umide. Bagnate dalle sue lacrime, reduci da un triste pianto di qualche minuto prima.
L'amara, e orribile verità cominciò a penetrarle il cranio, volendo uscire a tutti i costi, volendo manifestare la sua spiacevole esistenza:
"Non è stato un incubo...allora quella cosa...è ancora qui." sussurrò Jane, smarrita, prima di lasciarsi andare, in un tuffo nel verde.
Non si spiegò bene cosa lo mosse, ma appena Jane fece un tonfo cadendo a terra, Matt aveva già capito che si trattava dell'amata sorellina. Le due ragazzine vennero entrambe portate nell'ospedale da campo, in brande adiacenti.
Mentre Matt non abbandonò le due ragazzine in difficoltà, restando accanto a loro fino al momento del risveglio, Leila, Loretta e Chester si guardarono, con volti vigili, pensierosi più che mai.
Era bastato un presagio. Era bastato un minuscolo sospetto, per scatenare reazioni incontrollabili.
La Green Soul stava giocando con le loro menti, il suo antipasto preferito.
 
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view post Posted on 29/9/2013, 21:49     +1   -1
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Bene... Ho appena finito di leggere il capitolo ^^
Fantastico!! Credo che ormai si sia capito chi è l'infiltrata, ma chi lo sà se è davvero malvagia e sta solo recitando, oppure è indecisa sul da farsi...
Aspetto il prossimo capitolo ^^
 
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view post Posted on 30/9/2013, 18:02     +1   -1
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Grazie per i tuoi gentili commenti, come sempre! ^^
E' una parte molto lunga della storia, forse la più lunga della prima parte...ne vedrete delle belle! :)


P.S Ah, ho fatto recentemente una maratona di 8 capitoli della tua FF...parlando del capitolo dove Ai e Sharon duellano: è straordinario! ...se miravi a far venire mezzi infarti ci sei riuscita xD
 
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view post Posted on 1/10/2013, 19:25     +1   -1
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CITAZIONE (Poirot's apprentice @ 30/9/2013, 19:02) 
Grazie per i tuoi gentili commenti, come sempre! ^^
E' una parte molto lunga della storia, forse la più lunga della prima parte...ne vedrete delle belle! :)


P.S Ah, ho fatto recentemente una maratona di 8 capitoli della tua FF...parlando del capitolo dove Ai e Sharon duellano: è straordinario! ...se miravi a far venire mezzi infarti ci sei riuscita xD

Sì miravo a quello ^^ E grazie XD
 
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view post Posted on 11/10/2013, 14:09     +1   -1
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Scusate il ritardo! Suppongo che più o meno tutti siano presi con gli studi! :asd:
Comunque wow...sono arrivato al 30° mini-capitolo...ringrazio moltissimo il forum e i lettori! ^_^

9.3 Fate o Demoni?


Kamili aprì lentamente gli occhi. Non fu di certo il più piacevole dei suoi risvegli, con tutte quelle armi da fuoco puntatele addosso. Era questa la prova di quanto il vero potere fa paura.
La ragazzina emise un verso impaurito, mentre tentò di farsi scudo dalle armi con delle bianchissime lenzuola immacolate:
"Cosa fate?!" sibilò Kamili, spaventata.
"Rimettete le armi a posto!" ordinò Chester, collerico.
I soldati obbedirono all'istante, senza però tralasciare il loro disappunto, dai loro sguardi impassibili ma preoccupati.
"Cos'è successo?!" chiese Kamili, disorientata come se l'avessero lanciata nello spazio senza alcun preavviso.
"Lasciateci soli!" ordinò Loretta ai soldati, che si congedarono sempre più perplessi, fonte di continui borbottii.
Nel contempo, Myriam e Leila giunsero perdifiato davanti a Kamili, osservandola al microscopio, serie e sospettose.
Kamili si mise a sedere, in equilibrio su quella branda d'acciaio, pensava quasi di aver ucciso qualcuno per errore.
"Ragazza, c'è qualcosa che non ci convince nei tuoi poteri. Non sei dotata di una Risorsa, eppure hai creato un pandemonio semplicemente dal nulla." commentò Loretta, con le mani conserte e i suoi occhi ghiacciati che penetravano quelli di Kamili.
"Non è una cosa da tutti, creare terremoti nel bel mezzo di una semplice esercitazione." Chester diventò più umano, tentando di rassicurare quel pulcino tremante e nero, proprio di fronte a lui.
"Non mi sono fatto nulla, non preoccuparti. Ma se la tua crisi avesse avuto luogo tra normali civili...allora si che avremmo avuto dei problemi."
"Mi dispiace...io..." biascicò Kamili, chiudendo gli occhi per celarsi dalla cruda verità.
"Abbiamo bisogno di spiegazioni, Kamili, ora. Quella forza che hai scaturito all'improvviso non era certo umana, e questo non può che farti diventare una possibile...traditrice." ammise Chester, sperando davvero di sbagliarsi "Tutto il plotone è completamente andato in corto circuito quando hanno visto la nebbia verde avvolgere il tuo corpo, pensavamo davvero che tu fossi un Green Blood."
Kamili si mise a piangere, sentendosi quasi un assassina tra le sbarre del suo subconscio:
"No! Non sono un Green Blood, come potrei esserlo?!" disse la ragazza, scongiurando le quattro autorità di fronte a lei di crederle, quasi involontariamente.
Loretta fu scattante. Avvicinò la sua testa a quella della ragazza, guardandola dritta negli occhi. Kamili sentì un vento freddo ed incessante soffiare sul suo viso color cioccolata:
"Mi stai...dicendo la verità, Kamili?" affermò la professoressa, ben determinata.
"Si, non è una bugia." rispose la ragazza, stringendo i denti per il freddo che provava, emanando una soffice nuvola di vapore dalla bocca.
Loretta si voltò verso Chester, scuotendo la testa. Il Generale allora tradusse il messaggio, trasformandolo in voce e parole:
"Non ci sta mentendo, probabilmente non è un mostro. E nemmeno una traditrice a quanto pare." affermò Chester sollevato, facendo un respiro lungo e affannoso.
"L'ha capito soltanto...da..." tentò di domandare Leila, prima di venire interrotta dai rapidi contropiedi verbali di Loretta.
"Si, sono le micro espressioni. Ho dedicato parte della mia vita allo studio della comunicazione non verbale, e dato che sono l'addetta agli interrogatori, un giochetto del genere non dovrebbe essere nient'altro che il mio pane quotidiano." sorrise il Tenente, prima di voltarsi nuovamente verso la sorpresa del giorno.
"Dunque, signorina Kamili, saresti disposta a sottoporti ad un esame del sangue?" le chiese Loretta, cercando di essere più diretta possibile.
"Qualunque cosa pur di convincervi." rispose schietta Kamili, rivelando una forza d'animo impareggiabile.
Leila sentì una vibrazione provenire dalle sue tasche, il suo palmare l'aveva efficacemente avvertita di un messaggio imminente:
"Fai esaminare anche le altre due." pensò Leila leggendo nella sua mente il messaggio "Ma...è di Jane! Ci starà spiando? Perché?" si chiese la madre apprensiva, guardandosi attorno.
Un fruscio fece scattare la donna dalle lunghe ciocche nere. Proveniva dall'alto: un piccolissimo foro aveva fatto trasparire uno spiraglio di luce, perfetto per spiare la convalescente dai poteri fin troppo portentosi.
Leila si fiondò dall'altra parte del tendone, dove Jane sarebbe dovuta riposare come la bella addormentata, e trovò in effetti la ragazzina, intenta a dormire profondamente, perfino russando:
"Smettila di fingere!" esclamò Leila, mostrando un timido sorriso dalle sue labbra rosso bordeaux "Ti sei appena messa a letto, basta osservare le lenzuola per capirlo! Imbrogliona!"
"Si vede così tanto?" domandò Jane, risorgendo dalle lenzuola.
"Perché mi hai mandato quel messaggio?" disse la madre della piccola peste, andando direttamente al sodo "C'è qualcosa che ti sei dimenticata di dirmi?"
Gli occhi di Jane ripiombarono nel pozzo senza fondo della paura. Tuttavia cercò di resistere a quella tentazione, quella tentazione che l'avrebbe fatta piangere ancora una volta. Raccontare la sua assurda storia fu difficile quanto risalire da un profondo burrone, scalando l'impervia roccia masso dopo masso.
Leila abbracciò immediatamente la figlia, dopo quell'impietoso racconto. Jane aveva provato sulla sua pelle come gli incubi, così come i sogni, possono scoppiare all'improvviso nella più concreta realtà. Aveva dovuto sputare quelle parole come sangue.
"Piccola mia...è vero che sono tremendamente arrabbiata con te per essere sgattaiolata qui di nascosto, ma mi dispiace tanto per quello che è successo." le sussurrò all'orecchio la madre, cominciando a sentire, proprio come la figlia, quell'alone mortale che si avverte prima di una catastrofe.
"Mamma, allora mi credi? Non sono pazza vero?" esclamò Jane, rincuorata "Ah, mi dispiace per essere venuta qui di nascosto. Ero curiosa di vedere le tre apprendiste...e a dirla tutta avrei voluto far loro un brutto tiro mancino, me lo merito in fondo."
"Non meriti di morire di paura, piccola scimmietta." rispose teneramente Leila, cercando di sollevare quel pesante macigno che so chiama coscienza "Se tra loro si nasconde un essere orribile lo troveremo. Il dettaglio della maglietta che hai menzionato fa tirare in ballo tutte e tre le ragazze, e stai pur certa che farò di tutto per aiutarti." concluse la madre, mandando un bacio con le ali alla figlia, prima di tornare da Kamili.
In men che non si dica, la donna convinse Il Generale Massimo e il Tenente Generale a non tralasciare ipotesi, non restava altro che chiedere a Brigitte e Sabine di donare un po' di sangue per il bene comune. Le due accettarono di buon grado, anche se incerte sui veri intenti dell'esercito: Sabine continuò a fare la profeta dell'apocalisse, perdendo ogni goccia di coraggio e ritrovando solo la pelle d'oca. Brigitte, impressionabile al sangue, dovette essere soccorsa immediatamente quando non riuscì a restare seduta con le sue forze. Quella giornata era stata una fiera interminabile di imprevisti.
Mentre i test vennero rimandati al giorno dopo, si decise di dormire tutti in quel prato sterminato, nelle tende militari più accessoriate di un coltello svizzero. Giusto il tempo di aspettare gli esiti delle analisi del sangue, aventi la priorità assoluta. Le quattro autorità si ritrovarono nel tendone principale, c'era davvero molto di cui discutere:
"La situazione ci sta sfuggendo di mano, non possono essere tutte semplici coincidenze." affermò il Generale, ringhiando come un cane da guardia "E' tutto così ovvio! E tuttavia non abbiamo la minima idea di quello che sia accaduto."
"Dedicherò ogni mio sforzo alla cattura di questo fantomatico Green Blood." disse con tono fermo e voce alta il Tenente "Generale...per caso ha visto anche lei, quella cosa?"
"Hai fatto bene a ricordarmelo, Tenente Generale." esclamò Chester, colpendosi la zucca con la mano "Me ne ero quasi dimenticato, c'è un dettaglio che vorrei mostrarvi." aggiunse il Generale, mostrando a Leila e Myriam una macchina fotografica digitale, nella quale era state salvate nemmeno una dozzina di foto. Le due mamme sperarono davvero che fosse un fotomontaggio, ma la realtà era lampante, trasparente, acqua cristallina:
"Questa è la schiena di Kamili, è così?" domando Leila, decisamente scossa.
"E'...assolutamente ricolma di cicatrici, anche piuttosto profonde!" commentò Myriam, sconcertata "Non sono molto recenti, ma queste ferite, nel momento in cui se le è procurate, l'avranno portata ad un passo dalla morte. Sono spaventose...sembrano quasi..."
"Frustate?" intuì perfettamente Loretta, la donna perfetta per ridurre al minimo le incomprensioni durante le discussioni più disparate "Ci abbiamo pensato, ma abbiamo escluso questa eventualità, ce l'ha detto qualcuno che non speravamo di sentire..."
"Abbiamo chiamato il numero della famiglia di Kamili. Non esiste." spiegò Chester. "Allora abbiamo pensato all'orfanotrofio di Nati...e li abbiamo scoperto che questa ragazzina è orfana, oltre che una fuggitiva."
"Che cosa?!" esclamarono entrambe le mamme, pensando a quanta tenacia aveva portato la ragazzina a raggiungere Calvas da così lontano, e a vivere in completa solitudine.
"Ci hanno detto che quando l'hanno trovata, esanime davanti all'orfanotrofio, quelle ferite erano già state medicate. Lei però non si è mai ricordata di cosa le è successo." disse Chester, accarezzandosi il pizzetto.
"E c'è un altra cosa." aggiunse Loretta, visibilmente allarmata "Nemmeno le famiglie di Sabine e Brigitte sembrano reperibili telefonicamente."
"Queste ragazzine...sembrano celare un mistero più oscuro dell'altro..." commentò Leila, cercando di frenare quella ascesa impazzita del suo mal di testa lancinante.

La notte era fantastica, soprattutto in prateria. Nemmeno una nuvola mascherava la luna con il suo egocentrismo burrascoso. La mente di Jane era un barattolo pieno di biglie fatte di pensieri, così ricolmo, che nemmeno un sassolino avrebbe trovato un po' di spazio. Quelle biglie la resero completamente assorta. Sdraiata sul quell'erba, soffice come un letto di piume verdastre, Jane osservava le stelle e quel satellite che l'ipnotizzava.
"Altre due lune senza la nonna, ormai." pensava scoraggiata, sospirando.
Di fianco a lei, anche Kamili sembrò particolarmente pensierosa. Con un gioco di squadra elementare, le due erano riuscite ad scappare dal riposo forzato, per uscire, per respirare di nuovo aria pura e naturale.
"Forse sono venuta da lontano solo per soffrire di più." disse Kamili.
"Perché dici così?" rispose Jane, girandosi vero l'altra ragazzina.
"Vedi...io vengo da un posto molto lontano, e sono qui solo perché in realtà, non ho mai avuto un posto dove stare...veramente. Non ho mai conosciuto i miei genitori."
"Mi dispiace davvero...Kamili." rispose Jane, tentando di consolare una potenza della natura racchiusa in carne ed ossa.
"Sono abituata alla mia vita da reietta, questa è la mia vita." sospirò Kamili, cercando conforto nelle stelle che illuminavano i suoi occhi "Volevo solo fare la cosa giusta, tutto qui."
"Quando capiranno che sei venuta qui per fare del bene, ti ammetteranno." rispose la peperina, ammettendo che tutto il suo astio verso le nuove arrivate era solo frutto di pura infantilità "Prima avevo dei dubbi, ma ora è diverso. Starò più tranquilla con persone come te al mio fianco."
Le due tacquero per qualche minuto, accarezzando l'erba che le sorreggeva delicatamente, mentre delle cicale, da alberi lontani, cominciarono ad accompagnare il ritmo di una magica serata.
"Posso confidarti una cosa?" chiese Kamili, imbarazzata.
"Dimmi pure, non mi comporterò come una stupida." assicurò Jane alla ragazza nera.
"Tuo fratello...Matt...lui ecco...come dire..." mugugnò Kamili, senza riuscire ad ingranare una parola correttamente.
"Ti piace mio fratello?!" ululò Jane, senza la minima discrezione, tappandosi la bocca subito dopo. "Stai scherzando spero!"
"Non lo so. Dalla prima volta che l'ho visto, è come scattato uno strano meccanismo in me. Mi sento al sicuro, protetta dalla sua voglia di vivere, dal suo coraggio. E' un po' come se il mio principe azzurro fosse uscito dalle pagine di un libro..." ammise Kamili, non a suo agio "Non nell'aspetto magari, ma nel carattere...forse..."
"Tu sei fuori di testa!" esclamò Jane, ridacchiando "Non posso credere che ti piaccia quello sgorbio dalle occhiaie pronunciate, non posso credere a quello che mi stai dicendo!"
"Ti prego, non dirlo a nessuno. Io stessa devo ancora capire quello che provo." chiese gentile quanto un bimba indifesa, quasi con tono servile, quella gradevole e confusa ragazza.
"Avrò la bocca cucita...e credo che sia meglio così." rispose Jane, disgustata da sentimenti per lei così anomali, incomprensibili "Potrei quasi vomitare..."

Nel frattempo, Brigitte leggeva un libro illuminata da quell'enorme perla luminescente, che splendeva soave nella notte. Anche Leila era una divoratrice notturna di parole, e decise di far compagnia alla candidata dalla pelle olivastra:
"Che cosa stai leggendo?" chiese Leila, sedendosi accanto alla ragazza ispirata.
"Ah...non credo che le interessi." rispose modestamente "E' solo un stupido romanzo rosa. Sono il tipo di ragazza che crede troppo nell'amore, lo ammetto."
"Ed è così sbagliato?" contestò Leila "L'hai detto come se fosse un peccato!"
"Per una ragazza mollata sull'altare, credo che questo sia proprio un miracolo..." sospirò Brigitte, guardando negli occhi la luna.
"Che cosa?! Ma sei giovanissima! Non hai sedici anni?" esclamò Leila, esterrefatta.
"Ma no, lei ha completamente frainteso!" puntualizzò Brigitte "Ma un ragazzo un giorno mi fece una promessa simbolica, mi fece sentire la ragazza più felice al mondo...prima di spezzarmi il cuore."
"E nonostante questo continui a credere nell'amore?" chiese Leila, con fare sognante "Mi ricordi una certa ragazza, quando era giovane, così...innamorata." aggiunse, pensando al posto speciale nel suo cuore, che era rimasto sempre uno solo.
"Lo vede questo anello, composto da rami con gemme floreali? Me l'ha regalato lui, poco prima di lasciarmi. Nonostante tutte le promesse, nonostante tutto quello che abbiamo passato." spiegò Brigitte, trovando conforto nel confidarsi con un altra anima romantica "Da allora, tengo l'anello proprio per ricordarmi, per ricordarmi come il mondo sia crudele. Ma è proprio questo che mi fa andare avanti."
Leila osservò la ragazza in tutto il suo splendore. Era davvero un'ingiustizia lasciare una piccola donna, con gli occhi lucidi e tristi, dall'aspetto quasi regale.
"Infatti...sto aspettando una risposta importante." aggiunse la ragazzina, evadendo dalle catene del passato, e ritrovando quella parte di sé stessa che era capace di sorridere "Ho scritto un libro sull'amore. Racconta un po' la mia storia, e un po' di quello che verrà."
"Ti auguro un grande successo allora." disse Leila, non riuscendo ad restare distaccata davanti alla dolce Brigitte "Se verrà pubblicato, prometto che ne comprerò una copia, ma esigo il tuo autografo!" sdrammatizzò Leila.
"Sarà la mia lettrice preferita!" rise Brigitte, prima di ritornare al cielo, con lo sguardo affascinato dalla galassia.

Chester stava archiviando delle pratiche piuttosto urgenti. Non c'era pace per il baluardo dell'intera regione, neanche a notte fonda. All'improvviso, una ragazzina in pigiama con un cuscino in mano entrò nella stanza, inseguita da due guardie decisamente contrariate.
"Che diamine succede?!" si lamentò il Generale, mezzo addormentato.
"Ci scusi signore!" disse una guardia.
"Questa ragazzina stava cercando di entrare qui a tutti i costi." aggiunse l'altra.
Sabine era tremendamente vergognosa: strinse forte il suo cuscino rosa, cercando di immaginarlo come un tenero orsacchiotto. Chester allora provò ad indovinare:
"Vuoi dormire...qui?! Ma ho ordinato di erigere delle tende solo per voi!" esclamò il Generale.
"Non riesco a dormire!" rispose la ragazza "Io...non mi sento a mio agio...al sicuro."
"Siamo in territorio militare, cosa ti fa pensare che questo luogo non sia sicuro?"
"E'...una sensazione. Mi sento male, piango senza volerlo. Quando avverto il pericolo...è tutto più forte di me, vado nel panico." tentò di giustificarsi Sabine, mentre le guardie dietro di lei cominciarono a sghignazzare.
"Silenzio soldati!" li riproverò il Generale Massimo. "Sabine...qui il posto c'è, ma dovrai sopportare dei via vai continui, per tutte le scartoffie che ho da sistemare...senza parlare del cambio della guardia, e di Loretta che passeggia nel buio..." disse Chester, ripensando all'ultimo suo esempio, rabbrividendo.
"Non mi sentirete, non esisterò nemmeno." affermò convinta la ragazzina.
"Voi due, potete andare. Ci penso io a Sabine." ordinò il Generale, prima di avvicinarsi alla timorosa, pensieroso "Senti ragazzina...ma sei davvero spaventata così tanto dai Green Blood? Perché?"
"Avevo sei anni. Andavo alle elementari. Un giorno, mi accorsi che una mia compagna di classe aveva deciso di scorrazzare per la scuola da sola, durante l'intervallo. Lei...a nascondino era impressionante, la migliore che abbia mai incontrato. Non mi stupì il fatto che non riuscirono a trovarla, per questo decisi di andare a cercarla di soppiatto." spiegò Sabine, prima di mettersi quasi a tremare.
"Girai in lungo e in largo l'intera scuola, cercando di non farmi avvistare da nessuno, fino a che...non raggiunsi il giardino del retro, al tempo era poco frequentato." deglutì prima di rivedere la scena davanti ai suoi occhi "Sentii un rumore dall'alto, e guardai gli alberi sopra di me e lei...la sua testa era..."
"Basta così Sabine." disse Chester, tappandole la bocca con un dito. "Non voglio che tu soffra per la mia curiosità, vai a dormire, è tardi." concluse il Generale, mostrando la sua fidata pistola alla ragazzina come garanzia. L'avrebbe protetta da qualsiasi cosa. Lentamente arrivò l'alba che prese il posto di una notte piena di segreti.

"Eccolo qui." esclamò Chester, dopo aver radunato le tre onorevoli donne al suo cospetto.
Sventolava una busta di un ospedale che si trovava poco lontano dalla loro posizione, e sbadigliando, cominciò ad aprire il suo pacco regalo.
Una rapida occhiata che lasciò tutti senza fiato.
"Nessun agente estraneo, sangue umano al cento per cento, per tutti e tre i campioni." esclamò Chester, lanciando dietro di sé il resoconto sprovvisto di risposte "Dannazione!"
"E' evidente che il Green Blood di turno è riuscito a gabbarci, in un modo o nell'altro." commentò Loretta, molto dispiaciuta.
"Jane non può essersi inventata tutto! Dovevate vederla mentre mi raccontava tutto, mi ha fatto quasi provare quello che ha visto." disse Leila.
"Sei sicura di quel che dici? Forse il mal d'auto può aver..." tentò di razionalizzare il Tenente.
"Credo in mia figlia, più di ogni teoria scientifica o legge della natura, Tenente Generale!" urlò Leila, difendendo a spada tratta la traumatizzata di turno.
"E allora non dovremo far altro che aspettare." concluse Chester "Ho mandato degli uomini a controllare le locazioni che le ragazze ci hanno comunicato. Di persona ovviamente, vista l'evenienza."
"Fantastico! Se una di loro ci ha mentito, lo scopriremo presto!" esclamò Mika, prima di udire un tonfo infrangersi proprio all'ingresso del tendone "Cosa è stato?!"
Leila riuscì a carpire un lamento goffo, dall'eco davvero rumoroso. Una voce così potente e squillante poteva avercela una persona soltanto:
"MATT!" gridò Leila, sfoggiando ira da tutti i pori "Ti sembra il momento di fare questi scherzi?!" strepitò la donna, uscendo dal tendone per sgridare il piccolo discolo.
"No mamma...io..." balbettò il ragazzino.
"Basta fare le spie! Lo so che Jane ti ha mandato qui ad origliare!" tuonò la donna, battendo un piede per terra.
"Ma solo per un pochino!" si difese l'insolente avvocato minuto.
"Le nuove reclute stanno cercando di imparare qualcosa di Calvas, perché non le aiuti? Così ti allontanerai da qui una volta per tutte!" disse la donna, indicando al ragazzino la via del non ritorno.
Matt scioccò le dita, imbronciato. Si era fatto scoprire troppo presto, e Jane gliel'avrebbe fatta pagare, rivelando a Leila una trovata delle sue, conclusa in un guaio cieco agli occhi della madre. Prendendo a calci la sciagurata erbetta sui suoi piedi per la frustrazione, il ragazzo eseguì il suo compito controvoglia:
"Salve ragazze!" esclamò Matt, salutando con la mano le tre reclute, e facendo imbarazzare immediatamente Kamili "Mi hanno detto che volete conoscere qualcosa di Calvas...e mi è venuto in mente un gioco molto antico, tramandato di generazione in generazione, fino ai giorni nostri. Almeno non vi farò annoiare."
"Che bello!" esclamò Kamili, con gioia spropositata, all'orlo della forzatura "Spiegacelo, dai!"
"Perfetto. Il gioco si chiama "Fate o Demoni?", ed è una competizione che ricorre alla logica e all'inventiva dei giocatori. Questo gioco prende spunto dalle varie leggende narrate dai tomi più antichi, che raccontano le incredibili storie di Fate e Demoni, prima della venuta dell'uomo sulla Terra."
"E' così...romantico..." si lasciò scappare Kamili, che subito dopo venne messo sotto i riflettori "Il gioco! Intendevo il gioco!" aggiunse mortificata.
"Stavo dicendo...è tratto dalla leggenda per cui, in antichità, alle origini del mondo, le Fate giunsero sulla Terra subito dopo la Tormenta di Stelle, un evento cosmico realmente accaduto, che secondo gli esperti, accade ogni duemila cento anni. Non si sa molto di queste creature, si suppone fossero degli umanoidi dotati di quattro ali, simili a farfalle."
Le tre ragazze cercarono di immaginare un mondo fatato, senza Green Blood, un armonia celeste.
Matt cercò di usare il tono melodico della sua voce, un po' gracchiante, per abbandonare le reclute nella più buia fantasia:
"Queste creature si dice stabilirono l'equilibrio sulla Terra, preservando il suo splendore per millenni, in attesa della comparsa dell'uomo. Ma nascosti nell'oscurità, e attirati dai sentimenti negativi che ben presto, nel corso della storia, gli uomini avrebbero sprigionato, giunsero i Demoni. Non pensate a mostri disgustosi! I Demoni, per confondersi con le fate, si camuffarono: erano esattamente uguali alle fate, tranne un minuscolo, piccolissimo neo verde menta, nascosto in una qualsiasi parte del corpo."
"Ho capito!" esclamò Sabine, saltellando "Dobbiamo cercare qualcuno che secondo un certo aspetto, sia diverso dagli altri!" esclamò la ragazza gioviale quanto timorosa.
"Esatto!" esclamò Matt, mostrandosi perfettamente compiaciuto, mentre Kamili cominciò quasi a diventare gelosa "Vi faccio un piccolo esempio..." aggiunse il ragazzino dalle occhiaie pronunciate, rivolgendo il suo sguardo a tre giovani soldati che stavano discutendo, non molto lontani da loro.
"Bene...vedete quei soldati? Ditemi...tra tutti noi, tra noi sette, chi è il Demone? Sempre che ce ne sia uno?"
Le ragazze cominciarono a fronteggiare il loro quesito, fino a che Kamili alzò la mano, come una vivace scolaretta:
"Lo so lo so!" esclamò con il suo miglior falsetto "Brigitte...sei tu il Demone!" disse indicando la giovane recluta.
"Io?" rispose indicando se stessa, presa alla sprovvista.
"Si tu! Assieme all'unico uomo tra quei soldati, quello che porta la fede al dito. Tu e lui portate l'anello entrambi alla mano sinistra, mentre noi altri ne siamo sprovvisti." spiegò Kamili, cercando dentro di se una voce più matura e femminile, risultando però una cantante sgolata.
"Perfetto! Hai visto? Hai trovato subito l'intruso e..." Matt si bloccò. Forse origliare quel discorso top-secret non era stata una cattiva idea. Al contrario, un idea geniale. "Devo andare...aspettatemi qui, torno subito!"
Matt corse dal Generale Chester, irrompendo come una bomba nella segretissima discussione che i quattro adulti stavano tenendo:
"Matt! Ancora qui?! Adesso entri direttamente per dire la tua parola?!" lo sgridò prontamente la madre.
"Si, sono venuto di proposito. So come catturare il Green Blood!" disse Matt, col fiatone che lo fece piegare in due dall'affanno.
Leila lo guardò negli occhi, così come Chester. I due leoni fissarono quel cucciolo, oramai con un accenno di criniera in testa, oramai pronto per cavarsela da solo. Non credergli sarebbe stato come negare l'evidenza:
"Cos'hai in mente?" chiese il Generale Massimo, avvicinandosi al ragazzino tutto incuriosito, mordendosi il pollice.
"Il segreto...sono le Fate e i Demoni! Si, proprio quel gioco inventato tanti anni fa." rispose il ragazzino dalla cresta alquanto bizzarra, per nulla diritta, incutendo nei quattro ascoltatori un profondo scetticismo.
"In che senso scusa? Non abbiamo tempo per i giochi, caro Matt. Sii rapido e conciso." gli consigliò Myriam, accompagnando le sue parole con sguardi fiduciosi.
"Beh, per fare questa verifica mi serve anche l'aiuto di Jane. Posso portarla qui?" chiese il ragazzino, non aspettandosi che la ragazzina, sbucando da un apertura dimensionale, gli sbucasse davanti come un fuoco d'artificio:
"Guastafeste! Ero quasi riuscita a trovare l'angolino giusto per origliare i loro discorsi!" esclamò Jane sorridente, ma con palesi intenzioni, decisamente opposte al suo falso aspetto "Spero sia importante..."
"Certo che lo è sciocchina!" la rimproverò Leila, dandole un pizzicotto sulla guancia.
"Il motivo è semplice quanto essenziale. Se davvero una di quelle ragazze non è chi ci dice di essere, allora c'è solo un modo per scoprirlo..."
Mentre Matt spiegò il suo stratagemma alle orecchie sagge di Myriam, Chester, Loretta e Leila, tre soldati, diramati in tre diverse locazioni, stavano assaporando la loro meta, oramai prossima e perfettamente visibile:

"Volpe Bianca a rapporto. Passo."
"Qui Purple Wing, sono quasi arrivato a destinazione, passo."
"E' tutto tranquillo, niente da segnalare da parte di Black Oil, passo."
"Anche qui è tutto tranquillo. Le porte della città sono davanti a me, passo."
"Procediamo come ordinato. Raggiungiamo i rispettivi obiettivi e chiediamo delle ragazze, passo."
"Confine della città avvistato, raggiungo la città, passo."

"Qui Volpe bianca, missione compiuta, passo."
"Qui Black Oil, missione compiuta, passo e...Purple Wing?"
"Ma che?!"
"Purple Wing, riceve il segnale?! Purple Wing, che le prende?! Risponda secondo il protocollo!"
"O mio...mio Dio!"
"Cosa succede?! Purple Wing!"

"Questi...sono rumori di spari!"
"Chiamate rinforzi! Oh, no...NO!"
"Volpe Bianca! Non mi dica che?!"
"........................."
"Qui Purple Wing! Chiamate immediatamente i rinfo..."
"Purple Wing, Volpe Bianca, rispondete!"
"........................."
"Qui soldato Purple Wing...mi...mi dispiace..."

"Una bomba! Quella era il suono di una granata..."
"Comando Generale, abbiamo captato delle interferenze nei vostri segnali, mi descriva la situazione."
"Gli altri due soldati...non rispondono. Sono caduti, signore."
"Black Oil, deve proseguire. Lo faccia per il bene della missione, e per i suoi compagni."
"Signore...Volpe Bianca...era così giovane..."
"Lo so, Maggiore. Ma lui non vorrebbe mai che ti arrendessi proprio adesso."
"Io...lo so, signore. Qui Black Oil, ho raggiunto la città, missione compiuta. P-passo...e chiudo."


"Che cosa ti hanno detto?!" chiese sempre più insistente Matt, dopo che il Generale Massimo ricevette una chiamata piuttosto spiacevole.
Chester sembrò quasi indemoniato. Stringendo i denti, guardò Matt quasi come un assassino, spaventandolo come mai prima d'ora. Solo in seguito lanciò un possente pugno alla madre terra, facendola rabbrividire, per tutta la rabbia che aveva scaricato dal suo corpo, in un istante.
"Signore?! Non sarà che..." tentò di esclamare Loretta, conoscendo benissimo quando il Generale Massimo diventava furioso. Il suo tentativo di chetarlo, lo fece infiammare.
"Si invece! Abbiamo perso il segnale di Volpe Bianca e Purple Wing, e dalle registrazioni, sappiamo che quei soldati sono stati vittima di un maledetta imboscata! Sono stato incauto...MALEDIZIONE!"
strepitò Chester non riuscendo a guardare il Tenente, se non con occhi chiusi, stringendo ancora quelle mani, desiderose di esprimere appieno il loro potere.
Anche Loretta non la prese bene, così come il resto della ciurma. Il Tenente rimase con la bocca aperta, coperta dalla sua gelida mano, mentre Leila e Myriam si guardarono l'un l'altra, rattristate, nel tentativo di sollevarsi dal dolore. Matt invece rimase freddo, impassibile, un comportamento che nessuno dei presenti aveva mai scoperto:
"Non è stata colpa sua, Generale." disse Matt, coperto da un vuoto fatto d'ira, con gli occhi celati dal suo ciuffo castano. "E' colpa dei Green Blood, è sempre colpa loro quando accade questo, lei non lo poteva prevedere. La prego, se fa così io...non riuscirò a vendicarli, non cela farei." aggiunse Matt, mostrando i suoi occhioni pieni di lacrime.
"Che cosa stai dicendo?" chiese la madre all' emotivo figlio, con una delicatezza tale che sembrò averlo appena messo alla luce.
"Io...non voglio piangere, non voglio." sospirò il piccolo ragazzino lunatico. "Non posso pensare solo al mio papà, sarei davvero un egoista. No...quelle bestie la devono pagare per ogni singola vita di cui ci hanno privato. Nessuna vita vale più di un altra, tutte sono uniche, non possono portarsele via così!" concluse Matt, non riuscendo a trattenere un lacrimone, che come la prima goccia di pioggia, si tuffò rapidamente nel vuoto, fino a dissetare l'arida terra.
Una bella scossa fece scuotere tutti e quattro gli adulti. Anche loro la pensavano così, ma affermare i segreti del loro cuore con una facilità così spudorata non era da tutti, così come conoscersi nel profondo.
Loretta guardò Matt con uno sguardo da dieci e lode. Mentre Chester sembrò ritrovarsi davanti a un piccolo scherzo della natura, fuori dalla sua portata di comprensione.
"L'avevo sempre detto che questo ragazzino è mostruoso..." pensò Chester, prima di tornare agli affari importanti "Black Oil è arrivato a destinazione, e almeno abbiamo la conferma su una delle tre ragazze."
"Non possiamo basarci sul cinquanta per cento." suggerì Myriam, calandosi perfettamente nella parte della soldatessa.
"Allora il piano di Matt entra di nuovo in ballo..." commentò Leila guardando il suo bambino, nel futuro, uno strampalato Generale dell'esercito. Impossibile anche per lui!
"Non posso credere di essere in procinto di attuare un piano ideato da un marmocchio!" esclamò Chester, mettendosi una mano davanti ad un volto pieno d'emozioni "Eppure, senza nemmeno volerlo, ha creato la prospettiva per il miglior piano possibile, da non credere!" aggiunse il ragazzo, sistemandosi gli occhiali violentemente.
"Beh, magari sono stato un pochino fortunato...in fondo l'idea non è neanche del tutto mia!" ammise il piccolo Matt, accarezzandosi la chioma.
"O forse presto il povero, e vegliardo Generale verrà scalzato da un pivellino!" esclamò Loretta, pizzicando Chester come avrebbe voluto fare da molto tempo.
"Touché...Loretta!" rispose Chester, accettando la sconfitta.

Il mattino dopo, dopo che Sabine e Brigitte eseguirono il loro primo test, dovettero ricevere una pessima notizia:
"Il secondo test è stato rimandato?!" gridò Kamili.
"Ma non è giusto!" si lamentò Brigitte.
"Abbiamo fatto tanta fatica per niente!" si aggiunse Sabine.
"Ho detto rimandato, non annullato!" esclamò il Generale "Verrete scortate dal sottoscritto fino alla Piazza della Piuma d'Oca, poi potrete andare dove vi pare, vi daremo tre giorni liberi. In caso di problemi, avrete un trasmettitore, ed una scorta in incognito apparirà subito in vostro soccorso."
Le ragazze sembrarono davvero poco convinte, ma d'altronde, non si discute davanti al supremo Generale dall'aria heavy metal. Imbronciate e con pensieri contraddittori, salirono tutte e tre nella stessa jeep, assieme a Chester e Loretta. Tutti i membri presenti della Nuova Alleanza si guardarono negli occhi, il momento della verità era vicino, e assaporarne soltanto un barlume faceva davvero impazzire.
Le tre ragazze vennero scaricate quasi come merce scadente nella piazza, congedandole senza lacrime ne sventolii di fazzoletti bianchi. Un cambio di marcia e di situazioni che le ragazze a stento riuscirono ad accettare. Forse si erano svegliate da un bellissimo sogno, oramai perduto.
Le tre grazie si misero in cerchio, pensando alla bizzarra via del ritorno che avrebbero dovuto percorrere, salutarsi in fondo, non sembrava così inutile:
"Siamo arrivate ad una fine temporanea, a quanto sembra." commentò Brigitte, con la nostalgia che già aveva preso il controllo "Non temete, tra qualche giorno ci rivedremo, e diventeremo le migliori."
"Sarà..." rispose Kamili, quella che sicuramente non era riuscita ad incassare quel colpo basso "Ma forse per me, questa era l'unica occasione, e invece dovrò tornare a casa, proprio quello che non avrei mai voluto. Odio il destino."
"Non è il destino, sono i Green Blood." puntualizzò Sabine, cercando una possibile valvola di sfogo nelle sue parole amare "Forse non volevano nemmeno che noi ci incontrassimo, o che diventassimo delle vere combattenti, o forse è stato solo uno scherzo di pessimo gusto..."
"Mi dispiace lasciarvi così...ma io devo tornare al mio villaggio." disse Kamili, cercando di tagliare un discorso che l'avrebbe fatta soffrire "Non amo gli addii, e comunque, per me questo è un arrivederci. Proseguirò per la mia strada, con o senza O.A.G!"
"Lo stesso vale per me." esclamò Brigitte "Sarà il ritorno più sconsolante della mia vita."
Le due ragazze presero due strade diverse, una per un sentiero che l'avrebbe portata più facilmente al villaggio di Nati, mentre l'altra varcò la soglia di Calvas, immergendosi nella piovosa Laganal.
Sabine rimase da sola nella piazza, sconsolata:
"E alla fine...rimango sola anche adesso." commentò Sabine, prima di prendere la strada più rapida per Pervas. Tre strade diverse. Tre ragazze diverse.
Era tutto pronto. Le tre cominciarono ad allontanarsi, camminando per un sentiero che le avrebbe segnate in modo indelebile.

Fate o Demoni? Chi lo sa...
Questo gioco ci fa capire come è fatto ogni essere vivente.
Ma tu...ragazzino, io proprio non ti comprendo.
L'ha capito. Hai capito che c'è lo zampino della Green Soul. Me!
Non ti sei fidato della scienza, non ti sei fidato di nulla. E' stata tutta questione d'istinto.
E allora, prepara la tua avanzata!
Fammi vedere. Fammi vedere di quello che sei capace. Fammi vedere quel istinto che anche tuo padre possedeva.
Vedremo se riuscirai a fermarmi, Matt Wolfram.
Ma sappi che dietro ogni Fata si nasconde un Demone, un orribile mostro che ognuno di noi nasconde.
Credi troppo nella bontà, ma ti capisco. Sei giovane ed ingenuo.
Ma forse, quando vedrai ogni tua persona amata sotto un cumulo di terra sporca e piangente, davanti ad un epitaffio scritto col sangue, allora capirai.
Capirai che siamo tutti Demoni.
Aspettiamo solo il momento per venire alla luce.
Il mio momento sta per tornare.
Assisti al tuo ultimo tramonto, umanità.


I passi di Sabine erano veloci, frettolosi. L'adrenalina circolava vorticosamente in tutto il suo corpo.
Stava tremando.
"Forse...io devo farlo. Si, questo sarà il mio battesimo di fuoco!" pensò Sabine, tornando immediatamente sui suoi passi, cogliendo impreparato chi la stava seguendo.
Nello stesso momento, Kamili stava attraversando un sentiero irto di fastidiosi sassolini ed alberi rigogliosi: si sentiva tremendamente osservata, non pensava che la presenza di una guardia del corpo fosse così asfissiante. Chissà come avrebbe reagito, se si fosse accorta che la sua scorta giaceva senza vita giusto un cespuglio più in là!
Davanti a Brigitte, immersa in quello spensierato giorno estivo, apparve un ombra del mattino:
dal nulla, saltò fuori un individuo bardato da un impermeabile nero di pelle, che gli arrivava fino alle caviglie. Il calore dell'ambiente non era affatto un suo problema, ma non era amico della grande stella: lo dimostrava il cappuccio coperto da pelliccia sintetica di quel fluido impermeabile, che lo celava dai brillanti raggi del sole che ancora non erano riusciti a baciargli la pelle dall'inizio del mattino.
Indossava dei guanti neri dello stesso materiale, e degli scarponi color del petrolio. Come se non bastasse un passamontagna nero rendeva quella figura davvero raccapricciante.
Sotto l'impermeabile l'individuo sembrava portare una maglia bianca di velluto, assieme a dei jeans neri ed una cintura a forma di aquila. Era come guardare solamente il riflesso sfuocato della malvagità. Quell'essere pareva un aborto della notte, pronto a trascinare il primo malcapitato in un abisso senza vita.
"Chi...chi diavolo sei?!" balbettò Brigitte, cercando risposte dal re della notte di fronte a lei.
Il ragazzo non si degnò nemmeno di risponderle.
La ragazza in preda al panico prese il trasmettitore e si guardò attorno, ma trovo solamente silenzio. Era un sentiero quasi spoglio, giusto con qualche albero e fiumi di cespugli pieni di rovi. Non c'era alcuna tana in cui scappare.
"Allora...che cosa vuoi da me?!" gridò Brigitte, impaurita.
Il ragazzo sbuffò, ed afferrò una piccola catenella, agganciata ai suoi jeans, che terminava con una splendida riproduzione in argento di un falco in pieno volo, che nuota tra le nuvole.
La catenella assunse un aura leggera di un blu anomalo, come nebbia, prima di trasformarsi: il modellino del falco prese vita, e dopo aver emanato un piccolo stridulo grido, cominciò ad espandersi, fino alla grandezza di un palmo di mano. Il gancio nerastro dall'altra parte della catenella divenne un manico fatto di pelle bianca, appartenente ad un arma devastante. Una lunga e possente katana di scuola Soshu, ancora senza lama.
Il resto della catenella, anch'essa largamente sproporzionata rispetto all'inizio, si inserì all'interno del manico della katana, fino a che il falco non si incastrò ad esso, per diventarne il pomolo. La guardia, anch'essa blu cadetto, di semplice forma sferica, sembrava essere l'unica forma di semplicità, in una Risorsa che pareva un opera d'arte.
Il ragazzo aprì la sua mano oscura, agglomerando tutte la nebbia Blu cadetto proprio in quel punto, fino al punto in cui essa divenne tangibile: si ritrovò tra le dita una lama ricurva e nera, da cui si potevano intravedere delle superbe incisioni a forma di piume, schierate per tutta la superficie. La lama si assottigliava leggermente dal basso verso l'alto, terminando con un riflesso di quel Blu cadetto, che rendeva il metallo quasi fosforescente.
In quell'estasi di nebbia colorata, il ragazzo agganciò la lama al manico della katana, prima di impugnarla minacciosamente.
"Rispondimi! Che cosa vuoi?!" disse Brigitte, tentando di spaventare l'avversario.
"Tsk..." sbuffò il ragazzo "Non è ovvio? Voglio ucciderti."

Edited by Poirot's apprentice - 23/10/2013, 21:30
 
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Ammetto che fino a metà non ci stavo più capendo un tubo... Ma quando sono arrivata alla fine, mi si sono chiarite un bel po' di cose... E forse ho anche capito il piano di Matt...
Certo che la Green Soul fa venire i brividi ogni volta che apre bocca...
Complimenti Matteo, bellissimo capitolo ^^
 
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Ah-ah, in effetti ho sfruttato la prima parte, in modo che risultasse molto, ma molto cervellotica! :D Era per dare un tocco di mistero irrisolvibile e anche per approfondire i dettagli sulle nuove reclute.
Beh, si, La Green Soul non può mica essere così...amichevole! ^_^

Grazie mille! :)
 
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282 replies since 31/12/2012, 19:34   3741 views
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