Detective Conan Forum

Matt e la Penna. Il mistero del muro di fuoco., Volevo condividere un racconto a cui tengo davvero!

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 22/4/2013, 19:03     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


5.4 Aquile Scarlatte


Il Deep Green stringeva il collo della ragazza come un serpente che aveva appena avvolto la sua preda, impedendole di respirare. Fissava con i suoi demoniaci occhi gialli lo sguardo intimorito di Chester, che in quel momento, doveva assicurarsi della sicurezza della ragazzina:
"I Green Blood non sono famosi per la loro pazienza, devo cercare di tranquillizzarlo. Jane potrebbe riuscire a liberarsi...in fondo." pensò il Generale perplesso.
La Lama Vendicativa di Jane non si mosse. Rimase a terra come se fosse stata uccisa. In realtà la Risorsa era cosciente di quello che stava accadendo, e il Deep Green, grazie al suo istinto primordiale, sarebbe riuscito a trafiggere la ragazzina alla minima reazione. Per questo la Risorsa non si spostò di un millimetro.
Chester si mosse lentamente, e con la forza delle sue muscolose braccia, rimosse una sezione rettangolare della grata di fronte a lui. Un salto di quasi dieci metri lo separava dai miseri resti della vecchia proprietaria. Il teschio nonostante la distanza, pareva quasi che lo guardasse, curioso anche dopo la morte.
Il Generale si voltò verso il Deep Green, le sue grinfie erano sempre più vicine alla dolce e vellutata pelle della ragazzina. Chester doveva stare in guardia come non mai, doveva percepire ogni minima vibrazione del corpo, ogni minimo riflesso di quello sguardo assassino. Non poteva commettere errori.
Il Generale prese la sua Risorsa, e fece rilasciare tutta l'energia dalla sua persona, che venne trasferita alla sua arma. In quel momento, il suo corpo era completamente indifeso.
Lasciò cadere nel vuoto la sua Risorsa, che accarezzata dalla gravità, si conficcò nel suolo umido della vecchia pozza idrica, provocando un piccolo fragore. Poi, con passo rilassato, il Generale si avvicinò a quella che pareva una botola pronta ad esercitare la pena capitale:
"Non...lo faccia!" cercò di pronunciare la ragazzina, stretta sempre più dall'orrenda creatura che la ghermiva.
"E' l'unica soluzione, mi dispiace Jane, dovrai cavartela da sola." rispose con tono affranto il Generale, aprendo le braccia come per tuffarsi ad angelo verso il vuoto mortale di fronte a lui.
D'un tratto, Jane si sentì improvvisamente libera, come se le catene che la imprigionavano si fossero misteriosamente spezzate.
Gli artigli del Deep Green, che puntavano alla gola della ragazzina, si era come volatilizzati. Un soffio di nebbiolina verde, venne emanato dal braccio della creatura, mentre cominciò a gridare dal dolore. Solo in quel momento Jane riuscì a liberarsi, ed a raccogliere la Lama Vendicativa.
La ragazzina sferrò un fendente rapido ma deciso, che squarciò il Deep Green. Il mostro finalmente si dissolse, assieme alla sua pericolosa zampa, che giaceva a terra da qualche istante precedente:
"Ma che...cosa è successo?! Chi è stato a mozzare la mano a questa creatura?" esclamò Jane, emanando un filo d'aria dalla sua bocca, tutta spaventata.
Chester si voltò di fronte alla ragazzina con il suo solito sorriso, che spesso precedeva una delle sue sonore risate:
"Pensavi davvero che non sarei riuscito a salvarti? Non ti fidi del grande Generale Massimo?"
"Non è questo." rispose Jane seccata "Sei stato fin troppo convincente, hai ingannato perfino me."
"Cara Jane, so benissimo che coi Green Blood non si scherza. I miei blitz durante le negoziazioni di ostaggi sono una delle mie tante specialità." disse Chester con tono professionale.
"Come hai fatto ad ordinare alla tua Risorsa di tagliare la mano a quella bestiaccia? Non l'avevi lanciata di sotto?" domandò Jane sempre più sulle spine.
"Semplice." rispose il Generale, credendo di spiegare alla ragazzina delle nozioni elementari. Il Generale afferrò in mano il suo grande coltello col manico a forma di teschio. La Risorsa emanò una sinistra luminescenza color pece: in pochi istanti il coltello ritornò al suo stato originale, mostrando a Jane la reale natura dell'arma che Chester possedeva:
"Ma...è un semplice plettro a forma di teschio nero!" esclamò Jane sorpresa.
Chester si mise a giocherellare con la sua Risorsa, facendola passare tra le dita con grande dimestichezza:
"Esattamente, piccola presuntuosa. Ho fatto appositamente cadere la mia Risorsa nella fossa, per por farla trasformare nel plettro, l'oggetto originale. A questo punto ho ordinato alla mia Risorsa di risalire, e di oltrepassare le grate sotto i tuoi piedi: solo un oggetto di queste dimensioni ci sarebbe riuscito restando nell'ombra. Dopodiché mi è bastato chiedere un ulteriore mutazione della Risorsa, cosicché la mia Risorsa riuscisse ad attaccare alle sue spalle senza dare al nemico la possibilità di reagire." spiegò Chester, soddisfatto della sua performance "Comunque, hai avuto i riflessi pronti, sei stata di grande aiuto." aggiunse Chester, accarezzando il volto paffuto di Jane, ancora trepidante.
"Beh, odio ammetterlo, ma è stata la forza della paura..." rispose la ragazzina pensierosa.

Finalmente, Matt e Iris videro uscire a perdifiato la ragazzina e il Generale massimo; quest'ultimo si era schiarito le idee, e stavolta, voleva chiudere una volta per tutte l'intera faccenda:
"Purtroppo, questo qui non è il covo che cercavamo. E ' un peccato, avrei voluto radere al suolo questo posto." esordì abbattuto.
"E non sei l'unico..." commentò Jane ancora spazientita.
"Cosa? Ma allora ci hanno ingannato? Oppure non esiste alcun covo?" esclamò Matt allibito.
"Credo di sapere dove si sia nascosta la maggior parte di Green Blood dotati di branchie, ma se quello che penso è vero, allora siamo in guai grossi." disse Chester impaziente "Cominciamo ad uscire da qui, ve lo spiegherò strada facendo."

Il gruppo cominciò a correre, e a ritornare sui suoi passi, come se avessero lasciato delle briciole lungo il percorso, per il timore di perdersi in un quel parco desolato. Il Generale Massimo cercò di essere breve e conciso:
"Io e Jane abbiamo udito una voce, mentre ci stavamo avvicinando all'impianto fognario, dove abbiamo rinvenuto i resti della povera proprietaria. Solo dopo che li abbiamo trovati ho capito che le cose erano collegate."
"Collegate, signore?!" rispose Iris sorpresa "Ma quella donna è morta, come avrebbe potuto parlarvi? Non sono il genere di persona che crede ai fantasmi." aggiunse sempre più confusa.
"Infatti non è così. Vede Caporale, come dico sempre, avere delle grandi conoscenze riguardo al campo degli incantesimi è sempre molto utile. Ed ora ne sono sicuro...la proprietaria, prima di morire ha lanciato una magia, detta "Echeggia Voce". Chi lancia questa magia, solitamente lo fa in situazioni pericolose, in cui si potrebbe perdere la vita. Chi pronuncia il sortilegio, permette alla sua voce di rimanere in vita, affinché essa avverta chiunque si avvicini nel raggio di venti metri, affinché si possa accorgere del pericolo imminente. La durata dell'incantesimo può durare anche per molti anni."
"Quindi la voce che avete sentito era un avvertimento, non una minaccia!" esclamò Iris.
"Esatto, e dalle parole che ho sentito, ho capito che il covo si trova...a Nelk." disse il Generale con tutta la sua voce, nonostante stesse correndo con tutte le sue forze "La frase che abbiamo udito non diceva "Andate via", ma "Tornate indietro". Questo vuol dire che tutti noi abbiamo già visitato il covo dei Green Blood senza nemmeno saperlo." aggiunse amareggiato.
"Allora...si stanno nascondendo dentro il lago! Accidenti... le acque dei fiumi che lo riempiono sono purissime, e contengono delle micro particelle che possiedono proprietà curative...allora le altri fonti di acqua erano solo dei diversivi. L'unico posto in cui i Green Blood potrebbero non morire affogati è proprio quel lago." realizzò Iris in preda al panico.
"Senza contare il fatto che per colpa di varie inondazioni passate, il rischio che compaiano dei Deep Green è molto alto..." puntualizzò Chester.
"Basta parlare!" li interruppe Matt col broncio "Dobbiamo correre più in fretta che possiamo, quelle creature potrebbero decidere di uscire allo scoperto!"
"Esatto!" disse la sorellina appoggiandolo "E se vorranno attaccare, troveranno ben pochi ostacoli! Gli abitanti di Nelk rischiano di essere sterminati!"
All'improvviso, Chester urlò al gruppo di fermarsi. Un flebile ma insistente rumore l'aveva messo in allarme, come se avesse sentito un eco minaccioso provenire alle sue spalle:
"Eccola li!" esclamò con un ghigno soddisfatto.
Il Generale indicò al gruppetto una macchia rossa nel cielo notturno, illuminata dal riflesso della Luna. Essa perforava la notte, e con il suo leggiadro volo dipingeva il cielo lasciando una scia rossastra dietro di se. Sembrava accarezzare le stelle una ad una, mentre si dirigeva verso il suo obbiettivo come una cometa scarlatta:
"Forse siamo stati controllati." disse il Generale "Quell'aquila ci ha tenuti d'occhio fin dall'entrata. Questo significa che, probabilmente..." Chester guardò i tre, che quasi non vollero udire la sua sincera voce che pronunciava un avvisaglia quasi apocalittica "Stanno per uscire dal lago, proprio adesso!"

Nella quiete della notte, prima della tempesta, un vecchio pescatore stava tentando la fortuna con la sua fidata canna da pesca. E' il momento perfetto per pescare pensava, sorseggiando la sua fidata bottiglia di vino rosso di ottima annata, osservando il sereno rumore di timide onde, abbattersi sulla riva nella calma notturna.
Improvvisamente, l'acqua del lago cominciò a ribellarsi a quella quiete che si era creata così facilmente: cominciò a vibrare, sempre più agitata, voleva scatenare tutto il suo devastante potere.
La terra, quasi avesse voluto emularla, emanò piccole scosse di terremoto che fecero allarmare i desti, e svegliare i dormienti.
Davanti al pescatore, seduto vicino alla riva del lago, l'acqua si mise a ribollire, sempre più adirata. C'era qualcosa, qualcosa che stava per uscire. In quel momento, la terra si placò.
Lentamente, una moltitudine di occhi color topazio, con sguardo assassino, uscirono dall'acqua, per scrutare la situazione. Sarebbero presto diventati i protagonisti di una notte insanguinata.
Il pescatore rimase paralizzato, mentre una dozzina di Green Blood con le branchie, uscì dall'acqua, stavolta in perfette condizioni. Alcuni esemplari, con passo deciso, assetati di vita, gli passarono accanto, come se il suo corpo si fosse reso invisibile. Quando l'uomo si voltò, l'immagine della paura si pose davanti ai suoi occhi. Non riuscì neanche ad urlare. Il panico si diffuse a Nelk.
Mentre delle grida disperate cominciarono a squarciare il silenzio, ed alcuni poliziotti tentarono di contenere l'avanzata dei Green Blood, qualcosa cadde dal cielo: erano piccolissimi fiocchi di polvere rossa.
Gli abitanti di Nelk non si resero conto da dove provenisse, ma la sua comparsa quasi li rilassò, come una calda tazza di camomilla.

Eagle's Eye!

La polvere rossa si addensò sopra le riva del lago che si affacciava alla città: luccicando come un faro della notte, la polvere generò nove aquile dalle piume color cremisi, fiere e maestose.
Gli splendidi uccelli, volando in circolo come dei jet da combattimento, e cominciarono a sparpagliarsi, osservando dall'alto le rive del lago infestate dai Green Blood. Alcune delle creature rimasero affascinate dalle ali rossastre che venivano spinte, leggere, dalla brezza del vento notturno. Ma i loro occhi, ben presto capirono che quelle piume scarlatte non erano solo fonte di magnificenza, ma anche di un grande potere.
L'aquila più audace emise un grido di battaglia, dopodiché si scagliò in picchiata contro il Green Blood più vicino. Emanando la polvere rossa, l'aquila donò al mostro un atmosfera particolare, mentre perforava il suo corpo, avvolta da un'aura simile al colore delle sue fiere piume. Le altre creature cominciarono ad allarmarsi. Quelle aquile avrebbero fatto di tutto per fermarle.

"Cosa?! Le aquile stanno difendendo la città?" rispose Chester ad un suo sottoposto, che stava facendo rapporto.
"Si, signore! Le aquile hanno rallentato l'avanzata dei nemici."
"Bene...soldato! Raggiungi la città con la tua truppa e cominciate a recarvi al lago, dovete isolare quella zona!" ordinò il Generale col suo solito temperamento deciso.
Il soldato dall'altra parte del trasmettitore annuì e si congedò. Chester aveva finalmente compreso la faccenda, una volta per tutte:
"Ma certo...so chi sta proteggendo il villaggio!" esclamò vittorioso "Siamo quasi a metà strada, dobbiamo sbrigarci! Andiamo ad aiutare quei simpatici pennuti! In marcia!"

Le aquile continuavano ad attaccare le malefiche creature, come grandine incessante rossastra, e con l'aiuto di un piccolo plotone che aveva raggiunto la città, sembrava che la situazione si fosse tranquillizzata. Ma purtroppo, il peggio doveva ancora venire: dall'acqua, una pinna si squalo si rese visibile, e cominciò a dirigersi verso la riva. La creatura che stava uscendo dall'acqua, e che era rimasta sommersa come in attesa di nascere, aveva come unico scopo uccidere la razza umana.
Oramai, le fattezze umanoidi avevano lasciato il posto ad un aspetto orribile, che rese questo Deep Green in stato avanzato un vero e proprio terrore degli abissi. I classici occhi gialli della sua specie si erano ingranditi, diventando delle vere e proprie sentinelle; il corpo del Deep Green era completamente ricoperto da squame di un verde scuro, umide e robuste. Le fauci del mostro assomigliavano a quelle di una murena affamata, mentre la sua coda biforcuta sembrava quella di due alligatori spietati. Con un sorriso famelico e spietato, il Deep Green uscì allo scoperto; fu come se Lochness fosse uscito dall'acqua con l'intento di uccidere.
Il mostro emanò un grido straziante, più forte e stridulo di quello di un arpia. Un soldato giunto in soccorso dei civili prese immediatamente la mira con il suo puntatore laser, agganciato alla sua mitragliatrice pesante. L'abominio osservò la piccola lucina proprio in mezzo al suo petto, facendo un verso quasi incuriosito, poi, prima che il soldato riuscì a premere il grilletto, si spostò dalla sua posizione, con una formidabile velocità; nonostante fosse una creatura marina, il Deep Green riusciva a sfruttare la propria agilità anche sulla terraferma, come se avesse potuto nuotare nell'aria.
Il soldato perse di vista la creatura, ma sapeva che era li intorno. Continuava a spostarsi nel buio, che l'accoglieva tra le sue braccia, senza mai rivelarsi al coraggioso soldato.
La creatura si tuffò in acqua. L'uomo che stava dando la caccia alla creatura teneva a stento la mitragliatrice puntata alle onde spaventate del lago. Le sue mani non smettevano di tremare.
Sott'acqua, la creatura spalancò i suoi malefici occhi, e con uno sguardo assassino, mise in opera il suo piano: tre piccoli mulinelli, si formarono attorno alla bestia, e dal loro interno, una grande massa d'acqua cominciò ad accumularsi. Alla fine, tre grandi masse d'acqua di staccarono dal lago come nuvole trasparenti, dopo essere state generate da molteplici spruzzi intrecciati tra loro.

Accidenti! Ha la capacità di rammentare dei Talenti? Non sono molti i Deep Green capaci di ciò...

La creatura, dopo aver manomesso la pressione dell'acqua, per aumentarne la potenza distruttiva, scagliò la sua offensiva. Bastò un terzo dell'acqua accumulata per mettere il suo avversario fuori gioco, che fu gettato violentemente a terra.
Il soldato aprì gli occhi, dopo aver quasi perso conoscenza. Il volto della bestia era proprio sopra di lui, e si avvicinava sempre più per reclamare il suo pasto. Fortunatamente, un aquila rossa riuscì ad interrompere la sua fame: l'uccello rossastro aveva colpito la creatura al centro della schiena, ma non era riuscito a causarle nulla, esclusa una leggera ferita superficiale, comparabile ad un graffio di discreta entità.

Scappa via! Corri! La mia aquila lo distrarrà!

Il soldato decise di darsi alla fuga, come il resto del plotone, che preferì ritornare in città per inseguire i Green Blood rimasti, e per elaborare una nuova strategia. Non sapevano che, così facendo, avevano accolto le preghiere misteriose di una persona che fino a quel momento, li aveva osservati attraverso gli occhi delle aquile.
La bestia, dopo il colpo ricevuto, osservò l'uccello che aveva di fronte, che stava svolazzando come per provocare l'avversario, pronto a colpire da un momento all'altro. Quando il pennuto si lanciò nuovamente contro la bestia marina, il Deep Green riuscì ad afferralo per il collo, e a lanciarlo a terra come un misero canarino indifeso.
A questo punto, la creatura emise un altro dei suoi gridi perforanti, il suo istinto aveva capito che il domatore di aquile sarebbe dovuto giungere per uno scontro faccia a faccia, per riuscire ad eliminarlo. Questo non lo spaventò, anzi, fece solo salire la sua brama omicida.
Il controllore delle aquile scarlatte, rimase particolarmente sorpreso davanti alla straordinaria resistenza e reattività del Deep Green. Seduto su un letto, in posizione meditativa, aveva osservato con gli occhi di un falco tutto il campo di battaglia. Quando controllava le sue aquile dalla distanza, le iridi dei suoi occhi diventavano rosse, con piccole sfumature color fuoco.
Quegli occhi, avevano analizzato ogni cosa, ed avevano compreso che solo in quel momento la battaglia si sarebbe infiammata:
"E' in gamba. Molto più in gamba di quanto immaginassi. Non posso sfruttare tutto il mio potere giocando alle marionette in questo modo. Devo ucciderlo con le mie mani, anche se, dopo le energie già spese, sarà piuttosto rischioso."

In quell'istante, tutte le nove aquile rimaste ad infastidire il Deep Green scomparvero come piccole nuvole tinte di rosso. Mentre la gente fuggiva, per allontanarsi dalla riva il più possibile, il domatore di aquile correva controcorrente.
Il Deep Green, rispetto ai suoi simili, non si era mosso dalla riva, stava aspettando solo di vedere il volto che avrebbe voluto strappare via dal pianeta. In fondo alla folla, affondata nello sgomento, cominciò ad intravedere una figura che si stava avvicinando: camicetta bianca, jeans, cintura d'acciaio con una fibbia a forma di margherita, e ballerine color cremisi.
Mentre i suoi occhi tornarono del loro colore originale, Leila lanciò un occhiata al Deep Green che aveva di fronte. Il suo sguardo era quasi senza vita, terrificante, come se nessuna emozione avesse mai toccato il volto di quell'affascinante donna:
"Hai rovinato la mia vacanza. Ora la pagherai." disse Leila, facendosi beffe della creatura.
La donna aveva nascosto dietro la sua camicetta di seta una gruccia, che pochi istanti dopo, rivelò tutte le sue potenzialità di Risorsa: nelle mani di Leila, si materializzò una splendida balestra da caccia, tinta da una forte e scura tonalità di Terra di Cassel. L'arma aveva una salda impugnatura posta dietro ad un grilletto metallizzato. Le due estremità laterali dell'ometto si erano trasformate nella parte esteriore dell'arco, la cui forma ricordava due ali spiegate in volo. La Risorsa possedeva persino un piccolo cannocchiale a forma di aquila, per poter raggiungere il massimo della precisione. Tutta l'arma era grondante di energia rossa ed accesa, e per un attimo riuscì ad intimorire il Deep Green di fronte a Leila. Fu come se la creatura fosse stata tormentata da un brutto presentimento.
La donna poi, aprì il palmo della sua mano sinistra, osservando lo spiazzo in cui una delle aquile erano stata lanciata come un inutile peso. Scavando tra i sassolini e la terra umida della riva del lago, un dardo rosso saltò fuori dal posto in cui era stato sepolto. In seguito, roteando come la felicità avesse mosso quell'oggetto all'apparenza inanimato, il dardo raggiunse la mano di Leila, che lo afferrò in tutta calma:
"Umh...credevi davvero che fossero aquile vere quelle hanno protetto la riva fino ad adesso? Non sono nient'altro che dardi, che riesco a controllare anche dalla distanza, se la situazione lo richiede." disse Leila spavalda "I dardi posso creare intorno a loro uno strato di energia rossastra, che conferisce loro le sembianze di un falco. Non sono adorabili?"
Il Deep Green si mise in guardia, avrebbe attaccato senza il minimo preavviso. Leila nel frattempo, chiamò a se gli altri nove dardi che erano rimasti in aria, e dopo averne inserito uno nella sua Risorsa, fu pronta per cominciare le danze:
"Ovviamente, ti ho detto questo per un solo motivo: sarò l'ultima cosa che le tue mani sporche di sangue saranno capaci di toccare!"
Il Deep Green cominciò il suo primordiale assalto. Leila scagliò subito un dardo, che venne però schivato dalla bestia che si avvicinava rapidamente ed inesorabilmente. La donna allora fece scagliare altre due frecce in successione, ma con un cambio marcia imprevedibile, la creatura si spostò lateralmente, ormai prossima al raggiungimento del bersaglio. I dardi si conficcarono sulla riva, senza successo.
Leila si preparò al contatto fisico, ponendo la sua balestra come unica protezione. La donna riuscì a respingere le fauci della bestia, ma subito dopo l'assalto della bestia, si rese conto di avere la camicetta squarciata, all'altezza del petto. Fortunatamente era rimasta illesa:
"Ci è andato vicino...la mia povera camicia!" rifletté Leila rimanendo sempre concentrata sul nemico.
Il Deep Green sembrava quasi sorridere, mentre studiava la sua preda sotto ogni punto di vista. Ad un tratto, Leila disgustata ed allibita, notò che qualcosa stava accadendo al mostro di fronte a lei: un terzo e malefico occhio giallastro si era aperto proprio sopra gli altri due, rendendo la creatura sempre più disgustosa e terrificante.
La donna avvertì una strana sensazione sulla pelle, come un brivido improvviso. Poi, si accorse che due sfere d'acqua, grandi quasi quanto il suo corpo, stavano per raggiungerla come razzi telecomandati. Leila riuscì ad indietreggiare in tempo per non farsi travolgere dalla prima ondata d'acqua, ma sapeva che la seconda l'avrebbe trascinata via, se non avesse reagito in qualche modo.
Con un gesto simile a quello con cui si scacciano gli insetti dalla propria vista, Leila riuscì a deviare la traiettoria dell'acqua, grazie al suo Talento:
"Non sei l'unico che sa giocherellare con l'acqua." disse Leila, immersa nel mare calmo dei suoi nervi saldi.
Un attimo di tregua, che fece risuonare nell'aria il movimento danzante dell'acqua del lago, sancì soltanto un nuovo scontro, ancora più distruttivo. Il gruppetto di Chester purtroppo, era ancora a quindici minuti di distanza.

Leila fu costretta a schivare ogni offensiva del Deep Green, riuscendo a spostarsi sempre di quel tanto che bastava per non farsi trafiggere dall'avversario; durante un confronto ravvicinato, dovette persino piegare la schiena all'indietro, per evitare che gli artigli della bestia la sfiorassero. Il Deep Green era più rapido dei suoi dardi, per cui tutto quello che era riuscita ad ottenere era una flebile resistenza.
Nemmeno utilizzare l'acqua come arma vincente risultò efficace, dato che Leila e il Deep Green possedevano delle capacità eguali per quanto riguardava quel Talento. La donna era stata catapultata in una situazione apparentemente spinosa:
"Mi rimane un asso nella manica. Ma devo giocarmelo al momento giusto." pensò l'amorevole madre alle prese con il temibile mostro "Quando userà il suo Talento, ne approfitterò per agire."
Come previsto da Leila, il Deep Green tentò nuovamente di travolgere la donna con l'acqua, avrebbe potuto utilizzarne quanta ne voleva. La sfera d'acqua si materializzò davanti al mostro, come un enorme bolla di sapone che aspettava soltanto di farsi trasportare dal vento. In quel momento, Leila richiamò a sé tutte le frecce rosse, per far si che la sua strategia si svolgesse senza intoppi: le sue mani vennero avvolte da una nebbiolina rossastra e vellutata, così come i dieci dardi che teneva in mano. In quell'esplosione di rosso vivo, i dardi cominciarono ad assemblarsi, come delle piccole matriosche; ogni freccia più piccola venne inserita in quella più grande, al fine di fabbricare due dardi più grandi e pericolosi, decorati con striature nere, intrisi di potere.
Il Deep Green scagliò tutta l'acqua che aveva faticosamente accumulato, ma nonostante ciò Leila riuscì nuovamente a deviarla, con uno sforzo altrettanto impegnativo.
La bestia marina allora, decise di usare nuovamente un approccio più diretto, come la sua avversaria aveva predetto. Stava andando tutto secondo i suoi piani.
Leila prese la mira, stavolta davvero fiduciosa, e poi premette il grilletto: dalla balestra, partì una freccia che brillava di cremisi, e che quando venne scoccata, prese la forma di un aquila fiera, la regina dei cieli. Il dardo si avvicinò al bersaglio come un aereo in piena fase di decollo, brillava più del sole.
La creatura tentò nuovamente di evitare la minaccia, ma questa volta, l'energia purissima che si era materializzata sul dardo, che gli aveva conferito le sembianze di un aquila, permisero si seguire i movimenti del bersaglio fino all'ultimo secondo. Il Deep Green venne colpito di striscio sul fianco, nel lasso di pochi istanti.
La creatura, vedendo che il suo corpo era rimasto seriamente lacerato, si inginocchio sulla riva, dolorante. Leila aspettava soltanto di darle il colpo di grazia:
"C'è una altra freccia che ti aspetta, e ti traghetterà direttamente all'inferno!"
La donna fece partire il secondo dardo carico di energia, andando a colpo sicuro. Ma sfortunatamente, la creatura marina si avvalse del suo Talento ancora una volta, facendo ergere un piccolo murò d'acqua di fronte a sé. Pareva una sorgente limpida e pura, ma ero solo uno strumento di una creatura infima, oscura, malvagia fino al midollo.
Il volo dell'aquila scarlatta venne deviato dall'acqua, e il Deep Green se la cavò con una brutta ferita alla spalla sinistra.
Ridacchiando, il Deep Green smise di esercitare il controllo sull'acqua, non si rese conto che in questo modo, commise un errore fatale: Leila si era già approssimata alla bestia, con l'apatica espressione che aveva mantenuto dall'inizio della battaglia; la donna sbucò fuori dal sipario di gocce e spruzzi, con le sue iridi nuovamente rosso cremisi, pronta a concludere lo scontro.
Con un urlo degno di una guerriera amazzone, Leila sferrò un micidiale gancio sul terzo occhio del Deep Green, che venne ferito irrimediabilmente.
La creatura non seppe reggere il dolore, e lamentandosi peggio di un anima in pena, cominciò ad emanare versi striduli ed implacabili. Si porto i suoi artigli sulla fronte, ed in quel momento si rese conto che la partita era quasi finita: senza il suo terzo occhio a disposizione, la creatura non sarebbe più riuscita a controllare l'acqua, era quello il reale obbiettivo di Leila, fin dall'inizio della battaglia.
Grazie alla sua attenta analisi delle capacità del nemico, che osservò guardando attraverso gli occhi delle aquile scarlatte, riuscì a gestire la battaglia magistralmente. Il campo di battaglia era stata la sua scacchiera fin dal principio:
"Non avresti mai potuto battermi, caro mio. Non potrai mai comprendere l'istinto protettivo di una madre, non potrai mai capire la rabbia di una moglie sola e persa nei suoi incubi. Hai solo assaggiato quello che significa essere una donna." disse Leila restando impassibile davanti alla sofferenza dell'avversario.
La donna decise di dare il colpo di grazia alla bestia marina, ma, inaspettatamente, il Deep Green fu abbastanza scaltro da riuscire a fuggire verso il lago, prima che Leila avesse avuto il tempio di richiamare le sue frecce:
"No... si è immerso nel lago! E adesso come farò? Forse sono stata fin troppo sicura di me stessa..."
"Non si sottovaluti, è la donna più forte che abbia mai visto." rispose Chester sorprendendo la donna, che fece un urletto stizzito, mentre il suo volto riprese finalmente espressività.
"Sapevo che mi avrebbe smascherata, prima o poi. Dove sono i bambini?" chiese ansiosa la donna.
"Non sono qui, stanno aiutando le mie truppe a soccorrere i civili. Stia tranquilla, sono in buone mani." rispose fiducioso.
"Mi dispiace di non averle detto nulla, Generale...ma lei può capirmi, sa come la penso. Dopo tutto quello che è capitato nella mia sventurata vita, ricevere una Risorsa è stata come una condanna a morte per me. Purtroppo, i miei sentimenti hanno risvegliato questa balestra, proprio nel giorno in cui quelle due teste vuote si misero a combattere alla Fontana degli Dei..."
"Allora è stata lei a distruggere la barriera protettiva eretta da Jane, vero?" le chiese Chester incuriosito."
"Dovevo preservarli dagli occhi del male, ad ogni costo. Ma...fu anche uno sfogo. In quei momenti stavo tenendo tutto il mio dolore dentro di me, non volevo che Matt e Jane soffrissero per me. E lo sa perché? Per quanto ora io sia diventata forte, mi sento sempre più un illusa. E se questa Risorsa, invece di proteggere la mia famiglia, fosse solo una via più semplice per metterla in pericolo?" Chester non aveva mai letto negli occhi di Leila una tristezza dalle radici così profonde, ed un conflitto di emozioni così esplosive. Quell'intensità gli fece perfino provare una triste empatia "Mi dispiace Generale. Ho deciso di fare tutto da sola, perché volevo dimostrare a me stessa di essere una madre amorevole ed esemplare. Ma forse io non lo sono mai stata..."
Mentre delle lacrime tinte di polvere rossa stavano quasi per scendere dal suo bellissimo viso, la donna sentì un forte calore, che mai avrebbe potuto scordare. Era il tepore della compassione, che Chester le aveva dimostrato prendendole le mani e stringendole forte:
"Non dica queste sciocchezze, e non si faccia abbattere dalle sue stesse fragilità. Con quella Risorsa, la vita le ha donato un qualcosa di prezioso, quasi quanto la vita stessa: una seconda chance. Non è facile vivere in questo mondo, nefasto e pericoloso. Ma tenersi tutto dentro non fa bene, ne a lei, ne alla sua famiglia. Lei e tuoi figli siete stati sfiorati da una benedizione, Leila. Non cerchi di mettere tutto il peso della responsabilità sulle sue spalle, ma condivida le sue glorie e le sue sconfitte con la sua famiglia. Sono ancora dei ragazzini è vero, ma sanno capire perfettamente quando una persona sta male, mi creda. Nonostante ciò, sono certo che la adorano per quello che è."
Il Generale era riuscito a scacciare le lacrime dal volto della donna, che ora si sentiva quasi ringiovanita. Guardò il Generale con tutta la sua ammirazione, e con un po' di commozione, rispose:
"Io...la ringrazio davvero, per ogni cosa, Generale Chester."
La donna riuscì finalmente a lasciar trasparire le sue reali emozioni, e così decise di abbracciare forte il Generale, che rimase intrappolato nella sua presa:
"Non lo dimenticherò mai! Grazie, grazie e ancora grazie!" esclamò Leila con la gioia nel cuore.
"Di...niente. Ora potrebbe mollarmi? Non mi sento più le spalle..." disse Chester imbarazzato.

Leila fece un rapido riepilogo della sua battaglia contro il Deep Green, Chester allora fece subito una chiamata ad uno dei suoi plotoni, che in breve tempo, portò due mute da sommozzatori e delle bombole di ossigeno:
"Se la creatura si è rifugiata in fondo al lago...non resta che andare a prenderla!" esclamò il Generale fiducioso.
"Fantastico! Lei non sa quanto mi piace nuotare!" rispose Leila pimpante "Questa sarà davvero una pesca fortunata..." rispose Leila gioviale.
"Non sia sempre così cordiale, non me lo merito, mi creda. Mi dia pure del tu." disse il Generale.
"E va bene, Chester. E per l'ennesima volta, ti ringrazio." rispose con un leggero sorriso.

Edited by Poirot's apprentice - 30/4/2013, 14:09
 
Top
view post Posted on 22/4/2013, 21:58     +1   -1
Avatar

Black Lady

Group:
Member
Posts:
5,223

Status:


Wow accidenti... Ma questa è una famiglia di eroi XD
Insomma ora anche Leila ha una risorsa... E che risorsa, io amo arco e balestra *-* Anche se preferisco l'arco ^^
Comunque la battaglia l'hai descritta molto bene, mi è piaciuta un sacco! E poi la capacità dei dardi di trasformarsi in aquile non è niente male...

Ho una strana impressione... ma non voglio espormi prima di una conferma quindi aspetterò i prossimi capitoli, per vedere se avrò ragione ^^
 
Top
view post Posted on 23/4/2013, 22:25     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


CITAZIONE
Ho una strana impressione... ma non voglio espormi prima di una conferma quindi aspetterò i prossimi capitoli, per vedere se avrò ragione ^^

Sai che mi hai fatto incuriosire? xD Vedremo se la tua teoria sarà verificata.
Comunque si...ora hanno tutti una Risorsa, anche se in pratica le hanno ricevute quasi nello stesso giorno...
Ti piacciono gli archi? Chissà perché...cough...Flint...cough...
 
Top
view post Posted on 24/4/2013, 06:33     +1   +1   -1
Avatar

Black Lady

Group:
Member
Posts:
5,223

Status:


CITAZIONE (Poirot's apprentice @ 23/4/2013, 23:25) 
Ti piacciono gli archi? Chissà perché...cough...Flint...cough...

Ahahah... Indovinato...
Beh c'è da considerare che quel personaggio l'ho inventato io XD
 
Top
view post Posted on 1/5/2013, 17:55     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


5.5 Ricominciamo da Capo


In un attimo, Chester e Leila si tuffarono dentro le acque impetuose e malvagie del lago, ove il Deep Green stava cercando di rifugiarsi, proprio nel punto più profondo.
Le particelle brillantine presenti nell'acqua cominciarono a curare le ferite della creatura, come piccole e benevole fate, rigenerando scaglia per scaglia, il corpo lacerato di un orribile mostro.
Tutto il processo, essendo piuttosto doloroso, costrinse il Deep Green a lamentarsi di continuo, cosa che rese quelle profondità sinistre una vera e propria prova di coraggio.
Tra le acque scure, il Generale e Leila riuscirono a guardarsi intensamente, cercando di condividere un po' tutta la loro determinazione. Nonostante avessero equipaggiato delle potenti torce alle loro maschere da sommozzatori, la visibilità era ridotta al massimo, quasi costringeva i due a nuotare alla cieca:
"Eppure queste acque sono sempre state così limpide..." osservò il Generale sconcertato "Qualcosa sta succedendo proprio davanti ai nostri occhi...qualcosa di spaventoso, la rinascita di un mostro."
Leila, nonostante non potesse udire l'eco dei pensieri di Chester, percepì la sua fredda apprensione. Ma in qualche modo, riuscì a tenere a freno il fremito del suo cuore: la donna, quando entrava in sintonia con la sua Risorsa, aveva una reazione particolare, che la rendeva quasi inumana, data la completa apatia che riusciva a mostrare durante ogni scontro. Una macchina da guerra incarnata in una donna passionale.
Si stavano avvicinando sempre più alla loro meta, ma il Deep Green si era tuffato in acque migliori persino della fonte della giovinezza. Aveva riacquistato tutte le sue forze omicide.
Nel silenzio delle oscure acque del lago, Il Generale e Leila avvertirono dei movimenti sospetti, e smisero di nuotare. Qualcosa stava sferzando quelle calme correnti come una lama affilata, nuotando in modo frenetico e bestiale.
Il Generale avvistò due Green Blood che, aiutati dalle loro branchie, era riusciti ad adattarsi a quell' habitat senza respiro. Le creature si stavano avvicinando pericolosamente, come sottomarini dagli occhi gialli e misteriosi, Chester però, non aveva più bisogno di riscaldarsi: con un nuotata rapida, il Generale andò incontro alle due creature bestiali, con la sua Risorsa pronta a colpire.
Leila guardò Chester passivamente, mentre evitava di farsi ghermire dalle mostruosità marine di fronte a lui. Il Generale eliminò immediatamente il primo Green Blood, recidendogli la gola con un taglio di precisione chirurgica. Un istante dopo, facendo grazie alle sue possenti gambe nuotatrici, evitò di farsi sfiorare anche minimamente dal nemico, che si lanciò a vuoto nell'acqua. Infine, la creatura venne castigata per la sua impulsività, venendo trafitta dal grande coltello del Generale prima ancora di rendersene conto:
"Non sono qui per i pesci piccoli, e non saranno queste inutili esche a fermarmi!"

Nel contempo, Jane, Matt e Iris, avevano aiutato ad evacuare le zone prese maggiormente di mira dalle orribili creature. Questa volta i due fratellini rimasero zitti, attenti ad ogni ordine del Caporale; entrambi si sentivano in debito con quella ragazza dolce ma intrepida allo stesso tempo, e volevano dimostrarle quanto volessero preservare ogni anima, ogni cuore, ogni speranza, dagli artigli insanguinati dei Green Blood.
Dopo aver svolto tutti i loro compiti, Matt e Jane vollero assicurarsi che la madre fosse al sicuro, nonostante l'hotel Siren non fosse stato bersagliato dalle creature verdognole:
"E questa è fatta! Ora dovremmo tornare dalla mamma, sarà in pensiero per noi!" esclamò Matt sempre più impaziente.
"Hai ragione, lei se la sta spassando all'hotel senza nemmeno sapere cosa accade intorno a lei. Forse è meglio raggiungerla e informarla di tutto." aggiunse la sorellina.
In quel lasso di secondi, frenetici e confusi pensieri invasero la mente del Caporal Maggiore, che aveva bisogno di dissuadere i due ragazzini ad ogni costo. Gli ordini erano stati chiari: i ragazzini non sarebbero dovuti scendere in battaglia, poiché la pericolosità di alcuni nemici andava oltre le loro possibilità. Iris, sapeva che avrebbe dovuto contrattare nuovamente con i due fratellini. Peggio di una sentenza della corte marziale.
Iris prontamente fermò i due ragazzini, che si stavano dirigendo all'hotel Siren, e disse le prime parole che riuscì ad acchiappare, in quell'uragano confuso di idee che aveva in testa:
"Ragazzini...aspettate! C'è ancora bisogno di voi qui."
"Ma i civili sono tutti al sicuro, non possiamo fare nient'altro!" rispose Jane per le righe.
"C'è sempre qualcosa da fare, quando si vuole proteggere delle persone." disse Iris con tono solenne "Rimarremo qui davanti all'edificio che ospita i civili. Ci sono anche dei feriti lì dentro, non possiamo rischiare, resteremo qui a far la guardia."
Matt e Jane spalancarono gli occhi, e Iris pensò nuovamente di dover cominciare una discussione tediosa ed intricata, e che non avrebbe concluso facilmente contro due piccoli avvocati logorroici. Tuttavia, la reazione dei ragazzini fu ogni oltre aspettativa:
"Ma...ha ragione! Non dobbiamo lasciare nulla al caso, quando si tratta di difendere delle vite innocenti!" esclamò Matt elettrizzato.
"Ci apposteremo qui davanti al portone, cosicché nessuno potrà entrare senza essere notato. Sarò una guardia perfetta!" aggiunse la piccola Jane, pimpante e gioiosa.
"Forse volevi dire "saremo", vero? Guarda che non sono il primo arrivato, piccola presuntuosa!" la interruppe Matt con uno sguardo incattivito.
"Invece ribadisco quello che ho detto. Solo io e Iris potremmo difendere il porto in modo dignitoso. Tu non potresti fratellone, in quanto sappiamo benissimo che una statua possiede più spirito di concentrazione di te!" rispose malignamente la sorella, mettendosi a ridere.
Matt si era inviperito a causa delle prese in giro della sorella, e come sempre, sembrava che gli uscisse il fumo dalle orecchie. Se la prendeva semplicemente per qualche parola di troppo.
Il ragazzino fece per azzuffarsi con la sorellina, pronta a controbattere, ma tempestivamente, Iris riuscì a dividerli:
"Smettetela con questi bisticci indecenti! E cercate di dare il meglio. Essere un bravo soldato non significa soltanto lanciarsi in battaglia con determinazione. Anche sapersi ritirare al momento giusto per proteggere la base ha una vitale importanza. Io non vi sto sminuendo, ed è proprio per questo che vi ho chiesto di proteggere i civili con me." affermò il Caporal Maggiore, con una naturalezza incredibile.
Matt e Jane si sentirono finalmente considerati come delle vere e proprie potenzialità che aspettavano di emergere dalle tenebre, luminose più che mai. Iris era riuscita nel suo intento, ma non per suo merito: finalmente qualcosa stava cambiando, nel cuore di quei ragazzini così ingenui. Stavano finalmente comprendendo cosa significasse diventare un vero guerriero, e per cercare di avvicinarsi alla grandiosità del loro padre, sapevano che la strada era ancora lunga e tortuosa.
Iris riuscì a catturare negli occhi dei fratelli una grande determinazione, mescolata finalmente a tanta responsabilità, e forse, scorse in loro un pizzico di maturità, ed un accenno di profonda umiltà.
Per una pura casualità, un normalissimo Green Blood che era riuscito a sfuggire agli altri plotoni, fece capolino davanti agli sguardi attenti di Matt e Jane. Entrambi, si scagliarono contro il nemico con tutta la loro forza, mentre Iris, sapendo già chi sarebbe risultato vittorioso dallo scontro, tornò indietro nel tempo:
"Questi due ragazzini...sapevo fin da quel giorno che avevano qualcosa fuori dall'ordinario, ma non l'avevo mai provato sulla mia pelle..."

"Generale, ho finito di scrivere il mio rapporto. Domani mattina partirò per Nelk come da lei richiesto."
"Eccellente Caporal Maggiore, davvero un ottimo lavoro. Il suo prossimo incarico sarà una missione di protezione, questa che vedi sul fascicolo è la famiglia che dovrà tenere d'occhio."
"Ma questa donna, assomiglia moltissimo a..."
"Si, era la moglie di Russell...e quelli sono i suoi due figli."
"Mi scusi per la mia reazione signore, ma non ero al corrente di questo fatto. Solo guardando questi bambini negli occhi, capisco che sono veramente i figli di Russell."
"Mi dispiace di averglielo comunicato solo adesso, ma questa decisione è stata presa ben dieci anni fa. Ufficialmente, quei due ragazzini sono nati a Calvas, entrambi intendo. Inoltre, sempre secondo i loro falsi dati anagrafici, il loro padre in realtà si chiamava con un altro nome e Leila è la loro madre adottiva."
"Quindi, da quando sono nati, sono sempre stati sotto la protezione dei Servizi Segreti di Gracalm... oramai ne saranno consapevoli."
"Si, Leila ci ha assicurato che i ragazzini sanno benissimo che non possono dire la verità a tutte le persone che conoscono. E comunque, ci sono alcuni dettagli di cui solo Leila è al corrente."
"Poveri ragazzini...sono costretti a mentire in continuazione, con i loro amici e le persone che amano, fin da quando erano piccoli."
"Caporale, non è tempo per i sentimentalismi. Il fardello che si portano dietro, è semplicemente dovuto ad una questione di sicurezza. Mi affido a lei per la loro protezione. Comunque, come ha fatto a capire che quei ragazzini sono figli di Russell? In realtà non assomigliano molto a lui.
"Dagli occhi, Generale. Questi occhi, aspettano soltanto una rivalsa, è inconfondibile. Sono occhi stanchi di soffrire."


Iris tornò in sé, e osservò che Matt e Jane erano riusciti ad eliminare il nemico come se nulla fosse. Mentre i due esultavano gioiosi, Iris sorrise, quasi intenerita:
"Hanno aspettato tutto la loro vita una rivincita. Questi occhi adesso sono cambiati. Stanno diventando occhi di speranza..."

Chester e Leila riuscirono finalmente a raggiungere il Deep Green in fondo al lago, il quale aveva poggiato le sue zampe sulla sabbia, quasi avesse voluto riposare.
La creatura avvertì la presenza dei due, e dopo aver emesso un verso intimidatorio, spalancò le sue fauci alla massima ampiezza: dalla sua bocca, fuoriuscì una strana materia grigia e verdastra, una sorta di poltiglia gelatinosa davvero nauseante. Il bizzarro liquido cominciò ad espandersi sempre più, mentre i due possessori di Risorsa avevano ancora le idee confuse, almeno fino a quando Leila non notò un particolare: appena quel liquido scuro si depositò su una folta alga, verde e rigogliosa, essa si consumò, come se si fosse bruciata sott'acqua:
"Le bombole d'ossigeno ci proteggono da agenti tossici nell'acqua, ma a quanto pare quello strano liquido è altamente corrosivo, dobbiamo allontanarci immediatamente!"
Leila nuotò verso il Generale, e non avendo alcun modo per avvisarlo verbalmente, gli diede uno strattone, cosicché egli la seguisse senza porsi troppe domande.
Il liquido corrosivo si stava facendo strada tra le acque scure e profonde, e nonostante Leila e Chester fossero degli ottimi nuotatori, non riuscivano a sfuggire dalla melma mortale. Il Generale allora si voltò e cercò tutta la concentrazione in quell'ambiente freddo e silenzioso, tese le braccia e aprì i palmi delle sue mani con decisione.
In un istante, le acque calme attorno a Chester cominciarono a danzare freneticamente, come se le avesse colte una pazzia improvvisa. Poi, una corrente impetuosa, con un infinità di bollicine che la circondavano amichevolmente, venne diretta dal Generale verso il mefitico liquido che lo stava per raggiungere. Fortunatamente, la corrente acquatica riuscì a disperdere tutto l'acido rendendolo inoffensivo.
Non c'era più nulla che separasse l'intrepida madre e l'esperto Generale dall'orribile Deep Green. A quel punto la creatura cominciò a perdere le staffe, e nuotando con velocità impressionante, si lanciò contro il Generale.
I due avversari cominciarono una battaglia senza esclusione di colpi: nonostante fosse rallentato dalla sua muta di color nero pece, Chester riusciva a sfruttare appieno la sua prontezza di riflessi, che gli permise di sfuggire dall'offensiva del mostro che aveva di fronte. Sfortunatamente, la creatura si trovava nel suo ambiente naturale, e colpirla con il suo coltello risultò più difficile del previsto.
Dopo aver seguito una splendida capriola sott'acqua con la quale schivò l'ultimo assalto del Deep Green, Chester guardò verso Leila che fino ad ora era rimasta in disparte, sempre con la sua Risorsa pronta a scagliare un dardo. La donna, temendo di colpire il Generale, non se l'era sentita di scagliare una freccia nel bel mezzo dello scontro. Oltretutto sott'acqua la velocità dei dardi veniva ridotta, e colpire il bersaglio sarebbe stato molto improbabile. Tuttavia, Chester dopo aver attirato l'attenzione di Leila, durante una leggera tregua, si mise una mano sul petto, con uno sguardo leale:
"Fidati di me, Leila." pensò il Generale.
La donna riuscì a capire al volo cosa intendesse Chester, che riuscì a trapassarle il cuore con tutta la sua empatia. Entrambi i guerrieri si prepararono al nuovo assalto del Deep Green, che sembrava davvero pronto a tutto, pur di fare del male a qualsiasi persona gli fosse capitata a tiro.
La mostruosità decise di puntare nuovamente il Generale, che stranamente, non si mosse dalla sua posizione, calmo come il movimento dell'acqua. Nemmeno Leila riuscì a capire cosa avesse escogitato: Chester aspettò che il Deep Green lo aggredisse, e all'ultimo momento, gli bloccò con decisione le zampe anteriori, in seguito, con una testata possente, riuscì a stordire l'orrenda creatura.
In quel momento, colpire il bersaglio per Leila fu come rubare le caramelle a un bambino.
In tutta fretta, la donna scagliò due dardi che nell'acqua, raggiunsero il bersaglio come dei piccoli siluri cremisi, trafiggendo la spalla sinistra del mostro, vicino al collo. Ma quelle ferite non furono mortali.
Il Deep Green si divincolò fino a liberarsi dalla presa, e con il suo istinto animale, graffiò il Generale Chester al petto, che dovette prendere le distanze:
"Accipicchia, ha le unghie affilate come rasoi." pensò Chester mentre la sue ferita bruciava come fuoco, riuscendo comunque a sopportare il dolore "Ma se approfitto del momento giusto, forse potremo escogitare..."
Prima che i suoi pensieri potessero prendere forma nella sua mente, il Deep Green si riprese, anche se le sue forze avevano subito un brutto colpo, dopo essere stato ferito; si scagliò improvvisamente verso Leila, che nuovamente, tentò di farsi scudo con la sua Risorsa. Ma questa volta, il Deep Green mostrò un' infima furbizia, quasi umana:
"La mia bombola d'ossigeno!" pensò Leila sconcertata "L'ha bucata?! Devo risalire in superfice, altrimenti per me sarà finita..."
La donna si tolse immediatamente la maschera dell'ossigeno, e cercò di nuotare verso la salvezza, ma il Deep Green le afferrò una gamba, e tentò di trascinarla sempre più nel profondo, verso la fine. Il Generale però si dimostrò davvero perspicacie e sprezzante del pericolo, e ferendo una zampa della bestia con il suo coltello, riuscì a liberare la donna.
Leila guardò preoccupata come non mai il Generale, ma lo sguardo giovane e vispo di Chester -un ragazzo che con fiducia nel domani, riusciva a comandare un intero esercito- fu rivelatorio. Fu come leggere le carte del futuro, in un istante.
Leila riuscì a raggiungere la superficie, con il suo ultimo respiro. Venne soccorsa da alcuni soldati e portata sulla riva, adagiata in posizione di sicurezza. Poco dopo riuscì a riconquistare la sua lucidità mentale, e Risorsa alla mano, disse con voce alta ed autoritaria:
"Allontanatevi da qui! Il Generale sta per attirare il Deep Green su questa riva, dovete fuggire!"
I soldati, nonostante non avessero alcun obbligo verso Leila, si fidarono ciecamente delle sue parole, e soprattutto della sua espressione da madre apprensiva.
Leila riunì nuovamente le sue frecce, per materializzarne due di potenza ben superiore. Poi, come uno squalo pescato da una lenza invisibile, il Generale saltò fuori dall'acqua con un grande balzo. Chester, per riuscire a sfuggire dal mostro, dovette nuovamente usufruire del suo Talento, per comandare le acque, affinché lo trasportassero fino alla riva in modo rapido e diretto.
La bestia uscì nuovamente dal lago, era esausta, ma la sua voglia di uccidere non aveva fatto che aumentare, incessantemente. Trovandosi davanti Chester e Leila, il suo sorriso assassino si mostrò con spavalderia, ma questa volta, i volti dei suoi avversari erano sereni, e fiduciosi. Capì solo allora di essere perduto:
"Sei giunto nella tana del lupo, caro Deep Green..." esclamò il Generale ridacchiando "E il prezzo da pagare, è la tua insulsa esistenza!"
Il Generale scagliò un possente pugno a terra, la quale cominciò a tremare come un vetro fragile. Subito dopo, un cumulo di rocce spinose quanto coriacee, emersero dalla terra come onde impetuose, circondando ed imprigionarono la bestia in una morsa letale. Il Talento di Chester aveva colpito ancora:
"Stavamo solo aspettando che tu ritornassi qui, e ora che l'esca è stata mangiata, il gioco è finito!" esclamò Leila, prima di scagliare i suoi due dardi dalle sembianze di aquile rosse.
I nobili uccelli scarlatti distrussero tutto quello che trovarono sul loro cammino, sgretolando le rocce, ed eliminando una volta per tutte il Deep Green, che si dissolse nella solita nebbiolina verde. Un urlo di gioia invase tutte le bocce dei soldati, che esultarono quasi in coro per la fine della battaglia, e l'inizio di un piccolo ma riposante, periodo di pace.
Dopo aver finalmente riacquistato tutti i suoi sentimenti, Leila si lasciò emozionare dalla calda accoglienza e dall'estremo rispetto ricevuto dai soldati. Una piccola lacrima di gioia sfiorò il suo volto, trasparente ed impercettibile, l'essenza della felicità.

Non fu facile per Chester e Iris distrarre i due ragazzini, tentando di distoglierli dall'hotel Siren, dando così il tempo alla madre di tornare e di risistemarsi dove loro l'avevano lasciata. Nonostante ciò, tutto andò per il meglio e i ragazzini non si insospettirono minimamente.
Il giorno dopo, una calda e serena Domenica di aprile, tutta la famiglia Wolfram venne scortata a casa, sembrava davvero il momento di tornare alla realtà di tutti i giorni.
Leila fece accomodare il Caporal Maggiore e il Generale Massimo a casa sua; preparare il suo fantastico the all'arancia era il minimo che potesse fare per ringraziare i due di tutto l'aiuto disinteressato che entrambi si erano impegnati ad offrire.
Dopo che il the venne servito a tavola, ed un profumo di agrumi e di estate invase tutta la cucina di casa Wolfram, Leila e Chester vollero parlare in privato, dirigendosi verso l'ufficio della donna. Iris invece, decise di concedersi qualche momento di riflessione da sola, scrutando il mondo dall'alto sporgendosi dalla balconata, come una Giulietta assorta.
La ragazza fece un sospiro, e frugò nelle sue tasche. Aveva un documento con se, che pareva piuttosto importante, date le rilegature dorate e la bella calligrafia. Iris lesse il documento a voce alta, come se il vento avesse potuto ascoltarla:
"Congratulazioni Caporal Maggiore Iris. Ha superato brillantemente il concorso militare al quale ha partecipato un mese fa. A breve, le sarà inviata una licenza speciale, che le permetterà di partecipare alle operazioni sui campi di battaglia della regione di Riterloo. Grazie per la sua dedizione, che onora il nostro paese e... " riprese fiato, un po' scoraggiata "Eccetera, eccetera...li avranno scritti tutti così, questi attestati. Ma io, cosa dovrei fare?"
Jane, vedendo che Iris non tornava dalla balconata, decise di raggiungerla, per offrirle dei pasticcini alla crema appena sfornati. La ragazzina vide con chiarezza l'attestato di Iris, e con una nonchalance imprevista, le chiese:
"Mi scusi signorina Iris, ma perché vuole andare via? Non le piace vivere qui?"
Iris si girò verso Jane, e facendo un sorriso dolce come il miele, rispose:
"Beh, credo che qui non ci sia bisogno di me. Probabilmente a Riterloo potrò davvero dedicarmi allo scopo della mia vita. C'è già qualcun altro, che ben presto proteggerà Calvas dai cattivi!" fece un risolino, accarezzando il visino paffuto di Jane, che nel frattempo, si stava commuovendo:
"Signorina...un giorno voglio diventare in gamba quanto lei. La prego, mi scriva delle lettere, vorrei ancora sentire la sua voce nella mia testa..." dopodiché, inaspettatamente, Jane abbracciò il Caporale, che si inginocchiò per ricambiare:
"Ti penserò sempre, piccola testona."

Chester e Leila, dopo una decina di minuti, uscirono dall'ufficio. Il Generale sembrava piuttosto frettoloso:
"Bene Caporale, è ora di rompere le righe!" annunciò solenne.
"Si, signore!" rispose pronta Iris, che lanciando un ultimo sguardo verso Matt e Jane, si congedò con Chester. Casa Wolfram fu di nuovo tranquilla.
Leila deglutì, sentendosi un po' in imbarazza e completamente insicura, poi chiese ai suoi figli di sedersi. Nella sua immaginazione, navigavano delle piccole frasi, di enorme importanza.

Tenersi tutto dentro non fa bene.
Condivida le sue glorie e le sue sconfitte con la sua famiglia.
Sono certo che la adorano per quello che è.


"Ehm...c'è qualcosa che dovrei dirvi. Di questi tempi non sono stata molto sincera con voi, e me ne vergogno davvero. Già siete costretti a dire delle menzogne ogni giorno...non voglio che queste prendano parte anche alla nostra vita familiare. Vi ho nascosto delle cose che non avrei dovuto celare ai vostri occhi. Vorrei presentarvi..." da un sacchetto della spesa, Leila tirò fuori la sua gruccia, che rapidamente si trasformò nella balestra da caccia a forma di aquila "...la mia Risorsa. Mi dispiace avervela nascosta per tutto questo tempo."
I due ragazzini, all'inizio rimasero ammutoliti, cosa che spaventò moltissimo la donna, che già era in soggezione. Temeva davvero di aver causato loro una brutta reazione:
"Mamma..." mugugnò Jane "...questa Risorsa è bellissima, quasi meglio della mia!"
"Ma come l'hai ottenuta, dai racconta!" aggiunse Matt entusiasta.
Leila si sentì finalmente rincuorata, e facendo un po' la sbruffona, decise di raccontare la storia della sua Risorsa.
Poco dopo, mentre Jane andò a farsi un riposino pomeridiano, Matt fu in procinto di accedere la sua console di videogiochi preferita, ma Leila, toccandogli la spalla in modo quasi infantile, attirò la sua attenzione. Aveva lo sguardo di una fanciulla impaziente di salire sulla giostra:
"Prima che tu ti rincitrullisca coi videogame, voglio farti vedere una cosa, vieni nella mia stanza."
Matt entrò assieme alla madre nella vecchia stanza dei due sposi del passato. La donna non si era azzardata a toccare nulla, dopo la tragica morte del marito. Ogni giorno, spendeva almeno mezz'ora per spolverare e lucidare la stanza, in modo che risultasse sempre limpida e profumata, alla vista e all'olfatto:
"Vorrei sdebitarmi con te. Avevi ragione per quanto riguardava la nostra piccola vacanza, il tuo pessimismo non sbaglia mai, non c'è che dire."
La donna afferrò un baule risposto sotto il suo letto, e lo tirò fuori come una prestigiatrice, poi lo aprì. Al suo interno, erano conservate gelosamente delle vecchie foto, che Matt e Jane non avevano mai potuto vedere, a causa della stoica copertura a cui era stata sottoposta la famiglia:
"Jane è nata qui a Calvas, dato che in quel periodo mia madre ci stava tutti ospitando a casa sua. Ma tu, caro mio..." Leila mostrò alla ragazzino una foto di un paesaggio caldo ed accogliente, prevalentemente collinare. Pareva una regione piuttosto esotica, ove la natura si presentava sotto forma di spiagge rocciose e campi sterminati di erba alta. Si poteva sentire quasi l'odore salino del mare, attraverso quella splendida foto "Questa è Saratya, la regione dove tu e tuo padre siete nati. Non è davvero un bel posto?"
Matt si perse osservando attentamente tutte le foto che gli vennero mostrate, per catturarne ogni minimo particolare. Osservò divertito molte immagini di suo padre, che veniva baciato dal caldo sole del luogo.
"Potremmo andarci un giorno, vero mamma?" chiese il ragazzino pensieroso.
"Si, un giorno ci trasferiremo la, dove la storia di tuo padre ha avuto inizio, te lo prometto." gli diede un bacino sulla testa, poi concluse "Ora puoi andare a rimbecillirti quanto vuoi. Io ho delle cose da fare."
Mentre Matt tornò in cucina, Leila guardò il cielo e le giocose nuvolette bianche che lo addobbavano. Finalmente sentiva di aver fatto la cosa giusta. Si sentì leggera, proprio come quelle nuvole.

Il Lunedì seguente ricominciò la scuola.
Matt e Jane tornarono tutti pimpanti dalle lezioni, fino a quando, guardando le caselle della posta, il ragazzino non notò un pacchetto indirizzato alla famiglia, e decise di portarlo a casa.
Quel giorno Leila non era andata al lavoro, per cui tutti insieme, riuscirono ad aprire il misterioso pacchetto:
"Una...videocassetta?" disse Jane con fare interrogativo.
"Non sono molte le persone che al giorno d'oggi ne possiedono ancora uno...questo vuol dire che chiunque ce l'abbia inviata, ci conosce molto bene..." commentò Leila molto seria.
La famiglia inserì la videocassetta nel video registratore, e si ritrovò davanti il faccione di Russell dopo qualche attimo, sembrava un filmato che aveva ripreso per conto suo:
"P-papà? E' davvero lui?" esclamò Matt sciolto dalle sue emozioni, mentre il filmato cominciò.

Beh...emh...non sono proprio bravo a fare queste cose. Se state guardando questo video, probabilmente mi è successo qualcosa, e sono...come dire... schiattato!
Leila, non metterti a piangere per favore, se cominciassi a soffrire, io lo sentirei, credimi. Bambini, anche voi, vi prego di essere forti, fatelo anche per me.
Cercherò di essere più allegro possibile, perché il mio messaggio è molto importante, e vorrei che lo ascoltaste con gioia.
Secondo i miei voleri, se avete ricevuto questa videocassetta, significa che, in un modo o nell'altro, siete riusciti ad ottenere tutti e tre le vostre Risorse. Non fate quella faccia! Ho pur sempre la mia rete di informatori, a cui ho affidato il compito di osservarvi in silenzio fino a questo giorno.
In fondo siete persone eccezionali, e non mi stupisco dei vostri nuovi poteri, ma quello che vi sto per chiedere è molto importante.
Calvas non è perduta, possiamo ancora salvarla, ma per farlo, dobbiamo ricominciare da capo. Per questo, ora e adesso, io vi imploro: create una nuova O.A.G, e coinvolgete segretamente tutte le persone che ritenete vere e proprie potenzialità. Il mio errore fu quello di espormi troppo al pubblico, ma voi dovrete fare tutto in segreto.
Fate rinascere la Triade attraverso la nuova squadra che riuscirete a comporre, e battetevi per la pace di Calvas. Non lasciatevi fermare dai Servizi Segreti. Io credo in voi. La mia morte non sarà stata vana, perché voi siete la nuova speranza, e so che ce la potrete fare.
Vi amo tutti e tre, e vi amerò sempre.
Vi prego, esaudite questo mio ultimo capriccio, un desiderio che aspettano tutti gli abitanti di Calvas, da fin troppi anni.
Grazie.
Ma che...come si spegne questo affare...


Il video si interruppe, e la famiglia Wolfram rimase a bocca aperta.
Matt, nell' atmosfera muta che si era creata, chiese timidamente:
"Mamma...cos'è una O.A.G?"
"E' l'acronimo per Organizzazione Anti Green Blood. Sono gruppi di persone che scelgono come impiego l'eliminazione dei Green Blood dalle proprie regioni, dei veri e propri professionisti. Sono finanziati dal Governo, e come compito proteggono i civili nelle aree a loro assegnate.
Si diceva che la Triade di Gracalm fosse la O.A.G più forte dello stato, se non del continente." rispose Leila pensierosa.
"Quindi, papà ci ha chiesto di continuare quello che lui aveva cominciato?" chiese Jane perplessa.
"Non posso credere che ci abbia chiesto un atto così...sconsiderato." commentò la madre "E' una richiesta...sconsideratamente geniale."
"Stai scherzando? Davvero vuoi coinvolgerci in qualcosa di così importante, mamma? Fino a qualche giorno fa sembravi estremamente protettiva..." rispose Matt allibito dalla reazione di Leila.
"La nostra gita ci ha dimostrato una cosa: nella stato di Gracalm, oramai nulla è più al sicuro. Ogni cosa può trasformarsi in un pericolo mortale! Non sto dicendo di sfidare apertamente i Green Blood, per farci ammazzare alla prima occasione. Ma se -cosa che molto probabilmente accadrà ancora- avremo a che fare nuovamente con quelle creature, saremo pronte per fermarle, giocheremo d'anticipo. E poi le O.A.G possono essere tranquillamente anonime, per cui non c'è il rischio di essere riconosciuti."
"Sei davvero la mamma più forte che ci sia!" esclamò Jane esultante, tuttavia Matt era ancora piuttosto indeciso.
"Io...non so che cosa fare." commentò sconsolato.
"Matt, la tua previdenza è ammirabile, ma non sei stanco di vivere in una gabbia di segreti, in una palude piena di pericoli ed insidie, senza aver la possibilità di difenderti dal male? I Servizi Segreti ci hanno già tolto fin troppe cose, è tempo anche per noi di volare per conto nostro."
L'espressione indecisa di Matt si trasformò in un volto ricolmo di pura estasi e felicità. Forse era davvero tempo di raccogliere il testimone, e di cercare di far tornare la via del Diavolo, un triste ricordo.

"Stai scherzando, nanetto coraggioso?! E' una proposta che non posso davvero rifiutare, è quello che aspetto da tempo! Sai, ti pensavo un vero e proprio rammollito, invece forse, sotto quella faccia da babbeo, c'è davvero della stoffa!"
"Sono davvero lusingato Mike..." disse Matt, dopo aver convinto l'amico bulletto ad entrare a far parte della sua O.A.G.
Come richiedeva la prassi, la richiesta di formare una nuova associazione venne inviata direttamente al governo, che dopo aver letto alcuni documenti sui Wolfram, sembrava restio ad accettare. Ma fortunatamente, Chester spezzò una pesante lancia a favore di Matt e la sua famiglia, elogiandone ogni singolo elemento, e suggerendo che avrebbe supervisionato lui stesso la nuova organizzazione. Alla fine, la nuova O.A.G di Calvas venne finalmente formata, coi suoi primi quattro membri.
Il nome della O.A.G sarebbe stato designato da Matt, ma quest'ultimo, credendo che l'associazione dovesse avere un nome significativo, glissò il compito alla sorella affermando che gli serviva tempo per decidersi. Jane appoggiò la sua scelta, il fatidico nome della nuova O.A.G si sarebbe deciso in seguito.

Il mattino del 5 aprile, prima che i due ragazzini si dirigessero a scuola, Leila volle riferir loro una cosa che le era sfuggita:
"Mi avevate chiesto di Betty...come dire...mi ero scordata di rispondervi. Bene, abbiamo deciso che sarebbe stato meglio per tutti, che lei se ne andasse." disse Leila cercando di far capire le sue ragioni.
"Ma perché?! La signora Betty forse non avrebbe potuto darci una mano, ma sarebbe stata la benvenuta." replicò Matt.
"Eravamo entrambi d'accordo. Le serviranno anni di allenamento e tanta meditazione per riacquistare anche solo un barlume del potere che un tempo possedeva. Inoltre...ne io ne lei eravamo pronte... alla luna piena."

Quella notte, Betty guardò la luna piena con uno sguardo triste, ma speranzoso. Solo qualche giorno prima, l'aveva guardata attraverso gli occhi della sua migliore amica.
La pace di quella notte sembrava durare per sempre.
Ma sfortunatamente, nulla dura per sempre.
 
Top
view post Posted on 1/5/2013, 23:05     +1   -1
Avatar

Black Lady

Group:
Member
Posts:
5,223

Status:


Beh che dire...
L'uccisione del Deep Green è stata semplice ed efficace e mi ha emozionato parecchio la parte sott'acqua.
Per quanto riguarda invece Iris, che penso ormai se ne sia andata, è stata dolcissima la scena sul balcone con Jane. Finalmente ogni tanto quella marmocchia si dimostra una bambina.
Mi ha stupito parecchio la proposta di Russell, anche se quando ho letto dell'arrivo della cassetta sapevo già che era sua XD
E finalmente così è nata la prima O.A.G. in cui per ora ci sono Matt, Jane, Leila e Mike... e diciamo che c'è anche Chester...
Che altro posso dire se non complimenti!!!
 
Top
view post Posted on 2/5/2013, 19:04     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


Beh, grazie ancora, davvero!

Si, la O.A.G, non è la prima in assoluto, ma non ce ne sono molte.
Iris ha deciso di partire...tornerà? Non tornerà? Chissà... :shifty:

Beh, anche se sono successe tante cose...il bello deve ancora venire! Spero allora di continuare per questa strada! ^^
 
Top
view post Posted on 7/5/2013, 19:32     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


Ed ecco che inizia il quarto capitolo...ringrazio davvero questo forum per darmi questo spazio ^^ E ringrazio anche i lettori, passati e futuri, che spero rimangano coinvolti dalle avventure del piccolo Matt...

6.1 Il Nuovo Compagno di Classe


Un' altra settimana cominciò rigogliosa nella cittadina di Calvas, che non era ancora riuscita a riunificare le sue due metà, spezzate dall'indomabile fuoco del male.
La primavera non sembrava del tutto pronta a mostrarsi in tutto il suo splendore, vestita di candidi fiori profumati, ed illuminata da un sole caldo ma rigenerante. Qualche nuvoletta qua e la le impediva di sfilare indisturbata sulla passerella delle stagioni, tuttavia, la primavera era riuscita a fare comunque il primo passo: rendere Matt un colabrodo.
Il ragazzino si presentò in classe col naso rosso e gli occhi lucidi, stanchi e spossati. Aveva l'aspetto di un fantasma, mentre claudicante, si dirigeva al suo banco -incredibilmente, a fianco di quello di Mike- soffiandosi il naso. Raggiunta la sedia di fronte al banco, Matt fece cadere il suo zaino come un peso troppo grande da sopportare, poi, cedendo alla forza di gravità, atterrò con le braccia incrociate e la faccia rivolta al banco, lasciando udire a Mike qualche lamento:
"Ehi, piccolo guerriero! Che diamine ti prende?" chiese Mike divertito.
Dopo un sonoro starnuto, Matt riuscì a rispondere, con voce nasale:
"Allergia Mike...sono allergico ad una vasta, vastissima gamma di fiori. Compresi i pollini che vengono sparsi in giro per colpa di quei maledettissimi insetti...e inoltre non sopporto nemmeno il pelo dei cani, sono un disastro!" il ragazzino starnutì un altra volta, scoraggiato.
"E su con la vita!" esclamò dandogli un' amichevole e dolorosa pacca sulla spalla "Non farti fermare dall'allergia, affronta la vita con un po' di tenacia!"
"L'unica cosa di cui ho bisogno adesso, è di un bilione di fazzolettini di carta..." biascicò Matt appoggiando la fronte sul banco, emettendo delle lagne quasi deplorevoli.
All'improvviso, tutti gli studenti si alzarono, per mostrare rispetto al cospetto della severissima professoressa Loretta. Anche Matt riuscì ad alzarsi, nonostante la sua testa pesasse come un macigno.
Tutti gli studenti, notarono subito che un timida presenza stava osservando la classe dall'esterno. Nel frattempo, Loretta cominciò a parlare nel diligente e perfetto silenzio che i gli studenti, timorosi, erano riusciti a creare:
"Buongiorno ragazzi. Non trovate che sia una bellissima giornata per imparare?" disse sorridente, mentre le sue palpebre coprirono per qualche istante i suoi occhi di ghiaccio.
"Dovevo davvero fingermi malato..." commentò Matt, cercando l'approvazione di Mike, che però non trovò. Il bulletto davanti alla professoressa era diventato docile come un tenero cagnolino spaventato:
"Ma oggi, prima di incominciare i nostri studi, vorrei presentarvi un nuovo studente. Pensate, è arrivato qui dallo stato che confina con noi, Mukirain! E scommetto che non vede l'ora di concludere il suo anno scolastico con noi." Loretta fece un gesto all'ombra che stava osservando fugacemente la classe. Un ragazzone decisamente molto alto per la sua età, robusto e con la carnagione scura fece capolino a fianco della cattedra della professoressa: quando alzò finalmente lo sguardo, il ragazzino mostrò la sua chioma biondissima, che con un folto ciuffo divideva esattamente in due parti uguali il suo volto. I suoi capelli, nonostante gli arrivassero quasi alla spalle, erano ben curati, e sembravano due cascate splendenti che terminavano con ciuffi appuntiti. Aveva dei grandi occhioni neri, e un naso molto mascolino. Il suo sguardo serio ma leggermente malinconico, colpì tutta la classe:
"Il suo nome è Wesley Peyron, e speriamo davvero che la nostra scuola gli piaccia! Vero caro?" disse rivolgendosi al diretto interessato.
"Oh...si, non vedo l'ora, professoressa." rispose sorridendo.
"Bene, allora... i libri dovresti già averli, perciò puoi andare a sederti vicino a Matt, quel ragazzino che..." la professoressa, si accorse che il ragazzino con la penna si era nuovamente accasciato sul banco, e pensando che stesse bighellonando o peggio, che stesse dormendo, alzò la voce terrorizzando tutti gli studenti:
"Si sta sempre attenti alle mie lezioni! Forza, un po' di vita signorino Wolfram!" disse sgridandolo.
Wesley prese il suo posto nel banco affianco a Matt, il quale cercò di essere più accogliente possibile con il nuovo arrivato. Il ragazzino si rivolse allo sguardo stranito e riservato che si trovava alla sua sinistra, con tutte le buone intenzioni:
"Ehm...ciao! Io mi chiamò Matt, e di solito non dormo durante le lezioni! Molto piacere!" il ragazzino sperava di aver colpito il nuovo arrivato, ma l'effetto fu esattamente il contrario:
"Piacere..." rispose freddo Wesley non guardandolo nemmeno negli occhi.
Mike, che aveva osservato la scena, si mise a ridere con fare goffo:
"Ah, nanerottolo! Sei proprio una frana nelle presentazioni! Lascia provare me..."
Il bulletto, esaltato come un gallo che canta alle prime luci del mattino, cercò di attirare l'attenzione di Wesley con cenni molto confusionari, e chiamandolo per nome. Il nuovo arrivato però non reagì ad alcuno stimolo, e continuò a guardare il vuoto oltre le finestre della classe, illuminate dal sole. Il bulletto non si arrese, e tentò di alzarsi, dato che la professoressa si era messa a sfogliare il registro: fu una pessima idea, visto che nonostante Loretta stesse leggendo, riuscì a percepire i movimenti del ragazzino meglio di un radar, che localizzò l'infrazione alla seconda fila di banchi, proprio dove lui si trovava:
"Non ho detto a nessuno di alzarsi. Rimani seduto, ci siamo intesi?" tuonò la professoressa, estirpando alla radice tutti i piani del bulletto:
"Non ci conviene farci sgridare dalla professoressa, o ci cacceremo nei guai." commentò Matt comprensivo "Diamogli tempo, scommetto che col passare dei giorni, si scrollerà di dosso tutta quella riservatezza, e diventerà un nostro amico!"
Gli occhi curiosoni di Matt osservarono gioviali l'espressione di Wesley, che si soffermava sul nulla, come se avesse avuto delle straordinarie visioni. Sembrava davvero che non ci fosse proprio niente che avesse potuto distogliere quello sguardo scuro ed annoiato.
Le lezioni di Loretta cominciarono, e perciò Matt non ebbe l'occasione di analizzare quei due occhi che parevano universi infiniti.

Nei seguenti giorni, Matt e Mike cominciarono a fare i salti mortali, nel tentativo di far integrare Wesley nella classe come un nuovo amico. Nonostante ciò Wesley era irremovibile: stoico quanto una montagna, non si voleva lasciar coinvolgere da nulla e nessuno. Durante gli intervalli, restava seduto al suo posto, composto e apparentemente educato, e leggeva, o altrimenti guardava l'inesistente orizzonte al di fuori della scuola. Dopo due giorni di inutili fatiche, Mike si stufò di fare la parte dell'angelo custode, e decise di lasciar cuocere Wesley nel proprio brodo. Anche Matt sembrò molto scoraggiato a riguardo, e decise di discutere della situazione con la sorella, per confrontarsi con lei, durante l'intervallo lungo del Giovedì pomeriggio.

Era la giornata della frittata di verdure. E come di consueto, Matt, schizzinoso com'era, non la sfiorò nemmeno con la punta della forchetta. Pranzando a metà, quando arrivò l'intervallo pomeridiano, il ragazzino aveva ancora una fame da lupi. Il ragazzino cercò la sorellina in cortile, come un prigioniero incatenato ad una palla di ferro, ma pochi istanti dopo si accorse che qualcosa non andava per il verso giusto: in quel cortiletto rettangolare l'atmosfera non era più la stessa. Il luogo era circondato da palazzi appartenenti alla scuola e agghindato da otto salici piangenti che si affacciavano verso l'interno, posti ai bordi della superfice; con i loro rami allungati e con le loro foglie vivaci, donavano un lieve e fresco sollievo dai raggi brillanti della grande sfera bruciante, che splendeva in cielo.
Solitamente, nel centro del cortile, fatto di cemento e colorato di un rosso sbiadito, molti ragazzini giocavano allegri, ed approfittavano del piccolo periodo di libertà dallo studio. Ma quella volta, in quel campetto non si avvertiva felicità, non si avvertiva alcun sorriso, non si avvertiva nemmeno la presenza degli studenti. Gli unici volti che passeggiavano in quel cortile esiliato dalle emozioni, erano visini spenti o rattristiti. Matt si posizionò al centro del cortile e si guardò attorno, in quel luogo che sembrava quasi non esistere:
"Ma che diamine sta succedendo?" esclamò, prima di starnutire un altra volta "Questo più che un intervallo è un mortorio! Evidentemente c'è qualcosa che dovrei sapere...se solo Mike non fosse assente! Lui è sempre così ben informato..." parlando nella sua testa, tra i tanti gruppetti che si erano accumulati sotto i salici piangenti, seduti e sconsolati, Matt scorse finalmente la sorella.
Il ragazzino si avvicinò a Jane con fare trionfante, quando all'improvviso, si accorse del triste volto della sorella, che si stava abbracciando con un amica. Venne subito coinvolto dal suo stato d'animo al primo sguardo:
"Jane...cos'hai? Non ti ho mai visto con quella faccia." disse Matt toccato dagli occhietti lucidi della sorellina.
"Sei il solito..." commentò Jane, che non riuscì nemmeno a controbattere con superbia come faceva sempre "Possibile che non te ne abbiano parlato? Ormai a scuola lo sanno tutti...tranne te."
Matt si sedette sotto il salice piangente vicino alla sorella, pronto ad ascoltare ogni minimo dettaglio:
"Mi dispiace. Ma ora tu puoi mettermi al corrente su ogni cosa, non trattenerti Jane." disse il fratello stringendole la mano, che la sorella scostò quasi subito, innervosita.
"E' da Lunedì scorso che è cominciata questa storia, ma fino a quando non ne sono rimasta coinvolta in prima persona, ero la prima a non credere a questa storia." cominciò a raccontare Jane, leggermente rincuorata "Questa settimana sono cominciati i compiti in classe, lo saprai anche tu, immagino. Questi compiti sono piuttosto decisivi, e nonostante siamo alle scuole medie, nessuno vuole sottovalutare queste verifiche..."
"Non dirmi che...la situazione riguarda l'esito di questi compiti in classe?!" esclamò Matt perplesso.
"Ebbene si." rispose affranta la sorella.
"Ma non è possibile che tu non li abbia superati! Abbiamo studiato assieme settimana scorsa, e mi sembravi preparata!" esclamò sorpreso Matt, rimanendo a bocca aperta.
"Fratellone, non superarli è una cosa, lasciarli in bianco è totalmente diverso!" rispose sempre più col morale a terra.
"E'...assurdo!" fu l'unica cosa che Matt riuscì a pronunciare, avendo inteso dove il discorso di Jane sarebbe andato a finire.
"Invece è proprio così: non sono l'unica a cui è successo. Io non so esattamente dirti cosa mi sia successo. Mi è capitato con tre verifiche diverse: nel momento in cui leggevo per la prima volta le domande che mi venivano poste, mi rendevo conto di non ricordarmi nulla di quello che avevo studiato. Questo nonostante il giorno prima mi sentissi preparata. E queste parole te le potrebbero ripetere decine di studenti come me." concluse Jane.
"Ecco perché ci sono così tanti assenti...avendo il tuo stesso problema, e temendo di lasciare i compiti in bianco, molti studenti non si sono presentati." constatò Matt osservando il cortile inanimato davanti a lui:
"Qui si parla di vere e proprie perdite di memoria Matt. Non sono più sicura di cosa rammento e di cosa invece, è stato rimosso dalla mia mente. Non sono più sicura di niente! E i grandi ovviamente, hanno liquidato il tutto come un calo di rendimento generale, nessuno ci vuole prendere veramente sul serio." commentò la sorella, che cominciava a bruciare tra le fiamme dell'ira "In realtà speravo che ti facessi vivo. Al momento tu sei l'unica persona su cui noi possiamo veramente contare. Sbaglio o anche Mike oggi è assente?"
Matt scosse la testa e fece uno sguardo sarcastico, poi con un sorrisetto vivace esclamò:
"Non credo che sia mancato per questioni...scolastiche. Sarà in giro da qualche parte a combinare chissà quale pasticcio...comunque non posso non crederti, Jane. Per cui farò delle domande in giro, cercherò di scoprire tutto quello che emergerà dagli abissi oscuri di questo bizzarro mistero..."

Mike, nel contempo, non era a casa a studiare.
Seduto sull'erba soffice del Parco Glorificus, Mike stava scribacchiando su un quadernino nero, con una piccola matita che lo aveva servito per tanto tempo.
La passione per la poesia era il suo piccolo segreto. Era l'unica cosa che riuscisse a schiarirgli la mente come un leggero soffio d'aria invernale. Un hobby che gli permetteva di sviluppare al massimo la sua ispirazione.
Non era certo un attività da bulletto della classe, per questo ogni tanto il ragazzino si assentava da scuola, per trovare un mondo governato dai suoi pensieri, abitato solo da strofe e parole, fatto di gioia e malinconia.
Mike non era da solo. La sua grande abilità con le parole era frutto di grande ammirazione da parte delle ragazzine più grandi di lui, e non di rado riusciva a conquistarle con le poesie, oltre che mostrando i suoi muscoli come una scultura greca, facendo il buffone. Al suo fianco, una ragazza ammaliata perdutamente da quello che scriveva, sembrava stesse provando la pace degli angeli, accarezzando la testolina rossa di Mike.
Poesia e conquiste amorose, il meglio che Mike avesse potuto desiderare!
Arrivarono le due del pomeriggio. La ragazza che gli aveva fatto compagnia, e che si era completamente infatuata del bulletto dal cuore sognatore si congedò, lasciandolo da solo, in quello spiazzo d'erba deserto e pacifico:
"Sono proprio un asso con le ragazze." pensò tra se e se Mike, facendosi quasi i complimenti da solo "Adesso che ci penso...non l'ho mai ringraziata per avermi insegnato così tante cose...se non fosse stato per Loretta, ora non riuscirei a scrivere come se fossi ispirato da una musa...e forse le ragazze nemmeno mi noterebbero!"
Mike rammentò l'enorme imbarazzo che provò quando inaspettatamente, bussò alla porta della professoressa di lettere, rosso come un peperone. Aveva voglia d'imparare, aveva voglia di sorpassare i più irraggiungibili limiti della fantasia, attraverso rime, strofe, e figure retoriche, solo Loretta avrebbe potuto permettergli di fare questo grande passo.
Quello fu probabilmente il giorno più appagante di tutti i tempi, almeno come professoressa, per la severa Loretta, che incredula decise di introdurre il bulletto alla poesia. Da quella mattina in poi, Mike si recava segretamente ogni fine settimana da Loretta, che in quei giorni ospitava il suo club della poesia.
Aveva davvero un talento naturale. Loretta era davvero fiera di lui, ed era felice di poterlo aiutare, anche se il tutto sarebbe dovuto rimanere dietro le quinte. Forse un giorno il bulletto sarebbe riuscito a non provare quella stupida vergona, ma quel momento non era ancora giunto nel corso del suo destino.

Mentre Mike era assorto nei suoi pensieri, intravide due strani bambini da lontano. Stavano correndo a più non posso, verso di lui. Perché dei bimbi delle elementari avrebbero dovuto distruggere quella serenità che si era creata così pacificamente?
Quando i due pargoletti furono abbastanza vicini, Mike notò immediatamente che i due stavano piangendo a dirotto. Prima che i bambini avessero potuto superarlo, Mike li fermò per cercare di consolarli:
"Ehi, marmocchi! Che vi prende? Dov'è la vostra mamma?" chiese con un tocco non proprio gentile.
"Stavamo...scappando!" rispose uno dei due bambini.
"Un bambino grande ci ha bucato il nostro pallone!" aggiunse l'altro mostrando il suo pallone di cuoio, fatto a brandelli.
"E poi...ci ha guardati male...mi ha fatto tanta paura!" continuò a lagnarsi il primo.
"Non ci vengo più in questo parco!" aggiunse il secondo pargolo, prima di separarsi da Mike.
I due bambini raggiunsero la madre poco lontano da dove avevano incontrato Mike, sembravano davvero sconcertati, come se avessero visto il lupo delle favole più spaventose.
In quel momento, visto che oramai la calma era letteralmente fuggita, Mike non riuscì a cosa pensare. Allora la sua curiosità decise per lui, e con uno sguardo da duro, decise di raggiungere l'area dei più piccoli.

Non avevano speso molta inventiva per costruire la zona dedicata ai bimbi di tenere età. Avevano semplicemente piazzato un altalena e un misero scivolo su una base fatta di plastica molle e cemento, contornata da qualche panchina di legno qua e la. Tuttavia, i bambini della zona che venivano a giocare nel luogo erano piuttosto numerosi, soprattutto durante i mesi estivi.
Mike fece un passo indietro. Non era sicuro all'inizio di aver azzeccato il posto esatto: era completamente deserto, non c'era anima viva in quel posto così giocoso ed esuberante.
Solo dopo qualche istante Mike si rese conto che il posto da dove i bambini lo avevano raggiunto era proprio quello.
Un pezzetto di stoffa del pallone di cuoio finì proprio a suoi piedi, spostato dal venticello primaverile, era la prova che non si era sbagliato.
Il ragazzino dai capelli rossi osservò la situazione con cautela. Era come se tutte le persone che solitamente frequentavano la zona si fossero volatilizzate, come fiamme, spente per sempre.
Qualcuno però, era rimasto. Seduto sulla panchina come un automa difettoso, Wesley se ne stava appollaiato, pensante, quasi in meditazione, accanto al suo zainetto scolastico. Mike posò lo sguardo sul volto del compagno di classe:
"Ma è davvero lui? E'...irriconoscibile." esclamò il bulletto preoccupato.
L'espressione di Wesley non era solo assorta come si poteva credere: il riflesso delle sue pupille era diverso, quasi famelico. Il suo volto era inquietante e malvagio, e pareva progettare la fine del mondo. Il suo sguardo sembrava quello di un morto vivente, che non era ancora deciso a morire.
Mike si avvicinò con un filo di noncuranza a Wesley, che non appena lo vide, lo squadrò con una terribile occhiata. Il bulletto non riusciva davvero a sopportare quella strana pressione che si era creata trai due, ma cercò di non pensarci.
Wesley si alzò di scatto, e decise di far udire per la prima volta il suo vero vocione:
"Cosa ci fai qui? Lasciami in pace, stavo cercando di concentrarmi."
"Beh, vedo che anche tu ti sei assentato da scuola...perché non passiamo la giornata assieme?" rispose Mike tentando di non aizzare troppo il nuovo arrivato.
"Non ci penso nemmeno. Sparisci." rispose Wesley senza il minimo ritegno.
"Adesso basta!" esclamò Mike furente "Il tuo comportamento mi ha stancato. Non solo sei incredibilmente antipatico, ma oltretutto ti diverti a terrorizzare i bambini. Solo io posso farlo! Se non la smetti con questa tua aria da primo della classe, ti farò capire che con me non si scherza affatto."
"E' una minaccia questa? Sai...non aspettavo altro." rispose Wesley impassibile, tirando fuori dal suo zainetto un pallone da calcio bianco, dai contorni colorati a forma di cerchio.
Mike in quel momento si mise a ridere in maniera plateale ma disinvolta, da bravo leader dell'altezzosità:
"Vorresti colpirmi con quel pallone? Sappi che ci vuole ben altro per..." il bulletto, non avendo fatto attenzione ai movimenti di Wesley, non fece nemmeno in tempo a vedere il pallone che gli arrivò dritto sul muso, veloce come un missile.
Mike venne scaraventato sull' altalena, che essendo piuttosto fragile, crollò rovinosamente sul povero bulletto, che per miracolo non finì schiacciato, giusto per qualche centimetro.
Wesley aveva davvero tirato una cannonata che nemmeno i più grandi goleador avrebbero potuto sfoderare. Il purissimo pallone d Wesley aveva abbattuto Mike come un onda impetuosa.
Con un sorriso sinistro, e con i suoi occhi che luccicavano soddisfatti, nascosti dal suo ciuffo biondo, Wesley decise di andarsene. Lasciò il suo compagno di classe esanime dove l'aveva scagliato:
"E questo è solo il principio..." sussurrò al silenzio, ridacchiando.
 
Top
view post Posted on 7/5/2013, 22:45     +1   -1
Avatar

Black Lady

Group:
Member
Posts:
5,223

Status:


Un capitolo leggero, se non forse per l'ultima parte.
Diciamo che ogni tanto mi fai tirare un sospiro di sollievo. Tutta quest'adrenalina è estenuante XD
Comunque davvero un bel capitolo, semplice ben spiegato e pieno di misteri. Insomma la perdita di memoria, e questo Weasly. Mi chiedo come sia possibile che Mike non abbia capito subito che il pallone era una Risorsa... Insomma chi mai userebbe pallone per colpire qualcuno (a parte :conan: ovviamente).
Inoltre mi piace questa cosa che a Mike piaccia la poesia e che ormai è diventato amico di Matt, fa di lui un ragazzo simpatico. Insomma non sempre i bulli sono insopportabili, certe volte nascondo altro, e Mike è uno di questi.
Povero Matt che ha l'allergia... Lo capisco, insomma non proprio, per fortuna non soffro di allergia, ma la mia migliore amica sì ed ogni volta è uno straccio...
Bravissimo!! Davvero un bel capitolo ;)
 
Top
view post Posted on 8/5/2013, 22:10     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


Grazie ancora! :D

Beh...questo capitolo introduce una nuova vicenda...e non sempre sarà così tranquillo! xD
Mike, non ci ha proprio pensato...anche perché in realtà non ne ha avuto il tempo.


Comunque che carine le allegre coppiette :ran: :shin: e :heiji: :kazu:
Mi è piaciuto che sia stata Ran ad insegnargli a leggere, almeno non fa troppo il saccente come al solito. E poi entrambe le coppie sono molto spontanee. King Kogoro è maestoso, mi piace molto come personaggio! Ma che succede se li scopre? Ahi ahi...speriamo bene! Mi sta piacendo molto la tua FF ^^
 
Top
view post Posted on 9/5/2013, 06:51     +1   -1
Avatar

Black Lady

Group:
Member
Posts:
5,223

Status:


Grazie ^^ Sono contenta ti piaccia ;)

Comunque immaginavo che Mike, non se ne fosse accorto perché è successo troppo in fretta ^^
 
Top
view post Posted on 17/5/2013, 20:03     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


Eccomi qui, in ritardo!
6.2 Chi è Wesley?


Dopo una giornata di scuola particolarmente impegnativa, Matt aveva ancora carburante da vendere. Sentendosi come un segugio di Scotland Yard, era pronto per cominciare ad indagare su quello che stava accadendo nella sua scuola.
Il ragazzino, dopo aver comunicato apertamente le sue intenzioni alla sorellina, che tornò a casa a studiare, si diresse trionfante davanti al porta vetrata che dava all'ingresso della scuola. La bidella della scuola però, sembrò decisamente contrariata, e dopo avergli letteralmente chiuso la porta in faccia, ululò:
"La scuola è chiusa! Non voglio ulteriori marmocchi in giro a sporcarmi tutto!"
"Ma io devo assolutamente entrare! E' una questione di massima importanza!" cercò di giustificarsi Matt.
"I club di ripetizione cominceranno settimana prossima! E chissà che inferno che faranno saltar fuori. Per questo, prima di quella data, gli orari si rispettano, vai a casa!" ruggì la piccola e paffuta bidella, prima di cominciare a pulire il pavimento dell'ingresso.
"E' sempre la solita antipatica!" si lamentò Matt, prima che una lampadina si accese nella sua testa "Che stupido...non avevo pensato al retro. Potrei entrare da li scavalcando il cancello che conduce alla palestra, e da lì sarà un gioco da ragazzi intrufolarmi nei corridoi!"
Il ragazzino, cercando si essere furtivo più possibile - per quanto i suoi movimenti, forzati e scoordinati, glielo permettessero - si diresse alla cancellata che conduceva ai parcheggi riservati ai professori e alla palestra. Con suo grande sorpresa trovò i cancelli spalancati, e pensò davvero che, per una volta, la dea bendata lo avesse finalmente baciato.
Nel momento in cui il ragazzino mise piede nel parcheggio, percepì una presenza sinistra, fugace, che si stava avvicinando incessantemente. Matt si nascose dietro la fiammante auto da corsa della professoressa di matematica, e dopo essersi appostato, aspettò impaziente la venuta del suo inseguitore. Sentì dei passi. La presenza era sempre più vicina.
Nonostante la tremarella che cominciava a percorrergli ogni granello del suo corpo, Matt decise di affacciarsi dal suo nascondiglio. Era ancora pieno giorno, ma non si vedeva nemmeno l'ombra di un essere vivente, e quei rimbombanti passi non cessavano di aumentare la loro intensità:
"Ma chi è che si sta avvicinando? Da dove viene? Perché ce l'ha con me?!"
Una mano gli sfiorò la spalla, e il ragazzino non trattenne le sue grida isteriche, almeno fino a quando non si accorse di chi l'aveva toccato:
"Sei il solito frignone! Non sei riuscito nemmeno a capire da dove ti stavo raggiungendo? Sei sordo o che cosa?" esclamò Mike spazientito.
Appena Matt riuscì a voltarsi, non poté fare a meno di notare i vestiti stropicciati e leggermente sporchi del bulletto. Inoltre, venne particolarmente colpito dal naso dell'amico: dall'incontro spiacevole con Wesley, il bulletto aveva ricavato una brutta frattura del setto nasale, oltre che un grosso spavento. Il suo naso era paragonabile ad un rubinetto difettoso, che aveva perso piccole gocce scarlatte:
"Santi numi!" esclamò Matt impressionato "Il tuo naso! Mike, dobbiamo correre all'ospedale! Oh, accipicchia!"
"Calmati nanerottolo!" rispose Mike, vedendo che Matt si stava spaventando più del previsto "Non fare quelle scene, non è nulla di irreparabile, anche se devo ammettere che fa piuttosto male..." concluse il bulletto, tamponandosi il naso malconcio con un fazzoletto di carta.
"Cosa diamine hai combinato per ridurti in questo stato?!" gli chiese Matt ancora scosso.
"Il nostro carissimo compagno di classe ha dimostrato tutto il suo affetto...tirandomi una pallonata che non sono nemmeno riuscito a carpire con gli occhi. In quel momento aveva la guardia abbassata, e la mia Risorsa non ha fatto in tempo a proteggermi." spiegò il bulletto con fare saccente "Mi sono rifugiato qui perché avevo paura che lui ti venisse a cercare, a quanto pare i modi amichevoli lo irritano particolarmente."
"Mike...non dovevi! Non ho bisogno di essere sempre protetto da qualcuno." rispose Matt colpito dall'altruismo di Mike. Il ragazzino poi, imbevendo un altro fazzolettino con dell'acqua, cominciò a medicare l'epistassi dell'amico:
"Ti ringrazio, davvero. Starei ancora scappando dalla mia vita, se non fosse per te. Ma non sono più la damigella in pericolo della situazione, capito? Non potrei sopportare che una persona si sacrificasse per proteggermi, ancora una volta." sussurrò Matt sorridendo, cercando di alleviare più possibile il dolore del bulletto.
"E va bene gnomo, cercherò di stare più attento." rispose Mike ricambiando il sorriso di Matt con un espressione quasi da fratello maggiore "Allora, infermiere nano...non resta che andare al pronto soccorso...oggi Loretta aveva dei colloqui con altri professori, per cui sarà ancora a scuola, mi accompagnerà lei. Mi raccomando però, acqua in bocca sulla causa del mio naso rotto, intesi? Solo la nostra O.A.G dovrà sapere la verità."
"Avrò la bocca cucita, te lo prometto. Parola di gnomo."

Quando Loretta vide i suoi due pupilli irrompere nella stanza, ove la riunione degli insegnanti della sezione R si stava svolgendo, ebbe come un mezzo infarto. Come se non bastasse, il naso malridotto di Mike le provocò un leggero mancamento soltanto al primo sguardo. All'inizio, non si capì nemmeno chi avesse più bisogno di andare all'ospedale.
Fortunatamente, dopo le prime reazioni esplosive, la professoressa di italiano riuscì a mantenere salda la calma e la concentrazione, sfrecciando con la sua jeep verde scuro verso il pronto soccorso più vicino. La guida della cinquantatreenne era tranquillamente comparabile alla sua abilità con le parole, tant'è che riuscì a raggiungere l'ospedale più vicino in nemmeno venti minuti. In quel lasso di tempo, Matt tornò a casa come se non fosse successo nulla, proprio come sempre.

I minuti passarono come velocissimi fotogrammi di una pellicola infinita. Durante la cena, dopo essersi guardati negli occhi, quasi avessero potuto discutere in silenzio, i due fratelli decisero di comunicare alla madre i loro dubbi più reconditi:
"Mamma...non hai ancora sentito della nuova "leggenda metropolitana", inventata dagli studenti della mia scuola?" disse Jane, cercando di attirare a sé l'attenzione.
"Sentiamola. So riconoscere una storia vera da una pura invenzione." rispose Leila spavalda.
"Molti studenti hanno lasciato i loro compiti in bianco, sembra che tutti coloro che non hanno passato le verifiche abbiano misteriosamente perso la memoria..." disse rapidamente la ragazzina, cercando di risultare molto distaccata, rivolgendo lo sguardo alle mute pareti attorno a lei.
I due fratelli stavano sulla difensiva. Non si sarebbero aspettati altro che delle categoriche e definitive smentite, visto che per come si presentava, la storiella di Jane era più inverosimile di una fiaba per bambini piccoli:
"In quanti siete?" chiese Leila incuriosita, pietrificando dallo stupore i due ragazzini.
"Chi ti ha detto che sono coinvolta pure io in questa storia?" rispose Jane non smettendo di osservare la madre con tutta la sua ammirazione.
"Se me l'hai raccontato, significa che questo problema ti interessa direttamente, altrimenti avresti lasciato perdere. Non ti impicci mai degli affari altrui." rispose con un sorrisetto, inclinando leggermente la testa e incrociando le braccia "Di cosa vi stupite?! Conosco i miei polli come le mie tasche..."
Ci fu un imbarazzante momento di quiete. I due fratellini cominciarono a fissare la madre con sospetto, socchiudendo gli occhi, simili a piccoli rettili perspicaci. Alla fine, quando lo sguardo della madre si tradì, mostrando irrimediabilmente una mezza risata, Jane e Matt gridarono all'unisono:
"Lo sapevi già! Imbrogliona!"
"Ehm...potrei aver ricevuto la telefonata da un...amico." cercò di giustificarsi Leila "Un amico che mi ha rivelato questa bizzarra situazione che si è creata nella vostra scuola..."
"Chester!" gridò Matt, facendo risuonare la voce in tutte le pareti assordate.
"Non penserete mica di tenerci in disparte vero?" gridò con altrettanta voce la sorella, più forte di una pescivendola al mercato.
"Certo che no. Ma dobbiamo capire se ci sia lo zampino dei Green Blood, oppure se le cause riguardano altro." rispose Leila, cambiando tono di voce, e trasformando ogni sospiro in una solenne dichiarazione.
"Credo di avere la pista giusta." disse Matt alzandosi in piedi, e poggiando con decisione le mani sul tavolo "Recentemente hanno mandato nella nostra classe uno studente che veniva da Mukirain, un ragazzo di nome Wesley. All'inizio ci sembrava semplicemente scontroso, ma poi Mike si è reso conto a suo spese, di quanto quel folle sia pericoloso." il ragazzino prese rapidamente il suo telefonino e lo appoggiò sul tavolo, mostrando alla sorella e alla madre una foto del bulletto "Guardate. Gli ha rotto il naso con una pallonata!"
"Ma come ha fatto a fargli così male con pallone? Pensavo che Mike fosse un ragazzo tutto d'un pezzo..." commentò Jane.
"Mio Dio..." sussurrò Leila scioccata "Un risultato del genere può essere causato soltanto dal potere di una Risorsa. Non c'è alcun dubbio."
"Ma mamma, avevi detto che le Risorse non possono obbedire ad un essere umano, se questo non possiede degli ideali puri o almeno condivisibili!" le rispose Matt preoccupato, stringendole il braccio "Ora... non so più a cosa credere!"
"Ho paura che ci troviamo di fronte alla prima Risorsa che non rispetta queste leggi...dobbiamo trovare questo Wesley. Se la sua Risorsa finisse in mano ai Green Blood, non oso immaginare cosa potrebbe accadere!" rispose Leila, cercando di confortare il più possibile i suoi pargoletti, nonostante la pessima situazione.
Gli occhietti timorosi dei due fratelli cominciarono a splendere come gemme color nocciola, che esprimevano tutta la loro perplessità. Temevano che le loro Risorse avessero in qualche modo potuto ribellarsi, e che loro sarebbero potuti diventare esattamente come Wesley. Leila, che lesse attraverso quegli occhi insicuri e spaventati, decise di rincuorare i ragazzini, cullandoli nel suo affetto:
"Jane, Matt, venite qui, vicino a me." affermò Leila, mentre i due le obbedirono all'istante.
La madre li prese fra le sue braccia, e sfiorandoli con le ciocche dei suoi folti capelli, parlò loro a quattrocchi:
"Ci sarà sicuramente qualcosa dietro questa brutta storia. Non me ne intendo di misteri, tuttavia sono ciecamente sicura di una cosa: voi due, non avete nulla di malvagio nei nostri cuoricini, credetemi, l'avrei già avvertito." disse con voce sincera l'amorevole madre "Se proprio dovessi cercare dei difetti in voi... direi che siete tremendamente ingenui, particolarmente dispettosi, un po' piagnucolosi, troppo irruenti, e infinitamente scorbutici. Ma il male non risiederà mai in voi, credetemi. Avete solo tanto da scoprire, tanto da imparare. Non temete, le vostre Risorse vi guideranno sempre nella vostra vita, e non vi abbandoneranno mai. Non dubitate mai di voi stessi. Siete dei ragazzini speciali, dal cuore d'oro zecchino." concluse Leila, ridacchiando intenerita.
Dopo quel discorso sconclusionato, ricolmo di speranza e di una squisita bontà, Matt e Jane abbracciarono la madre, tirando un sospiro di sollievo, provando quella serenità che solo una madre poteva donar loro. Almeno fino a quando, nella testa dei due fratelli, non echeggiò qualcosa:
"Io sarei infinitamente scorbutica? Ma come ti permetti!" disse Jane facendo vibrare tutta la sua voce contrariata "E poi...sarei dispettosa? Ma lo sappiamo tutti che comincia sempre Matt a litigare! Altro che scorbutica, questa è diffamazione bella e buona! In questa casa sono la vittima di due carnefici!" concluse la ragazzina, che irritata, decise di chiudersi in bagno per l'offesa.
Leila fece una risatina, non riuscendo ad arrabbiarsi con l'amata figlia, divertita dalle singolari reazioni di Jane:
"Direi che anche questo volta è riuscita a trovare il pelo nell'uovo." esclamò la madre amena "Tua sorella quando ci si mette è davvero un mostro di simpatia!"
"Togli la parola "simpatia", mamma. Quella è la descrizione perfetta per una lunatica come lei! Non cambierà mai..."
"Guarda che ti ho sentito!" rispose furente Jane.
I fratelli incominciarono un nuovo ed estenuante battibecco, mentre Leila si concesse qualche minuti per farsi quattro risate, prima di riprendere i suoi ragazzi, per l'ennesima volta. Arrivò presto l'alba di una nuova giornata.

Le dita frenetiche di Matt tamburellavano sul banco, solleticando l'udito di tutti i suoi compagni di classe, e denotando la sua inguaribile impazienza. Aspettava che Mike arrivasse, per poter parlare con lui dell'aggressione che aveva subito.
Il bulletto però, quel giorno, non riuscì ad entrare in classe con la sua solita flemma e con la sua camminata piena di spavalderia: per la ferita causatagli da Wesley, il bulletto, dopo essere stato operato, aveva un enorme cerotto azzurro che, sovrastava il suo malinconico volto. Non si era mai sentito così ridicolo in tutta la sua vita.
Camminando a testa bassa, Mike si diresse verso il suo banco, mentre tutti i compagni di classe, colta finalmente l'occasione per sbeffeggiarlo, cominciarono a ridere di lui, commentando malignamente la sua sfortunata condizione. A volte i bambini possono essere davvero crudeli.
Mike era un tipetto tutto pepe, e per questo non si depresse per quelle prese in giro, tuttavia cominciò a provare una rabbia tutta nuova per lui, un sentimento triste che non poteva scrollarsi di dosso in alcun modo.
Prima che la situazione degenerasse, tutta la classe venne scossa da un fortissimo fragore: Matt aveva sferrato un fortissimo colpo al suo banco, e non riuscendo a trattenersi del tutto, riuscì a sformarlo, ammaccandolo proprio al suo centro:
"Fate silenzio...SILENZIO!" sbraitò Matt d'un tratto furibondo "Chiunque esalerà anche solo un flebile sospiro, se la vedrà con me!" continuò il ragazzino con uno sguardo incattivito.
Quella per Mike non sembrava una giornata come un altra. In quel breve lasso di secondi, aveva provato delle emozioni del tutto nuove, e per la prima volta, un amico lo aveva difeso apertamente, mettendosi contro l'intera classe. Quel giorno sembrò davvero valere un anno di vita. E questo lo fece sentire davvero a casa.
Mentre Matt, per nulla intimorito da tutti gli alunni che aveva attorno, cominciò a discutere urlando come a lui riusciva molto bene, si sentì la presenza glaciale della professoressa di italiano. In poco più di un secondo, tutti gli studenti tornarono al loro posto e in silenzio, come attori pronti ad entrare in scena sul palco.
Loretta sembrava più spaventosa del solito. I suoi occhi celestiali emanavano uno sguardo infernale, era davvero di pessimo umore. Mike si girò verso Matt, senza fiatare, e muovendo semplicemente le labbra, espresse con una sola parola, tutta la sua gratitudine. Matt sorrise, e poi guardò il banco vuoto alla sua sinistra: Wesley era di nuovo assente.

Non fu difficile convincere Loretta a fare da intermediaria, per farsi dare un permesso speciale dal preside, che avrebbe consentito alla O.A.G di usufruire della piccola sala computer della scuola, dopo le lezioni. Ovviamente, i due studenti si finsero entrambi dei messaggeri della O.A.G, per non far saltare la loro copertura.
Mentre Leila si sarebbe occupata della strana perdita di memoria degli studenti, Matt e Mike avrebbero indagato sul misterioso Wesley. La povera Jane invece, fu costretta a rimanere a casa da sola, per studiare a più non posso, fino allo sfinimento.
Tramite la rete, Leila non riuscì a trovare alcuna informazione soddisfacente, perciò decise di tornare al suo lavoro di medico legale per il resto della giornata. Al contrario, Matt e Mike riuscirono a trovare qualche piccolo indizio:
"Ecco qui!" esclamò Matt esultante "Questo vecchio articolo di giornale parla del crollo di una palazzina, a causa di una deflagrazione, provocata da una fuga di gas. Il tutto è avvenuto a Mukirain, ed indovina un po' chi è rimasto coinvolto..."
"Wesley?" provò ad indovinare Mike.
"Si. Wesley e la sorella maggiore, una ragazza di nome Fannie. Purtroppo sembra che lei non sia sopravvissuta alla tragedia..." disse Matt mostrando un volto scoraggiato, rivolgendosi al bulletto "Mettiamo caso che anche Wesley sia deceduto in quella tragedia, e supponiamo per un momento che il suo corpo non sia mai venuto alla luce...stai pensando a quello che penso io?"
"Ma, allora...questo significa che, secondo la tua teoria, il vero Wesley non avrebbe mai potuto raggiungere la nostra scuola! E si spiegherebbe anche perché il ragazzo abbia poi deciso di trasferirsi in questa zona: in questo modo, cambiando totalmente la sua cerchia di amici, nessuno potrebbe mai accorgersi del suo comportamento diverso. Probabilmente vivrà da solo!" esclamò Mike, che al primo impatto, trovava l'idea dell'amico particolarmente incalzante.
"Esatto! Non trovo altra spiegazione. Qualcuno ha preso il posto di Wesley, ed è riuscito ad ingannare una Risorsa. In questi giorni, sta cercando di combinare qualcosa alla nostra scuola." rispose Matt come uno scienziato ispirato.
"Aspetta un attimo. Se non si tratta di un Green Blood, di chi mai potrebbe trattarsi?" chiese Mike dopo aver scovato non pochi interrogativi nelle elucubrazioni frettolose di Matt.
"Ehm...non ne ho idea. Magari qualche stregone malvagio...o forse un ricercato..." mentre Matt dava libero sfogo alla sua fantasia, librandosi nell'immaginazione più fervida, il bulletto, che invece aveva ancora i piedi inchiodati a terra, lo guardò con profonda diffidenza.
Eppure, era proprio quell'ingenuità che in quel momento lo stava facendo sentire un vero amico.

Le ricerche dei due ragazzini durarono fino a sera. I loro occhi videro scorrere migliaia e migliaia di parole, attraverso lo schermo quasi abbagliante del computer che stavano consultando. Con gli occhi oramai affaticati, e un accenno di mal di testa, i due ragazzini decisero di levare le tende. Dalle loro espressioni stravolte, in molti avrebbero scambiato i due per morti viventi, o per burattini stravolti dal lavaggio del cervello; tuttavia non era ancora tempo di spegnere la mente, perché qualcosa che non avevano calcolato stava per accadere:
"Silenzio!" disse Matt mettendo in guardia Mike, dopo aver aperto leggermente la porta della sala computer "Uno dei professori è ancora nella scuola, credo che stia parlando con qualcuno...è tutto troppo riservato, non mi piace per niente."
"Questa è la voce di Loretta, ne sono sicuro! Riesci a vedere con chi sta parlando?" chiese Mike allarmato.
"Sono due persone. Si stanno lamentando di qualcosa...ma non riesco a capire di cosa si tratti." in un lampo, attraverso quel piccolo spiraglio nell'ombra, Matt vide gli occhi scintillanti di Loretta puntare proprio verso di lui. Due sfere verde acqua, abbaglianti come mille lampadine, riuscirono quasi a paralizzare il ragazzino, che spaventato e tremante, chiuse la porta dietro di sé:
"La professoressa sta venendo qui! E noi saremmo dovuti uscire almeno un ora fa!" esclamò Matt quasi in preda ad uno sorta di attacco di panico silente.
"Dalla finestra, presto!" suggerì Mike "E' l'unico modo per non metterci nei guai, abbiamo ben altre cose a cui pensare!"
Visto che la sala computer si trovava al piano terra, fu davvero un gioco da ragazzi saltare dalla finestra, atterrando sul marciapiede davanti all'ingresso della scuola. Mentre Matt e Mike tentarono di ripararsi dagli occhi quasi onniveggenti di Loretta, che si affacciò dalla finestra, vigile più di un'attenta civetta, due persone uscirono dall'ingresso della scuola.
Matt sapeva che quei due interlocutori con cui Loretta stava parlando erano quegli individui che, nell'evanescente buio della sera, stavano passando proprio davanti al suo sguardo.
Era tempo di attuare un pedinamento coi fiocchi. Seguire due ombre della notte non sarebbe stato troppo complicato, per due ragazzi dotati come loro.

Durante la sera, Calvas si animava di luci festose e delicate, che costituivano la via lattea di tutto il territorio: mentre i lampioni rallegravano un po' quell'atmosfera di periferia, il silenzio e la quiete regnavano su una città in estasi, ma tranquilla allo stesso tempo. In quell'ambiente quasi surreale, la coppia di mini-detective seguì le due persone sospette per almeno dieci minuti, finché non le videro entrare in un portone di un condominio, non troppo lontano dalla scuola. Sfortunatamente i due non riuscirono ad intercettare il portone, che si chiuse causando un rumore improvviso, proprio davanti a loro:
"E' chiuso! E ora che cosa dovremmo fare?" esclamò Matt scoraggiato.
"Ehm...forse riflettere, Matt." disse Mike cercando di trattenere il suo stupore "Credo che tu abbia fatto cilecca, e questo vuol dire che siamo al punto di partenza." disse Mike indicando all'amico il citofono di fronte a lui.
"Ma...qui c'è scritto Famiglia Peyron!" esclamò Matt, vedendo le sue bizzarre teorie svanire come un castello di sabbia esposto alle onde "Allora...i suoi genitori si sono trasferiti con lui! Inoltre se hanno parlato con la professoressa, significa che lo stanno cercando!" concluse rammaricato.
"Senti Matt, se c'è una cosa che credo di conoscere sul serio, è l'istinto di un genitore. Se qualcuno si fosse spacciato per Wesley, non avrebbe mai permesso ai genitori del ragazzino di seguirlo. Prima o poi avrebbero scoperto la verità, non credi?" disse Mike ragionando da grande segugio.
"Umh...hai ragione, sarebbe illogico tutto ciò. Questo vuol dire che è Wesley che comanda la Risorsa, e che è proprio lui, in carne ed ossa, ad avere questo comportamento aggressivo..." ammise Matt un po' imbarazzato.
"E' un primo passo." affermò Mike stringendo la spalla di Matt, come l'alleato fedele di un piccolo soldatino coraggioso "Torniamo a casa ora, le nostre mamme ci mangeranno vivi, se arriveremo tardi a casa!" esclamò Mike, con tono realista.
Matt fissò ancora una volta quel citofono, e quel cognome, che gli rimase stampato nella mente come inchiostro indelebile. Ed ogni volta che lo pensava, gli ritornava in mente quel volto apatico, che in fondo, era anche molto triste. Matt continuò a chiedersi se davvero, dietro a quella semplice espressione da ragazzino, si poteva nascondere un piccolo demone che non conosceva la pietà. Quel dubbio lo tenne sveglio per buona parte della notte. Desiderò con tutto se stesso che nessuno dei suoi amici sarebbe potuto cambiare, per sempre.

Il giorno dopo, Matt si svegliò di soprassalto, un nuvoloso e scontroso sabato. Si era svegliato all'alba delle dieci, e dormire troppo gli aveva provocato una lentezza ed una stanchezza poco invidiabili.
Dopo una riunione della sua O.A.G - che oramai da tempo attendeva un nome vero e proprio - all'insegna della professionalità e della ricerca, Matt decise di fare quattro passi vicino alla sua scuola:
"Come può una persona cambiare da un momento all'altro?" si chiese Matt pensieroso "Il tempo ha davvero tutta questa importanza? E se anche io cambiassi in qualcosa di diverso? Ah...a che serve farmi tutte queste domande...se non mi ascolta nessuno..."
"Credo di aver capito quello che pensi." rispose una tenera vocina alle sue spalle, cosa che fece sobbalzare quell'emotivo ragazzino.
"Ah! Professoressa! Poteva anche avvisarmi, avete tutti questo bruttissimo vizio di comparire alle mie spalle!"
"Oh, scusami." rispose Loretta garbata "Ma la colpa è tua. Eri talmente assorto dai tuoi pensieri che nemmeno mi hai notata. Comunque non sono riuscita a non udire la tua voce, caro Matt. Hai paura che la tua realtà cambi, non è vero? Hai timore che l'adolescenza possa mutare i tuoi veri amici in qualcosa di diverso, non è così?"
"Esattamente, professoressa." rispose Matt un po' giù di morale "E' una reazione strana per un ragazzino?"
"Beh, tenere particolarmente alla propria realtà significa possedere certi punti di vista e modi di essere che difficilmente cangiano, perché essi, sono i nostri tratti che ci caratterizzano." spiegò Loretta con un sorriso soddisfatto "In questo modo, dimostri di conoscerti piuttosto bene, per questo credo che ci sia un pizzico di maturità dietro tutto questo."
"Maturo io?! Lei è troppo gentile!" rispose Matt gioviale.
"Non preoccuparti, signorino Wolfram. I veri amici non ti lasceranno mai."
In quello strana conversazione, Matt si sentì proprio a suo agio, con una persona che poteva comprenderlo meglio di quanto non sembrasse in realtà. Per lui era quasi come parlare con se stesso. Tuttavia, fuori da quell'accogliente atmosfera, oscure forze stavano agendo in incognito.
Maestra e allievo, grazie al silenzio, udirono dei lamenti provenire dal cortile della scuola, e perciò si fiondarono verso quei flebili sospiri: uno studente della scuola giaceva a terra, con un occhio nero, un polso slogato ed altre piccole escoriazioni, dovute ad una caduta:
"Cosa ti è successo?!" gridò Matt al malcapitato.
"Vedi...il cancello della scuola? C'è un cartello, da cui si potevano strappare degli inviti per un torneo di calcio, che si terrà proprio oggi. Quello li... mi ha sottratto il mio biglietto con la forza!" disse a fatica lo sfortunato ragazzino.
"Non voglio pensare che..." biascicò Loretta preoccupata.
"Non possiamo negare l'evidenza professoressa, stiamo pensando entrambi alla stessa persona." disse Matt determinato "Lei porti questo studente al pronto soccorso, per il resto me ne occupo io."
"Non posso lasciarti affrontare un ragazzino così pericoloso!" tuonò la professoressa, del tutto contraria.
"Non gli torcerò un capello. Non si preoccupi." rispose Matt, dovendo difendere la sua copertura e l'identità della sua O.A.G "Ma almeno cercherò di dissuaderlo, magari gli impedirò di fare qualche sciocchezza. E' il minimo che possa fare."
Loretta venne colpita dal grande spirito della giustizia di Matt, che come un prode cavaliere, voleva mettere la sua esistenza a repentaglio, pur di salvarne delle altre. Il suo volto parlava ben chiaro, la sua espressione era inconfondibile:
"Stai attento, capito?" lo pregò la professoressa.
Matt annuì, soddisfatto e sicuro di sé, e poi cominciò a correre a più non posso, verso un campetto non eccessivamente distante da dove si trovava.
Wesley era già arrivato a destinazione, e stava battendo il calcio d'inizio. Anche il suo sguardo diceva tutto per lui: sembrava volesse dichiarare guerra al mondo intero.
 
Top
view post Posted on 18/5/2013, 09:29     +1   -1
Avatar

Black Lady

Group:
Member
Posts:
5,223

Status:


Wow... Diciamo che anche se è un capitolo un po' più tranquillo per quanto riguarda la storia, ma è comunque movimentato per il lettore, perché dà nuovi misteri su cui riflettere.
Mi piace la coppia Mike e Matt, sono una bella squadra ed è bello vedersi difendere a vicenda, sembrano quasi più fretelli loro che Jane e Matt.
Per quanto riguarda Wesley, questo ragazzo sta cominciando a darmi davvero sui nervi, chissà cosa nasconde davvero.
Complimenti per il bel capitolo ;)
 
Top
view post Posted on 18/5/2013, 14:04     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


Grazie :)
Si, è vero che ora Mike e Matt vanno molto d'accordo, ma si sa, i fratelli a volte sono completamente diversi, e a volte incompatibili! xD
Wesley ti sta antipatico? Perché?! xD A parte gli scherzi, ci sono molti misteri, ma pian pianino il nodo si scioglierà. ^_^
 
Top
view post Posted on 28/5/2013, 17:25     +1   -1
Avatar

Happy Happy 10

Group:
Member
Posts:
1,955

Status:


6.3 Promesse


"Sbrigati, sbrigati, sbrigati!" si ripeté Matt nella testa, mentre si dirigeva verso il campetto da calcio di un oratorio vicino. Avrebbe potuto trasformarsi in un campo di battaglia da un momento all'altro.
Proprio a fianco di una splendida chiesa argentata in stile gotico, un piccolo campo da calcio a cinque prendeva tutto il suo spazio, coperto da un soffice tappeto d'erba, e addobbato da delle rudimentali gradinate che fungevano da spalti. Era il piccolo gioiellino della zona, e non di rado talentuosi ragazzini organizzavano dei tornei proprio in questo luogo.
Dalla strada che stava percorrendo, Matt poteva già scorgere alcuni ragazzini che stavano tornando negli spogliatoi, ma sfortunatamente c'era un altissima cancellata grigiastra che lo separava dal suo obbiettivo. Il ragazzino afferrò le sbarre del cancello come un carcerato rassegnato, cercando di intravedere qualcosa attraverso l'ostacolo:
"Ma dov'è, dove si trova? Speriamo che nessuno si sia fatto male..." disse Matt tentando di rincuorarsi, sempre più preoccupato e ansioso.
Il ragazzino dovette fare il giro dell'isolato, per raggiungere l'entrata secondaria dell'oratorio. Ormai senza fiato, con la lingua secca e la fronte sudata, il ragazzino raggiunse un piccolo cancelletto, che conduceva all'entrata dello stabilimento: una stradina sterrata, coperta da archi fatti di cespugli, abbelliti con delle rose adagiate su tutta la loro superfice, fece credere a Matt di essere entrato nel paradiso terrestre, dopo un semplice battito di palpebre.
Il ragazzino dovette concedersi un attimo di tregua, e così i suoi polmoni poterono rinvigorirsi, respirando quell'aria di rugiada, purissima e naturale. Tuttavia, Il risultato di tutto ciò, fu un sonoro starnuto. Solo in quel momento Matt si ricordò della sua allergia, e quel momento idilliaco finì ancor prima di cominciare.
Quattro ragazzini dai volti tristi, con ancora le scarpe da calcio, incrociarono il piccolo Matt, appoggiato ad un muretto di mattoni, mezzo sfinito. Il ragazzino con la penna li osservò subito come un infermiere scrupoloso, e chiese loro come si sentissero. Il capitano della squadra parlò per tutti e quattro i ragazzini. Sembravano davvero affranti, col morale sotto i tacchetti delle loro scarpe:
"Se sei giunto fin qui per il torneo sei in ritardo. I giochi si sono già conclusi." esordì il ragazzino, guardandosi le macchie d'erba che erano rimaste sulle sue scarpe arancioni "Comunque non so di cosa ti preoccupi, noi stiamo benissimo. Siamo stati semplicemente stracciati, tutto qui, è stato un torneo a senso unico."
"Avete per caso visto un ragazzino alto, dai capelli lisci e biondi? Ha fatto qualcosa di strano?" chiese Matt impaziente.
"Perché non glielo chiedi di persona? E' ancora nel campetto con la sua squadra." rispose cordialmente il ragazzo, che si congedò.
Il ragazzino si diresse al campetto in tutta fretta, sembrava davvero che non potesse avere un attimo di respiro, nella frenetica corsa verso il male. Sarebbe bastato girare l'angolo e svoltare a sinistra, per intravedere il campetto in tutto il suo verde splendore; nonostante ciò, poco prima di venire allo scoperto, Matt decise di nascondersi dietro una parete. Non si poteva sbagliare, sapeva che quel rumore che aveva udito anche solo per un istante era sospetto.
Il ragazzino sentì delle voci discutere e darsi battaglia, mentre il suo ciuffetto castano e il suo sguardo spento ma perspicacie si sporse furtivamente dalla parete: Wesley stava litigando con i compagni di squadra che gli avevano assegnato per partecipare al torneo. L'atmosfera era torrida e piena di una tremenda tensione. Il flebile filo che manteneva la calma, si stava lentamente spezzando, secondo dopo secondo. Sarebbe bastata anche una parola di troppo, o semplicemente uno sguardo, un respiro:
"Che diamine volete da me?" esordì nuovamente Wesley, decisamente sfacciato "Vi ho fatto vincere il torneo, di che cosa vi lamentate?"
"Non esattamente. Questo torneo l'hai vinto solo tu." rispose un ragazzino di bassa statura, il portiere della sua squadra, posizionato davanti alla porta "Non mettiamo in dubbio le tue eccezionali abilità, ma non era questo che volevamo. Noi giochiamo a calcio perché siamo una squadra, e perché contiamo l'uno sull'altro."
"Stupidaggini!" rispose adirato Wesley "Contare sugli altri...è solo una speranza inutile! Non staresti parlando così, se avessimo perso. Ci sarà il momento in cui dovrete cavarvela da soli, ed in quel momento verrete schiacciati come vermi!"
A quelle parole, i quattro compagni di squadra di Wesley si indignarono: insieme, presero le medagliette che avevano ricevuto come premio e indossato sul collo, per poi gettarle ai piedi del ragazzone biondo:
"Prendile, queste sono tue. Noi non vogliamo condividere nulla con te." annunciò il portiere, con fare autoritario.
Wesley strinse i pugni. Era l'ultima goccia.
Matt non aspettò un secondo, e si mise in mezzo ai due contendenti, poco prima che il ragazzone alto e biondo scagliasse un altro bolide dei suoi, mirando al volto del ragazzino. La palla viaggiò ad una velocità impressionante, ma Matt non si fece prendere alla sprovvista, e con un pugno deciso centrò in pieno il pallone di cuoio che era destinato ai ragazzini alle sue spalle. Fermò del tutto la sua folla corsa, facendolo esplodere:
"Adesso basta. Ho sentito abbastanza. La devi finire di nuocere alle persone, la devi finire si fare soffrire tutti quelli che fanno parte della mia vita, di me." disse Matt serio ma convincente, mentre con un cenno, suggerì ai quattro piccoli calciatori di fuggire:
"Non so perché tu ti stia comportando così, ma questa è l'ultima volta che tenterai di torcere un capello a qualcuno. E questo te lo posso giurare." affermò il ragazzino guardando negli occhi Wesley, che per un attimo si era scomposto.
Il ragazzone biondo fece un passo per dirigersi verso la squadra che oramai l'aveva rinnegato, ma Matt si pose nuovamente davanti a lui, determinato come non mai:
"Come ho detto, non ti farò nemmeno avvicinare a loro. Prenditela con qualcuno al tuo livello."
"Mi stai sfidando forse?" rispose Wesley sul piede di guerra.
"Questo non è ne il luogo, ne il momento adatto per metterci a litigare. Ti propongo una cosa: questa notte, nella palestra della nostra scuola, ti sfiderò in battaglia. Se perderai, ti prenderai le tue responsabilità e chiederai scusa a tutti quanti. Se così non sarà, non mi avrai più tra i piedi, promesso." disse il ragazzino con la penna, tentando di essere più convincente possibile.
"Davvero ti esporresti così tanto?" chiese Wesley facendo un mezzo sorriso "Bene, mi piacciono le sfide, accetto volentieri. Ma sappi che la mia Risorsa è piuttosto recettiva, mi accorgerò subito di una tua eventuale imboscata, ti conviene rispettare i patti." lo avvertì il ragazzone biondo, molto sicuro di sé.
"Molto bene, sbruffone." rispose Matt con tutta la sua spavalderia in petto "Ci vedremo a mezzanotte. E mi raccomando, tieni la tua ira per te fino a..." il ragazzino venne interrotto da Wesley, che all'improvviso, emise un lamento che esprimeva un dolore lancinante.
Mentre Matt rimase sgomentato, Wesley cominciò a tastarsi la testa, come se un martello pneumatico fosse entrato in funzione proprio nel suo cervello:
"Ehi! Che cosa ti succede?!" chiese il ragazzino a Wesley.
Il ragazzone di fronte a lui, dopo essersi ripreso da quella bizzarra crisi, non volle rispondere alla sua insaziabile curiosità, e decise di dileguarsi. Fece un rapidissimo scatto verso la cancellata grigia dell'oratorio, che in seguito riuscì a scavalcare con un salto che raggiunse i quattro metri.
Matt era confuso. Non riusciva a capire cosa si celava dietro quel velo misterioso, quella criptica mente con cui si era confrontato proprio pochi istanti prima. Di una cosa era sicuro: dietro a quell'offuscata nebbia, tutto ciò che rimaneva poteva essere circondato soltanto da una profonda sofferenza.

"COSA?! Ma sei completamente impazzito?! Una sfida di mezzanotte?!" gridò Leila al figlioletto, che si era aspettato una reazione del genere, riuscendo così a resistere al ruggito della madre.
"Era l'unico modo per trattare una tregua, altrimenti avrei dovuto fermarlo con la forza. E poi non so se sarei stato in grado di difendere i ragazzini che aveva preso di mira." rispose Matt tentando di giustificarsi di fronte al suo supremo giudice.
"Per come ce l'ha descritto Mike, quel ragazzo è spregiudicato, e agisce senza pensare. Hai fatto bene a difendere quei ragazzini." disse Jane spuntando dalla sua buia stanza come una vispa talpetta. I suoi occhialoni dai contorni rossastri celavano due occhi esausti ed assonnati "Vorrei dare io una lezione a quel pallone gonfiato. Ma al momento non posso concedermi questo lusso, devo ancora finire di studiare."
"Cercate di non essere ingenui e ragionate!" disse Leila, mettendosi al comando della discussione, prima di voltarsi verso il figlio maggiore "Ti potresti fare del male, e finire all'ospedale prima di accorgertene. Oltretutto faresti ricoverare anche me, per il crepacuore che mi procureresti!"
"Questa volta è diverso. Sono sicuro di riuscire a sconfiggerlo." disse Matt, diventato oramai un condottiero coraggioso "Non è solo un presentimento: quando ho difeso i ragazzini al campetto, lui mi ha scagliato contro un pallone normale, per questo mi è stato facile neutralizzarlo. Forse non può utilizzare la sua Risorsa in certe condizioni..."
"E se dovessi sbagliarti?" lo rimproverò la madre.
"Non preoccuparti mamma." rispose Matt dandole un bacio sarcastico sulla guancia "Se verrò sconfitto, troverò il modo di fuggire, o di nascondermi prima di farmi localizzare da voi. Ma questa, devi capire è un'opportunità che capita una volta sola: se riuscissi a capire qualcosa di importante su Wesley, forse potremmo risolvere la situazione una volta per tutte. Potremmo decidere il futuro di questo ragazzino, ed io voglio fare la mia parte."
Leila guardò per qualche attimo il volto sorridente di Matt, che quasi non si rendeva conto di quanto fosse pericoloso il mondo, armato di giovinezza e ottimismo. Eppure quel faccino riuscì a coinvolgerla: anche una sola persona da salvare poteva fare la differenza, e Leila questo lo sapeva molto bene:
"Vi prego, non vi avvicinate alla palestra, o tutto il mio piano andrà in fumo. Fidatevi di me." disse Matt quasi pregando in ginocchio la madre.
Leila sapeva bene quanto la fiducia fosse importante per Matt, era la sfera che giostrava tutti i suoi ideali, in qualche modo doveva accontentarlo:
"E va bene. Ma ad una condizione: porterai con te il mio cellulare, che è munito di GPS, in questo modo sarai sempre rintracciabile. Inoltre, se non riuscirai a calmare l'astio di quel ragazzino dopo un'ora, farò intervenire Chester. Non mi importa se poi Wesley riuscirà a fuggire, faccio questo solo per il tuo bene."
"Lo so mamma, non ti deluderò." Matt si rese conto che in quel periodo, le promesse erano all'ordine del giorno. Ma per lui quelle poche parole erano marchi, scritti col fuoco, che ogni volta venivano scritti incisi proprio nel suo cuore, ardente e audace. Grazie a quelle promesse, il suo spirito era vivo più che mai, alimentato dalla giustizia.
"Ehi..." sussurrò Jane avvinghiandosi a Matt come un amichevole boa "Se poi il signorino Wesley non vuole ragionare, dagli uno schiaffo anche da parte mia. Capito?"
"Certo sorellina..." rispose Matt trattenendo un mare di risate "Nessuno al mondo può far piangere la mia piccola Jane." disse stringendo le guance tonde di Jane, che sopportò la burla.
"Non c'è bisogno di dirti di non fare stupidaggini, spero..." concluse la sorella, prima di tornare a studiare.
"Gli avvertimenti non sono mai abbastanza, oramai credo di aver capito il concetto..." affermò pensieroso "Sembra che di questi tempi, essere incauti equivalga a finire all'ospedale, o anche peggio."

Rintoccarono le lancette di mezzanotte. Gli occhietti lucidi ed assonnati di Matt si aprirono lentamente, l'ora era giunta, e l'incantesimo dei sogni era terminato. Una dura realtà attendeva il temerario ragazzino.
Matt si affrettò a disattivare la piccola sveglia che si era messo sotto il cuscino, poi si scoprì dalle coperte: era quasi completamente vestito, bardato con una tuta da ginnastica nera dai contorni azzurri, avente una piccola decorazione dalla forma ondeggiante, proprio in mezzo al petto.
Il ragazzino si diresse in cucina, dove la madre lo aspettava, come se non si fosse mossa dalla sua posizione per ore. Madre e figlio non dissero nulla. Leila porse il suo palmare grigio scuro al ragazzino, già acceso, poi lo abbracciò forte:
"Mamma...non sto mica andando in guerra!" esclamò Matt imbarazzato.
"Fammi prendere anche solo un leggero spavento, e finirai rinchiuso in casa a vita." rispose Leila sorridendo "Terrò d'occhio la tua posizione dal computer nella mia stanza. Fai il bravo, ed evita lo scontro se necessario."
Sentendosi trattato prima come un soldato, poi come un marmocchio, Matt fece un sorrisetto sarcastico, accompagnato da un risolino poco divertito. Poi, dopo aver fatto un bel respiro, aprì la porta di casa.
Fortunatamente la zona che doveva percorrere da solo a quell'ora di notte era ben pattugliata dal plotone di Chester, sempre in perlustrazione. Per quel ragazzino dai tristi ricordi, arrivare a scuola fu normale amministrazione.
Arrivato al cancello che conduceva al parcheggio che aveva già visitato poco prima, Matt trovò la strada sbarrata:
"E' chiuso. Eppure sono sicuro che lui sia già dentro ad aspettarmi, per cui deve aver saltato anche questo cancello..." pensò il ragazzino con la penna, guardando il cancello nerastro davanti a lui, alto poco più della metà di quello che aveva saltato Wesley in precedenza "Non sarà certo un cancello a fermarmi!" affermò con decisione.
Il ragazzino alzò la sua Risorsa al cielo, facendola trasformare nello stocco brillante di sempre. In seguito, puntando la lama della sua splendida arma verso l 'alto, fece accadere un mezzo miracolo: le piccole ali, che spuntavano dal rivestimento luccicante ed arancione, situato proprio sotto la lama dello stocco, si aprirono di scatto raggiungendo l'ampiezza massima, fino all'ultima piuma. Poi, brillando d'arancio acceso, cominciarono ad ingrandirsi, fino a diventare più grandi dello stocco stesso. La Risorsa di Matt aveva sfoderato un altro asso nella manica, una divina scorta di armi vincenti.
Le piccole ali pure di colomba, che in quel momento sembravano quelle di Pegaso, cominciarono a muoversi con leggiadra. Nel contempo, Matt afferrò con entrambe le mani il manico dello stocco, afferrando le bende bianche avvolte proprio in quel punto. D'un tratto il ragazzino sentì i piedi sollevarsi da terra, la sua Risorsa, sbattendo le ali sempre con più veemenza, stava spiccando il volo.
Matt era davvero emozionato ed eccitato, si sentì come un piccolo uccellino, desideroso di volare oltre l'orizzonte. La Risorsa salì sempre più in alto, per poi librarsi nell'aria con grazia, proprio sopra il parcheggio. Aggrappato al manico del suo stocco, senza alcun timore in corpo, Matt guardò dall' alto il portone della palestra dove si sarebbe dovuto dirigere; vedendolo sfondato, capì che il suo avversario lo stava aspettando:
"E' stato un viaggetto piacevole." esclamò Matt, rivolgendosi alla sua Risorsa "Ma adesso dobbiamo scendere, è arrivato il faccia a faccia, è tardi per tornare indietro."
La Risorsa scese dolcemente verso il suolo, trasportando il suo possessore proprio davanti alla porta della palestra. Mentre le ali ritornarono alla dimensione originale, Matt si diresse, passo dopo passo, verso la lugubre e buia palestra.
Avvertì immediatamente lo sguardo di Wesley puntano verso di lui come un mirino laser, ed entrando nell'edificio, colse subito quegli occhi scrutatori e maligni, che lo osservavano da pochi secondi, insostenibili:
"Sei finalmente giunto." disse Wesley con lo stesso sguardo terrificante che anche Mike aveva provato sulla sua pelle.
"Non potevo scappare..." rispose Matt "Sai, sono un tipo che mantiene le promesse."

Nella cupa palestra dalla pavimentazione bluastra e dalle pareti verde scuro, partirono scintille, provenienti dallo sguardo determinato dei due ragazzini. Matt era stranamente sereno, mentre Wesley aspettava impaziente il momento in cui avrebbe rilasciato tutta la sua furia, proprio contro il suo compagno di classe:
"Allora, non vuoi davvero rimangiarti tutto quanto?" gli chiese Matt afferrando la sua Risorsa e puntandola contro Wesley "Non per forza bisogna sfociare nel conflitto, ma sappi che mi sentirò minacciato, non aspetterò un momento, e ricambierò l'offensiva alla prima occasione."
"Sei semplicemente pazzo." replicò il ragazzone biondo, con un ghigno intimidatorio "Non riuscirai a contrattaccare, perché soccomberai sotto i mie colpi!"
Wesley aveva un pallone da calcio proprio davanti ai suoi piedi, e non esitò a calciarlo con tutta la sua veemenza. Matt però attivò rapidamente le particelle protettrici arancioni, che ricoprirono tutto il suo corpo. La forza respingente del rivestimento che il ragazzino aveva evocato deviò di netto il pallone appena scagliato.
Wesley seguì il movimento del pallone, che rimbalzò in alto, e portandosi alle spalle di Matt, scagliò un altro dei suoi bolidi. Ma anche questa volta, il ragazzino con la penna non venne nemmeno sfiorato dal pallone, che venne bloccato come in precedenza.
Quando Wesley optò per un terzo tentativo, colpendo il pallone con una rovesciata, Matt afferrò il pallone al volo, e con la forza della sua mano, lo sgonfiò, rendendolo inutilizzabile:
"Non funziona, Wesley." disse Matt con decisione "Perché non usi la tua Risorsa? c'è qualche tua limitazione che forse non vuoi farmi sapere?"
"Non hai bisogno di conoscermi, mi stavo solo riscaldando..." rispose Wesley, poco convinto, mentre indietreggiava verso il contenitore dei palloni del luogo, di forma rettangolare. Attraverso le sue sbarre gialle arrugginite, Matt poté chiaramente scorgere una quindicina di palloni da volley, e solo allora ebbe un brutto presentimento.
Wesley toccò uno dei tanti palloni attraverso quelle sbarre insidiose, e quando ci riuscì, tutte quelle sfere di cuoio colorate venne ricoperte da ardenti fiamme rosse. Successivamente, dopo aver preso fuoco, i palloni si trasformarono, uno dopo l'altro, emanando quello scoppiettio che provoca il legno messo a bruciare nel camino: immersi nel calore di quel fuoco rossastro, tutti i palloni si rimpicciolirono, e perciò, riuscirono a svicolare dalla gabbia che li teneva imprigionati. Alla fine, le piccole sfere di fuoco si spensero.
In pochi istanti, Wesley aveva trasformato i palloni da volley in palline da tennis, ed in quel momento era pronto a sfruttarle tutte. Lo stupore di Matt fu inenarrabile:
"Può modificare la fattezza di un pallone semplicemente toccandolo? Con questo qui non si scherza..." commentò il ragazzino.
Il ragazzone biondo afferrò una pallina da tennis, che subì nuovamente una focosa trasformazione, diventando una robusta racchetta, il tutto avvenne nelle mani impassibili di Wesley.
Fu quello lo sparo che suggerì a Matt, diventato un atleta provetto ai blocchi di partenza, di cominciare a correre. A correre più veloce che mai.
Facendo volteggiare la racchetta con grande dimestichezza, Wesley scagliò delle vere proprie sassate, una dietro l'altra, mirando a quello che considerava un avversario da sterminare. Matt cominciò a scattare per tutta la palestra, proteggendosi di tanto in tanto evocando le particelle luminose arancioni. La situazione era tuttavia in stallo, e se si fosse fatto raggiungere anche da una sola pallina, come minimo si sarebbe procurato un ematoma non indifferente.
Matt però non ebbe la benché minima fretta, e quando si accorse di una piccola pausa che Wesley si prese per raccogliere le palline, agì tempestivamente e con mano ferma: si avvicinò all'improvviso al ragazzone biondo, e prontamente squarciò con il suo stocco due palline rivolte contro di lui. Infine, con una leggera scossa emanata dalla punta della sua Risorsa, privò Wesley della sua racchetta.
Matt aveva vinto di nuovo il confronto, senza nemmeno fare troppa fatica: c'era ancora qualcosa che non andava, oppure il ragazzino con la penna era decisamente superiore?
Nonostante Wesley avesse subito due sonore lezioni in pochissimo tempo, non si perse minimamente d'animo, ed afferrò le palline da tennis rimaste. Dopo che tutte si furono incendiate, essere mutarono ancora, diventando dei dischi da hockey sul ghiaccio, tutte tranne una, che assunse l'aspetto di un mazza appartenente alla stessa disciplina sportiva.
Il ragazzone biondo, come in precedenza, cercò di impallinare il piccolo Matt, scagliandogli addosso tutti i suoi proiettili che aveva a disposizione; dischi rotanti che parevano razzi impazziti, cominciarono a tormentare il ragazzino con la penna, ma anche questa volta, con delle sferzate rapide e vincenti, facendo roteare il suo stocco con dimestichezza, riuscì a distruggerle tutte. Anche il tentativo di cogliere di sorpresa Matt fu del tutto inutile: appena tentò di toccarlo con la mazza, Wesley venne disarmato con un rapido colpetto, diretto sul dorso della sua mano.
La lama dello stocco era puntata al volto di Wesley. Il ragazzo dai capelli fluidi e biondissimi sembrò essersi pietrificato di colpo, mentre la lama della Risorsa alata scintillava proprio davanti ai suoi occhi privi di emozione. Si sentiva quasi respinto, da quello splendore arancione, che emanava il potere del coraggio, percepibile quasi sulla pelle:
"Smettila Wesley!" affermò deciso Matt, avendo lo scontro in pugno "Non sei alla mia altezza. Perché non discutiamo, invece di combattere inutilmente? Hai più potere di quanto tu immagini, non sto scherzando. Ma perché non sfruttarlo per qualcosa di più grande, per aiutare la gente che oramai non fa altro che scappare? Perché non rendere Calvas un posto migliore?" disse Matt con tonò più pacato.
"Un posto migliore?" rispose Wesley con la testa bassa e lo sguardo rivolto alle sue scarpe da ginnastica "A parole è facile. Credi davvero che il mondo sia disposto a cambiare per te, solo per un tuo capriccio? Guarda come siamo ridotti...le città deserte, i Green Blood che uccidono. Il mondo è disgustoso. Perché affannarsi tanto? Nel nostro mondo gli eroi non servono, e quelli che inseguono questo ideale...ci rimettono soltanto la vita!"
Matt non si sarebbe aspettato una risposta che risultasse così sincera. Per un motivo inesistente, le parole che Wesley aveva liberato dalla sua gola sembravano provenire dalla sua anima. Ed era tutto talmente triste, che non se la sentì di rispondere.

Matt non aveva mai provato nulla del genere. Era sempre riuscito a trovare una risposta a tutto, e con un po' di ottimismo, aveva sempre affrontato la vita armato fino ai denti. Eppure, quella speranza perduta che sentì gridare dalla bocca di Wesley lo fece rimanere turbato, immobile. All'improvviso, il ragazzone biondo ebbe un altra crisi. Il dolore che provò Wesley fu fortissimo.
Prima di dare a Matt il tempo di comprendere cosa stesse accadendo, Wesley, con uno sguardo da malefica iena, tirò fuori dal taschino un altra pallina da tennis, che fece bruciare all'istante. La tramutò in un pallone da rugby.
Sempre più irriconoscibile agli occhi del ragazzino con la penna, Wesley decise di attaccare improvvisamente. Tenendo ben fermo il pallone da rugby, che gli donò una forza considerevole, Wesley caricò Matt con tutta l'intensità che ogni sua fibra muscolare avrebbe potuto esercitare. Per fortuna, il ragazzino venne lanciato contro una fila di materassi morbidi e anti-urto, anche se in seguito, tutta la pila gli cadde addosso con tutto il suo peso.
Wesley sembrava inspiegabilmente compiaciuto, mentre guardava la mano da bimbo di Matt, contratta ed immobile, l'unica parte del suo corpo che non rimase schiacciata dai materassi.
Ma quella mano, strinse forte il pugno, e la situazione si ribaltò: una luce arancione illuminò tutta la palestra. Matt si scrollò di dosso tutto quel peso con un semplice colpo di reni, sopportandolo poi con le sue spalle ossute.
Il ragazzino, dopo essersi liberato dalla sua prigione non sembrava arrabbiato, anzi sorrideva:
"Sai...forse potremmo diventare amici." esclamò ghignando "Ma prima devo salvarti. Devo salvarti dai tuoi stessi incubi."
Matt sventolò una palla di spugna colorata di bianco, con delle strisce multicolore, davanti al volto esterrefatto di Wesley:
"Mentre ho illuminato la stanza, ho trovato dove tenevi nascosta la tua Risorsa. Come presumevo, può far cambiare aspetto a tutti gli attrezzi sportivi che tocchi, per trasformarli in qualcosa di differente. E questo vale anche per la Risorsa stessa, che hai abilmente celato ai miei occhi, sotto forma di palla di spugna."
"Non farlo..." sussurrò Wesley in preda al panico.
"Ma... sembra che tu non la possa utilizzare come arma vera e propria, ma solo sfruttarne i poteri. Le Risorse hanno un ottimo senso della giustizia, e non collaborano se le si utilizza per loschi fini. Appena l'ho trovata, è bastato un leggero colpetto per renderla inoffensiva, non ha nemmeno opposto resistenza, ora come la mettiamo?"
"Non dovevi farlo...se ne accorgerà, devi andartene, fallo ora prima che sia tardi!" gridò Wesley, che sembrava nuovamente essere tornato un ragazzino come gli altri.
"Di cosa stai parlando?!" esclamò Matt, totalmente all'oscuro di quello che il suo compagno di classe stesse intendendo.
In un istante, la palla di spugna prese fuoco, utilizzando il suo potere per cambiare il proprio aspetto. Quel fuoco non ustionò in alcun modo la mano di Matt, che tuttavia avvertì un calore bizzarro, quasi fraterno. Un energia positiva che non avrebbe mai potuto immaginare di avvertire. Il ragazzino con la penna si ritrovò davanti agli occhi una cintura nera. Prima ancora di capire a cosa fungesse, Wesley aveva fatto un inchino, con la mani congiunte ed era pronto ad combattere ancora una volta:
"Ti prego...devi andartene...o finirà male!" disse il ragazzone biondo scagliandosi contro Matt, che per un soffio non evitò il suo potente calcio ad ascia.
"Ha acquisito delle doti di un karateka esperto solo grazie alla sua Risorsa, è davvero impressionante." pensò Matt, dopo essersi allontanato dall'avversario "Eppure non lo riconosco più...sembra che abbia mille maschere al posto del volto. Ora sembra un ragazzino normale, mentre pochi secondi fa pareva un vero e proprio demonio in miniatura. Io non ci capisco più nulla!"
In quel momento Matt si distrasse, e dovette subire una scarica di colpi da parte di Wesley. Nonostante ciò, il ragazzino con la penna si rialzò senza alcuno sforzo, sempre più confuso:
"Aspetta Wesley! Non capisco...perché ora ti sei trattenuto? Spiegati una volta per tutte!" esclamò Matt spazientito.
Dei rumori sinistri, come di un qualcosa che striscia nell'oscurità, vennero uditi da entrambi i ragazzini:
"Dovevi scappare Matt! Adesso lei tornerà..." balbettò Wesley impaurito.
"Lei chi?!" gridò Matt, avvertendo una presenza mostruosa proprio fuori dalla palestra.
"Fannie!" disse Wesley piangendo "E' colpa sua se agisco in questo modo!"
"No, Wesley! Fannie è morta! Devi superarlo, altrimenti..." Matt non riuscì a finire la frase, poiché sentì qualcosa stringergli la gamba con una forza inimmaginabile: una specie di ramo rampicante, proveniente dall'esterno della palestra, si era appena attorcigliato alla sua gamba, e con uno strattone violento, il ragazzino venne sbattuto a terra in un lampo. Un orribile verso gutturale venne udito dai due, che fece venire ad entrambi la pelle d'oca.
Entrambi non sapevano cosa fare. Wesley era oramai scarico, il ragazzino con la penna invece, non riusciva ad alzarsi.
Matt guardò Wesley negli occhi, e poi rifletté più che mai, come per annunciare la mossa che avrebbe decretato lo scacco matto della situazione.
Altri rami, pieni di foglie, e resistenti come l'acciaio, afferrarono le gambe di Matt, che si ritrovò quasi immobilizzato:
"Adesso...c'è solo una cosa da fare." pensò in quella frenetica situazione.
Forse non sapeva nemmeno lui quello che stava per fare. Forse era una follia. Ma lui oramai aveva già deciso.

"Bene, sembra che Matt abbia concluso la situazione." affermò sbadigliando Leila, che aveva costantemente guardando il monitor "Ecco che il mio piccolo eroe torna a casa!"
L'amorevole madre andò ad aprire la porta, ma quando vide chi si celava dietro quell'ammasso di legno e di vernice, non seppe cosa dire. Fu come se il suo animo si fosse spezzato in piccolissimi pezzi: davanti a lei non c'era Matt, bensì Wesley:
"Tu...cos'hai fatto a mio figlio..." sussurrò la donna ancora scioccata.
 
Top
282 replies since 31/12/2012, 19:34   3741 views
  Share