Scusate il ritardooooo
11.7 L’Esame del Mago Leggendario Le preoccupazioni di Peter subirono un impennata, nel momento in cui il semplice vecchietto si presentò con una vecchia uniforme della marina militare. Il suo dopobarba penetrante trafiggeva ogni narice vicina, la sua barba rifinita nei minimi dettagli era pungente al tatto, soffice alla vista. Tutta un'altra persona.
«Ok, questo è tutto uno sbaglio…» sussurrò l’intimorito apprendista.
«Non farti spaventare.» suggerì Matt «Il tuo esame andrà per il meglio. Sei il migliore quando si tratta di magia, lo sei sempre stato.»
«In che cosa consisterà la prova?» chiese Enigma, non lasciandosi scalfire dall’aspetto glorioso del mago.
«Non è permesso conoscere le complesse dinamiche dell’esame.» scosse la testa, giocherellando col suo scettro «Però potrete assistere ad una cosa.»
Il Mago sfoderò il palmo della mano destra a tutti i presenti, oscillando le dita in maniera ammaliante. Chiuse il pugno rapidamente, prima che una nebbia simile a minuscole nuvole non cominciò a fuoriuscire dalle fessure delle dita. In una nuvola serena, comparve un rotolo di carta con piuma d’oca a suo seguito, chiaramente una scartoffia del mestiere.
«Sei il primo apprendista a cui sottopongo questo test. Sappi che un Mago ha diritti ma anche doveri da rispettare, come ad esempio il numero degli apprendisti, tre al massimo.»
«Comprensibile, non è arte che chiunque è in grado di apprendere.» annuì Enigma.
«Come mai non ha mai sottoposto nessuno a questo esame?» chiese il curiosone dagli occhi nocciola.
«Semplice. Nella mia lunga vita ne ho viste di cotte e di crude, affrontato centinaia di battaglie, infliggendo e curando ferite. Ma solo una volta, ho avvertito il potere di un ragazzino a kilometri di distanza. Chissà di chi sto parlando…vero Peter?» rivolgendosi al ragazzo in tono fiducioso, tentò d’essere il suo incoraggiamento.
«Lei è troppo rassicurante.» rispose il modesto «Lasciando perdere i complimenti, che cosa dovrei firmare?»
«Devi confermare in questa carta il tipo di Magia o Stregoneria che conosci, in questo modo verrai nominato Mago o Stregone a seconda della tua scelta. Il tipo di apprendimento che percorrerai dipende da questo.»
«Umh, ma non so cosa scrivere. La magia che utilizzo grazie alla mia Risorsa non è mai stata scritto su un manoscritto, in pratica l’ho creata io.»
«Non è un problema.» asserì il mago più quotato.
Toccando il rotolo di carta con un dito, le parole che Peter aveva scribacchiato cominciarono a completarsi da sole, così come la firma del ragazzino. Era bastato un misero contatto con lo scrittore, per carpire i suoi pensieri disordinati, assemblandoli in modo perfetto sotto forma di magico inchiostro.
«Magia Geometrica. Si, penso che possa andare bene.» concluse Peter, non riconoscendo la Stregoneria come sua alleata.
«Non possiamo nemmeno sapere dove si terrà la prova?» domandò Matt, sperando di assaporarne un assaggio.
«Purtroppo non potete. Voglio che durante la prova il nostro Peter rimanga concentrato al massimo. Quando avremo finito vi potrà raccontare tutto ciò che vuole.» sentenziò Fiorenzo, prendendo il suo aspirante discepolo tutto per se.
«Perché non augurate al vostro amico un esame raggiante? E tu Peter, perché non saluti il gruppo che ti ha portato fin qui?» sembrava volesse tagliar corto.
«Peter…c’è sempre stato qualcosa di sorprendente in te. Ora hai l’occasione di essere riconosciuto per ciò che sei, un maestro di Magia. Tutti quelli che ti hanno deriso fin da piccolo non sanno che cosa si sono persi, tu non sei un mostro, sei solo eccezionale.» la fede che Matt riponeva in Peter era una tale certezza, da permettere alla sue parole di far breccia nell’aria liberamente.
«Mi hai accolto nella tua famiglia, e hai provato sulla tua pelle quello che ho provato io. Ma alla fine del nostro dolore silenzioso, c’è la nostra vittoria. A te oramai, basta un solo passo per raggiungerla. Sarò con te per tutto questo momento.» anche il legame fraterno di Enigma era qualcosa che nemmeno il sole poteva oscurare.
Mentre Peter venne colto dalla commozione, Fiorenzo sembrò persino più coinvolto del suo apprendista.
«Piantatela di essere così...voi stessi! Sono un vecchietto sensibile, mi fate venire il crepacuore!» si asciugò il naso con un fazzoletto a quadri «Siete dei ragazzini coi piedi piantati per terra, non c’è che dire. Ma forse dovreste guardare nel cielo ogni tanto…»
«E’ meglio salutarci, signor Fiorenzo. Non vorrà mica che la becchiamo a piangere come una femminuccia, vero?» quando c’era da burlarsi di qualcuno, Matt scendeva in prima linea.
«Forse hai ragione, piccolo marmocchio.» tentò di difendersi il Mago, prima di pronunciare poco solennemente «Effugium Pulvis!»
Un lampo azzurrino investi i due maghi, che successivamente, rimasero immobilizzati come in una fotografia. Nessuno dei due ragazzini aveva capito cosa fosse accaduto, ma il fatto che Peter e Fiorenzo rimanessero completamente bloccati, fecero suonare in loro un brusco campanello.
«Che cavolo state facendo voi due?! Peter, sto parlando anche con…» quando tentò di toccare il suo migliore amico, questo si dissolse in polvere azzurra, così come Fiorenzo. Era solo la loro immagine proiettata su granelli di sabbia, i veri maghi si erano già allontanati.
«Non credo ti risponderanno Matt. Quella magia li ha portati via con sé, nel luogo dove Peter darà il suo esame.» concluse Enigma, indifferente.
«E adesso? Che facciamo?»
I due si guardarono negli occhi. Non erano mai rimasti da soli senza ambasciatore, per il momento la scelta migliore era riporre la armi.
«Torniamo da Kamili. A quest’ora sarà a casa ad aspettarci.» dichiarò Enigma, escogitando ben altro nella sua testa «E magari faremo un bel giretto per il villaggio, giusto per allungare la strada…»
«Attenti là sotto!»
Un grido familiare fece alzare la testa ai due amici-nemici. Si resero conto che le parole di un mago emozionato potevano trasformarsi in una pura profezia.
Un paracadute oscurò il loro sole del pomeriggio, avvolgendo la tenera erbetta che circondava il piccolo villaggio. Il velo bianco che nascondeva il viaggiatore del cielo s’incendiò, svelando la sua identità.
«Che…che cosa diamine ci fai qui, Wesley?» esclamò Matt, senza ostentare la sua scettica accoglienza.
«Beh, ultimamente passo molto tempo a Pervas. Diversamente da voi…» rispose quasi offeso.
«Ah, vero. Mentre Kamili si è ripresa nel giro di qualche giorno, Mike è ancora in ospedale. Gli hai tenuto compagnia per tutto questo tempo?»
«Esattamente.» riprese in mano la sua piccola e rotonda Risorsa, rinunciando al suo candido mantello.
«Un attimo…come hai fatto a sapere dove ci trovavamo? Saresti potuto atterrare ovunque.» Enigma si associò alla lega dei sospettosi.
«Mike mi ha parlato dell’esame di Peter. Mi ha raccontato che avrete l’onore di conoscere un Mago davvero autorevole.» parlava di Fiorenzo come se potesse osservarlo, misurando le sue parole.
«Stare zitto non è proprio il tuo forte.» commentò Enigma, seccato.
«Ehm…so che doveva essere una notizia riservata…ma siete tutti miei amici! Non vi nasconderei nulla, siete la mia squadra, non è così?»
Qualcosa punse inaspettatamente il ragazzino incappucciato, un ago appuntito che lo fece inceppare. Wesley continuò il suo racconto.
«Mi è bastata qualche telefonata, ed ecco che riesco a lanciarmi con un gruppo di professionisti dalle nuvole! All’inizio erano un po’ restii, ma alla fine sono riuscito a convincerli. E non preoccupatevi per la mia sistemazione, sono in grado di accamparmi con poche cose.»
«Hai pensato proprio a tutto…» Matt non si stupì della omnia preparazione del secchione.
Wesley si armò di matita e blocco note. La punta di grafite affilatissima lacerò la tenera carta, pronta a smussarsi in fiumi di lettere grigiastre.
«Allora! Dov’è questo Mago famoso? Ho un sacco di cose da chiedergli, ne va della mia ricerca estiva di storia contemporanea!»
«L’hai mancato per poco. I nostri due esperti di magia si sono appena teletrasportati altrove.» fu contento di arrestare la diligenza scolastica dell’amico.
«Teletrasporto?! L’hanno fatto sul serio?»
«Proprio davanti ai nostri occhi, non hai notato un bagliore bizzarro mentre stavi atterrando?»
«Quello era l’esito della magia?!» un animo da scienziato curioso cominciò a balbettare, mordendosi il colletto della sua camicia a quadri «Mi sono perso un fenomeno magico che sovrasta la mia intera conoscenza della meccanica quantistica!»
«Ascoltami bene…non cercare di parlare in una lingua straniera, non voglio averci nulla a che fare.» constatò Matt, che non voleva pensare ai compiti delle vacanze nemmeno per errore «Comunque non possiamo mica lasciarti da solo! Vieni pure a fare un giro nel villaggio con noi, e cerca… per un momento, di non pensare alla scuola!»
Era un grosso sacrificio per Wesley, ma tutto sommato non aveva proprio nulla da perdere. Il tempo si sarebbe comunque saziato di significato: una pacifica scampagnata marcata Nuova Alleanza.
Sprazzi di cenere colorata cominciarono ad amalgamarsi in un punto desolato della vallata.
I due maghi si stavano materializzando sul punto d’arrivo, non lontani dal picco dove la cascata delle Tower Mountains si gettava dal suo trampolino di lancio. Era quell’enorme massa d’acqua che dominava la melodia di sottofondo del luogo.
Le immagini di Peter e Fiorenzo cominciarono a proiettarsi nello spazio sempre più nitide, fino al loro completo assemblaggio. L’apprendista trovò il vuoto ad una manciata di metri, dipinto dalla verde flora di Pervas.
«Non dovremmo avere problemi qui. A meno che qualcuno non decida di punto in quanto in bianco di lanciarsi da qui con un deltaplano.» la sua chiaroveggenza si era intrufolata perfino nella storia di Enigma.
«Quindi, si svolgerà qui?» rispose intimidito.
«Esattamente figliuolo, trovo sia davvero perfetto.» annunciò grandiosamente, dall’aspetto sempre più sfarzoso.
Peter deglutì, cercando di rimediare al suo arido palato.
«Dunque…che cosa devo fare?»
«Porta pazienza. Abbiamo un tempo limitato, ma vorrei concedere qualche attimo alla nostra conoscenza.»
Forse era anche peggio dell’esame stesso. Per il piccolo mago non c’era alcun posto dove ritirarsi.
«Non spaventarti, volevo solo mettere in chiaro una cosa.»
Il mago oscurò la sua vista col palmo della mano, poi mosse rapidamente le falangi, quasi avesse voluto spargere una polvere invisibile sul suo viso. Al termine del rito gli occhi di Fiorenzo erano mutati in un fucsia scuro e penetrante. Sembrava si fosse materializzato lo specchio del futuro di Peter.
«Lei…non sarà mica…»
«Non fraintendere, non siamo parenti di vecchio stampo.» puntualizzò il vegliardo «Ma dovresti rammentare, che di questi tempi il mutamento delle iridi è molto diffuso. E’ un indicatore importante di un qualsiasi combattente, e può voler significare un mucchio di cose. I nostro occhi mostrano i nostri cambiamenti interiori.»
«Ma…le mie iridi sono così da quando sono nato. Non ho mai guardato attraverso altri occhi.»
«Ci sono due vie.» rispose il mago, particolarmente interessato «Nella prima, il tuo potere ha trovato la perfetta armonia nel tuo corpo, fin dal tuo primo respiro. Nella seconda, il tuo corpo non è che uno schiavo che obbedisce al potere stesso.»
«Vuole scoprire qual è la via giusta?» finalmente sfoderò un sorriso orgoglioso, un tratto a lui congeniale.
Il Mago non rispose. Espose il suo indice, avvolto da un bianco guanto di seta. Propose una stretta piuttosto popolare tra i maghi tradizionalisti, che Peter accettò di buon grado.
«Con questo legame, dichiaro ufficialmente la tua iniziazione. L’esame per diventare un Mago ufficiale può cominciare.» i due separarono le loro fragili dita, mentre qualcosa sussurrò a Peter di sfoderare la sua Risorsa.
«In che cosa consiste la prova?» chiese Peter, combattivo.
«Nulla di complesso. Dovrai soltanto…afferrarmi lo scettro!»
«Cosa?!» risuonava fin troppo banale.
«Se riuscirai a sottrarmi lo scettro, l’esame potrà considerarsi superato.» il suo tono era eccessivamente semplicistico, e questo a Peter non piaceva affatto.
«Lei tenterà di fermarmi con ogni mezzo, non è così?»
«Cosa potrei mai fare…in fondo sono solo un povero vecchio.» senza pronunciare alcuna sillaba, due sfere rossastre vennero generate dalla punta del suo scettro, gonfiandosi come bolle di sapone.
I due grandi pianeti, in grado di investire completamente il piccolo mago, si riempirono di fiamme roventi.
«Non ha detto nulla, ne sono sicuro! Come può attivare un incantesimo tanto complesso senza nemmeno evocarlo?!»
«Si, è vero. Sono in grado di lanciare incantesimi solo con la forza del pensiero. Le mie iridi ne sono l’inesorabile segnale. Ma non pensiamo a me…» rivolse lo scettro verso l’aspirante discepolo «La mia magia contro la tua. Puoi anche correre se vuoi.»
Le due sfere infuocate cominciarono ad inseguire un Peter colto alla sprovvista, costretto a tuffarsi sulla nuda roccia per non bruciarsi la giacca. Dopo qualche balzo coordinato, il ragazzino si accorse di un dettaglio essenziale.
«Non posso utilizzare la mia magia se non ho alcuna forma geometrica da sfruttare!» esclamò disfattista.
«Non è un problema.» rispose apaticamente Fiorenzo, battendo il piede per terra.
In un istante, sulla roccia s’incisero delle enormi forme geometriche di ogni tipo, che comparvero proprio ai piedi di chi ne aveva bisogno.
Peter cercò d’individuare la forma giusta per l’occasione, ma le sfere di fuoco gli impedivano di osservare il terreno con accuratezza. Le forme erano molto ampie, bisognava analizzarle con cura per non fraintenderne la forma, dolorosi effetti collaterali sarebbero sopraggiunti se avesse sbagliato una formula magica.
L’ultimo assalto rovente gli passò accanto, c’era mancato davvero un soffio.
«Non posso continuare così, devo subito scegliere un sortilegio che…» schivando l’ennesimo sole ardente, cercò di fare mente locale. Non era solo questione di magia, le prove erano fatte anche per testare la sua maturità battagliera, forse perfino il suo essere.
Pensare cento volte prima d’agire, era un motto diffuso tra i maghi. Non poteva certo ignorarlo in una situazione simile.
Peter lasciò che l’aria afferrasse la sua Risorsa, che scagliò l’arma dritta nel cuore della sfera di fuoco più vicina.
La sfera venne trapassata, e dopo qualche attimo d’instabile tremore, esplose calorosamente. Non c’era alcun bisogno di utilizzare la magia se non ce n’era davvero bisogno, conservare le energie per il prossimo incantesimo poteva essere di massimo importanza. Questione di Talento.
La seconda sfera cercò di sorprendere il piccolo mago alle spalle, ma con un lancio deciso, il wakizashi perforò le fiamme come se nulla fosse.
«Nulla di sorprendente.» affermò Fiorenzo, per nulla scosso.
«Stia attento, il suo scettro potrebbe sparire senza che lei se ne accorga!» trovando l’esagono tra le tante incisioni, si preparò al contrattacco.
«Non hai voluto utilizzare la magia, ottima scelta. Ma vediamo come te la cavi adesso…»
Poco prima che Peter potesse evocare il sortilegio prescelto, il vegliardo afferrò lo scettro con entrambe le mani, facendo eruttare rocce appuntite dai suoi piedi, un onda che si espanse rapidamente, diretta verso uno studente incredulo.
L’esaminato venne investito da un crepaccio in miniatura, ma fortunosamente non venne colpito direttamente da nessun masso. Un polverone accecante si sollevò dalla terra, gli bastarono pochi secondi per capire che l’aveva intrappolato in una prigione rocciosa. L’unico modo per uscirne, era saltare sulla pietra stessa, posizionandosi all’apice di tutto quel parapiglia. Poggiando i piedi sulla punta dell’iceberg, Peter si rese conto che in tutta la zona erano sorte una selva di macigni che poco prima nemmeno esistevano.
«E quello che diavolo sarebbe…» sussurrò Peter, osservando l’epicentro di quel roccioso sisma: una sorta di torre medievale di piccola fattura, che pareva ben più solida delle sue simili ammassate attorno a lei, si ergeva esattamente al centro della zona. Il Mago era riuscito perfino ad evocare un armatura che non sarebbe stata facile da intaccare.
Qualcosa turbò l’aspirante discepolo. Il sortilegio d’area lanciata poco prima aveva come fine il mutamento dell’area circostante, oltre che la protezione del Mago dagli antenati leggendari. Ma in quanto a pianificazione offensiva, la roccia non avrebbe contribuito gran che: si sarebbe semplicemente limitata ad ostacolare i movimenti di Peter, senza mai scomporsi, impassibile dinnanzi al movimento.
Ben presto il ragazzo ebbe la sua risposta.
Un cumulo d’acqua di forma indecifrabile stava fluttuando attorno alla torre che ospitava un Fiorenzo in profonda meditazione, lasciando una scia nebulosa dietro al suo percorso. L’aveva presa in prestito dalla cascata a poca distanza dal campo di battaglia, e sfortunatamente, era un cane da guardia particolarmente spietato.
«Riesce a manipolare incantesimi profondamente diversi e impegnativi contemporaneamente. Ma sono sicuro che dentro a quella torre si trova il mio scettro…»
All’improvviso, come se avesse posseduto un volto storpiato, la massa acquatica sembrò puntare verso Peter. Un esplosione di forza liquida investì il ragazzino, che di certo non atterrò sulle piume.
Cercando di tenere duro, il piccolo mago decise di sfruttare le rocce per celarsi a quella pioggia violentissima che gli stava dando la caccia. Sfruttando il Talento celebre di Pervas, il ragazzino provò a trafiggere la torre del re. Fu tutto inutile, non era roccia che un semplice wakizashi poteva scalfire.
Mentre la massa d’acqua, riformandosi goccia dopo goccia, stava riassumendo le sue evanescenti sembianze, Peter si sentì con le spalle al muro.
«Il mio Talento non funziona. Non posso avvicinarmi alla torre, poiché l’incantesimo acquatico finirebbe soltanto per ricacciarmi indietro. Non posso nemmeno utilizzare la Magia, queste rocce hanno nascosto le incisioni che mi servono per attivarla. Sono in trappola a tutti gli effetti!»
Uno schizzo portentoso aggredì nuovamente il ragazzino, che questa volta riuscì a ripararsi dietro l’abbraccio della terra, ma la situazione non era certo rosea.
Si appoggiò ad un masso alto quasi quanto lui, cercando di riprendere fiato. Le due dita strofinarono l’arida terra, accorgendosi di un qualcosa che avrebbe rimescolato il mazzo.
«Questo segno…è un lato d’esagono, ne sono sicuro. Non ho mai provato a lanciare un incantesimo da una forma che non fosse visibile in modo lampante, ma non ho altra scelta: proverò con questo esagono scomposto.»
Sporgendosi da un lato, imitando un giocatore di nascondino, attirò l’attenzione della guardia acquatica. Quest’ultima non aspettò nemmeno un secondo, ed investì la zona da dove era saltato fuori il piccolo incantatore.
Aveva mancato il bersaglio. Peter si era catapultato in alto, osservando nei pochi attimi di volo, dove si trovassero i segmenti dell’esagono che Fiorenzo aveva spezzato. Angoli e lati s’illuminarono, ricreando così l’attivazione di un incantesimo speciale.
«Sex Lateribus Maledicto!»
Fiorenzo storse il naso, non aveva udito con precisione la formula magica, e non sapeva cosa aspettarsi. Non si era reso conto che un marchio blu esagonale si era stampato all’esterno della torre.
«Forse è meglio uscire…da qui!» correndo goffamente verso la salvezza, il mago fece aprire la sua scultura protettiva, uscendo di scena dal retro senza alcun applauso. Scelta saggia, visto che la torre venne investita da una colonna d’acqua esagonale, proveniente dalla terra stessa, spazzata via come una casa di cartone. Le acque del fiume erano diventate un arma di distruzione di massa.
Peter puntò la sua Risorsa verso la cascata al contrario che aveva evocato, prendendone momentaneamente il controllo. Il flusso si divise in sei parti che venne scagliate orizzontalmente verso l’esterno, ripulendo completamente la zona dal mistico crepaccio che Fiorenzo aveva generato. Erano punto e accapo.
«Non male.» riconobbe il Mago, facendo un ironico applauso.
«Perché non si arrende? Non sembra in gran forma.» utilizzare la sua magia lo rendeva il solito spaccone.
«In effetti mi piacerebbe riposarmi. Si...sento già il mio piumone preferito avvolgermi nel suo tepore, e anche una bella tazza di latte e zucchero, mentre fuori di casa la tormenta imperversa…»
Peter ebbe una brutta sensazione, e la conferma fu un fenomeno incredibile: le nuvole sopra il campo di battaglia magico erano diventate blu.
Il Mago fece ritmicamente roteare il suo scettro, un allenata majorette che giocherellava col suo strumento essenziale.
«Ahimè, tu non sei il benvenuto nella mia baita dell’immaginazione. Per cui resterai fuori a prendere freddo, un bellissimo pupazzo di neve.» sembrò che tutti i venti del nord avessero organizzato una festa sotto le loro teste.
La zona venne investita da una bufera di neve dalle piccole proporzioni, ma dalla grande intensità. Come se non bastasse, una nebbia blu opaco impediva la vista anche da un palmo dal naso. Il freddo era insopportabile, entrava nelle vene e percorreva tutto il corpo pizzicando ogni cellula, sembrava il sintomo che prova chi è ad un passo dalla morte.
Peter si raggomitolò su se stesso, tentando di resistere a quelle magiche intemperie. Era un combattente, non avrebbe ceduto ad una gara di resistenza. Il grosso problema era che il Mago aveva appena cominciato.
Nei sospiri che molti venti incantati stavano soffiando, Peter era rimasto nel suo tremante mondo, anche se avrebbe dovuto abbandonarlo a breve. Guardando verso l’alto, si accorse di un qualcosa che avrebbe voluto soltanto immaginare: la grandine stava arrivando, e non c’era alcun tetto dove ripiegare.
«Devo…devo trovare una forma…quella forma!» pensò infreddolito, l’assideramento era dietro l’angolo.
La zona si era ricoperta di neve, ed era difficile individuare ciò che cercava. Non poteva più basarsi sul tatto, poiché le sue dita quasi congelate avevano completamente perso sensibilità.
Un avvisaglia spiacevole cadde dall’alto, gelida e rapidissima, colpendogli violentemente la testa.
Fortunatamente era un piccolo chicco insignificante, in confronto al distruttivo pezzo di ghiaccio che cadde poco più avanti: gli venne un colpo, osservando come il frammento di iceberg, perfino più grande di lui, avrebbe potuto ridurlo ad un colabrodo.
«Se mi voleva spaventare ci è riuscito…ma non m arrenderò…mai!» raccogliendo le sue forze nell’urlo del guerriero, indicò la neve ai suoi piedi, pronta ad accogliere il suo Talento.
Un vento rapido e tagliente fece sollevare la coriacea neve e il solido ghiaccio, rivelando le forme che aveva nascosto. Un triangolo era parzialmente visibile ai suoi piedi, e grazie alla sua Risorsa, illuminata di un lucente blu chiaro, riuscì ad identificarlo e a contrattaccare.
Osservò il cielo che l’aveva condannato, e pronunciò una formula che nemmeno Matt aveva mai udito:
«Triplex Immutatio!»
Era arrivato il tempo della purificazione, e la Risorsa di Peter era perfetta per l’intento. Il wakizashi funse da enorme aspirapolvere, che risucchiò al suo interno le nubi blu che avevano invaso il luogo. Finalmente il cielo tornò a risplendere dopo il breve inverno.
«Che diamine!» il mago tentò di rievocare la tempesta, ma essa era stata intrappolata nella Risorsa dell’aspirante discepolo, e non poteva fare ritorno.
Fiorenzo era praticamente disarmato, dato che il suo incantesimo era stato disinnescato, ma il sortilegio di Peter non era del tutto concluso: il wakizashi era profondamente mutato, la lama era diventata uno stiletto di ghiaccio bollente, mentre intorno alla lama, nubi e ghiaccio roteavano ritmicamente. Gli spiriti delle montagne sembravano aver preso possesso della Risorsa.
«Non è un incantesimo che uso spesso, dato che ha qualità che non sempre riesco a controllare. Consiste nell’assorbire e addomesticare la forza che sovrasta il triangolo, scelto per l’evocazione dell’incantesimo. In questo caso è la mia Risorsa che ne giova maggiormente, acquisendo un potere fuori dal comune. Ma perché ora non sperimentiamo un bel cambio di stagione?»
In un lampo, Peter scagliò un fendente contro un mago senza sufficiente prontezza di riflessi. Il colpo ricevuto generò alle spalle del ragazzino una bufera di neve che investì il povero vecchietto, prima di scagliarlo a terra con la forza di un uragano.
L’effetto dell’incantesimo smise di funzionare, e la Risorsa di Peter tornò alla normalità. Chiese un grosso presso al ragazzino per le forze della natura a lui concesse: il suo respiro era stato debilitato, e dalla sua bocca, un alito perfettamente visibile dall’esterno testimoniava solo una cosa. Era come se respirasse a quattromila metri d’altezza, un effetto collaterale particolarmente affannoso.
Il Mago era rimasto immobile, sdraiato sulla roccia ghiacciata. Il suo scettro l’aveva abbandonato, restando a pochi centimetri dal padrone, era un occasione unica.
Il ragazzino si avvicinò rapidamente al suo maestro. Incredulo, fece un giro attorno alla figura incosciente, sempre più vicino alla sua promozione, mancava un solo passo.
Il corpo di Fiorenzo esplose come una bomba ad orologeria, divampando fiamme che avrebbero fatto concorrenza persino al Muro di Fuoco. Il wakizashi di Peter, un petalo leggerissimo, si adagiò al suolo.
«Una lettera?»
«Si, guarda qui. Mi sembra la scrittura di una ragazza. Sarà di Kamili.» Wesley era sicuro delle sue abilità da calligrafo. Mise sull’attenti un Enigma pensieroso.
«Umh, ha scritto che si è recata in una vallata poco distante da qui.» asserì Matt «Perché non ci ha aspettato?»
«Forse è fin troppo timi…» le labbra di Wesley vennero sigillate da Enigma.
«Magari vuole raccogliere delle bacche che crescono in questa stagione.» fulminando Wesley, gli fece capire di non immischiarsi, e il povero secchione sembrò non avere il coraggio di reagire.
«Perché non andiamo a trovarla?» chiese Matt «In fondo lei ci ha ospitati qui. Se ha bisogno di una mano gliela daremo, è il minimo che possiamo fare.»
«E poi lei stessa ha scritto che le farebbe piacere avere compagnia.» la vendetta di Wesley era servita, a nulla erano servite le occhiatacce del ragazzino incappucciato. Aveva evidenziato la parte che Matt non avrebbe dovuto leggere.
«Andiamo tutti assieme! Cosa ne dite? Staremo in gruppo felici e contenti, mentre ci sorridono i monti!» esclamò Matt, cominciando a saltellare.
«Penso sia un idea fantastica, vieni anche tu, signorina Rottermeier?» un sorrisetto fugace sancì la sconfitta di Enigma, che decise di non opporsi.
«Ma si. Facciamoci del male.» concluse particolarmente scocciato.
I tre ragazzini abbandonarono la lettera, prima di dirigersi all’uscita più vicina del villaggio. Il vento fece volare quel grezzo pezzo di carta, facendolo ondeggiare fuori dall’appartamento di Kamili.
Volteggiando leggiadro, senza il minimo peso addosso, si rese conto di un dettaglio. L’avevano mutilato.
Un suo pezzetto era rimasto alla Cook House, un pezzetto strappato senza il minimo ritegno. Un frammento di grezza carta sporca di sangue.