Detective Conan Forum

Matt e la Penna. Il mistero del muro di fuoco., Volevo condividere un racconto a cui tengo davvero!

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daniel holmes
view post Posted on 16/11/2014, 09:09     +1   -1




Wooooooo, chester, sganciate le bombe? Ma è impazzito! Comunque, cos'ha detto peter a matt? Nell'insieme bel capitolo ;), bellissimi i dialoghi e anche le descrizioni
Off topic: tra poco pubblicherò il quarto capitolo della mia fic. Fine off topic
 
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view post Posted on 16/11/2014, 20:54     +1   -1
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CITAZIONE
Comunque, cos'ha detto peter a matt?

Forse non si capisce, in effetti...ma Peter ha appunto concesso a Matt di dormire sul letto matrimoniale, cosa che ha costretto gli altri due a dormire nei sacchi a pelo per terra, per questioni di badget,
Grazie per il commento!!! :)
Ho visto l'aggiornamento e appena riesco lo leggerò.
 
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daniel holmes
view post Posted on 16/11/2014, 21:24     +1   -1




Grazie di tutto anche a te
 
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view post Posted on 10/12/2014, 13:17     +1   -1
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11.4 Il Segreto nel Cappuccio


Fischiettando a più non posso -nonostante in realtà non sapesse fischiare, non facendo altro che emanare soffi senza senso- il gioviale Matt si ritrovò a capo della spedizione. Ogni tanto scivolava sui ripidi sassi che rapidamente calpestava, ma sapeva che nulla l’avrebbe fatto cadere, c’era come qualcosa che lo attirava verso l’alto, impedendogli di stancarsi. Enigma non era così soddisfatto.
«Forse è meno fastidioso quando è stanco, rispetto a quando ha il buon umore…»
«Fai uno sforzo Enigma.» fare il negoziatore era oramai il suo secondo lavoro «So che voi due non vi siete mai…capiti. Ma dovreste cercare di andare d’accordo, in fondo siamo dalla stessa parte ormai!»
L’udito di Matt non era niente male, sfortunatamente lo utilizzava per origliare i discorsi altrui, soprattutto quelli che non avrebbe dovuto sentire.
«Grazie tante! Dovrei avere il piacere di fare squadra…con l’adorabile ragazzo che mi ha letteralmente mummificato vivo?! Oltretutto mi ha tenuto nascosto in quella prigione di tessuto per chissà quanto tempo!»
«E’ colpa mia se abbiamo escogitato quel piano disperato, cerchiamo di non rivangare…brutti ricordi.» cercò di distogliere il toro dal mantello rosso che stava rincorrendo.
«Infatti, davvero brutti ricordi.» intervenne Enigma, con un aria compiacente. Si risolse al fratello, con il tono di chi esprime banali ovvietà «Sai, io sento perfettamente quello che accade nel tessuto elaborato dalla mia Risorsa. Pensa ora, a quanto Matt abbia potuto strillare per tutto il tempo in cui l’abbiamo tenuto in custodia. Per ore e ore, nella mia testa, ho sopportato un grillo parlante conficcato proprio vicino ai timpani. Dimmi se questa non è una tortura.»
«Come dici?! Io avrei torturato TE?!» Matt reagì divampando fiamme dalla bocca.
Peter riconobbe che la parlantina di Matt poteva raggiungere livelli insopportabili, ma in quel momento schierarsi da una parte avrebbe significato affondare l’altra.
«Matt cerca di calmarti…» non seppe aggiungere nulla di più sostanzioso.
«Perché invece di nasconderti dietro ad un cappuccio ed una sciarpa non mi affronti faccia a faccia, da vero uomo?!» Matt era passato al pilota automatico.
«Non credo che tu sia lontanamente paragonabile a quella definizione.»
«Sono solo scuse! Probabilmente ti nascondi perché avrai un becco al posto del naso, o gli occhi storti!» la visione di Enigma, per l’aspirante mago che conosceva realmente il suo viso, risultò esilarante. Ma dovette trattenersi.
«Sei davvero antipatico! Non ti sopporto! Come possiamo legare con uno come lui?!» il ragazzino dalle occhiaie pronunciate decise di allungare il passo, per evitare d’interagire ulteriormente con la fonte del suo nervosismo. Ovviamente, aveva bisogno dell’ultima parola per concludere la sua arringa «Povera Kamili, nell’orfanotrofio avrà dovuto sopportare quello sguardo presuntuoso per anni e…»
All’improvviso, un dritto repentino colpì il naso di Matt con una precisione chirurgica, stampandolo sul terreno roccioso. Peter cercò di fare il possibile per non far degenerare la situazione.
«Enigma per favore, adesso calmati, ignoralo e basta!»
«Non ti permetto, di parlare così della mia infanzia. Calpesta un'altra volta il mio passato, e la trappola finirà per trafiggerti, Matt. E non menzionare il nome di Kamili in mia presenza, non ne sei degno.» ammutolendosi tutto d’un tratto, il ragazzo incappucciato diede un rapido sguardo a Peter, prima di dileguarsi tra i cespugli della vallata.
Il colpo non era stato particolarmente piacevole per Matt, che non era ancora riuscito a riprendersi. Il naso rosso lo faceva sembrare una renna sperduta nella stagione sbagliata. Quando il petulante ragazzino riaprì gli occhi, il viso di Peter lo fulminò severo.
«Che diavolo ti è preso?! Sai benissimo quanto Enigma sia permaloso sul suo conto.»
«Ha cominciato lui!»
«Cerca di essere maturo!»
«Ma non lo sono, cosa ci posso fare?!» cercando di evitare il suo sguardo, cercò di far scivolare a valle le sue responsabilità di bimbo capriccioso.
«Matt, ho scelto te ed Enigma come compagni di viaggio perché siete delle persone che non potrei sostituire con nessun altro. Ma non possiamo continuare così, solo perché voi due continuate a litigare.» la tristezza del gruppo spezzato, che si era impressa sul viso del grande amico, in quel momento cominciò a far pentire il giovane Wolfram delle sue malefatte.
«Non mi starai…escludendo vero?» una risposta positiva avrebbe spinto Matt a lanciarsi letteralmente dal monte.
Peter sorrise, e afferrando il suo braccio sinistro, aiutò l’amico a rialzarsi.
«Non lo farei mai. Non riuscirei ad escludervi nemmeno per un istante. Siete tutto ciò che posso chiamare famiglia.» i suoi occhi si fecero più seri, mentre la voce diventò timida e leggera «E’ per questo, che sono costretto…sono costretto a parlarti di qualcosa che non dovrei dire a nessuno.»

Assicurandosi che nessuno emanasse un misero respiro, Loretta e Chester scortarono soldati e profughi fino al secondo piano dell’edificio, assieme ad una truppa pronta a fare fuoco in qualsiasi momento. Ad un tratto, il Generale Massimo fermò la sua mandria, e ricominciò a pronunciare ordini travolgenti:
«Tutti voi verrete ora bendati, legati, senza la possibilità d’interagire con il prossimo. Vi prego di ascoltare le mie parole, o darò l’ordine di fare fuoco, nel caso qualcuno si ribelli.»
Nemmeno la paura poté dileguarsi dai loro palati, non era nemmeno permesso avere paura in una situazione del genere. Soldati e Nelcaniani collaborarono in silenzio: vennero diretti in uno stanzone vuoto, appositamente preparato per l’occasione. Vennero rapidamente bendati, con un fazzoletto in bocca per evitare qualsiasi comunicazione, e infine braccia e gambe vennero strette in un patto di resistenti corde. Una selva di ostaggi spaventati non aveva idea di cosa stava accadendo.
Dopo qualche istante di preparazione, il Maggiore Black venne prelevato dal gruppo di novizi prigionieri, e condotto rapidamente nell’ufficio di Chester, dove Loretta l’aspettava per un glaciale interrogatorio. L’uomo dalla folta frangia sorrise, ed assecondò il Tenente Generale col massimo rispetto, in fondo, anche lui avrebbe agito così se fosse stato nei panni di Chester.
Gli interrogatori continuarono senza sosta, ed ogni malaugurato spettatore dello sguardo d’inverno, venne congelato dalla sua perseveranza. Il suo viso, così minaccioso, dietro ai suoi occhiali che assaporavano il ghiaccio, si rivelò spaventoso per molti Nelcaniani.
Dopo aver scrutato nelle menti di quindici persone, Loretta decise di fare una pausa. Seduta sulla poltrona di Chester, la donna fece un lungo respiro: fu un magico lucchetto che aprì nuovamente il suo viso all’esistenza delle emozioni. Qualche attimo dopo, arrivò un maître decisamente inusuale.
«Come stanno andando le cose?» Chester si precipitò verso da lei, offrendole una caffè caldo, tenuto fermamente su un vassoio d’argento.
«Che galanteria, grazie Chester.» nuovamente un colloquio tra amici per la pelle «Purtroppo al momento non penso di aver trovato il nostro uomo. I Nelcaniani sono terrorizzati, persone fragili, e anche se cavo le risposte dalla loro bocca, queste potrebbero essere solo il modo più rapido per concludere l’interrogatorio.»
«Sarò franco con te, ho già dato quell’ordine.» la luce della condanna illuminò gli occhi di Loretta.
«L’hai davvero fatto. Dunque oramai non si può tornare indietro.»
«Ti chiedo soltanto di fidarti di me. Non avrei mai dato un ordine del genere senza alcun motivo.»
«Ma se…ti fossi sbagliato, e se tutto ciò non fosse necessario?!» nessuna aveva mai visto una Loretta così insicura. Osservando i due nuclei marroni davanti a lei, trovò da sola la risposta. Pose il suo sguardo a terra, dove poteva cogliere solo il freddo acciaio, cercando di imitare la sua assenza d’umanità: era l’unico modo di sopportare una situazione così pressante.
«Continuerò con gli interrogatori, se non ti dispiace.» cercando di evitare il giudizio del suo sguardo, il Tenente Generale decise di trovare il modo migliore per non pensare al peggio, e terrorizzare il prossimo non era certo una cattiva strategia.
«Fa male a te quanto fa male a me Loretta…rinunciare al passato può essere difficile, ma è un dono che sono disposto a sacrificare per il bene di chi…questo maledetto mondo, non l’ha ancora mai vissuto.» pensò il Generale, soddisfatto dell’umanità sfoderata all’improvviso da Loretta.
«Quanto tempo mi rimane?» un'altra frase rivolta al muro, che rimbalzò verso Chester.
«Contando tutto ciò che dovremmo combinare, nel caso fallissimo definitivamente…hai meno di due ore.»
«Saranno sufficienti! Forza, fai entrare il prossimo.» il Generale venne quasi scacciato da una Loretta di nuovo fragile. A stento tratteneva quelle lacrime che, nei suoi occhi, si sarebbero trasformati in cristalli di tristezza. «Non te lo permetterò, non ti permetterò di portarmi via tutto ciò che mi resta!»

«Frena un attimo, anche se stiamo camminando!» esclamò il ragazzino dalle occhiaie pronunciate, continuando la scalata sempre più immersa verso il tramonto imminente «Non devi per forza rivelarmi qualcosa che non dovrei sapere.»
«Le cose non cambieranno mai, a meno che voi due non vi conosciate veramente. Lui forse sa qualcosa riguardo a te, ma non sono altro che voci, trascinate dalla tragedia che colpì tuo padre dieci anni fa. L’unico modo che avete di conoscervi davvero, è condividere il vostro passato. Sono sicuro che lui mi capirà, e spero che mi perdoni per quello che farò.» cercando di mantenere il passo, Peter cominciava a dubitare delle sue scelte, ma oramai non poteva più tornare indietro.
«Anche se cercherai di rivelarmi qualcosa, io mi tapperò le orecchie! Non voglio che tu vada nei guai per colpa mia.» Matt fermò immediatamente l’andatura, coinvolgendo anche il migliore amico.
«Ma dai, sono sempre stato io a cacciarti nei guai.» sorrise, ripensando alla sua storia, fin da bambino «Permettimi di ricambiare il favore, d’altronde, lo faccio solo perché voglio bene ad entrambi.»
«Non sono convinto…»
«Facciamo così. Appena Enigma si farà rivedere, io gli racconterò quello che so su di te, se non ti dispiace. Così sarete finalmente alla pari, e non vi nasconderete dietro a nulla. Vi intenderete senza bisogno di inutili litigi! Vi capirete anche senza parole.» la caparbietà di Peter era praticamente tangibile, tant’è che riuscì a toccare Matt nel profondo, e a suggerirgli una piccola pausa.
Il cantastorie era pronto per narrare il suo racconto, privo di fronzoli e parole sofisticate. La storia di Enigma, per quanto fosse stata abbellita da una nota artistica, sarebbe rimasta sempre la stessa: nascosta in un cappuccio, protetta da occhi azzurri e misteriosi.

Diario di Enigma. Giorni di reclusione: 1.
Non ricordo molto del mio passato. Forse nemmeno ne ho la volontà. Per questo sto affliggendo questo muro di ricordi, che forse nessuno mai leggerà oltre a me. Ma queste incisioni rimarranno in eterno. Dentro di te.


«Oggi vi presentiamo un nuovo bambino, non sappiamo bene il suo nome, ma siamo sicuri che farà volentieri amicizia con voi.»
«Hai visto Kamili? Ne è arrivato un altro, un altro come te!»
«Ma che dici, stupida! Cosa vuol dire come me?»
«Un sopravvissuto no? Dai, l’abbiamo sentito tutti cosa è successo…»
«Non mi ricordo, Greta…»
«La tragedia dei paesi freddi!»
«Davvero?! E’ quel paese dove…sono arrivati quei maghi cattivi?»
«Proprio quello Kamili!»
«Ma quindi…se l’hanno mandato qui…significa che i suoi genitori…»


Giorni di reclusione: 35

«Signorina Kamili, la prego di stare attenta alla lavagna, o la prossima domanda sarà rivolta a lei, e sarà punita se la sbaglierà!»
«Mi scusi, signora maestra!»
«La smetti di guardare quel bambino in continuazione? Non è che ti piace un pochino?»
«Certo che no Greta, eppure…non riesco a capire come…»
«Il perché di quei segni sul volto? Io lo so! Me l’ha detto un’altra maestra! E’ tutta colpa di una magia, una magia oscura! Quelle due grandi cicatrici a forma di ali fucsia sono state causate da una stregoneria!»
«Poverino…mi dispiace…»
«Sei sicura che non ti piaccia, Kamili?»
«Ho detto di no! Però non mi piace che nessuno gli parli, non mi piace quando rimane sempre solo.»
«Ma dai, è colpa sua se non vuole parlare con nessuno. Sarà perché ha quelle cose sulla faccia.»
«Quelle cose?»
«Le cicatrici! Intendo le cicatrici!»
«Già…nessuno vuole stare con una persona piena di cicatrici…vero?»

Giorni di reclusione: 69
Mi sono finalmente deciso a fare una cosa che avrei voluto fare dal primo giorno in cui sono arrivato qui. Scusami se sono di poche parole. Ma ciò che incido è ciò che sento. E’ una parte di me, incan
cellabile.

«Chi è che bussa?! Questo bagno è occupato!»
«Sono io, quello nuovo.»
«Ma questo è un bagno delle femmine!»
«Non importa, se sei vestita aprimi e basta.»
«Non voglio parlare con nessuno in questo momento!»
«Per favore, apri questa porta, Kamili.»
«E va bene, ecco! Ora stai guardando una bambina stupida che piange da stupida, sei contento?»
«Cos’hai? E’ la prima volta che ti vedo così triste.»
«Le mie amiche, mi hanno escluso dal gruppo…giocando con la corda sono caduta, e la mia maglietta si è sollevata…hanno visto quello che ho sulla schiena. Sono piena di ferite, e per questo non mi vogliono più.»
«Hai delle cicatrici, anche tu?»
«Si, in tutta la schiena. Sembrò un mostro…»
«Piantala. Questo non è vero. Dovresti fargliela pagare a quelle tue…amichette.»
«Ma sei matto?! Non riuscirò nemmeno a guardale in faccia, da ora in poi…»
«Andiamo! Non essere timida. Si meritano una lezione, e tu lo sai. Permettimi di aiutarti, non voglio vederti mai più triste per colpa loro. Non voglio vederti piangere.»
«E…va bene, ma solo se tu mi dirai il tuo nome!»
«Molto piacere Kamili, io…mi chiamo Enigma.»

Giorni di Reclusione: 90

«Che cos’è questo posto? Comunque non dovremmo stare qui, la maestra potrebbe trovarci.»
«Non lo farà. Vedi, questo in realtà è solo un magazzino, ci sono tante cose vecchie qui…»
«Ecco dove ti cacciavi quando ti cercavano l’altro giorno!»
«Indovinato. Quando non ce la faccio più, mi piace venire qui, c’è calma.»
«Ma…come hanno fatto a non trovarti? Insomma, qui è pieno di scatoloni, ma prima o poi…»
«E’ proprio questo che ti volevo spiegare. Ma devi promettermi di non dirlo a nessuno.»
«Ho la bocca chiusa!»
«Voglio mostrarti quello che noi chiamiamo Risorsa. Questa è la mia, una sorta di pergamena dorata.»
«Enigma! E’ bellissima! Ho sentito parlare di questi oggetti misteriosi, ma la maestra non vuole mai spiegarmi queste cose…dove l’hai trovata?»
«Beh, in realtà…anche prima di trasformarsi in Risorsa, quest’oggetto mi ha aiutato nei momenti difficili. Ora ti faccio vedere come si trasforma…»
«Ma…è un rotolo da cucina! Non dirmi che…»
«…era l’unica cosa che nelle prime settimane ha asciugato le mie lacrime. Non importa se la carta è ruvida e irritante. E comunque mi ha aiutato a nascondermi dalla preside, i suoi drappi sono molto utili per nascondere qualsiasi cosa.»
«Senti…io…»
«Dimmi pure, non essere timida. Te l’ho già detto.»
«Scusami se te lo chiedo…per caso tu ricordi i tuoi genitori? Com’erano?»
«Purtroppo sto cominciando a dimenticarli. Quando li sogno, i loro volti cominciano ad essere confusi, è una cosa che non riesco a sopportare.»
«Mi hanno detto dell’assalto da parte di quei maghi malvagi. Mi dispiace.»
«Spero che almeno tu abbia ancora qualcosa che appartenesse ai tuoi. Tutte le nostre cose sono andare perse con la nostra casa.»
«Non li ho nemmeno mai visti. Mi hanno detto che probabilmente sono stata cresciuta da un pastore che qualche tempo fa faceva circolare il suo gregge sui prati delle Tower Mountains. Ricordo poco anche del giorno della catastrofe, mi ricordo di essermi recata al villaggio per un motivo, ma dopo l’alluvione è il buio più totale.»
«Non abbiamo delle belle storie da raccontare noi due.»
«No di certo…però questo posto mi piace, potremmo ritornare qui altre volte vero?»
«Sarai sempre la benvenuta. Questa è la nostra umile dimora.»

Giorno di reclusione: 120
Come può un giorno essere il peggiore e allo stesso tempo migliore della tua vita? Ti narrerò che cosa accadde quella notte innevata…

«Signorino Enigma! Signorino Enigma! La prego, sia ragionevole!»
«E’ una persona adulta, non capisce quando una persona le risponde di no?»
«Mi consegni immediatamente la sua Risorsa. Non è ammesso possederne alcuna in questo orfanotrofio, è per il bene di tutti.»
«Enigma…ma cosa succede?!»
«Stai indietro Kamili, la maestra ha chiamato la preside e la sicurezza, le cose si stanno facendo sempre più interessanti.»
«Ti hanno scoperto?! Ma come…»
«Spie. Di certo la preside avrà costretto qualche altro bambino, e ci ha fatto pedinare come i peggior scassinatori.»
«Signorino Enigma, non costringermi a prenderla con la forza!»
«Non si azzardi a toccarlo! Ah!»
«Kamili! Sei ferita?!»
«Mi gira un po’ la testa, ma sto bene. Non ti preoccupare per me Enigma, adesso sta arrivando la preside e…»
«Signorino Enigma, o qualunque sia il tuo nome reale, è ora di finirla! Questo è il mio orfanotrofio ed esigo ordine! Mi sono spiegata?!»
«E il tuo ordine giustifica colpire una bambina indifesa?! Le ho già detto che la mia Risorsa resterà con me.»
«Che cosa fai Enigma?! Obbedisci!»
«Stupido bambino dalla faccia sfigurata!»
«Stai a sentire la preside!»
«Non ascoltare i nostri compagni Enigma! So quanto la tua Risorsa ti abbia aiutato nei momenti duri, e nessuno può permettersi di separarvi, non ascoltare questi burattini!»
«Guardie! Prendete il ragazzino!»
«Grosso errore…»

«Oh mio Dio! E’ un mostro, scappate!»
«Finalmente un corridoio vuoto e senza voce, proprio come lo preferisco. Non credo che la preside e queste guardie possano rialzarsi facilmente. Kamili, sicura di sentirti bene?»
«Ho un bernoccolo sulla testa, ma sto bene.»
«La pagherai, stupido moccioso…»
«Non ha fatto una grande figura come preside. La mia Risorsa vi ha messo fuori gioco nel lasso di un minuto. Potrà sequestrare tutte le Risorse altrui che vuole, ma non le apparterranno mai veramente.»
«Non mi pento di aver tolto ad esseri immaturi come voi dei giocattoli pericolosi. Ma per te la cosa è differente…»
«Cosa intende?!»
«No signora, non lo faccia!»
«Che ad una bestia come te, una Risorsa potrebbe solo servire a fare del male altrui. Ad un ragazzo come te, che ha ucciso i suoi genitori ed altre dieci persone con un incantesimo mortale!»
«Cos…sono stato io?!»
«Anche tu facevi parte di quella setta che ha distrutto il villaggio, nonostante non ti facessero sporcare le mani, data la tenera età. Ma da un elemento che fa una carneficina con un sortilegio da tempo proibito di certo non ci si può aspettare nulla di buono!»
«Io sono un assassino? Io…»
«Non ci credo Enigma! Io sono sicura che siano tutte bugie! E anche se tu fossi un assassino, sono sicura che avrai avuto una ragione per…»
«Ora ricordo. Mamma e papà…stavano trucidando una famiglia…davanti ai miei occhi. Sono stato complice di troppe vite spezzate, e non ce la facevo più a continuare. Chissà cosa pensavo di fare…probabilmente non sapevo nemmeno che sortilegio stavo pronunciando. Signora preside…lei mi ha confessato qualcosa che mi rende un mostro. E nonostante i miei genitori fossero delle persone sanguinarie, io in effetti sono un mostro, per ciò che ho fatto e per ciò che ero. Ma lei…mi ha confidato questo segreto solo per ferirmi, solo per i suoi interessi, non per svelare la verità. Meriterebbe di morire per questo!»
«Enigma, non farlo! Ora sei diverso, non sei più il vecchio ragazzino, costretto a fare del male dai suoi stessi genitori! Sei il mio migliore amico, fin da quando sei giunto in questo orfanotrofio. Ti prego, non tornare indietro!»
«Umh…ringrazia questa ragazza che lei ha sempre maltrattato, signora preside. Le ha appena salvato la vita. Grazie…Kamili, sono cambiato solo grazie a te.»
«Ho solo fatto venire fuori Enigma, quello vero.»
«Vieni con me, ti mostro una cosa. Non abbiamo molto tempo prima che arrivi la Polizia.»

«Nevica! Che bello!»
«Dalle mie parti, la neve era fredda, e il clima ghiacciato la rendeva soltanto fastidiosa. Non ho mai assistito a qualcosa di così magnifico.»
«Stai parlando della neve, vero?»
«Chiariamo questo punto. Al momento…ora che so chi sono…preferisco non avere quel tipo di legami, mi dispiace. Per me sei come una sorella, cosa molto più importante.»
«Grazie, schiocchino.»
«Forse, un giorno lontano, le cose potranno cambiare. Ma non ora, e nemmeno domani.»
«Ti capisco, non voglio pressarti. Mi basta stare qui con te sotto questa soffice neve.»
«In realtà, ho anche una proposta da farti, vieni con me nel magazzino.»

«Un deltaplano?!»
«Sai bene quanto me che non potrò rimanere in questo orfanotrofio senza che la mia vita diventi un inferno. Devo fuggire da questo villaggio.»
«Ti vuoi lanciare dal monte con quel deltaplano?! Enigma! E’ troppo pericoloso!»
«Non ho altra scelta. Io stesso ho riparato quest’affare in attesa del momento giusto. E l’ho anche modificato: vedi, è fatto per due persone.»
«Vorresti…che io venga con te?»
«Potremmo fare una vita diversa., insieme. Cosa ne pensi?»
«Io…»
«Non abbiamo molto tempo!»
«Io non posso. Non voglio essere il peso che ti trattiene a terra. Sarei solo una palla al piede, per un ragazzo che dovrà fuggire e fuggire ancora. Potrebbero usarmi per venire da te, e chissà che cose orribili ti farebbero.»
«Kamili, non devi preoccuparti per me.»
«E poi…anche io voglio scoprire chi sono, e l’unico modo per riuscirci, è vivere nelle Tower Mountains, dove potrò trovare la mia strada. La strada che mi condurrà da te quando c’incontreremo ancora.»
«Va bene Kamili. Ti capisco…anche se mi dispiace separarmi dall’unica persona che mi ha voluto bene in questa vita.»
«Non mi dimenticherai, e sai perché?»
«Che stai facendo?!»
«Prendi questa felpa col cappuccio, e anche la mia sciarpa rossa. Non potrai permettere che ti riconoscano, oramai tutti sapranno che sei un fuggitivo. Fortunatamente, sono certa che nessuno ti abbia mai fatto una foto. Qui non si curano della nostra identità, per cui il segreto del tuo volto resterà in questo villaggio. Non mostrare a nessuno il tuo volto, e tutti ti giudicheranno per quello che sei veramente, non dall’aspetto.»
«Questo è solo un arrivederci Kamili, ci rivedremo.»


«Enigma si lanciò dal monte nonostante la bufera di neve.» concluse Peter, affranto «Per miracolo riuscì a fare un atterraggio di emergenza a Pervas, ma si ruppe parecchie ossa durante la caduta. Fu quel giorno che io e mia madre lo trovammo, e decidemmo di accoglierlo immediatamente in famiglia. Nessuno riuscì a scorgere il suo vero volto, nemmeno all’ospedale, a causa delle ferite da congelamento che avevano afflitto il suo volto. Fu sempre coperto da bende, e da quella sciarpa rossa. Per questo nessuno lo ha mai trovato, è ancora un ricercato a tutti gli effetti.»
Matt non seppe cosa rispondere, guardò verso le punte dei piedi, perplesso e agitato. Non avrebbe mai pensato che un essere umano sarebbe riuscito a sopportare tutto quel dolore.
Improvvisamente, un fortissimo tuono rimbombò nel cielo, che si fece rapidamente nerastro. Il ragazzino dalle occhiaie pronunciate fece un salto dallo spavento, per poi cominciare a tremare.
«Questa storia sembra averci portato sfortuna!» esclamò Matt, alquanto isterico.
«Ma le previsioni avevano detto che sarebbe stato sereno tutto il giorno!» si stupì l’amico mago.
«Non sarebbe la prima volta che sbagliano alla grande…»
«Matt, ho guardato le foto dal satellite! Non c’erano perturbazioni, nemmeno una nuvola! Da dove sarebbe saltato fuori questo temporale?!» rispose stizzito Peter.
«Dall’incompetenza?» Matt restò inchiodato alla sua idea, mentre una copiosa e pesante pioggia cominciò a bagnare tutta la vallata.
«Accidenti! Proprio adesso che siamo in mezzo al nulla!» il possessore della penna ricominciò a piagnucolare «E non ho portato nemmeno i tappi per le orecchie! Io ho il terrore dei tuoni!»
«Anche i tuoni! Ci mancava solo questa! Mettiti l’impermeabile e comincia a correre, dobbiamo trovare un riparo!»
«Ma non lamentarti se corro con le orecchie tappate!» si lamentò un Matt agitato come un terremoto.
«Preferisci rischiare di scivolare e picchiare la testa sulle rocce?! Davvero?!» Peter cercò di far rinsavire l’amico, non c’era nulla da sottovalutare.
«Forse…forse no! Ti prego abbi pietà di me!»
Un fulmine si abbatté su una quercia a pochi kilometri dalla loro posizione, cosa che mise a dura prova la gola strillante di Matt.
«Ugh, di male in peggio!» il maghetto non aveva certo timore delle brutte notizie «Non possiamo proseguire nel boschetto davanti a noi, potremmo essere coinvolti nella furia dei fulmini!»
«E allora dovremmo piazzare le tende qui, in questa landa desolata?!»
Un'altra saetta si abbatté a poca distanza da loro, certamente si erano imbattuti in un temporale alquanto irritabile.
«Non abbiamo altra scelta!» ripeté Peter, non accorgendosi di un altro pericolo incombente.
«Peter! Frana!» un cumulo di massi e fango capitombolarono dalla vallata superiore senza il minimo preavviso, infestando il sentiero che i due stavano faticosamente attraversando.
Paradossalmente furono costretti a scegliere il male minore, inoltrandosi in un boschetto martoriato dai fulmini. La furia delle saette non fu particolarmente amica, e s’infranse istantanea su un altro grande albero, un cedro nelle sue piene forze. L’essere vivente venne dilaniato come se un animale feroce avesse divorato la sua corteccia, facendo schizzare schegge di legno da ogni dove, la situazione era al limite dell’estremo. E Matt era davvero allo stremo.
Come se non bastasse delle terribili folate di vento cominciarono a far oscillare ritmicamente ogni tronco ed ogni foglia.
«Odio queste montagne maledette! Non ne posso più!» strepitò correndo a perdifiato.
«Secondo me il temporale è venuto a cercarti solo perché sei tu! Il peggior menagramo che sia mai esistito, in formato da viaggio!» rispose Peter, stufo di quei lamenti fin troppo teatrali.
I due si fermarono all’improvviso. Un suono particolarmente stridente li fece immobilizzare meglio di un comando a distanza.
«Dietro di noi c’è…» bofonchiò l’arrendevole dei due.
«Un albero che sta per…» le parole di Peter vennero storpiate dalla rigidezza della sua mascella preoccupata.
Un enorme castagno, cedette proprio in quegli istanti ai segni del suo secolare tempo. La pianta si preparò ad un inevitabile schianto, che purtroppo avrebbe coinvolto anche i due giovani amici.
Matt e Peter cercarono di deviare il loro percorso all’ultimo momento, ma sembrò davvero troppo tardi. La torre fece la sua violenta caduta.
«S-sono…tutto intero?!» sussurrò il ragazzino dalle occhiaie pronunciate, con una vocina flebile quanto un filo d’erba.
«Apri gli occhi, razza di codardo.»
«Enigma!» non riuscì nemmeno a guardarlo negli occhi, sembrava che oramai potesse vedere attraverso quel cappuccio fatto di segreti, e la cosa lo metteva in imbarazzo.
«Grazie per averci salvato, fratello.» esclamò felice Peter, constatando come Enigma avesse tranciato in più parti l’albero cadente, deviandone la traiettoria. Le lame di papiro erano servite al caso.
«Potete anche montare le tende. O hai troppa paura dei tuoni?» provocatorio, si avvicinò al viso di Matt «Tu e io dobbiamo parlare.»
«Non possiamo parlare Enigma…» tentò di svicolare «Dobbiamo spostarci dal bosco che ci circonda…»
«Non sarà più un problema, guarda verso l’alto.» col dito puntato al cielo, il ragazzo incappucciato alzò la testa. Un paio di cilindri fatti di papiro erano stati posizionati sulla sommità degli alberi attorno a loro, con inciso un simbolo a forma di saetta «Il mio papiro può fungere da parafulmine, e questa è l’occasione perfetta per utilizzarlo. D’altronde, non vorremmo mica essere disturbati dai fulmini, mentre discuteremo, vero Matt?»
«Enigma sei grande! Finalmente possiamo fare una pausa!»
«Ma quanto sono contento, davvero!» ironizzò Matt, trascinato nella tenda da Enigma.

Diario di Enigma. Periodo di Libertà: circa 7 anni.

Sono stato costretto a salvare nuovamente quell’idiota.
Si è comportato in modo totalmente diverso, discreto come non mai. Peter gli avrà raccontato tutto.
Forse è meglio così, anche se non mi piace coinvolgere le persone nelle mie ombre passate.
Forse mi giudicherà, mi vedrà come un carnefice. Ma l’importante, è che sa chi ci sia dietro questa maschera che porto, senza alcun bisogno di espormi al mondo.
Sarà interessante sentire la sua storia, e spero che finalmente, la smetta di comportarsi come un moccioso.
Incido queste parole nei tuoi soffici muri di tessuto, cara Risorsa, non dimenticherò mai come mi hai salvato la vita.


Davanti ad una muraglia di parole afflitte su infiniti muri di tessuto, il tutto conglomerato in una semplice sfera di papiro, Enigma constatò quanto la grande muraglia della sua vita oramai fosse diventata immensa. La prima incisione risaliva a quasi ad un chilometro di distanza. Un sospiro ed uno strano sorriso accompagnarono Enigma fuori dal suo mondo, e dentro la tenda dove i suoi cari l’aspettavano.
«Scusate il ritardo.» annunciò Enigma, prima di tirar fuori la sua cena in scatola.
«Sono le otto passate, ma volendo possiamo goderci il tramonto nella sua fase finale, dato che ha smesso di piovere.»
«Farò in fretta.» rispose Enigma, senza fiato eccessivo.
Matt lo stava osservando, ed era difficile non avvertire la sua pressione.
«Se vuoi raccontarmi qualcosa, fallo dopo il tramonto.»
«Va bene, ma…in realtà vorrei chiederti una cosa.»
«Ti è sfuggito qualcosa di quello che Peter ti ha confidato?» il ragazzino incappucciato fece un occhiataccia al fratello, per poi disinnescarla rapidamente.
«In realtà volevo sapere se…quindi, solo Peter, Myriam e Kamili ti hanno visto in faccia, vero?»
L’imbarazzo di Peter fu immenso, non avrebbe mai pensato ad uno scivolone così palese da parte di Matt. Ma questa volta Enigma decise di non infierire sull’eccessiva curiosità, e semplicemente non rispose.
«Dovrò sottolineare la parte dove si parla del moccioso…» pensò ironico.
Verso le ventuno e venti, i tre assistettero alla morte definitiva del sole, per adorare lo splendore della luna.
Quel tramonto rossastro, per un ragazzino mai colpito dal sole, ebbe un significato speciale.
 
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daniel holmes
view post Posted on 10/12/2014, 14:38     +1   -1




S...sono senza parole, cavolo, siete tutti malinconici in questi giorni. Il capitolo è bellissimo, e devo dire una cosa:
Il triangolo no,
non l'avevo considerato
ed è solo l'inizio dei problemi che tempesteranno i nostri protagonisti. :o: -_- :shifty: :tonned: :tonned:
 
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view post Posted on 8/1/2015, 01:24     +1   -1
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Scusate per il ritardo, le mancate risposte, e tutto il resto! Vedrò di rimettermi in pari.
Spero che questo capitolo vi piaccia, anche perché è piuttosto importante.
11.5 Casa Mia


«Che cosa?! Quello era tuo padre?!»
«Proprio così, proprio lui. L’invincibile grassone.» al ricordo di Russell, Matt alimentò il suo affamato coraggio, continuando a conversare con il ragazzino incappucciato.
«Beh, mi dispiace.» ora l’imbarazzo era stato passato rapidamente ad Enigma, un testimone parecchio scomodo.
«Non preoccuparti. Fortunatamente tutto ciò che fatto per noi riesce a riaffiorare anche nel presente, e la cosa mi fa sentire un po’ più vicino a lui.»
«Quindi anche tu sai utilizzare il Talento dell’acqua!» i ruoli si stavano decisamente invertendo, con un Peter sempre più meravigliato. Un osservatore che a malapena respirava, non voleva interrompere quella bislacca conversazione.
«Beh, ci ho provato tante volte, ma sembra che non sia proprio il mio forte. Perché questa curiosità riguardo al mio Talento?» Matt cominciava a condividere col ragazzo incappucciato un certo imbarazzo, liberatorio e fastidioso.
«Umh, evidentemente questa impresa manca nel tuo album di ricordi…sai come la Triade di Gracalm salvò il mio villaggio circa dieci anni fa?»
«Certo che lo so. Mio padre, Viktor e Betty difesero la città in balia di un inondazione, dovuta alla rottura di una delle quattro dighe delle Tower Mountains.»
«Si, una delle dighe venne sabotata, ed uno dei corsi d’acqua che viene generato dalle montagne si trasformò in alluvione. Ti stavo chiedendo qualcosa di più specifico. In fondo la Triade ha dovuto combattere contro l’acqua stessa!»
«Contro l’acqua?! In che senso? Per quanto ricordo, mio padre non sapeva nemmeno nuotare!» il ragazzino cominciò ad essere geloso della sua memoria, quasi avesse voluto rinchiuderla in una capsula lanciata verso lo spazio infinito.
«Il Talento di tuo padre era davvero fuori dal comune, lo sviluppò fino a livelli praticamente disumani. Il suo gesto più famoso, che tutti noi abitanti di Nati ci rammentiamo, è la “Big Wave”.»
Gli occhi di Matt sembrano aumentare la loro dimensione, delle luccicanti stelle che cominciarono a brillare incessantemente. Aveva anche un qualcosa di particolarmente inquietante.
«Non sto scherzando. Riuscì a bloccare il fiume in piena, a creare un onda alta parecchi metri, e a rispedire l’acqua da dove era venuta. Un gesto del genere non può perdersi nei meandri polverosi del passato. Nessuno era mai riuscito a fare qualcosa di simile, insomma…dobbiamo molto a tuo padre.»
«Questo non vuol dire che dobbiamo qualcosa a te Matt!» puntualizzò scherzoso Peter, avendo già capito dove l’amico avrebbe potuto dirigersi.
«Mio padre, che solleva le acque con le sue sole forze…è una bella sensazione.» un altro tassello di un padre sempre più caratterizzato nella sua mente.
«Hanno dedicato una piccola statua a quell’avvenimento. Possibile che tu non lo sappia? Almeno quando m’impiccio io degli affari altrui combino qualcosa di buono…»
«Che cosa vorresti dire?» Matt sembrava particolarmente irritabile, ma Enigma cominciava a apprezzare quel campo di riservatezza che il ragazzino stava sfoggiando. Con un briciolo di vendicatività.
Peter sfiorò le spalle di Enigma, e i due s’intesero subito. Meglio non calpestare troppo a lungo i tasti dolenti di quel ragazzino, portato con la forza allo scoperto, in tutto e per tutto.
«Lascia perdere…piuttosto, sono ancora curioso, e non ancora soddisfatto. La storia della vostra identità protetta da parte dei Servizi Segreti me l’hai già spiegata.» sembrava che Enigma stesse bramando qualcosa, una domanda pungente e personale «Se non erro tuo padre possedeva una Risorsa Simbiotica. Ma nessuno ha mai scoperto di cosa si trattasse, ne da quando la possedeva realmente. Potresti illuminarmi, Matt?»
«Abbiamo fatto un patto. Non tirarti indietro proprio ora.» intervenne Peter, percependo indecisione nel respiro dell’amico.
«E va bene, signor curiosone.» rispose Matt sbuffando.
«Ma senti chi parla!»
«Non si trattava di una Risorsa già esistente…» il ragazzino dalle occhiaie pronunciate non diede minimamente peso alla provocazione di Enigma, ignorandolo per il suo bene «…ma di un oggetto che gli venne prescritto a causa dei suoi problemi cardiaci.»
«Un Pacemaker?!» rispose Peter incredulo.
«Esattamente. In realtà, lui non aveva mai sofferto di cuore, anzi, era il suo muscolo più forte. Ma accadde tutto nel giorno in cui…lui finì all’ospedale per causa mia.» la vergogna, era in quel preciso istante la vera identità del ragazzino dalle occhiaie pronunciate.
Enigma si sentì immediatamente coinvolto, non era dissimile da quello che era successo a lui. Ma ogni sentimento rimase intrappolato in quell’oscuro cappuccio.
«Non ricordo molto riguardo all’accaduto, ciò che sto per rivelarti potrebbero essere ricordi altrui. Comunque, ancor prima dei miei tre anni, abitavamo tutti a Saratya. Mia sorella era nata giusto da qualche mese, e le giornate erano serene, normali. Fino a quando un giorno, durante una festa cittadina, mi allontanai dalla mano che mi teneva stretta, la mano di mia madre. Non ricordo perché e nemmeno come, mi ritrovai vicino alla stazione ferroviaria regionale.»
«In sostanza…ti sei perso, non è così?» chiese Peter, cercando discrezione.
«Magari fosse stato solo quello...feci un incontro che avrebbe cambiato totalmente la vita di mio padre: una banda di rapinatori con tanto di refurtiva. Probabilmente è per questo motivo che scappai nella galleria, proprio dove ci sono le rotaie del treno. Non ho idea di come mio padre riuscì a trovarmi, ma siccome arrivò prima della Polizia, i rapinatori pensarono bene di sparagli. E lui mi fece da scudo, col suo corpo…umano.»
Enigma e Peter non si azzardarono a fiatare, persino la loro presenza sembrava inopportuna.
«Rischiò seriamente di morire, l’intervento fu una delle esperienze più lunghe e tortuose della mia famiglia. Ma lui era un combattente, lo è sempre stato in ogni cosa, e riuscì a cavarsela. Tuttavia da quell’avvenimento, probabilmente a causa delle ferite riportate, il suo cuore perse qualche colpo. Per questo gli assegnarono un pacemaker, e quella diventò la sua impareggiabile Risorsa. Possiedo ancora la lastra che gli fecero dopo l’intervento: i piccoli fili elettrici collegati al suo cuore si erano moltiplicati, avevano creato una sorta di scudo fatto di cavi elettrici, che ricoprivano interamente l’organo.»
«Altro che Risorsa Simbiotica!» esclamò Peter, spiegandosi tante cose «Un cuore connesso ad una Risorsa in tutto e per tutto…la sua incredibile ascesa non è una questione di fortuna.»
«Questo è tutto quello che so. La sua Risorsa diede il via ad una serie di rapidi progressi. Ma per noi era già un eroe ancor prima di esserlo ufficialmente.»
In quell’istante, Enigma lanciò un pugno diretto sull’umida terra, che accolse la violenza sgretolando le sue resistenze.
«Questo mondo…dove esistono persone come i miei genitori…dove la Green Soul ci manipola per farci del male l’un l’altro…deve cambiare! Dobbiamo farlo cambiare! Ad ogni costo! Non importa se i risultati delle nostre battaglie sbocceranno quando noi non ci saremo più!»
Peter e Matt sorrisero, condivisero in pieno il leggero soliloquio del ragazzo incappucciato, e proposero una bravata fuori programma. Avrebbero proseguito la loro scalata anche durante la notte, il Villaggio di Nati non poteva attendere.

«Quanto manca?»
«Venticinque minuti e trentasei secondi.»
«Dannazione!» un'altra mano carica di rabbia s’infranse sul primo agnello sacrificale. Non era da Loretta esternare reazioni così esplosive.
«Non ti arrabbieresti così se non avessi qualcosa in mano, prova a parlarne con me.» Chester non avrebbe gettato la spugna, il Tenente Generale sarebbe rimasto sul ring fino alla fine del tempo.
«Secondo quello che ho riportato, venti persone hanno risposto in modo insolito, e solo quattro non fanno parte del nostro esercito. Ma non posso scegliere a caso fra loro, devo andare a colpo sicuro!»
«Lo so. Oltretutto alcune risposte anomale possono avere spiegazioni ben più umane di quanto noi pensiamo. Almeno sappiamo che una di queste persone sicuramente ti ha mentito.» si avvicinò a Loretta, cercando di stimolarla.
«Forse…devo ragionare in un altro modo. Uno di loro nasconde qualcosa, e ha fatto scattare l’allarme mentre noi stavamo scortando i Nelcaniani. Non è da escludere che l’abbia fatto di proposito. Dovrei scovare la persona che mi ha mentito, e che nello stesso tempo ha creato questo macello a causa di attività magica sospetta. Ma come?!»
«Esisterà un sistema per scovare questo maledetto intruso!» nello stesso instante, entrambi afferrarono i loro occhiali, strofinandoli con dei panni appositi. Guardandosi negli occhi senza l’utilizzo delle loro sfere di cristallo, i due raggiunsero la stessa intuizione.
«Loretta…durante gli interrogatori, tu non hai mai…»
«Nemmeno una volta, ne sono sicura.» il suo cuore cominciò a battere speranza.
«Vieni con me allora, questa è la nostra unica possibilità!»
I due si fiondarono nella stanza dove sessanta individui attendevano con ansia la loro liberazione. Uno in particolare.
Finalmente, la vista e la voce furono vivacemente rivitalizzate, anche se non fu ancora concesso a nessuno di parlare con l’altro. Tenente e Generale si erano posizionati davanti a quella massa confusa, pronti per il loro crash test. Il Maggiore sorrise ancora una volta, avendo intuito il loro piano, probabilmente l’unico che avrebbero potuto attuare.
«Abbiamo tratto le nostre conclusioni.» annunciò Loretta solennemente, circondata da alcuni sottoposti «Chi ha fatto appositamente scattare l’allarme si trova in questo stanzone, senza ombra di dubbio. Abbiamo una sola alternativa per poterci assicurare che questo individuo non colpisca più. Ed è ridurre ognuno di voi in semplici pezzi di ghiaccio.»
La Risorsa del Tenente Generale cominciò ad emanare aria fredda, soffio di bora. Il panico cominciò a dilagare nella folla, persino il Maggiore Oil sembrò spaventato.
«Quando scosterò queste lenti, verrete tutti congelati. Chiunque voglia confessare lo faccia adesso o taccia per sempre!» mentre i Nelcaniani indietreggiarono senza sosta, finendo per appiccicarsi alla parete alle loro spalle, i soldati, sempre più confusi, vennero minacciati dalla pistola di Chester.
«E’ stata una tragica fatalità, ma la sicurezza di questo luogo viene prima di tutto.» esclamò il Generale, davanti ad un Maggiore scioccato.
«Niente confessione? Allora non mi lasciate altra scelta.» Loretta sfoggiò il suo sguardo, e le gambe del Maggiore Oil vennero congelate in qualche secondo. Chester sfoderò il sorriso più beffardo degli ultimi tempi.
«La seconda da sinistra, proprio come pensavamo.»
Una donna dai capelli corti nerissimi, con un taglio piuttosto maschile, ebbe un istantaneo crepacuore. I suoi occhi grigi come l’asfalto e il suo volto allungato, vennero entrambi aggrediti da centinaia di iridi turbate. Ma l’espressione soddisfatta che le truccò il viso in un secondo momento fu semplicemente terrificante.
«Come avete fatto?»
«Sei un Remo di Caronte sicuramente molto intelligente.» esordì Loretta, mentre la tensione nella stanza cominciò ad affievolirsi «Ti sei arruolata nelle forze di Gracalm, giusto qualche anno fa, nonostante cio, sei riuscita ad ottenere le credenziali per mettere piede in questa base solo da poco. Hai conseguito risultati davvero brillanti sul campo, e non avremmo mai sospettato di te se non avessimo fatto qualche ricerca.»
«In una percentuale di casi decisamente fuori dalla norma, ogni qualvolta sei andata in missione hai trovato Green Blood per la tua strada. E’ proprio questo il punto.» affermò Chester, unendosi alla risoluzione del caso «Sei il soldato che nello storico dei nostri rapporti ha incontrato più Green Blood di ogni altra persona. Se si accantonano le coincidenze, allora l’unica spiegazione è che quelle mostruosità le abbia convocate tu, per crearti una perfetta copertura.»
«Ma queste prove non sarebbero bastate, senza il bluff che abbiamo progettato. Dovevamo essere sicuri che tu collaborassi con la Green Soul.» Loretta fece immediatamente scongelare gli arti inferiori del suo sottoposto «A proposito, Maggiore Oil…capisco che avessi intuito tutto, ma la sua recitazione era davvero pessima!»
«Come prego?!» rispose il Maggiore, diventando piccolo come un chicco di grano.
«Per questo abbiamo finto che io fossi costretta a congelarvi tutti.» ignorando il suo sottoposto, Loretta volle terminare la sua delucidazione «Abbiamo creato una situazione potenzialmente pericolosa, dove le vostre reazioni sarebbero venute alla luce. Tutti quelli su cui ho posato lo sguardo, temendo di essere congelati, hanno manifestato paura. Tutti tranne te.»
«Non sei andata sulla difensiva… non hai avvertito alcuna minaccia da parte di Loretta, sapevi già in anticipo che lei non ti avrebbe fatto alcun male.» Chester puntò il dito contro il nemico smascherato «Perché i suoi occhi erano di color verde acqua!»
Il caos prese il posto dello sconcerto, sembrava che tutto non avesse alcun senso.
«Non tutti sanno che quando indosso la mia Risorsa le mie iridi cambiano automaticamente colore. A dire la verità, è un segreto che non conosce nessuno, escluso il Generale Massimo e pochi altri. Il fatto che tu sia una novizia in questa base, mi ha fatto capire che l’unico modo che avevi per conoscere il mio segreto, era farselo confidare direttamente dalla Green Soul. E’ piuttosto importante, dato che il colore dei miei occhi segnala se sto per lanciare un offensiva o meno.»
«Per ultimo, e non per importanza…» Chester si prese la responsabilità del gran finale «Abbiamo sfruttato questo stanzone semibuio per un motivo ben preciso. E’ questo che ti ha fatta cadere in trappola la seconda volta: quando io ti ho guardata dritta negli occhi, avendo notato la tua reazione anomala, tu…»
Il Generale Massimo mostrò un tablet familiare, che riportava chiaramente l’attività magica proveniente da quell’ufficiale.
«…stavi per attivare un incantesimo. Sapevi che ero io quello in grado di congelarti, e sapevi che ci avrei provato, nel momento in cui ho cominciato a sospettare di te. E questo non potevi permetterlo.»
«Vi siete scambiati gli occhiali.» ridacchiò l’ufficiale sinistra «E con poca luce nessuno si è accorto dello scambio, ecco perché ho avvertito quel senso di congelamento appena mi hai guardata. Siete stati ingegnosi. Come se non bastasse è raro che una Risorsa collabori con qualcuno che non sia il suo possessore.»
«Risparmia in complimenti per le manette.» esclamò Loretta, con una ritrovata fiducia.
«Sei agli arresti, Chiara. La tua collaborazione coi Green Blood sarà giudicata da una corte marziale, e…» Chester venne bruscamente interrotto, una sensazione di pesantezza venne percepita all’improvviso da tutti i presenti.
«La vostra ingegnosità però, non vi garantisce la verità. In effetti, avete commesso un errore che non può essere considerato puerile. Io non sono un Remo di Caronte.» due occhi gialli sostituirono il grigio, e all’improvviso, una nebbia verde rese la stanza cieca.
«Un Green Blood?! No…l’unica spiegazione è…» Chester uscì immediatamente dalla stanza, mentre Loretta, costatò che alcuni dei suoi sottoposti erano rimasti feriti. I segni sui loro corpi erano sanguinosi graffi verdastri.
«Li ha feriti di proposito per farmi restare qui...non può davvero essere lei...non qui!»
Nello stesso istante, Chester e Loretta identificarono la vera minaccia. La Green Soul, quella vera.

Tutta la base s’illuminò di rosso, il rosso dell’allarme più grave in assoluto. Il Generale Massimo sembrava aver perso di vista quello strano ufficiale, ma sapeva benissimo dove si sarebbe diretta. Non poteva credere che la Green Soul fosse riuscita a penetrare nel cuore delle forze armate, non così facilmente. Si chiese perché una creatura così orrenda avesse un aspetto così umano, cominciò a dubitare di tutte le sue sicurezze: la responsabilità di moltissime vite era addossata sulle sue giovani spalle.
Sfondò la porta della Sala Comunicazioni con un poderoso calcio, davanti a lui trovò una carneficina. Sette corpi di fronte ad una semplice donna, che probabilmente non si sarebbero più svegliati dal loro sonno. I macchinari andati completamente distrutti, la base isolata dal resto del mondo. Quella donna si voltò verso il Generale Massimo, che era in preda alla collera assoluta.
«Sapevo che mi avresti trovata subito. Questi simpatici signori si sono già stancati di giocare con me, diventerai tu il mio compagno di giochi?»
I bulbi oculari di Chester erano nerissimi, mentre lo scheletro nerastro, che questa volta non mostrava alcun sorriso, era pronto a suonare le lodi dell’ira.
«Black METAL!» gridò Chester, facendo del male alle sue corde vocali, e stonando completamente l’urlo. La sua Risorsa questa volta non fece nemmeno una piega, e cominciò immediatamente ad emanare note rumorose.
I Generali di due stirpe si scontrarono per la prima volta.

«SPARISCI!» gridò Chester, attaccando a mani nude la reincarnazione della malvagità, apparentemente fragile.
La Green Soul spari nuovamente in una nebbia verdognola, per poi ricomparire rapidamente alle spalle del Generale, colpendolo con una ginocchiata diretta alla spina dorsale.
Il ragazzo posseduto cadde a terra, ma rapidamente si ridestò con una lesta capriola. Appena le suole dei suoi scarponi sfiorarono terraferma, il Generale scattò fulmineamente verso l’entità da sterminare. Venne raggirato nuovamente, mentre s’infranse nell’intoccabile nebbia, che sembrava ridere silenziosamente.
Il Generale percepì la minaccia incombente , che questa volta sarebbe arrivata dall’alto.
Un salto mortale all’indietro fu più che sufficiente. Il secondo calcio della Green Soul si stampò nell’acciaio. Condannata alla pena del contrappasso, la Green Soul subì una potentissima ginocchiata sulla schiena, che la proiettò verso una postazione computer, distruggendo ciò che ne restava.
Chester tornò immediatamente al suo aspetto originario, ne aveva bisogno, poiché la forza del dubbio in quel momento sovrastò persino la rabbia. Prese la donna per il colletto, e dopo qualche rapido pugno sullo stomaco, fu pronto per l’interrogatorio più rovente che avesse mai inaugurato.
«Tu…stai sanguinando. Chi sei?»
«Non credi che io sia la Green Soul, vero umano?» ansimando, con il sangue ala bocca ed un cumulo di escoriazioni, l’ufficiale non sembrò preoccuparsi della sua situazione.
«Perché sei venuta qui allora? Che cosa vuoi dai miei uomini, cosa vuoi da me?» rispose il Generale, lanciando quel manichino senz’anima contro una parete.
«Che sciocco…questo è il quartier generale più prezioso della vostra razza. Sono anni che cerco di trovarlo.»
«Sei patetica.» le puntò la pistola alla tempia, con una violenza tale che sembrava usasse un arma bianca più che da fuoco «Non hai un briciolo del potere che avevi una volta, la vera Green Soul mi avrebbe sconfitto nel giro di qualche minuto. Oltretutto, a meno che tu non abbia un travestimento eccezionale, sembra che questo corpo sia autentico. Sei davvero fatta così?»
«Pensavi che fossi un mostro? Non lo sai che i mostri esistono solo nella razza umana?» replicò beffarda.
«Ti sei spinta fino a qui, rischiando il tutto per tutto, ed ora sei stata sconfitta ingloriosamente col tuo vero, triste corpo. Perché qualcosa mi dice che non posso ucciderti?» dito e grilletto sembravano attendere un abbraccio che non avveniva mai.
«Forse perché faccio parte dell’aeronautica?» il sangue di Chester si congelò nelle vene.
«Lurida feccia... tu sapevi del codice nero…sapevi che in caso di allerta avrei fatto saltare in aria questo posto…» la presa di Chester si fece languida, indebolita all’improvviso.
«Ho acquisito abbastanza informazioni… per sapere che in caso di allerta massima, tu hai il potere di far lanciare quattro devastanti bombe da due cacciabombardieri, le quali roteano attorno la circonferenza della base, proprio sopra le nostre teste. Pensavi davvero che fossi venuta qui senza potere, pronta per farmi uccidere da te? Ho passato anni a comportarmi come una sporca umana, ma finalmente, la mia missione può cominciare.» rise, mentre Chester fece qualche passo indietro. La malefica donna calpestò la dignità di Chester, così come le membra senza vita di un ufficiale caduto in battaglia, oramai ai suoi piedi.
«Se tu dovessi uccidermi, una delle bombe verrà automaticamente innescata, e salteremo tutti in aria. Potresti anche sacrificare te stesso, ma quasi un migliaio di vittime…no, quelle non te le potresti mai perdonare!»
«Ecco che cosa hanno rilevato le Antenne Antimagiche, ti è bastato un secondo per manipolare quelle bombe?» chiese atterrito.
«Ho toccato con mano quegli aggeggi, è bastato darci un tocco personale. Attivarle con la magia è stata una mossa che sono stata costretta a fare, dato che secondo gli ordini sarei dovuta andare in perlustrazione.» il suo tono era una costante istigazione« Le mie forze saranno allo stremo, ma in tanti anni di misera vita si possono sviluppare incantesimi particolarmente interessanti.»
«E dunque? Il tuo scopo qual è? La mia vita?» chiese Chester, senza rimpianti.
«Niente di così banale. Mi basterà fare uno schiocco di dita, affinché la mia armata venga qui e rada al suolo questo posto.»
«Ecco perché al fronte le difese dei Green Blood si sono indebolite, le ha fatte ritirare per poterle mandare da noi…maledetta!» il Generale Massimo sembrò cedere alla rabbia, ma la sua mano lo tradì, tremando in preda al panico.
Non poteva sacrificare centinaia d’innocenti, e oltretutto non c’era alcuna garanzia che la Green Soul sarebbe davvero caduta sotto i colpi dell’esplosione.
«Oramai il tempo per disinnescare le bombe è già esaurito, mi sbaglio? Avete un quarto d’ora per evacuare lo stabilimento. Vi conviene sfruttarlo!» una nebbia verdognola cominciò a perseguitare il corpo ferito di una donna, una figlia del diavolo, che aveva giocato un intera armata per migliaia di lune «Una cosa, Generale. Forse non avrò il potere di ucciderti al momento, ma come puoi ben vedere posso fare del male a tutti quelli che ami, in modi che nemmeno puoi immaginare. La prossima volta che m’intralcerai, tu e la tua famiglia di soldatini farete una brutta fine.»
La donna sparì nella nebbia, mentre Chester, paralizzato, venne consolato da uno scheletro stranamente comprensivo. Una lacrima uscì dalle orbite di un teschio senza vita, prima di ritornare ad un mucchio di malinconiche ossa. Il male sembrava aver marcato l’ennesimo confine.
Un nuovo giorno cominciò nella landa mortale col nome Gracalm.

«Vedo che stai meglio, Betty.» al suo risvegliò la vegliarda trovò un’amichevole sorpresa.
«Leila, sei rimasta qui tutta la notte!» esclamò l’ex membro della Triade.
«Ho fatto bene, sembra che tu stia meglio.» ripensò alla battaglia contro le infermiere, vinta la sera prima.
«Forse è la tua presenza. Mi rendi felice, felice d’essere ancora viva, sotto forma di una umile vecchia.»
«Ho avvisato le autorità della tua ricerca. Scommetto che a breve l’alto comando comincerà subito le ricerche.» il tono rassicurante di Leila era un anestetico vocale.
«Vorrei fare di più per aiutarti…»
«Potresti!» esclamò Leila, frettolosa «La senti mia madre? La senti dentro di te?»
«E’ proprio come al principio. Durante la luna piena, il suo corpo diventa il mio e questo è un buon segno. Sta combattendo per rimanere aggrappata a questo mondo. E di certo nemmeno io mi tirerò indietro.»
Leila notò un sintomo strano, che tutto d’un tratto comparve impresso nella pelle della sua amica: stava diventando pallida, nel giro di qualche secondo, anche i segni vitali cominciarono a peggiorare. Non era in pericolo di vita, ma un peggioramento poteva significare qualsiasi cosa.
All’improvviso, le condizioni di Betty si stabilizzarono. Pochi secondi dopo, tornò a peggiorare, e poi, di nuovo normale. Tutta la faccenda era praticamente indecifrabile.
«Betty! Che cosa senti?! Cosa ti sta capitando?» chiese Leila, chiamando il medico.
«E’ come se…avessi una mano guaritrice, proprio sopra la mia fronte. Pochi secondi dopo, questa mano non c’è più. E così all’infinito.» rispose Betty, confusa.
«Che cosa può provocare sintomi così altalenanti?» si domandò la donna, prima di osservare la figlia, mentre correva per il corridoio. Passava davanti all’entrata, per poi allontanarsi e ritornare «Jane… sta influendo sulle condizioni di Betty?! E di mia madre?! Perché?!»

«Lasciatemi dire una cosa…»
«Ti prego…Matt, stai zitto…» replicò Enigma.
«Io…sono il Re del mondo!» aprendo le braccia, il ragazzino abbracciò la brezza mattutina che la cima della montagna gli offrì con cordialità.
Peter e fratello non poterono resistere, e gli rifilarono due scappellotti sulla testa, nel medesimo istante. L’irrimediabile offesa del ragazzino dalle occhiaie pronunciate non tardò ad arrivare.
«Che vi ho fatto di male?! Perché siete sempre cattivi con me!»
«Smettila o ti butto giù dalla montagna!» gridò Enigma, così come il suo eco imbronciato.
«Matt, questa volta non hai scuse, sei il Re dei piagnucoloni, ecco cosa sei!» Peter sembrava irritato quanto il fratello, e aveva i suoi motivi «Ti abbiamo dovuto TRASCINARE! Noi due! Ti rendi conto?! Il minimo che potresti fare è darci una mano, non esultare per aver raggiunto la cima…che hai raggiunto strisciando!»
«Ma avevo un crampo alla gamba!» si giustificò Matt, che in effetti zoppicava.
«Forse non potevi davvero camminare…resta il fatto che ci hai trattati come delle bestie! Ti abbiamo trainato mentre tu riposavi nel tuo sacco a pelo, e hai anche avuto il coraggio di lamentarti!» il fuoco echeggiava dentro al cappuccio di Enigma, talmente indignato da storpiare la sua intrigante voce «Ti sei pure fatto un pisolino mentre noi ti trainavamo! Siamo stati noi quelli che sono rimasti svegli fino alle tre del mattino!»
«Alzi la mano chi vuole che Matt sconti una penitenza, appena arriveremo a Nati.» Peter ed Enigma vinsero la votazione, quando si accorsero che una terza mano era rimasta alzata dietro di loro.
Lo spavento si tramutò in gioia quando Fiorenzo accolse i tre ragazzini con un caloroso saluto.
«Pensavo che sarebbe stata una notte noiosa, e invece non ho mai riso tanto in vita mia. Siete una generazione sicuramente spassosa.»

«L-lei è…»
«Si sono io!»
«L’unico discendente…» balbettò Peter per la seconda volta.
«In persona!»
Il giovane mago s’inchinò di fronte ad un allegro vecchietto, che cercò immediatamente di riportarlo alla posizione eretta. Un temperamento vivace ma modesto, così come il suo aspetto: una testa tondeggiante, una palla da bowling senza alcun capello che brillava già dal primo mattino. Quello era lo scrigno del suo cervello.
Il suo volto possedeva linee severe, ma che scomparivano al primo sorriso. Una barbetta argentata ricopriva le sue guance e adornava la sua bocca, soffice al contatto e alla vista. Col suo tono di voce leggermente gutturale, e la sua mise da semplice contadino. il mago cercò di far rinsavire un ragazzino in estasi.
«Suvvia, alzati subito. Non c’è bisogno di questi modi servili. Siamo entrambi dei maghi dopo tutto.»
Al contrario dell’apprendista mago, Matt ed Enigma mostravano sempre una certa avversione per chiunque non conoscessero di persona. Ponendosi davanti a Peter, intervistarono il vegliardo con fare sospettoso.
«Lei ci ha spiati da quando abbiamo messo piede nella montagna, non è così?» chiese Matt, a braccia conserte.
«Allora è stato lei a provocare quel temporale, mi sbaglio forse?» Enigma lo seguì a ruota.
«Corretto. Dovevo testare quando il vostro legame fosse profondo, poiché altrimenti non avrei accettato di prendere sotto la mia ala un mago con scarsa capacità di giudizio.»
«Profondo?!» Matt fece un passo indietro, ripensando a tutti gli schiamazzi che aveva provocato durante il tragitto. Fiorenzo pose una saggia mano sulla sua spalla, e sorrise.
«Non ti preoccupare, nonostante le avversità, siete arrivati fin qui tutti interi. Siete un gruppetto molto più consolidato di quanto non sembri. La vostra prova di gruppo è superata pienamente.»
I tre ragazzini esultarono, nonostante la notte insonne cominciò a farsi sentire.
«Quando dovrò svolgere la mia prova?» chiese Peter, cercando di velare l’impazienza.
«Questo pomeriggio…ti andrebbe bene?» riuscì a spiazzare nuovamente i suoi nipotini.
«Ma…non dovevamo arrivare al Villaggio di Nati?! Come faremo a scendere da qui e a raggiungere la città in così poco tempo?»
«Purtroppo il mio tempo è limitato, ma avevo già pensato a questo. Per cui…» dalle mani de vecchietto, dopo un piccolo scoppiettio seguito da piccole nuvole biancastre, comparve uno scettro decorato: lungo un metro e sessanta, era composto da un levigato ciliegio colo seppia, ricamato con rami di rose grigie per la maggior parte della sua superficie. Sulla cima dello scettro, il legno si spaccava in quattro verso l’esterno, per poi ritornare verso l’interno, con un intreccio simmetrico dei quattro rami separati. All’interno dell’intreccio, un cristallo di quarzo bianco era incastrato in verticale, nella stretta dell’albero. Peter aveva già scelto il suo regalo di Natale.
«Vuole…vuole utilizzare la magia per teletrasportarci?!» chiese Peter, su di giri.
«Nulla di così dispendioso. Nel frattempo, potreste prendere il cannotto che ho lasciato dietro quella siepe?»
«Il canotto?!» Enigma rimase stupefatto, eseguendo comunque l’ordine assieme a Matt «Non vorrà cercare di cavalcare la corrente dell’immensa sorgente qui vicino! E troppo ripida, annegheremo di sicuro!»
«Abbi fede ragazzino misterioso. Non vi farò torcere nemmeno un capello dalla forza dell’acqua. Rechiamoci alla fonte, ne vedrete delle belle!» rispose Fiorenzo, ottimista.
«Non è che questo qui ha perso qualche rotella per strada?» chiese Matt sottovoce, rivolgendosi ad Enigma.
«Sono favorevole anche io alla penitenza.» lo interruppe Fiorenzo, con un buon udito nonostante l’età «E se ti facessi spuntare la coda?»
«Ottima idea, signor Fiorenzo.» approvò Peter.
«L’animale lo sceglie lui o possiamo deciderlo noi?» si associò Enigma.
«Ehi! Volete la mia pubblica umiliazione?! Ho un immagine da difendere io!» scoppiarono tutti a ridere, prima di dirigersi verso la fonte delle particele Fairy Tail.
Una massiccia colonna d’acqua, proveniente dal basso verso l’alto, fuoriusciva dal monte come una possente fontana. Le acque poi si riversavano sulla ripidissima parete rocciosa delle Tower Mountains, diretta verso il centro del massiccio, come le altre tre fonti.
Avvicinarsi alla potenza della fonte era come assistere alla furia di un enorme geyser. Lanciando un sassolino nella corrente, Matt notò che qualsiasi cosa finisse nel fiume, sarebbe stato catapultato a valle con estrema velocità.
«Vogliamo davvero ammazzarci in questo modo?» chiese il ragazzino dalle occhiaie pronunciate.
«Ragazzino miscredente!» esclamò Fiorenzo, sorridendo «Forse ho già in mente la tua penitenza…aspetta solo un attimo e vedrai.»
Il Mago puntò il suo scettro verso il corso d’acqua, che nonostante la sua potenza, si fermò all’istante. Successivamente, Fiorenzo prese possesso della corrente dell’intero fiume, riaggiustando il suo angolo di pendenza: dopo quel procedimento, diminuita la pendenza, il fiume -che li avrebbe portati fino alla diga di metà percorso- aveva smesso di scorrere appoggiandosi sul suo letto. Al contrario, l’acqua che dovevano attraversare era rimasta sospesa nella libera aria, nonostante la sua destinazione fosse rimasta la stessa. Una scorciatoia che abbracciava sia l’acqua che il vento.
«Vogliamo davvero ammazzarci cavalcando l’acqua sospesa nell’aria?!» Matt era sempre più scettico.
I due amici lo presero di forza, e lo misero nella prima fila del canotto, rimanendo una fila dietro di lui. Fiorenzo si posizionò a poppa, e picchiando il suo scettro sul terreno, fece levitare quell’enorme salvagente, gettandolo nelle storpiate acque del fiume.
«Spero non abbiate paura della velocità, vero Matt?» esclamò il vegliardo, con un ghigno sotto i baffi.
«Ma come diamine fa a saperl…» prima di finire la frase, il canotto stava cavalcando le rapide, volando al tempo stesso. L’eco della strepitante voce di Matt si udì per tutto il massiccio. Perfino Kamili, lo sentì.
La ragazzina, con una bandana azzurra in testa e scopa alla mano, stava minuziosamente pulendo ogni centimetro della sua nuova casa. Sapeva che a breve avrebbe ricevuto una visita, con due ospiti per lei meravigliosi.
«Enigma e Matt, nella stessa stanza, a casa mia! Sarà emozionante!»

Nel contempo, dopo un’estenuante evacuazione, la base di Nelcal finì per diventare un gioco pirotecnico.
L’esercito di Green Blood non tardò ad arrivare, e nonostante non trovò vita, cominciò a sradicare ogni segno di umanità dall'edificio.
L’evacuazione fu l’unico modo di preservare un esercito impreparato, oltretutto, la posizione della base era stata inevitabilmente scoperta dalla Green Soul.
Loretta guardò i suoi giorni da bambina svanire nella fame della distruzione, sapendo che oramai, la sua casa sarebbe rimasta solo nei suoi ricordi.
Le bombe caddero sulla base, arrestando immediatamente quella tortura. Non era più casa sua ormai.
Lacrime di ghiaccio caddero sull’assetata sabbia di Nelcal.
 
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view post Posted on 8/1/2015, 10:18     +1   -1
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Mamma che fatica... Ma possibile che Forum Community non mi avvisa più degli aggiornamenti?? E che cavolo... Ho letto tre capitoli in una mattinata XD

Comunque parlando seriamente... Sono convinta che per quanto litighino e si prendono in giro in continuazione, quei tre avrebbero tutte le carte in regola per diventare la nuova triade ^_^
Per quanto riguarda invece il triangolo amoroso, lo avevo notato già prima ovviamente (e se non sbaglio l'avevo anche detto), e sarà curioso vedere cosa accadrà XD

Parlando invece dell'attacco nel deserto... ... ... ... Sul serio?? Hai dato sul serio il mio nome alla Green Soul?? Maledizione Matte, con tutti i nomi che avevi a disposizione... :(

No va beh a parte gli scherzi... Io trovo sempre più sconvolgente che la persona che ha vinto il contest di Natale con quella fanfic demenziale (e stupenda :) ) VodkaxVermouth arrivi qui e scriva certe perle... Ti adoro ^_^
 
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daniel holmes
view post Posted on 9/1/2015, 08:01     +1   -1




LA GREEN SOUL?!? Oh caspio, ci si avvicina allo scontro decisivo. Fiorenzo è simpatico. Matt, per l'ennesima volta, tu non sei nato a pervas. Jane, cosa combini?
 
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view post Posted on 10/1/2015, 10:52     +1   -1
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IMPORTANTE
Pubblicherò Matt e la Penna anche su EFP, ho il nick di Tears Wave (lo so è orrendo xD). Per cui non stupitevi se vedete questa storia su EFP xD.
Mi servirà soprattutto per fare ulteriori revisioni in caso di errori di battitura. Detto ciò, prima di farmi insultare da tutti su EFP, rispondo ai commenti.

Grazie innanzitutto per aver commentato.
Oramai siete sempre più curiosi di capire dove il cuore porterà Kamili...per vostra fortuna arriveranno a casa sua molto presto ;)

Ehm...il nome della Green Soul...come dire...si, ha il tuo nome xD Ma può benissimo esserselo inventato. Ma anche no!

Daniel, non capisco cosa intendi quando dici "Matt non sei nato a Pervas". Cosa intendi?

Il bello sta per cominciare, grazie ancora.
P.S. Ovviamente, per gli aggiornamenti il forum ha la precedenza :)
 
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daniel holmes
view post Posted on 10/1/2015, 14:32     +1   -1




[QUOTE=Poirot's wolf,10/1/2015, 10:52 ?t=53355364&st=180#entry402395495]
IMPORTANTE
Pubblicherò Matt e la Penna anche su EFP, ho il nick di Tears Wave (lo so è orrendo xD). Per cui non stupitevi se vedete questa storia su EFP xD.
Mi servirà soprattutto per fare ulteriori revisioni in caso di errori di battitura. Detto ciò, prima di farmi insultare da tutti su EFP, rispondo ai commenti.

Grazie innanzitutto per aver commentato.
Oramai siete sempre più curiosi di capire dove il cuore porterà Kamili...per vostra fortuna arriveranno a casa sua molto presto ;)

Ehm...il nome della Green Soul...come dire...si, ha il tuo nome xD Ma può benissimo esserselo inventato. Ma anche no!

Daniel, non capisco cosa intendi quando dici "Matt non sei nato a Pervas". Cosa intendi?

Il bello sta per cominciare, grazie ancora.
P.S. Ovviamente, per gli aggiornamenti il forum ha la precedenza :)
[/QUOTE/]
Intendo che forse Matt non sa usare il talento perché non è nato dove crede di essere nato, mi sembra che l'avevi detto
P.s. :chi eri al GDR?
 
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view post Posted on 11/1/2015, 21:13     +1   -1
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Buono a sapersi così ti metterò tra i miei autori preferiti e leggerò tutte le tue fanfic XD Anche se questo continuerò a leggerla qui sul forum ^_^

CITAZIONE
Ehm...il nome della Green Soul...come dire...si, ha il tuo nome xD Ma può benissimo esserselo inventato. Ma anche no!

:grrr: ... No va beh scherzo tranquillo ^_^
 
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view post Posted on 13/1/2015, 23:48     +1   -1
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CITAZIONE
Intendo che forse Matt non sa usare il talento perché non è nato dove crede di essere nato, mi sembra che l'avevi detto
P.s. :chi eri al GDR?

Allora Matt non riesce a comandare il Talento del controllo dell'acqua, peculiare della regione di Calvas. Ma lui, come detto nei capitoli precedenti, è nato a Saratya. Questo non vuol dire che non abbia la possibilità di farlo.
Chester per esempio ne possiede 3, e Russel sapeva comunque utilizzare il Talento dell'acqua, nonostante anche lui sia nato a Saratya. Capito? ^^

Ero ayumi :D

Grazie ancora Chiara. Se hai scritto qualche ff anche li sarei curioso di leggerla (anche se prima c'è il sequel di due imperdibili amici nella mia lista ^^ )
 
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view post Posted on 14/1/2015, 12:30     +1   -1
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CITAZIONE (Poirot's wolf @ 13/1/2015, 23:48) 
CITAZIONE
Intendo che forse Matt non sa usare il talento perché non è nato dove crede di essere nato, mi sembra che l'avevi detto
P.s. :chi eri al GDR?

Allora Matt non riesce a comandare il Talento del controllo dell'acqua, peculiare della regione di Calvas. Ma lui, come detto nei capitoli precedenti, è nato a Saratya. Questo non vuol dire che non abbia la possibilità di farlo.
Chester per esempio ne possiede 3, e Russel sapeva comunque utilizzare il Talento dell'acqua, nonostante anche lui sia nato a Saratya. Capito? ^^

Ero ayumi :D

Grazie ancora Chiara. Se hai scritto qualche ff anche li sarei curioso di leggerla (anche se prima c'è il sequel di due imperdibili amici nella mia lista ^^ )

A dirla tutta tutte le fanfic che trovi qui le trovi anche su EFP ^_^ Tranne quelle che stai leggendo ora, che le posterò con calma riscritte (come ti avevo detto) appena finirò un'altra fanfic in sospeso ;)
Ora però basta se no andiamo OT XD
 
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view post Posted on 31/1/2015, 20:31     +1   -1
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Scusate il ritardo!!! :doh:
Il capitolo è un po' corto, ma tratta di qualcosa che non potevo lasciare in sospeso :D

11.6 Cuore Spezza Cuore



«Allora è questo il Villaggio di Nati.»
Un rustico ponte di pietra, e una cancellata dai tratti ondeggianti, simile a quella di un giardino fiorito, erano le uniche cose che dividevano i quattro da un paesino fuori dal comune. O forse sarebbe meglio dire tre e mezzo.
«Forse abbiamo esagerato.» constatò Fiorenzo, senza però mostrare alcun senso di colpa.
«E’ proprio pallido…» ridacchiò Enigma, osservando il relitto di un ragazzino consumato.
Il frettoloso viaggio sul canotto non solo l’aveva spaventato a morte, ma aveva anche stimolato il suo stomaco alquanto delicato. Aveva rigettato tutto a metà strada, chiuso per mezz’ora in un bagno della diga, il primo ristoro che fossero riusciti a raggiungere.
«Scavatemi una fossa per favore.» dichiarò il morto vivente, camminando a piccoli passi, ancora in subbuglio.
«Andiamo, tra poco saremo arrivati. Un po’ di riposo ed un bel pasto caldo ti faranno tornare in sesto.» rispose Peter, tentando di arrestare la negatività del suo migliore amico.
Il ragazzino dalle occhiaie pronunciate guardò di fronte a sé, riuscendo per un attimo a distrarsi dalle sensazioni debilitanti che lo stavano tormentando. Non aveva mai visto nulla del genere: un intero villaggio composto da una schiera di sequoie particolarmente insolite. Non toccavano la stessa altezza che le normali sequoie di Pervas raggiungevano, inoltre, le dimensioni delle loro piccole foglie triplicavano, colorandosi di un acceso color Pera. L’anomalia cromatica fu attribuita alle Fairy Particles, che circolavano nei quattro fiumi che si riunivano circondando il villaggio in un fossato improvvisato. Durante la notte, le foglie brillavano di tutta la luce che avevano assorbito durante il giorno, fornendo visibilità anche nell’oscurità remota.
Matt non riuscì a localizzare alcun segno di vita, finché non si accorse che l’umanità si era spostata un piano più su. Le abitazioni dei cittadini erano costruite direttamente sulle robuste sequoie, con rare eccezioni. Una miriade di case sull’albero a contatto con la natura incontrastata, comprensibili rifugi in caso di alluvioni.
I quattro attraversarono il ponte di pietra, tenendo il naso all’insù, osservando come le passeggiate divenivano ondeggianti marce su ponti di legno, sospesi a dieci metri d’altezza.
«Dai Matt! Tutti da bambini desiderano una casa sull’albero, non è un posto gradevole?» gli chiese Peter, tentando di farlo interagire come un anima viva.
«Umh, può darsi. Ma questo posto sarà pieno di insetti ripugnanti…meglio che non ci pensi prima che mi senta di nuovo male…»
«Ti prego, dimmi che stai scherzando…» replicò Enigma. Ed ecco che il magico duo ricominciò a bisticciare.
«Ci dormite voi in quelle gabbie volanti fatte di legno!»
«Possibile che tu non sappia apprezzare un accidente di questo mondo?! O apprezzi soltanto rendere la vita altrui un inferno?!»
«Questo è l’inferno! Pieno di bestiacce che mi potrebbero aggredire da un momento all’altro…»
«L’unica bestiaccia che qui potrebbe aggredire qualcuno sei tu, razza di sfacciato! Se non ti piace questo villaggio puoi sempre tornartene a Calvas con le tue gambe!»
«Piantatela!» il vocione di una dolce ragazzina sovrastò le loro.
«Kamili!» esclamò Enigma, con rinata felicità.

La ragazza dalla pelle color cioccolata si avvicinò al misterioso amico senza volto. Aspettandosi un abbraccio, Enigma aprì mani e cuore, solo per accogliere un pestone sull’alluce particolarmente doloroso.
«Hai fatto finta di non conoscermi! Sei stato ignobile!»
«Ho dovuto farlo!» rispose Enigma, cercando di farsi perdonare «Non posso permettere che la mia identità sia collegata allo stesso Enigma che scappò da questo villaggio…»
Kamili appoggiò la sua candida mano sulla guancia nascosta del ragazzo incappucciato. Enigma poté avvertire la pelle della ragazza nonostante la sua sciarpa li separasse.
«Lo so schiocchino, non potrei mai farti rivivere tutto quello che hai passato.»
«Sei sempre la stessa, Kamili…» sussurrò Enigma, intenerito. Avrebbe voluto dire tante cose, ma a quel punto Kamili era già sparita: si era abbrancata a qualcun altro.
«Matt! Come sono felice di vederti!» lo stava stringendo in modalità tentacolare.
«Anche io…ma fammi respirare ti prego!»
«Scusami! Mi dispiace, terribilmente!» l’imbarazzo della ragazza fece sorridere Peter e Fiorenzo, che si guardarono negli occhi, avendo chiara la divertente situazione.
«Con una ragazzina così dolce, suppongo che non avrete di cui preoccuparvi.» esordì il mago, sfiorando la mano destra di Kamili con le sue cavalleresche labbra.
«Oh…non deve fare così signor mago…» tutte quelle attenzioni non le facevano bene ai sentimenti.
«Ah, quindi ci ospiterà lei?» chiese Peter.
«Si! Mi sono presa la briga di ospitarvi nella mia umile dimora. E’ una bellissima casetta di legno azzurro non molto lontana da qui.»
«Perfetto.» concluse il mago «Allora vi posso lasciar soli, non vorrei disturbare questa pimpante gioventù.»
«Ricordi che a casa mia sarà sempre il benvenuto.» affermò Kamili, onorando il significato dell’accoglienza.
«Lo terrò a mente, ragazzina. Ma ho proprio un compagno di viaggio che vorrei incontrare.»
«Aspetti un attimo!» chiese Peter, insistente ma rispettoso «Vorrei sapere una cosa. Lei ha detto di aver lanciato un incantesimo per tenerci d’occhio, ma come ha fatto a seguirci quando siamo entrati all’interno della montagna? Di solito quel tipo d'incantesimi non funzionano negli spazi chiusi.»
«Ottima osservazione.» rispose gaio Fiorenzo «E’ proprio come dici tu, ma ho trovato un interessante stratagemma per seguirvi anche all’interno della montagna. Penso che quella palla di pelo dorata non veda l’ora di rivedermi!»
«Come immaginavo.» esclamò Peter, ammirando la diligenza del mago che stava già idolatrando «Allora, l’appuntamento…»
«Fatti trovare alle quattro un punto davanti al ponte di pietra che abbiamo attraversato poco prima. Hai otto ore per riposarti, penso siano sufficienti.»
«Lo saranno!» disse l’aspirante mago, congedandosi con un mezzo inchino.
«Allora, come è andato il viaggio fin qui? Avete visto come sono belle le vallate attorno al mio villaggio?» Kamili ruppe subito il ghiaccio, parlando al plurale ma rivolgendosi soltanto a Matt.
«Non proprio, abbiamo…hanno scelto una via alternativa.» rispose Matt, guardando in cagnesco i due compagni di viaggio.
«Ho preparato delle comodissime brande per farvi riposare, dato che siete stati svegli tutta la notte. Sarò a tua…a vostra completa disposizione!» Peter ed Enigma restituirono a Matt la cortesia di sguardi, ripensando all’accaduto.
In appena cinque minuti di camminata, la casa sull’albero di Kamili venne rivelata: due cottage verniciati d’azzurro, perforati nel mezzo dallo stesso tronco che li sosteneva, erano collegati da una scala a chiocciola di ferro. Essa spuntava dal tetto del primo cottage, per poi inserirsi nella pavimentazione del secondo, girando attorno alla colonna portante. Per raggiungere gli otto metri del primo cottage, occorreva arrampicarsi su una scaletta verticale fatta di corde, annodate a pezzi di legno rettangolari, gli scalini in questione.
L’interno dei piccoli appartamenti era speculare, composti entrambi di un tavolino circolare, due brande poste una a fianco all’altra, un piccolo armadio ed il bagno: era diviso dal resto dell’alloggio semplicemente da una tendina a strisce verdi e bianche, posta nell’angolo di Nord-Ovest. Al suo interno si trovava un container cilindrico biancastro, grande quanto una vasca da bagno, in una posizione rialzata di un metro e mezzo. Fungeva da unica risorsa acquatica, sia per abbeverarsi, sia per l’igiene personale; un tubo collegato al container permetteva di ricreare una doccia alquanto rudimentale. Tutti gli interni, escluso il container dell’acqua, erano di purissimo legno.
Matt rimase di stucco, non era come in città. Non c’era niente che non fosse strettamente necessario la sopravvivenza. Capì quanto in fondo, la sua vita si potesse considerare fortunata.
«Questa è casa tua allora? Vivi qui da sola?» chiese il ragazzino dalle occhiaie pronunciate.
«Se ti azzardi a lamentarti io ti…» intervenne Enigma, scattando sull’attenti.
«Si, sola soletta.» rispose cautamente Kamili.
«Beh, si vede che ci hai dato da fare con le pulizie. E’ una doppia casa doppiamente gradevole.» sorrise, facendo sciogliere involontariamente la ragazzina «Forza, entriamo!»
Il gruppetto di giovani salì le scale del cielo, per ritrovarsi in una stanzetta azzurra di quindici metri quadri. Un poster della Nuova Alleanza -che ritraeva Matt bardato di rosso, col volto coperto come di consueto- venne sradicato furtivamente da una Kamili sempre più imbarazzata.
Matt si lasciò cadere sulla prima branda che riuscì a trovare, senza sapere che era proprio li che dormiva la timida ragazzina di colore. La proprietaria non disse una parola, con un segreto sorriso.
«Finalmente potremo riposarci un po’!» esclamò Matt, facendosi cullare dall’elasticità della branda.
«Ma non siete affamati? Posso prepararvi la colazione!» chiese servile la padrona di casa.
«Ci siamo abbuffati con le provviste tutta la notte, soprattutto qualcuno…» Peter indicò Matt con lo sguardo, il colpevole di ogni cosa.
«Quindi preferiremmo passare direttamente al pranzo.» aggiunse Enigma, piuttosto acciaccato.
«Scusa la domanda, ma come vi preparate i pasti? Non vedo nulla che ci possa aiutare qui.»
«I pochi edifici che sono poggiati a terra sono quelli che offrono i servizi ai suoi cittadini. La Cook House è uno di questi!» rispose gioviale la ragazzina «E’ un edificio posto al centro del villaggio, che tutti possono raggiungere facilmente, dove all’interno si trova tutto l’occorrente per preparare ottimi piatti! Ovviamente gli ingredienti li mettiamo noi, ma il servizio che ci consente di usare le cucine elettriche costa davvero le briciole…e non c’è nemmeno il problema del lavaggio dei piatti sporchi!»
«Che forte! Non sai quanto detesto lavare i piatti…» rispose Matt incuriosito.
«Eh no! Voi starete qui a riposare, mentre io preparerò tutto quanto, siete miei ospiti in fondo!» non riusciva a rimanere impassibile davanti al suo principe, sdraiato sul suo letto come se fosse di casa «Ok, vado subito a comprare l’occorrente per il pranzo! A dopo ragazzi!»
La ragazzina si gettò dalla finestra in modo spericolato, pur di congedarsi il più in fretta possibile, atterrando piedi a terra come un felino e allontanandosi velocemente.
«Aveva davvero fretta, forse sarà una patita della cucina.» asserì Matt, ancora una volta completamente ignaro di tutto.
«Dovresti davvero farti prestare il cervello da qualcuno.» pensò Enigma irritato, prima di accorgersi di un dettaglio piuttosto rilevante «Un momento…ci sono due brande qui, e le altre due suppongo siano di sopra, questo significa che…uno di noi dovrà dormire nella stessa stanza di Kamili!»
Il ragazzo incappucciato prese Matt per il braccio e lo fece immediatamente alzare dalla branda di Kamili.
«Cosa c’è adesso?!»
«Tu! Vieni con me! Adesso!» sentenziò la macchina di fronte al ragazzino dal ciuffo sbarazzino sopra la fronte, girandosi verso Peter, che afferrò il timone della situazione.
«Tranquillo, occuperò io la branda in questa stanza.» lo rassicurò sottovoce.
Matt venne trascinato verso l’alto, senza capirne la ragione. Una foltissima nebbia d’ingenuità continuava a farlo sbattere contro improbabili conclusioni, al contrario di Enigma. Era sicuro di ciò che provava da tanto tempo, nonostante non fosse mai riuscito ad accettarlo.

La base che un tempo ospitava l’esercito di Gracalm era il contenuto bruciacchiato di un posacenere.
L’esercito era rimasto ad osservare la lenta combustione da lontano, un pubblico invisibile dal cuore infranto. Quando finalmente il fuoco s’estinse, oramai sazio del suo lauto pasto, gli occhiali grigi del Generale Massimo spuntarono dalla sabbia del deserto. Cosa avrà mai potuto attirare la loro curiosità?
«Loretta, come procede? E’ tutto tranquillo?»
«Io…non vedo nulla. Penso che oramai la Green Soul se ne sia andata.»
Chester sapeva che nell’animo del Tenente si celavano nubi di tristezza, a causa della perdita del suo intimo nido. Le appoggiò delicatamente la mano sulla spalla, cercando di rassicurare quel pesante fardello.
«So che è difficile, ma devi essere sicura al cento per cento.»
Loretta diede uno sguardo alla desolazione per l’ultima volta, ma attraverso le sue lenti, non riuscì a carpire alcunché, così come la sua Risorsa.
«In termini di rilevazione del nemico non sbaglio mai. La via è libera, non c’è ombra di dubbio.» in quella sicurezza ostentava sconforto.
«Signore, se posso essere indiscreto…a cosa sta pensando?» chiese timidamente il Maggiore Oil.
«Non dire certe idiozie.» replicò con durezza il Generale «Mi stupisco che i soldati non si stiano facendo delle domande su di me. E’ già un buon risultato che nessuno abbia inneggiato all’ammutinamento. In questa mia precaria posizione, non posso permettermi alcun tipo di formalità con voi: non me la merito. La tua domanda quindi, è più che lecita.»
«Non assumerti sempre tutte le colpe, Chester.» intervenne Loretta, ancora giù di morale «E’ anche colpa nostra, nessuno avrebbe immaginato che la Green Soul fosse arrivata così lontano. Così nel profondo.»
«No…io avrei potuto ucciderla.» ringhiò il Generale, portando sgomento.
«In che senso?» chiese il Maggiore Oil, sperando di aver capito male.
«La Green Soul…in questo momento non possiede una forza combattiva eccezionale, è intelligente ma non invincibile. Ma non ho potuto ucciderla.» per Chester, fu un doloroso confessionale.
«Perché non hai potuto?!» chiese Loretta, guardando il suo superiore negli occhi, aggressivamente.
«Perché avrebbe fatto esplodere la base, con tutti noi al suo interno. Se avessi potuto sacrificare la mia vita, l’avrei fatto senza pensarci…ma non sono riuscito a sacrificare anche voi. Non ce l’ho fatta.» all’improvviso, l’abbraccio del Tenente fece spiraglio ad un mezzo sorriso.
«Hai fatto la cosa giusta. Forse adesso non te ne rendi conto, ma col tempo lo capirai. Hai fatto la cosa giusta!»
In un attimo di silenzio, l’abbraccio tra le due colonne portanti dell’esercito suscitò una commozione che difficilmente s’intravede sotto un elmetto militare. Ogni soldato si avvicinò al suo Generale, tutto il contrario della ribellione che Chester si sarebbe aspettato: tutti i pezzi della scacchiera, compreso il Maggiore Oil, generarono delle file composte, prima di mettersi sull’attenti pestando la sabbia rovente. Una dimostrazione di fiducia che non avrebbe mai potuto dimenticare.
«Aspettiamo i suoi prossimi ordini, Generale!» esclamò il Maggiore.
Loretta spinse il Generale davanti al suo plotone, cosicché si sentisse costretto a rispondere.
«Soldati! Mentirei se vi dicessi che non mi aspettavo la scoperta di questa base. Abbiamo dovuto sacrificare la nostra casa, il nostro armamento, le nostre vie di comunicazione col mondo esterno. Ma non siamo pecore smarrite nel deserto.»
Il Generale Massimo prese il suo fidato tablet, e dopo qualche tocco, strani rumori di ferraglia vennero percepiti da tutti i presenti.
«C’è una cosa che la Green Soul non sa. Lei ora si aspetta che noi torniamo alla civiltà a piedi, cadendo sotto i raggi del sole per la fatica. Ma la sua intelligenza strategica è umana. L’ha solo presa in prestito da noi. Anche lei ha commesso un errore.» all’improvviso, un colosso di ferro arrugginito, identico alla base appena eclissata, si liberò dalla stretta delle dune.
«Sono riuscito ad isolare in tempo i due piani dei sotterranei. Li ho fatti costruire appositamente per essere un rifugio anti-bombardamento. Non utilizziamo questa base da tanto tempo, da sessanta anni, quando i Generali decisero di nasconderla come una sacra tomba, prima della battaglia contro la Green Soul. Le probabilità che torni a cercarci nel medesimo posto sono esigue, per come la conosciamo, non è un essere che concepisce l’errore.» alzò il braccio in segno d’esultanza, scaldando il cuore di ogni ufficiale «La nostra base può essere ricostruita, le vie di comunicazione ripristinate, e i veicoli possono nascere dai rottami più impolverati. Il nostro primo obiettivo sarà ripristinare questi elementi salienti della nostra base, e comunicare ciò che sappiamo a tutto il mondo! Chi è con me?»
Un urlo glorioso fece vibrare una base vecchia e stridente. Il castello di sabbia era stato distrutto dalle onde, ma nell’enorme spiaggia della speranza, non c’era nulla che non potesse essere ricostruito.

Erano passate due ore ormai, ma l’indaffarata Kamili non aveva alcuna intenzione di uscire dalla Cook House, non prima d’aver compiuto il suo dovere.
L’edificio non aveva particolari doti espressive, dato che prima della sua ristrutturazione era un semplice supermercato, ma sicuramente le pavimentazioni lucidate e le mura bianco neve davano un senso di pulizia ed efficienza. In vastissimi corridoi erano state poste una miriade di stanze con cucina annessa, dove ogni abitante di Nati poteva cucinarsi ciò che voleva senza il minimo indugio. D’altronde, un incendio generato in una casa sull’albero avrebbe potuto tranquillamente mettere a ferro e fuoco tutto il villaggio.
Kamili si trovava nella stanza 32, e dal suo lavoro proveniva un profumo che in molti riconoscerebbero da qualche kilometro.
«Ok, le pizze dovrebbero essere pronte!» esclamò allegra.
Si era allenata tanto prima di raggiungere quel livello, ma in quel momento la fortuna l’aveva aiutata: la pasta era morbida al punto giusto, il pomodoro era delicato e gustoso, la mozzarella sparsa ad opera d’arte. Il tutto con una foglia di basilico a far capolino davanti al resto degli ingredienti.
Estrasse i primi due pezzi, perfettamente circolari, e li ripose in una scatola di cartone apposita. Ciò che la colpì fu la forma anomala della terza pizza, dettata probabilmente da ingenua distrazione.
«Ma che…questa è venuta a forma di...cuore?!» all’inizio la cosa le parve tenera come il pane, ma poi cominciò a trattare la sua creazione con distacco «A chi farò mangiare questa pizza? Accipicchia…»
Un dubbio insormontabile cominciò a visualizzarsi nei suoi occhi. Una pizza poteva equivalere ad una dichiarazione d’amore? Sapeva benissimo che la sua lettera aveva fatto una brutta fine, un usignolo dalla chioma nerastra glielo aveva confidato.
Forse quella era la sua seconda chance, ma non era così semplice, perché questa volta c’era anche lui, quel ragazzino incappucciato che le aveva cambiato la vita.
Indecisa sul da farsi, venne presa da una fame nervosa che la indusse a mangiare la sua pizza nel giro di qualche pensieroso minuto. Non le era mai capitato di avere delle emozioni così sconnesse.
«Non posso lasciarli a pancia vuota!» si ripeté costantemente «Io…devo decidermi una volta per tutte!»

«Cosa sentono le mie narici…» esclamò Matt svegliandosi poco a poco «C’è qualcosa di buono che si avvicina!»
«Non ci credo, Kamili ha preparato la pizza per noi! Adesso sta esagerando.» aggiunse Enigma, sentendosi in debito.
Sui tre cartoni di pizza i tre ragazzi trovarono scritto il loro nome, e non restò che sedersi a tavola ed augurare buon appetito. Mentre Matt e Peter apparecchiarono la tavola, Enigma cominciò a scoperchiare gli scrigni di cartone, constatando una coincidenza che non poteva essere tale.
Un cuore sancì un altro cuore spezzato.
«Accidenti…è tutta colpa mia. Non posso pretendere che continui a disfare la tela per me. Ma se hai rivolto il cuore ad un altro…io devo accettarlo, in ogni caso.» pensò rassegnato, prima di sfoderare un occhio satanico «Ma…lo sai che ti voglio bene Kamili. Tengo a te più di ogni altra persona. Così è troppo facile. Non posso permetterti di fare questo errore, di sprecare forze e lacrime per un ragazzino che non sa cos’è l’amore. Non è pronto per tutto questo e potrebbe rifiutarti. Se davvero prova qualcosa per te, farà lui la prima mossa, dovrà capire da solo cosa tu provi per lui. Penso che questa pizza abbia bisogno di…un piccolo ritocco.»
Non sapeva nemmeno lui se la sua mano venne guidata dall’amore o dall’invidia. Ma era troppo tardi per pensarci, aveva fatto tutto da sola.
Matt ringraziò Enigma per essersi preso la briga di tagliare a fette ogni pizza, senza nemmeno immaginare che un taglio di coltello avrebbe potuto lacerare una relazione d’amore. Mentre Matt si abbuffava, ed Enigma mangiava ogni fetta allargando la sua sciarpa artificiosamente, Peter si rese conto di un semplice dettaglio.
«Ma Kamili dov’è?»
«Forse è andata in giro a fare qualche acquisto per stasera. E’ fatta così, vorrà cucinare anche la cena.» intervenne Enigma tempestivamente, conoscendo l’autore della sparizione di Kamili: la sua timidezza.
Passarono delle spensierate ore assieme, ridendo e schiamazzando, disturbando la quiete pubblica come al solito. Ma quella tripletta non era mai stata così unita, o quasi.
Le quattro del pomeriggio avevano particolarmente fretta quel giorno. Il mago li aspettava silenzioso, mentre qualcuno li stava osservando dall’alto, in caduta libera.
La prova vitale di Peter poteva finalmente cominciare.
 
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view post Posted on 31/1/2015, 21:37     +1   -1
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Ok Enigma sta cominciando davvero a starmi sulle scatole... Se non la pianta di fare il geloso tornerà al fondo della mia classifica dei personaggi preferiti... Uffa... Ma povero Matt, se è tonno non è mica colpa sua... E poi cos'è questa storia che è il maschio a fare la prima mossa?? Mica siamo negli anni '60... Lascia che Kamili confessi il suo amore... Rimarrà comunque la tua migliore amica, non ti basta??
(No... ovvio che no... Che razza di domande faccio pure io?? XD)

Bellissima anche la parte nel deserto... Bella bravata quella del rifugio... Alla faccia di Chi... mia... XD
 
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