| 10.4 Verdi Lacrime
«Che diamine…» Green Killer fremette sotto i baffi, ignorando completamente una Jane furibonda. Aveva elaborato una bella messa in scena, strepitando a più non posso per convincere il cacciatore ed Enigma ad aprire il sigillo, e quindi il passaggio. Nessuno dei due la degnò di uno sguardo particolarmente interessato. «L’hai avvertito anche tu?» un Peter ristorato apparve ai tre giovani, con degli occhialoni dai riflessi arancioni, che celavano quasi la sua espressione «Sono sensazioni che solo qualcuno in grado di comprendere gli oscuri pensieri della magia riesce a codificare.» «Non mi piace…non mi piace per niente, è una percezione effimera. Oltretutto sembra che tutti gli apparecchi elettronici siano come impazziti.» rispose Green Killer, non sembrando molto grato alle sue antenne. «Sta accadendo qualcosa di brutto…sta nascendo qualcosa di tremendo. Nemmeno il sigillo potrebbe essere sufficiente.» concluse l’aspirante mago, guardando al di là di una foresta decimata da una furia fiammeggiante.
«Maledizione! Non sarà più in grado di volare, ma se riesce ad essere così… inarrestabile, anche le montagne non sarebbero un ostacolo per lui!» imprecò Chester, prima di lanciarsi a terra, inseguito da saette provenienti dalle corna elettrizzate del nuovo Drago. Matt avrebbe voluto intervenire, ma Loretta si pose tra il piccolo e il gigante, scuotendo la testa. Leila e Miriam rischiavano grosso, e bisognava gestire il Drago affinché avvicinarsi alle due vittime fosse stato per lo meno difficile. Erano troppo facili da uccidere. L’unica persona in grado di gestire un infervorata tempesta non poteva che essere il Generale Massimo. A pupillo e professoressa toccavano le manovre di salvataggio. «Prenderò del tempo! Portate in salvo quelle due!» ordinò Chester, rivolgendosi al suo scarno plotone «Ora…assaggia un po’ d’acciaio….» Il coltellaccio di Chester s’illuminò d’oscurità, prima di essere scagliato come l’ultimo giavellotto del gladiatore, l’unica appuntita speranza. Nonostante la potenza distruttrice che la Risorsa del Generale era in grado di sviluppare in qualche secondo, poco prima di attentare alle squame argentate del Drago, essa si bloccò, inerme. Manovrata da saettanti fili, che sembravano racchiudere il cuore di Drago in uno scrigno indistruttibile, la Risorsa dal ridente teschio invertì la direzione e venne spedita al mittente con tanto di fulminei interessi. Fortunatamente al Drago mancò la vista del cacciatore, e la Risorsa si conficcò penetrante nel tronco di un albero sfortunato, invece che nelle costole di un combattente spiazzato. «E’ inutile…» sospirò Chester, sentendo la sua forza abbandonarlo come un anima furtiva. Il Drago tentò di scoraggiare ulteriormente il condottiero dell’essere umano, scaricando una tempesta di fulmini subito dopo aver fatto compiere alle sue corna una ritmica oscillazione. Nulla sembrò interrompere quel dirompente flusso assassino, almeno fino a quando Loretta non ripeté nuovamente il nome della sua gelida tecnica, “Lentille de Glace”. Due fiumi composti di diversi elementi si scontrarono, e grazie a tutta la sua esperienza e forza d’animo, il Tenente Generale riuscì a tener testa al temporale, impedendogli di raggiungere Chester. Il Drago non gradi che qualcosa o qualcuno non si inchinasse istantaneamente al suo smisurato potere. La belva assunse un colore biancastro sempre più sfavillante ed intensificò il flusso elettrico. Loretta fece lo stesso, causando solamente una devastazione glaciale quanto saettante, che infierì sul terreno a metà strada dai due contendenti. La luce che investì il campo di battaglia era qualcosa di talmente brillante, che definirla accecante sarebbe stato come chiamare il sole un inutile sfera giallastra. In quel chiarore che persino quella sfera giallastra invidiava, accadde qualcosa: Loretta dovette arrestare la sua morsa glaciale, poiché qualcosa le stava stringendo la vita, con una potenza muscolare che le impediva persino di respirare. Il Drago la stringeva tra le sue zampe, ridacchiando. «Non è solo…un Drago che manipola ogni sorta di elettricità…lui è elettricità…» pensò Loretta, stringendo i denti, a tu per tu con un essere spietato. «Si è trasformato in un flusso di corrente così rapidamente da raggiungere Loretta in qualche attimo, per coglierla di sorpresa!» esclamò Matt, cercando di indurre Chester ad un intervento disperato. Le zampe stringevano sempre di più, e le non più giovani ossa appartenenti ad un intrepido Tenente, non avrebbero retto la pressione per sempre. A breve sarebbe rimasto ben poco di lei. Matt e il Generale Massimo misero da parte l’istinto di sopravvivenza, e si tuffarono verso un salvataggio nel mare in burrasca. Il salvagente era uno solo, e c’era un solo tentativo, poiché una saettante corrente avrebbe spinto la vita di Loretta troppo lontano per poterla salvare. Inaspettatamente, gli orrendi occhi gialli della bestia alata vennero sigillati per qualche secondo, grazie ad uno strano liquido brillante ed armonioso. Il Drago cieco, temendo di perdere il suo succulento ostaggio, decise di rescindere il contratto dalla sua malconcia cliente, senza dare il tempo a Chester di avvicinarsi. Una orrenda quando rapida scarica venne inflitta al Tenente, prima che il suo corpo venne gettato come un rifiuto umano tra le braccia di un Generale sconvolto. «Adesso! Esplodi!» gridò Matt, sapendo di aver centrato il suo bersaglio. Alle spalle di un angelo custode forse fin troppo tardivo, un esplosione investì il Drago Green Blood e tutto ciò che lo circondava. «Il suo cuore…batte ancora?» si chiese Chester, tentando di sentire il polso del suo sottoposto preferito. Furono attimi palpitanti, bastava un battito, uno solo. Ma sembrava non arrivare mai. Chester strinse la mano di Loretta, era tutto ciò che gli restava da fare. «Loretta…se te ne vai così io…» il cuore di quell’incosciente donna sembrò udire la minaccia, che proveniva dal cuore di un altro, di un amico, forse di un figlio. Ricominciò a ticchettare con gioia, ma facendo tuffare Loretta in un lungo sonno. Il Generale Massimo si voltò verso il Drago. A fianco a lui, un Matt sempre più confuso osservò il risultato della deflagrazione: un inutile scoppio, che aveva solo creato polvere attorno all’immortalità. «A questo punto…non so davvero più cosa inventarmi.» sbuffò il ragazzino, ripensando a quale assurdo impulso l’aveva spinto a varcare il sigillo protettivo per ben due volte. «Te la senti?» disse il Generale, fissando la creatura che quasi si beffava delle due formiche rimaste ancora al suo cospetto. «Qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa che lei mi dirà di fare io la eseguirò. Non si può tornare indietro ormai.» «Ma davvero…sei pronto per andare fino in fondo? Comunque vada?» «Ah…quello?» il tono di voce di Matt salì ad acuta imbarazzanti «Certo che no! Non ho tutta questa voglia di morire!» Il Generale, in quel momento tragico e senza fiato, riuscì a ridere senza quasi rendersene conto. «Sei proprio diverso da lui…non c’entri proprio niente. Eppure ogni volta che fai così mi sembra di conoscere Russell sempre di più.» «Facciamo in fretta, mi dica cos’ha in mente. La prego, prima che mi metta a piangere!» Un altro sorriso invase il volto di un condottiero senza più ispirazione. «Ecco cosa faremo…sarai il mio scudo, Matt.» «Cosa?!» una mano sul volto si schiantò su Matt, come un vero e proprio schiaffo.
Copione e sceneggiatura erano stati ultimati. Dopo aver assicurato alle inferme un temporaneo rifugio dietro a delle siepi grigiastre sopravvissute al disastro, Chester partì in quarta brandendo la sua Risorsa con veemenza. L’avanzata del Drago doveva essere fermata a tutti i costi. Non temendo minimamente l’avanzata del Generale solitario, il Drago scagliò una tremenda scarica elettrica. Il bersaglio però fu abbastanza rapido per schivare quella forza abbagliante quanto letale. Tentar non nuoce, è questo che pensò la bestia alata, cercando di scaricare tutti i suoi volt sul suo avversario, sempre più vicino. Sembrò che il corpo di Chester fosse destinato ad illuminarsi, come una lampada fulminata, se non fosse stato per un impiegabile deviazione del flusso elettrico. La furia saettante riuscì così ad evitare il contatto con il Generale, oramai con la strada spianata. Il Drago impostore sbuffò altezzoso, essendo certo della sua superiorità nonostante un curioso contrattempo; la belva era sicura che l’impenetrabile barriera elettromagnetica, che lo racchiudeva in un guscio solidissimo, non avrebbe permesso al Generale di sfiorare le sue carni. Senza pensarci due volte, Chester balzò verso la bestia senza la minima esitazione, ma quando il Drago cercò di attivare il porto sicuro dove ormeggiare, qualcosa andò storto: si intravide ad occhio nudo come ogni più piccola folgore, che ricopriva la belva come una seconda pelle, decise di emigrare verso una casa alternativa. La Risorsa di Matt aveva assorbito tutto quanto famelicamente. Inoltre , nel caso precedente, era stato lo zampino della penna cambiare le rotaie del flusso di corrente. La coltellata che sferrò il Generale racchiuse un energia nerastra, che purtroppo, si conficcò nella reattiva zampa del Drago. Fu così in grado di difendere i suoi occhi gialli, la cacciagione a cui Chester stava aspirando con impazienza. «Non ce l’ha fatta!» esclamò Matt sentendosi perduto «Il Drago ci metterà pochissimo a riattivare il campo d’energia, e questo significa che…» «Sono spacciato!» pensò il Generale, estraendo la sua Risorsa dalla zampa, tentando una dipartita disperata. Un'altra scarica era pronta per fulminare l’umano, che aveva lacerato le scaglie della bestia. Ancora una volta, qualcosa di provvidenziale accadde in quel desolato campo di battaglia: «Furios Flock!» disse Leila con una voce soffocata, mentre dall’alto, centinaia di ali rossastre si schiantarono sull’orrendo risultato di una Sintesi Arcana ben riuscita. Il bombardamento durò pochi attimi, lasciando nel mistero il destino della bestia alata, incapace ormai di volare. «No…incredibile…» sospirò la donna, che non si era nemmeno alzata da terra per ordinare la sua abilità più devastante. Il Drago era ancora in piedi, con qualche graffio diffuso sulla propria schiena, niente di più niente di meno. «E’ riuscito ad attivare le sue difese poco prima del nostro aiuto sotto forma di pennuti.» commentò il Generale, trattosi in salvo durante la tormenta di piume che si era scatenata sul loro mostruoso avversario. «Non credo sarò in grado di eseguirne un altro…» ammise dolorosamente Leila, sedendosi a terra distendendo le sue gambe stanche, mentre i due la raggiunsero rapidamente. La donna aveva strisciato per doverli raggiungere, senza darsi per vinta nemmeno per un momento. «Riproviamoci! Sarà lei che gli darà il colpo decisivo! Abbiamo un altro tentativo!» esclamò Matt, fin troppo coraggioso per i suoi standard. Il Drago tentò di interrompere ogni sorta di comunicazione, avanzando per freddare i nemici una volta per tutte. Dopo il primo mastodontico passo, si fermò improvvisamente. Rimasse immobile, ansimante, quasi la sua storia si fosse arrestata senza ragione, ferma ad un solo dolente fotogramma. «Non starà…diventando ancora più forte, vero?!» commentò il ragazzino, temendo il peggio del peggio, da bravo pessimista. «Non mi sembra proprio…piuttosto, cos’è quella cosa che si sta illuminando sul suo torace?» gli occhiali di Chester gli permisero un colpo d’occhio assai particolare «Impossibile…un Incantesimo di Fissione!»
Dall’altra parte del sigillo, Green Killer e Peter avevano riunito le sensazioni in deduzioni, arrivando alla scelta più saggia e meno lampante. Una Sintesi Arcana è pura magia, perfida forza bandita da ogni libro d’incantesimi. Solo pochi incanti avrebbero potuto generare quel violento fremito, radicato in due ragazzi capaci di comprendere e tradurre il linguaggio della magia come pochi. Si erano seduti a terra, uno di fronte all’altro. Attorno a loro un sigillo disegnato da Enigma brillava di bianco, come polvere fatata: un ovale stretto, inciso sul morbido papiro, diviso in due da una linea decorata con rami intrecciati che faceva da spartiacque per i due incantatori. Dalla parte sinistra e destra, sempre all’interno dell’ovale, due ali draconiche facevano da sostegno ai corpi dei due ragazzi; entrambi avevano conficcato la loro Risorsa sulla linea divisoria, stringendo i manici delle armi. La sottile riga decorata emanava una nebbiolina biancastra e candida, e schizzi di polvere che pareva neve fresca. «L’abbiamo preso, lo sento!» esclamò Green Killer «Il sigillo è stato applicato al Drago!» «E adesso cosa succede?» chiese Enigma, pronto a soccorrere i due stregoni in caso di pericolo. «Questo è un incantesimo di Fissione Draconica, in questo caso mirato fortemente a dividere l’essenza di un Drago a qualcosa che non c’entra niente con lui. E’ davvero un sortilegio vecchissimo, è stato persino tentato da alcuni maghi, che provarono inutilmente a scindere l’essenza dei quattro Generali dal loro corpo da Draghi.» «E perché non funzionò? Non riuscirono a far ritornare i Generali in carne ed ossa umane, presumo…» «Chi viene colpito da questo incantesimo spesso oppone una strenua resistenza, e non credo che il Drago ce la farà passare liscia così facilmente…» rispose Peter, sapendo dove il suo gioco di magia lo stava portando. «La resistenza non giova all’incantatore, che spesso deve sopportare ogni sorta di effetto collaterale del sortilegio. Ma se riusciremo nell’intento, questa storia finirà qui, una volta per tutte!» puntualizzò Green Killer. Passò un attimo, e delle violente scariche elettriche colpirono i due evocatori. Cercarono di patire le angherie del tuono senza staccare la presa dalle loro Risorse. «Questo…non mi è piaciuto.» disse ironicamente Green Killer, ansimando per la fatica «E sono sicuro che questo era solo l’inizio.»
«Dobbiamo colpirlo adesso!» gridò il Generale, sapendo cosa quel simbolo avesse significato per tutti loro «Nonostante l’assenza di comunicazione sono riusciti a trovare un modo per aiutarci, dobbiamo fare gioco di squadra!» La risolutezza del Generale era percepibile sulla nuda pelle. Sferrando un violento diritto al terreno stanco, che reggeva a stento la gigante presenza del Drago, riuscì a far generare una fila sconnessa di rocce pungenti, cariche di Talento. Come un serpente di pietra, grande quasi quanto l’altro rettile, la selva di roccia raggiunse il Drago e lo immobilizzò in una stretta terrestre. La creatura leggendaria non si diede per vinta. Quel marchio fiammante sul petto cominciava a far sentire tutto il suo potere; un soffio velocissimo d’argento investì sia le rocce che i due umani ancora in piedi. In qualche secondo, una tormenta fulminea investì ogni cosa che l’argento aveva baciato. Le rocce vennero distrutte, Chester e Matt folgorati. Non c’era più nessuno ormai, nessuno che potesse fermare quell’abominio travestito da Drago. Una risata isterica si dipinse nelle fauci del degno vincitore dello scontro.
«Aaah! Questa era potente!» commentò Peter, dopo l’ennesima scarica elettrica subita. L’aspirante stregone sperò di udire la solita risposta audace da parte del ragazzo in passamontagna, ma ben presto si rese conto di una spiacevole sorpresa. «Fin…troppo forte…» spasimò Green Killer, certamente non abituato a destreggiarsi in sortilegi così pericolosi. «Ha bisogno di aiuto, sta per crollare da un momento all’altro!» sentenziò Enigma preoccupato. «NO! Non superare il sigillo, o il processo si azzererà.» urlò Green Killer, con le sue ultime forze «Dovessi rimanerci stecchito, questo incantesimo avrà successo!» Un ennesima scarica, pose la parola fine alla resistenza di Green Killer, che collassò dentro al sigillo. Fortunatamente non oltrepassò alcuna linea divisoria. L’elettricità sembrava eterna, e vedendo il suo compagno di magie in serio pericolo, il panico sembrò affondare nella mente di Peter. Mentre l’elettricità invadeva il corpo dei due evocatori, Enigma si pose di fronte al fratello, fuori dal sigillo. Lo guardò negli occhi ed annuì, non c’era altro da aggiungere. Il Drago si stava avvicinando ai sacrifici umani, pronto per riscuotere il suo tributo di vita e di sangue. Gli occhi di Peter s’illuminarono come non mai, sfoggiando un dolce quanto eroico fucsia chiaro. Il suo volto sembrò quasi paralizzato: i denti rabbiosi a mostrare lo sforzo, il sudore che gli accarezzava la pallida pelle, e quelle sfere lucenti ch’erano i suoi occhi, lo resero irriconoscibile, posseduto. Ma quei segni sul volto di un bambino rappresentavano una forza primordiale, una forza che non poteva essere fermata. Il Drago preparò la prima dose letale di elettricità, da scagliare a distanza ravvicinata verso un Matt incosciente, quasi beato nel suo riposo forzato.
Forza! Una volta tolto di mezzo lui, avremo un problema in meno a cui pensare. Uccidi il ragazzino!
«Dividi…spezza…scindi…distruggi l’unione!» gridò Peter, respingendo le fastidiose saette che stavano attentando alla sua vita. Il sigillo stampato sul Drago emise la stessa luce biancastra che Peter fece provenire attorno a sé. La bestia perse completamente il controllo del suo imponente essere, prima di essere investita da una polvere chiara, come una tempesta di neve glaciale e pungente, proveniente dal sigillo stesso. Quando gli occhi furono in grado di aprirsi, Leila assistette al miracolo: davanti a Matt, Jess e il cucciolo di Drago avevano ripreso possesso delle loro vere identità. La spettrale Deep Green, tornata dal regno dei morti, incrociò lo sguardo di Leila da lontano, prima che quest’ultima scagliò un dardo carico di ali scarlatte, che chiusero per sempre un capitolo di fulminante terrore. L’aquila investì Jess con tutta la sua forza, non facendosi impietosire dall’inerme ragazza. Riuscì così a trapassarle il ventre con un battito d’ali, nonostante all’esterno la ferita non risultò visibile. Leila si sdraiò a terra, un atleta che dopo aver tagliato il traguardo con l’ultimo sforzo, non aveva più i polmoni per respirare. Pensò che forse, anche la mente le avesse giocato un brutto scherzo. «Le sue labbra… lei ha detto…»
Fallo, Leila.
«Me lo sono immaginato? Come mi sono immaginata quella strana serenità sul suo viso?» concluse la donna, sempre più sfiancata. Leila non aveva torto, davanti ad un piccolo draghetto dormiglione, il suo corpo in via di dissolvimento, era sorridente, in pace. Vicino al corpo supino della ragazze, delle mani ignote afferrarono il Drago Argenteo in braccio. Il piccolo aveva le stesse dimensioni di un carlino pacioccone, un muso di pura tenerezza. Mai Matt avrebbe immaginato di assistere alla sparizione di Jess col cucciolo di Drago tra le braccia. Jess si accorse dell’osservatore, e riuscì perfino a ridere, reazione piuttosto comune di fronte al ragazzino dalle occhiaie pronunciate. «Sei venuto qui per finirmi?» «No, non voglio forzare quello che accadrebbe in ogni caso.» «Allora vuoi assistere alla mia…“morte”? Ti godi la sofferenza di questi ultimi momenti?» «Non m’interessa vederti soffrire. Sarò pure inutile, ma io…non sono come te.» «Perché hai dei sentimenti? Sai… non è un gran vantaggio. Eppure voi umani ve ne fate sfoggio, anche se vi fanno soffrire.» «Siamo fatti così Jess. Io e te, anche ora. Siamo fatti di sentimenti, sono parte di noi. Rifiutarli non serve, perché prima o poi tornano sempre, non ti abbandonano mai.» «Quanto è vero...quel che dici, Matt.» timida come la prima goccia di pioggia, una lacrima verde scorse sul viso del Deep Green. La cosa sconvolse Matt più di chiunque altro. «Com’è possibile?!» «E’ proprio come dicevi tu. Anche quando ho affrontato Leila, lo sentivo che c’era qualcosa di strano in me. Guardandola, non riuscivo a provare che un invidia smisurata. Quella donna ricolma di potere, potevo essere io. Se solo non avessi sbagliato…tutto.» «Mia madre mi ha parlato di te. Mi ha detto come l’amore ti abbia distrutto l’anima, e di come la Green Soul ti abbia compreso…ma perché volete farci del male?» «E’ una bella domanda…ragazzino.» «Insomma, se provate ancora qualcosa, anche un piccolo spiraglio di luce, perché usate la vendetta come unica arma? Perché?!» «Pensaci…piccolo eroe. Forse, è proprio per questo che lo facciamo.» «No-non ci credo!» «Quanto sei attaccato a questo mondo? Cosa faresti se avessi perso tutto…e un barlume della tua vecchia vita ti abbagliasse nostalgico? I sentimenti…non ci abbandonano mai, forse è questo il nostro problema.» Matt si inginocchiò vicino al corpo in via di sparizione, nessuna lacrima, solo voglia di risposte. «Perché mi prendi in giro?! Sono solo delle inutili scuse! Voi godete nel farci soffrire, nell’uccidere i nostri cari!» «Forse…all’inizio. E’ questo quello che la Green Soul si aspetta da noi, ma…» La dissolvenza verdognola cominciò ad intensificarsi, e le gambe di Jess scomparvero in un turbinio nebbioso. Matt afferrò il polso di Jess, non poteva lasciarla fuggire in quel modo, non con una frase a metà. «Ma…cosa?!» «Proprio lei…che ci vuole spietati, senza cuore…un giorno io…l’ho vista piangere. E non era una singola lacrima, era pura disperazione.» «Che cosa?!» Matt rimase immobilizzato, mai un immagine così pietosa della Green Soul gli era balzata per la mente, uomo o donna che si trattasse. «Matt…ascoltami, ho ancora qualche attimo.» Jess stava per avvicinarsi alla sua ultima luce «La Green Soul… sembra che sia particolarmente stuzzicata…dall’idea di ucciderti.» «Eh?! Ma non è giusto! Che cosa le ho fatto?!» lanciò una maledizione alla sua sfortuna sfacciata. «Per qualche motivo…sei il frutto di molte sue preoccupazioni. Per questo ho cercato di sminuirti, ma a quanto pare la tua forza d’animo si è ripresa perfettamente.» «Il motivo delle sue preoccupazioni? IO?! Ma perché non mia madre, perché non Chester…perché me?» «Questo Matt…lo scoprirai da solo…e chissà, forse molto prima di quanto tu creda…» Chiuse gli occhi, e la sua essenza sparì nella verde nebbia. Quella lacrima, così come quelle della Green Soul, non erano un imitazione, Matt l’aveva capito fin dall’inizio. Forse aveva scoperto qualcosa, ma inesorabilmente aveva fatto esplodere altre mille domande, un labirinto senza alcuna apparente uscita. Sotto lo sguardo vigile di Chester, che silenzioso assistette a tutta la conversazione sorridendo, Matt decise di sedersi a terra, accarezzando il cucciolo di Drago che a breve si sarebbe destato. Il piccoletto argentato aprì i suoi occhi del medesimo splendente colore, e lecco sul volto un Matt dubbioso, quasi sconnesso. Meglio non pensarci…non ora ,si ripeté Matt, giocherellando col Drago, e aspettando che i soccorsi venissero a raccogliere i frutti della battaglia appena conclusa. Quella gioia di vivere che il Drago Quarantasette sembrò manifestare era la chiave, la chiave per risolvere tutte le incognite che Jess gli aveva posto. «Attento con quelle corna! Ahia, il mio naso! Accipicchia!»
Peter si svegliò da un magnifico sogno, dove era lui l’artefice del destino stesso. Un Green Killer stordito ricominciò a funzionare con fatica. Il suo riso soddisfatto, dietro quel freddo passamontagna oscuro, valse un riscatto davvero essenziale per un ragazzino dalle facili insicurezze. Enigma e Jane erano rimasti impressionati, forse impauriti. Le grandi doti di Peter, una volta emerse alla superficie, erano uno spettacolo sensazionale. «Ragazzo…penso che tutti di dovranno ringraziare. Preparati ad una valanga di smancerie.» ancora sorridente, il cacciatore di Green Blood si rivolse al futuro mago come se si fosse trattato del suo miglior allievo. «L’idea l’abbiamo avuta assieme, è giusto che anche tu ti prenda le tue riconoscenze.» non poteva essere più modesto. «Non sono fatto per le medaglie, né per le strette di mano. Il mio compito qui è finito, lo scalpo questa volta non importa.» si alzò rapidamente, liberato dalle malevole saette che per qualche momento l’avevano fatto soccombere «Forse prima, farò giusto una cosa…»
Tutta la Nuova Alleanza andò a leccarsi le ferite al solito ospedale, pieno di clienti bisognosi per quanto accaduto. La battaglia tuttavia, era chiusa in una vittoriosa cassaforte, e nessuno si sarebbe scordato facilmente del primo Drago che decise di attentare alla vita dell’uomo. Il giorno dopo, un pacifico risveglio accompagnò il Generale Chester, sull’attenti fin dalle sei del mattino. Nella sua tenda militare c’era un silenzio snervante, niente che avrebbe potuto distoglierlo da quello che inevitabilmente gli toccava fare, di nuovo. Frugò rumorosamente fra i suoi effetti personali, sfogliò il suo pacco regalo, nonostante lo detestasse: un elegantissima uniforme militare che doveva indossare ad ogni funerale, provocato dalla furia dei Green Blood. Un colore blu notte che sembrava accompagnare la morte nel suo rituale preferito. «I miei soldati muoiono, ed io mi metto questa. I civili vengono dilaniati, ed io mi metto questa. Maledetto il giorno in cui ho preso quella decisione…» cerco di sistemarsi il colletto e i gemelli color bronzo, immaginando uno specchio sontuoso davanti a lui «E dopo tutto questo, scopriamo che la Green Soul è capace di piangere…ci vorrà tempo per poter davvero credere a tutto questo.» Al funerale dei soldati caduti, collocato all’aperto nel cimitero militare di Pervas, un imbucato scomodo rese il tutto ancora più logorante: una seccante pioggerellina, non troppo incessante, non troppo leggera. Quella maledetta pioggia che non avverti sulla pelle, ma che congela fino al midollo, sottolineando l’impotenza di ogni essere umano. In seguito a quel vortice di tristezza, la gente di Pervas ricominciò a vivere come aveva sempre fatto, ringraziando ancora una volta un gruppetto che aveva salvato la città dalla distruzione. Il primo Stemma del Valore della O.A.G. venne riscosso in una cerimonia discreta e con pochi applausi, che sancì nuovamente la determinazione di ogni singolo membro. In fondo ne bastavano altri quattro per raggiungere la Triade di Gracalm. Oltre a ciò, Kamili venne ufficialmente accettata come membro della Nuova Alleanza, nonostante la lontananza dal suo paese natio.
«Sapevo di trovarti qui!» esclamò Matt, vestito di tutto punto dopo la cerimonia appena conclusa, togliendosi occhiali, sciarpa e cappello rosso. «Mi piace il tetto di questo ospedale. Sento l’aria fresca di questo posto che mi purifica le vene.» Green Killer cercò di tergiversare. «Ti ho visto alla cerimonia, di sfuggita. Sono qui solo perché tu volevi che io ti cercassi, non è così?» andò subito al punto «C’è qualcosa che mi devi dire?» «Non hai mezzi termini eh? Va bene, hai vinto.» smise di guardare l’orizzonte per rivolgersi a quel diavoletto in un abitino rossastro «Vorrei parlarti di due cose in particolare. Prima di tutto, vorrei concentrarmi sul tuo amico, Peter.» «Non credo abbia fatto qualcosa di male.» «Infatti, è stato eccezionale. Nessuno era riuscito a portare a termine un incantesimo di tal portata, e probabilmente ci sono pochi maghi in circolazione in grado di emularlo.» cercò di tenere la voce più grave possibile, accentuando il momento solenne «Per questo vorrei darti una cosa…» Il cacciatore frugò nelle sue tenebrose tasche, e fece comparire un biglietto da visita un po’ sgualcito. «Scusa, ma l’ho tenuto nei pantaloni anche durante la battaglia. Ho fatto bene a non metterlo nell’impermeabile.» «Fiorenzo?! Ma che nome strambo!» esclamò il ragazzino, piuttosto irrispettoso. «Porta rispetto ragazzino, questo individuo è l’ultimo discendente rimasto del mago che generò la stirpe dei Draghi. E’ suo nipote per la precisione.» pronunciando rapidamente la frase riuscì a fare più effetto sul ragazzino. «Che…cosa?! Ma è… uno dei maggiori sostegni dell’Esercito di Gracalm al fronte!» «Esattamente. Devi sapere che lui è un mio amico di vecchia data, lo conosco molto meglio di quel che sembra. Sono sicuro che Peter sarebbe al settimo cielo se riuscisse ad incontrarlo.» il suo sguardo si stava aspettando la gratitudine di Matt, che arrivò puntualmente. «E’ un gesto davvero speciale per lui. Ti ringrazio.» «Secondariamente, vorrei chiederti una cosa. Dove hai trovato la tua Risorsa, come l’hai avuta?» era la prima volta che mostrava di avere interesse poco funzionale per qualcuno. «In una officina in via di demolizione. E’ stata un gran colpo di fortuna!» il ragazzino tastò la sua Risorsa nella tasca della giacca, accarezzandosi la cravatta scarlatta, sicuro che tutto fosse in ordine. «Tutto qui?» «Per caso ti aspettavi qualcosa di spettacolare?» «Non sai nemmeno come quella Risorsa sia finita in un luogo che a breve sarebbe crollato a pezzi?» stava diventando un interrogazione. «Sinceramente, non me lo spiego. Perché per te è così importante?» cercò di passargli la patata bollente. «Curiosità, tutto qui.» «Allora lascia che ti chieda io una cosa.» aveva un ghigno che faceva facilmente intuire a cosa stava pensando «Perché mi hai fatto sorpassare il sigillo? Avresti potuto fermarmi senza troppi problemi.» «Vuoi la verità?» rise in silenzio. «E’ l’unica cosa che m’interessa.» «La tua Risorsa…emanava un’energia che forse tu non hai avvertito. Sarò troppo abituato ad affinare i miei sensi da incantatore.» alzò le spalle, e staccò lo sguardo da quello di Matt «Ho sentito una vera e propria pressione, una potenza indomabile. Sapevo che questa energia proveniva da quell’affare, e sapevo che saresti stato in grado di salvare la situazione.» «Allora non è stata solo fiducia, mi sbaglio?» «Se non mi fossi fidato di te, a quest’ora non ti starei nemmeno rivolgendo la parola. Nonostante tutto, sei un marmocchio simpatico.» le sopracciglia di Matt presero una piega non amichevole, ma cercò di trattenersi. «Anche io mi fido di te.» gli porse la mano «Sappi che la Nuova Alleanza ti aiuterà in caso di bisogno. Saremo sempre pronti a soccorrere gli amici.» Green Killer si tolse il guanto con lentezza, e sorrise in modo spontaneo. «Amici? Mi sta bene. A patto che non mi intralciate in alcun modo.» «Rispetteremo la tua professione, promesso!» i due si strinsero la mano con forza, nessuno dei due decise di mostrare alcuna debolezza, fino a quando Jane chiamò Matt da lontano. «La jeep è pronta, possiamo partire!» «E’ stato un piacere Matt Wolfram.» «Ci rivedremo, lo sento. Ti saluto!» un nuovo amico, un nuovo alleato, un nuovo tesoro. Green Killer si girò nuovamente verso il sole che lo illuminava, forse non abbastanza. Il suo volto sembrava emanare delle ombre sinistre. «Non sono nato per credere ai sincronismi. I segreti con me non hanno vita facile, amico…»
Chester avrebbe accompagnato la famiglia Wolfram a casa. Era tempo dei saluti, conditi con qualche emozione qua e là. Matt e Leila si erano già seduti sui sedili posteriori, mentre Jane, poco prima di affiancarsi al Generale Massimo, notò una timida presenza dietro all’autovettura e decise di scendere. «Kamili?! Che stai facendo?! Vuoi rimanere li impalata a respirare i gas di scarico della jeep?» «No-no…io volevo…» «Cosa?» ad ogni ruggito di Jane, Kamili il disagio della ragazzona aumentava. «Ecco…io…» «Cosa?! Non farmi perdere tempo!» «Dai questa a Matt! Per favore…» nascondendo il suo volto color cioccolato dietro ai suoi splendidi capelli lisci, la ragazzina porse una letterina rosa alla fiera di fronte a lei, con entrambe le mani. Sembrò il dono di una spada millenaria. «Una lettera…rosa?!» il solo pensiero -già passato per la sua sospettosa mente- che Kamili potesse provare qualcosa per il fratello, provocò a Jane un attacco di nausea . «Devo dare questa…cosa… a Matt, di persona?» chiese, sperando di sbagliarsi. «Assolutamente, e ti chiedo di non leggere il contenuto della lettera, e soprattutto di non dire apertamente che è da parte mia.» era imbarazzata fino al midollo. «Semplicemente…vomitevole.» si lamentò disgustata «Farò come dici, ma per favore, non dire altro.» Kamili le afferrò le mani, al settimo cielo come mai prima d’ora. «Grazie! Grazie davvero! Non dimenticherò questo gesto!» «Fai come ti pare. A presto.» cercando di essere fredda, Jane si affrettò a raggiungere la famiglia nella Jeep. Si accorse subito dello sguardo perso nel vuoto della madre. «A cosa sta pensando?» chiese a Matt, non particolarmente euforica. «Non ne ho idea, forse ha solo bisogno di riposarsi.» Leila nemmeno li stava ascoltando, ma dietro quella mano pensatrice che le reggeva il mento, un sogghigno si sporse dalle sue formose labbra.
Abbiamo eliminato il suo braccio destro. Forse abbiamo davvero qualche possibilità, per farti riposare in pace, Russ.
Chester accese il motore rombante dell’automezzo. «Matt, questa lettera è per te. Non so di chi sia, ma è rivolta a te.» «Grazie!» la mise velocemente nella tasca interna dell’abito «Leggerla qui mi farebbe venire il mal d’auto, lo farò con calma quando saremo arrivati.» «A proposito…» esordì Leila, risvegliata dal suo felice coma «Jane, dove hai messo il mazzo di fiori che era appoggiato sul tettuccio della jeep? Ti avevo detto di metterlo in macchina.» «Quale mazzo di fiori?! Sei sicura? Non è che hai sbagliato jeep?» tutti si voltarono indietro,. Petali e petali di rose bianchissime si erano disperse, assieme ai loro gambi caduti a terra, triturate dalla vettura dietro di loro. «Ok…forse non ti eri sbagliata.» «Oh, no!» esclamò la madre «Se solo fossimo partiti un attimo più tardi! Che peccato!» «Tranquilla mamma, ti comprerò un mazzo bellissimo quando torneremo qui a Pervas!» rispose la figlia ignara di tutto. «Grazie Jane, come sei carina…con me.» Da lontano, Mike vide lo sfacelo del suo romantico regalo dissolversi in mille pezzi. Pietrificato, rimase basito sul balcone dell’ospedale.
Dopo un ora di viaggio, Matt riuscì a cucirsi un angolino nell’immaginazione tutto suo. «Non ho pianto. Questa volta non l’ho fatto.» pensò Matt, orgoglioso «Mi spiace Jess, ma sono stanco di piagnucolare come un bambino. La Green Soul…vuole me. Non è ovvio? Mio padre era l’unica persona che sarebbe stato in grado di eliminarla. Beh…ti aspetterò, chiunque tu sia. E quando sarà il momento, nemmeno una lacrima cadrà dal mio viso. Non ti libererai dei Wolfram così facilmente!»
Esattamente un sole dopo la vicenda, Leila tirò fuori la macchinata di bucato rosso dalla lavatrice. Notò subito uno strano particolare. «Ma guardalo, ha lasciato qualcosa nell’abito quel citrullo! Oramai è carta straccia…»
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