Scusate il ritardooooo (causa Matematica!) spero che gli sviluppi vi piacciano!
10.3 Leggenda Il Drago non riusciva ad uscire dall’arena che lui stesso aveva designato, relegato da carceri invisibili fatte solo di paura. Leila stava impegnando tutta la sua concentrazione, e ogni qualvolta il Drago tentava di svolazzare fuori da quell’area, la donna evocava la “Collision of Anger”, arrecando non pochi grattacapi ad una belva ancora troppo impacciata per essere definita leggendaria. Anche Miriam riusciva a distrarre sufficientemente il Drago, grazie alla sua straordinaria rapidità e agli aculei silenziosi che poteva far scagliare alla sua Risorsa Multipla. Indubbiamente il primo round sembrava essere stato conquistato.
Nel contempo Enigma si era tuffato in un buffo dejà vu. Era seduto a terra, gambe incrociate. Esattamente nello stesso punto dove il giorno prima aveva passato gran parte del suo tempo in somma meditazione.
Arrivò il momento di mostrare cosa un piccolo maestro di sigilli fosse capace di fare. A fianco a lui, Green Killer teneva stretto un foglio di carta fumante, appena stampata.
«Sortilegi su Internet, questa è buona…posso dire addio ai bei vecchi tempo dove regnavano tomi impolverati e gole rinsecchite.» commentò il cacciatore, quasi divertito dalla situazione.
«Ho finito, tocca a te.» Enigma diede il suo ultimo schizzo ad un sigillo vagamente familiare, esattamente lo stesso che Jess aveva utilizzato per isolare la Foresta Cinerea dal resto del mondo. Lo aveva inciso con le sue unghie affilate nei minimi dettagli, non ci fu nemmeno bisogno di prendere una matita in mano.
«Bene…tocca a me…» rispose un po’ amareggiato Green Killer «Peccato solo che io sia l’unico con qualche incantesimo alle spalle, in grado di poter leggere questa robaccia senza brutte sorprese.»
Il passamontagna parlante cominciò ad enunciare con grande precisione una serie di parole, già udite dai calmi venti di una Pervas quasi deserta.
All’improvviso, davanti al ponte caduto apparve qualcosa. Tornarono le lancette di un tempo indimenticato. Green Killer stava per isolare nuovamente l’area delle foglie e delle ceneri.
Davanti al Drago Green Blood, tre persone, posizionate a poca distanza una dall’altra, erano armate con le loro Risorse, pronte a fare un valzer con la morte. La dama dalle iridi cremisi sembrava impaziente, mentre l’affascinante e minuta compagnia di viaggio stava riscaldando i suoi muscoli scattanti. Un energia nebulosa nerastra circondava il coltellaccio di Chester, ed il teschio finalmente era tornato a sorridere: sapeva che da quel momento in poi non era concessa alcuna limitazione. O tutto o niente.
Dall’alto, in groppa ad un classico elicottero militare, il Tenente faceva da vedetta ai tre cavalieri, fissando il Drago attraverso le sue lenti congelate.
Il Green Blood aveva capito di essere in trappola, e arrestò immediatamente la sua smania di sangue facile. C’erano quattro prede volontarie che non aspettavano altro che farsi uccidere. Con respiro calmo, posò i suoi zamponi a terra, e cominciò a studiare i nemici.
«Nessun uomo è riuscito a stare in compagnia di un Drago per più di cinque secondi.» Miriam voleva fare la guastafeste, ma in fondo cercava solo di restare coi piedi per terra «Cosa ci dice che saremo in grado di compiere l’impresa, acquisendo il titolo di ammazzadraghi?»
«Nulla! Ovviamente questa è una pescata al buio, signorina.» rispose Chester, ridendo «Ma è troppo, troppo allettante…»
«Esatto.» lo appoggiò Leila «Se riuscissimo nell’impresa… pensa alla faccia della Green Soul quando capirà.» solo allora il caschetto corvino realizzò in cosa consisteva il trofeo di quella battaglia impossibile.
«Quando capirà che le cose stanno cambiando una volta per tutte…»
Il Drago volle dare il via alla competizione, esattamente come accade alle Olimpiadi: sono le fiamme che hanno sempre la prima parola. Le lingue di fuoco infinite vennero facilmente lette in anticipo dai tre combattenti a terra, e vennero così private di qualcosa da poter carbonizzare. La bestia alata allora decise di concentrare i suoi sforzi verso l’elicottero che stava sorvolando l’area.
Quando Loretta vide una colonna di fuoco raggiungerla con una fame ardente, sfoderò le sue glaciali abilità: la fiammata, inviata con poca amichevolezza da parte del Drago, si fermò a pochi metri dal bersaglio. Sembrava che il fuoco avesse paura di quella freddissima donna, ma in realtà era l’invisibile bora proveniente dai suoi occhi a congelare istantaneamente ogni lingua di fuoco. L’inerzia composta dalle due forze opposte venne rotta dallo stesso Tenente, che staccando una delle lenti della sua Risorsa, pronunciò:
«Lentille de Glace!» un veloce battito di palpebre, permise a Loretta di generare una lastra di ghiaccio della stessa forma della lente rimossa. Uno scudo di ghiaccio rettangolare dallo spessore e dimensioni crescenti, riuscì perfettamente a bloccare il fiume di fiamme provenienti dalla gola del Drago. Infine, la difesa si trasformò in attacco, nel momento in cui quel pezzo d’iceberg si infranse sul muso della belva, costretta a ripiegare verso un bersaglio più facile.
La bestia alata non ebbe il tempo di tirare un fiammante sospiro di sollievo, poiché due aquile scarlatte e agguerrite incrociarono le loro ali a poca distanza dalla sua imponente stazza. L’onda d’urto silenziosa fu un vero pugno in faccia per l’anomala creatura, che con un gemito raggelante, espresse la scoperta del dolore, pur sopportabile. Una sensazione che cominciò immediatamente a detestare.
«E’ in difficoltà, dobbiamo insistere!» gridò Miriam, annunciando la sua carica al Generale Massimo, che decise d’affiancarla.
L’avanzata dei due rapidi alfieri non fu per niente avventata, valutata la situazione della scacchiera con attenzione. Nonostante ciò, si resero conto che un potere leggendario può spazzare via ogni pezzo senza troppo ritegno: Miriam e Chester era quasi riusciti a raggiungere la belva, quando quest’ultima cominciò a battere le ali con forza, senza ambire al cielo. Dei terribili soffi di vento frenarono l’avanzata dei due, che fecero di tutto per rimanere coi piedi inchiodati a terra, tra folate violente e tempeste di polvere.
«Questo è il Talento che Jess ha utilizzato contro di me!» realizzò Leila, in balia del vento che le scompigliava la lunga chioma «Eppure, perché quest’aria mi sembra così…pesante?»
Tra incessanti nuvoloni sabbiosi, la miccia si accese. Incredibilmente, le folate emanate dal Drago cominciarono ad incendiarsi, generando fiamme danzanti e imprevedibili, dirette come uno stormo di rapaci verso le due prede più vicine.
«Indietro, tornate indietro!» gridò Leila, in quel momento diabolico.
Miriam si inginocchiò, ponendo tutto il peso sulle proprie gambe. La Risorsa Multipla, in quel momento attuò la sua rapida rinascita dalle ceneri di stoffa, divenendo un paio di scarpe da jogging all’ultima moda. Grazie alle sue nuove calzature, la piccola donna riuscì a fare uno salto improvviso che le permise di evitare l’abbraccio del fuoco. Chester non fu altrettanto fortunato.
Il Generale Massimo venne investito in pieno dall’aria rovente, che lo scaraventò lontano dal cospetto della creatura. Nonostante due lingue di fuoco, appostate sulle sue spalle come parassiti, stessero tentando di lacerargli la carne, il Generale si alzò da terra sopportando il supplizio. Cercò di allontanarsi per non essere preso nuovamente di mira, e si accasciò giusto qualche metro più avanti, per poi rotolarsi tra la morbida terra che stava calpestando.
Mentre Leila si precipitò da Chester –la quale non ci pensò due volte prima d’inondare il malcapitato con cumuli di terriccio- pur di riuscire nel suo intento disperato. Scavando senza pala, immergendo le unghie nella terra come solo una talpa sapeva fare, la donna riuscì a spegnere in pochi secondi la sofferenza del compagno.
Nel contempo, Miriam era ancora sotto attacco.
Aveva come inseguitori venti turbati quanto ardenti, perciò fu costretta a dare sfoggio a tutto il suo repertorio. Ecco che l’arte atletica venne alla luce: compiendo prima una rotolata in corsa, poi un salto dall’altezza disumana, che venne decorato con qualche avvitamento, riuscì ad evitare le fiamme anche a mezz’aria. Un atterraggio perfetto le impedì di finire dritta nella fornace dove il Drago avrebbe voluto spedirla senza troppo ritegno.
Nessuno avrebbe applaudito né giudicato il suo gesto atletico. Chester era ancora a terra proprio davanti a Leila, e non si muoveva.
Ignorando le roventi attenzioni del Drago, Leila e Miriam accolsero con la loro preoccupata presenza un Chester dall’aria malconcia. La sua uniforme era rimasta bruciacchiata, la pelle del viso aveva acquisito una leggera sfumatura nerastra, e i suoi occhiali erano stranamente opachi. Fortunatamente la sua Risorsa aveva impedito al suo corpo di sviluppare ustioni molto serie, tuttavia sopportare le fiamme divora carni senza emanare una voce non era un impresa da tutti.
«Forse il dolore gli ha provocato uno shock, ma non è in pericolo di vita.» affermò Leila, fiera delle sue conoscenze.
«Piano…hai così tanta voglia di farmi l’autopsia?» con una voce strozzata, smorzata da denti che ancora si stringevano in un bianco abbraccio, Chester volle mettere in chiaro che ci voleva ben altro per eliminarlo.
«E tu la prossima volta cerca di spegnerti da solo!» replicò Leila, con un sorrisetto vivace.
«Il Drago non aspetterà che mi riprenda del tutto, andate a sistemarlo, tra qualche minuto mi unisco alla mattanza.»
«Sicuro di stare bene? Sembri cotto a puntino, pronto per essere servito a tavola.» il tocco acidulo di Miriam non si fece attendere.
«Grazie…davvero.» replicò il Generale, alzandosi rapidamente e togliendosi la polvere di dosso «Non mi allontanerò dal campo di battaglia, prendetela come una ritirata strategica.»
Il Drago continuava a sbuffare, un toro inferocito davanti ai combattenti dai drappi rossi. Sembrava quasi che stesse sorridendo, dietro quelle fauci che ambivano solo un rosso. Quello vitale.
I giovani membri della Nuova Alleanza si erano adunati nel palazzo più alto di Pervas, per tentare di osservare come la battaglia stava procedendo senza il loro aiuto. Sfortunatamente per loro un misero quarto piano era il meglio di cui potevano disporre, a malapena si intravedevano le ali di quella minaccia plasmata come un Drago.
Matt stava appoggiando le sue apprensive mani su una balconata di pietra, quasi tremanti. Cercava di proiettare i suoi occhi nocciola verso l’orizzonte, verso un luogo lontano ma vicino, dove in gioco c’erano futuri davvero essenziali. Le sue preoccupazioni però, non fecero che aumentare, quando la sorella lo sorprese mostrando una risatina infantile. Era un brutto segno.
«Si…?»
«Wesley me l’ha detto.»
«Detto cosa?» deglutì due volte, le mani tra i capelli.
«Andiamo, smettila di fare il misterioso. Perché non rivelare una cosa così…divertente?»
«Maledetta!» pensò tra sé e sé «Le sarà bastato qualche sguardo languido per farlo abbindolare, ecco due esempi di persone a cui non si rivelano i segreti!»
«Riguarda per caso la sferzata esplosiva che ho utilizzato davanti a…»
«Ma quale sferzata!» replicò Jane, ansiosa di vuotare il sacco «E’ tutta una farsa! Hai semplicemente mimato i colpi di spada, celando il fatto che dalla punta della tua spada, hai lanciato qualcosa, non è vero?»
«Accidenti a te Wesley, comprendo questo mondo fin troppo, per i miei gusti!» rifletté Matt, che completamente smascherato, svelò il suo diabolico trucco «Quell’esplosione non è farina del mio sacco, va bene! Ma di certo non potevo scagliarlo così avventatamente!»
«Scagliare cosa?»
«Ho scoperto da poco che la mia Risorsa può generare un liquido molto simile alla nitroglicerina.» agli occhi spalancati di Jane, Matt sentì il dovere di spiegarsi meglio «Mamma ha detto che la composizione è molto simile a quella sostanza, che esplode se esposta al sole o se agitata. Nel mio caso io posso decidere di far esplodere il liquido come e quando voglio.»
«Sei proprio un furfante! Volevi far credere a tutti che fosse stato merito della tua forza! Sarà uno scoop perfetto per la Nuova Alleanza!» ridacchiò senza alcun ritegno «Mi immagino il titolo in prima pagina: Matt, il dinamitardo!»
La ragazzina lasciò il ragazzino da solo, con tutto il suo disappunto. Ma a lui questo non importava. La sua Risorsa l’aveva premiato con un potere immenso, la sua riconoscenza era infinita.
Tirò fuori la penna, che splendente, volteggiò davanti al suo naso giusto prima di pasticciarglielo.
«Ci rimettiamo a fare i dispetti?» sorrise il ragazzino, mentre la penna, puntata verso il suo Nord, sembrava volergli dire qualcosa, qualcosa di spaventoso.
«Ma che…che cos’è quella cupola grigiastra che circonda il campo di battaglia?!» La sua memoria a breve termine collegò i cavi giusti, e la conclusione lo fece rabbrividire «Devo assolutamente avvisarli del pericolo!»
«Maledizione! Possibile che in piena città non ci sia segnale?» Matt picchiettava furiosamente il touch screen del suo modernissimo apparecchio, ma il segnale sembrava essere troppo timido per uscire allo scoperto. Non restava altro che portare la lettera in persona.
«Ma…dove diavolo stai andando?!» strepitò la sorellina adorata, vedendo un fulmine vestito di rosso sfrecciare verso le strade deserte di Pervas.
«Te lo spiego quando torno!» rispose rapido e conciso.
«Che razza di idiota!» commentò Jane, che decise di inseguire il sangue del suo sangue, spadone alla mano «Ma si! Andiamo a farci arrostire da un Drago sputa fuoco! Non avevo altro da fare!»
Il sortilegio che Green Killer stava recitando con cura, articolando ogni sillaba con estrema precisione, era quasi al completo. Nessuno si accorse che un piccoletto incappucciato, armato di una penna e tanto coraggio, stava avanzando ad una velocità troppo sostenuta per potersi fermare. Una locomotiva senza alcuna stazione, che non si accennò a frenare nemmeno quando Green Killer ripeté le stesse fatidiche e ultime parole di Jess.
Con la coda dell’occhio Green Killer avvertì la presenza di Matt, ma qualcosa, dentro di lui, gli disse di non fermare la sua avanzata. Forse un eccesso di fiducia? Oramai la decisione era stata presa.
Matt dribblò sia il cacciatore che l’esperto di sigilli con una facilità davvero aberrante. Ancora una volta, avvalendosi della sua Risorsa alata, riuscì a superare il confine pochi secondi prima che un vortice di vetro trasparente sigillasse tutta l’area. Una pioggia di pezzetti di vetro si unificarono alle spalle del ragazzino, con lo sconcerto di Enigma e Jane, la quale si infranse rovinosamente contro la barriera appena generata.
Entrambi vollero spiegazioni e in fretta:
«Ma che…che cosa è successo?» disse Jane, decisamente frastornata dopo la capocciata subita. Green Killer fece finta di nulla, simulando perfino di non conoscere il fuggitivo di fronte a lui.
«Matt…che razza di idiota.» commentò Enigma, riconoscendo la sua Risorsa alata «Abbiamo manie di protagonismo?»
«Scusatemi, scusatemi tanto.» il ragazzino si tolse il cappuccio e si girò rapidamente, scuotendo la sua chioma ribelle. Il suo sorrisetto innocente splendeva sul suo viso. «Avrei cercato di fermarvi, se il sortilegio non fosse già stato compiuto. O se ci fosse stato segnale!»
«Ragazzino!» Green Killer odiava l’irresponsabilità, e una finta dimostrazione era quel che ci voleva per distogliere i suoi veri pensieri «Ti rendi conto che abbiamo sigillato tutta l’area boschiva che confina con Pervas? Ti rendi conto che non puoi tornare indietro?»
«Non ho sorpassato il vostro posto di blocco senza un motivo. Non me ne starò fermo qui solo perché sarei al sicuro. Le persone che ci stanno difendendo in questo momento devono essere allertate!» rispose Matt, facendo una corsetta sul posto, evidenziando la sua impazienza.
«Ha ragione, non c’è campo.» concluse Green Killer, alzando al cielo il suo cellulare, «E’ una coincidenza sospetta. Se ti stiamo rubando del tempo, non esitare a correre verso di loro.» la decisione del cacciatore non fu condivisa da Enigma e dalla sorella, ma d’altronde c’era ben poco da fare. Era Matt quello che aveva lo scettro del potere in quel momento.
Il ragazzino sorrise, sembrava che le idee di Green Killer e le sue si fossero intese perfettamente. Matt non avrebbe deluso quella fiducia, non se lo sarebbe mai perdonato.
«Stiamo vincendo! Cioè, stiamo vincendo, non è vero?» domandò Miriam alla sua amica di sempre, dopo l’ennesimo colpo incassato dal Drago, che proprio non riusciva ad acciuffare due prede davvero troppo prelibate.
«Non possiamo farci troppe domande, finché riusciremo a percuotere questa bestia, dobbiamo approfittare di ogni piccolo spiraglio che ci offre.» rispose concisa la collega, scagliando a più non posso i suoi dardi verso un Drago apparentemente domato. Qualcosa però, aleggiava sulle loro teste, come un aura di morte che aspetta soltanto di sporcare la sua falce di sangue.
Ad ogni passo, Matt era sempre più vicino, ma oramai le fosse erano già state scavate, mancava solo una leggera spintarella verso il sottosuolo per completare l’opera silenziosa del Drago. Finalmente, Loretta si accorse di un dettaglio insolito:
«Quella bestia sta incassando colpo su colpo…ma perché non reagisce sputando fuoco? E’ la sua arma migliore!» pensierosa, si mise la mano sul mento, frugando nel disordinato guazzabuglio della sua testa. Venne preceduta dall’ultimo fiato di un ragazzino quasi senza voce.
«State attenti! Farà saltare tutto in aria!»
«Oh, no…e se questa leggera polvere fosse…polvere nera?» realizzò Loretta, seguendo il ragionamento calzante del suo pupillo. Ben presto, si rese conto che anche l’aria attorno all’elicottero sembrava essere invasa da minuscole particelle nerastre. Esattamente come l’arena da battaglia dove Leila e Miriam si stavano abilmente destreggiando.
Mentre Miriam rimase sconcertata, Leila osservò la gola del Drago, che cominciò ad illuminarsi da candela, fino ad una torcia fiammante. L’ordigno suicida era pronto per essere innescato, e i quattro pilastri di Pervas, assieme al messaggero della sventura, mostrarono le spalle ad un pericolo davvero troppo grande.
Fu il Big Bang. L’elicottero ricevette uno scossone equivalente ad un vento tempestoso, che costrinse Loretta ad aggrapparsi saldamente a qualsiasi appiglio, per non cadere direttamente all’inferno. I quattro paladini rimasti a terra dovettero lanciarsi a terra, mentre il fuoco scoppiettava per tutta l’arena polverosa. L’orchestra fiammante stava facendo udire i suoi fortissimi tamburi, creando una cortina fumogena che celò il destino del Drago kamikaze.
«State tutti bene?» chiese Leila, scampata come gli altri ad una strage pirotecnica.
«Ha silenziosamente emesso dal naso la polvere esplosiva per farci saltare in aria…sicuramente è una bestia intelligente.» commentò Miriam, che cercò di togliersi tutta la terra che l’aveva amorevolmente coperta d’attenzione.
«Tipico di Jess, la maestria di qualsiasi cosa abbia a che fare con il calore ed il fuoco.» commentò la donna dalle iridi cremisi.
D’istinto, i quattro guardarono verso l’alto alla ricerca della macchina volante, unico sostegno di una Loretta altrimenti perduta nel vuoto.
Quello che videro fu l’elicottero che girando su se stesso precipitò proprio davanti ai loro occhi, tant’è che dovettero nuovamente disperdersi come un gregge disperato. L’ammasso di ferraglia si schiantò al suolo, e quando l’elica sfiorò il terreno si disintegrò in una moltitudine di schegge in preda alla follia.
Subito dopo lo schianto, Chester si precipitò verso quell’accozzaglia d’acciaio in cerca del pilota e del suo Tenente prediletto. Una ricerca che sperava di non portare a termine.
«Non ci sono…qui dentro non ci sono.» tirò un grosso sospiro di sollievo, e uscendo rapidamente dalla gabbia arrugginita, notò dei penetranti graffi incisi sopra il rivestimento esterno del velivolo.
«Il Drago ha approfittato del fumo per volare verso la nostra direzione, per porteci abbattere con qualche zampata diretta nel posto giusto al momento giusto. Prima di cadere ho congelato le sue ali, per impedirgli di scappare.» Loretta gli illuminò le idee, e anche l’animo, sbucando alle sue spalle come se nulla fosse.
«Loretta! Ehm, volevo dire…Tenente Generale! Sono felice che se la sia cavata egregiamente!» esclamò Chester, accennando solamente un abbraccio che non sarebbe stato molto professionale.
«Beh, sia io che il pilota, che ora si sta dirigendo al sicuro, dobbiamo ringraziare una certa Risorsa…» la donna tirò fuori lo stocco di Matt, che l’aveva raggiunta in cielo offrendole un appiglio scomodo, ma vitale. I due soldati avevano stretto le bende attaccate al manico della Risorsa con tutta la loro forza, pur di non precipitare al suolo ingloriosamente.
Vedendo che il suo intervento aveva salvato delle vite, Matt si sentì leggero come una piuma. Gli sembrò di udire la voce di Jess che pian piano, come un eco lontano, stava svanendo dalla sua percezione.
«Inutile…forse. Se salvare anche solo una vita consisterà nel diventare un pessimo guerriero, allora sono pronto a pagarne il prezzo…proprio come dicevi tu…papà.» pensò commosso, e con una fiducia ritrovata. Ricevette gli elogi dei più grandi, strapazzato come un cucciolo da tutti, tranne che dal Generale, che sembrava distratto.
Il Drago era ricomparso fiero sul campo di battaglia, e sembrava soddisfatto di aver distrutto il velivolo che tanto l’opprimeva; le sue ali si erano quasi del tutto scongelate, mancava poco al suo prossimo volo. Chester lo fissò con un volto neutrale, i suoi occhi erano profondamente diversi dal solito, profondi come la notte.
Iridi, pupille e tutto il resto. C’era solo nera oscurità. La reazione di Matt fu alquanto prevedibile:
«Aiuto! Il Generale è posseduto!» gridò il ragazzino, quasi in cerca di un esorcista improvvisato.
«State tranquilli, è tutto sotto controllo.» lo rassicurò Loretta, con un serena e ottimista «Credo che il Generale sia pronto per il suo concerto!»
Il Tenente Generale immerse la sua mano destra nella tasca interna della sua elegante giacca militare, e tirò fuori un oggetto che nessuno si sarebbe mai aspettato: un lettore MP3, inserito e collegato ad una piccola cassa sonora biancastra, di forma rettangolare.
Chester lasciò cadere a terra la sua Risorsa, in modo che la lama puntasse verso l’alto, e che il pomolo plasmato come un teschio non restasse capovolto in alcun modo. In pochi secondi, i lumi rossi negli occhi del mucchietto d’ossa sogghignarono, ed improvvisamente, dalla terra emersero delle braccia scheletrite, proprio accanto al teschio.
Uno scheletro nerissimo, munito delle sue duecentosei ossa fu il risultato della riesumazione finale, con la Risorsa di Chester nella veste del volto senza pelle, apice di una creatura terrificante.
«Ditemi che è incubo! Uno scheletro?!» la tremarella di Matt era talmente evidente, che perfino un cieco si sarebbe accorto del suo insensato timore.
La Risorsa con una nuova fattezza fece una risata quasi satanica, voltandosi di scatto verso Matt solo con l’intento d’impaurirlo. Missione compiuta!
Il ragazzino saltò quasi in braccio alla madre, che non apprezzò il gesto del suo figlio più fifone. Successivamente, lo scheletro emanò una nebbia sinistra nerastra dalle sue ossute falangi, fino a che una chitarra fatta di ossa biancastre non apparve nelle sue mani.
Il Generale fece un cenno con le dita, mostrando solamente il pollice, e Loretta fece partire immediatamente la prima traccia. Nonostante la dimensione della cassa stereo, il volume era semplicemente assordante. La famiglia Wolfram e Miriam parvero disorientati e frastornati dalle chitarre pesanti e dal ritmo frenetico della batteria. Ed era solo un silenzioso preludio.
Lo scheletro compì il primo, grezzo accordo di una chitarra pesantissima. Chester, gridando in stile growl, emanò la sua vendetta:
«Black…METAL!» pronunciato quell’ordine, la Risorsa cominciò a suonare ogni accordo col massimo della precisione, e ad ogni nota, una nebbia nerastra avvolgeva Chester in un abbraccio tenebroso.
Il Drago non stette a guardare. Come ferito nell’orgoglio, afferrò un albero fragile e lo scagliò con violenza, per far terminare in anticipo lo spettacolo. Fu allora che il Generale decise di scatenarsi: nessuno riuscì a vedere lo scatto fulmineo che introdusse la folle corsa di Chester, la quale terminò alle spalle del Drago. Durante il rapido percorso, il tronco che tentò di bloccare il Generale venne fatto in mille pezzettini, tagliati con precisione.
«Crescent… METAL!» gridò con la stessa tonalità di prima, e le mani stranamente sporche di sangue. Un attimo dopo, le ali della belva si squarciarono come carta bruciata, e il dolore coprì ogni musica.
«Forse ha esagerato, meglio concluderla qui.» affermò decisa Loretta, che fece interrompere immediatamente il brano da metallaro che avevo coinvolto il campo di battaglia. Allo stop della musica, la Risorsa tornò istantaneamente un mucchio confuso di ossa inanimate, che scomparvero tutte eccetto il teschio. Chester sembrò tornare un autentico essere umano.
«Come è andata?» chiese, con la gola molto secca.
«Non si ricorda cosa ha fatto?» chiese Matt, indicando al Generale il Drago Green Blood, che si era sdraiato a terra sconfitto, come una tartaruga con la pancia all’insù.
«E’ una tecnica rischiosa, in cui la mia mente è talmente infusa di energia da lasciar perdere tutto il resto. La maggior parte delle volte, memoria compresa.» tossì leggermente, l’ultimo urlo aveva reso arido il suo palato «Ed è imbarazzante perché gli ordini li devo urlare a quel modo! E per giunta, se non sono intonato la mia Risorsa se la prende!»
L’intero gruppo si avvicinò alla leggendaria figura privata della sua libertà nel cielo.
«Allora…è finita?» chiese Miriam, perplessa.
«Le ferite che riesco a provocare a mani nude hanno effetti lievemente corrosivi sui tessuti, fatte appositamente per donare un “Ouch!” ad ogni occasione.» sorrise, orgoglioso di sé «Mentre si crogiolerà per la sofferenza, Loretta lo congelerà, in modo da poterlo trasportare da un mago esperto. La Sintesi Arcana verrà spezz…»
Non riuscì a concludere onorevolmente la sua arringa. Qualcosa fece compiere ben più di un passo indietro ai cinque combattenti:
«Le scaglie… no, non è possibile!» Chester non si era mai sentito così impotente in tutta la sua vita.
Era l’effetto di un camaleonte troppo cresciuto. Ogni scaglia acquistò una nuova lucentezza, e si colorò d’argento. Le corna cominciarono a scaldarsi, fino a che un flusso elettrico circolare non cominciò a roteare attorno a quelle armi di distruzione. Un ulteriore mutazione poteva significare una cosa sola.
«La loro Sintesi si sta intensificando, Jess sta tirando fuori la vera essenza del Drago Quarantasette! Il suo autentico potere!» Matt non poté non spaventarsi, sentendo pronunciare quelle parole da una Loretta intimorita quando lui.
«Non abbiamo fatto in tempo…non ci credo!» ringhiò il suo superiore.
«Che significa tutto ciò?!» domandò lo sfortunato ragazzino dalle occhiaie esagerate.
«Significa che più Drago e Green Blood si amalgamano in una cosa sola, più il risultato diventa manipolabile dall’essenza dominante. Ecco il motivo per cui non ha ucciso il cucciolo. Se la Green Soul avesse compiuto la Sintesi Arcana utilizzando la madre del cucciolo, sicuramente il Drago si sarebbe ribellato, rendendogli la vita difficile. Ma cosa può fare un cucciolo appena venuto al mondo?» strinse i pugni, sottolineando quanta malignità ci fosse dietro la creazione della creatura a cui aveva spezzato le ali «In questo momento la nostra amica farà di tutto per prosciugare ogni goccia di potere a sua disposizione!»
Tornando sulle sue zampe, il Drago, oramai coperto da un manto argentato, emanò il suo grido di battaglia.
«Dobbiamo fermarlo!» grido il Generale, che diede l’input giusto a Leila e Miriam.
Aquile e aculei viaggiarono verso il loro obiettivo, ma il Drago sembrò non volersi nemmeno spostare; in poco tempo, le sagge motivazioni della belva fecero accapponare la pelle alle due coraggiose attaccanti.
Nemmeno una punta e nemmeno un becco riuscirono a sfiorale una singola scaglia, a causa di un invisibile campo elettrificato che circondava la creatura leggendaria. Prima ancora del contatto ogni proiettile venne investito da una violenta scarica improvvisa.
Toccò al Drago tentare il suo touché, e bastò un solo respiro polveroso che investì tutta l’area di fronte a lui, un epidemia che avrebbe condannato chiunque l’avesse contratta.
«Polvere?! Non sarà esplosiva?!» gridò Matt, allontanandosi dalle fiatate ignote.
Leila e Miriam, che si erano avvicinate avventatamente, venne investite dalla polvere accecante. L’istante dopo, una scossa proveniente dal nulla le fece cadere quasi carbonizzate, entrambe esanimi. Su di loro si erano avventate le energie di un temporale, in un colpo solo.
«Mamma! Miriam!» gridò Matt, sconcertato.
«Polvere d’argento!» pensò Loretta, preoccupata «Il metallo che di per sé è il migliore conduttore esistente in natura. Proprio come la leggenda di sessanta anni fa, il Drago Quarantasette...è tornato tra noi.»
Dite le vostre preghiere, umani.
E’ davvero la mia opera migliore, forse insuperabile.
Questo Drago non può essere abbattuto, una leggenda, la vostra leggenda, non può essere sconfitta.
E’ immortale, nelle sue fattezze e nelle storie che voi umani narrate per secoli.
Finirete in pasto ai fulmini saettanti. Una scossa che farà capire a tutto il mondo che l’unico impero di questo mondo…sono io!Edited by Poirot's wolf - 24/8/2014, 14:38