Scusate il ritardo! Suppongo che più o meno tutti siano presi con gli studi!
Comunque wow...sono arrivato al 30° mini-capitolo...ringrazio moltissimo il forum e i lettori!
9.3 Fate o Demoni? Kamili aprì lentamente gli occhi. Non fu di certo il più piacevole dei suoi risvegli, con tutte quelle armi da fuoco puntatele addosso. Era questa la prova di quanto il vero potere fa paura.
La ragazzina emise un verso impaurito, mentre tentò di farsi scudo dalle armi con delle bianchissime lenzuola immacolate:
"Cosa fate?!" sibilò Kamili, spaventata.
"Rimettete le armi a posto!" ordinò Chester, collerico.
I soldati obbedirono all'istante, senza però tralasciare il loro disappunto, dai loro sguardi impassibili ma preoccupati.
"Cos'è successo?!" chiese Kamili, disorientata come se l'avessero lanciata nello spazio senza alcun preavviso.
"Lasciateci soli!" ordinò Loretta ai soldati, che si congedarono sempre più perplessi, fonte di continui borbottii.
Nel contempo, Myriam e Leila giunsero perdifiato davanti a Kamili, osservandola al microscopio, serie e sospettose.
Kamili si mise a sedere, in equilibrio su quella branda d'acciaio, pensava quasi di aver ucciso qualcuno per errore.
"Ragazza, c'è qualcosa che non ci convince nei tuoi poteri. Non sei dotata di una Risorsa, eppure hai creato un pandemonio semplicemente dal nulla." commentò Loretta, con le mani conserte e i suoi occhi ghiacciati che penetravano quelli di Kamili.
"Non è una cosa da tutti, creare terremoti nel bel mezzo di una semplice esercitazione." Chester diventò più umano, tentando di rassicurare quel pulcino tremante e nero, proprio di fronte a lui.
"Non mi sono fatto nulla, non preoccuparti. Ma se la tua crisi avesse avuto luogo tra normali civili...allora si che avremmo avuto dei problemi."
"Mi dispiace...io..." biascicò Kamili, chiudendo gli occhi per celarsi dalla cruda verità.
"Abbiamo bisogno di spiegazioni, Kamili, ora. Quella forza che hai scaturito all'improvviso non era certo umana, e questo non può che farti diventare una possibile...traditrice." ammise Chester, sperando davvero di sbagliarsi "Tutto il plotone è completamente andato in corto circuito quando hanno visto la nebbia verde avvolgere il tuo corpo, pensavamo davvero che tu fossi un Green Blood."
Kamili si mise a piangere, sentendosi quasi un assassina tra le sbarre del suo subconscio:
"No! Non sono un Green Blood, come potrei esserlo?!" disse la ragazza, scongiurando le quattro autorità di fronte a lei di crederle, quasi involontariamente.
Loretta fu scattante. Avvicinò la sua testa a quella della ragazza, guardandola dritta negli occhi. Kamili sentì un vento freddo ed incessante soffiare sul suo viso color cioccolata:
"Mi stai...dicendo la verità, Kamili?" affermò la professoressa, ben determinata.
"Si, non è una bugia." rispose la ragazza, stringendo i denti per il freddo che provava, emanando una soffice nuvola di vapore dalla bocca.
Loretta si voltò verso Chester, scuotendo la testa. Il Generale allora tradusse il messaggio, trasformandolo in voce e parole:
"Non ci sta mentendo, probabilmente non è un mostro. E nemmeno una traditrice a quanto pare." affermò Chester sollevato, facendo un respiro lungo e affannoso.
"L'ha capito soltanto...da..." tentò di domandare Leila, prima di venire interrotta dai rapidi contropiedi verbali di Loretta.
"Si, sono le micro espressioni. Ho dedicato parte della mia vita allo studio della comunicazione non verbale, e dato che sono l'addetta agli interrogatori, un giochetto del genere non dovrebbe essere nient'altro che il mio pane quotidiano." sorrise il Tenente, prima di voltarsi nuovamente verso la sorpresa del giorno.
"Dunque, signorina Kamili, saresti disposta a sottoporti ad un esame del sangue?" le chiese Loretta, cercando di essere più diretta possibile.
"Qualunque cosa pur di convincervi." rispose schietta Kamili, rivelando una forza d'animo impareggiabile.
Leila sentì una vibrazione provenire dalle sue tasche, il suo palmare l'aveva efficacemente avvertita di un messaggio imminente:
"Fai esaminare anche le altre due." pensò Leila leggendo nella sua mente il messaggio "Ma...è di Jane! Ci starà spiando? Perché?" si chiese la madre apprensiva, guardandosi attorno.
Un fruscio fece scattare la donna dalle lunghe ciocche nere. Proveniva dall'alto: un piccolissimo foro aveva fatto trasparire uno spiraglio di luce, perfetto per spiare la convalescente dai poteri fin troppo portentosi.
Leila si fiondò dall'altra parte del tendone, dove Jane sarebbe dovuta riposare come la bella addormentata, e trovò in effetti la ragazzina, intenta a dormire profondamente, perfino russando:
"Smettila di fingere!" esclamò Leila, mostrando un timido sorriso dalle sue labbra rosso bordeaux "Ti sei appena messa a letto, basta osservare le lenzuola per capirlo! Imbrogliona!"
"Si vede così tanto?" domandò Jane, risorgendo dalle lenzuola.
"Perché mi hai mandato quel messaggio?" disse la madre della piccola peste, andando direttamente al sodo "C'è qualcosa che ti sei dimenticata di dirmi?"
Gli occhi di Jane ripiombarono nel pozzo senza fondo della paura. Tuttavia cercò di resistere a quella tentazione, quella tentazione che l'avrebbe fatta piangere ancora una volta. Raccontare la sua assurda storia fu difficile quanto risalire da un profondo burrone, scalando l'impervia roccia masso dopo masso.
Leila abbracciò immediatamente la figlia, dopo quell'impietoso racconto. Jane aveva provato sulla sua pelle come gli incubi, così come i sogni, possono scoppiare all'improvviso nella più concreta realtà. Aveva dovuto sputare quelle parole come sangue.
"Piccola mia...è vero che sono tremendamente arrabbiata con te per essere sgattaiolata qui di nascosto, ma mi dispiace tanto per quello che è successo." le sussurrò all'orecchio la madre, cominciando a sentire, proprio come la figlia, quell'alone mortale che si avverte prima di una catastrofe.
"Mamma, allora mi credi? Non sono pazza vero?" esclamò Jane, rincuorata "Ah, mi dispiace per essere venuta qui di nascosto. Ero curiosa di vedere le tre apprendiste...e a dirla tutta avrei voluto far loro un brutto tiro mancino, me lo merito in fondo."
"Non meriti di morire di paura, piccola scimmietta." rispose teneramente Leila, cercando di sollevare quel pesante macigno che so chiama coscienza "Se tra loro si nasconde un essere orribile lo troveremo. Il dettaglio della maglietta che hai menzionato fa tirare in ballo tutte e tre le ragazze, e stai pur certa che farò di tutto per aiutarti." concluse la madre, mandando un bacio con le ali alla figlia, prima di tornare da Kamili.
In men che non si dica, la donna convinse Il Generale Massimo e il Tenente Generale a non tralasciare ipotesi, non restava altro che chiedere a Brigitte e Sabine di donare un po' di sangue per il bene comune. Le due accettarono di buon grado, anche se incerte sui veri intenti dell'esercito: Sabine continuò a fare la profeta dell'apocalisse, perdendo ogni goccia di coraggio e ritrovando solo la pelle d'oca. Brigitte, impressionabile al sangue, dovette essere soccorsa immediatamente quando non riuscì a restare seduta con le sue forze. Quella giornata era stata una fiera interminabile di imprevisti.
Mentre i test vennero rimandati al giorno dopo, si decise di dormire tutti in quel prato sterminato, nelle tende militari più accessoriate di un coltello svizzero. Giusto il tempo di aspettare gli esiti delle analisi del sangue, aventi la priorità assoluta. Le quattro autorità si ritrovarono nel tendone principale, c'era davvero molto di cui discutere:
"La situazione ci sta sfuggendo di mano, non possono essere tutte semplici coincidenze." affermò il Generale, ringhiando come un cane da guardia "E' tutto così ovvio! E tuttavia non abbiamo la minima idea di quello che sia accaduto."
"Dedicherò ogni mio sforzo alla cattura di questo fantomatico Green Blood." disse con tono fermo e voce alta il Tenente "Generale...per caso ha visto anche lei, quella cosa?"
"Hai fatto bene a ricordarmelo, Tenente Generale." esclamò Chester, colpendosi la zucca con la mano "Me ne ero quasi dimenticato, c'è un dettaglio che vorrei mostrarvi." aggiunse il Generale, mostrando a Leila e Myriam una macchina fotografica digitale, nella quale era state salvate nemmeno una dozzina di foto. Le due mamme sperarono davvero che fosse un fotomontaggio, ma la realtà era lampante, trasparente, acqua cristallina:
"Questa è la schiena di Kamili, è così?" domando Leila, decisamente scossa.
"E'...assolutamente ricolma di cicatrici, anche piuttosto profonde!" commentò Myriam, sconcertata "Non sono molto recenti, ma queste ferite, nel momento in cui se le è procurate, l'avranno portata ad un passo dalla morte. Sono spaventose...sembrano quasi..."
"Frustate?" intuì perfettamente Loretta, la donna perfetta per ridurre al minimo le incomprensioni durante le discussioni più disparate "Ci abbiamo pensato, ma abbiamo escluso questa eventualità, ce l'ha detto qualcuno che non speravamo di sentire..."
"Abbiamo chiamato il numero della famiglia di Kamili. Non esiste." spiegò Chester. "Allora abbiamo pensato all'orfanotrofio di Nati...e li abbiamo scoperto che questa ragazzina è orfana, oltre che una fuggitiva."
"Che cosa?!" esclamarono entrambe le mamme, pensando a quanta tenacia aveva portato la ragazzina a raggiungere Calvas da così lontano, e a vivere in completa solitudine.
"Ci hanno detto che quando l'hanno trovata, esanime davanti all'orfanotrofio, quelle ferite erano già state medicate. Lei però non si è mai ricordata di cosa le è successo." disse Chester, accarezzandosi il pizzetto.
"E c'è un altra cosa." aggiunse Loretta, visibilmente allarmata "Nemmeno le famiglie di Sabine e Brigitte sembrano reperibili telefonicamente."
"Queste ragazzine...sembrano celare un mistero più oscuro dell'altro..." commentò Leila, cercando di frenare quella ascesa impazzita del suo mal di testa lancinante.
La notte era fantastica, soprattutto in prateria. Nemmeno una nuvola mascherava la luna con il suo egocentrismo burrascoso. La mente di Jane era un barattolo pieno di biglie fatte di pensieri, così ricolmo, che nemmeno un sassolino avrebbe trovato un po' di spazio. Quelle biglie la resero completamente assorta. Sdraiata sul quell'erba, soffice come un letto di piume verdastre, Jane osservava le stelle e quel satellite che l'ipnotizzava.
"Altre due lune senza la nonna, ormai." pensava scoraggiata, sospirando.
Di fianco a lei, anche Kamili sembrò particolarmente pensierosa. Con un gioco di squadra elementare, le due erano riuscite ad scappare dal riposo forzato, per uscire, per respirare di nuovo aria pura e naturale.
"Forse sono venuta da lontano solo per soffrire di più." disse Kamili.
"Perché dici così?" rispose Jane, girandosi vero l'altra ragazzina.
"Vedi...io vengo da un posto molto lontano, e sono qui solo perché in realtà, non ho mai avuto un posto dove stare...veramente. Non ho mai conosciuto i miei genitori."
"Mi dispiace davvero...Kamili." rispose Jane, tentando di consolare una potenza della natura racchiusa in carne ed ossa.
"Sono abituata alla mia vita da reietta, questa è la mia vita." sospirò Kamili, cercando conforto nelle stelle che illuminavano i suoi occhi "Volevo solo fare la cosa giusta, tutto qui."
"Quando capiranno che sei venuta qui per fare del bene, ti ammetteranno." rispose la peperina, ammettendo che tutto il suo astio verso le nuove arrivate era solo frutto di pura infantilità "Prima avevo dei dubbi, ma ora è diverso. Starò più tranquilla con persone come te al mio fianco."
Le due tacquero per qualche minuto, accarezzando l'erba che le sorreggeva delicatamente, mentre delle cicale, da alberi lontani, cominciarono ad accompagnare il ritmo di una magica serata.
"Posso confidarti una cosa?" chiese Kamili, imbarazzata.
"Dimmi pure, non mi comporterò come una stupida." assicurò Jane alla ragazza nera.
"Tuo fratello...Matt...lui ecco...come dire..." mugugnò Kamili, senza riuscire ad ingranare una parola correttamente.
"Ti piace mio fratello?!" ululò Jane, senza la minima discrezione, tappandosi la bocca subito dopo. "Stai scherzando spero!"
"Non lo so. Dalla prima volta che l'ho visto, è come scattato uno strano meccanismo in me. Mi sento al sicuro, protetta dalla sua voglia di vivere, dal suo coraggio. E' un po' come se il mio principe azzurro fosse uscito dalle pagine di un libro..." ammise Kamili, non a suo agio "Non nell'aspetto magari, ma nel carattere...forse..."
"Tu sei fuori di testa!" esclamò Jane, ridacchiando "Non posso credere che ti piaccia quello sgorbio dalle occhiaie pronunciate, non posso credere a quello che mi stai dicendo!"
"Ti prego, non dirlo a nessuno. Io stessa devo ancora capire quello che provo." chiese gentile quanto un bimba indifesa, quasi con tono servile, quella gradevole e confusa ragazza.
"Avrò la bocca cucita...e credo che sia meglio così." rispose Jane, disgustata da sentimenti per lei così anomali, incomprensibili "Potrei quasi vomitare..."
Nel frattempo, Brigitte leggeva un libro illuminata da quell'enorme perla luminescente, che splendeva soave nella notte. Anche Leila era una divoratrice notturna di parole, e decise di far compagnia alla candidata dalla pelle olivastra:
"Che cosa stai leggendo?" chiese Leila, sedendosi accanto alla ragazza ispirata.
"Ah...non credo che le interessi." rispose modestamente "E' solo un stupido romanzo rosa. Sono il tipo di ragazza che crede troppo nell'amore, lo ammetto."
"Ed è così sbagliato?" contestò Leila "L'hai detto come se fosse un peccato!"
"Per una ragazza mollata sull'altare, credo che questo sia proprio un miracolo..." sospirò Brigitte, guardando negli occhi la luna.
"Che cosa?! Ma sei giovanissima! Non hai sedici anni?" esclamò Leila, esterrefatta.
"Ma no, lei ha completamente frainteso!" puntualizzò Brigitte "Ma un ragazzo un giorno mi fece una promessa simbolica, mi fece sentire la ragazza più felice al mondo...prima di spezzarmi il cuore."
"E nonostante questo continui a credere nell'amore?" chiese Leila, con fare sognante "Mi ricordi una certa ragazza, quando era giovane, così...innamorata." aggiunse, pensando al posto speciale nel suo cuore, che era rimasto sempre uno solo.
"Lo vede questo anello, composto da rami con gemme floreali? Me l'ha regalato lui, poco prima di lasciarmi. Nonostante tutte le promesse, nonostante tutto quello che abbiamo passato." spiegò Brigitte, trovando conforto nel confidarsi con un altra anima romantica "Da allora, tengo l'anello proprio per ricordarmi, per ricordarmi come il mondo sia crudele. Ma è proprio questo che mi fa andare avanti."
Leila osservò la ragazza in tutto il suo splendore. Era davvero un'ingiustizia lasciare una piccola donna, con gli occhi lucidi e tristi, dall'aspetto quasi regale.
"Infatti...sto aspettando una risposta importante." aggiunse la ragazzina, evadendo dalle catene del passato, e ritrovando quella parte di sé stessa che era capace di sorridere "Ho scritto un libro sull'amore. Racconta un po' la mia storia, e un po' di quello che verrà."
"Ti auguro un grande successo allora." disse Leila, non riuscendo ad restare distaccata davanti alla dolce Brigitte "Se verrà pubblicato, prometto che ne comprerò una copia, ma esigo il tuo autografo!" sdrammatizzò Leila.
"Sarà la mia lettrice preferita!" rise Brigitte, prima di ritornare al cielo, con lo sguardo affascinato dalla galassia.
Chester stava archiviando delle pratiche piuttosto urgenti. Non c'era pace per il baluardo dell'intera regione, neanche a notte fonda. All'improvviso, una ragazzina in pigiama con un cuscino in mano entrò nella stanza, inseguita da due guardie decisamente contrariate.
"Che diamine succede?!" si lamentò il Generale, mezzo addormentato.
"Ci scusi signore!" disse una guardia.
"Questa ragazzina stava cercando di entrare qui a tutti i costi." aggiunse l'altra.
Sabine era tremendamente vergognosa: strinse forte il suo cuscino rosa, cercando di immaginarlo come un tenero orsacchiotto. Chester allora provò ad indovinare:
"Vuoi dormire...qui?! Ma ho ordinato di erigere delle tende solo per voi!" esclamò il Generale.
"Non riesco a dormire!" rispose la ragazza "Io...non mi sento a mio agio...al sicuro."
"Siamo in territorio militare, cosa ti fa pensare che questo luogo non sia sicuro?"
"E'...una sensazione. Mi sento male, piango senza volerlo. Quando avverto il pericolo...è tutto più forte di me, vado nel panico." tentò di giustificarsi Sabine, mentre le guardie dietro di lei cominciarono a sghignazzare.
"Silenzio soldati!" li riproverò il Generale Massimo. "Sabine...qui il posto c'è, ma dovrai sopportare dei via vai continui, per tutte le scartoffie che ho da sistemare...senza parlare del cambio della guardia, e di Loretta che passeggia nel buio..." disse Chester, ripensando all'ultimo suo esempio, rabbrividendo.
"Non mi sentirete, non esisterò nemmeno." affermò convinta la ragazzina.
"Voi due, potete andare. Ci penso io a Sabine." ordinò il Generale, prima di avvicinarsi alla timorosa, pensieroso "Senti ragazzina...ma sei davvero spaventata così tanto dai Green Blood? Perché?"
"Avevo sei anni. Andavo alle elementari. Un giorno, mi accorsi che una mia compagna di classe aveva deciso di scorrazzare per la scuola da sola, durante l'intervallo. Lei...a nascondino era impressionante, la migliore che abbia mai incontrato. Non mi stupì il fatto che non riuscirono a trovarla, per questo decisi di andare a cercarla di soppiatto." spiegò Sabine, prima di mettersi quasi a tremare.
"Girai in lungo e in largo l'intera scuola, cercando di non farmi avvistare da nessuno, fino a che...non raggiunsi il giardino del retro, al tempo era poco frequentato." deglutì prima di rivedere la scena davanti ai suoi occhi "Sentii un rumore dall'alto, e guardai gli alberi sopra di me e lei...la sua testa era..."
"Basta così Sabine." disse Chester, tappandole la bocca con un dito. "Non voglio che tu soffra per la mia curiosità, vai a dormire, è tardi." concluse il Generale, mostrando la sua fidata pistola alla ragazzina come garanzia. L'avrebbe protetta da qualsiasi cosa. Lentamente arrivò l'alba che prese il posto di una notte piena di segreti.
"Eccolo qui." esclamò Chester, dopo aver radunato le tre onorevoli donne al suo cospetto.
Sventolava una busta di un ospedale che si trovava poco lontano dalla loro posizione, e sbadigliando, cominciò ad aprire il suo pacco regalo.
Una rapida occhiata che lasciò tutti senza fiato.
"Nessun agente estraneo, sangue umano al cento per cento, per tutti e tre i campioni." esclamò Chester, lanciando dietro di sé il resoconto sprovvisto di risposte "Dannazione!"
"E' evidente che il Green Blood di turno è riuscito a gabbarci, in un modo o nell'altro." commentò Loretta, molto dispiaciuta.
"Jane non può essersi inventata tutto! Dovevate vederla mentre mi raccontava tutto, mi ha fatto quasi provare quello che ha visto." disse Leila.
"Sei sicura di quel che dici? Forse il mal d'auto può aver..." tentò di razionalizzare il Tenente.
"Credo in mia figlia, più di ogni teoria scientifica o legge della natura, Tenente Generale!" urlò Leila, difendendo a spada tratta la traumatizzata di turno.
"E allora non dovremo far altro che aspettare." concluse Chester "Ho mandato degli uomini a controllare le locazioni che le ragazze ci hanno comunicato. Di persona ovviamente, vista l'evenienza."
"Fantastico! Se una di loro ci ha mentito, lo scopriremo presto!" esclamò Mika, prima di udire un tonfo infrangersi proprio all'ingresso del tendone "Cosa è stato?!"
Leila riuscì a carpire un lamento goffo, dall'eco davvero rumoroso. Una voce così potente e squillante poteva avercela una persona soltanto:
"MATT!" gridò Leila, sfoggiando ira da tutti i pori "Ti sembra il momento di fare questi scherzi?!" strepitò la donna, uscendo dal tendone per sgridare il piccolo discolo.
"No mamma...io..." balbettò il ragazzino.
"Basta fare le spie! Lo so che Jane ti ha mandato qui ad origliare!" tuonò la donna, battendo un piede per terra.
"Ma solo per un pochino!" si difese l'insolente avvocato minuto.
"Le nuove reclute stanno cercando di imparare qualcosa di Calvas, perché non le aiuti? Così ti allontanerai da qui una volta per tutte!" disse la donna, indicando al ragazzino la via del non ritorno.
Matt scioccò le dita, imbronciato. Si era fatto scoprire troppo presto, e Jane gliel'avrebbe fatta pagare, rivelando a Leila una trovata delle sue, conclusa in un guaio cieco agli occhi della madre. Prendendo a calci la sciagurata erbetta sui suoi piedi per la frustrazione, il ragazzo eseguì il suo compito controvoglia:
"Salve ragazze!" esclamò Matt, salutando con la mano le tre reclute, e facendo imbarazzare immediatamente Kamili "Mi hanno detto che volete conoscere qualcosa di Calvas...e mi è venuto in mente un gioco molto antico, tramandato di generazione in generazione, fino ai giorni nostri. Almeno non vi farò annoiare."
"Che bello!" esclamò Kamili, con gioia spropositata, all'orlo della forzatura "Spiegacelo, dai!"
"Perfetto. Il gioco si chiama "Fate o Demoni?", ed è una competizione che ricorre alla logica e all'inventiva dei giocatori. Questo gioco prende spunto dalle varie leggende narrate dai tomi più antichi, che raccontano le incredibili storie di Fate e Demoni, prima della venuta dell'uomo sulla Terra."
"E' così...romantico..." si lasciò scappare Kamili, che subito dopo venne messo sotto i riflettori "Il gioco! Intendevo il gioco!" aggiunse mortificata.
"Stavo dicendo...è tratto dalla leggenda per cui, in antichità, alle origini del mondo, le Fate giunsero sulla Terra subito dopo la Tormenta di Stelle, un evento cosmico realmente accaduto, che secondo gli esperti, accade ogni duemila cento anni. Non si sa molto di queste creature, si suppone fossero degli umanoidi dotati di quattro ali, simili a farfalle."
Le tre ragazze cercarono di immaginare un mondo fatato, senza Green Blood, un armonia celeste.
Matt cercò di usare il tono melodico della sua voce, un po' gracchiante, per abbandonare le reclute nella più buia fantasia:
"Queste creature si dice stabilirono l'equilibrio sulla Terra, preservando il suo splendore per millenni, in attesa della comparsa dell'uomo. Ma nascosti nell'oscurità, e attirati dai sentimenti negativi che ben presto, nel corso della storia, gli uomini avrebbero sprigionato, giunsero i Demoni. Non pensate a mostri disgustosi! I Demoni, per confondersi con le fate, si camuffarono: erano esattamente uguali alle fate, tranne un minuscolo, piccolissimo neo verde menta, nascosto in una qualsiasi parte del corpo."
"Ho capito!" esclamò Sabine, saltellando "Dobbiamo cercare qualcuno che secondo un certo aspetto, sia diverso dagli altri!" esclamò la ragazza gioviale quanto timorosa.
"Esatto!" esclamò Matt, mostrandosi perfettamente compiaciuto, mentre Kamili cominciò quasi a diventare gelosa "Vi faccio un piccolo esempio..." aggiunse il ragazzino dalle occhiaie pronunciate, rivolgendo il suo sguardo a tre giovani soldati che stavano discutendo, non molto lontani da loro.
"Bene...vedete quei soldati? Ditemi...tra tutti noi, tra noi sette, chi è il Demone? Sempre che ce ne sia uno?"
Le ragazze cominciarono a fronteggiare il loro quesito, fino a che Kamili alzò la mano, come una vivace scolaretta:
"Lo so lo so!" esclamò con il suo miglior falsetto "Brigitte...sei tu il Demone!" disse indicando la giovane recluta.
"Io?" rispose indicando se stessa, presa alla sprovvista.
"Si tu! Assieme all'unico uomo tra quei soldati, quello che porta la fede al dito. Tu e lui portate l'anello entrambi alla mano sinistra, mentre noi altri ne siamo sprovvisti." spiegò Kamili, cercando dentro di se una voce più matura e femminile, risultando però una cantante sgolata.
"Perfetto! Hai visto? Hai trovato subito l'intruso e..." Matt si bloccò. Forse origliare quel discorso top-secret non era stata una cattiva idea. Al contrario, un idea geniale. "Devo andare...aspettatemi qui, torno subito!"
Matt corse dal Generale Chester, irrompendo come una bomba nella segretissima discussione che i quattro adulti stavano tenendo:
"Matt! Ancora qui?! Adesso entri direttamente per dire la tua parola?!" lo sgridò prontamente la madre.
"Si, sono venuto di proposito. So come catturare il Green Blood!" disse Matt, col fiatone che lo fece piegare in due dall'affanno.
Leila lo guardò negli occhi, così come Chester. I due leoni fissarono quel cucciolo, oramai con un accenno di criniera in testa, oramai pronto per cavarsela da solo. Non credergli sarebbe stato come negare l'evidenza:
"Cos'hai in mente?" chiese il Generale Massimo, avvicinandosi al ragazzino tutto incuriosito, mordendosi il pollice.
"Il segreto...sono le Fate e i Demoni! Si, proprio quel gioco inventato tanti anni fa." rispose il ragazzino dalla cresta alquanto bizzarra, per nulla diritta, incutendo nei quattro ascoltatori un profondo scetticismo.
"In che senso scusa? Non abbiamo tempo per i giochi, caro Matt. Sii rapido e conciso." gli consigliò Myriam, accompagnando le sue parole con sguardi fiduciosi.
"Beh, per fare questa verifica mi serve anche l'aiuto di Jane. Posso portarla qui?" chiese il ragazzino, non aspettandosi che la ragazzina, sbucando da un apertura dimensionale, gli sbucasse davanti come un fuoco d'artificio:
"Guastafeste! Ero quasi riuscita a trovare l'angolino giusto per origliare i loro discorsi!" esclamò Jane sorridente, ma con palesi intenzioni, decisamente opposte al suo falso aspetto "Spero sia importante..."
"Certo che lo è sciocchina!" la rimproverò Leila, dandole un pizzicotto sulla guancia.
"Il motivo è semplice quanto essenziale. Se davvero una di quelle ragazze non è chi ci dice di essere, allora c'è solo un modo per scoprirlo..."
Mentre Matt spiegò il suo stratagemma alle orecchie sagge di Myriam, Chester, Loretta e Leila, tre soldati, diramati in tre diverse locazioni, stavano assaporando la loro meta, oramai prossima e perfettamente visibile:
"Volpe Bianca a rapporto. Passo."
"Qui Purple Wing, sono quasi arrivato a destinazione, passo."
"E' tutto tranquillo, niente da segnalare da parte di Black Oil, passo."
"Anche qui è tutto tranquillo. Le porte della città sono davanti a me, passo."
"Procediamo come ordinato. Raggiungiamo i rispettivi obiettivi e chiediamo delle ragazze, passo."
"Confine della città avvistato, raggiungo la città, passo."
"Qui Volpe bianca, missione compiuta, passo."
"Qui Black Oil, missione compiuta, passo e...Purple Wing?"
"Ma che?!"
"Purple Wing, riceve il segnale?! Purple Wing, che le prende?! Risponda secondo il protocollo!"
"O mio...mio Dio!"
"Cosa succede?! Purple Wing!"
"Questi...sono rumori di spari!"
"Chiamate rinforzi! Oh, no...NO!"
"Volpe Bianca! Non mi dica che?!"
"........................."
"Qui Purple Wing! Chiamate immediatamente i rinfo..."
"Purple Wing, Volpe Bianca, rispondete!"
"........................."
"Qui soldato Purple Wing...mi...mi dispiace..."
"Una bomba! Quella era il suono di una granata..."
"Comando Generale, abbiamo captato delle interferenze nei vostri segnali, mi descriva la situazione."
"Gli altri due soldati...non rispondono. Sono caduti, signore."
"Black Oil, deve proseguire. Lo faccia per il bene della missione, e per i suoi compagni."
"Signore...Volpe Bianca...era così giovane..."
"Lo so, Maggiore. Ma lui non vorrebbe mai che ti arrendessi proprio adesso."
"Io...lo so, signore. Qui Black Oil, ho raggiunto la città, missione compiuta. P-passo...e chiudo." "Che cosa ti hanno detto?!" chiese sempre più insistente Matt, dopo che il Generale Massimo ricevette una chiamata piuttosto spiacevole.
Chester sembrò quasi indemoniato. Stringendo i denti, guardò Matt quasi come un assassino, spaventandolo come mai prima d'ora. Solo in seguito lanciò un possente pugno alla madre terra, facendola rabbrividire, per tutta la rabbia che aveva scaricato dal suo corpo, in un istante.
"Signore?! Non sarà che..." tentò di esclamare Loretta, conoscendo benissimo quando il Generale Massimo diventava furioso. Il suo tentativo di chetarlo, lo fece infiammare.
"Si invece! Abbiamo perso il segnale di Volpe Bianca e Purple Wing, e dalle registrazioni, sappiamo che quei soldati sono stati vittima di un maledetta imboscata! Sono stato incauto...MALEDIZIONE!"
strepitò Chester non riuscendo a guardare il Tenente, se non con occhi chiusi, stringendo ancora quelle mani, desiderose di esprimere appieno il loro potere.
Anche Loretta non la prese bene, così come il resto della ciurma. Il Tenente rimase con la bocca aperta, coperta dalla sua gelida mano, mentre Leila e Myriam si guardarono l'un l'altra, rattristate, nel tentativo di sollevarsi dal dolore. Matt invece rimase freddo, impassibile, un comportamento che nessuno dei presenti aveva mai scoperto:
"Non è stata colpa sua, Generale." disse Matt, coperto da un vuoto fatto d'ira, con gli occhi celati dal suo ciuffo castano. "E' colpa dei Green Blood, è sempre colpa loro quando accade questo, lei non lo poteva prevedere. La prego, se fa così io...non riuscirò a vendicarli, non cela farei." aggiunse Matt, mostrando i suoi occhioni pieni di lacrime.
"Che cosa stai dicendo?" chiese la madre all' emotivo figlio, con una delicatezza tale che sembrò averlo appena messo alla luce.
"Io...non voglio piangere, non voglio." sospirò il piccolo ragazzino lunatico. "Non posso pensare solo al mio papà, sarei davvero un egoista. No...quelle bestie la devono pagare per ogni singola vita di cui ci hanno privato. Nessuna vita vale più di un altra, tutte sono uniche, non possono portarsele via così!" concluse Matt, non riuscendo a trattenere un lacrimone, che come la prima goccia di pioggia, si tuffò rapidamente nel vuoto, fino a dissetare l'arida terra.
Una bella scossa fece scuotere tutti e quattro gli adulti. Anche loro la pensavano così, ma affermare i segreti del loro cuore con una facilità così spudorata non era da tutti, così come conoscersi nel profondo.
Loretta guardò Matt con uno sguardo da dieci e lode. Mentre Chester sembrò ritrovarsi davanti a un piccolo scherzo della natura, fuori dalla sua portata di comprensione.
"L'avevo sempre detto che questo ragazzino è mostruoso..." pensò Chester, prima di tornare agli affari importanti "Black Oil è arrivato a destinazione, e almeno abbiamo la conferma su una delle tre ragazze."
"Non possiamo basarci sul cinquanta per cento." suggerì Myriam, calandosi perfettamente nella parte della soldatessa.
"Allora il piano di Matt entra di nuovo in ballo..." commentò Leila guardando il suo bambino, nel futuro, uno strampalato Generale dell'esercito. Impossibile anche per lui!
"Non posso credere di essere in procinto di attuare un piano ideato da un marmocchio!" esclamò Chester, mettendosi una mano davanti ad un volto pieno d'emozioni "Eppure, senza nemmeno volerlo, ha creato la prospettiva per il miglior piano possibile, da non credere!" aggiunse il ragazzo, sistemandosi gli occhiali violentemente.
"Beh, magari sono stato un pochino fortunato...in fondo l'idea non è neanche del tutto mia!" ammise il piccolo Matt, accarezzandosi la chioma.
"O forse presto il povero, e vegliardo Generale verrà scalzato da un pivellino!" esclamò Loretta, pizzicando Chester come avrebbe voluto fare da molto tempo.
"Touché...Loretta!" rispose Chester, accettando la sconfitta.
Il mattino dopo, dopo che Sabine e Brigitte eseguirono il loro primo test, dovettero ricevere una pessima notizia:
"Il secondo test è stato rimandato?!" gridò Kamili.
"Ma non è giusto!" si lamentò Brigitte.
"Abbiamo fatto tanta fatica per niente!" si aggiunse Sabine.
"Ho detto rimandato, non annullato!" esclamò il Generale "Verrete scortate dal sottoscritto fino alla Piazza della Piuma d'Oca, poi potrete andare dove vi pare, vi daremo tre giorni liberi. In caso di problemi, avrete un trasmettitore, ed una scorta in incognito apparirà subito in vostro soccorso."
Le ragazze sembrarono davvero poco convinte, ma d'altronde, non si discute davanti al supremo Generale dall'aria heavy metal. Imbronciate e con pensieri contraddittori, salirono tutte e tre nella stessa jeep, assieme a Chester e Loretta. Tutti i membri presenti della Nuova Alleanza si guardarono negli occhi, il momento della verità era vicino, e assaporarne soltanto un barlume faceva davvero impazzire.
Le tre ragazze vennero scaricate quasi come merce scadente nella piazza, congedandole senza lacrime ne sventolii di fazzoletti bianchi. Un cambio di marcia e di situazioni che le ragazze a stento riuscirono ad accettare. Forse si erano svegliate da un bellissimo sogno, oramai perduto.
Le tre grazie si misero in cerchio, pensando alla bizzarra via del ritorno che avrebbero dovuto percorrere, salutarsi in fondo, non sembrava così inutile:
"Siamo arrivate ad una fine temporanea, a quanto sembra." commentò Brigitte, con la nostalgia che già aveva preso il controllo "Non temete, tra qualche giorno ci rivedremo, e diventeremo le migliori."
"Sarà..." rispose Kamili, quella che sicuramente non era riuscita ad incassare quel colpo basso "Ma forse per me, questa era l'unica occasione, e invece dovrò tornare a casa, proprio quello che non avrei mai voluto. Odio il destino."
"Non è il destino, sono i Green Blood." puntualizzò Sabine, cercando una possibile valvola di sfogo nelle sue parole amare "Forse non volevano nemmeno che noi ci incontrassimo, o che diventassimo delle vere combattenti, o forse è stato solo uno scherzo di pessimo gusto..."
"Mi dispiace lasciarvi così...ma io devo tornare al mio villaggio." disse Kamili, cercando di tagliare un discorso che l'avrebbe fatta soffrire "Non amo gli addii, e comunque, per me questo è un arrivederci. Proseguirò per la mia strada, con o senza O.A.G!"
"Lo stesso vale per me." esclamò Brigitte "Sarà il ritorno più sconsolante della mia vita."
Le due ragazze presero due strade diverse, una per un sentiero che l'avrebbe portata più facilmente al villaggio di Nati, mentre l'altra varcò la soglia di Calvas, immergendosi nella piovosa Laganal.
Sabine rimase da sola nella piazza, sconsolata:
"E alla fine...rimango sola anche adesso." commentò Sabine, prima di prendere la strada più rapida per Pervas. Tre strade diverse. Tre ragazze diverse.
Era tutto pronto. Le tre cominciarono ad allontanarsi, camminando per un sentiero che le avrebbe segnate in modo indelebile.
Fate o Demoni? Chi lo sa...
Questo gioco ci fa capire come è fatto ogni essere vivente.
Ma tu...ragazzino, io proprio non ti comprendo.
L'ha capito. Hai capito che c'è lo zampino della Green Soul. Me!
Non ti sei fidato della scienza, non ti sei fidato di nulla. E' stata tutta questione d'istinto.
E allora, prepara la tua avanzata!
Fammi vedere. Fammi vedere di quello che sei capace. Fammi vedere quel istinto che anche tuo padre possedeva.
Vedremo se riuscirai a fermarmi, Matt Wolfram.
Ma sappi che dietro ogni Fata si nasconde un Demone, un orribile mostro che ognuno di noi nasconde.
Credi troppo nella bontà, ma ti capisco. Sei giovane ed ingenuo.
Ma forse, quando vedrai ogni tua persona amata sotto un cumulo di terra sporca e piangente, davanti ad un epitaffio scritto col sangue, allora capirai.
Capirai che siamo tutti Demoni.
Aspettiamo solo il momento per venire alla luce.
Il mio momento sta per tornare.
Assisti al tuo ultimo tramonto, umanità.I passi di Sabine erano veloci, frettolosi. L'adrenalina circolava vorticosamente in tutto il suo corpo.
Stava tremando.
"Forse...io devo farlo. Si, questo sarà il mio battesimo di fuoco!" pensò Sabine, tornando immediatamente sui suoi passi, cogliendo impreparato chi la stava seguendo.
Nello stesso momento, Kamili stava attraversando un sentiero irto di fastidiosi sassolini ed alberi rigogliosi: si sentiva tremendamente osservata, non pensava che la presenza di una guardia del corpo fosse così asfissiante. Chissà come avrebbe reagito, se si fosse accorta che la sua scorta giaceva senza vita giusto un cespuglio più in là!
Davanti a Brigitte, immersa in quello spensierato giorno estivo, apparve un ombra del mattino:
dal nulla, saltò fuori un individuo bardato da un impermeabile nero di pelle, che gli arrivava fino alle caviglie. Il calore dell'ambiente non era affatto un suo problema, ma non era amico della grande stella: lo dimostrava il cappuccio coperto da pelliccia sintetica di quel fluido impermeabile, che lo celava dai brillanti raggi del sole che ancora non erano riusciti a baciargli la pelle dall'inizio del mattino.
Indossava dei guanti neri dello stesso materiale, e degli scarponi color del petrolio. Come se non bastasse un passamontagna nero rendeva quella figura davvero raccapricciante.
Sotto l'impermeabile l'individuo sembrava portare una maglia bianca di velluto, assieme a dei jeans neri ed una cintura a forma di aquila. Era come guardare solamente il riflesso sfuocato della malvagità. Quell'essere pareva un aborto della notte, pronto a trascinare il primo malcapitato in un abisso senza vita.
"Chi...chi diavolo sei?!" balbettò Brigitte, cercando risposte dal re della notte di fronte a lei.
Il ragazzo non si degnò nemmeno di risponderle.
La ragazza in preda al panico prese il trasmettitore e si guardò attorno, ma trovo solamente silenzio. Era un sentiero quasi spoglio, giusto con qualche albero e fiumi di cespugli pieni di rovi. Non c'era alcuna tana in cui scappare.
"Allora...che cosa vuoi da me?!" gridò Brigitte, impaurita.
Il ragazzo sbuffò, ed afferrò una piccola catenella, agganciata ai suoi jeans, che terminava con una splendida riproduzione in argento di un falco in pieno volo, che nuota tra le nuvole.
La catenella assunse un aura leggera di un blu anomalo, come nebbia, prima di trasformarsi: il modellino del falco prese vita, e dopo aver emanato un piccolo stridulo grido, cominciò ad espandersi, fino alla grandezza di un palmo di mano. Il gancio nerastro dall'altra parte della catenella divenne un manico fatto di pelle bianca, appartenente ad un arma devastante. Una lunga e possente katana di scuola Soshu, ancora senza lama.
Il resto della catenella, anch'essa largamente sproporzionata rispetto all'inizio, si inserì all'interno del manico della katana, fino a che il falco non si incastrò ad esso, per diventarne il pomolo. La guardia, anch'essa blu cadetto, di semplice forma sferica, sembrava essere l'unica forma di semplicità, in una Risorsa che pareva un opera d'arte.
Il ragazzo aprì la sua mano oscura, agglomerando tutte la nebbia Blu cadetto proprio in quel punto, fino al punto in cui essa divenne tangibile: si ritrovò tra le dita una lama ricurva e nera, da cui si potevano intravedere delle superbe incisioni a forma di piume, schierate per tutta la superficie. La lama si assottigliava leggermente dal basso verso l'alto, terminando con un riflesso di quel Blu cadetto, che rendeva il metallo quasi fosforescente.
In quell'estasi di nebbia colorata, il ragazzo agganciò la lama al manico della katana, prima di impugnarla minacciosamente.
"Rispondimi! Che cosa vuoi?!" disse Brigitte, tentando di spaventare l'avversario.
"Tsk..." sbuffò il ragazzo "Non è ovvio? Voglio ucciderti."
Edited by Poirot's apprentice - 23/10/2013, 21:30