Detective Conan Forum

Matt e la Penna. Il mistero del muro di fuoco., Volevo condividere un racconto a cui tengo davvero!

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view post Posted on 22/5/2015, 13:24     +1   -1
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Happy Happy 10

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Allora, carissimi Chiara e Daniel, questo è un capitolo un po' particolare:

Prima di tutto mi scuso per l'enorme ritardo. Cercherò davvero di essere più veloce (lettura di vostre fic compresa).
Questo capitolo, l'ho concluso il giorno del mio compleanno, e in qualche modo riflette questo periodo...chiamiamolo "un po' così". Spero che vi piaccia, e grazie. Siete voi che mi date la carica per tutto questo!

11.9 Quando i Sentimenti Esplodono


Nocche incessanti stavano adornando i visi di ogni soldato della base militare. Erano velocissime e imprevedibili.
Non lasciavano scampo a chiunque cercasse di fermale, nonostante gli ufficiali non smettessero di aumentare.
A Chester non importava, in quel momento non era il capo di niente e di nessuno. Nemmeno dei sentimenti ruggenti che lo stavano spingendo a qualcosa di inaudito.

«Chi diavolo è quella?!» strepitò Wesley, cercando di analizzare la situazione, simulando un agile calcolatore.
Un micro movimento di Enigma fece scattare la lama che la vecchia stringeva con tutta la forza.
«Credi che non sia capace di farlo? Non ti conviene sfidarmi.»
«Non reagite. Se dovesse ucciderla a causa vostra, voi la seguireste all'altro mondo.» quelle minacce risuonarono fin troppo realistiche «Allora? Che cosa vuoi? Non avrai orchestrato tutto questo senza un motivo, o mi sbaglio?»
Le macchie sul viso della donna si mossero ritmicamente, accompagnando il sorriso storpiato che sfoggiò in un attimo. Il suo sguardo leggermente guercio cercò di penetrare il cappuccio di Enigma. Aveva solo quarantacinque anni, ma qualcosa l’aveva consumata in modo irreparabile.
«Beh, volevo solo raccontarti una favola. La mia favola.»
«Ne ho sentite a milioni. Le giustificazione dei Remi di Caronte sono sempre le stesse. Non mi dirai che non c’è nulla di personale, vero?» quella freddezza sconsiderata stava mettendo i due amici in apprensione, soprattutto Matt.
«Pensi che abbia fatto un patto col diavolo solo perché sei riuscito a scappare dall'orfanotrofio? La carriera si può sempre aggiustare, in un modo o nell'altro. Ma tu…mi hai umiliata a causa della tua Risorsa. Solo perché avevi il potere di disobbedire.»
«E quindi tu vuoi questo potere? La Green Soul non ti ha reso abbastanza potente?» con quelle risposte al peperoncino, chiunque sarebbe andato su tutte le furie. Ma quella donna si era dimostrata una statua efficiente.
«Non me ne faccio nulla del tuo potere. Ma nel momento in cui riuscirò a sottrartelo, la mia reputazione sarà rinata. Gli abitanti del villaggio la smetteranno di guardarmi dall'alto in basso solo perché ho fatto un misero errore!»
Matt e Wesley non avevano seguito il ragionamento della vecchia, Enigma si pentì di essere particolarmente perspicace.
«Non avete capito?» sorrise Enigma, arrendevole «Vuole far credere a tutti che il mostro sia io. Lei farà la parte dell’eroina, mentre io sarò il pazzoide che non avrebbe dovuto possedere una Risorsa. Chissà quanto scalpore verrà fuori, quando scopriranno che il ragazzo che si sono lasciati sfuggire anni fa si rivela un maniaco omicida…»
Matt e Wesley rimasero sconvolti.
Una macchinazione così complessa sembrava andare oltre il personale, un odio che probabilmente era rivolto a tutto il genere umano.
I Green Blood si avvicinarono al gruppetto di giovani speranze. Nel momento in cui Matt e Wesley sguainarono le loro Risorse nascoste, due lame fatte di papiro venne puntate alle loro carotidi.
«Enigma…ma cosa…» biascicò il ragazzino dalle occhiaie assonnate.
«Non lo capisci? Se combattiamo adesso, lei la ucciderà. Magari lei riuscirà nella sua commedia, ma non posso sacrificare la vita di Kamili…mi dispiace.» si scorse una crisalide fatta di lacrime, impiantata in due occhi azzurri nascosti da un flebile cappuccio.
Enigma fece un passo avanti, verso il suo vecchio amore, verso la sua nemesi antica. Avrebbe potuto tagliare il filo della vita in un attimo, una ragione di vita a cui il ragazzino non poteva rinunciare.
«Comincia da me.» affermò deciso, facendo tornare le due lame, incastrate nelle sue braccia semplici e morbidi tessuti.
In poco meno di un secondo, un Green Blood del gregge gli scagliò un dritto devastante. Una mano sproporzionata inflisse ad Enigma la sua prima pena, un dolore straziante al volto. Nonostante la mattonata sul volto, Enigma non cadde a terra, e a stento mosse i piedi dalla sua posizione.
Un altro colpo, questa volta sullo stomaco. Il diaframma si bloccò per qualche attimo, togliendogli il respiro, ma non la forza di lottare.
«Non posso stare a guardare!» esclamò Matt, furibondo, senza accorgesi di altri due esemplari nerboruti, che catturarono i due spettatori in una strettissima morsa muscolare.
«Non preoccupatevi . Non vi ucciderà, se lasciasse in giro troppi cadaveri la sua storia rischierebbe di non essere credibile.» disse Enigma, con una voce spezzata dal sangue, rassicurante.
«Forse potrei lasciarmi andare.» replicò la vecchia sorridente, prima di ordinare un altro colpo violentissimo, questa volta rivolto alle costole del ragazzino.
Qualcosa si ruppe. Questa volta non riuscì a trattenere le grida.

La base si era improvvisamente ammutolita. Solo le mura d’acciaio erano in grado di parlare, respingendo gli strepiti degli scarponi del Generale, esasperati.
I corridoi arrugginiti erano strettissimi, a volte pareva che si restringessero durante il percorso. Appoggiandosi alle pareti per non perdere il passo, Chester continuava la sua marcia disperata.
«Ci sono quasi…» pensò il Generale, asciugandosi la fronte sudata col polso destro.
Era diretto al vecchio hangar dello stabilimento, come indicavano delle smorte insegne giallastre, rimaste a digiuno di luce. La porta automatica scricchiolante era sempre più vicina, mancava soltanto l’ultimo rettilineo.
Si fermò improvvisamente, mettendo ala prova il suo corpo, spegnendolo di sorpresa.
Non avrebbe potuto fare altrimenti, dato che Loretta si era posizionata proprio di fronte all'ingresso, con le braccia conserte.
«Spostati, è un ordine.»
«Non intendo accettare il tuo ordine.» replicò una Loretta irriconoscibile, data la sua lealtà che per la prima volta sembrava vacillare.
«Non costringermi Loretta, ti prego spostati.»
«Non posso lasciartelo fare. Non posso basarmi su un presentimento.»
«Presentimento! Hai davvero il coraggio di chiamarlo così?!» il Generale non sembrava avere la pazienza stretta al guinzaglio.
«Fatico a pronunciarlo, dato che ti credo. Credo fermamente che la tua intuizione sia giusta.»
« E allora perché?! Perché non mi lasci partire?! Sono riusciti a costruire un prototipo decente a tempo record, devo andare ad aiutarli!» non aveva mai gridato a Loretta in quel modo selvaggio, nemmeno se lo sarebbe immaginato.
«Perché non abbiamo i componenti necessari per costruirne un altro! Lo vuoi capire? Potremmo rimanere bloccati qui nel deserto, per giorni!» quelle parole erano dolorose, ma inequivocabili.
«Potrebbero arrivare dei rinforzi! Avranno perso il nostro segnale ormai da tempo!»
«E vuoi basarti su questo? La Green Soul è riuscita a prendersi gioco dei nostri più sofisticati sistemi di sicurezza. Oltretutto ha dimostrato di conoscere la base quasi quanto noi. Se facessimo venire dei rinforzi qui, e lei lo venisse a sapere, tutte le vite racchiuse nella base sarebbero in pericolo ancora una volta.» guardando verso il basso Loretta sembrava nauseata dalla loro impotenza.
«Ho fatto una promessa! Lo sai! Se dovesse succedere qualcosa a quel ragazzino, io non potrei…» si mise una mano sul volto, tentando di scacciare le brutali immagini che lo stavano tormentando «…non potrei perdonarmelo. Me lo trascinerei per tutta la vita, sempre che non decida di farla finita.»
Il Generale sembrava non voler cedere alle ragnatele logiche del Tenente, e sembrava procedere verso un drammatico scontro tra superpotenze. Ad un tratto, qualcosa gli afferrò la vita.
Sembrò quasi un abbraccio, ma aveva la fermezza dell’altruismo, che proveniva da un vecchio amico: lo scheletro nerastro era uscito dalla tomba senza permesso, non voleva che si inaugurasse uno duello così funesto.
«Ti prego, non ti ci mettere anche tu.» sussurrò Chester, scoraggiato.
«Lascialo andare.» la rossa sembrava non temere la furia del suo superiore «Credimi, non c’è nulla per cui lottare.»
Una Risorsa che ubbidisce alla parola di qualcuno che non sia il suo possessore. Fenomeno raro, accaduto al contrario nemmeno troppo prima.
«Hai perso la voglia di opporti a me?»
«Non mi opporrei mai a te, se non ce ne fosse il motivo. Ma c’è qualcosa che dovresti vedere. Prometto che poi ti lascerò in pace.» un cumulo di soldati, evidentemente contrariati dopo il comportamento del loro capo, sbucarono da un angolo color ruggine dello stabilimento.
Con gesto leggero, il Tenente Generale fece capire di avere la situazione sotto controllo.
Lo scheletro nerastro tornò ad essere una Risorsa, il sorriso che si incastonò nel suo viso smagrito non era quello di sempre: era forzato, ricolmo di malinconia, un pagliaccio deturpato dalle lacrime.
Loretta accolse il Generale nell'hangar, dove un piccolo elicottero di fortuna lo aspettava nel buio, coperto da un telone giallo ocra.
«Apri il portellone che conduce all'esterno.» un suggerimento che risuonò come un ordine.
Chester esitò. Non voleva aprire quel pacco, aveva paura di trovarci proprio il dono che non avrebbe mai voluto ricevere.
Uno sportello rotondo cominciò ad aprirsi scricchiolando, con due sportelli che dividevano l’apertura in altrettante mezze lune. Il colore del cielo fece cadere in ginocchio un Generale sconfitto. Un arancione che per lui significò la distruzione.
«Una tempesta di sabbia…» mugugnò come un bambino capriccioso.
«Forse più di una, mi sono sporta per cercare di vedere qualcosa, e per poco non venivo trascinata via. Eri così preso dalla rabbia che non ti sei accorto nemmeno degli ufficiali, te l’hanno detto un milione di volte.»
«E’ proprio impossibile andarsene da qui non è vero?» sapeva già la risposta, ma voleva sentirla da una persona fidata. La sua mente non era lucida per potersi affidare a propri pensieri.
«In questo momento si. Possiamo solo sperare in Fiorenzo.»
La vergogna invase il volto del Generale, si sentiva degradato, l’essere più insignificante della terra.
«La tempesta è opera della Green Soul?»
«E’ possibile, ma di tempeste del genere ne abbiamo viste a bizzeffe.» Loretta tentava di essere tranquillizzante, ma senza la presenza della felicità – fuggita oltre le dune sconfinate di Nelcal – era un impresa troppo ardua.
«Io…»
«Possiamo pregare…solo questo.» la voce spezzata di Loretta tradiva tutte le sue maschere confortanti.
«Non è roba per me.»
«Allora abbi fede nel ragazzino che hai protetto fino ad ora. E’ cresciuto tanto da quando l’hai visto la prima volta. Se la caverà.» una mano sulla spalla alleggerì leggermente l’enorme macigno che Chester stava sopportando.
Era ad un passo dall'inferno, ci sarebbe caduto dentro se non fosse stato per il suo Tenente preferito. Ma il baratro era ancora spaventosamente vicino. Se fosse stato condannato, nessuno avrebbe presagito la sua reazione, quando i suoi sentimenti sarebbero esplosi. In un soffio.

Enigma cadde a terra, affianco ai suoi occhi un ruscello rosso colorava il suo viso.
I suoi due compagni stavano sopportando una visione straziante, fino all'esecuzione finale. All'improvviso, la vecchia fece fermare il massacro.
«Ed ora, voglio provare l’ebbrezza. Non sai da quanto tempo ho sognato farlo.» ridacchiò la strega.
Il suo obiettivo era chiaro, voleva strappare sciarpa e cappuccio dal volto del ragazzino dolorante. Sarebbe stato come spogliarlo di qualsiasi cosa.
«Ti spedisco alla casa di riposo maledetta!» strepitò Matt, cercando di divincolarsi dalla stretta delle creature verdognole, senza successo.
La donna lo ignorò, voleva assaporare la parte più amara del suo piano, la sua mente era ammaliata da ciò che l’avrebbe appagata di più: far soffrire Enigma come mai prima d’ora.
Si assicurò che l’ostaggio incosciente venisse trattenuto con cura, ordinando al Green Blood incaricato di spezzare il collo della ragazza alla prima reazione avversaria.
Le dita raggrinzite della vecchia afferrarono la sciarpa di Enigma, che avrebbe voluto diventare invisibile, irreale.
«Ti prego…non farlo…» disse pregante, tossendo rosso.
«Avresti dovuto pregarmi tanti anni fa. Ora dovrai sopportare le pene che ti sei meritato!»

Pochi minuti prima dell’accaduto, Peter e Fiorenzo avevano già inaugurato la seconda sessione d’esame.
Cercando di nascondersi dal Mago, sfruttando l’ignara popolazione delle tenebre, Peter stava osservando il paese in ogni suo dettaglio. Doveva immagazzinare tutte le informazioni che voleva più velocemente possibile.
«Cartello ad ore nove, esagono. Il tetto dietro di me posso utilizzarlo per il triangolo…ma dove lo trovo un cerchio ed un quadrato perfetto…»
Incredibilmente, qualcosa l’aveva attirato come api ai fiori. Un cubo di Rubik era stato abbandonato vicino alla finestra di una casetta rosso fragola. Sarebbe potuto tornare molto utile, ma Peter sentì puzza di bruciato.
Fece finta di avvicinarsi a quello spigoloso artefatto, prevedendo ciò che accadde qualche secondo dopo: un occhio violaceo fece il posto al tassello centrale del cubo, squadrando il piccolo Mago da capo a piedi. Seguì immediatamente l’offensiva.
Una semplice iride si sentì mitragliatrice, scagliando una miriade di piccoli cubi arancioni, fatti di pura essenza magica. Come se non bastasse al loro interno, si poteva notare chiaramente una sfera azzurro cielo, in procinto di esplodere. Fu l’inizio del bombardamento.
Mentre ogni abitante dell’ombra veniva trapassato, senza subire i drastici effetti delle esplosioni, Peter optò per una corsa laterale, che gli avrebbe permesso di avvicinarsi all'avversario. Evitando le esplosioni di luce che Fiorenzo stava causando, i due occhi magici si incrociarono. Non voleva perdere di vista il suo obiettivo, lo scettro non doveva essere molto lontano.
Il ragazzino riuscì a portarsi fuori dalla portata della fanteria, ma qualcosa non andò secondo il verso giusto.
Non riusciva più a muovere un muscolo, nonostante il tempo stesse scorrendo correttamente nella sua clessidra. Un simbolo si aprì proprio sotto i suoi piedi, rivelando un disegno bianco neve che Peter riconobbe all'istante.
«Una stella a tre punte bianca…alle estremità tre simboli dell’infinito che girano in senso antiorario,e tante piccole sfere luminose che paiono svolazzare nel mezzo...ma questa…»
«Si, Peter. Questa è Stregoneria.» in una nuvola serena, Fiorenzo apparve di fronte ad un Peter pietrificato «Quel sigillo che hai appena calpestato è stato creato da un essere umano, precisamente da un mago vissuto centocinquanta anni fa.»
«Quindi, lei sa governare tutti e due i tipi di sortilegi esistenti!» una notizia poco rassicurante, soprattutto perché le persone in grado di padroneggiare Stregoneria e Magia si potevano contare sulle dita.
«E la cosa ti disturba?» inclinando la testa, fece capire al suo pupillo che questa volta, la sua scelta sarebbe ricaduta sulla Stregoneria.
Le due classi magiche erano considerate armi dal potenziale molto simile, la chiave di volta consisteva nel sapere usare il sortilegio giusto al momento giusto. Nonostante la Stregoneria potesse essere invocata dal nulla, risultando più imprevedibile, a volte peccava nella qualità dell’esecuzione. Solo un incantatore estremamente meticoloso poteva eseguirla senza la minima sbavatura, gli effetti collaterali nel mondo della magia non erano certo sciocchezze.
Una grandine leggera e repentina cominciò a cadere sulle spalle dell’apprendista, fino a quando il sigillo incastonato nel terreno non cominciò a girare vorticosamente. Ogni granello di neve esplose in una miriade di pezzetti di ghiaccio, emanando un rumore identico ai fuochi d’artificio. In tutta quella devastazione, nessun essere umano sembrò minimamente interessato, un forte spostamento d’aria venne tradotto come una misera folata di vento, comunissime in quella stagione.
L’unico ad apprezzare quella bufera improvvisa fu Peter, compresa la sua delicata distruttività.
Per alcuni secondi rimase incosciente. La testa gli girava, tartassata in una campana di frastuoni. Aprì gli occhi, la maglietta che tanto gli piaceva si era ridotta ad uno straccio, bruciata per la maggior parte sul fianco destro e sulla manica della stessa parte. Non aveva paura del freddo, ed espose le sue costole al freddo della battaglia.
«Non mi fermerai, nemmeno con una bomba atomica!» gridò il ragazzino, col coltello tra i denti.
La voce di Fiorenzo si era persa nei meandri del villaggio, non aveva la minima intenzione di farsi individuare.
«Dal tuo aspetto non si direbbe…sembri un fiammifero appena estinto.»
Peter fece improvvisamente dietrofront, scagliando la sua Risorsa con la forza del vento, una sorta di Zeus alle prime armi. Il wakizashi piombò in un mantello di foglie, che venne immediatamente scarnificato.
Il Mago fu lesto e con un rapido movimento di scettro respinse la flebile minaccia.
«Ora tocca a me fare il cecchino.» ridacchiò Fiorenzo, prima d’impugnare lo scettro come una mazza da baseball.
Mimando un battitore provetto, posando gli occhi sul suo obiettivo primario, scagliò una silente e fulminea onda d’urto, che fece schizzare il ragazzino a metri di distanza. Non aveva nemmeno capito cosa l’avesse fatto rotolare per tutta quella strada.
Si rialzò a fatica, cercando di trovare qualcosa che potesse portarlo in un vantaggio insperato. Dietro di lui, rami di sequoia inaugurarono un ballo bizzarro, muovendosi soltanto per un istante. Peter evitò un altro colpo invisibile, grazie a quell'allarme vegetale improvvisato.
«E’ diventato rapidissimo…non era stato così spietato prima. Mi sta trattando come se fossi un reale nemico.» realizzò Peter, alle strette «Devo usare la mia arma migliore, non importa ciò che accada!»
Mentre i missili magici vagavano per il campo di battaglia, sbuffando un vento leggero, il piccolo discepolo riuscì ad individuare ciò che sperava: una finestra perfettamente quadrata, tinta dalla verniciatura applicata dal Mago, sporgeva da una parete di una delle case sull'albero. Era raro vedere una finestra in vetro da quelle parti, ma certamente non era vietato concedersi riparo dal fastidioso Elio di turno.
Una subitanea sensazione, fatta di dolorosa pressione e forza respingente, venne applicata sulla schiena di Peter. Venne sbalzato nuovamente da un camion in corsa, finendo rovinosamente faccia a faccia con la terra.
Cercò di mantenere la concentrazione, il suo stratagemma non doveva essere scoperto, una bomba in tasca che rischiava di esplodere ancor prima di essere scagliata.
Il rischio diventò certezza.
«Cos'è quell'affare?!» esclamò impensierito.
Fiorenzo l’aveva preceduto di nuovo, piazzando un sigillo a forma di stella a cinque punte, nerastra e semitrasparente, proprio davanti alla finestra.
Dal suo interno, fuoriuscì un enorme braccio ricoperto di ferro, forse una gentile concessione di un gigante cavaliere. La mano ferrosa si aprì in segno di occlusione, pronta a difendere il suo forte.
SI trattava chiaramente di un incantesimo difensivo, e avvicinarsi sarebbe stato saggio come toccare il sole con un dito. Ma quel discepolo straordinario sapeva di essere più forte di quel sole annientatore, le sue ali non si sarebbe mai sciolte.
Schivando un'altra sinistra onda d’urto, facendo una ruota in perfetta coordinazione, il ragazzino si posizionò ai piedi del sigillo materializzato pochi secondi prima. Fu proprio in quel momento che il vegliardo capì di aver commesso un errore.
«Vuole attivarlo lo stesso?! Questo vuol dire che…è un incantesimo Antimagico!»

Quattuor Partibus Perfectionem!

Il grido di Peter sfociò nel villaggio, ricoprendolo per tutta la sua superficie, con la sua potente voce. Fiorenzo cercò di allontanarsi, aspettandosi l’inghippo dietro l’angolo. Il sigillo difensivo venne disinnescato facilmente, diviso chirurgicamente da righe biancastre in mille pezzettini quadrati, per poi essere smantellato da un tocco delicato del ragazzino. Non sembrava nemmeno umano.
La sua schiena divenne una tela perfetta, dove per ogni vertebra venne disegnato un quadrato colorato di blu notte, dal collo fino alla vita. Lo stesso destino venne riservato alla pelle che copriva le nocche delle mani, sporcate da otto perfetti quadratini dello stesso tenebroso colore.
Trovata una posizione di apparente sicurezza, il mago tentò di impedire la riuscita del sortilegio, scagliando altre cannonate silenziose.
Fu tutto inutile, il vento si spense prima di respirare. La finestra che aveva tentato di sfruttare era già stata incantata da Peter, rendendola un guscio di tartaruga impenetrabile. Quel vetro che sembrava così fragile pareva invincibile, tinto dal colore che aveva invaso il corpo del suo discepolo.
Il piccolo Mago si era già catapultato dietro la finestra, all'interno dell’abitazione.
Si fermò a piedi pari davanti al suo quadrato, fece un bel respiro, poi afferrò la sua Risorsa.
Straordinariamente, infilò la mano sinistra nella lastra di vetro scuro, perforandola come se si fosse trattato di semplice acqua.
Dall'altra parte della finestra, qualcosa accadde, qualcosa di sensazionale.
L’arto che aveva infilato nel vetro fuoriuscì dall'interno drasticamente modificato: la mano si era ingigantita fino a raggiungere le dimensioni di un elefante, e come se non bastasse era composta totalmente di vetro blu. Anche la Risorsa aveva deciso di crescere a dismisura, tralasciando la modifica dell’essenza. Incassati attorno alla lama, quattro anelli quadrati, costituiti di fumo, roteavano spumeggianti mostrando l’energia di quell'incantesimo.
Fiorenzo poteva essere contento. Aveva ricoperto anche il terreno con il suo incantesimo protettivo, e aveva fatto bene. Di certo Peter avrebbe potuto lasciare un bel segno indelebile, quando il suo wakizashi gigante si infranse con la pesantezza di un megatone, mancando di pochissimo il vegliardo.
Il braccio gigante dell’apprendista era facile da individuare, non era altrettanto semplice sfuggire alla sua furia sterminatrice. Un tremendo fendente orizzontale, nonostante venne bloccato dallo scettro di Fiorenzo, finì per sbalzare lo sventurato fuoricampo, tanto da perderne le tracce per qualche istante.
Prima di schiantarsi al suolo, il mago riuscì ad stregare il suo corpo, frenando la sua corsa istantaneamente, nonostante il contraccolpo non fu particolarmente felice. Torcicollo alla mano, il Mago osservò la situazione, e decise di teletrasportarsi.
«Ha un vincolo che lo mantiene connesso alla finestra, per cui se riuscissi ad aggirarla, forse…» il maestro, fiducioso nei suoi mezzi, scomparve rapidamente nella polvere
Si materializzò nella casetta da dove Peter aveva preso il comando delle operazioni, era riuscito ad aggirare la grande muraglia, ma ad un caro prezzo: era rimasto immobilizzato da catene dagli anelli quadrati, troppo tardi aveva capito quanto fosse stato avventato.
«Ottima idea, professore.» disse Peter, mantenendo il controllo del sortilegio, voltando solo la testa «Ma sfortunatamente per lei, rispetto ad un classico incantesimo Antimagico, questo può essere resettato all'infinito, come un semplice interruttore. Posso quindi sfruttare solo il punto forte di questo tipo di incantesimi, non se ne era accorto?»
«Per cui… l’unico modo per fermarlo è distruggere il sortilegio stesso da lontano!» esclamò Fiorenzo, preoccupato «E’ assurdo! Non ho mai visto magie che permettessero un numero così limitato di contromosse!»
«Ringrazia Euclide per questo. Forse non sarebbe nemmeno esistita questa Risorsa, senza la sua grande mente.»
Con un cenno rapido della mano destra, l’unica a non essere affaccendata da potere magico, il ragazzino fece muovere le catene verso di se, mirando allo scettro. Appena lo toccò, Fiorenzo e il suo strumento si polverizzarono ancora una volta, nello sconcerto di Peter.
«Cosa?! Temendo un contro incantesimo si è teletrasportato qui solo per un millesimo di secondo, prima di ritornare all'esterno. Ho confidato tutto ad una stupida esca!»
«Grazie della dritta, amico!» affermò Fiorenzo, posizionato a qualche metro dalla finestra magica.
Il Mago lasciò lievitare lo scettro davanti al suo petto. Trattando la pietra catalizzatrice come una sfera di cristallo, cominciò a colorarla di arancione, prima di farle raggiungere temperature che toccarono i cinquecento gradi.
Senza nemmeno avvertire quel calore, il vegliardo prese in mano lo scettro, e lo puntò al braccio demoniaco che stava combattendo. Peter non si fece attendere, e cercò di schiacciare il suo maestro con un fendente verticale, dall'alto verso il basso. Tutto ciò che colpì fu solo polvere e la terra stessa.
«Un altro scambio rapidissimo!» commentò Peter, prima di accorgesi del Mago, situato dalla parte opposta a dove si trovava pochi secondi prima.
Una sfera simile alla corona solare venne generata dal cristallo incandescente. Una stella che ben presto scagliò un raggio non straordinario nelle dimensioni, ma devastante nei risultati. La temperatura elevata permetteva alla magia di sciogliere anche il metallo più duro, e questo valeva anche per un braccio incantato fatto di vetro.
Con astuzia, Fiorenzo non diresse il raggio alla mano, ma bensì al braccio che collegava la Risorsa al suo sortilegio, tranciandolo senza concedere la minima reazione.
«Il mio incantesimo migliore…» con un tonfo che avvertirono anche gli umani, il braccio di vetro blu venne annientato, e la magia sgominata.
Peter si sentì sbaragliato. Mentre i simboli magici sparirono lentamente dal suo corpo, anche le sue speranze cominciarono a giocare a nascondino. Abbandonato alle sue incertezze, Peter si sedette su una scura sedia di quella casa altrettanto cupa.
«Ma dai, come posso competere con un fenomeno del genere…»
Si accorse che la padrona di casa, una donna piuttosto alta dalla carnagione scura e dai capelli castani, era tornata dalla sua uscita pomeridiana. Si avvicinò a lei, con passo leggero, quasi si trovasse sull'altare. Le accarezzò l’oscura guancia, e le sue dita la trapassarono, dolcemente.
«Lei è tranquilla, nemmeno sa cosa sta accadendo nella sua piccola casa sull'albero. Non sa che sto combattendo per un futuro diverso, eppure è proprio la sua casa che mi ha permesso di sfruttare il mio potere al massimo.» continuava ad osservarla, mentre cominciava a preparare una cena dallo scuro sapore «Per lei…per la miriade di persone che vogliono vivere una vita normale, devo combattere perché questa diventi l’unica realtà!»
Saltò da quella finestra che tanto l’aveva aiutato, fino a raggiungere il mondo senza colore, ritrovandosi il Mago ad attenderlo.
«Speravo decidessi di arrenderti, non mi hai già mostrato tutto quello che sai fare?» sghignazzò il vegliardo.
«Finché credo nella mia battaglia, avrò sempre un colpo in più da sparare.»
«Belle parole. Peccato che in questo istante sei circondato, o forse avrei dovuto avvisarti prima?»
Il ragazzino sentì un respiro magico proveniente da ogni direzione, non sapeva di essere rinchiuso in una scatola invisibile, fatta di pareti con lo stesso potere respingente delle onde d’urto già testate.
«Perché non provi a scappare ora?» disse Fiorenzo, quasi arrogante.
«Non ho paura di tutto quello che mi farai. Non mi fermerò fino a quando non mi considererai degno, è tutta la vita che aspetto questo momento!»
«Forse dovresti scrollarti di dosso un po’ di orgoglio, ti aiuterò volentieri!» con una forza impercettibile, lanciò l’apprendista contro una delle mura fatte di nulla, innescando un fenomeno piuttosto crudele: Peter cominciò a rimbalzare ininterottamente da parete a parete, subendo onde d’urto da ogni direzione, almeno fino a quando la sua traiettoria si concluse dolorosamente al suolo. Poteva considerarsi fortunato, quei colpi devastanti sarebbero potuti non finire mai. Ma era al limite, faticava persino a tenere gli occhi aperti.
Si mise supino, sperando che tutti i suoi sforzi non mutassero improvvisamente, dei mostri che dimostravano il suo ennesimo fallimento. Sarebbe diventato Mago, ma con una postilla sanguinosa che si sarebbe trascinato per tutta la vita. Il sole illuminava un viso esausto, che però venne improvvisamente eclissato.
«Non è possibile… sono davvero così...fortunato?» pensò Peter, sorridendo nel suo intimo.
Si sarebbe affidato a ciò che il cielo gli aveva donato. Era la sua ultima possibilità.

«Non ti azzardare a toccarlo!» strepitò Matt, incastrato dalla situazione.
«Ora vedrete tutti che mostro si cela sotto questo inutile cappuccio!» era mossa solo dalla sete di vendetta, in una trance che la rendeva sorda e cieca.
Quando rimase un istante, prima di mostrare alla luce del mondo l’identità che Enigma aveva angosciosamente protetto, accadde l’irreparabile. Una ragazza chiuse con forza quel cassetto fatto di segreti.
«Enigma!» gridò Kamili, sfuggita ad una orrida gabbia verdognola, non del tutto vigile.
La vecchietta ebbe un sobbalzo, e d’istinto,affondò il coltello davanti a lei.
L’acciaio si fece strada tra la pelle, proprio sopra l’ombelico, e l’erba si tinse di rosso.
«KAMILI!»
Il grido di Enigma si diffuse per la montagna, mentre lei cadde a terra, immobile.
 
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view post Posted on 22/5/2015, 22:29     +1   -1
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Black Lady

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Oh cavolo... Oh cavoloooooo... Mi hai ucciso Kamili :cry:
Non ci credo... Sono sconvolta...
Cioè figa la battaglia di Peter e tutto il resto... L'hai scritta benissimo...
Ma sono sconvolta... :cry: :cry: :cry:
 
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Daniel Skywalker
view post Posted on 24/5/2015, 12:57     +1   -1




Kamiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Noooooooooooooooooooooo!!! Muori, tu vecchia ...! AVADA KEDAVRA

P.S. ii sono daniel con un nuovo account
 
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view post Posted on 25/5/2015, 19:07     +1   -1
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Deduco che Kamili vi sta a cuore xD
Beh, in realtà era già tutto scritto, ma guarda caso nel periodaccio il climax è salito alle stelle! (povero Peter).
Comunque io non ho ucciso nessuno, nel senso che mi l'ammazzo io! :D Basta pensare ad Harry Potter, li SI che c'è un autore che ammazza i personaggi di proposito per farti soffrire!

Avevo capito che eri tu Daniel, comunque grazie dei commenti! ;)
 
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Daniel Skywalker
view post Posted on 25/5/2015, 19:12     +1   -1




Quindi non è morta... bene perchè se la ammazzi io ammazzo te... no vabbè scherzo. "Un dottore, un dottore, ci serve un dottore... ah, sono io" cit. Chopper
P.S: Fred... Lupin... Sirius... :( :( :( :( :( :unsure: :unsure: :unsure:
 
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view post Posted on 18/6/2015, 13:09     +1   -1
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11.10 Ultimo Respiro


«Ora si sente meglio, finalmente la vedo un po’ attiva.» Leila uscì dalla stanza di Betty scrollandosi di dosso brutte sensazioni.
«Per caso il mio gironzolare l’ha disturbata?» chiese Jane, avendo nuovamente seminato il gregge di infermiere che l’avevano inseguita.
«Sembra folle, ma forse hai una certa influenza positiva verso di lei, o addirittura verso Mina. Comunque, quando sei rimasta accanto a lei, ho notato dei miglioramenti, e anche i suoi parametri lo dimostravano.»
«Io e la nonna siamo una coppia perfetta!» disse la ragazzina, cercando lodi da attribuirsi «Mi ha detto che le ricordo la sua giovinezza, e che lei si comportava proprio come me!»
«Gran coppia di teppiste!» scherzò Leila, mentre la figlia non fu particolarmente divertita.
«Quindi…secondo te, io sto influenzando la salute di Betty senza rendermene conto. Forse perché la nonna sente che sono vicina?»
«Odio saltare alle conclusioni affrettate, ma sembra davvero che sia così.»
Durante il loro simposio femminile, una infermiera piuttosto tranquilla uscì dagli spogliatoi li accanto, non curandosi della ragazzina che stava diventando il terrore delle crocerossine. L’anomalia fu subito avvertita da madre e figlia, che decisero di farla letteralmente sparire, subito dopo averle fatto svoltare l’angolo del corridoio dell’ospedale. L’universo di Jane era il posto ideale per far vuotare il sacco ad un sospetto.
Fluttuando nella più totale confusione, una ragazza giovane con un casco dorato come capelli, e due perle di mare al posto degli occhi, sembrava in procinto di perdere conoscenza. Leila non le diede nemmeno quel privilegio.
«Svegliati, se provi ad addormentarti userò la forza.»
«Ma siete impazzita signora?!» esclamò la giovane donna, nascondendo la mano sinistra dietro la schiena.
Passarono tre secondi muti, al quarto, l’infermiera sfoggiò una Desert Eagle di ultima fattura, e dal grilletto facile. Leila fu più svelta, e disarmò la sua avversaria con un dardo che s’infilò nella canna, distruggendo irrimediabilmente la sua pericolosità.
Jane perse la pazienza, e tirò un ceffone all’infermiera, così forte da farle tremare il viso.
«Sei uno schifoso Remo di Caronte!» strepitò, mentre Leila cercò di allontanarla dalla sua preda.
«Non esagerare, ci serve tutta d’un pezzo.» sostava su nuvole molto più calme di quelle della figlia «Una persona che ruba l’uniforme al personale, senza tenere in conto che una cosa del genere viene scoperta nel lasso di cinque minuti…devi essere una novellina.»
«Io non sono…»
«Nessuno ti ha ancora permesso di parlare.» sentenziò la donna, avvertendola con lo sguardo.
«Non l’avresti fatta franca nemmeno se ti fossi comportata come le altre infermiere.» aggiunse Jane, introducendo la deduzione del suo capo.
«Esattamente. Vedi, le tue scarpe da infermiera sonno danneggiate sulla punta, con un segno ben preciso…»
«Ed è lo stesso identico modello di una infermiera completamente diversa da te. Lo so per certo, le ho nascosto le scarpe poco tempo fa!» non poté fare a meno di conservare una risata dedicata alle sue gesta.
«Quindi, parliamoci chiaro. Probabilmente resterai in cella per il resto della tua lunga vita. Ma se ci dicessi chi ti ha ordinato di spiare la stanza in questione, magari potremmo rendere il tuo soggiorno più confortevole.»
«Per cosa credete l’abbia fatto? Denaro. Ne avevo bisogno, ma non voglio scusanti.» guardando verso il basso, non vedeva altro che uno spazio violaceo dall’apparenza infinita «Ma su una cosa vorrei essere chiara, io non sono un Remo di Caronte!»
«Chi ti ha pagato per spiare quella stanza?» Leila era piuttosto scettica, ma decise di approfondire la sua ricerca.
«Un soldato di Gracalm, una donna! Mi si è avvicinata in un vicolo qualche settimana fa, e mi ha detto che avrei dovuto semplicemente raccogliere informazioni…su quella ragazzina.» indicò Jane, che non amò sentirsi al centro dell’attenzione non come al solito.
«Io?! Non sono stata io!»
«Ci sta prendendo in giro? Davvero non era qui per Betty?» pensò Leila, circondata da appiccicose perplessità.
«Non sapevo che quel soldato fosse un Green Blood, ve lo giuro!»
Madre e figlia speravano più nelle bugie che nella verità. In quel momento la sincerità stava solo complicando un quadro confuso, pieno di pennellate irregolari.
«Non vorrai farci credere che un soldato di Gracalm ti ha corrotta per spiare una ragazzina!» una domanda ad effetto velata da una finta sicurezza.
«So riconoscere un uniforme militare!» rispose arrogante.
«Quale soldato si presenterebbe con la sua uniforme solo per essere identificato?! Non ha il minimo senso.» le bugie invocate sembravano giungere in tempi record.
«Prima mi interrogate e poi non credete ad una sola parola di quello che dico! Se siete voi che dovete proteggerci dai Green Blood, allora siamo messi davvero…»
Jane la spense con un pugno sullo stomaco, diretto ed efficace. Al resto ci avrebbero pensato le autorità.
Forse era solo una disperata a caccia di soldi facili, o forse una terribile bugiarda. Ciò nonostante, Leila continuava a sbattere la testa sullo stesso dilemma: perché spiare Jane, quando un ex membro della Triade di Gracalm stava disperatamente cercando di restare nell’ombra, proprio nello stesso edificio?
Ripensò a quel fenomeno particolare accaduto poco prima.
«E se Jane…fosse la chiave per separare Betty e Mina?»

«Non ti sei ancora arreso?!» Fiorenzo sembrava controllare la situazione con salde catene, nonostante il vistoso fiatone.
«La sconfitta è solo un punto di vista.» rispose Peter, alzandosi faticosamente dal suolo oscuro che l’aveva custodito fino a quel momento «Per me…è solo un punto di partenza, il bastone che mi aiuta a sollevarmi da terra ogni volta. Sempre più forte!»
Guardò verso il cielo giusto un secondo, battendo ancora una volta il suo maestro sul tempo: un aquilone triangolare color pece stava veleggiando sulle loro teste, e Fiorenzo cominciò a temere il peggio.
«Non ci credo!» pensò l’agitazione dentro di lui.
Ancora una volta, Peter puntò il suo wakizashi verso l’incantesimo nemico, assorbendone l’essenza.
I muri fatti d’invisibile forza propulsiva cominciarono a sbriciolarsi, finendo irrimediabilmente attratti dalla lama decorata di quella Risorsa straordinaria. Sussurrò la formula magica, e il wakizashi assunse immediatamente nuove e mirabolanti capacità: la lama cominciò a perdere opacità, fino a che solo gli occhi fucsia chiaro di Peter potessero scorgerla in quel mondo protetto solo dal buio. Inoltre, avendo acquisito lo stesso tipo di forza di cui si era saziata, la Risorsa cominciò a diventare instabile, vibrante come un pianeta in procinto d’esplodere.
Sarebbe bastato sfiorarla, per essere spinti con violenza fino alla fine dell’orizzonte.
«Hai sprecato la tua occasione, ora tocca a me!»
L’apprendista fece collidere la lama col terreno, atto che causò una spinta repentina, scagliando il ragazzino come un proiettile. Un attacco rapidissimo che Fiorenzo riuscì a prevedere.
Roteando il suo scettro, parendo una colorata girandola impazzita, il Mago prese letteralmente il volo, annullando completamente la forza di gravità che lo teneva incatenato al suolo. Non fu sufficiente.
Nonostante Fiorenzo avesse preso velocemente quota, il suo apprendista fu ancora più veloce, nell’ascensione al paradiso che avrebbe concluso la battaglia: un altro tocco verso il terreno, ed ecco che venne sbalzato in altissimo, proprio davanti al suo maestro, sempre sfruttando la fortissima onda d’urto che la sua Risorsa riusciva a generare.
«Finisce qui!» gridò Peter, verso un impotente vegliardo.
Aveva capito che l’avversario non poteva smettere di roteare lo scettro di fronte a lui, altrimenti sarebbe caduto al suolo più veloce di un meteorite. L’istinto suggerì a Fiorenzo di proteggersi dal furioso colpo che l’avrebbe sopraffatto, e il suo scettro si dovette sacrificare.
L’asta rischiò seriamente di rompersi, tanto il colpo ricevuto fu possente. Crepe indelebili si tinsero sulla sua corteccia, prima che il suo povero possessore venne sbalzato via dalla stessa forza propulsiva che aveva creato. E non era ancora finita.
Il volo repentino di Fiorenzo sembrava non finire mai, e Peter non aveva certo intenzioni di fargli assaggiare la terra ferma. Con un fendente deciso, riuscì a generare l’ennesima fulminea spinta, che gli permise di raggiungere il Mago in caduta libera. Era tempo di afferrare il suo bottino e fuggire.
«Shadow’s Swamp!» strepitò il vecchietto, alle strette.
Era la prima volta che pronunciava un incantesimo ad alta voce, almeno per quanto riguardava lo svolgimento dei due sorprendenti esami da lui organizzati. C’era dietro lo zampino dell’istinto, ineffabile consigliere del genere umano.
Peter venne sorpreso dalla voce tonante del suo superiore, e si accorse che l’effetto del sortilegio aveva già attivato il suo effetto: il vecchietto aveva afferrato il wakizashi di Peter, trasformando il suo arto destro in una sorta di trappola liquida, simile al petrolio, ma molto più denso del normale. La sua consistenza era così appiccicosa che fu semplice inglobare il braccio del suo apprendista.
Ancora in caduta libera, colto in fallo, il ragazzino tentò di afferrare lo scettro con la mano destra. La frenesia gli fece sbagliare mira, e la sua mano affondò nella spalla del suo idolo, sprofondando nel nero, rimanendo intrappolata.
«Una modifica cellulare così repentina?! Come fa a mantenere il controllo anche in caduta libera?!» L’ennesimo limite che Fiorenzo aveva calpestato, un gigante che non poteva essere fermato da una muraglia così fragile.
Si stavano avvicinando pericolosamente al suolo, ma Peter non l’avrebbe mai toccato, era una certezza. Ricoperto dal liquido vischioso e fin troppo amichevole, venne salvato dall’impatto dal suo stesso superiore, dato che quella melma sembrava aveva conseguito vita propria, rimanendo sospesa qualche centimetro da terra.
Fiorenzo era rimasto sospeso nell’aria, sempre mimando un agile elicottero. Senza un braccio ed una spalla, al posto delle viscere c’era solo pece nera.
Il suo discepolo stava tentando il tutto per tutto per liberarsi dalla morsa che l’aveva tradito, e grazie al suo Talento, era in procinto di lacerare la melma scura, affettandola con sferzate di vento repentine.
«Light Shower…» sussurrò il vegliardo, per qualche motivo sorridente.
Un minuscolo portale dimensionale si aprì qualche metro sopra il suo discepolo, uno spiraglio di luce che sembrò penetrare da una serratura inesistente. In qualche secondo, una goccia minuscola, di color giallo ambra, si generò da quel piccolissimo spiraglio. Peter riuscì ad uscire dal quel tenebroso guscio che l’aveva oppresso, con ancora addosso il liquido che l’aveva precedente intrappolato.
Vide la goccia scendere, il tempo diventò pigro e quell’istante diventò lunghissimo.
«Luce e oscurità non vanno mai mescolate nella pratica della Stregoneria. Se le due essenze dovessero incrociarsi…»
Una violenta esplosione, bianca e nera, investì tutta l’area circostante, sfruttando Peter come epicentro. Lo spostamento d’aria venne avvertito anche dagli abitanti di Nati, che di certo si presero un bel crepacuore.
Incredibilmente, a fumo diradato, Peter era rimasto in piedi.
«Io…non ho ancora finito…» poco a poco, i sensi lo abbandonarono, e cadde sconfitto sulla stessa oscurità che l’aveva giocato.
Fiorenzo adagiò i piedi a terra, esausto come non mai.
Appoggiandosi al suo bastone, si avvicinò a Peter. C’era ancora fumo nell’aria, ma ben presto sarebbe funto da sipario, rilevando qualcosa di emozionante: Fiorenzo era commosso, forse non era mai sentito così gracile.
A stento tratteneva le lacrime più felici della sua vita.
«Finalmente ho trovato…la speranza del futuro. Grazie, Peter.»
L’asta che lo manteneva sulle proprie scarpe si spezzò, facendolo cadere a terra in modo alquanto goffo.
Fece una grossa risata, non sentiva nemmeno le sue vecchie ossa scricchiolare.
«Forse sarà meglio andare in un posto tranquillo.»

Kamili era rimasta girata di spalle, nascondendo l’orrore che aveva infangato il suo corpo. Una goccia del suo innocente sangue cadde dalla lama, tenuta stretta in mano alla sua aguzzina. Sogghignò.
«Ecco cosa succede alle ragazze che fanno amicizie pericolose…»
All’improvviso, la donna ebbe un presentimento. Si voltò, e la cosa la fece inaspettatamente terrorizzare.
Wesley aveva uno sguardo glaciale, difficile da scovare in un ragazzino così pacifico. Matt era adirato allo stesso modo, nonostante il suo volto sembrasse turbato. E ne aveva tutti i motivi.
Enigma stava sfoggiando due occhi assassini, che facevano rabbrividire alla sola percezione, una tigre ferita pronta a morire per la sua causa.
La penna emanò una potente luce, e i nemici vennero inevitabilmente abbagliati. Wesley fece trasformare la sua Risorsa in una cintura nera, e in men che non si dica si liberò del suo carceriere, proiettandolo a terra con una forza impressionante.
«U-uccideteli! Uccideteli tutti!» gridò la vecchietta, che con la coda tra le gambe, tentò di fuggire.
«Ci penso io a questi armadi di pezza!» dichiarò un Wesley molto determinato, in posizione di guardia.
«Ok, io mi occuperò di Kamili e della strega!» rispose Matt, riponendo le sue speranze nel ragazzone dalla lunga chioma dorata.
Il cervellone, si ritrovò parecchi nemici alle calcagna, ma non gli fu difficile governare il ritmo delle danze: si liberò del Green Blood di fronte a lui con un calcio frontale, per poi sorprendere l’esemplare alla sua destra, con un micidiale pugno laterale.
Sembrava nel suo laboratorio, in completo controllo della situazione, nonostante si combattesse per la vita e la morte, e il suo sorriso audace era particolarmente emblematico. Cercando di aumentare la pressione, le creature verdastre tentarono di aggredirlo tutte assieme, attaccando da ogni direzione, ma Wesley dimostrò di poter competer coi migliori combattenti in circolazione: colpendo la minaccia più vicina con una ginocchiata volante, si proiettò al di sopra della folla, che lo guardò spaesato. In seguito la sua Risorsa si tinse di fuoco,diventando un frisbee bianchissimo, un fiocco di neve perfetto.
Lanciò la sua Risorsa con tutta la forza cinetica accumulata, un proiettile da cui non si poteva scappare. Assumendo una insolita parabola circolare, il disco volante investì il Green Blood più vicino, per poi trascinarlo contro i suoi simili, un ariete inarrestabile. Tutto quello che restò quando Wesley rimise i piedi al suolo, furono un gruppo di creature disgustose, con gli occhi gialli al cielo, senza più forza d’animo.

Matt si approssimò al corpo di Kamili, cercando di non farsi prendere dall’ansia. Avrebbe dovuto sopportare un immagine scioccante, e nessuno gli avrebbe permesso di vacillare, non in quel momento. Appena fu a qualche passo dalla ragazzina, un trio di Green Blood gli sbarrò la strada, forse fuggiti da Wesley, o forse fuggiti semplicemente dalla vita stessa.
«Non ho tempo per i pesci piccoli!»
Le possenti braccia delle creature tentarono di ridurre il magrolino in un mucchietto d’ossa, ma la sua agilità gli permise di spostarsi rapidamente verso destra, con un rapido gioco di gambe. Afferrando il suo stocco con entrambe le mani, scagliò una potente scarica elettrica che si diffuse su ogni nemico, uno dopo l’altro. Caddero a terra, inceneriti dalla potenza del fulmine.
Matt si rese conto di essersi allontanato da Kamili, durante il veloce combattimento. Ma ad un tratto, sembrò un bambino smarrito in un bosco troppo grande.
«Ma non si trovava qui vicino?! Mi perdo facilmente, è vero. Non pensavo certo di arrivare a questo punto però!»
In una sezione più ombreggiata, capeggiata dalle classiche sequoie tradizionali, la vecchia assassina si era adagiata su un albero, col fiatone. Sembravano passati pochi giorni, ma il suo corpo aveva passato anni e anni di fatiche, gioie, dolori.
Le sue mani tremavano di paura, non aveva mai visto la morte da così vicino. Non sapeva che in realtà, non si era mai allontanata da quella falce, non quanto bastava per scamparla.
«Pietà…che cosa stupida.» la voce di Enigma riecheggiò dalle foglie.
La donna si tappò la bocca, cercando di azzerare il sui respiro, non poteva farsi trovare da lui. Da quel ragazzo che aveva visto soccombere la persona a cui teneva di più al mondo. Era tutta colpa sua.
«Green Soul ti prego…» pensò tra singhiozzi e lacrime «Aiutami, dammi ancora del potere…salvami ti prego!»
Il fiato cominciò a mancare, e il collo emanò un drastico cigolio: un Enigma distrutto, ricolmo di ferite e con una costola rotta, stava stringendo quel vecchio collo rattrappito, senza rimorso.
«La mia Risorsa non vuole collaborare. Ha pietà di te, non vuole sporcarsi del tuo sangue. Che cosa stupida.»
La donna tentò di emanare degli urletti striminziti, gridando soccorso, ma nessuno accorse in suo aiuto. I codardi Green Blood erano scappati dalla furia di Wesley, disperdendosi nella valle.
«Io non ho paura di farlo, sai?» alzò il braccio destro continuando a stringere, sollevando la sua vittima, procurandosi un forte fitta al petto «Tu meriti di morire per mano di uno come me. Nemmeno l’inferno sarà piacevole per te, perché sarò stato io a scagliarti nella fornace. Distruggerò la tua carotide una vena per volta, lentamente. Me l’hai strappata via…non avrò compassione di te. Non ti perdonerò mai!»
Il ragazzino incappucciato era pronto a stritolare quella pazza omicida, ma incredibilmente, una mano delicata gli accarezzò il viso.
All’inizio pensò che si trattasse di un sogno, troppo bello per essere vero. Ma poi, la realtà prese il suo corso.
«Non diventare come lei. Ti prego.» Kamili era accanto a lui, come se non l’avesse mai lasciato.
Lasciò cadere a terra il cappio, e si voltò verso di lei.
Era un miracolo.
Aveva un volto così solare, che quasi pareva non si ricordasse di essere stata ad un passo dall’aldilà, giusto qualche minuto prima.
Guardò lo squarcio sulla magliettina stretta della fanciulla, la ferita non sembrava mai essere esistita.
«Kamili…sei davvero tu…» biascicò il misterioso ragazzino, zittito da un delicato dito appoggiato sulla sciarpa.
«Aspetta un attimino.» affermò con una vocina da fata, prima di voltarsi verso la vecchia.
Quella umana strega aveva afferrato nuovamente il coltello, tentando di ritentare la sorte, spinta solamente dalla vendetta. Si trovò davanti una Kamili quasi in stato di meditazione, che la sorprese in un modo sovraumano: la sua mano destra sembrò emanare luce propria, come se una miriade di microscopiche lampadine avesse preso il posto dei capillari. Porse il palmo dorato verso la lama d’acciaio che aveva precedentemente invaso il suo corpo, ma questa volta, nel momento dell’impatto fu la lama ad essere sconfitta, ridotta ad una spada spezzata.
La vecchia sembrò spegnersi improvvisamente, togliere una vita non le sembrava più così semplice.
Kamili afferrò gentilmente il resto dell’arnese, sporco del suo sangue, prendendolo in prestito dalle mani dell’assalitrice. Guardo quella lama rossa a fondo, cercando di riflettersi in quello strumento d’orrore, infine strinse in un abbraccio di falangi quel coltello, che venne ridotto a pezzi, inutilizzabile.
«Ma che diamine sta succedendo…» sussurrò Enigma, sconvolto.
«Le particelle Fairy Tail.» non voleva che il suo amico si preoccupasse ulteriormente, perciò cercò di essere rassicurante «Beh, da quando sono stata purificata dalla morte, dalla Green Soul che c’era in me, ho avvertito alcuni cambiamenti. L’essenza della montagna si è diffusa in tutto il mio corpo, e sembra che…mi abbia fatto una marea di doni.»
«Sei sicura di sentirti bene? Nessun effetto collaterale?» il ragazzino incappucciato voleva essere il più sicuro dei sicuri.
«Sto bene, non ti preoccupare per me.»
«Ho temuto davvero di averti persa. Sono stai i momenti peggiori della mia vita.»
Kamili sorrise timidamente, prima di scagliare un devastante uppercut, che pose fine alla battaglia dell’incubo d’innumerevoli orfani. La vecchia, fece un rovinoso volo fino ad un pesante ramo, che la costrinse a cambiare marcia, atterrando violentemente al suolo.
«Kamili…»
Qualcosa lo afferrò per la gola, era una tremenda tentazione. Erano da soli, avrebbe potuto dichiarare quello che provava, forse il gioco valeva la candela.
Si sistemò la sciarpa per coprire bene il viso, e dopo un respiro affannoso, si voltò verso destra. Chiamò Matt ad alta voce, affinché quello sbadato potesse finalmente trovarli senza indugi.
«Ho fatto quello che dovevo fare.» pensò un po’ abbattuto «Il suo cuore non mi appartiene. Mi è bastato quello sguardo, quel dolcissimo sguardo di gratitudine. E’ tutto ciò che m’interessa.»
«Chi è che ha ridotto la vecchiaccia in quello stato?!» esclamò Matt, prima di accorgersi di Kamili, perfettamente in forma «Ma…sei viva!»
La ragazzina cercò di sfruttare la contentezza di Matt, recitando la parte della fanciulla indifesa. Enigma cercò di rimanere impassibile.
«Mi sono così spaventata!» gridacchiò, stritolando Matt in uno stile da piovra.
«Ma che cosa è successo?! Non vedo nemmeno la cicatrice!»
«A quanto pare il tuffo nella cascata le ha fatto bene.» commentò Enigma, per accorciare i tempi.
«All’inizio è stato doloroso, ma dopo qualche attimo la mia pancia si è illuminata dall’interno, ho perso i sensi prima che la mia ferita venisse rigenerata.» appoggiò la testa sul petto di Matt «Ma ho avuto tanta paura!»
Matt sorrise, intenerito dal comportamento infantile della ragazza dalla pelle scura. Nonostante ciò, nel suo intimo, la disperazione si stava diffondendo nel suo animo da piccolo paranoico: sentiva una greve pressione nella sua mente, sapeva che in quella situazione avrebbe potuto rompere il ghiaccio, rivelando i suoi pensieri ancora confusi.
Tuttavia, c’era un enorme problema che impediva la buona riuscita del piano.
Non sapeva che strada prendere in quel labirinto di emozioni. Non sapeva nemmeno se provava qualcosa per lei, non ci aveva mai pensato seriamente, sarebbe stato identico chiedergli di predire il futuro.
In quanto a scappatoie, uscite di emergenza, o fughe elaborate all’ultimo momento –di qualsiasi entità e in qualsiasi circostanza– Matt ne sapeva più di chiunque altro, era il numero uno. Non gli fu difficile trovare un qualcosa che gli avesse permesso di afferrare un appiglio insperato, in quella ripida situazione.
«Sono davvero contento che tu stia bene, ma forse ora Enigma ha bisogno di noi.» l’aveva beccato a tastarsi la costola rotta, lusso che evidentemente catturò la sua attenzione.
«Hai ragione, ha bisogno di cure!» quel cambio di programma aveva il suo perché, Kamili nemmeno si dispiacque, anche se staccarsi da Matt fu un procedimento rallentato.
«Non dovete preoccuparvi per me…sto bene.»
«Stai bene un accidenti!» replicò la ragazzina, i Green Blood l’avevano davvero conciato per le feste.
«Il villaggio non è così vicino, ma forse con l’aiuto di Wesley potremmo trasportarlo con calma.»
«Wesley? E’ venuto fin qui da solo?» domandò Kamili, confusa.
«E’ una storia lunga, mettiamola così.» replicò Matt sorridendo, fin troppo.
Enigma gli squadrò il viso, aveva capito benissimo che stava cercando di rimandare importanti chiarimenti. Lo avrebbe gentilmente convinto alla ragione se non fosse stato per le ferite che non la smettevano di percuoterlo. Poteva sempre fare un tentativo con le parole.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua?» gli sussurrò furtivo, mentre la ragazza fatata stava cercando d’intercettare il loro amico tra le sequoie.
«Non vedo nessun gatto qui…» il finto tonto.
«Smettila di prendermi in giro!» uno scappellotto dritto sul collo fece irrigidire un Matt eccessivamente spiritoso.
«Che cosa avrei dovuto fare?!»
Aveva alzato troppo la voce, e Kamili si era voltata verso di loro, ma con due maschere da giullari, i due riuscirono a farla franca. Ripresero il discorso subito dopo.
«Che cosa vuol dire “cosa avrei dovuto fare”?!» replicò Enigma, meravigliato ma allegro.
«Ecco io…non ho ancora preso una decisione. Ecco tutto!»
«Ti devi dare una mossa, scemo! Fino a quando vuoi lasciarla sulle spine, quella poveretta?!»
«Non lo so! Ma non potrei certo mentirle, non credi? Preferisco aspettare il momento giusto, in cui tutto sarà limpido, e dove non rischierò di dire cose senza senso ad una ragazzina a cui piaccio.»
«Non hai tutti i torti.» rifletté Enigma, bilanciere della situazione «Se sarai troppo frettoloso non andrà bene, se invece aspetterai troppo sarà anche peggio.»
«Vedi?! E’ una situazione complicatissima da gestire!» si lamentò lo sciagurato dalle occhiaie pronunciate.
«Sei tu che piaci a lei, sono problemi tuoi.» ridacchiò Enigma.
«Grazie, davvero gentile da parte tua.» mugugnò Matt, aggrottando le sopracciglia.
«Dovere!» ricambiò un Enigma sempre più incuriosito da quella assurda situazione.
Fare da cupido per due elementi così fuori dal mondo non sarebbe stato per nulla semplice.
All’improvviso, la Risorsa di Wesley, ancora sotto forma di frisbee, sfrecciò a poca distanza dai loro volti, per poi schiantarsi contro un albero.
«Il vostro amico è impazzito!» pensò Kamili, mentre il lanciatore del disco aveva ben altre cose a cui pensare.
«State attenti!» gridò da lontano «Qualcuno sta giungendo da voi!»
I tre si voltarono verso la vecchia, che aveva uno sguardo tranquillizzato, nonostante Kamili l’avesse deturpata con un sol colpo. Una persona si era affiancata a quel rifiuto umano, come se si fossero conosciuti.
«Da dove è saltata fuori quella donna?!» strepitò il possessore della penna.
«E’ stata così silenziosa, che nessuno di noi si è accorto di lei…» commentò Enigma, nervoso.
«Cos’è questa strana sensazione…» la ragazza dai capelli scuri non era per niente a suo agio.
Un magnete dello stesso polo sembrava avvicinarsi irrimediabilmente, sembrava volesse spingerla indietro. Anche Matt avvertì un repentino cambiamento. Non aveva mai sentito il suo potere come un torrente in piena, così instabile, da poter uscire dal letto in qualsiasi momento.
«Mia signora…» sussurrò la vecchia, sperando nel perdono.
Pochi secondi dopo, quella donna dai cappelli corti, ancora in uniforme militare, perforò la nuca del suo Remo di Caronte con il solo pollice, eliminandolo dalla faccia della terra.
«Che pedina inutile, non le concederò nemmeno di far parte della mia armata. Sarebbe solo fatica sprecata.»
Wesley raggiunse i suoi compagni, aveva dei graffi in varie parti del corpo, alcuni piuttosto sanguinosi. Sapeva benissimo di aver affrontato qualcosa fuori dal comune. Il secchione tentò di rimanere impassibile, sopportando il bruciore delle ferite.
«Non sono riuscito a colpirla nemmeno una volta…mi dispiace.» disse uno sfiatato Wesley, attirando l’attenzione e l’apprensione dei suoi compagni.
Chiara si voltò verso i quattro, cercando il viso di Matt, che stava ribollendo, finalmente aveva capito che cosa lo stava assalendo dentro. Una furia che aggredisce, proprio nell’attimo in cui il mostro che si è macchiato del sangue del tuo sangue, ti ride in faccia quasi le sue vittime fossero inutili numeri. Spazzatura.
«Ciao Matt…ma come sei cresciuto, somigli tutto a tuo padre. Le mie condoglianze.»
Il sorriso di quella donna fu la leva definitiva che fece scattare il ragazzino. Passò all’attacco in un istante.
La Green Soul era proprio davanti a lui. Gli doveva una vita, una vita che nessuno gli avrebbe ridato, era tempo di pagare il debito.

Fiorenzo ebbe un sussulto, un colpo alla schiena che lo fece tremare. Guardando il giovane Peter riposare come un bambino sulla branda di casa Kamili, si era rilassato a tal punto, che la presenza percepita da un secondo all’altro riuscì quasi a destabilizzarlo.
«Cosa diavolo è questa energia…così negativa…qui nella valle?»
Si sbalordì, osservando il piccolo Mago dormire come un ghiro, voleva ancora qualche secondo con lui.
«Devo assolutamente capire di cosa si tratti, anche se spero di sbagliarmi.» si alzò in piedi, e si avvicinò al viso di Peter «Quasi dimenticavo. Questo è il premio per il tuo strabiliante esame, congratulazioni.»
Aprì rapidamente il palmo della mano, creando una nuvola serena, che aveva già utilizzato qualche ora prima.
Il cumulonembo in miniatura si avvicinò al ragazzino, prima d’insinuarsi nelle sue narici, facendolo sospirare per qualche attimo.
Un respiro magico che non avrebbe mai immaginato, anche se forse, con la Green Soul alla ribalta, sarebbe potuto essere breve. Una fievole nuvola, spostata dal vento, fragilissima. Un ultimo respiro.

P.S. spero vi piaccia!!!
 
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Daniel Skywalker
view post Posted on 18/6/2015, 13:37     +1   -1




Aaaaaah, Kamili è viva (sennò tu morivi male di cancro tumorifero) Matt non è più tonno, Jane e Leila diventano detective, Peter supera l'esame (e tra poco muore per salvare Matt) e Matt si suicida contro la Green Soul. No, davvero, se la sconfiggesse mi arrabbierei, è ancora troppo forte per Matt, ci vuole, che sò, un timeskip (tipo OP) per farlo diventare uber e poi portà sconfiggerla. Spero che non si faccia troppo male contro la Green Soul...
Comunque bel capitolo come sempre!
P.S: mi puoi dire qualche trucchetto per scrivere bene come te?
 
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view post Posted on 19/6/2015, 13:06     +1   -1
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Eh, si. Kamili ha fatto prendere un colpo anche a me :D
Matt è una strana specie di tonno, non saprei bene dove collocarlo, oltretutto suicida! xD

Comunque grazie ancora per aver letto e commentato, e vedremo se la tua previsione sarà vera...comunque altro che timeskip, al momento a Matt gli servirebbe il Mantra. (citazione per pirati)

Per quanto riguarda i trucchetti, sinceramente non mi sento in una posizione tale da poter elargire dei consigli da "super scrittore", e forse nemmeno di "scrittore" XD
Però ti posso dire, proprio come una confidenza, che innanzitutto quando cominci a scrivere qualcosa, indipendente se la sviluppi o meno, ti deve piacere. Secondo me dovrebbe essere naturale come bere un biccher d'acqua, anche se alla fine cancelli tutto e ricominci da zero.
Insomma, le parole che scrivi/digiti non dovrebbe essere forzate dal "devo scrivere qualcosa", non so se mi spiego. Comunque questa è solo una mia opinione.
Per quanto riguarda consigli sulla forma, penso che la revisione sia importantissima, così come andarsi a guardare qualche parola astrusa sul vocabolario ed una valanga di sinonimi, che servono sempre.
Non so cos'altro dirti, non so se era quello che volevi sentire. Fammi sapere!
 
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Daniel Skywalker
view post Posted on 19/6/2015, 13:10     +1   -1




Eeeeeh, il Mantra gli servirebbe proprio! Più che altro per vedere se stesso killato dalla Green Soul. Grazie per i consigli!!!
 
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view post Posted on 16/7/2015, 12:30     +1   -1
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11.11 Un Vincolo Prezioso


«Muori, maledetta!»
Matt cominciò la sua rapida crociata, brandendo il suo stocco, che brillava di un arancione che dimostrava tutto l’impeto battagliero del momento.
Con un fendente orizzontale cercò di tranciare la sua nemesi in due piccoli parti d’incubo. La Green Soul non si mosse dalla sua posizione, come se volesse assaggiare il freddo tocco della lama a lei destinata.
La Risorsa la sfiorò, prima di affondare in una nebbia verdognola, che si era sostituita alla vita di quella donna, così apparentemente normale, così realmente tirannica.
La nemica sparì, lasciando il posto all’esplosione improvvisa che Matt provocò qualche secondo dopo, mancando il bersaglio. Sapeva di averla alle sue spalle.
Infilò la lama dello stocco sotto la spalla, per poi scagliare una scarica elettrica, che parve un ramo impazzito di un albero saettante. Tuttavia, l’immagine della Green Soul sembrò distorcersi, giusto qualche attimo prima di essere colpita. Venne trapassata da qualsiasi cosa le volesse far del male, uno spettro senza corpo.
Dopo l’ennesima offensiva andata vuoto, il boomerang tornò indietro, violentemente.
Uno schiaffo potente come un guanto d’acciaio percosse la guancia destra di Matt, che roteando dolorosamente finì scaraventato sul verde terreno.
Kamili gridò il nome del suo prediletto, ma non fece in tempo a raggiungerlo, il ragazzino dalle occhiaie infuriate di era già alzato. Sul viso aveva rimediato un bruciante graffio, fatto da tre artigli mistici e silenziosi.
«Ogni suo tocco si trasforma nel graffio di una pantera.» commentò Wesley, cercando di convincere Matt alla ragione «Le nostre Risorse non sembrano in grado di difenderci da queste ferite, non possiamo rischiare!»
Il possessore della penna si toccò il viso, e qualche goccia di sangue si trasferì sulle sue dita tremolanti.
«Cosa vuoi che siano questi graffi…in confronto a tutta la morte che questa…feccia è riuscita a diffondere, non sono proprio niente, insignificanti.»
«Matt ti prego! Non voglio che ti accada nulla di male!» Kamili finalmente agguantò il braccio del piccoletto furioso, mentre la Green Soul riapparve davanti alla coppietta, sorridendo.
«Forse dovresti ascoltare la tua fidanzatina.» la Green Soul aveva la lingua triforcuta.
«Hai ancora il coraggio di parlare?» ribatté il ragazzino, collerico.
«Io non sono come voi. Non sono sporca d’umanità come voi. Non è detto che non comprenda la vostra schiera di deboli emozioni, ma sicuramente non ne vengo soggiogata. Come voi.»
«Perché sei venuta qui?! Che cosa vuoi da noi?» Wesley tentò di aprire un varco verso un discorso che avrebbe potuto spillare qualche informazione utile.
«Nessuno ti ha interpellato.» tuonò la donna, cambiando completamente espressione.
Con lo guardo innescò le ferite che aveva procurato al povero secchione, e cominciarono a colorarsi di verde. Fu come se gli avessero iniettato del disinfettante nell’epidermide aperta, una sensazione di straziante bruciore che lo fece stramazzare al suolo, con qualche gemito di sofferenza.
Kamili e Matt rimasero sbigottiti, ma non si azzardarono a sbloccare il loro sguardo, dato che una minima distrazione sarebbe risultata un mezzo suicidio.
Mentre Enigma tentò di fare il possibile per aiutare Wesley a sopportare la sua croce, la ragazzina innamorata tentò di scoraggiare Matt, ancora una volta.
«Capisco ciò che senti. Ho passati tanto anni con quella donna in orfanotrofio. Ha costretto Enigma a fuggire...e non ho mai smesso di odiarla, ma ho dovuto sopportare. Arriverà il nostro momento Matt, ma adesso…»
«Adesso è il momento giusto.» cocciuto come un vaso di terracotta «Non posso permetterle di scappare, non posso! E se ci volessero altri dieci anni per scovarla di nuovo?! Devo tentare Kamili! Quel muro di fuoco deve crollare, è una ferita troppo grande!»
«Di certo non mi sarei scomodata a venire qui se non fosse stato per questa immondizia.» sollevò il corpo senza vita della vecchia, con gli occhi aperti verso il vuoto, agghiacciante spettacolo. Lo ripose a terra con poco ritegno.
«Forse, è stata proprio lei a chiedere aiuto alla Green Soul» sospettò Matt, trovando consenso in Kamili.
«Vero, ma per far uscire allo scoperto la Green Soul, deve aver fatto escogitato qualcosa di devastante.» commentò la ragazzina.
«Ma che bambini svegli abbiamo qui davanti.» ridacchiò la donna demoniaca «Si, imbattervi nella vostra O.A.G. è stata una mera coincidenza…o probabilmente, la definirei fortuna.» fece un passo avanti minacciosa «Posso eliminare due spine fastidiose come voi due dalla faccia della terra, e radere al suolo il villaggio di Nati in un colpo solo!»
A quelle parole, Kamili diventò un dardo appena scoccato.
Un gancio destro intriso di polvere di fata era tutto ciò che le restava, ma non fu sufficiente. La sua velocità venne intercettata nella mano della donna, che parò il colpo con indifferenza.
L’orrenda signora della morte non ebbe il tempo di contrattaccare, poiché Matt, tentò di sfoderare un altro pugno, fatto di visibili ossa arancioni e tanta tenacia. Esattamente come Kamili, rimase intrappolato, mano nella mano con la Green Soul.
«Poveri illusi!» affermò la creatura, prima di mollare la presa.
Un istante dopo aver rilasciato i due ragazzini, Chiara si materializzò alle loro spalle. Si voltò verso la coppietta, per degustare i graffi che aveva inferto alle sue vittime. Le ferite diventarono visibili, e tremendamente doloranti.
I due vennero messi in ginocchio, ma non si arresero, riuscirono a rialzarsi stringendo i denti, e aiutandosi a vicenda.
«Se è questo ciò che senti nel tuo cuore, io ti seguirò, ovunque tu andrai.» dichiarò la piccola Kamili.
Un sorriso di fiducia fu un timbro di felicità in un volto stanco è contuso.
I due partirono all’attacco, con stocco e mani di cioccolato, sfoderando una serie di attacchi rapidi e precisi. Alla Green Soul bastò fare qualche passo indietro durante la raffica di colpi, per poi bloccarli uno ad uno, ridendo senza sosta. Come se non bastasse, era stata attentissima a non toccare la punta a forma di freccia della Risorsa alata, evitando brutte ed esplosive sorprese.
«Perché?! Non stiamo sbagliando nulla, eppure sembra che lei stia solo giocando!» esclamò Matt, durante la sequenza di quei faticosi attacchi.
«La vita è un gioco. E io sono le regole infisse nel retro della scatola.»
La Green Soul afferrò le braccia di entrambi i suoi avversari, per poi sbatterli un contro l’altro, prima di lanciarli il più violentemente possibile a terra. Enigma assistette inerme, mentre anche gli ultimi combattenti rimasti finirono al tappeto in pochi secondi.
«Io…non ci sto capendo nulla.» farfugliò Matt, stordito dalla pesantezza delle percosse subite «E’ come se mi avessero messo un paio di occhiali con le lenti rotte sul viso.»
«Anche io mi sento disorientata…ma… non posso arrendermi! Questa volta difenderò io la mia casa!» aggiunse Kamili, l’unica che riuscì a riprendersi e rialzarsi, i graffi erano già spariti dalla sua splendida pelle scura.
«Oh, sembra che tu abbia la capacità di guarire molto in fretta.» commentò La Green Soul per nulla stupita.
«Non so perché tu ce l’abbia col mio villaggio, ma questa volta non lo te lo lascerò rovinare.» aveva un viso così dolce che era difficile risultare seria e concentrata, ma ce la stava mettendo tutta.
La Green Soul, nel controllo della sua giostra mortale, cercò di infierire sulla giovane ragazza. Quel volto così innocente non era nient’altro che un opera d’arte fallita, bisognava darle un tocco maledetto.
Kamili chiuse gli occhi, quasi volesse rassegnarsi al suo destino.
Quando la Green Soul cercò di toccarla con le sue mani stregate, la ragazza si mosse leggiadra, spostandosi di fianco alla creatura disumana.
«Cosa?! L’ha schivato?!» pensò Chiara, dubitando della sua supremazia, solo per un istante.
«Ma certo…» rifletté Wesley, costretto forzatamente ad una dolorosa panchina «C’era davvero sotto qualcosa! Perché la Green Soul sta usando stratagemmi di questo tipo? E’ come se si fosse…indebolita. Kamili sembra averlo capito.»
La ragazzina baciata dalle acque delle Tower Mountains continuò a giocare a moscacieca, evitando le grinfie della Green Soul, facendo oscillare armoniosamente il suo corpo in tutte le direzioni. Chiara aveva capito che il suo segreto, in quel momento aveva peccato di discrezione.
«Non mi spiegavo come riuscissi di distorcere la tua figura. E nemmeno come avessi fatto a cavartela così facilmente, quando ti abbiamo attaccata.» disse Kamili, sorridente «Mi è bastato cambiare punto di vista.»
Aprì gli occhi, non era rimasta al buio per tutto quel tempo, le Fairy Particles l’avevano incantata: le sue pupille erano grandi pianeti luccicanti, mentre i prati che ricoprivano le sue iridi brillavano di luce propria. Le sue ciglia si erano allungate a dismisura, in un make-up istantaneo fatto di mascara e brillantini colorati, colorati di luce bianca, che circondavano tutta la zona di quegli occhi fatati. Sembrava appena uscita da una favola per bambini.
«Non ho mai sfruttato questo potere, eppure è come se fosse mio da sempre.» meditò la ragazzina, ricca di una fiducia in se stessa che non aveva mai incontrato.
Enigma rimase affascinato da quella ragazza così sfortunata, e così speciale. Una visione sull’orlo del paradisiaco. Matt pensò che all’inizio quel trucco magico fosse un po’ ridicolo, ma poi riuscì ad apprezzare quel volto incantevole, che voleva proteggerlo a tutti i costi.
«Non so esattamente come hai fatto ad annebbiare la nostra vista, ma grazie a questi occhi, sono tornata…a vederci chiaro!» riuscì a divertirsi con la sua stessa freddura, cosa che fece intenerire Enigma.
Pareva una bambina che si era smarrita in mezzo a due trincee, ma non aveva paura, era positiva. Il mondo attorno a lei si sarebbe trasformato nel suo paese dei balocchi. Fu la prima a passare all’attacco.
Andò vicinissima a centrare il viso di Chiara, che si scostò all’ultimo momento. Non poté ignorare quella mano, che sembrava tempestata di brillantini fatti d’un cielo stellato, proprio a pochi centimetri dal suo solenne cospetto. Ne avvertì il potere, comprendendone anche la minaccia.
La Green Soul tentò un contrattacco improvviso, ma anche Kamili riuscì a sfuggire ai suoi artigli affilati, inclinando le spalle verso destra. Kamili era stufa di giocare, e cominciò a fare sul serio.
Con le mani ricoperte da brillante sabbia luccicante, la ragazzina tentò di sfondare le difese della Green Soul, che fu costretta ad evitare il confronto diretto, bloccando solo le minacce più incombenti.
Gocce di sudore caddero dal viso della morte, uno scempio che non si sarebbe mai aspettata di compiere.
La sequenza di pugni di Kamili fu così rapida e veloce, cosa che difficilmente un pugile professionista avrebbe potuto replicare. Nonostante ciò, nessun colpo andò a segno, anche senza sotterfugi, la reattività del male era ancora superiore. Dopo quasi un minuto di raffiche e parate, Chiara decise di reagire, portando a segno un diretto che investì la guancia di Kamili, in seguito trafitta da unghie stregate e infine gettata a terra.
Non aveva impiegato una fatica eccessiva a vincere quel duello in miniatura, eppure, non avere la padronanza più che assoluta dello scontro lasciò a Chiara l’amaro in bocca. La sua pazienza stava aumentando la sua temperatura, in una pentola a pressione che sarebbe esplosa con estrema facilità.
«Stupida ragazzina, pensavi che bastasse così poco per fermarmi?»
«Beh, senza il tuo sporco trucchetto, mi sembri sulla difensiva.» commentò serena Kamili, mentre la sua guancia rapidamente si riparò, tra coriandoli fatti di luce e globuli rossi.
«Ti farò rimpiangere di essere nata in quello stupido villaggio.» il suo tonò aggressivo non presagiva nulla di buono «Tutto questo coraggio per uno stupido ragazzino impotente. Sei solo una sgual…»
A quelle parole, Matt riacquistò la piena forza come se fosse appena ritornato da un viaggio nel tempo, giusto pochi minuti prima. Si rialzò prendendosi un possente slancio con le gambe, e tentò un furioso affondo mirato allo stomaco della Green Soul.
Il ripugnante essere che si presentava come una donna, come Chiara, sembrò colta alla sprovvista, ma riuscì ad afferrare la lama della Risorsa in tempo, ad un pelo dalle sue squame.
«Non ti permetto…di insultare una ragazza che ha attraversato sofferenze…che nemmeno tu puoi immaginare. Tutte a causa tua! Non hai detto che i sentimenti sono cose per noi umani? E allora non provare a giudicarla, non te lo permetto!»
Matt spinse con forza lo stocco d’arancio, tentando di perforare gli artigli del diavolo vestito da donna. Trovò una forza tale che le mani di Chiara cominciarono a sanguinare dallo sforzo. Un sacrilegio.
«Mi avete stancato, patetici scarafaggi. Rinnegherete di essere nati nel mio mondo!» era infuriata come mai prima d’ora, solo il suo ex braccio destro l’aveva vista in quello stato.
La Green Soul prese Matt per il collo, tenendo fermo lo stocco con la mano destra, per poi schiantare sul suo volto assonnato una devastante sentenza: un calcio violentissimo s’infranse sul lato sinistro del suo collo, lasciando perfino il segno degli scarponi sulla parte percossa. Il poveretto prese il volo tra quel supplizio desolante e l’incoscienza. Un enorme graffio si stampò sul suo collo, l’effetto collaterale di ogni cosa che quell’essere percuoteva, una ferita che poteva rivelarsi spaventosamente dannosa.
Kamili sembrò non conoscere il significato di vendetta, e invece di tentare un'altra offensiva, corse subito da Matt, che pareva in brutte condizioni. Quattro enormi graffi disposti in orizzontale, simili a quelli di una pantera omicida, si estendevano dalla giugulare fino a raggiungere il sottomento. Un emorragia profonda sarebbe risultata una ghigliottina.
«Oddio! Matt!» gridò Kamili, prima di attuare le sue cure dal cuore d’oro.
Si strappò la parte inferiore della sua magliettina, un abitino giallo pastello, agghindata con spruzzate orizzontali di lime sulle spalle, tutto rigorosamente di cotone leggero. Lasciandosi scoperto l’ombelico, la ragazzina fasciò delicatamente il collo di Matt, che tra uno spasmo e l’altro, riuscì a biascicare qualcosa.
«La…Risorsa!»
«Lo stocco? Aspetta...ce l’ha ancora lei?!» Kamili si voltò di scatto, costatando che la Risorsa di Matt stava lottando invano, cercando di sfuggire dalla presa malvagia e gioiosa della Green Soul.
«Permettetemi di darvi una lezione.» con quella breve introduzione, continuò a mantenere salda la concentrazione, per non farsi sfuggire il suo bottino «Queste ingannevoli speranze che voi chiamate Risorse, sono state scoperte giusto pochi anni dopo che io cominciai la mia purificazione del mondo. Devo ammettere che sono giocattoli piuttosto interessanti! Sembrano possedere una volontà propria, nonostante siano semplicemente delle armi camuffate da inutili cianfrusaglie. Stabiliscono una connessione profonda con determinati possessori, anche se possono non condividere il loro operato. La loro generazione tuttavia, è alquanto…sospetta.»
«In che senso?!» rispose Kamili, preoccupandosi dell’incerto stato di salute del suo Romeo.
«Non vi è mai sembrato che la nascita delle Risorse sia avvenuta al momento giusto? Con un tempismo tale da insultare qualsiasi legge delle probabilità. Vi legate a questi oggetti solo perché in questo momento vi fanno comodo, dato che sono in grado di ostacolare la mia armata. Ma non si siete mai fatti delle domande…su cosa nascondano questi artefatti?» quelle informazioni fecero drizzare le orecchie di Wesley.
«Si dice che quando un grosso equilibrio viene spezzato, il mondo si attua affinché questo abisso venga colmato.» riuscì a sedersi con un po’ di fatica, tentando di rialzarsi.
«E credi davvero a questa pantomima?» questa volta, le parole al veleno della Green Soul concedettero al secchione un misero appello.
«Anche la tua nascita non è sicuramente un caso. Qualcosa ha voluto che tu giungessi in questo mondo, perché per le Risorse dovrebbe essere diverso?»
Chiara non si era mai fatta quella domanda. Non si era mai chiesta da dove venisse, o chi l’avesse fatta venire alla luce. Non le era mai importato. La sua mente era ricolma di vendetta, nessun ricordo o umanità residue.
«Sinceramente, non ho mai avuto una madre a cui affidarmi, e non vedo perché ne avrei bisogno. Non sono umana come voi, ed è proprio questo il punto.»
«Intendi dire…lo pensi davvero?»
Il ragazzo dalle ciocche biondissime era riuscito ad alzarsi, in un discorso surreale che stava mettendo i brividi a tutti i presenti. Green Soul compresa.
«Si…di certo le Risorse sono state create da voi umani. E’ l’unica spiegazione, anche se non capisco in che modo. Ma questo può significare una sola cosa: come vostra produzione, le Risorse rimangono entità imperfette.»
All’improvviso, afferrò lo stocco con entrambe le mani, prima di spezzarlo nella sbigottimento generale.
Matt svenne all’istante, mentre la Risorsa, dopo qualche battito di luce, smise di emanare la sua vita.
«Una giocattolo umano…si può rompere.»

«Matt che ti succede?! Rispondi!» la ragazzina dagli occhi fatati cominciò a credere di aver perso il suo vero amore.
Il ragazzino aveva perso i sensi così velocemente, che pareva gli avessero staccato la spina. Senza la protezione che gli offriva la sua Risorsa, il dolore provocato dalle sue ferite si era triplicato nel giro di qualche istante, cosa che il tenero corpicino del ragazzino non poté sopportare.
«Wesley…non sto sognando vero?» sussurrò Enigma, letteralmente congelato dall’avvenuto.
«Volevo chiederti la stessa cosa.» replicò il secchione, sconcertato «Non posso credere a quello che sto vedendo…è uno scherzo…ditemi che è uno scherzo…»
La Green Soul calciò i resti del magnifico stocco dalle ali esanimi verso lo sciagurato possessore, mentre Kamili non riuscì a trattenere le lacrime. Una pallonata di Wesley tentò una vendetta istantanea, ma senza successo.
La Risorsa tondeggiante venne spedita lontano con un leggero tocco della Green Soul.
«Lo sai vero, biondino? Ciò che aspetta il tuo amico.»
Anche Enigma sembrò preso da una foga improvvisa. Fece allungare la sua armoniosa pergamena, per staccarne qualche pezzo, appallottolando le sue munizioni. Scaglio una miriade di sfere che presto si rivelarono spinate, ma Chiara si limitò ad evocare una nube fitta e verde, che la fece ricomparire con la schiena appoggiata ad una sequoia poco lontana. Al sicuro, orgogliosa delle sue gesta.
«Non serve a nulla sfogarsi con me ora. E’ troppo tardi.»
«Di cosa sta parlando?!» chiese disperata Kamili, all’oscuro di cosa fosse realmente capitato.
«Il legame che noi stipuliamo con le Risorse, è più prezioso di ciò che si pensi.» asserì Enigma, affranto «Se in battaglia, un possessore di Risorsa perde la vita, la sua arma può essere tramandata ad un'altra persona. Ma se, per qualche strano motivo, il legame tra possessore e Risorsa si spezza non si potrà ricevere la sua protezione, per il resto della propria esistenza. Non si torna indietro.»
«Questo l’avevo immaginato. Ma non è solo questo…vero?»
«C’è dell’altro. Colui che smarrisce il legame con la Risorsa…è destinato a smarrire tutti gli avvenimenti che ha trascorso da quando ha stabilito il vincolo, fino al momento della rottura.»
«Che cosa?!» gridò la fanciulla.
«Oltretutto, la sua mente non resterà mai del tutto stabile. Se per caso dovesse incrociare una Risorsa, in particolare, una tra quelle che aveva incrociato durante il lasso di tempo in cui il vincolo era attivo, la sua mente continuerà a cancellarsi, rimuovendo tutti i ricordi annessi a quelle determinate Risorse. E lo stesso vale per i loro possessori.»
«Il che significa…» Kamili restò di stucco, non poteva credere di dover abbandonare un ragazzino dall’animo così coraggioso.
«Che ci dimenticherà tutti. E se gli rivelassimo ciò che facciamo, continuerebbe a dimenticarci, all’infinito.» Enigma strinse le palpebre, cercando di scrollarsi di dosso cupe immagini di una nuova vita, che avrebbe condotto Matt in strade traumatiche e buie.
«Saremo costretti a relegarlo in una scatola di menzogne!» commentò Wesley, mentre la sua Risorsa tornò nelle sue mani «Resta il fatto che nessuno aveva mai visto una Risorsa scomparire prima del suo possessore. Il loro vincolo ormai…è già perduto.»
«C’è sempre posto per qualcosa di nuovo, umani.» spostandosi dal suo regale appoggio, la Green Soul decise di fare trentuno «Forse lui è il più fortunato di tutti. Non saprà nemmeno cosa l’ha ucciso. Non si illuderà che ci sia una speranza vera che possa fermarmi, in questa misera realtà. Questo è il mio dono per lui.»
Kamili cominciò a ricordare la prima volta che aveva scorto quel viso, reso assonnato dalle bizzarre occhiaie.

Il poveretto si era preso una porta in faccia.
Erano stati molto vicini, petto contro petto.
Kamili si era dissolta nell’imbarazzo, ma lui non si era preoccupato di quell’incontro burrascoso.
Le avevo sorriso come se non fosse successo nulla. Con quei teneri occhi da panda.
Non poteva accettare che l’avrebbe dimenticata. Non da un momento all’altro.
Non si era mai decisa ad esprimere i suoi sentimenti, e oramai sarebbe stato tutto inutile.

«Non piangere, ragazzina. Vi ricongiungerete tutti, molto presto.» concluse la Green Soul, prima di organizzare il prossimo assalto.
Fece qualche passo per avvicinarsi alle sue prede, ma un onda d’urto la spedì contro la robusta sequoia, il suo trono precedente. Fiorenzo era finalmente giunto in soccorso.
«Non ti diverti più a giocare ai soldatini sul fronte, Green Soul?» le tracce di un vecchietto simpatico e quasi innocente si erano perse nella drammaticità della situazione.
L’onda d’urto si era fatta sentire, ma ci voleva ben altro per demolire un essere del genere.
«E tu alla fine hai scelto un discepolo, oppure sei qui solo per turismo da pensionati?» replicò malevola.
Fu come annusare un odore che non c’entrasse nulla con l’ambiente circostante, il Mago se ne accorse subito.
«Back to The Grave!» enunciò il vegliardo, indicando il cadavere della vecchia padrona dell’orfanotrofio di Nati.
Quello scempio di donna cominciò a muoversi freneticamente, come in preda alle convulsioni.
Nemmeno la morte era più una via sicura. Emanò una sorta di vapore scuro, che ben presto prese le sembianze di un volto demoniaco e rarefatto, che si disintegrò qualche attimo dopo.
«Ma quello…» bofonchiò Wesley.
«Si, un Rito Sacrificale. Ha sfruttato la vita di quella donna per evocare un entità demoniaca, causa della distorsione dello spazio che affliggeva i vostri occhi.» risposta chiara e limpida.
Il Mago osservò la situazione, fino a che i suoi occhi non ricaddero sulla Risorsa spezzata.
«Oh, no! Come è stato possibile?!» chiese a Kamili, mentre il gruppetto di ragazzini si radunò alle sue spalle.
«Non lo so!» Kamili sembrava diffidare della speranza che fino ad ora aveva permesso all’umanità di resistere «Perché accettate un vincolo così rischioso?! E’ una follia!»
«Nemmeno la mia lunga vita mi ha permesso di osservare una Risorsa messa a tacere, ragazzina.» rispose Fiorenzo, incredulo.
«I casi accertati di questo tipo sono quattro in cinquant’anni, Matt incluso. Le tre persone che hanno avuto lo stesso destino si sono liberate delle loro Risorse, abbandonandole, senza nemmeno sapere cosa li aspettasse.» Wesley si sentì a suo agio, tra qualche calcolo statistico e mistero.
«E’ una dettaglio risaputo, ma talmente improbabile che nessuno ci ha mai dato troppo peso.» la Green Soul si intrufolò nel discorso «E’ per questo che è stato ancora più soddisfacente.»
«Ragazzi miei, siete stati coraggiosi, ma ora è meglio che vi facciate da parte. Distruggerò questo abominio ora che ne ho l’occasione!» puntò il suo scettro contro lo sguardo di Chiara, un guanto di sfida.
«Perché no. Cominciamo le danze! In fondo, io preferisco il villaggio di Nati ridotto ad un bellissimo acquario sepolcrale. Lo pensi anche tu, Fiorenzo?»
«E’ vero, la Green Soul vuole abbattere una delle quattro dighe, come dieci anni fa!» dichiarò Enigma, con un tono rigido.
«Non è roba per me. Ci penserà la mia amica qui a fianco.» sottolineò Chiara
All’improvviso, fece sparire il vecchio cadavere in un cumulo di nube verdastra. Nessuno aveva previsto che quel corpo massacrato fosse diventato il sacrificio di ben due spiriti della morte. Aveva diretto la sua schiava verso una direzione che si diramò in quattro incognite, cosa che mise in difficoltà il Mago.
Un allarme fatto di campane frastornanti si udirono dal villaggio in preda ad una paura passata, Fiorenzo aveva messo le mani avanti, dichiarando lo stato di allerta ancor prima di raggiungere il campo di battaglia. Le evacuazioni sarebbero cominciate a breve, ma questo Chiara non poteva permetterlo.
«Ma bravo il nostro Merlino. Penso che andrò a fare una scampagnata al villaggio, d’altronde un acquario senza corpi da osservare non mi serve a granché.»
Il Mago decise di fermare la creatura con la forza, ma si rese conto che i quattro dietro di lui, soprattutto i tre maschietti, erano bersagli vulnerabili. Inoltre, Matt aveva bisogno di cure urgenti.
«Sei sicuro di volerlo fare? Il povero Matt mi sembra ridotto maluccio,forse potrei alleviare le sue sofferenze. E poi non ti sei accorto di una cosa? Pensavi davvero che una stupida ed inutile donna, quella che ho sfruttato poco prima, sia riuscita a rapire Kamili da sola?»
«Che?!» strepitò il vegliardo.
«Siamo stati attirati qui dalla vecchia…ma quando siamo arrivati Kamili era priva di sensi!» aggiunse Wesley
«Non può essere stato un Green Blood a metterla al tappeto, sarebbe stato troppo rischioso farli comparire in un luogo pubblico. C’è un altro Remo di Caronte al villaggio!» la conclusione di Enigma mise Fiorenzo con le spalle al muro.
Se avesse ingaggiato una battaglia in quel momento, il villaggio di Nati avrebbe potuto subire delle perdite.
Se fosse tornato al villaggio, nessuno avrebbe potuto fermare l’inondazione.
Se si fosse recato alla diga, sarebbe stato anche peggio.
«Quando ti sarai deciso, fai un salto all’ingresso del villaggio, magari mi troverai li ad aspettarti.» concluse la Green Soul, prima di sparire in un mantello verdastro fatto di nebbia.
Fiorenzo guardò verso il basso, cercando di isolarsi per qualche secondo.
«Entrambi l’abbiamo capito. Stiamo giocando a carte scoperte, ma non posso essere in tre posti contemporaneamente.»
Si sentì osservato. Tre anime volenterose lo stavano fissando, avevano capito perfettamente che avrebbero dovuto tornare sulla scacchiera. Fiorenzo non avrebbe voluto coinvolgerli, ma la sua fede riuscì a calmare le sue preoccupazioni.
«Grazie, Nuova Alleanza, a quanto pare siamo stati isolati dal comando Generale. Siete gli unici su cui posso contare.»

Mentre le campane gridavano di fuggire, i bambini dell’orfanotrofio di Nati, assieme ai loro tutori dello stabilimento, erano in procinto di lasciare l’edificio.
«Ma…il portone non si apre.»
«Sei sicura? Fammi provare.»
«E’ bloccato! Ma come è possibile, sono uscita poco fa!»
«Non possiamo passare dalle finestre, sono tutte sprangate!»
«Aiuto! Qualcuno la fuori ci aiuti!»
«Forse possiamo passare dal retro, c’è una vecchia uscita appena si superano le cantine.»
«Tanto vale tentare, andiamo a controllare!»
Due insegnanti cominciarono a correre, sperando di trovare uno spiraglio in quella caverna senza uscita.
Qualcuno le stava aspettando.
Lanciò la sua sigaretta a terra, e le fiamme esplosero in tutta la loro orribile bellezza.
«Nessuno uscirà vivo da qui.»
 
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Daniel Skywalker
view post Posted on 16/7/2015, 12:57     +1   -1




NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
 
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view post Posted on 16/7/2015, 16:09     +1   -1
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Che ti prende? :D
 
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Daniel Skywalker
view post Posted on 16/7/2015, 17:47     +1   -1




Lo sai meglio di me... Non basta Sabo, adesso anche Matt?!? E poi mi avevi illuso sulla MattxKamili... prima li fai combattere insieme e poi togli la memoria e la Risorsa a Matt?!? Sei crudele con i tuoi personaggi!
 
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view post Posted on 20/8/2015, 10:46     +1   -1
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Capitolo davvero importante...e la fine è sempre più vicina! Non anticipo nulla! ^^


11.12 Tra un Mare di Gocce


«Decidiamo alla svelta cosa fare.» esordì il vegliardo, avvicinatosi alla sua squadra, un coach fiducioso «Io tornerò a Nati, dove tenterò di liberarci una volta per tutte dalla Green Soul. Mi serve qualcuno che si diriga alla diga il più velocemente possibile.»
«Andrò io.» quasi sfacciatamente, Enigma prese il microfono.
«Hai una costola rotta! Come farai a raggiungere la diga in questione senza arrivare in ritardo?» commentò Kamili, preoccupata.
«Di questo non dovete preoccuparvi.» rispose il Mago, che frettolosamente fece comparire un quartetto di bottiglie colorate, di un vetro giallo topazio «Ho raccolto dell’acqua curativa dal fiume poco prima di giungere fin qui, racchiudendola in questi raccoglitori magici. I suoi principi attivi non sono andati perduti, per cui le vostre ferite dovrebbero rigenerarsi.»
«E’ come farsi aggiustare un osso a mani nude…le particelle Fairy Tail hanno effetti miracolosi, ma fin troppo immediati.» puntualizzò Wesley, altruista ma spietatamente realista.
«Non è un problema.»
«Siamo nelle tue mani, ragazzino misterioso.» un sorriso fu tutto ciò che il Mago gli poté donare.
«Io mi occuperò di Matt, se a nessuno dispiace.» timidamente, Kamili alzò la mano, esprimendo il suo piccolo desiderio.
«E’ in buone mani.» Enigma guardò la ragazzina con un volto singolare, ammorbidito e compassionevole, nonostante il momento critico.
Sapeva che Kamili avrebbe protetto Matt con la sua stessa vita. Uno spiraglio d’invidia si trasformò in ammirazione, fino a diventare una carezza, rivolta alla guancia scura della sua bella.
«E io? Come posso rendermi utile?» chiese Wesley, spezzando volutamente quella strana atmosfera.
«Verrai con me al villaggio, c’è ancora un Remo di Caronte da scovare, inoltre dovrai cercare di salvare chiunque si trovi in pericolo, non è un compito facile.»
«Non mi tirerò indietro.» il quartetto si guardò negli occhi, in una sola mente.
Era un esercito alquanto scarnito, ma che ancora, non aveva dichiarato battaglia. Tre bambini e un vecchietto, un plotone che più stravagante non poteva essere, nonostante le loro salde volontà ne valevano centinaia e centinaia, supportare da grandi cuori, e forse un po’ di speranza.
Kamili sollevò Matt dall’erbetta del boschetto, afferrandolo per le ginocchia da una parte, e per la schiena dall’altra. Si sarebbe aspettata una situazione totalmente opposta, magari in uno splendido vestito da sposa, magari accompagnata da campane e chicchi di riso. Si dovette accontentare.
Fiorenzo augurò la miglior fortuna ai suoi piccoli adepti, e poi si teletrasportò lontano, assieme al secchione del gruppo. Enigma perforò nuovamente il viso di Kamili, con un espressione ardente, ma solamente dettata dalla sua stima. Lei gli sorrise, regalandole un espressione d’affetto. In fondo ne avevano passate tante assieme, il loro legame affettivo non si sarebbe mai spezzato, in ogni caso.
Il ragazzino incappucciato decise di allontanarsi, mentre Kamili cominciò a pensare ad un luogo dove far riposare l’addormentato dalle occhiaie pronunciate. Nessuno si accorse che la bottiglia destinata a Matt rimase smarrita, nascosta tra la corteccia di una sequoia e qualche foglia burlona.

Enigma si fermò, tastandosi il costato. Si era mosso con cautela, evitando che l’osso spezzato potesse lesionare la sua anima, ma oramai non riusciva più a sopportare quella tortura. Mancava uno scalino, quello più ripido e pericoloso, la bottiglia che stringeva timorosamente in mano.
Tolse la sua pergamena dorata, sganciandola dai passanti dei suoi pantaloni. Bevve la bottiglia in unico e disperato sorso, e poi strinse la Risorsa tra i denti. Il dolore si fece attendere per qualche secondo, un infingardo essere che non ha un volto, ma che sorride sempre, nelle strazianti urla di chi lo sopporta.
Dopo qualche secondo, passato sotto shock, il grande combattente incappucciato riuscì a rimettersi in piedi, la sua Risorsa ancora stretta in un amichevole morso. Avevano condiviso il dolore assieme, come una cosa sola.
Gli tremavano ancora le gambe, in preda a strane convulsioni, ma nulla sembrava distoglierlo dal suo sguardo perso nel vuoto. Era scattato qualcosa di sensazionale.
Tolse la Risorsa dalla bocca, e in preda ad una strana estasi, si mise a gridare.
«Pain…of the Mummy Beast!»
La pergamena si librò in volo, roteando come una trottola, i suoi morbidi panneggi cominciarono a roteare attorno ad Enigma, ancora in trance. Il ragazzino venne sigillato nel bianchissimo papiro, e poi, il suo corpo cominciò a sgretolarsi, storpiandosi fino a diventare un enorme dragone bendato.
I rotoli di papiro dorato ricoprivano tutta la sua superficie, striscia dopo striscia, solo la sua sagoma poteva considerarsi pura realtà: una creatura senza corna ne orecchie, ma dal lungo muso, che pareva essere d’origine canide. Tuttavia, la sua pericolosa fila di denti, aguzzi coltelli che perforavano l’abbagliante papiro, rappresentavano l’arma tipica di un alligatore inferocito. Le zampe erano magre, degli striminziti pezzi di carne bendata. L’apparenza ingannava, poiché si trattava di muscoli leggeri ma potentissimi, in grado di compiere enormi sforzi, che terminavano con tre artigli affilati per ogni arto. Ma non erano questi il suo pezzo forte.
Le ali erano il dettaglio più raccapricciante. Un paio di quartetti d’ossa, lunghe e robuste articolazioni, fuoriuscivano dalle bende poste sulla schiena. Erano potenti ammassi di cartilagine, ma sprovvisti di piume, ricoperti solamente dal brillante papiro, che penzolava ritmicamente da quelle bizzarre ali.
Rimaneva soltanto una coda di drago tradizionale, lunga circa due metri, era giusto un quarto di tutta la mastodontica creatura. Nonostante non colpisse l’attenzione quanto le otto ali rattrappite, possedeva la forza per colpire con violenza, una mazza chiodata era poco a confronto.
Nel punto esatto in cui si sarebbe dovuto trovare il cuore della bestia, la pergamena dorata, lucente prova di acceso potere, era incastrata tra una strato e l’altro, in perfetta armonia.
Un ruggito si udì in tutta la vallata. Kamili si voltò, ma pensò di aver sentito qualcosa di inesistente, non esistevano altri Draghi in circolazione, non potevano esistere.
Le otto ali, simili a dei rami dalle foglie strappate, riuscirono incredibilmente a sollevare il Drago. Dopo aver spiccato il volo, Enigma fece la conquista più difficile, ossia acquistare una certa dose di autocontrollo, evitando di perdere le redini della trasformazione che aveva appena realizzato.
«Sto volando? Questo...è davvero il mio corpo?» si chiese spaesato.
Decise di credere. Non dubitò di quelle strane sensazioni, pensò alla realtà e non ad un triste sogno. Si diresse verso la diga si Sud-Est. Aveva avvertito il potere dell’oscurità, gridare proprio in quella direzione, dove un cadavere burattino aveva già fatto la sua orribile comparsa.

All’orfanotrofio, le due professoresse che si diressero alle cantine ebbero il compito peggiore. Scoprirono di essere in trappola, assieme ad un probabile psicopatico.
«Qui sta bruciando tutto!»
«Wanda…lo vedi anche tu?»
«Cosa?»
«Un uomo…seduto li in mezzo alle fiamme!»
Il Remo di Caronte, assorto dalle lingue di fuoco, si girò improvvisamente, uno sguardo omicida raggelante.
La sua candida canottiera aderente risaltava i muscoli sviluppati di spalle e braccia, mentre i pantaloncini corti fin al ginocchio, di color verde militare – uniti a delle improbabili ciabatte infradito – gli davano un tocco estivo e gioioso, in contrasto totale con le sue vere intenzioni. Il petto completamente tatuato faceva scorgere il disegno di un mostro indecifrabile.
«Volete giocare con me?» disse con tono divertito.
Le due indietreggiarono, sapevano che affrontarlo sarebbe risultato un azzardo. Chiusero a chiave la porta della cantina, sperando di fermare quell’uomo dai folli pensieri. Rimasero in attesa per qualche secondo, finché una delle due non percepì il pericolo, e si gettò a terra trascinando la collega tra le sue braccia.
La porta di legno massello venne deturpata da una pioggia di proiettili affamati, sparati da un fucile a pallettoni fumante. Lo chignon argentato della professoressa Wanda si tinse di cenere, mentre la sua collega più giovane urlò dallo spavento.
«Quello li…vuole tuffarsi in un mare di sangue innocente…»
«Oddio!» il panico si accese nella giovane ragazza dagli occhi a mandorla «Farà una strage!»
Un pizzicotto ben assestato, sul fianco della spaventata ragazza, riuscì a svegliarla parzialmente dall’incubo.
«Non lo possiamo permettere! Torniamo dai bambini e portiamoli via da questo posto!»
Un altro sparo fece la porta a polpette, ma fortunatamente le due tutrici si erano già allontanate. Il losco individuo si era acceso un altra sigaretta dalle fiamme che aveva magnificamente creato. Pareva determinato, sembrava pronto a sporcarsi di un crimine inaccettabile, quasi non gli importasse del valore stesso della vita.
«Nessuno è innocente in questo mondo…»

Wesley e Fiorenzo comparvero finalmente in città, in pieno subbuglio. Gli abitanti risiedenti vicino ai cancelli della città erano riusciti a fuggire, ma in molti stavano cercando i propri cari, altri erano indaffarati: non potevano abbandonare i ricordi di una vita.
«Dovete andarvene da questo villaggio! Ci tenete alla vostra vita oppure no?» gridò il Mago, tentando di mettere fretta a tutta la popolazione.
Alcune orecchie recepirono il messaggio, ma altre sembrarono completamente sorde. Un ululato di grida si udirono dai cancelli rivolti ad Ovest di Nati, e Fiorenzo capì subito quale fosse la situazione: la Green Soul avrebbe fatto di tutto per trattenere più persone possibile nel villaggio, che da li a breve sarebbe potuto diventare una piccola Atlantide.
«Wesley, sei un ragazzo sveglio e combattivo. Sto per chiederti qualcosa di complicato, ma spero che tu sarai in grado di farcela.» lo afferrò per le spalle «Ti affido la vita di ogni anima presente nel villaggio, io non avrò il tempo di proteggerli tutti, ho bisogno di te!»
Wesley venne colpito dalla passione che venne iniettata in quella semplice richiesta, fu una scarica di fiducia che non sempre riusciva a possedere.
«So cosa significa perdere qualcuno che ami. Non voglio che queste persone provino il mio stesso dolore, sarà la mia missione!» non credeva a quanta sicurezza stava provando in quel momento.
I due si separarono senza salutarsi, non c’era il tempo per i convenevoli. Le parole non avrebbero comunicato nulla, i gesti avrebbero portato speranza. Il biondino fece mutare la sua Risorsa in un gioco di fuoco, ritrovando la mountain bike color neve che tanto l’aveva aiutato durante la battaglia di Pervas.
Saltò in sella e cominciò a dirigere i viandanti verso le vie più sicure. Gli vennero donati sorrisi, lamentele, e anche una borsettata, da parte di una vegliarda un po’ troppo arzilla. Ben presto si accorse di un folto gruppo di persone che sembrava volutamente nuotare controcorrente.
«Signori, sono stato incaricato di scortarvi verso il confine della città…»
«Non ce ne andiamo da nessuna parte!» rispose un uomo dai ricci neri, e dalla piccola presenza.
«Non sono riuscito a contattare mia moglie, in questo momento doveva già essere uscita dall’orfanotrofio!» aggiunse un altro, alto e coi baffi da sparviero.
«I bambini dell’orfanotrofio sono ancora li dentro! Nessuno li ha visti uscire dal villaggio!» disse una vecchietta con la permanente, pensando alle future generazioni.
«Mi recherò io all’orfanotrofio se è questo che desiderate.» il secchione cercò il modo migliore per porsi ad un gruppetto piuttosto in agitazione.
«Ma sei solo un ragazzino!» la gentilezza non l’aveva ripagato.
«Spostati, andremo noi a controllare!» rispose l’uomo baffuto.
Wesley fu in procinto di essere sbalzato via, dalla calca ondosa che il panico aveva ricreato sotto forma di persone. All’inizio il secchione sembrò cedere, ma poi decise di mostrare i denti.
«Dovrò essere scortese con loro…ma come posso fare?» pensò tra la confusione generale «Mike al mio posto…che cosa farebbe?»
Ebbe subito la risposta pronta.
Si spostò rapidamente grazie alle ruote della sua Risorsa, e tagliò letteralmente la strada al gregge preoccupato, sfiorando volontariamente con il manubrio il primo della fila.
«Se non lo capite con le buone, lo dovrete capire con le cattive!» l’ultimo pensiero prima di passare alla carica.

Un minuto dopo, la marmaglia, con occhi spalancati come se avesse assistito ad un orrendo crimine, decise di fare dietrofront.
«Che irrispettoso…» commento l’uomo riccioluto.
«Sembrava un ragazzo così a modo, e invece si tratta di un cafone!» commentò una donna dalla treccia rossa.
«Le nuove generazioni…ci porteranno alla rovina!» concluse la vegliarda, rendendosi falsamente saggia.
Wesley aveva sprecato così tanta voce da infiammarsi la gola, ma almeno ne era valsa la pena.
«Mi sento in colpa…ma forse se lo meritavano.» rifletté silenzioso, dopo una ramanzina a dir poco leggendaria.

Finalmente arrivò all’orfanotrofio. Era facile comprendere che qualcosa non andava.
«L’ingresso è stato chiuso con delle catene! Non vorrei che…» uno sparo, che ruppe una finestra del secondo piano, confermo la sua illazione «No! Non posso permetterlo!»
La sua Risorsa s’infiammò, trasformandosi in una mazza da baseball dall’aspetto coriaceo. Quattro colpi ben assestati e le catene furono ridotte in anelli senza valore. S’inoltrò silenziosamente nello stabilimento, puntando al secondo piano.

Kamili era esausta.
Aveva perso il trucco che armonizzava il suo viso, e anche le forze per portare Matt con sé. La sua destinazione però, l’aveva raggiunta: le rive del fiume che sbocciava dalla fonte di Sud-Est, lo stesso che aveva una diga da proteggere.
L’acqua scorreva allegra, nel suo normale flusso e intensità, ma ogni cosa sarebbe potuta cambiare, se Enigma avesse fallito.
«Non lo accetto…» sussurrò in sordina, mentre il principino dormiva beato «Tutte le tue avventure, le tue gesta, i tuoi successi. Non voglio che ti perda tutto questo! Hai sofferto troppo e non te lo meriti! E poi…anche se io sono solo una piccolissima parte della tua memoria, forse che nemmeno tu consideri, non voglio che mi dimentichi!»
La ragazzina trovò la forza per rialzarsi, e sollevò delicatamente Matt, cercando di non disturbare il suo riposo.
Tenendolo stretto, si sfilò le scarpe da tennis dai piedi. Lentamente, cominciò ad immergersi nel fiume.
Ora il ragazzino dalle occhiaie pronunciate era steso sul velo dell’acqua, mentre Kamili lo tratteneva saldamente, con l’acqua che le arrivava quasi fino alle spalle.
«Scusami.»
Le sue mani lo abbandonarono, e Matt cominciò ad affondare. Tra una bollicina e l’altra.

«Finalmente ti sei fatto vivo.»
Nella parte occidentale del villaggio, Fiorenzo aveva raggiunto i fuggiaschi ai confini di Nati. Con suo enorme dispiacere, la Green aveva già conquistato cinque prede, compresa una ragazzina. Essere circondata da quei corpi rendeva Chiara un essere felice.
«Beh, io li avevo avvertiti, hanno tentato di scappare lo stesso. Cosa mai avrei potuto fare?»
«Maledetta stronza...» bisbigliò il vegliardo, poi rivolgendosi ai sopravvissuti «Perché vi siete ammassati tutti da questa parte?! Ci sono altre vie di fuga!»
«Signore…in realtà…»
Fiorenzo chiuse gli occhi, acquistando una visione periferica, quasi un satellite, sperando di non aver capito.
Tutte le altre uscite erano state precluse da tre muri di fuoco, non di grosse dimensioni ma sufficienti ad impedire a chiunque di passare. In pochi erano riusciti a scappare dal villaggio prima che il fuoco venisse eretto attorno al villaggio.
Il Mago riaprì gli occhi, color fucsia scuro.
«Vuoi chiuderla qui? Ti accontento subito.» puntò lo scettro al cielo, e poi gridò una formula già utilizzata «Shadows Town!»
Decise di dare uno scudo a tutti gli abitanti di Nati con il suo incantesimo protettivo, ma sapeva che un incantesimo così dispendioso avrebbe potuto comportare grossi rischi. Optò quindi per una versione più semplice del sortilegio, che avrebbe diffuso la nebbia nerastra solamente verso la parte occidentale del villaggio. La Green Soul sentì puzza di bruciato.
«Non abbiate paura! Non vi ho fatto alcun male, fidatevi di me!» dopo aver scongiurato il panico generale, diede indicazioni agli abitanti di Nati, coperti dal nero protettivo «Dirigetevi verso le altre uscite del villaggio, so che sembra stupido ma fate come vi dico! Correte, fino a che resterete in questa parte del villaggio sarete al sicuro!»
«L’ha capito soltanto con un occhiata…impressionante.» commentò la Green Soul, sapendo che quei muri di fuoco erano solamente un effetto speciale.
«Credi che non sarei riuscito a guardare oltre quel patetico trucco?» il vegliardo si fece aggressivo.
«A quanto pare non sono l’unica con risorse limitate, almeno rispetto al solito.» andò dritta al punto, con un piccolo ma affilato ago di sfrontatezza.
«Immaginavo l’avessi notato. Non posso sfoggiare alcuni degli incantesimi più devastanti che possiedo, non come un tempo. Ma sono pienamente in grado di ucciderti.»
«Ho avvertito la forza dei tuoi incantesimi, perché non mi mostri quello che sai fare? Sono curiosa di vedere all’opera colui che più volte ha fermato la mia avanzata al fronte.»
Un altro duello magico attendeva un Fiorenzo pronto a tutto, questa volta però, era lui l’esaminato. La bocciatura significava la morte.

Le grida dei bambini vennero catturate da Wesley, che cercò di seguire quelle piccole voci.
Arrivò al secondo piano, e quei corridoi di pietra sembravano accarezzati da un tornado oramai estinto: giocattoli senza testa, vetri torri, una piccola scarpetta dimenticata e lacrime, tante lacrime. Pezzi di calcinaccio, staccati dai morsi dei proiettili, e bossoli enormi, fumanti.
Senti uno sparo, sembrava provenire dallo stesso piano, ma dal corridoio dalla parte opposta. Lo stabilimento era composti da un solo grande corridoio, speculare in ogni piano, che faceva un giro completo svoltando angolo dopo angolo, formando un lungo a stretto rettangolo. Non sarebbe stato difficile trovare chi aveva bisogno del suo aiuto.
Il gruppo si era fermato, qualcuno era caduto a terra.
Wanda era stata colpita, un proiettile le aveva perforato il braccio, un altro si era infilato nella spalla. Si era messa davanti a suoi pargoli, per proteggerli dai proiettili vaganti, e questo era il prezzo da scontare.
«Scappate!» gridò la donna, mentre il gregge di trenta pargoli venne portato in salvo dalle altre tutrici.
Rimase sanguinante, faccia a faccia con un soggetto totalmente instabile.
«Perché…che cosa ti hanno fatto questi bambini…»
Una risata quasi satanica venne sputata da quella creatura armata fina ai denti. I suoi capelli nerastri, schizzati verso l’alto come appuntite stalagmiti, si mossero ritmicamente ad ogni spasimo di quell’interminabile dimostrazione di pazzia.
«Sai, potrei stare qui a tormentarti con la mia triste e patetica storia, ma perché dovrei? Voglio vederti morire, non ti devo alcuna spiegazione.»
Puntò l’enorme fucile verso la professoressa, e premette il grilletto.
Un volto devastato coperto di sangue. Questo era il suo più grande desiderio. Un desiderio che Wesley infranse senza indugi.
Il ragazzino non fu in grado di raggiungere personalmente la persona da salvare. Tuttavia riuscì a lanciare la sua Risorsa, dopo averle fatto assumere la forma di frisbee. Riuscì a roteare il polso, generando un effetto tale da originare una traiettoria particolare, una perfetta curva ad U, centrando il fucile. Il colpo venne deviato, e l’arma cadde a terra, mentre quel farneticante essere rimase rigido nel suo sgomento.
Wesley riuscì a raggiungere la professoressa, e ad allontanare quel dispensatore di morte, che fino a quel momento aveva terrorizzato tutti i presenti.
«Come si sente?» esordì rapidamente, cercando di non staccare lo sguardo dal piromane.
«Non riesco ad alzarmi, mi fa troppo male.» rispose d'istinto, prima di rendersi conto che il suo cavaliere si trattava di un alto e giovane ragazzino «Non dovresti essere qui! Quell’uomo è pericoloso!»
«Cercherò di trattarle la ferita come posso.»
«Mi avrebbe detto che un predestinato sarebbe potuto giungere fin qui.» s’intromise l’individuo.
«Sei tu vero? L’altro Remo di Caronte…» quando Wanda sentì quelle parole, si mise le mani nei capelli, la paura la fece sporcare di sangue.
«Chissà se mi apprezzerebbe, se uccidessi un possessore di Risorsa…» aprì la mano, precedentemente chiusa in un pugno misterioso, e svelò il trucco.
«Una granata a frammentazione?!» il secchione, sconvolto, prese la professoressa con sé e cercò di portarla il più lontano possibile.
Il folle innescò la bomba, e ben presto Wesley si ricordò di un dettaglio.
La bomba venne lanciata contro la sua Risorsa, ma il ragazzino le ordinò di seguirlo, rammentandosi del triste destino di Matt. Non voleva rischiare, anche se nessuna Risorsa era masi stata distrutta, non poteva rischiare che succedesse anche a lui.
L’esplosione fu assordante, e fece a brandelli la parete vicino a cui si adagiò prima di esprimere la sua furia. Fortunatamente Wesley si rifugiò in una stanza sufficientemente protetta, un probabile dormitorio, dove lasciò Wanda alle sue ferite e al suo silenzio.
Aprì la porta della stanza, ma non si sarebbe mai aspettato di trovarsi un'altra granata proprio ai suoi piedi.
«Non ci credo!» esclamò primo di scagliare via la minaccia fuori dalla finestra di fronte a lui, con la Risorsa vestita da mazza da golf.
Era riuscito a perforare il vetro e a sorpassare le grate della finestra con un colpo di precisione, ma così facendo aveva perso di vista il suo nemico. La bomba caduta dal palazzo esplose con immenso fragore. Il suolo tremò e così i timpani del biondino, fu in quel momento che il losco individuo decise di colpire.
Sfoderò un coltellino svizzero, e decise di conquistare uno scalpo prezioso, per cui la Green Soul lo avrebbe sicuramente premiato. Wesley si accorse del nemico ma indietreggiò senza sosta, non sapeva cosa fare, non si era mai ritrovato in una situazione del genere.
Il grande calcolatore s’inceppò. Non era come affrontare un Green Blood, esseri mostruosi, spersonalizzate entità fatte di un ammasso verdastro. Era tutto un altro mondo, chi stava tentando di ucciderlo senza il minimo controllo era una normale persona. Per quanto fuori di testa si potesse rivelare.
«Per favore, si fermi!» furono parole inutili, quella lama non smetteva di oscillare.
Il ragazzino intercettò la lama con la sua Risorsa, un robusto Driver tinto di bianco e di pregevole fattura. Il rischio stava toccando livelli più alti del cielo, e Wesley fu costretto a colpire l’uomo, infrangendo il manico della mazza da golf nel suo stomaco.
Il tiranno cadde a terra, tossendo violentemente. Wesley si sentiva sempre meno a suo agio.
«Perché stai facendo questo?! Che cosa ti ha promesso la Green Soul di così importante?! Vuoi uccidere dei bambini, non ti rendi conto di quanto tu sia caduto in basso?!»
Ancora una volta, quell’individuo rispose con una risata, un pagliaccio delirante, che sghignazzava alla vista del dolore.
«Mio fratello minore…è stato rifiutato da questo istituto...era troppo piccolo.» girato di spalle, la tosse sembrava piegarlo in due, eppure Wesley aveva cercato di trattenere la sua forza.
Cominciò a sentirsi coinvolto, ma tentò di rimanere impassibile.
«Non mi dire che…»
«Si! I miei genitori non si potevano permettere un quarto figlio, e così lo abbandonarono nella vallata!» scagliò un pugno vendicativo sul pavimento «Voglio solo vendicare un falso rifugio come questo. Vendicare il mio fratellino…»
Wesley cercò di avvicinarsi allo sconfitto. Si rese conto di aver risposto troppa fiducia nel genere umano.
«Lo stesso Talento di Chester!» pensò inorridito e spaventato.
Il folle aveva rigurgitato una mezza dozzina di sfere incandescenti, che in breve tempo diventarono nuove granate, pronte per essere lanciate. Le afferrò come un giocoliere, tenendole tra le dita, tre per mano.
Ci mise tutto l’impegno possibile, per colpire con i suoi globi esplosive l’ignaro Wesley, che ben presto scoprì l’arcano.
«Ma che…si appiccicano!» esclamò impotente.
Era riuscito a deviare due della quattro granate, roteando la sua Risorsa, immune a quel misterioso collante che l’individuo di fronte a lui era riuscito a dare alla luce. Tre era avvinghiate ai suoi vestiti, una al braccio destro. Un Talento davvero avanzato, che forse nemmeno il Generale Massimo sarebbe riuscito a replicare.
«Sei solo uno stupido illuso!» infierì divertito «Pensavi davvero che trovando una logica in tutto questo, un briciolo di razionalità, allora le cose si sarebbero messe a posto da sole? Tu e la tua Risorsa non conoscete il mondo reale, vivete in un paesino fiabesco dove i buoni combattono i cattivi. E tutti vissero felici e contenti.»
«Era una bugia…» guardò in basso, vergognandosi del suo errore.
«Desidero avere il potere di fare quello che voglio. Tutto qui, è questa la realtà. Chiara mi ha fatto una proposta e io l’ho accettata. E’ semplice, non credi?»
«Semplicemente disgustoso.»
«E’ tardi per tirar fuori il coraggio.» sorrise beffardo «Quel tipo di bomba impiega cento secondi ad esplodere, il tuo tempo non durerà per molto. Hai sbagliato a credere nell’umanità, all’altro mondo lo capirai.»
Riprese il suo coltellino, e si diresse verso il suo banchetto di sangue. Wesley rimase immobile, mentre le lancette non la smettevano di ticchettare.
Cercò di ritrovare la sua lucidità mentale per qualche secondo. Aveva agito in buona fede, non avrebbe mai pensato che una persona, una vera persona, potesse essere capace di atrocità paragonabili a quelle dei Green Blood.
La morte gli sembrò un castigo che forse, un giorno, avrebbe potuto meritare. Ma non in quel momento.
«Ci sono delle persone che mi hanno insegnato a credere nel prossimo. Forse è per questo che tu sei così. Sei tu quello che non capisce. Quei bambini credono nell’umanità, e non te li farò uccidere!»
Una luce candida e nebulosa invase il suo corpo, e la mazza da golf prese fuoco, questa volta ancora più brillante del solito. Con una calma fuori luogo, indossò la sua Risorsa, un paio di occhialini da nuoto, e quando strinse con forza il laccio per tenerli stretti, tutto il suo corpo venne investito dalla fiamma olimpica.
I suoi vestiti scomparvero, facendo posto a dei pantaloncini da gara in fibra di carbonio, che non superava il ginocchio. Un costume bianchissimo, che costantemente emanava del vapore particolare, dai movimenti simili a quelli di una candela inestinguibile.
La sua precedente mise era totalmente svanita, per cui le bombe attaccate ai tessuti erano state sconfitte, e adagiate sul pavimento. Ma ne mancava ancora una, sanguisuga vorace che non voleva mollare il braccio di Wesley.
Il countdown era selvaggio, mancavano appena dieci secondi, eppure il ragazzino non sembrava spaventato.
Poggiò la mano destra sulla parete alla sua sinistra, dove si disegnarono i cinque cerchi che rappresentavano l’essenza della sua Risorsa. Improvvisamente, un portale fatto soltanto d’acqua venne scavato in una parete all’apparenza solidissima. Il corpo di Wesley cominciò a sua volta ad emanare acqua, che prima gli ricoprì tutto il corpo, poi si concentrò sul suo braccio, formando una sfera perfetta, circondando il parassita.
L’equilibrio del liquido esplose, emanando un ondata d’acqua così violenta da far sbalzare via la granata, non arrecando il minimo danno al secchione.
Un attimo prima dell’esplosione, Wesley si tuffò nel portale, che immediatamente lo fece nuotare attraverso le mura dell’edificio, in un tunnel subacqueo. Riapparve tra il carnefice e le sue prede, sbucando da una parete interna, mentre le granate dall’altra parte dell’edificio scoppiarono in terribili fuochi d’artificio.
«Come hai…» biascicò il folle, incredulo.
Aveva imparato la lezione, non c’era alcuna speranza di recuperare quell’individuo, non in quel momento.
La sua Risorsa, in quella specifica forma, gli permetteva non solo di emanare acqua dal nulla assoluto, ma anche di controllarla, come se si fosse trattato solamente di Talento. In un attimo, l’uomo venne schiacciato da una cascata in piena, senza via di fuga.
«Un supereroe!» gridò una bambina, attirata dall’aspetto del biondino.
Il palazzo cominciò a scricchiolare, l’incendio al piano terra si era esteso a macchia d’olio, e Wesley non aveva pensato a come estinguerlo, nella fretta del momento. Come se non bastasse, doveva tornare dalla professoressa che aveva precedentemente salvato.
Il peggio era passato, ma c’era ancora un sacco di lavoro da fare.
«Ci salveremo, lasciatemi portare qui la vostra collega, e poi ce ne andremo tutti assieme.»
«Come ti chiami?» insistette la stessa bambina, simile ad una bambolina di pezza, per le sue lunghe treccine rosse.
«Crede che tu sia un supereroe, guarda troppi cartoni animati.» bisbigliò una delle tutrici, divertita.
Wesley rimase soddisfatto, e sorrise, forse la sua fede in fondo non era del tutto frutto della sua fantasia.
«Un eroe? Non credo di esserne all’altezza.» pensò mentre riuscì a portare tutti fuori da quell’inferno, un edificio che crollò su se stesso «Forse non ha senso…ma voglio solo essere una persona migliore. Solo per te, sorella.»
Wanda lesse negli occhi del biondino, che la stava aiutando a camminare. Avrebbe davvero voluto che i suoi pupilli diventassero così un giorno non troppo lontano. Decise di non lodarlo eccessivamente, per non renderlo vittima dell’imbarazzo. Ancora una volta, le parole sarebbero state inutili.
Il malvivente senza nome, immobilizzato e chiuso in un contenitore della posta, venne lasciato al suo destino. Qualcuno avrebbe pensato a lui, a tempo debito.
Per un momento aveva pensato che togliergli la vita sarebbe stata l’opera più giusta, ma si sarebbe trasformato in qualcosa che non avrebbe mai voluto essere. Un eroe che uccide.

Matt era rimasto sott’acqua per parecchi secondi, ma Kamili sembrava avere la situazione perfettamente sotto controllo.
«Perdonami…perdonami…»
Afferrò la Risorsa spezzata, e la strinse nel pugno chiuso del ragazzino, aggiungendo anche le sue mani.
«Volere della montagna! Per favore risparmialo! Ti prego!» nulla accadde, allora la ragazza gridò più forte «Non lasciarlo nel vuoto! Ti prego!»
All’improvviso, le particelle Fairy Tail presenti nel lago s’illuminarono, così come quelle presenti nel corpo di Kamili. L’acqua fermò immediatamente il suo corso, coperta di stelle in ogni sua molecola.
Tutte le particelle s’indirizzarono come un fiume in piena –orchestrato dalla forza di quella ragazza innamorata– volgendo verso la Risorsa di Matt, che dopo qualche secondo, ritornò al su stadio originale. Nemmeno una cicatrice sulla splendida lama dello stocco.
Matt aprì gli occhi all’improvviso, del solito color nocciola, sfumato d’arancione.
Strinse le mani della ragazza, e poi l’abbracciò. Lei fece lo stesso. Era riuscita nel suo intento.
Aveva comandato le particelle a suo piacimento, non solo alleviando le pene corporee di Matt, ma restaurando la sua preziosissima Risorsa, così come la sua memoria.
Pianse dalla gioia, in quell’interminabile abbraccio che avrebbe voluto non finisse mai.
Una magica tentazione. Il desiderio di Kamili.
Lo baciò.
Anche se non avesse ricambiato, anche se si trattava solo di carezze di labbra, a lei non importava. Volle strappargli il primo, o forse l’ultimo bacio, proprio in quel fiume, illuminato dalla forza della luce.
Matt non rispose, forse non si era reso conto di cosa era realmente successo. Sfoggiò un sorriso indecifrabile, e poi prese Kamili per mano, portandola a riva. Le fece cenno di seguirlo verso Nati, il dovere lo chiamava.
L’attimo appassionato era concluso, e Kamili forse avrebbe voluto qualcosa di più, ma non era il momento di fare l’egoista. A tempo debito ci sarebbe state valanghe di spiegazioni, o forse rapide conferme.
«Forse è solo un po’ timido. Proprio come me! Per il momento me ne starò zitta.» pensò ancora emozionata, seguendo Matt verso il suo villaggio.
Il ragazzino dalle occhiaie pronunciate le sorrise ancora una volta, poi diventò serio. Sembrava avesse avvertito qualcosa di inequivocabile malvagità. Era pronto per il secondo round.
 
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Daniel Skywalker
view post Posted on 20/8/2015, 12:19     +1   -1




Evvai, si sono baciati! :wub: :wub: :wub: :wub: Era pure ora!
Quel pazzo deve essere ucciso malissimo, devi ucciderlo! :gun: :gun: :gun: :gun:
Stiamo arrivando al duello finale? Non vedo l'ora di vedere quella maledetta crepare malissimo (scusa, Chiara, mi riferivo alla Green Soul)
 
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282 replies since 31/12/2012, 19:34   3742 views
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