Detective Conan Forum

Matt e la Penna. Il mistero del muro di fuoco., Volevo condividere un racconto a cui tengo davvero!

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 29/7/2014, 17:58     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


10.4 Verdi Lacrime

«Che diamine…» Green Killer fremette sotto i baffi, ignorando completamente una Jane furibonda. Aveva elaborato una bella messa in scena, strepitando a più non posso per convincere il cacciatore ed Enigma ad aprire il sigillo, e quindi il passaggio. Nessuno dei due la degnò di uno sguardo particolarmente interessato.
«L’hai avvertito anche tu?» un Peter ristorato apparve ai tre giovani, con degli occhialoni dai riflessi arancioni, che celavano quasi la sua espressione «Sono sensazioni che solo qualcuno in grado di comprendere gli oscuri pensieri della magia riesce a codificare.»
«Non mi piace…non mi piace per niente, è una percezione effimera. Oltretutto sembra che tutti gli apparecchi elettronici siano come impazziti.» rispose Green Killer, non sembrando molto grato alle sue antenne.
«Sta accadendo qualcosa di brutto…sta nascendo qualcosa di tremendo. Nemmeno il sigillo potrebbe essere sufficiente.» concluse l’aspirante mago, guardando al di là di una foresta decimata da una furia fiammeggiante.

«Maledizione! Non sarà più in grado di volare, ma se riesce ad essere così… inarrestabile, anche le montagne non sarebbero un ostacolo per lui!» imprecò Chester, prima di lanciarsi a terra, inseguito da saette provenienti dalle corna elettrizzate del nuovo Drago.
Matt avrebbe voluto intervenire, ma Loretta si pose tra il piccolo e il gigante, scuotendo la testa. Leila e Miriam rischiavano grosso, e bisognava gestire il Drago affinché avvicinarsi alle due vittime fosse stato per lo meno difficile. Erano troppo facili da uccidere.
L’unica persona in grado di gestire un infervorata tempesta non poteva che essere il Generale Massimo. A pupillo e professoressa toccavano le manovre di salvataggio.
«Prenderò del tempo! Portate in salvo quelle due!» ordinò Chester, rivolgendosi al suo scarno plotone «Ora…assaggia un po’ d’acciaio….»
Il coltellaccio di Chester s’illuminò d’oscurità, prima di essere scagliato come l’ultimo giavellotto del gladiatore, l’unica appuntita speranza. Nonostante la potenza distruttrice che la Risorsa del Generale era in grado di sviluppare in qualche secondo, poco prima di attentare alle squame argentate del Drago, essa si bloccò, inerme.
Manovrata da saettanti fili, che sembravano racchiudere il cuore di Drago in uno scrigno indistruttibile, la Risorsa dal ridente teschio invertì la direzione e venne spedita al mittente con tanto di fulminei interessi.
Fortunatamente al Drago mancò la vista del cacciatore, e la Risorsa si conficcò penetrante nel tronco di un albero sfortunato, invece che nelle costole di un combattente spiazzato.
«E’ inutile…» sospirò Chester, sentendo la sua forza abbandonarlo come un anima furtiva.
Il Drago tentò di scoraggiare ulteriormente il condottiero dell’essere umano, scaricando una tempesta di fulmini subito dopo aver fatto compiere alle sue corna una ritmica oscillazione.
Nulla sembrò interrompere quel dirompente flusso assassino, almeno fino a quando Loretta non ripeté nuovamente il nome della sua gelida tecnica, “Lentille de Glace”.
Due fiumi composti di diversi elementi si scontrarono, e grazie a tutta la sua esperienza e forza d’animo, il Tenente Generale riuscì a tener testa al temporale, impedendogli di raggiungere Chester.
Il Drago non gradi che qualcosa o qualcuno non si inchinasse istantaneamente al suo smisurato potere. La belva assunse un colore biancastro sempre più sfavillante ed intensificò il flusso elettrico. Loretta fece lo stesso, causando solamente una devastazione glaciale quanto saettante, che infierì sul terreno a metà strada dai due contendenti. La luce che investì il campo di battaglia era qualcosa di talmente brillante, che definirla accecante sarebbe stato come chiamare il sole un inutile sfera giallastra. In quel chiarore che persino quella sfera giallastra invidiava, accadde qualcosa: Loretta dovette arrestare la sua morsa glaciale, poiché qualcosa le stava stringendo la vita, con una potenza muscolare che le impediva persino di respirare. Il Drago la stringeva tra le sue zampe, ridacchiando.
«Non è solo…un Drago che manipola ogni sorta di elettricità…lui è elettricità…» pensò Loretta, stringendo i denti, a tu per tu con un essere spietato.
«Si è trasformato in un flusso di corrente così rapidamente da raggiungere Loretta in qualche attimo, per coglierla di sorpresa!» esclamò Matt, cercando di indurre Chester ad un intervento disperato.
Le zampe stringevano sempre di più, e le non più giovani ossa appartenenti ad un intrepido Tenente, non avrebbero retto la pressione per sempre. A breve sarebbe rimasto ben poco di lei.
Matt e il Generale Massimo misero da parte l’istinto di sopravvivenza, e si tuffarono verso un salvataggio nel mare in burrasca. Il salvagente era uno solo, e c’era un solo tentativo, poiché una saettante corrente avrebbe spinto la vita di Loretta troppo lontano per poterla salvare.
Inaspettatamente, gli orrendi occhi gialli della bestia alata vennero sigillati per qualche secondo, grazie ad uno strano liquido brillante ed armonioso. Il Drago cieco, temendo di perdere il suo succulento ostaggio, decise di rescindere il contratto dalla sua malconcia cliente, senza dare il tempo a Chester di avvicinarsi. Una orrenda quando rapida scarica venne inflitta al Tenente, prima che il suo corpo venne gettato come un rifiuto umano tra le braccia di un Generale sconvolto.
«Adesso! Esplodi!» gridò Matt, sapendo di aver centrato il suo bersaglio.
Alle spalle di un angelo custode forse fin troppo tardivo, un esplosione investì il Drago Green Blood e tutto ciò che lo circondava.
«Il suo cuore…batte ancora?» si chiese Chester, tentando di sentire il polso del suo sottoposto preferito.
Furono attimi palpitanti, bastava un battito, uno solo. Ma sembrava non arrivare mai. Chester strinse la mano di Loretta, era tutto ciò che gli restava da fare.
«Loretta…se te ne vai così io…» il cuore di quell’incosciente donna sembrò udire la minaccia, che proveniva dal cuore di un altro, di un amico, forse di un figlio. Ricominciò a ticchettare con gioia, ma facendo tuffare Loretta in un lungo sonno.
Il Generale Massimo si voltò verso il Drago. A fianco a lui, un Matt sempre più confuso osservò il risultato della deflagrazione: un inutile scoppio, che aveva solo creato polvere attorno all’immortalità.
«A questo punto…non so davvero più cosa inventarmi.» sbuffò il ragazzino, ripensando a quale assurdo impulso l’aveva spinto a varcare il sigillo protettivo per ben due volte.
«Te la senti?» disse il Generale, fissando la creatura che quasi si beffava delle due formiche rimaste ancora al suo cospetto.
«Qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa che lei mi dirà di fare io la eseguirò. Non si può tornare indietro ormai.»
«Ma davvero…sei pronto per andare fino in fondo? Comunque vada?»
«Ah…quello?» il tono di voce di Matt salì ad acuta imbarazzanti «Certo che no! Non ho tutta questa voglia di morire!»
Il Generale, in quel momento tragico e senza fiato, riuscì a ridere senza quasi rendersene conto.
«Sei proprio diverso da lui…non c’entri proprio niente. Eppure ogni volta che fai così mi sembra di conoscere Russell sempre di più.»
«Facciamo in fretta, mi dica cos’ha in mente. La prego, prima che mi metta a piangere!»
Un altro sorriso invase il volto di un condottiero senza più ispirazione.
«Ecco cosa faremo…sarai il mio scudo, Matt.»
«Cosa?!» una mano sul volto si schiantò su Matt, come un vero e proprio schiaffo.

Copione e sceneggiatura erano stati ultimati. Dopo aver assicurato alle inferme un temporaneo rifugio dietro a delle siepi grigiastre sopravvissute al disastro, Chester partì in quarta brandendo la sua Risorsa con veemenza.
L’avanzata del Drago doveva essere fermata a tutti i costi.
Non temendo minimamente l’avanzata del Generale solitario, il Drago scagliò una tremenda scarica elettrica. Il bersaglio però fu abbastanza rapido per schivare quella forza abbagliante quanto letale.
Tentar non nuoce, è questo che pensò la bestia alata, cercando di scaricare tutti i suoi volt sul suo avversario, sempre più vicino. Sembrò che il corpo di Chester fosse destinato ad illuminarsi, come una lampada fulminata, se non fosse stato per un impiegabile deviazione del flusso elettrico. La furia saettante riuscì così ad evitare il contatto con il Generale, oramai con la strada spianata.
Il Drago impostore sbuffò altezzoso, essendo certo della sua superiorità nonostante un curioso contrattempo; la belva era sicura che l’impenetrabile barriera elettromagnetica, che lo racchiudeva in un guscio solidissimo, non avrebbe permesso al Generale di sfiorare le sue carni.
Senza pensarci due volte, Chester balzò verso la bestia senza la minima esitazione, ma quando il Drago cercò di attivare il porto sicuro dove ormeggiare, qualcosa andò storto: si intravide ad occhio nudo come ogni più piccola folgore, che ricopriva la belva come una seconda pelle, decise di emigrare verso una casa alternativa.
La Risorsa di Matt aveva assorbito tutto quanto famelicamente. Inoltre , nel caso precedente, era stato lo zampino della penna cambiare le rotaie del flusso di corrente.
La coltellata che sferrò il Generale racchiuse un energia nerastra, che purtroppo, si conficcò nella reattiva zampa del Drago. Fu così in grado di difendere i suoi occhi gialli, la cacciagione a cui Chester stava aspirando con impazienza.
«Non ce l’ha fatta!» esclamò Matt sentendosi perduto «Il Drago ci metterà pochissimo a riattivare il campo d’energia, e questo significa che…»
«Sono spacciato!» pensò il Generale, estraendo la sua Risorsa dalla zampa, tentando una dipartita disperata.
Un'altra scarica era pronta per fulminare l’umano, che aveva lacerato le scaglie della bestia. Ancora una volta, qualcosa di provvidenziale accadde in quel desolato campo di battaglia:
«Furios Flock!» disse Leila con una voce soffocata, mentre dall’alto, centinaia di ali rossastre si schiantarono sull’orrendo risultato di una Sintesi Arcana ben riuscita. Il bombardamento durò pochi attimi, lasciando nel mistero il destino della bestia alata, incapace ormai di volare.
«No…incredibile…» sospirò la donna, che non si era nemmeno alzata da terra per ordinare la sua abilità più devastante.
Il Drago era ancora in piedi, con qualche graffio diffuso sulla propria schiena, niente di più niente di meno.
«E’ riuscito ad attivare le sue difese poco prima del nostro aiuto sotto forma di pennuti.» commentò il Generale, trattosi in salvo durante la tormenta di piume che si era scatenata sul loro mostruoso avversario.
«Non credo sarò in grado di eseguirne un altro…» ammise dolorosamente Leila, sedendosi a terra distendendo le sue gambe stanche, mentre i due la raggiunsero rapidamente. La donna aveva strisciato per doverli raggiungere, senza darsi per vinta nemmeno per un momento.
«Riproviamoci! Sarà lei che gli darà il colpo decisivo! Abbiamo un altro tentativo!» esclamò Matt, fin troppo coraggioso per i suoi standard.
Il Drago tentò di interrompere ogni sorta di comunicazione, avanzando per freddare i nemici una volta per tutte. Dopo il primo mastodontico passo, si fermò improvvisamente. Rimasse immobile, ansimante, quasi la sua storia si fosse arrestata senza ragione, ferma ad un solo dolente fotogramma.
«Non starà…diventando ancora più forte, vero?!» commentò il ragazzino, temendo il peggio del peggio, da bravo pessimista.
«Non mi sembra proprio…piuttosto, cos’è quella cosa che si sta illuminando sul suo torace?» gli occhiali di Chester gli permisero un colpo d’occhio assai particolare «Impossibile…un Incantesimo di Fissione!»

Dall’altra parte del sigillo, Green Killer e Peter avevano riunito le sensazioni in deduzioni, arrivando alla scelta più saggia e meno lampante. Una Sintesi Arcana è pura magia, perfida forza bandita da ogni libro d’incantesimi. Solo pochi incanti avrebbero potuto generare quel violento fremito, radicato in due ragazzi capaci di comprendere e tradurre il linguaggio della magia come pochi.
Si erano seduti a terra, uno di fronte all’altro. Attorno a loro un sigillo disegnato da Enigma brillava di bianco, come polvere fatata: un ovale stretto, inciso sul morbido papiro, diviso in due da una linea decorata con rami intrecciati che faceva da spartiacque per i due incantatori. Dalla parte sinistra e destra, sempre all’interno dell’ovale, due ali draconiche facevano da sostegno ai corpi dei due ragazzi; entrambi avevano conficcato la loro Risorsa sulla linea divisoria, stringendo i manici delle armi. La sottile riga decorata emanava una nebbiolina biancastra e candida, e schizzi di polvere che pareva neve fresca.
«L’abbiamo preso, lo sento!» esclamò Green Killer «Il sigillo è stato applicato al Drago!»
«E adesso cosa succede?» chiese Enigma, pronto a soccorrere i due stregoni in caso di pericolo.
«Questo è un incantesimo di Fissione Draconica, in questo caso mirato fortemente a dividere l’essenza di un Drago a qualcosa che non c’entra niente con lui. E’ davvero un sortilegio vecchissimo, è stato persino tentato da alcuni maghi, che provarono inutilmente a scindere l’essenza dei quattro Generali dal loro corpo da Draghi.»
«E perché non funzionò? Non riuscirono a far ritornare i Generali in carne ed ossa umane, presumo…»
«Chi viene colpito da questo incantesimo spesso oppone una strenua resistenza, e non credo che il Drago ce la farà passare liscia così facilmente…» rispose Peter, sapendo dove il suo gioco di magia lo stava portando.
«La resistenza non giova all’incantatore, che spesso deve sopportare ogni sorta di effetto collaterale del sortilegio. Ma se riusciremo nell’intento, questa storia finirà qui, una volta per tutte!» puntualizzò Green Killer.
Passò un attimo, e delle violente scariche elettriche colpirono i due evocatori. Cercarono di patire le angherie del tuono senza staccare la presa dalle loro Risorse.
«Questo…non mi è piaciuto.» disse ironicamente Green Killer, ansimando per la fatica «E sono sicuro che questo era solo l’inizio.»

«Dobbiamo colpirlo adesso!» gridò il Generale, sapendo cosa quel simbolo avesse significato per tutti loro «Nonostante l’assenza di comunicazione sono riusciti a trovare un modo per aiutarci, dobbiamo fare gioco di squadra!»
La risolutezza del Generale era percepibile sulla nuda pelle. Sferrando un violento diritto al terreno stanco, che reggeva a stento la gigante presenza del Drago, riuscì a far generare una fila sconnessa di rocce pungenti, cariche di Talento. Come un serpente di pietra, grande quasi quanto l’altro rettile, la selva di roccia raggiunse il Drago e lo immobilizzò in una stretta terrestre.
La creatura leggendaria non si diede per vinta. Quel marchio fiammante sul petto cominciava a far sentire tutto il suo potere; un soffio velocissimo d’argento investì sia le rocce che i due umani ancora in piedi. In qualche secondo, una tormenta fulminea investì ogni cosa che l’argento aveva baciato.
Le rocce vennero distrutte, Chester e Matt folgorati.
Non c’era più nessuno ormai, nessuno che potesse fermare quell’abominio travestito da Drago. Una risata isterica si dipinse nelle fauci del degno vincitore dello scontro.

«Aaah! Questa era potente!» commentò Peter, dopo l’ennesima scarica elettrica subita.
L’aspirante stregone sperò di udire la solita risposta audace da parte del ragazzo in passamontagna, ma ben presto si rese conto di una spiacevole sorpresa.
«Fin…troppo forte…» spasimò Green Killer, certamente non abituato a destreggiarsi in sortilegi così pericolosi.
«Ha bisogno di aiuto, sta per crollare da un momento all’altro!» sentenziò Enigma preoccupato.
«NO! Non superare il sigillo, o il processo si azzererà.» urlò Green Killer, con le sue ultime forze «Dovessi rimanerci stecchito, questo incantesimo avrà successo!»
Un ennesima scarica, pose la parola fine alla resistenza di Green Killer, che collassò dentro al sigillo. Fortunatamente non oltrepassò alcuna linea divisoria. L’elettricità sembrava eterna, e vedendo il suo compagno di magie in serio pericolo, il panico sembrò affondare nella mente di Peter.
Mentre l’elettricità invadeva il corpo dei due evocatori, Enigma si pose di fronte al fratello, fuori dal sigillo. Lo guardò negli occhi ed annuì, non c’era altro da aggiungere. Il Drago si stava avvicinando ai sacrifici umani, pronto per riscuotere il suo tributo di vita e di sangue.
Gli occhi di Peter s’illuminarono come non mai, sfoggiando un dolce quanto eroico fucsia chiaro. Il suo volto sembrò quasi paralizzato: i denti rabbiosi a mostrare lo sforzo, il sudore che gli accarezzava la pallida pelle, e quelle sfere lucenti ch’erano i suoi occhi, lo resero irriconoscibile, posseduto. Ma quei segni sul volto di un bambino rappresentavano una forza primordiale, una forza che non poteva essere fermata.
Il Drago preparò la prima dose letale di elettricità, da scagliare a distanza ravvicinata verso un Matt incosciente, quasi beato nel suo riposo forzato.

Forza! Una volta tolto di mezzo lui, avremo un problema in meno a cui pensare.
Uccidi il ragazzino!


«Dividi…spezza…scindi…distruggi l’unione!» gridò Peter, respingendo le fastidiose saette che stavano attentando alla sua vita. Il sigillo stampato sul Drago emise la stessa luce biancastra che Peter fece provenire attorno a sé.
La bestia perse completamente il controllo del suo imponente essere, prima di essere investita da una polvere chiara, come una tempesta di neve glaciale e pungente, proveniente dal sigillo stesso.
Quando gli occhi furono in grado di aprirsi, Leila assistette al miracolo: davanti a Matt, Jess e il cucciolo di Drago avevano ripreso possesso delle loro vere identità. La spettrale Deep Green, tornata dal regno dei morti, incrociò lo sguardo di Leila da lontano, prima che quest’ultima scagliò un dardo carico di ali scarlatte, che chiusero per sempre un capitolo di fulminante terrore.
L’aquila investì Jess con tutta la sua forza, non facendosi impietosire dall’inerme ragazza. Riuscì così a trapassarle il ventre con un battito d’ali, nonostante all’esterno la ferita non risultò visibile.
Leila si sdraiò a terra, un atleta che dopo aver tagliato il traguardo con l’ultimo sforzo, non aveva più i polmoni per respirare. Pensò che forse, anche la mente le avesse giocato un brutto scherzo.
«Le sue labbra… lei ha detto…»

Fallo, Leila.


«Me lo sono immaginato? Come mi sono immaginata quella strana serenità sul suo viso?» concluse la donna, sempre più sfiancata.
Leila non aveva torto, davanti ad un piccolo draghetto dormiglione, il suo corpo in via di dissolvimento, era sorridente, in pace. Vicino al corpo supino della ragazze, delle mani ignote afferrarono il Drago Argenteo in braccio. Il piccolo aveva le stesse dimensioni di un carlino pacioccone, un muso di pura tenerezza. Mai Matt avrebbe immaginato di assistere alla sparizione di Jess col cucciolo di Drago tra le braccia.
Jess si accorse dell’osservatore, e riuscì perfino a ridere, reazione piuttosto comune di fronte al ragazzino dalle occhiaie pronunciate.
«Sei venuto qui per finirmi?»
«No, non voglio forzare quello che accadrebbe in ogni caso.»
«Allora vuoi assistere alla mia…“morte”? Ti godi la sofferenza di questi ultimi momenti?»
«Non m’interessa vederti soffrire. Sarò pure inutile, ma io…non sono come te.»
«Perché hai dei sentimenti? Sai… non è un gran vantaggio. Eppure voi umani ve ne fate sfoggio, anche se vi fanno soffrire.»
«Siamo fatti così Jess. Io e te, anche ora. Siamo fatti di sentimenti, sono parte di noi. Rifiutarli non serve, perché prima o poi tornano sempre, non ti abbandonano mai.»
«Quanto è vero...quel che dici, Matt.» timida come la prima goccia di pioggia, una lacrima verde scorse sul viso del Deep Green. La cosa sconvolse Matt più di chiunque altro.
«Com’è possibile?!»
«E’ proprio come dicevi tu. Anche quando ho affrontato Leila, lo sentivo che c’era qualcosa di strano in me. Guardandola, non riuscivo a provare che un invidia smisurata. Quella donna ricolma di potere, potevo essere io. Se solo non avessi sbagliato…tutto.»
«Mia madre mi ha parlato di te. Mi ha detto come l’amore ti abbia distrutto l’anima, e di come la Green Soul ti abbia compreso…ma perché volete farci del male?»
«E’ una bella domanda…ragazzino.»
«Insomma, se provate ancora qualcosa, anche un piccolo spiraglio di luce, perché usate la vendetta come unica arma? Perché?!»
«Pensaci…piccolo eroe. Forse, è proprio per questo che lo facciamo.»
«No-non ci credo!»
«Quanto sei attaccato a questo mondo? Cosa faresti se avessi perso tutto…e un barlume della tua vecchia vita ti abbagliasse nostalgico? I sentimenti…non ci abbandonano mai, forse è questo il nostro problema.»
Matt si inginocchiò vicino al corpo in via di sparizione, nessuna lacrima, solo voglia di risposte.
«Perché mi prendi in giro?! Sono solo delle inutili scuse! Voi godete nel farci soffrire, nell’uccidere i nostri cari!»
«Forse…all’inizio. E’ questo quello che la Green Soul si aspetta da noi, ma…»
La dissolvenza verdognola cominciò ad intensificarsi, e le gambe di Jess scomparvero in un turbinio nebbioso. Matt afferrò il polso di Jess, non poteva lasciarla fuggire in quel modo, non con una frase a metà.
«Ma…cosa?!»
«Proprio lei…che ci vuole spietati, senza cuore…un giorno io…l’ho vista piangere. E non era una singola lacrima, era pura disperazione.»
«Che cosa?!» Matt rimase immobilizzato, mai un immagine così pietosa della Green Soul gli era balzata per la mente, uomo o donna che si trattasse.
«Matt…ascoltami, ho ancora qualche attimo.» Jess stava per avvicinarsi alla sua ultima luce «La Green Soul… sembra che sia particolarmente stuzzicata…dall’idea di ucciderti.»
«Eh?! Ma non è giusto! Che cosa le ho fatto?!» lanciò una maledizione alla sua sfortuna sfacciata.
«Per qualche motivo…sei il frutto di molte sue preoccupazioni. Per questo ho cercato di sminuirti, ma a quanto pare la tua forza d’animo si è ripresa perfettamente.»
«Il motivo delle sue preoccupazioni? IO?! Ma perché non mia madre, perché non Chester…perché me?»
«Questo Matt…lo scoprirai da solo…e chissà, forse molto prima di quanto tu creda…»
Chiuse gli occhi, e la sua essenza sparì nella verde nebbia. Quella lacrima, così come quelle della Green Soul, non erano un imitazione, Matt l’aveva capito fin dall’inizio. Forse aveva scoperto qualcosa, ma inesorabilmente aveva fatto esplodere altre mille domande, un labirinto senza alcuna apparente uscita.
Sotto lo sguardo vigile di Chester, che silenzioso assistette a tutta la conversazione sorridendo, Matt decise di sedersi a terra, accarezzando il cucciolo di Drago che a breve si sarebbe destato. Il piccoletto argentato aprì i suoi occhi del medesimo splendente colore, e lecco sul volto un Matt dubbioso, quasi sconnesso.
Meglio non pensarci…non ora ,si ripeté Matt, giocherellando col Drago, e aspettando che i soccorsi venissero a raccogliere i frutti della battaglia appena conclusa. Quella gioia di vivere che il Drago Quarantasette sembrò manifestare era la chiave, la chiave per risolvere tutte le incognite che Jess gli aveva posto.
«Attento con quelle corna! Ahia, il mio naso! Accipicchia!»

Peter si svegliò da un magnifico sogno, dove era lui l’artefice del destino stesso.
Un Green Killer stordito ricominciò a funzionare con fatica. Il suo riso soddisfatto, dietro quel freddo passamontagna oscuro, valse un riscatto davvero essenziale per un ragazzino dalle facili insicurezze.
Enigma e Jane erano rimasti impressionati, forse impauriti. Le grandi doti di Peter, una volta emerse alla superficie, erano uno spettacolo sensazionale.
«Ragazzo…penso che tutti di dovranno ringraziare. Preparati ad una valanga di smancerie.» ancora sorridente, il cacciatore di Green Blood si rivolse al futuro mago come se si fosse trattato del suo miglior allievo.
«L’idea l’abbiamo avuta assieme, è giusto che anche tu ti prenda le tue riconoscenze.» non poteva essere più modesto.
«Non sono fatto per le medaglie, né per le strette di mano. Il mio compito qui è finito, lo scalpo questa volta non importa.» si alzò rapidamente, liberato dalle malevole saette che per qualche momento l’avevano fatto soccombere «Forse prima, farò giusto una cosa…»

Tutta la Nuova Alleanza andò a leccarsi le ferite al solito ospedale, pieno di clienti bisognosi per quanto accaduto. La battaglia tuttavia, era chiusa in una vittoriosa cassaforte, e nessuno si sarebbe scordato facilmente del primo Drago che decise di attentare alla vita dell’uomo.
Il giorno dopo, un pacifico risveglio accompagnò il Generale Chester, sull’attenti fin dalle sei del mattino.
Nella sua tenda militare c’era un silenzio snervante, niente che avrebbe potuto distoglierlo da quello che inevitabilmente gli toccava fare, di nuovo.
Frugò rumorosamente fra i suoi effetti personali, sfogliò il suo pacco regalo, nonostante lo detestasse: un elegantissima uniforme militare che doveva indossare ad ogni funerale, provocato dalla furia dei Green Blood. Un colore blu notte che sembrava accompagnare la morte nel suo rituale preferito.
«I miei soldati muoiono, ed io mi metto questa. I civili vengono dilaniati, ed io mi metto questa. Maledetto il giorno in cui ho preso quella decisione…» cerco di sistemarsi il colletto e i gemelli color bronzo, immaginando uno specchio sontuoso davanti a lui «E dopo tutto questo, scopriamo che la Green Soul è capace di piangere…ci vorrà tempo per poter davvero credere a tutto questo.»
Al funerale dei soldati caduti, collocato all’aperto nel cimitero militare di Pervas, un imbucato scomodo rese il tutto ancora più logorante: una seccante pioggerellina, non troppo incessante, non troppo leggera. Quella maledetta pioggia che non avverti sulla pelle, ma che congela fino al midollo, sottolineando l’impotenza di ogni essere umano.
In seguito a quel vortice di tristezza, la gente di Pervas ricominciò a vivere come aveva sempre fatto, ringraziando ancora una volta un gruppetto che aveva salvato la città dalla distruzione. Il primo Stemma del Valore della O.A.G. venne riscosso in una cerimonia discreta e con pochi applausi, che sancì nuovamente la determinazione di ogni singolo membro. In fondo ne bastavano altri quattro per raggiungere la Triade di Gracalm. Oltre a ciò, Kamili venne ufficialmente accettata come membro della Nuova Alleanza, nonostante la lontananza dal suo paese natio.

«Sapevo di trovarti qui!» esclamò Matt, vestito di tutto punto dopo la cerimonia appena conclusa, togliendosi occhiali, sciarpa e cappello rosso.
«Mi piace il tetto di questo ospedale. Sento l’aria fresca di questo posto che mi purifica le vene.» Green Killer cercò di tergiversare.
«Ti ho visto alla cerimonia, di sfuggita. Sono qui solo perché tu volevi che io ti cercassi, non è così?» andò subito al punto «C’è qualcosa che mi devi dire?»
«Non hai mezzi termini eh? Va bene, hai vinto.» smise di guardare l’orizzonte per rivolgersi a quel diavoletto in un abitino rossastro «Vorrei parlarti di due cose in particolare. Prima di tutto, vorrei concentrarmi sul tuo amico, Peter.»
«Non credo abbia fatto qualcosa di male.»
«Infatti, è stato eccezionale. Nessuno era riuscito a portare a termine un incantesimo di tal portata, e probabilmente ci sono pochi maghi in circolazione in grado di emularlo.» cercò di tenere la voce più grave possibile, accentuando il momento solenne «Per questo vorrei darti una cosa…»
Il cacciatore frugò nelle sue tenebrose tasche, e fece comparire un biglietto da visita un po’ sgualcito.
«Scusa, ma l’ho tenuto nei pantaloni anche durante la battaglia. Ho fatto bene a non metterlo nell’impermeabile.»
«Fiorenzo?! Ma che nome strambo!» esclamò il ragazzino, piuttosto irrispettoso.
«Porta rispetto ragazzino, questo individuo è l’ultimo discendente rimasto del mago che generò la stirpe dei Draghi. E’ suo nipote per la precisione.» pronunciando rapidamente la frase riuscì a fare più effetto sul ragazzino.
«Che…cosa?! Ma è… uno dei maggiori sostegni dell’Esercito di Gracalm al fronte!»
«Esattamente. Devi sapere che lui è un mio amico di vecchia data, lo conosco molto meglio di quel che sembra. Sono sicuro che Peter sarebbe al settimo cielo se riuscisse ad incontrarlo.» il suo sguardo si stava aspettando la gratitudine di Matt, che arrivò puntualmente.
«E’ un gesto davvero speciale per lui. Ti ringrazio.»
«Secondariamente, vorrei chiederti una cosa. Dove hai trovato la tua Risorsa, come l’hai avuta?» era la prima volta che mostrava di avere interesse poco funzionale per qualcuno.
«In una officina in via di demolizione. E’ stata un gran colpo di fortuna!» il ragazzino tastò la sua Risorsa nella tasca della giacca, accarezzandosi la cravatta scarlatta, sicuro che tutto fosse in ordine.
«Tutto qui?»
«Per caso ti aspettavi qualcosa di spettacolare?»
«Non sai nemmeno come quella Risorsa sia finita in un luogo che a breve sarebbe crollato a pezzi?» stava diventando un interrogazione.
«Sinceramente, non me lo spiego. Perché per te è così importante?» cercò di passargli la patata bollente.
«Curiosità, tutto qui.»
«Allora lascia che ti chieda io una cosa.» aveva un ghigno che faceva facilmente intuire a cosa stava pensando «Perché mi hai fatto sorpassare il sigillo? Avresti potuto fermarmi senza troppi problemi.»
«Vuoi la verità?» rise in silenzio.
«E’ l’unica cosa che m’interessa.»
«La tua Risorsa…emanava un’energia che forse tu non hai avvertito. Sarò troppo abituato ad affinare i miei sensi da incantatore.» alzò le spalle, e staccò lo sguardo da quello di Matt «Ho sentito una vera e propria pressione, una potenza indomabile. Sapevo che questa energia proveniva da quell’affare, e sapevo che saresti stato in grado di salvare la situazione.»
«Allora non è stata solo fiducia, mi sbaglio?»
«Se non mi fossi fidato di te, a quest’ora non ti starei nemmeno rivolgendo la parola. Nonostante tutto, sei un marmocchio simpatico.» le sopracciglia di Matt presero una piega non amichevole, ma cercò di trattenersi.
«Anche io mi fido di te.» gli porse la mano «Sappi che la Nuova Alleanza ti aiuterà in caso di bisogno. Saremo sempre pronti a soccorrere gli amici.»
Green Killer si tolse il guanto con lentezza, e sorrise in modo spontaneo.
«Amici? Mi sta bene. A patto che non mi intralciate in alcun modo.»
«Rispetteremo la tua professione, promesso!» i due si strinsero la mano con forza, nessuno dei due decise di mostrare alcuna debolezza, fino a quando Jane chiamò Matt da lontano.
«La jeep è pronta, possiamo partire!»
«E’ stato un piacere Matt Wolfram.»
«Ci rivedremo, lo sento. Ti saluto!» un nuovo amico, un nuovo alleato, un nuovo tesoro.
Green Killer si girò nuovamente verso il sole che lo illuminava, forse non abbastanza. Il suo volto sembrava emanare delle ombre sinistre.
«Non sono nato per credere ai sincronismi. I segreti con me non hanno vita facile, amico…»

Chester avrebbe accompagnato la famiglia Wolfram a casa. Era tempo dei saluti, conditi con qualche emozione qua e là. Matt e Leila si erano già seduti sui sedili posteriori, mentre Jane, poco prima di affiancarsi al Generale Massimo, notò una timida presenza dietro all’autovettura e decise di scendere.
«Kamili?! Che stai facendo?! Vuoi rimanere li impalata a respirare i gas di scarico della jeep?»
«No-no…io volevo…»
«Cosa?» ad ogni ruggito di Jane, Kamili il disagio della ragazzona aumentava.
«Ecco…io…»
«Cosa?! Non farmi perdere tempo!»
«Dai questa a Matt! Per favore…» nascondendo il suo volto color cioccolato dietro ai suoi splendidi capelli lisci, la ragazzina porse una letterina rosa alla fiera di fronte a lei, con entrambe le mani. Sembrò il dono di una spada millenaria.
«Una lettera…rosa?!» il solo pensiero -già passato per la sua sospettosa mente- che Kamili potesse provare qualcosa per il fratello, provocò a Jane un attacco di nausea .
«Devo dare questa…cosa… a Matt, di persona?» chiese, sperando di sbagliarsi.
«Assolutamente, e ti chiedo di non leggere il contenuto della lettera, e soprattutto di non dire apertamente che è da parte mia.» era imbarazzata fino al midollo.
«Semplicemente…vomitevole.» si lamentò disgustata «Farò come dici, ma per favore, non dire altro.»
Kamili le afferrò le mani, al settimo cielo come mai prima d’ora.
«Grazie! Grazie davvero! Non dimenticherò questo gesto!»
«Fai come ti pare. A presto.» cercando di essere fredda, Jane si affrettò a raggiungere la famiglia nella Jeep. Si accorse subito dello sguardo perso nel vuoto della madre.
«A cosa sta pensando?» chiese a Matt, non particolarmente euforica.
«Non ne ho idea, forse ha solo bisogno di riposarsi.»
Leila nemmeno li stava ascoltando, ma dietro quella mano pensatrice che le reggeva il mento, un sogghigno si sporse dalle sue formose labbra.

Abbiamo eliminato il suo braccio destro. Forse abbiamo davvero qualche possibilità, per farti riposare in pace, Russ.

Chester accese il motore rombante dell’automezzo.
«Matt, questa lettera è per te. Non so di chi sia, ma è rivolta a te.»
«Grazie!» la mise velocemente nella tasca interna dell’abito «Leggerla qui mi farebbe venire il mal d’auto, lo farò con calma quando saremo arrivati.»
«A proposito…» esordì Leila, risvegliata dal suo felice coma «Jane, dove hai messo il mazzo di fiori che era appoggiato sul tettuccio della jeep? Ti avevo detto di metterlo in macchina.»
«Quale mazzo di fiori?! Sei sicura? Non è che hai sbagliato jeep?» tutti si voltarono indietro,.
Petali e petali di rose bianchissime si erano disperse, assieme ai loro gambi caduti a terra, triturate dalla vettura dietro di loro.
«Ok…forse non ti eri sbagliata.»
«Oh, no!» esclamò la madre «Se solo fossimo partiti un attimo più tardi! Che peccato!»
«Tranquilla mamma, ti comprerò un mazzo bellissimo quando torneremo qui a Pervas!» rispose la figlia ignara di tutto.
«Grazie Jane, come sei carina…con me.»
Da lontano, Mike vide lo sfacelo del suo romantico regalo dissolversi in mille pezzi. Pietrificato, rimase basito sul balcone dell’ospedale.

Dopo un ora di viaggio, Matt riuscì a cucirsi un angolino nell’immaginazione tutto suo.
«Non ho pianto. Questa volta non l’ho fatto.» pensò Matt, orgoglioso «Mi spiace Jess, ma sono stanco di piagnucolare come un bambino. La Green Soul…vuole me. Non è ovvio? Mio padre era l’unica persona che sarebbe stato in grado di eliminarla. Beh…ti aspetterò, chiunque tu sia. E quando sarà il momento, nemmeno una lacrima cadrà dal mio viso. Non ti libererai dei Wolfram così facilmente!»

Esattamente un sole dopo la vicenda, Leila tirò fuori la macchinata di bucato rosso dalla lavatrice. Notò subito uno strano particolare.
«Ma guardalo, ha lasciato qualcosa nell’abito quel citrullo! Oramai è carta straccia…»
 
Top
daniel holmes
view post Posted on 29/7/2014, 21:48     +1   -1




Non ho parole... semplicemente bellissimo, non so come descrivere questo quadro di arte fantasy
Ps: ho fatto il primo capitolo della mia fic
 
Top
view post Posted on 11/8/2014, 11:21     +1   -1
Avatar

Black Lady

Group:
Member
Posts:
5,223

Status:


Finalmente la grande battaglia si è conclusa *-*
Wow questo capitolo è stato qualcosa di davvero spettacolare ^^
Sei grandioso Matteo!! Stai diventando sempre più bravo ;)
Complimenti ^^
 
Top
view post Posted on 12/8/2014, 22:20     +1   +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


Ma dai, addirittura! Grazie mille! ^_^
Speravo davvero che il finale fosse degno, e ora spero di finire la prima parte come si deve...

P.S. Sono andato avanti a leggere le vicende della prima ff, ma sono andato in vacanza per cui devo recuperare, anche con la ff di Daniel!
 
Top
view post Posted on 26/8/2014, 13:32     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


Eccomi con un altro capitolo! Se ci sono problemi con la descrizione principale ditemelo pure, poiché pensavo di inserirne uno schizzo per far capire... ^^

11.1 La Scalata del Mago


Qualche settimana di afa condì un finale decisamente speranzoso.
La caldissima Calvas dai miraggi d’asfalto sembrava diversa. Nonostante fosse un periodo di vacanza, l’atmosfera era briosa, come in un laborioso paesino di campagna. Pareva che tutta la popolazione si fosse accorta del colossale smacco che la Green Soul aveva subito, sacrificando una delle sue pedine migliori senza nemmeno conquistare uno scalpo. Non c’erano certo sprazzi d’allegria, ma quella strana periferia, per la prima volta, assomigliava ad una cittadina del tutto normale.

Il Drago Quarantasette ora si divertiva nella sua nuova casa, la segreta base militare dell’Esercito di Gracalm. Nemmeno il suo fidato amico Matt ebbe più il permesso di vederlo, nonostante le estenuanti ricerche del ragazzino. Si era affezionato a tal punto alla piccola bestiola da uscire la notte di nascosto, ma purtroppo, non si era nemmeno avvicinato alla nuova tana del Drago.
Il Generale Massimo non giocò tutto il tempo al dittatore inflessibile. Si fece perdonare influenzando pesantemente la direzione dell’orfanotrofio di Kamili, facendo in modo che la morsa che intrappolasse la ragazzina venisse sciolta. Nonostante non avesse ancora raggiunto la maggiore età, la ragazzina fu ufficialmente libera di uscire dalle tristi mura che l’avevano sempre oppressa. La nuova dimora, sempre nel villaggio di Nati, la rese quasi una persona nuova, capacissima di cavarsela da sola.
Chester si prese ogni tipo di responsabilità, diventando così il tutore di quel romantico personaggio.

Alle prime porte di Luglio, precisamente il terzo giorno del mese, l’estate cominciò ad entrare senza permesso nella casa di ogni cittadino. I tre mesi di fuoco non erano molto apprezzati da quelle parti, poiché la temperatura si permetteva di sorpassare i trentacinque gradi. Le fonti dove cercare rifugio e refrigerio erano veramente poche, soprattutto per chi -esattamente come tutta la famiglia Wolfram- non disponesse di un automobile per sfuggire a quella calura appiccicosa.

«Prendi questo!» il sudore colava dalla fronte di Matt come gocce di rugiada, la determinazione stampata sui suoi occhi nocciola «No! Fa male…maledetto!»
La situazione si stava per scaldare, e Matt sembrava pronto ad un azione disperata.
«Non mi arrenderò mai, MAI!» gridò ruggente.
«La pianti di gridare davanti al televisore?!» contestò Jane, osservando come il fratello s’infervorasse davanti al nuovo videogame della sua fidata console.
Entrambi i fratelli erano in costume da bagno. Matt indossava un paio di lunghi boxer colorati d’arancio e blu. La sorella invece si era sistemata col suo abitino azzurrino tutto d’un pezzo, coperto da un pareo rosato dai fianchi in giù.
I due fratelli stavano cercando di sostenere l’aria rovente come meglio potevano. Mentre Matt impersonava una biondina munita di bazooka, Jane si riposava sul suo nido del sonno, coi capelli sciolti ed una sete costante.
Ad un tratto, appoggiandosi leggermente alla porta della camera, mamma Wolfram fece la sua accaldata apparizione. La donna non riusciva a contenere gli effetti debilitanti che quel caldo le causava ogni estate, come se non bastasse, un pulsante mal di testa stava infierendo nel suo cranio da almeno mezz’ora.
«Ti prego, smettila di strepitare…ti supplico!» si rivolse a Matt piuttosto benevola.
«E’ questo stupido mostro peloso a due zampe! Sono ore che provo a sconfiggerlo!»
«E pensi che a noi interessi qualcosa di quello che hai detto?» la sorella rimpolpò la dose di lamentele.
«Allora sarebbe salutare che tu facessi una pausa, non solo per te, ma anche per tutte noi…»
«…altrimenti?» Matt sperava che quella non fosse una minaccia.
«Altrimenti puoi dire addio alla tua scheda di memoria, compresi i salvataggi della tua biondina…» ridacchiò, oramai quel tipo di punizione era diventata una vera e propria moda.
«Mi fermo immediatamente!» spegnendo la console, con un sorrisetto impaurito, il ragazzino si allontanò dal bollente televisore, prima che la madre uscisse stremata dalla stanza.
C’è una piccola pulce nell’orecchio di ogni madre, appellata come istinto materno. Una minuscola intuizione che frullava periodicamente nella testa di Leila. Fu proprio quel fiuto impercettibile a spingere la donna ad aprire nuovamente la porta della camera. Matt si era già posizionato davanti al computer familiare, l’aveva praticamente imbrogliata.
«Non ti conviene prendermi in giro signorino, solo perché col caldo perdo qualche colpo non significa che…»
«Non è come sembra!» la interruppe Matt, piuttosto bruscamente.
«Questa volta ha ragione.» c’era qualcosa di strano dietro il supporto di Jane «Di solito riesce a fregarti con questo trucco, ma questa volta ha acceso l’affare per un motivo ben preciso…»
Matt guardo la sorella con disappunto, prima di vedere lo sguardo tenebroso della madre giunto a qualche centimetro dal suo. Un altro sorrisetto fatto di panico venne sfoggiato dal figlioletto amato.
«Leggi questo messaggio!» Matt pose in sua difesa il suo cellulare, che mostrava un messaggio ricevuto da parte di Peter «Mi ha chiesto urgentemente di parlare, come vedi. Mi deve mostrare una cosa che con la voce non si può nemmeno immaginare. Così ha scritto lui!»
Guardando il messaggino del collega, Leila constatò la verità di quelle parole intimidite. Sbuffò una volta per esprimere il suo consenso.
«Sarà una cosa rapida, ma importante!» commentò Matt, cercando di esprimere positività.
«Dunque non ti dispiacerà se rimango a guardare, vero?» altra minaccia implicita da non sottovalutare.
«Se vuoi puoi sederti accanto a me!» dichiarazione da ruffiano provetto.

Tutta la famiglia Wolfram si ritrovò davanti ad uno schermo. Le due regioni si misero rapidamente in contatto, e Peter rimase sorpreso quando si ritrovò tre faccioni troppo vicini, provenienti dal monitor.
«Non mi aspettavo una seduta di famiglia!» esclamò divertito «Tutto bene, signora Wolfram? Come stai Jane?»
Lottando per chi risultasse più visibile sullo schermo, le due celarono il povero Matt senza troppo ritegno, rispondendo con una bizzarra cordialità.
«Fa un po’ caldo, come ve la passate li a Pervas?» rispose Leila, minimizzando i suoi problemi.
«L’aria di montagna ci risparmia da questo tipo di piaghe…comunque vorrei arrivare in fretta al punto. Matt sei ancora li?»
Scostando le donne di casa Wolfram, Matt si rese nuovamente visibile, ma dovette compiere uno sforzo non indifferente.
«Parla pure, ti ascolto!»
«Vedi, grazie al tuo biglietto da visita sono riuscito a rintracciare quel tale…il mago Fiorenzo! Sono stato estremamente fortunato perché l’ho chiamato in un periodo di tregua…»
«Davvero?! E ti ha dato qualche dritta? Cosa vi siete detti?»
«Beh, anche lui è venuto a conoscenza delle vicende riguardanti Jess, così come il mio incantesimo. E…ha deciso di mettermi alla prova!» l’entusiasmo si poté percepire facilmente, i sogni di solito non sono incarnati in un biglietto da visita.
«E’ fantastico! Dunque ha intenzione di incontrarti!» felice per l’amico, Matt sfoggiò un espressione d’autentica soddisfazione.
«Ho sentito dire che, secondo il codice dei Maghi, si può addestrare un solo discepolo alla volta. Oltre a ciò, un Mago non può addestrare un aspirante Stregone, e viceversa…» commentò Leila, cercando di far chiarezza in quella nuvola d’ignoranza.
«Aspetta un momento! Mago e Stregone non sono la stessa persona?!» come al solito, vagando per il suo mondo, Matt si era perduto anche quella informazione.
«La fonte di potere che usano Mago e Stregone sono ben diverse. Mentre il primo sfrutta l’energia terrestre, il secondo sfrutta magia “artificiale”, generata dal nulla assoluto.» Peter fu preciso e puntuale come al solito «In pochi riescono a manovrarle entrambe, comunque penso che mi orienterò sulla magia terrena.»
«Scusa un secondo…ma cosa c’entriamo noi in tutto questo?» la solita Jane e le sue solite maniere.
«La prima parte della prova consisterà nel raggiungere il villaggio di Nati dalla città di Pervas, senza alcun mezzo di locomozione. Mi ha concesso di farmi accompagnare da due persone al massimo…e non potrei chiedere compagni migliori di te ed Enigma!»
«Un avventurosa scalata verso le Tower Mountains! E’ quello che ci vuole, con queste due morte che camminano mi stavo decisamente annoiando!» sorella e madre lo squadrarono come se volessero dissezionarlo.
«Scommetto che non sai nemmeno dove si trovano!» replicò la sorella, conoscendo i punti deboli del fratello e
il silenzio di Matt parlò vivacemente al posto suo.
«Non sarà una passeggiata da quattro soldi!» lo illuminò l’amico dall’altra parte dell’apparecchio «Ti spiego brevemente: le Tower Mountains sono quattro picchi rocciosi, che non superano i duemila metri di altezza. Nonostante ciò è difficile superarli perché hanno una conformazione anormale. Non sono posizionati come una classica catena montuosa, ma formano un quadrato perfetto, cui nel mezzo risiede il villaggio di Nati. Vengono chiamate Tower Mountains perché guardandole dall’altro ricordano un fortezza a quattro torri, e anche perché proprio nelle quattro cime si trovano quattro torri di vedetta!»
«Perché non possiamo dirigerci direttamente verso il centro delle montagne?!» ancora una volta, stava ponendo le domande sbagliate. L’amico di sempre, ridendo sotto i baffi, prese un atlante geografico dalla sua libreria personale, e tornò al cospetto dei Wolfram in un baleno.
«Guarda qui. C’è un enorme risposta alla tua domanda.» mostrando all’amico alcune fotografie che ritraevano i quattro monti, poté finalmente farsi un idea più realistica «I quattro monti sono posti agli angoli come di un quadrato immaginario, ma c’è un quinto picco che si trova esattamente in mezzo ai primi quattro. Come vedi, è un po’ più basso rispetto agli altri, e tutte le fonti di acqua provenienti dai quattro monti agli angoli fluisce tutta nel centro: è li che si stabilisce il villaggio di Nati. E da lì…»
Matt riuscì a notare come la quantità d’acqua che i quattro fiumi trasportavano fosse davvero immensa, e finalmente cominciò a scovare una stranezza da non sottovalutare.
«Scusa un secondo! Ma che…come fa a fluire tutta quell’acqua senza nemmeno un ghiacciaio? Mi state dicendo che l’acqua sgorga dall’interno della montagna?!»
«Esattamente!» esclamò Peter, sottolineando quanto come quei monti fossero l’apice di tutte le eccezioni.
«Nessuno ha mai scoperto da dove proviene l’acqua del fiume Fairy Wing, perché tutte le fonti provengono dal cuore dei monti, si suppone dal piccolo massiccio centrale.» aggiunse Leila, colta ma garbata «Una cosa è sicura: le acque che sgorgano dai quattro picchi percorrono la loro strada salendo dal basso verso l’alto.»
«Che?! Ma è impossibile! Come mai nessuno ha indagato su questa faccenda?!»
«E’ forse l’unico mistero di Gracalm che riesce a competere con il muro di fuoco della Via del Diavolo. Nessuno è mai riuscito nemmeno a scavare una tomba per tutta la superficie di quei monti, la roccia è praticamente indistruttibile. Da tempo ormai la scienza si concentra sulle proprietà curative delle Stardust Particles che provengono dalle fonti, tralasciando le montagne da cui esse vengono generate.»
«Mi state dicendo che non sono stato a corrente di una delle meraviglie più strambe del mondo…fino ad ora?» Questa volta fu il dissenso a rispondergli, quasi con un pugno allo stomaco «Non mi sono accorto nemmeno dell’enorme cascata di mille metri che copre il fronte della montagna centrale…»
«Visto che hai capito?! Provenendo da Sud, ci troveremmo davanti ai picchi di Sud-Est e Sud-Ovest, oltre al picco centrale, leggermente più arretrato dei primi due. Non potremmo mai andare nel mezzo, perché tutta l’acqua che scorre fino a Nati si unisce in un unico blocco, che cade dal fronte della montagna. Per qualche strano motivo, la colonna d’acqua che fa un tuffo di mille metri non perde nemmeno una goccia durante il volo, raggiungendo così la base del monte. La cascata è larga più di un kilometro, sarebbe pericoloso passarci accanto: la pesantezza di uno schizzo potrebbe essere fatale!» intervenne Peter.
«Come se non bastasse, l’acqua della cascata forma un lago enorme, che si spacca in più emissari. Uno è il fiume Fairy Wing, che noi tutti conosciamo. Gli altri due sono corsi d’acqua che circondano i monti di Sud-Est e Sud Ovest.» Leila sorrise, vedendo gli occhi di Matt vagare nel vuoto «Un altro motivo per cui si chiamano Tower Mountains. Questi corsi d’acqua creano una sorta di fossato, che impedisce a chiunque di approcciarsi, almeno a piedi, alle montagne dal fronte Sud.»
«E se invece volessimo passare dal fronte Nord?» per questa domanda, si sarebbe meritato una selva d’insufficienze in geografia.
«Ma che dici?!» lo rimproverò la bacchettona dai capelli biondo cenere «Sul fronte Nord c’è l’oceano! Come pensi di raggiungere la vetta?! In pratica è come se le Tower Mountains fossero una specie di isola, staccate da Pervas!»
Matt era stufo di prendere lezioni da tutti e tre, e cercò di tagliare il discorso rapidamente, senza celare un velo di vergogna nel suo viso.
«Va bene, va bene! Verrò volentieri con te, sempre meglio di star qui a sopportare le due streghe…»
«Sapevo che non mi avresti deluso! Allora ci vediamo dopodomani, chiamerò il Generale e gli chiederò di farti accompagnare fin qui, per poi proseguire a piedi noi tre assieme. La via più facile è sicuramente quella del monte di Sud-Est: ci sono delle gallerie naturali che ci proteggeranno dal sole per i primi seicento metri. Poi, dovremo raggiungere la torre situata sulla vetta, sarà li dove ci accamperemo per la notte. Ci sveglieremo al mattino per scendere dal monte proseguendo verso il centro, e il villaggio di Nati. Fiorenzo ci aspetterà li, tutto chiaro?»
«Scommetto che non sarà così facile come sembra…ma non vedo l’ora!» rispose Matt, entusiasta.
«Bene, a Mercoledì! Non sai quanto la tua presenza mi renda orgoglioso!» sull’orlo della commozione, per non cadere in uno strapiombo lacrimevole, l’aspirante mago pose fine alla comunicazione.
Uno strano alone nero veleggiava alle spalle di Matt. Sorellina e madre, decisamente poco amorevoli, lo stavano fissando come vere e proprie fattucchiere, desiderando che quello sfacciato si trasformasse in un ranocchio.
«Streghe? Oh, questa è proprio bella…» il sorriso malvagio di Leila era un tutto dire.
«Meno male che Mercoledì ci libereremo di te, ma prima possiamo sempre darti una strigliata…» il volto di Jane era la fotocopia di quello della madre.
«Ehm…ecco io…con streghe…intendevo dire…» semaforo verde, Matt fuggì per la sua sopravvivenza casalinga. Cominciò l’inseguimento delle belve scatenate, che di certo non apprezzarono il poco tatto di Matt. In fondo, per casa Wolfram questa era normale amministrazione, così come la corsa infinita attorno al tavolo della cucina, gli strepiti, le risa.

Scarponi da montagna, un giubbotto senza maniche beige sopra una maglietta di pile color della neve. Dei pantaloncini che arrivavano fino al ginocchio, tinti di verde trifoglio e pieni di tasche. Il prode avventuriero dalle occhiaie pronunciate sembrava pronto a scalare il picco più alto del mondo.
«Oh oh!» esclamò Matt guardandosi allo specchio «Non sembro uno scalatore esperto?»
«Secondo me più che uno scalatore…potresti fare la frana!» Jane si mise a ridere da sola, auto compiacendosi per la battuta.
«Stai attento, mi raccomando.» la madre lo cinse a sé e gli diede un bacio sulla fronte, mentre la sorella si tinse di verde.
Con un grosso zaino da montagna, il ragazzino salutò la famiglia, con i migliori auspici ed una vetta da raggiungere.

«Non ci credo!» il ragazzino si meravigliò. Non si aspettava un autista del genere, non quell’autista, non ancora!
«Hai qualcosa da ridire? Ti da fastidio che sia il Generale Massimo ad accompagnarti?!»
«Possibile che lei non abbia niente di meglio da fare che impersonare un tassista? Non ha un esercito da comandare?»
«Questi non sono affari che ti riguardano!» Chester sembrava piuttosto offeso «Potevate anche includermi nella vostra scampagnata!»
«Ok, non ha veramente nulla da fare.» concluse Matt, perplesso «Piuttosto… come mai questo Mago ha deciso di mettere alla prova Peter solo adesso?»
«Sul fronte dove prestava servizio le cose si sono messe bene, e abbiamo conquistato un bel po’ di kilometri. Questo dimostra che la Green Soul ha speso grandi energie tentando di farci fuori tutti. Per questo la sua presenza al momento non è per niente improrogabile.»
I due si posizionarono nella solita e robusta jeep, ma questa volta Matt si era equipaggiato con due cuffie con tanto di Mp3, per non essere stordito dal volume assordante delle chitarre pesanti.
«Proprio non capisco perché Fiorenzo non abbia voluto coinvolgermi, in fondo sono un suo superiore! Potrei anche mandarlo in pensione a quel vecchiaccio!»
«Vecchiaccio?!» Matt aveva già capito dove il Generale sarebbe andato a campare.
«Fiorenzo ha settantuno anni, mi sembra ora che si faccia da parte…comunque tutto l’equipaggiamento che serve è nel bagagliaio, non vi farò mancare neanche uno spillo.»
Chester accese l’impianto stereo, e Matt prese in mano rapidamente il suo apparecchio salvifico, che ben presto, si rivelò un paracadute bucato.
«No! Ha le batterie scariche! Questo vuol dire che…»

Peter ed Enigma videro un ubriaco uscire assieme a Chester dalla possente autovettura. Solo dopo qualche momento, quando Matt ruzzolò a terra schiacciato dal peso dello zaino, i due si accorsero della sua vera identità.
«Un viaggio pesante presumo…» Enigma fu acidissimo. Anche in estate, un cappuccio verde ed una sciarpa di seta dello stesso colore coprivano il suo viso e le sue sfuriate.
«In realtà non c’era nemmeno traffico!» canticchiò Chester, aprendo il bagagliaio della jeep «Allora, qui abbiamo una tenda richiudibile, qualche provvista...»
«Grazie per l’aiuto, in fondo non dovrebbe essere troppo complicato. Non penso troveremo la neve, o pareti che si affaccino su uno strapiombo mortale!» esclamò Peter, il più eccitato dei tre.
«Qualche strumento di sicurezza non guasta, comunque ho messo tutto nel tuo zaino.» finito il suo compito, Chester non temporeggiò e volle subito congedarsi «Credo che da questo punto in poi dobbiate cavarvela da soli. Dovrete percorrere il bosco dei pini posto a Nord di Pervas, proseguite per la vallata fino a che non raggiungerete un ponte di legno. Questo vorrà dire che sarete già sulle pendici della montagna. Il resto…beh, lo sapete. Non mi resta che augurarvi buona fortuna.»
«Spero che non ci sia bisogno di lei…ma grazie comunque!» Peter non vedeva l’ora di cominciare il suo passo affrettato. Gli tremavano le mani, sembrava che un pubblico invisibile lo stesse opprimendo, ma l’adrenalina era il suo mestiere.

A breve superarono il confine, e si tuffarono nella natura. La parte settentrionale di Pervas possedeva il più gran bosco di pini di tutto il globo, e la sua freschezza rallegrava ogni viandante in cerca del suo destino.
Un sentiero sterrato fu il primo ostacolo, c’era ancora tempo per guardarsi intorno e respirare profondamente. Nel bosco erano diffusi alcuni cottage alla vecchia maniera, ma di pregevole fattura e con un tocco di vintage; queste abitazioni erano le basi principali della Guardia Forestale di Pervas, che monitorava giorno e notte il bosco, rispettano ogni singolo ago.
Non passò molto tempo prima che il sentiero si estinguesse, costringendo i tre viaggiatori a camminare in una scherzosa erba alta, che cominciò a solleticare i polpacci del giovane gruppetto.
«Ci conviene passare sotto gli alberi. C’è meno erba, così almeno vediamo dove stiamo camminando.» consigliò Peter, conoscendo la zona «Oltre a ciò è meglio evitare il sole delle dieci del mattino!»
Un assist che Matt decise di sfruttare, suo malgrado.
«Beh, tanto per qualcuno il sole non fa molta differenza…»
«Hai sentito qualche insetto ronzare, Peter?» ribatté Enigma, seduto sul suo trono.
«Io ronzo…cioè parlo, quanto mi pare!» stava diventando sempre più scorbutico, non accettava che la sua curiosità fosse smantellata in modo così brutale.
«Forse ronzi un po’ troppo, stai disturbando la quiete di questo bosco. E la mia pazienza.» rispose piuttosto seccato.
«Siamo in marcia da meno di un ora, e state già per scannarvi? Suvvia…cercate di trattenervi almeno fino a Nati!» Peter tentò di riappacificare la situazione, ma non era facile gestire una testa calda ed uno sguardo glaciale.
I due cercarono d ignorarsi, per esaudire le preghiere di un ragazzo speciale.
Dopo un ora di cammino, i tre avevano già raggiunto la vallata che portava al monte stabilito. Peter assaporò i primi passi che calpestarono le rocce come se, in quel momento avesse varcato i confini del paradiso. Ma quel momento di euforia durò ben poco, sotto un sole che non smetteva di scottare la pietra.
«Silenzio! Credo di aver sentito dei rumori.» Enigma sembrava sicuro delle sue orecchie.
«Chi ma potrebbe essere?» chiese Matt, cercando di soffocare la preoccupazione.
«Beh, non credere che queste montagne siano prove di animali selvatici. Ci sono i Grizzly di Pino per esempio, che si spostano in branco da una parte all’altra del bosco e si mimetizzano grazie alla loro pelliccia verde erba.» Peter sembrava consapevole della fauna attorno a lui.
«Potremmo anche incontrare qualche poco di buono…oppure loro, i Green Blood. Pensavi davvero che questo luogo ne fosse privo?» chiese Enigma, strafottente «Certo, non ce ne sono in gran quantità, ma è sempre meglio tenere gli occhi aperti.»
«Aspettate un attimo! I Green Blood convivono con gli animali?» storse il naso, come se stesse per starnutire.
«Esattamente. Nessun Green Blood ha mai attaccato qualcosa che non sia un essere umano. Mi sembrava di avertelo detto!» Peter infierì sulla pessima attenzione del migliore amico.
Uno strano fruscio venne captato da tutti e tre i ragazzini. In lontananza si udì il furore della cascata che trapanava la terra, unico spettatore di quella vallata.
«Non ha importanza. Green Blood, bestie feroci, bracconieri…non ha importanza. Sono solo piccoli scalini da superare per arrivare al mio obiettivo. Sarà un piacere giocare con loro.» gli occhi di Peter, stranamente scoperti, emanarono un leggero riflesso fucsia.
Era la prima volta che Matt vedeva Peter in quello stato. Sembrava pronto a qualsiasi cosa. Aveva l’occasione per diventare un vero Mago, l’occasione per cambiare il mondo. Poteva far ricredere tutti quelli che lo avevano tradito, e tornare finalmente a vivere.

Edited by Poirot's wolf - 4/10/2014, 10:49
 
Top
daniel holmes
view post Posted on 27/8/2014, 07:25     +1   -1




Wow! A quanto pare si prospetta un bel po' d'azione... continua cosi. dato che i capitoli son lunghi non posso commentarli nel dettaglio. Nell'insieme un capitolo molto bello e fluido (il disegno di cui parlavi sarebbe utile), e scritto benissimo come fantasy... ti ripeto che se lo pubblicassi sarebbe un bestseller. A presto, e se puoi aiutami col formato della mia fic.

Edited by daniel holmes - 27/8/2014, 12:13
 
Top
view post Posted on 7/9/2014, 16:57     +1   -1
Avatar

Black Lady

Group:
Member
Posts:
5,223

Status:


Eccolo qua... L'inizio di una nuova avventura ^_^
Come al solito devi scusarmi per il ritardo, ma è davvero dura starti dietro ultimamente XD
Capitolo fantastico, sinceramente credo di aver capito tutto di come è strutturata la zona intorno a Nati, però se vuoi fare la mappa per confermare il tutto fai pure ;)
 
Top
view post Posted on 13/9/2014, 12:24     +1   +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


Vi chiedo scusa anche io per il ritardo!!!
Per quanto riguarda la mappa, se riuscirò a disegnare delle montagne in modo decente, (non come dei coni gelato xD) metterò la mappa nei prossimi capitoli. Grazie ancora per i commenti!
 
Top
view post Posted on 4/10/2014, 09:47     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


Scusate il ritardoooo. Tra l'altro cercherò di dare una leggera accelerata per finire la Prima Parte entro l'anno!!!
P.S. C'è una frase che manca nel precedente capitolo, che aggiungerò a breve, mi sono accorto che non è stato specificato che la cascata genera 3 fiumi, due che sfociano nel mare, ed il terzo è il Fairy Wing!!!
EDIT: Come non detto, mi ero ricordato del dettaglio xD Cercherò anche di fare il disegno se riesco.
11.2 Ali, Zampe e Misteri


Il fruscio era insistente, cercava di sovrastare il silenzio di quella calma vallata, popolata da una frizzante erba, dove occasionalmente qualche margherita riusciva a mostrare i suoi petali.
Un cespuglio si ortiche di mosse ad ore dodici. I tre ragazzini sfoderarono le loro Risorse come uno sceriffo sfodera la sua revolver.
«Spero che non ci siano curiosi, non ci siamo attrezzati per nascondere le nostre identità, dovrà essere un lavoro svelto e taciturno.» precisò Enigma, a sangue freddo.
«Dipende da quale orrenda creatura uscirà da quel grande cespuglio, può nascondere fin troppo per i miei gusti.» commentò Matt, sulla difensiva.
Tra il chiaro disappunto di Enigma, che nemmeno cappuccio e sciarpa riuscirono a velare, e una invisibile sirena d’allarme che assordava i loro sensi, l’essere celato dalla natura decise di uscire allo scoperto: un perfetto cucciolo di Golden Retriever. Probabilmente non era nemmeno vicino al primo anno d’età.
«Ma che?!» Peter fu quasi scontento di non poter dilaniare un possibile avversario.
«Che tenero!» Matt gli corse incontro senza indugi, qualcosa dentro di lui aveva compreso quanto innocente fosse quella creaturina «Cosa ci fa un peluche come te in un posto come questo?»
Il ragazzo dalle occhiaie pronunciate prese in braccio il cucciolo, che lo ricambiò immediatamente con una leggera leccata sulla guancia.
«Siamo stati fortunati a trovare questo esemplare, è raro trovare un L.P. del genere.» l’animaletto sembrò strappare ad Enigma un sorriso d’affetto, muovendosi come un forsennato, cercando di divincolarsi da Matt.
«Un elle-che?!» rispose Matt stranito. Proprio quando lo sguardo inquisitore di Enigma si abbatté sul suo ennesimo vuoto di memoria, il ragazzino pescò il suo ricordo in extremis «Ma certo! Un Lost Puppy! Deve essere per forza così!»
«Uh…questa volta hai studiato?» un incoraggiamento volutamente puerile.
«Beh, so cos’è un Lost Puppy perché…anche io ne avevo uno. Gli animali non sono come l’uomo, certe cose le avvertono, soprattutto gli avvenimenti tragici. Due settimane prima della comparsa del muro di fuoco, l’ottanta per cento degli animali domestici scomparvero dalle case di Calvas, e non vi fecero più ritorno.» chiuse gli occhi, per visualizzare quell’immagine ingenua a cui spesso aveva pensato «Si chiamava Gimmy, ed era appena un cuccioletto, nonostante la tenera età me lo ricordo perfettamente. Era un gattino grigio come la cenere, con occhi giallastri, vivace e giocherellone. Quel maledetto giorno, ci rendemmo conto che in qualche modo, la gabbietta dove l’avevamo risposto era stata letteralmente distrutta, durante la notte. Spero almeno che ora si diverta in un posto migliore.»
«Non c’è da stupirsi.» lo consolò Peter «Una congrega circense delle mie parti stava facendo i propri spettacoli a Calvas, poco fuori città. Scapparono tutti, dal primo all’ultimo. Elefanti, tigri, cavalli e cagnolini. E la cosa sconcertante, è che nessuno se ne accorse.»
«Tuttavia, in certi casi alcuni esemplari ricordano il rapporto felice con loro padrone, e a volte tentano di tornare in questi angusti luoghi.» aggiunse Enigma, con la sciarpa che distorceva il suono della sua apatica voce.
«E tu devi essere uno di loro, piccolina!» ridacchiò Matt, trattando il canide come un bimbo vivace, quasi sfiorando il suo muso col naso «E’ una femmina, mi raccomando, non confondetevi!»
«Se vuoi puoi tornare indietro a cercare il suo padrone…» un'altra sfuriata da parte di Enigma.
«Preferisco insegnare a questa creatura ad azzannare le persone col volto coperto!»
Peter si mise una mano sulla fronte, il viaggio sembrava prendere una piega burrascosa, nonostante un purissimo cielo sereno aleggiava sulle loro teste magnanimo.

«Che…cosa stai facendo mamma?» chiese Jane stranita, con un pacchetto di patatine a portata di fauci.
La cucina della famiglia Wolfram si era quasi trasformata in un nido fatto di legno, mattoni e metallo. Tutte le dieci aquile, dardi appartenenti alla Risorsa dagli scarlatti sospiri, si erano appollaiate in luoghi diversi ad altezza diversa: una si grattava le piume col becco, posizionata una mensola sopraelevata, un'altra preferiva la morbidezza del divano di casa. Sembrava che oramai fosse diventata casa loro.
«Perché ci sono questi pennuti in giro? Abbiamo una missione?» chiese nuovamente Jane, impaziente.
«Non hai provato qualcosa di strano? Quando evochi la tua Risorsa?» rispose serena la madre.
«In che senso?»
«E’ come se…sentissi che la sua voce debba in qualche modo venire alla luce. Insomma, io non credo che dovremmo utilizzare le Risorse come degli apparecchi usa e getta. Credo che avendo una loro volontà, per quanto folle possa sembrare, meritino un briciolo di rispetto.» lo sguardo attento della donna si sincronizzò con una delle sue aquile, poi giunse diretto verso la figlia «Non credi che sia giusto?»
«Non lo so…io e la mia Risorsa c’intendiamo nel momento in cui c’è da prendere a calci qualcuno. Forse è questione di sintonia.»
«Beh, era da un po’ che mi sentivo in dovere di donare qualcosa alla mia Risorsa. Lei mi ha donato una forza incommensurabile, e mi sono sempre sentita in debito. Per cui…le donerò l’identità: ho deciso, ogni falco avrà il suo nome.» sorrise, sembrava stesse parlando dei suoi figli.
«Basta che non li chiami in modo ridicolo! Le prese in giro non sono esempio di rispetto!»
«Se vuoi, puoi aiutarmi a scegliere un nome. Ne sarei felice, collaborare assieme per qualcosa a cui tengo.»
«Nah…credo che ti lascerò questo…onore.» con un tono poco combattivo, la ragazzina si diresse verso la sua camera. «Fammi sapere quando hai deciso.»
La ragazzina, sguardo basso e fare silenzioso, si buttò sul suo letto, ed evocò la Lama Vendicativa. La sua Risorsa, agghindata da anelli d’acciaio splendenti, rifletté tutta l’amarezza del suo viso.
«Spesso ho cercato qualcosa nel mio Universo. Ma per il momento, tutto ciò che ho trovato è stato…il vuoto.»

«Potremmo chiamarla Jane!»
«Tua sorella ti ucciderebbe.» intervenne Enigma, divertito.
«Solo per il nome, solo per questo?»
«No, anche perché tua sorella odia i cani. Non li sopporta proprio.» questa volta fu Peter ad avvicinare la bocca al microfono «Possibile che tu non lo sappia?»
«E chi ti ha detto che io non lo sappia?» il suo sorrisetto era troppo facile da tradurre. Venne interrotto da quel scalmanato cagnolino dorato, che fece uno scatto verso la montagna. Aveva fiutato un odore che non aveva mai sentito, l’odore delle Tower Mountains.
Lo scroscio saltellante dell’enorme cascata era sempre più assordante, e la vallata stava quasi per terminare, così come le sue fertili terre incontaminate. Le acque del fiume sempre più vicine donavano all’aria una variegata fragranza fatta di foglie fresche e terreno umido. Oramai, gambe e zampe cominciavano a sentire il peso della fatica, e sotto il sole del mezzogiorno, ogni muscolo pretendeva un briciolo di riposo.
«Finalmente…si comincia a ragionare.» pensò Matt, guardando in lontananza le cime dei monti, non più irraggiungibili orizzonti come tre ore prima.
A poca distanza dallo strano gruppetto, il lunghissimo ponte Clouds Gate -fatto di un legno che riusciva a sopportare ogni schizzo ed ogni peso- si ergeva sopra le acque cristalline di uno dei due affluenti che sarebbe sfociato in mare.
Scorgere il fondale era come guardare un acquario pieno di vita: la fauna si vedeva ad occhio nudo, data la trasparenza dell’acqua. La vita proveniente dal mare sfidava la corrente, abitando l’acqua e la roccia del fossato delle Tower Mountains. La cascata di mille metri non era molto lontana: un muro d’acqua che vinceva su ogni forza della natura, e che trapanava il fondale dove si gettavano le sue potenti acque. L’unico fiume che si sarebbe inoltrato nelle terre di Pervas e Laganal veniva generato a pochissima distanza.
«Toglietemi una curiosità.» esordì Matt, affascinato dal paesaggio «Kamili è caduta proprio da questa cascata, dieci anni fa?»
«Esattamente. Forse è per questo che gli adulti hanno sospettato di lei. E’ un salto mortale, data la forza di gravità e la potenza di quell’anomalo liquido.» rispose Enigma, sentendosi quasi in dovere di rispondere, cosa piuttosto inusuale «Qualsiasi cosa ci sia in questa montagna, qualsiasi cosa siano queste Fairy Particles…non mi interessa. Sarò sempre grato a questi misteri che hanno permesso di risparmiarla.»
In quelle parole sembrava risiedere una strana emozione, difficile da tradurre, ma così facile da percepire che d quasi dava la pelle d’oca.
«Direi di superare il ponte e poi fare una sosta.» il ragazzo incappucciato sembrava aver capito quanto si fosse esposto.
Ad un tratto, quel Golden Retriever birichino si posizionò seduto, senza ubbidire ai richiami di Matt che gli ordinavano l’opposto. Alla sua disobbedienza seguirono dei buffi ululati, gridolini di cucciolo.
«Ma che sta facendo? Non è il momento di giocare al lupo cattivo!» esclamò Matt, imbizzarrito.
«Forse ha fiutato qualcosa.» rifletté Peter, prima di voltarsi come un fulmine, osservando con attenzione cosa si fosse giunto alle sue spalle: un paio di Green Blood ben diversi dalla solita stirpe, con le fattezze di grizzly verdognoli, dal muso famelico e zanne perforanti.
«Ecco alcuni simpatici esemplari di un simpatico problema a cui pochi danno considerazione.» Enigma si preparò con mente e corpo ad un inevitabile scontro.
«Aspettate, credo di averlo letto da qualche parte…» gli attimi passavano frettolosamente, ma quella risposta, inciampata sulla punta della lingua, riuscì a fuoriuscire «E’ colpa dei bracconieri, non è vero?»
«Risposta esatta.» replicò Enigma, macchinosamente «La Green Soul ha perfettamente chiaro cosa succeda in questo mondo, e i cacciatori di animali selvatici sono un elemento che sicuramente apprezza. Si è resa conto del fatto che i bracconieri, soprattutto cacciatori di orsi, seguono le prede fino alla tana, per uccidere tutta la cucciolata. Per questo, ha elaborato dei Green Blood di specie identica a quella cacciata, cosicché gli animali la accettino nel loro habitat: questo ha comportato che la morte di moltissimi cacciatori, cacciati da qualcosa ben più grande di loro.»
«E’ un circolo vizioso! Si dice che i bracconieri uccisi diventino dei Green Blood a loro volta, con le stesse fattezze della bestia che li ha eliminati.» puntualizzò Peter, sicuro di sé.
I due Green Blood avevano fame di uomini, e non c’era niente di meglio che tre possessori di Risorsi da dilaniare. Una zampata vibrò nell’aria verso il volto di Peter, che venne sfiorato da unghie aguzze e sporche di sangue.
I suoi occhiali da sole vennero gettati nel vicino fiume, e trasporti dalla corrente fino al mare prossimo.
I due bodyguard non si fecero attendere, e protessero il compagno con lanciandosi nella mischia.
Enigma strappò delle strisce di papiro dal suo rotolo infinito, lanciando delle schegge dorate contro la bestia più vicina. Il tessuto marchiato dal simbolo della lancia fu scattante, e liberò il Green Blood dal senso della vista con un solo squarcio. Matt poi decise di alleviare le sofferenze della bestia, conficcandogli lo stocco nello sterno.
Per un momento, quell’affondo sembrò dettare l’ultimo sangue. Ma il ragazzino dalle occhiaie pronunciate dovette ricredersi, in particolare quando il suo stocco venne afferrato con forza ed estratto delle verdi viscere.
«Molto teatrale…rimanete dietro di me.» commentò Matt, cercando di improvvisarsi uno spartiacque.
Una luce inusuale provenne dalla ferita aperta dell’orso ferale, e la leggera deflagrazione successiva che lo dilaniò dall’interno, sottolineò quanto la belva fosse fortunata. Solo per il suo relativo senso del dolore.
Questa volta il ragazzino aveva minimizzato i rischi facendo scorrere nelle vene del bersaglio soltanto qualche goccia di liquido esplosivo, il risultato fu comunque scoppiettante.
Il secondo Green Blood non pianse la caduta del compagno, ma cercò vendetta, facendo un balzo verso lo smemorato del gruppo. Peter tentò di sovrapporsi tra bene e male, ma Enigma lo scostò quasi bruscamente, e si gettò nel vuoto senza paracadute.
Le mascelle del Green Blood si fermarono a pochi centimetri dal collo incappucciato dell’enigmatico ragazzo, quasi avesse voluto azzannarlo come un vampiro. Ma beffardamente, fu il collo del vampiro ad essere trafitto, perforato dalle lame di papiro che Enigma aveva rapidamente generato. Il gioco è bello finché dura poco.
«Non erano irresistibili.» commentò deluso il cappuccio parlante, estraendo senza ritegno le lame di tessuto dal collo della belva dissolvente.
«Già, ma forse sono tutto ciò che abbiamo a disposizione per esercitarci un po’…» lo seguì Matt, della stessa fazione.
Non si erano resi conto che Peter li stava osservando in modo poco compiaciuto:
«Da quando sono la principessa in pericolo?! E da quando voi due i principi improvvisati?!»
«Forse è stato solo istinto…o forse non volevamo che ti torcessero nemmeno un capello! Non è ovvio, citrullo?» rispose Matt, assecondando l’amico, con eccessiva carineria.
«Ma sapete benissimo che so cavarmela da solo!»
«Tu supererai la prova di Fiorenzo. E lo farai alla grande.» abbassando la voce, il ragazzino dalle occhiaie pronunciate rese le sue parole aguzze come rasoi «Non c’è nessuna regola che ti obbliga a combattere durante il viaggio. Per cui arriverai a Nati nel pieno delle forze, e senza un graffio.»
«Purtroppo sono d’accordo con lui.» Enigma rincarò la dose «Non ci siamo esaltati solo perché ci hai scelti come guardie del corpo. Abbiamo un compito preciso: dobbiamo elevare al massimo le probabilità che tu riesca a passare questa prova. Ne va del tuo futuro, e non vogliamo essere responsabili di un fallimento che sarebbe duro da accettare. Penso di essere stato chiaro.»
L’apprensione dei due compagni di viaggio risultò lodevole agli occhi fucsia di Peter, che decise di non rispondere, lasciando scorrere il suono delle loro voci nell’aria fresca di montagna.
«I tuoi occhiali…ne ho portato un paio di riserva.» Enigma spezzò il silenzio, e porse a Peter una copia esatta degli occhiali da sole appena sprofondati del fiume.
Arrivò un rifiuto che Matt aspettava da tanto tempo.
«Per questa volta passo. Voglio vedere questo paesaggio con i miei veri occhi. Voglio vedere realmente ogni colore, senza guardare attraverso lenti scure.»
«Non dovremmo fare troppi incontri per la nostra strada…» Matt cercò di incoraggiare Peter, facendolo abituare al giorno, dimenticando la notte.
«Allora raggiungiamo l’apice del ponte, e poi faremo una pausa per pranzare.» Peter imboccò per primo la via del Clouds Gate, cercando il suo paese dei balocchi. Matt ed Enigma si guardarono negli occhi, ma non seppero trovare una corretta traduzione a tutto quello che stava accadendo. Erano eventi senza nesso? Oppure qualcuno stava finalmente uscendo dal suo bozzolo? L’avrebbero scoperto molto presto.

«No, non volate così per la casa, mi distruggete tutto!»
«Mamma ma che sta succedendo?! Cosa hai fatto a queste povere bestie?!»
«Volevo solo mettere un nastro rosa attorno al collo di Fury, in modo da riconoscerla sempre tra le altre.» rispose la madre, coi capelli arruffati, con qualche piuma scarlatta in testa.
«Ci credo che scappano da te!» esclamò la figlia, giustificando il timido aquilotto «Tanto vale metterle un naso da clown e lo spettacolo può cominciare!»
La più piccola tra i pennuti si appollaiò sul lampadario, facendolo dondolare, quasi volesse ascoltare quello che Jane aveva da dire.
«Mamma, per distinguere i tuoi dieci “angioletti” uno dall’altro, non c’è bisogno di ridicolizzarli. Lo devi sentire dentro di te, non è una…cosa che puoi manipolare. Deve essere un legame che va oltre il senso della vista. O almeno, questo è quello che credo…»
Leila tese il braccio, e Fury si lanciò per riposare su quell’arto gentile. Guardò negli occhi la sua padrona, dopodiché si dissolse, tornando ad essere un dardo acuminato.
Leila non capì esattamente cosa la sua Risorsa avesse voluto dirle, parole mute che risultarono incomprensibili ad orecchie ancora sorde. Non era come allevare uno stormo di falchi selvatici, era molto, molto più difficile.
Il telefonino di Leila squillò di soppiatto, e venne afferrato con forza da mamma Wolfram, piuttosto pensierosa:
«Wolfram. Chi parla?»
«La signora Leila Wolfram?»
«Esattamente. Chi è lei?»
«Sono un medico chirurgo dell’Ospedale Maggiore di Calvas Ovest. Il Generale Massimo mi ha chiesto di chiamarla appena possibile.»
«Gli…è successo qualcosa di male?» la frase uscì tutta in un sospiro.
«No, mi ha semplicemente contattato telefonicamente. Mi ha detto di informarla del recente ricovero di Betty nel nostro reparto di terapia intensiva. Fortunatamente è ritornata cosciente, ma ha avuto un collasso piuttosto pericoloso per la sua età.»
«Che cosa?! Betty?!» non poteva credere che l’unico filo sottilissimo che l’allacciava alla madre potesse spezzarsi «Mi reco da voi in questo istante!»
Leila chiamò immediatamente un taxi, che ovviamente l’avrebbe aspettata oltre il muro di fuoco. Senza ascoltare alcuna ragione ed ignorando ogni regola, la donna si reco nella stanza dell’eroina decaduta. La figlia accompagnò il suo viaggio con una riguardosa quiete.
«Leila…mi dispiace.» disse Betty, quasi prevedendo la sua visita.
«Che cosa è successo?!» non era facile parlare mentre tre infermiere tentavano di portarla via con la forza.
«E’ tempo che oramai medito per riconquistare…un barlume del mio vecchio potere. Ho provato a ricominciare con la magia, e questo è il risultato. Sono un contenitore di una vita formidabile, ma sono completamente inutile.»
Con un colpo di reni, Leila fece cadere a terra le tre infermiere, che ruzzolarono a terra con gridolini striduli e vestiti sgualciti. Non restò altro che lasciare la stanza, per chiamare dei rinforzi più sostenuti.
«Non devi assumerti la colpa. Ti capisco benissimo Betty. So quando ci si sente solo uno spettatore, capisco quanto la tua magia sia importante per te.»
«Non credo tenterò un'altra volta. Non voglio mettere a rischio tua madre. Non me lo perdonerei mai.» sull’orlo delle lacrime, la vegliarda si girò di spalle mettendosi su un fianco, cercando di evitare lo sguardo perplesso di Leila. Non servì a molto, dato che la donna la prese di peso, ma dolcemente. Doveva guardarla negli occhi a tutti i costi. Le sue parole dovevano essere ascoltate.
«Ti aiuteremo Betty, non so come, ma ti aiuteremo.»
«Leila…io sono…»
«Non dire mai più che ti senti inutile. Perché tu per me non lo sarai mai.»
Betty prese il polso di Leila, con tutta la debole forza che possedeva in quegli istanti.
«Prima che tornino quei dottori…devo dirti una cosa. Per quanto è successo, nei dettagli, ho provato un incantesimo di Localizzazione. Ho tentato di cercare le fonti di malvagità più prossime al nostro stato. Dopo qualche secondo, la testa mi è come scoppiata e sono svenuta pochi secondi dopo…capisci cosa ti sto dicendo?»
«La Green Soul è più vicina di quanto pensiamo!» concluse la donna, sotto shock.

«Matt, smettila di ingurgitare il cibo come se non ci fosse un domani! Non abbiamo tutta questa fretta!» Peter cercò di rimanere serio, ma non scoppiare a ridere ogni volta che l’amico si sbriciolava il suo panino addosso era un ardua impresa.
«La camminata mi ha fatto venire fame…» bofonchiò con la bocca piena.
«Forse il nostro cagnolino è più educato di te.» appurò Enigma, osservando come il Golden Retriever sgranocchiasse con calma il suo cibo, offerto dai tre giovani viandanti «Più che altro sarà complicato portarla con noi, abbiamo percorso la parte più semplice, ora comincerà la vera sfida.»
«Ma non possiamo abbandonarla qui!» al solo pensiero, Matt si alzò in piedi, come un fulminato.
«Ai mille metri c’è un piccolo rifugio, chiederemo disponibilità li.» intervenne Peter, calmando le acque.

Dopo una manciata di minuti, l’allegra combriccola era di nuovo in marcia. Davanti al gruppo, un enorme galleria naturale scavava la parete rocciosa della montagna, per poi salire aspirando al cielo. La pietra era come appena levigata, splendente e liscia, sul marrone pallido. I minerali contenuti in quella montagna indistruttibile facevano brillare il suo interno come un campo stellato, mentre un odore di perpetua umidità invase tre nasi ed un muso, creando un atmosfera misteriosa.
La galleria era illuminata da alcune torce, poste alle pareti laterali, incantate per fare in modo che la loro fiamma non si estinguesse per nessun motivo. Nonostante ciò era il buio che regnava in quel pacifico monte.
Dopo qualche minuto d’oscura esplorazione, i tre e mezzo scorsero uno strano capolinea: una gigantesca stanza di forma cilindrica, con una mastodontica colonna pietrosa posta al suo centro. Era un vero e proprio grattacielo naturale, ove ai suoi piedi era posizionata una timida scala a chiocciola. Il mucchietto di scalini abbracciavano la colonna dalla testa ai piedi girando vorticosamente verso l’alto. Piccoli interventi dell’uomo per rendere valicabile quell’angusto picco.
Matt aprì il suo zaino, e ci mise dentro il cucciolotto, in modo che potesse riposare in un confortevole marsupio. Il ragazzino poi, con fare ansioso, mise il piede sul primo scalino di una scaletta d’acciaio apparentemente delicata: ciò era dovuto all’impossibilità di usare la roccia come sostegno, infatti per sorreggersi, la scalinata era sorretta da cavi metallici indistruttibili provenienti dall’alto. In alcuni casi questo comportava un leggero dondolio di tutta la struttura.
«Accidenti...non si vede nemmeno fino a dove arriva la scalinata!» esclamò naso all’insù, dove solo le torce eterne potevano illuminare la via «E poi da dove proviene questo…brusio?»
«Prova a toccare la colonna rocciosa accanto a te, ti piacerà vedrai.» rispose Peter, facendo il tenebroso.
Matt appoggiò il palmo della mano sulla nuda pietra, una stretta di mano che invase il ragazzino di bizzarre emozioni.
«Questa che avverto…è acqua, e sta fluendo verso l’alto! E’ lei che crea questo rumore!» il ragazzino appoggiò l’orecchio sulla superficie indistruttibile, canale di scolo di una colossale massa d’acqua. «Quindi le acque del fiume provengono davvero dalla montagna!»
«In tanti hanno avuto dei dubbi riguardo all’origine delle Fairy Particles, ma quando si arriva a questo punto tutti si arrendono all’evidenza!» puntualizzò un Enigma sempre affascinato dall’incredibile percorso del fiume, letteralmente controcorrente.
«Per quanto tempo dovremmo salire queste scale?»
«Vedi Matt, dovremo arrivare circa a mille metri d’altezza, è come salire le scale di un palazzo di oltre duecento piani. Questo vuol dire che…» Peter prese Matt per il maglioncino, come per trascinarlo a forza verso la rampa di scale «Ci conviene camminare, invece di star qui ad ammirare il panorama. Quando arriveremo in alto saremo distrutti, prima ci arriviamo meglio sarà per tutti noi!»
«Ma uffa! Io vorrei dare un occhiata qui in giro!» rispose il capriccioso, ansioso di scoprire anche un misero angolino che non fosse ancora stato esplorato.
«Non c’è tanto da vedere qui, in fondo la roccia è indistruttibile, non esistono passaggi segreti.» come al solito, Enigma appoggiò suo fratello con una certa naturalezza «Ma verso i quattrocento metri dovrebbe esserci qualcosa che sicuramente ti piacerà.»
Attirato da quell’irresistibile profumo di curiosità, Matt cadde volontariamente tra le grinfie di Peter, che con un leggero strattone, lo posizionò come il capofila. Il cucciolo guardò verso l’alto, come se avesse udito qualcosa di familiare. Il suo stridulo latrato fece eco per tutta la montagna.
Arrivati già con le gambe traballanti quasi alla metà del tragitto, cercando di non guardare in basso verso quel vertiginoso strapiombo che li circondava, Matt venne finalmente ricompensato.
«Ma è…FANTASTICO!» urlò, perforando i timpani della montagna.
Dalle pareti poco lontane dalla scalinata, il gruppo scorse una scia fatata di cristalli, piccoli quanto perle lucenti e arrotondate. Davano origine ad una luminescenza azzurrognola che il fuoco poteva solo invidiare, e oltretutto, forgiavano dei disegni particolareggiati e ben riconoscibili. Una selva di aquile brillanti sembrava stesse osservando la scalata dei giovani viaggiatori.
«Che cosa sono, diamanti?» chiese Matt, lasciandosi trasportare dalla tenue luce che gli perforava le iridi.
«Non esattamente, nessuno ha mai scoperto di che minerale si tratti. Questo perché nessuno è mai riuscito ad estrarli dalla pietra!» puntualizzò Peter, osservando le migliaia di spade nella roccia di fronte a lui.
«I diamanti riflettono la luce, mentre questi minuscoli cristalli sembrano emanarla dal loro interno. Sarebbero un attrazione per turisti se non fossero posizionate in questo angolo dell’inferno. Ma forse è meglio così.» Enigma doveva avere sempre l’ultima parola.
Matt sentì la penna muoversi freneticamente nella tasca dei pantaloni, e le concesse una boccata d’aria fresca.
La Risorsa ballava illuminandosi d’arancione sul palmo del suo possessore, un spettacolino interessante, ma senza un apparente significato.
«Sta cercando di dirmi qualcosa…ma non riesco a capire!»
«Aspetta, anche il mio righello sembra voglia uscire allo scoperto!» esclamò Peter, facendo interagire le due Risorse. I due oggetti si mossero ritmicamente come se stessero conversando in tutta calma. Ad un tratto però, penna e righello cominciarono a collidere violentemente, tant’è che i due possessori dovettero riporre le Risorse nei loro scrigni.
«Ma che cavolo…perché si sono colpite a vicenda?!» Matt non era mai stato così confuso.
«Forse è meglio lasciare queste opere al loro destino. Non mi piacciono…queste farfalle che sento nello stomaco.» quasi zittendo i due compagni di squadra, Enigma prese le redini della situazione.
Matt e Peter guardarono quegli strani graffiti luminescenti a forma d’aquila allontanarsi sempre più. Più si allontanavano, più sembrava che quei pennuti sbattessero le ali, fino all’orizzonte.
Ma non era affatto un illusione.
 
Top
daniel holmes
view post Posted on 5/10/2014, 07:59     +1   -1




Wow, é stato un capitolo emozionante, hai saputo esprimere bene tutti i momenti, grazie a descrizioni e dialoghi molto curati! Continua così ;)
Ps: tu che formato usi su word?
 
Top
view post Posted on 5/10/2014, 15:47     +1   -1
Avatar

Black Lady

Group:
Member
Posts:
5,223

Status:


Sbaglio oppure Enigma ha una cotta per Camili?? Wei... guarda che lei è solo di Matt -.-
XD Apparte gli scherzi... Capitolo stratosferico!!
Quanto è tenero il cagnolino *-*
Per non parlare di Leila che vuole dare il nome alle aquile XD
E a quanto pare le risorse hanno una strana reazione vicino a quelle pietre.
Davvero un bel capitolo Matteo ^_^ Complimenti!!
 
Top
view post Posted on 5/10/2014, 17:18     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


CITAZIONE (daniel holmes @ 5/10/2014, 08:59) 
Wow, é stato un capitolo emozionante, hai saputo esprimere bene tutti i momenti, grazie a descrizioni e dialoghi molto curati! Continua così ;)
Ps: tu che formato usi su word?

Allora io scrivo su documenti di tipo ".docx", se il tuo Word è abbastanza aggiornato dovrebbe terminare con la stessa sigla. Guarda nelle proprietà del tuo documento e vedi cosa balza fuori. (su "Tipo di File")

Per il resto grazie ancora per i complimenti, e come sempre anche io continuerò a leggere le vostre opere (per quanto riguarda la tua Kiaretta, farò un lungo commento quando la terminerò, ok?).
Aspettatevi molto dalle Tower Mountains ;)
 
Top
daniel holmes
view post Posted on 6/10/2014, 15:25     +1   -1




Bene, grazie
 
Top
view post Posted on 6/10/2014, 15:54     +1   -1
Avatar

Black Lady

Group:
Member
Posts:
5,223

Status:


Ok ^_^
 
Top
view post Posted on 15/11/2014, 20:00     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


Accipicchia...purtroppo non sono riuscito a pubblicare nulla fino ad adesso. Scusa la mia lentezza Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, e per l'ultimo mese, cercherò di finire definitivamente la prima parte della storia! ^^
11.3 Rifugio


«Quaranta! Ne mancano solo quaranta!» Peter cercava di dar manforte al suo migliore amico, che ridotto a due gambe di legno, cercava di non ruzzolare giù. Compiere anche solo uno scalino in più del dovuto sarebbe stato impossibile.
«Oramai i piedi vanno da soli…e tra poco se ne andranno per loro strada lasciandomi all’ultimo gradino!» la fatica aveva alimentato i suoi drammatici soliloqui.
«Scusami Peter, ma penso che allungherò il passo, a costo di farmi venire i crampi.» commentò Enigma, comportandosi da sbuffante teiera come al solito.
Il Golden Retriever non era preso da quegli sforzi disumani, accompagnati dai lamenti di un Matt bastonato dalla fatica. Era perfino riuscito ad appisolarsi nella sua cuccia portatile. Non di rado il cane si era addormentato appoggiandosi alla testa del suo taxi umano, aumentando la pressione e lo sforzo a livelli insopportabili.
Dopo aver raggiunto l’apice del successo, il ragazzino dalle occhiaie pronunciate si gettò a terra a peso morto, facendo svegliare il cane di soprassalto:
«Io dormo qui. Non importa come, non importa se altri viaggiatori mi calpesteranno durante il loro tragitto. Non voglio più muovere nemmeno un dito!» ansimante, non capiva che borbottare non era nient’altro che un'altra fonte di stanchezza.
«Peccato che il rifugio dove dovremmo riposare è proprio a due passi, non dovremo nemmeno uscire dalla montagna!» cercando di velare la stanchezza dietro ad un sorriso, Peter cercò di attirare la sua attenzione, indicando qualcosa in lontananza: nell’oscurità della galleria, un lungo corridoio si apriva facendo spazio ad una selva di casette di legno. Un prato di rose rosse dai tetti biancastri costeggiava le solide mura della galleria, e con sé faceva tornare risa e pianti, la vita si era ripresentata ai loro occhi.
«Credevi forse che non avessero pensato agli sfaticati come te? Ci sono una dozzina di piccoli rifugi dove prendere un po’ di tempo per noi, oltretutto ci verrà fornita anche dell’acqua proveniente dalla fonte.» poggiando una mano sulla spalla dell’amico caduto in battaglia, l’aspirante mago tentò di dare una scossa alle sue ultime forze.
Matt emise un guaito sull’orlo del patetico, mentre il cagnolino decise di sgranchire le zampe usando il cranio del ragazzino come rampa di lancio. Mentre Enigma batteva il piede con impazienza, proteggendosi il petto con le braccia incrociate, Peter alzò gli occhi e sospirò. Avvicinandosi furtivamente ai suoi timpani, emise un sussurro imbarazzato.
Matt resuscitò. Si alzò in piedi con un balzo felino, e corse verso il rifugio di legno più vicino. Riuscì perfino a seminare il Golden Retriever che tentò di rincorrerlo.
«Ma…è impazzito del tutto? Più del normale?» chiese Enigma, non spiegandosi da dove fosse venuta tutta quella energia.
«Ho dovuto dirgli una cosa…e forse questo non ti piacerà…»
Un orribile presentimento invase il cappuccio di Enigma. Mai stringere un patto col diavolo, o con Matt.

Un altro rifugio di vita stava ospitando un tripudio d’anime indaffarate.
Tra le sabbie roventi del deserto di Nelcal, posta all’estremo Nord dello stato, la Base segreta dell’Esercito di Gracalm dava alloggio a tutti i soldati valorosi, così come al plotone di comando. Un enorme edificio freddo, un gigante di ferro silente, che invece di sorgere come un fiore del deserto, s’immergeva nella sabbia di Nelcal. L’unico modo per sopravvivere al caldo e preservare la segretezza del cardine di tutto lo stato: una base sotterranea.
Nel suo ufficio, circondato da una geometrica libreria in stile georgiano -che a dirla tutta, cozzava irrimediabilmente con il potente impianto stereo posto esattamente a fianco del mobile- Chester stava leggendo dei documenti, appoggiando gli scarponi sulla scrivania.
«Le attività dei Green Blood si sono drasticamente ridotte nel corso delle ultime due settimane, fino al cinquanta per cento. Potrebbe voler dire che la sconfitta del Drago è stata redditizia, ma tutto ciò…non mi piace…»
Un suono ritmico di nocche si abbatté sulla porta d’acciaio dell’ufficio.
«Signore! Il Tenente Generale è appena giunto alla base.»
«Falla pure accomodare il prima possibile.»
«Si, Signore!» sull’attenti, il soldato condusse Loretta dall’unica persona di grado superiore al suo.
Chiusa la porta dell’ufficio, l’aria di formalità che solitamente dovrebbe invadere le conversazioni fra due pezzi grossi, venne cacciata dalla stanza con disonore.
«Ancora coi piedi su quella scrivania di mogano? Perché torturi così un pezzo da collezione?!» Loretta aveva sempre desiderato quella scrivania, ma Chester non gliel’aveva mai concessa. Piccole scaramucce da ufficio.
«Perché regge bene i miei scarponi. Bando alle ciance, cos’hai da dirmi di così urgente? Non saresti venuta qui senza un risultato particolare.»
«Ho fatto una ricerca sul campo in ampia scala, girando un po’ per tutte le regioni eccetto Calvas. C’è una significativa riduzione di avvistamenti in tutti i luoghi analizzati. In alcuni rapporti, gli ostili sono perfino scappati poco dopo l’avvistamento. Non credo di aver mai assistito ad un fenomeno tanto bizzarro.»
«Non vorrei aver fatto una sciocchezza, ad approvare il viaggio di quei tre ragazzini…»
«Abbiamo preso precauzioni a riguardo. Fiorenzo e qualche suo collega hanno piazzato un enorme campo di visione magica, che parte dal villaggio di Nati, per poi espandersi per una bella manciata di kilometri in tutte le direzioni. Praticamente quasi l’intera montagna non può celarsi al suo sguardo.» la donna cercò di essere più rassicurane possibile.
«Tuttavia il problema sussiste. Dove possono essere finiti tutti i Green Blood che mancano all’appello? E se stesse preparando un ondata in ampia scala?» si ricreò davanti al suo viso l’orda di Green Blood corazzati di dieci anni prima. Al solo pensiero la rabbia circolava per tutto il suo organismo, quasi contagiandolo d’ira.
«E’ sicuramente anormale vedere un calo di avvistamenti proprio nelle terre dove la Green Soul ha costruito la sua casa della morte. Però se avesse accumulato tutti i Green Blood ricercati in un solo punto, con le nostre continue ispezioni, ce ne saremmo già accorti. Come nel caso di Jess, dove siamo riusciti ad intervenire in poco tempo.» a Loretta piaceva approfondire dati su dati col suo migliore amico. La sua espressione giovale e pacata era difficile da conquistare.
«E allora dove pensi possano essersi cacciati tutti quei mostri?»
«Ho una teoria. Credo che…questi non siano mai stati generati come noi supponiamo.» mettendosi a posto gli occhiali, la rossa decise di mettersi in gioco.
«Umh…non ci avevo mai pensato. Forse sta cercando di attuare un'altra delle sue conglomerazioni?» chiese alla sua maestra di vita.
«Potrebbe darsi, ma dopo lo spreco di forze che ha utilizzato per la Sintesi Arcana, sarebbe stupido tentare qualcosa di simile. In fondo, se l’incantesimo lanciato sul suo asso nella manica non ha prodotto l’effetto sperato, difficilmente potrebbe fruttare risultati migliori.»
«Allora non capisco proprio cosa stia succedendo.» appoggiando i palmi delle mani sulla nuca, il Generale Massimo si stravaccò sulla sua poltrona.
«Credo che…la Green Soul stia generando meno creature per sua scelta. Non so il perché, ma probabilmente non c’è nulla di buono dietro a tutto questo.» ammise il perspicacie Tenente.
«E allora i miei ordini sono questi. Rafforzate la sorveglianza a Pervas e in questa base. E quando finirà la tempesta di sabbia, assicuratevi che i membri delle popolazioni nomadi di questa regione stiano bene.» tolse i piedi dal tavolo, alzandosi in piedi con fermezza «So che i Nelcaniani posso essere poco…socievoli. Ma è colpa nostra se questa terra è diventata inospitale, tante persone hanno perso tutto, e visto la loro casa diventare un campo di battaglia. Avremo un debito eterno da riparare.»
«Sarà fatto, Chester.» Loretta si congedò girandosi di spalle con una piroetta, mentre il Generale osservò i tanti documenti sparsi per la sua scrivania. Coriandoli apparentemente senza significato, ma sapeva che c’era una traduzione per tutto, bastava soltanto trovarla.

Il sole cominciò a calare nella regione di Pervas. I suoi raggi persero il loro ardore, e presto avrebbero abbandonato ogni foglia ed ogni masso, donandoli al loro lunare destino. Un Matt ristorato stava sonnecchiando supino, cullato da un soffice cuscino di piuma d’oca. Era coperto da una calda ma leggera trapunta verde bottiglia, fregiata da strette righe dorate. Dopo essersi purificato il viso con le acque ricolme di Fairy Particles, dormire profondamente fu l’unico epilogo a cui Matt riuscì a pensare.
Ondeggiando tra le giostranti nuvole del sonno, qualcosa decise di giocherellare con lui. Un ospite della sua mente? Incubo o ricordo?

«Conoscevo tuo padre, mi fa piacere che finalmente anche tu abbia raggiunto questo monte.»
«Chi parla? Questo è un sogno? Io…non riesco ad aprire gli occhi…»
«Non essere affrettato, rimani ancora con me Matt, tra la realtà e la fantasia.»
«Perché dovrei? Non sei reale, sei solo…tutto ciò che in questo momento ho nella testa. Non ho tempo per pensare, devo proseguire il mio viaggio. Non posso…»
«Dormire? Perché non provi a svegliarti allora?»
Nonostante Matt fosse cosciente della sua fase REM, non riuscì assolutamente ad aprire un varco, smarrito in un buio infinito che cominciava a fargli paura.
«Ehm…e va bene, mi hai convinto! Basta che tu mi faccia uscire da qui!»
«Volevo solo osservare uno dei due eredi, del grande Russell Wolfram.»
«Aspetta un attimo! Tu conoscevi mio padre? L’hai incontrato? Ma chi diavolo sei?!»
«Sono tante domande per un ragazzino che fino a pochi secondi fa voleva svegliarsi da questo limbo, non credi?»
«Se non mi risponderai sarà solo tempo perso!»
«Non esattamente. Ti racconterò ciò che so. Purtroppo…non ho mai incontrato tuo padre di persona, ma ho visto cosa ha fatto, ho visto le sue gesta. Tu e lui avete le stesse aspirazioni d’eroismo, per altri aspetti invece, è Jane quella che gli somiglia di più.»
Matt incassò l’ennesimo paragone riferito al padre.
«Non sono ancora nulla rispetto a lui, non valgo nemmeno la metà di mio padre. E a dirla tutta, penso che mia sorella sia messa peggio di me!» cercò di scorgere un volto che sperava si sarebbe materializzato davanti ai suoi occhi «Ma perché mi stai dicendo questo? Che cosa vuoi da me?»
«Tuo padre ha combattuto su queste montagne dieci anni fa. Le ha protette, ha fatto si che non cadessero nelle mani della Green Soul. La mia riconoscenza verso la vostra famiglia sarà eterna. Inoltre…ho sempre voluto…»
La voce storpiata dal vuoto s’interruppe, per poi ripartire come se il nastro si fosse solamente inceppato.
«Sembra che qualcuno sia molto vicino a questa conversazione. Non posso rischiare che qualcuno mi oda.»
«Eh no! Disturbi il sonno degli altri e poi li lasci sul più bello?!»
«Ci saranno altre occasioni Matt. Che il cielo e la roccia delle Tower Mountains ti protegga, valente guerriero.»

«Porca miseria!» gridò Matt, svegliandosi bruscamente.
«Ben svegliato…» un Enigma più cupo del solito sostava ai piedi del suo letto.
«Dobbiamo ripartire? Sono già in ritardo?» imbarazzo. Tutto ciò che il suo classico sorrisetto innocente poté comunicare.
«No. Peter sta ancora dormendo, lo sveglierò tra poco. Non sembra, ma è piuttosto provato.» si sedette sull’angolo del letto, minacciosamente «Ma spero vivamente che tu abbia dormito perfettamente. Hai preteso di dormire in questo letto matrimoniale, costringendo noi due a dormire nei sacchi a pelo, dato che non abbiamo portato abbastanza denaro. Visto questo trattamento, spero davvero che tu abbia fatto il miglior sonno della tua vita.»
«Non ho…mai dormito meglio.»
Appollaiato vicino al ragazzino dalle occhiaie pronunciate, il Golden Retriever si svegliò di colpo. Sembrava nervosa, forse aveva capito che era giunto il momento di separarsi.

Alle sei e mezzo del pomeriggio di quel giorno, il tramonto sancì il ritorno al dovere.
I tre salutarono da lontano il loro peloso compagno di viaggio, sperando che un giorno, quel cane dorato potesse finalmente ritrovare il suo vero padrone. Alla peggio il canide sarebbe stata una mascotte perfetta per la loro organizzazione.
L’uscita della caverna era prossima, e ciò che attendeva il gruppo era un allegra vegetazione illuminata d’arancione e rosa pompelmo. Un aria briosa fece capire ai tre ragazzini che la loro scalata verso l’alto era arrivata soltanto a metà strada.
Un ennesima salita fatta di pavimento roccioso e una miriade di sassolini, che avevano invaso le distese d’erba della valle. Un'altra sfida proposta dalla natura.
«Seguiremo il sentiero roccioso fino alla cima della montagna. Non ci sono perturbazioni in questa zona, per cui la notte dovrebbe essere serena.» Peter fece espandere i suoi polmoni, assimilando l’aria pura che circolava allegramente per tutte le Tower Mountains «Cercate di stare attenti a dove mettete i piedi. Non siamo molto in alto, ma al di fuori del sentiero la vallata è molto ripida. Se rotolate giù da questo pendio, non c’è modo di tornare indietro!»
Matt poggiò gli scarponi sui ripidi sassolini che avrebbero dovuto calpestare fino alla vetta del picco. Calciò una minuscola pietra verso la ripida discesa, e notò come le parole dell’amico rispecchiavano una crudele realtà.
«Che cosa stiamo aspettando? Prima arriviamo in cima meglio è.» Enigma espresse la sua fretta senza essere prolisso «Se aspetteremo che il sole se ne vada, potrebbe non essere così piacevole passeggiare alla cieca su questo sentiero.»
Il gruppo cominciò a lottare con la gravità, saltellando tra una distesa rocciosa e l’altra, come unico obiettivo, l’aspirata cima. Ma come già accaduto, qualcuno stava osservando i loro passi attentamente, senza tralasciare un loro singolo movimento.

Forse, la prova più grande è testare quanto siate veramente una squadra.
Sarà proprio divertente.

«Questa volta ci è andata bene signore, abbiamo agito tempestivamente.»
«Sopravvissuti?»
«Senza contare eventuali dispersi, probabilmente il cento per cento.»
Chester saltò dalla sedia, sbalzato dalla sua posizione da una molla invisibile.
«Ottimo lavoro Maggiore Black!» esclamò più pimpante del solito, cercando di osservare il volto del suo sottoposto, coperto da due frange nere kilometriche, che raggiungevano il mento e la folta barba «Portate i rifugiati nella base appena possibile, ovviamente perquisite tutti i Nelcaniani e sequestrate ogni tipo di arma. Nel caso facessero resistenza, Loretta farà il suo lavoro sporco…»
Il Maggiore Black deglutì terrorizzato.
«Quel trattamento signore? Proprio quello? Per quale motivo?!»
«Non è il momento di essere incauti. I periodi di calma sono anche rilassanti, ma alla fine sono solo un fugace intervallo tra una battaglia e l’altra, soprattutto per quanto riguarda Gracalm.» c’erano troppi esempi a cui far riferimento, troppe tragedie «Ogni momento di tregua non mi fa mai sentire completamente al sicuro. Passeggiare alla cieca in un campo minato sarebbe più facile per me.»
«La capisco signore…più di quanto sembra.» un atmosfera cupa era discesa nell’ufficio del Generale Massimo.
«Per questo chiunque opporrà la minima resistenza subirà QUELLA punizione!» fece deglutire il Maggiore Black un'altra volta, nessuno era mai sopravvissuto completamente ad un interrogatorio di Loretta. Una specialità che accresceva la sua devastazione quando la donna risultava innervosita. Praticamente nove volte su dieci.
«Bene, allora dirigiti immediatamente all’esterno, al resto ci penserà la Squadra Informatica.»
«Sarà fatto, signore!» rispose poco armoniosamente il Maggiore, mentre si diresse verso la superficie.
Una catena infinita d’ordini e deleghe invase tutte le voci dello stabilimento militare. Messaggi incisi su carta, sputati da auto-parlanti, o recapitati respiro contro respiro. Solo in rari casi si usava la tecnologia per comunicare, qualsiasi messaggio intercettabile sarebbe stato un rischio in più da correre, dato che per i Green Blood, nessun posto era off-limits.
Finalmente, la squadra informatica attivò l’ingranaggio decisivo, e la base militare prese vita dalla sabbia. Un rumore meccanico conquistò ogni parete, l’effetto di un mastodontico ascensore nascosto dal movimento della sabbia.
Un enorme tomba d’acciaio cominciò a crescere dal sottosuolo, mostrando al mondo la sua identità, e i suoi primi due piani. Dall’ufficio di Chester, delle lamiere protettive lasciarono posto a delle ampie finestre antiproiettile, permettendo al Generale di vedere cosa stava accadendo: sotto il sole cocente ed un cielo limpido, il Maggiore e qualche soldato stavano accompagnando i Nelcaniani in un posto sicuro, poggiando i piedi su una chiara sabbia rovente. C’erano anche donne e bambini, che manifestavano un tempestivo bisogno di aiuto. L’orgoglio dei Nelcaniani da tempo si scontrava con la legge del deserto, dove il destino dei più deboli, è la perenne sepoltura sotto le sabbie del tempo.
Un porta automatica con apertura verticale cominciò a cigolare, per poi aprirsi lentamente, dando il benvenuto al vento e alla sabbia. Con una calma puramente fittizia, armi alla mano, il Maggiore condusse i vagabondi di Nelcal verso la porta automatica, che lentamente stava svelando il trucco al suo interno: una larga pedana d’acciaio, delimitata da linee gialle e nere, si rivelò essere una piattaforma mobile particolare. Ai quattro angoli del perimetro rettangolare saltarono fuori quattro piccole antenne paraboliche, cariche di un forte blu scuro ed una mistica energia che le faceva diventare fosforescenti.
Chester aveva sempre pensato che le Antenne Antimagiche fossero state un acquisto ben speso. Complicatissimo aggeggi incantati da maghi provenienti dall’esercito, fatte interamente a mano, in grado di avvertire la più piccola attività magica nel raggio di qualche metro.
Nel caso qualsiasi Nelcaniano avesse tentato di usare la magia, o anche nel caso in cui fosse stato affetto da una Maledizione, o peggio, da un incantesimo di Localizzazione, le antenne avrebbero immediatamente captato l’attività magica, annullandone gli effetti. L’esercito stava tentando in tutti i modi di tenere testa alle forze senza logica, e questo li aveva spinti a sfruttare la magia per contrastare la magia stessa.
Nella loro lenta processione, I Nelcaniani silenziosi sorpassarono il portone d’ingresso. All’improvviso, una sirena perforò i timpani di tutti i presenti.

RILEVATA ATTIVITA’ MAGICA SCONOSCIUTA
FONTE NON RINTRACCIABILE
PREPARARSI PER UN ULTERIORE SCANSIONE


«Accidenti a loro! Pensavano forse di farmi fesso?!» esclamò Chester, sull’attenti, prima di rivolgersi ai suoi soldati sempre tramite auto-parlante «Cominciate con il controllo a tappeto, identificate l’attività magica e mettete sotto custodia i Nelcaniani!»
Di certo Chester non agì con cattiveria, ma quella severa manovra fu l’ennesima fonte di caos per un popolo così diffidente, che oramai faticava a fidarsi del genere umano. Tentarono inevitabilmente la fuga, ma vennero fermati dalle truppe del Maggiore, che subirono calci ed insulti, pur di riportare i Nelcaniani al vero sicuro.
Fu solo il lavoro di muscoli pazienti, senza il bisogno di violenza ne manette, a garantire il momentaneo successo dell’operazione.
Ogni rifugiato venne portato, volente o nolente, sotto il perforante sguardo delle Antenne Antimagiche, e successivamente si passò alle perquisizioni, senza poca discrezione ma con tanto imbarazzo da parte degli stessi ufficiali. Il risultato fu un deplorevole buco nell’acqua.
Il Generale Chester volle vederci chiaro e si recò immediatamente nel cuore della situazione.
«Vi prego di stare calmi. Non abbiamo alcuna intenzione ostile, ma difficilmente i nostri macchinari sbagliano, e se hanno rilevato attività magica è perché questa, in un modo o nell’altro, è avvenuta. Ci scusiamo per tutti questi trattamenti che vi sembreranno poco ortodossi, ma vi preghiamo di valutare il tutto con la massima comprensione.» riuscì parzialmente ad addomesticare il gruppetto di Nelcaniani, decisamente sulla difensiva, poi si rivolse al Maggiore Black «Il risultato delle analisi?»
Il suo sottoposto si armò di un Tablet appena lucidato, collegato al sistema operativo delle Antenne Antimagiche. Col fiato sul collo, Chester osservò ogni suo movimento delle falangi sullo schermo, per poi udire una risposta poco incoraggiante.
«Non…non è stata rilevata alcuna anomalia di causa magica.»
«E le perquisizioni? Niente di niente?»
«Stesso risultato, non abbiamo trovato alcun oggetto compromettente, o armi di alcun genere.» rispose affranto il sottoposto.
Il Generale si accarezzò il pizzetto, e dopo qualche istante, alimentò il fuoco col fuoco.
«Tutta la truppa posi le armi e le posizioni davanti ai miei piedi, immediatamente.» tutti i suoi sottoposti sembrarono diventare un intero set di soldatini giocattolo.
«Signore, ma cosa…»
«Anche lei, Maggiore Black. E’ un ordine.»
Nessuno si azzardò a mettere in discussione un ordine del Generale, nonostante ogni casco militare venne scosso da comprensibili incertezze.
Un armeria intera finì ai piedi di Chester, che non sembrò per nulla soddisfatto. Al contrario, il suo viso era sempre più minaccioso e insoddisfatto:
«Ora passate davanti alle Antenne, in fila una dopo l’altro.» finalmente, il Generale scoprì una carta del suo mazzo, ma molte altre erano celate nella sua testa «Se le antenne hanno reagito senza che i Nelcaniani centrino qualcosa, vuol dire che è opera di uno dei nostri soldati. In fondo camuffare il proprio aspetto con la magia non deve essere così difficile, un gioco da ragazzi per la Green Soul, camuffare una sua creazione e spacciarla per un soldato.»
Una lenta sfilata in uniforme fece capolino davanti alle Antenne Antimagiche, che analizzarono un soldato dopo l’altro. Una tremenda mezz’ora che purtroppo non fece reagire i sofisticati macchinari.
«Dannazzione…» il Generale strinse i pugni, facendosi manipolare dalla frustrazione, finché Loretta non sopraggiunse per dare una mano.
«Chester, ho sentito l’allarme, che cosa sta succedendo?» chiese la donna, con le rossicce sopracciglia aggrottate «Dove è stata generata l’attività magica? Da chi?»
«Qualcuno tra queste sessanta persone…qualcuno ha fatto reagire i macchinari. Quelle macchine non hai mai fallito, non posso credere che si siano inceppate in questo momento.» rivolgendosi nuovamente al tablet del Maggiore, il Generale visualizzò un rapporto dettagliato sulla segnalazione dell’Antenna «L’attività magica è durata mezzo secondo, con un intensità davvero esigua. Che cosa vuol dire tutto ciò?!»
«Forse dovremmo chiamare il nostro esperto che…» Loretta venne zittita brutalmente, quasi con un insolenza brutale.
«No! Assieme alle guardie del primo piano, conduci tutte le persone qui presenti al secondo piano. Vi raggiungerò al più presto.»
Ancora scossa da quello strano scatto di crudeltà, Loretta esitò per qualche secondo, prima di obbedire agli ordini del Generale «Ah, quasi dimenticavo. Qualsiasi persona che aprirà la bocca da questo momento in poi, anche per sbadigliare, dovrà essere neutralizzata. Quello che chiedo a tutti è di stare…in silenzio.»
La paura si stampò sul viso dei Nelcaniani, mentre la confusione venne incisa in ogni soldato, esclusi Loretta e il Maggiore Black. Cercarono di rimanere lucidi, cercarono di nascondere le emozioni dietro un velo di pelle indifferente.
«Quell’ordine, non è stato un caso, vero Chester?» pensò Loretta, scortando i suoi ostaggi verso una grande scalinata d’acciaio. Ogni passo creava un ticchettio metallico, finché ogni gradino non si tramutò in un tasto di un freddo e monocorde pianoforte.
Chester rimase da solo sul suo piedistallo. Sembrava non essere così pensieroso riguardo l’accaduto, forse perché aveva già preso una decisione insolita, un ordine trasmesso da un walkie talkie ridondante.
«Cominciate la preparazione del piano d’emergenza, codice nero. Sganciate le bombe.»
 
Top
282 replies since 31/12/2012, 19:34   3742 views
  Share