Detective Conan Forum

Matt e la Penna. Il mistero del muro di fuoco., Volevo condividere un racconto a cui tengo davvero!

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view post Posted on 30/6/2013, 22:23     +1   -1
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Black Lady

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Strano?? O.o Io e mio fratello siamo proprio come Jane e Matt, solo che nel nostro caso io sono la più grande... Quindi è normale che abbiamo idee completamente diverse sui personaggi XD
 
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GabrielStrife
view post Posted on 6/7/2013, 16:12     +1   -1




Bene...che dire ho finito anche la parte 6...accidenti scrivi tantoXD ti informo di alcune cose che mi hanno colpito ;).
Per prima cosa inizio ad adorare Mike e questa faccenda della Risorsa dentro il suo corpo mi piaceXD (pensare che se non ingoiava per sbaglio quella gomma da masticare poteva esserci una Risorsa sprecata in mezzo ad una discaricaXD) Ho adorato il fatto che Matt fosse allergico, insomma il tuo eroe sembra un umano come tanti anche se nasconde grandi poteri. Mentre la passione della poesia di Mike mi ha decisamente stupito...sono cose che non ci si aspetta da un bulloXD
Una parte molto divertente è stata la partita di calcio che mi ha ricordato un manga in particolareXD (Chiara sa di cosa parlo) ma non ci fare molto caso. Riguardo al prete non so perché ma appena l'ho visto mi sono detto che non c'era da fidarsi e infatti avevo ragione, in parte.
L'ultima cosa che mi ha colpita e dove sei caduto di più, non è colpa tua ovvio, come ti ho già detto tutto oramai è stato scritto quindi tu non ci puoi fare nulla. I Semi del Male dietro l'orecchio...appena ho letto questa parte dentro di me ho urlatoXD non te ne faccia assolutamente una colpa ma mi sembra giusto dirti chi ha avuto questa idea prima di te. E' stata inventata da Akiyoshi Hongo, se non sai chi è parlo di colui che ha inventato i Digimon. I Semi del Male, o in alcuni casi Semi delle Tenebre, si vedono nella seconda serie hanno gli stessi identici effetti che vedo nel tuo libro anche se era ben più difficile toglierli dal proprio corpoXD comunque devo dire che mi hai stupito^^ concordo con mia sorella riguardo alla sudata con il bel fiorellino continua così^^
 
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view post Posted on 6/7/2013, 21:19     +1   -1
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Accidenti! Ecco cosa succede a non guardare i Digimon! xD Beh, almeno loro non avevano Risorse, così l'effetto è leggermente diverso. Fortunatamente non ci saranno "seguiti" riguardo a quei bei semini :D Il concetto l'ho preso semplicemente dalla sua etimologia, nulla più xD
Comunque grazie dei complimenti, e presto arriva il prossimo capitolo!

Edited by Poirot's apprentice - 6/7/2013, 22:36
 
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GabrielStrife
view post Posted on 6/7/2013, 22:40     +1   -1




Ahaha io da piccolo non facevo altroXD comunque si l'idea delle Risorse è tutta tuaXD
 
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view post Posted on 7/7/2013, 20:15     +1   -1
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Beh, forse era meglio chiamarli Semi-che-fanno-impazzire-i-possessori-di-Risorse! xD
 
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view post Posted on 7/7/2013, 21:06     +1   -1
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Black Lady

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Non trovi che sia un tantino lungo?? XD
 
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view post Posted on 9/7/2013, 18:18     +1   -1
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7.1 Non Lasciarmi Solo


"Allora? Non vuoi giocare con me?"
"No, non voglio. Non fissarmi, e lasciami in pace!"
"Perché dici così? A me non mi spaventi mica."
"Questo è quello che dicono tutti all'inizio, prima di lasciarmi solo."
"Non ti lascerò da solo. Io conosco il tuo segreto."
"Cosa?! E allora...cosa ci fai qui? Cosa aspetti a scappare, come fanno tutti gli altri?"
"Non hai capito: io non scapperò. Io vorrei solo fare amicizia con te."
"Stai dicendo un mucchio di bugie!"
"No. Voglio giocare a nascondino con te, mi hanno detto che sei bravissimo, e vorrei sfidarti."
"Dicono anche altre cose di me...mi chiamano mostro."
"Non ho niente contro il fucsia, anzi, è un bellissimo colore..."


"Diamine!" esclamò Matt, facendo un sobbalzo nel suo letto, nel cuore della notte "Questo sogno...non l'ho già fatto prima? Forse ho solo bisogno di riposo, da domani la nostra O.A.G comincerà a lavorare sul campo...devo dormire..." concluse il ragazzino coricandosi e chiudendo i suoi lucenti occhi nocciola.
Lentamente, Morfeo lo accolse tra le sue braccia, ma aveva come la sensazione che si fosse scordato qualcosa, un qualcosa che non avrebbe dovuto smarrire tra gli oscuri meandri della sua mente.

La Vecchia Alleanza venne finalmente resa operativa, poco dopo l'aggiunta di Wesley, che fu più che felice di dare il suo contributo. I primi successi non tardarono ad arrivare: col vento in poppa, la O.A.G cominciò a trasformare i quartieri desolati di Calvas in un terreno di caccia, a discapito dei malefici Green Blood.
Le missioni venivano assegnate direttamente dal Generale Massimo, che molto spesso comandava anche le sue piccole truppe, per evitare qualsiasi imprevisto. Una miriade di sguardi cominciò a guardare la Vecchia Alleanza con occhi diversi: vennero soprannominati con una moltitudine di epiteti, tra questi, "Guardiani del Tramonto" spiccò più degli altri.
Qualcosa si stava finalmente muovendo. La corrente del bene stava scorrendo di nuovo, dopo che, una sanguinosa bonaccia, lontana dalla giustizia che risiedeva in molti cuori, aveva conquistato l'arca della vita appartenente ad ogni abitante di Calvas. Magari un giorno quell'abisso sarebbe ritornato un posto migliore.
In quella soleggiata e tiepida settimana, che non cessò nemmeno di scaldare quel caldo venerdì, Matt era pieno di sé.
Con la sua testolina sgombra da ogni affanno, da ogni pensiero che avesse potuto affondare le sue certezze, il ragazzino non poteva chiedere di più dalla sua vita: passo dopo passo, si sentiva sempre più vicino al suo mancato babbo, emulare il suo eroe era il suo sogno nel cassetto. La strada era in salita, ma Matt sapeva di potercela scalare.
Ma la spropositata vivacità e la grande laboriosità di Matt ebbero un pessimo effetto sulla sorellina e sulla madre, che giorno dopo giorno, alla fine delle lezioni scolastiche, dovevano sopportare tutte le sue nuove trovate a dir poco strampalate:
"Quel ragazzino mi sta uccidendo!" esclamò Leila esausta, dopo un altro piccolo sterminio di Green Blood portato a termine con successo. "E' instancabile, sembra quasi alimentato a pile da energia infinita!"
"Una cosa è sicura." aggiunse Jane altrettanto scarica "E' infinitamente insopportabile! Gli servirebbero un centinaio di camomille!"
Matt si sentì chiamato in causa, e guardò con diffidenza la madre e la sorella. Le due tentarono inutilmente d'interrompere il loro colloquio al femminile come se niente fosse:
"Perché quelle facce lunghe? Questo è solo l'inizio! Domani potremmo perlustrare le vie che si trovano vicino alla ferrovia, ho sentito dire che sono stati avvistati altri Green..."
"Matt!" lo interruppe la madre "Non ti rendi conto che hai davanti due persone completamente esauste? Sappiamo entrambe quali nobili intenzioni ti hanno guidato fino ad adesso, ma la via dell'esagerazione non porta mai a nulla di buono."
"Mamma...è tutto vero quello che dici, ma..." tentò di controbattere il ragazzino, docile come un agnellino "Ma appena avverto la presenza di quelle deplorevoli creature, non riesco a star fermo, è come se il mio corpo si muovesse da solo...fremo per annientarli tutti fino all'ultimo!"
Jane si accorse subito che, malgrado il tono supplicante di Leila, le sue spiegazioni non avevano sfiorato minimamente il ragazzino; il discorso della madre era chiaramente entrato da una parte e uscito dall'altra. Jane allora, decise di prenderlo in disparte e di tentare il tutto per tutto:
"Senti, testa di marmo, non ti sembra di essere un po' egoista? E' facile per te, sterminare un Green Blood dopo l'altro, senza pensare a tutto il resto." gli suggerì la sorella con un volto inquisitorio, celando le sue parole dietro la sua furtiva manina da bimba "Guarda la mamma: è quasi un morto che cammina. Lei deve sbrigare anche le questioni burocratiche, come ad esempio compilare i rapporti per l'esercito, e altro ancora!"
Matt guardò attentamente la madre sotto una luce differente: al suo cospetto, una donna stava dando tutto pur di mantener vivo il sogno del marito e del figlio, ossia, ritrovare la pace per una città tormentata. Ma in quegli istanti, sembrava quasi vivere a metà, stanca come una serva di corte. Gli occhioni nocciola di Matt cominciarono a brillare incessantemente, lucidi di compassione, poi si fiondò ad abbracciare la madre sfoggiando i suoi occhioni da triglia:
"Mammina perdonami! Ho commesso un terribile errore. Tutti noi non siamo nulla senza di te. Sei tu il nostro leader, e non voglio trascinarti nello sfinimento totale. Mi dispiace." biascicò Matt con una vocina infantile.
"Oh, il mio piccolo ometto..." rispose Leila commossa "E io? Cosa farei senza di te, pulcino mio? Siamo legati da un unico, essenziale obbiettivo, che ci accompagnerà per tutta la nostra vita. Ma siamo esseri umani, dobbiamo adeguarci a quello che la vita ci permette di fare."
Vedendo le smancerie che Leila riservava al figlio maggiore, Jane diventò verde d'invidia in qualche secondo, e cercò subito di fare a pezzi quel tenero momento:
"Ehi? Scusatemi, c'è posto anche per me in questa famigliola modello, o sono solo un ospite?!" esclamò la ragazzina con tono pungente, perforante "E' molto toccante quello che dici fratellone, ma dovresti ricordarti che sono stata io a riportarti alla ragione, sono stata io a trascinarti nel mondo reale!"
Matt raccolse immediatamente il guanto di sfida, e mettendosi muso a muso di fronte alla sorella inviperita, tentò di far valere tutto il suo orgoglio maschile:
"Sei sempre la solita guastafeste! Non si può esprimere il bene che si vuole ad una persona, secondo te?" rispose il ragazzino con un diavolo per ogni capello del suo ciuffo bizzarro.
"Sei davvero bravo a sviolinare, ma perché, per una volta, non le dimostri davvero la tua devozione? Forza, agisci! Fai ciò che ti sembra giusto! Scommetto che non muoverai un dito!" rispose la sorellina dal dente avvelenato. Senza sapere che Matt avrebbe accettato la competizione, pur di mettere a tacere la sorellina.
Lo sguardo penetrante di Jane sembrava quello di un avvoltoio affamato, in attesa della preda giusta da assaporare fino all'ultimo boccone. Matt non poteva sopportarlo un istante di più.

"Mamma, in piedi, è già mattino!" gridò Matt il giorno dopo, destando la madre dal profondo sonno, scrollandola come un lenzuolo stropicciato.
La donna, decisamente innervosita dall'entrata rumorosa del figlio, lo squadrò da capo a piedi con un'occhiata sinistra, e i capelli arruffati somiglianti ad una criniera nerissima non la rendevano certo meno spaventosa:
"Matt Wolfram...mi sono presa un giorni di riposo...attento a quello che stai per dirmi." rispose sbadigliando.
"Ho riflettuto sulle accuse di quella strega di mia sorella, e ho deciso di farti un piccolo regalo." detto questo, come per un annunciare un discorso su diretta mondiale, Matt salì in piedi sul letto matrimoniale di Leila, e gridò: "Ti ho regalato una giornata ad un centro di bellezza di Calvas Ovest, ho...trovato per puro caso un volantino che ne parlava, e siccome hanno appena aperto, sono riuscito a permettermelo!"
"Quel volantino...era infilato nella mia borsa..." sussurrò Leila senza mostrare la minima emozione, cosa che fece accapponare la pelle al piccolo ed euforico Matt "Andrò a farmi bella al centro di bellezza! Matt, sei un tesoro! Avrai speso tutta la paghetta che avevi accumulato fino ad ora!" esclamò la madre saltando sul letto col figlio, prima di dargli un bacione sulla guancia.
"Questo era il miglior modo di spendere un piccolo gruzzolo inutilizzato, e comunque, in un modo o nell'altro, sono pur sempre soldi tuoi!" rispose Matt affettuoso.
Jane venne svegliata da tutto quel trambusto, e appena realizzò cosa Matt aveva escogitato per farle rimangiare le sue acide parole, fu presa totalmente alla sprovvista. Giusto fino a quando non realizzò un piccolo dettaglio:
"Ma...se non mi sbaglio, quel centro di bellezza si trova a qualche isolato dalla ferrovia di cui parlava ieri! Un ottimo pretesto per andarci in prima persona, che razza di cocciuto!" esclamò la sorella indignata "E se la perlustrazione gli andasse male avrebbe il resto della giornata per andare a cacciarsi nei guai. Davvero diabolico...quasi lo invidio..."

L'allegra famigliola si trovò davanti un palazzo alquanto fatiscente, di un rosso oramai sbiadito, agghindato con un insegna luminosa fosforescente, gialla e rosa. Non dava proprio l'idea di essere un posto minimamente raffinato.
Matt diede una spintarella alla madre, come per catapultarla in un sipario alquanto imbarazzante, e facendole l'occhiolino la convinse ad entrare, in quello che avrebbe dovuto essere un pacifico ritrovo di pace e femminilità. Quando Leila, più che perplessa, decise di lasciarsi i figli alle spalle, Jane rifilò immediatamente un pizzicotto al fratello maggiore:
"Sei incredibile! Ti sei approfittato dei suoi desideri per sbarazzarti di lei per qualche ora!" lo accusò la sorellina furente.
"Non andrò alla ferrovia, se è quello che intendi -anche se non sarebbe male come idea- devo parlare con una persona importante. Prima di stanare altri Green Blood ovviamente!"
"Ah, ecco, mi sembrava tutto troppo bello per essere vero..." commentò Jane stizzita.
Con i loro bisticci infantili, nemmeno si resero conto di essere osservati da due anime, nascoste dalla luce del giorno, appostate in un vicolo abbandonato a sé stesso:
"Bene, sembra che il capitano si sia finalmente staccato da loro. Abbiamo atteso fin troppo per non approfittare di questa occasione. Enigma, sei pronto? Il tuo compito sarà forse il più complesso." esclamò una voce celata dal traffico mattutino.
"Lascia fare a me. Piuttosto, è davvero la persona che stavi cercando, sei sicuro?" rispose Enigma molto sicuro di sé.
"Certe cose non si dimenticano, Enigma, dovresti saperlo meglio di me..." concluse ridacchiando.

Leila non credeva ai suoi occhi. Si convinse solo in quel momento che l'apparenza inganna, sempre.
Al suo ingresso, il palazzo fatiscente aveva rivelato il suo interno: un delizioso pavimento in piastrelle color perla rosa, ed un lampadario chic a forma di goccia di cristallo rendevano la stanza quasi nobile, per tutta la sua sfarzosità.
Per quel che rimaneva dell'ingresso, non erano presenti altri elementi particolarmente appariscenti, ma non c'era bisogno di essere così superficiali.
Prima di avere il tempo per guardarsi intorno, due gemelle, una bionda e l'altra mora, vestite con una divisa color salmone, accolsero Leila con tutta la loro professionalità:
"Benvenuta al centro di bellezza di Calvas Ovest!" esordì la biondina con tono cordiale.
"Lei dev'essere la signora Leila Wolfram. Dato che è stato già tutto pagato, può iniziare subito uno dei nostri trattamenti, la prego di seguirmi." disse l'altra emulando perfettamente la sorella.
"Non posso crederci...mi sento una bambina nel mondo delle favole!" esclamò Leila entusiasta.

Verso mezzodì, Matt fu già di ritorno. Jane l'aveva aspettato con impazienza, sperando davvero che non si fosse cacciato in un avventura più grande di lui. La ragazzina, come una maestra scocciata, con le braccia incrociate, battendo il piede destro in continuazione, cominciò la sua interrogazione:
"Allora? Perché sei così misterioso? Cosa sei andato a fare?" esordì Jane ingranando la quarta.
"Ha rifiutato." rispose Matt conciso.
"Ah! Allora gliel' hai chiesto vero?" esclamò la sorellina incredula "Hai chiesto ad Angel di unirsi a noi, è così?"
"Esatto, e all'inizio pensavo che accettasse, visto che mi ha vistosamente sorriso." disse Matt descrivendo la scena "Mi ha ringraziato, ma poi mi ha confidato che per lui è una faccenda troppo personale, e preferisce combattere per conto proprio. In effetti, i Guerrieri Ardenti sono piuttosto indipendenti."
"Umh...eppure, mi basta guardarti in faccia per capire che sei turbato. Racconta tutto alla zia Jane." rispose la sorellina impicciona.
"Angel...Angel mi ha detto che per lui è una questione di vita o di morte, liberare la Via del Diavolo dal fuoco. Non me la sono sentita di controbattere. Forse perché un po' lo capisco, ma dedicare la propria la vita alla vendetta ha senso?" disse Matt incerto, col viso abbassato "Mi fa terribilmente pena."
"Povero Angel..." sospirò Jane costatando tutto il vuoto e la tristezza che i Green Blood potevano provocare nel cuore più felice "Pensa di non aver più niente da perdere. Per questo si comporta così."
"Jane, promettilo per me." esclamò Matt con un tono più deciso "Prometti che, qualsiasi disgrazia dovesse accadere, resteremo sempre insieme, anche litigando, non m'importa."
"Perché me lo chiedi?" chiese la sorellina poco convinta.
"Perchè...se dovessi rimanere solo come Angel, io non sarei abbastanza forte, non ce la farei."
Jane fu completamente sbalordita. A volte l'estrema sensibilità di Matt riusciva persino a sorprendere un cuori di pietra come il suo.
Sicuramente non avrebbe mai osato abbracciare il fratellone, piuttosto una selva di ortiche.
I due, fin da piccoli, si erano sfidati per ogni piccola cosa, Matt era il suo acerrimo rivale in tutto e per tutto, ma forse una dimostrazione discreta avrebbe fatto capire al fratello quanto la sorellina, nonostante tutto, lo rispettasse:
"Umh...lo prometto." rispose Jane distaccata.
"Davvero?! Mi stai prendendo per il naso?!" chiese Matt incredulo.
"No. Non posso lasciarti solo, sarebbe un lusso troppo importante. Starò sempre al tuo fianco, per ricordarti che ci sarà sempre qualcuno migliore di te." rispose guardandolo con tutta la sua altezzosità.
Mentre Matt ringhiò come un pitbull a causa della secca risposta di Jane, non facendo altro che aumentare l'enorme arroganza della sorellina, si sentì una suoneria squillante provenire dalle tasche dei loro pantaloni: i due ragazzini tirarono fuori due telefoni cellulari di ultima generazione, identici, rossastri e ben curati. Quello fu un altro segno della generosità di Chester, che regalò gli apparecchi ad ogni membro della O.A.G, esclusivamente per mettersi in contatto in caso di bisogno. I due fratelli risposero all'unisono, estremamente allarmati:
"Che cosa succede?!" esclamarono i due.
"E' il Generale Massimo che vi parla. Abbiamo bisogno di rinforzi al Parco Glorificus." annunciò rapidamente Chester, con tono autoritario "Una coltre di nebbia verde e fitta si è diramata nel parco, ricoprendolo per la sua intera superfice. A causa di una festicciola scolastica, un centinaio di bambini sono rimasti intrappolati nel fumo, e se i Green Blood li raggiungessero prima di noi..."
"Serve assolutamente il tuo aiuto Jane!" esclamò Matt guardando la sorella fiducioso "Le tue aperture dimensionali torneranno molto utili, soprattutto per trarre in salvo i bambini con la massima sicurezza."
"Sembra quasi che le disgrazie ci vengano a cercare proprio nel momento giusto, siamo calamite per caso?!" commentò Jane irritata "Ma se l'umanità ha bisogno di me, allora la mitica Jane entrerà in azione!" concluse ridendo a squarciagola, mettendosi su un piedistallo di cristallo.
"Piccola buffona..." bofonchiò Matt con uno sguardo acceso.
"Bene, allora preparate il necessario e...scendete le scale! Sono proprio qui davanti al portone che vi aspetto!" disse Chester gioviale, prima di congedarsi giusto per qualche istante.
I due ragazzini scivolarono rapidamente sulle scale del pacifico condominio, che nemmeno si rese conto di quel che stava accadendo: due fratelli avevano udito il richiamo della sofferenza altrui, e i loro voraci cuori non potevano che assaporare quei momenti adrenalinici ma allo stesso tempo critici, battito dopo battito. C'erano delle vite da salvare, un destino da cambiare, a piccoli passi.
"Ma dov'è Leila? L'artiglieria pesante potrebbe rivelarsi una carta da non sottovalutare." esclamò Chester nella sua Jeep verde militare, osservando i due fratelli.
"Mamma...è malata!" rispose Jane frettolosamente.
"Ieri ha mangiato pesante e..." prima che il povero Matt avesse potuto rovinare la loro copertura, inventandosi una scusa campata per aria, la sorella prese in mano le redini della situazione: conoscendo benissimo il fratello, pessimo Pinocchio, decise di zittirlo pestandogli il piede in modo decisamente furtivo, riuscendo a distogliere lo sguardo del Generale nel medesimo momento.
"Quando torniamo a casa vedrai cosa succede alle tue bambole..." pensò Matt malignamente dopo aver trattenuto il dolore e le sue fantasiose parole, come ordinato dalla sorella con un sguardo truce.
Urgevano le potenzialità di Jane per riuscire a salvare dei piccoli bambini, indifesi e sicuramente terrorizzati. Immersi in quel verde minaccioso ed opaco, tenendosi per mano, e piangendo come tenere fontane, i pargoletti cercavano di farsi forti, e asciugavano i loro occhietti spaventati con i loro grembiulini colorati.
Chester non fece troppe domande, e parti assieme ai fratelli Wolfram. La nebbia verde diventava sempre più opaca, e i Green Blood bramavano la carne innocente del primo fanciullo che avrebbero incontrato.

Leila si sentiva una principessa ritornata al suo regno pieno di privilegi, virtù e ricchezza. Col suo fisico snello e le sue curve perfette, era diventata una vera e propria stella, invidiata ed apprezzata allo stesso tempo. Dopo aver decorato le sue unghie con gocce cremisi, e dopo essersi rilassata con la doccia scozzese, sembrava davvero libera da ogni pensiero:
"Non è un caso. Sembra tutto meraviglioso quando una persona che ami ti fa un dono. E' così dolce da assaporare...che rasenta la perfezione." pensò Leila, naso all'insù, poggiata su una comoda sdraio, pronta per l'ultimo trattamento. Il massaggio Shiatsu, o "spaccaossa" come lo chiamava sempre, le risultava rilassante quanto il rumore delle onde.
"Se avessi qualcuno per cui agghindarmi in questo modo, forse riuscirei ad apprezzare al meglio tutto questo..."
Leila osservò i suoi lunghi capelli neri, ancora gocciolanti. Non si era mai scordata il loro primo bacio, accarezzato da un temporale incessante, che, insignificante al loro cospetto, aveva regalato la freschezza di un momento magico.
"Ah! Basta!" esclamò la donna tutta rossa in viso, mettendosi seduta con le gambe incrociate, coperta solamente da un asciugamano bianco che giocava con la sua pelle abbronzata "Non è il momento per pensare al passato, in fondo sono venuta qui per rilassarmi. Ma quando diamine arriva la massaggiatrice?!"
Nel contempo, Matt e Jane avevano di fronte uno spettacolo fuorviante: una sorta di nuvola dell'inferno aveva inghiottito l'intero parco, mentre all'esterno, una splendida giornata di sole illuminava gli ignari abitanti di un quartiere sempre più movimentato. Mentre i tre si immersero in quel verde maligno senza pensarci due volte, Enigma li scrutava con i suoi occhi azzurri, l'unica cosa che si poteva intravedere dal suo cappuccio blu notte:
"Non posso avere dei dubbi adesso, abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno...ne va delle nostre stesse vite."

Leila stava aspettando la massaggiatrice da più di quindici minuti, e anche la pace che le era stata iniettata nel corpo sembrava cominciare a svanire, dopo che ogni secondo sembrava tardare, quasi a farlo apposta.
La donna appoggiò i suoi piedini sul pavimento tiepido, e dopo essersi messa un asciugamano attorno alla sua lunga chioma, si guardò attorno impaziente. Cosa stavano aspettando? Il servizio fino a quel momento era stato eccellente, puntuale, non avevano fatto una grinza. Possibile che la massaggiatrice si fosse dimenticata di lei? Poteva un centro di bellezza così rinomato svelare l'altra faccia della medaglia? La donna era stanca di aspettare.
Si avvicinò in punta di piedi all'ingresso della stanza. Una porta bianca, purissima. Appoggiò la sua mano al manico della porta, ma poi la ritirò subito indietro, quasi avesse toccato una melma disgustosa. In seguito riacquistò coraggio, nessuna la poteva trattare a pesci in faccia, e il conto da pagare in questo caso era sempre salatissimo. Era pronta sia all'equivoco che alla discussione.
La porta le risolse entrambi i problemi. Non si apriva.
Fu inutile continuare a tentare, forse l'avevano davvero chiusa dentro. Tentò di far udire la sua voce, ma nessuno le rispose dall'altra parte della porta che quasi separava due regni. Leila non sapeva che nemmeno un suo sospiro aveva trapassato quella bizzarra porta di legno. Anche la finestra era chiusa, e non accennava ad aprirsi.
Leila non aveva lasciato il suo nuovo cellulare incustodito, e cercò subito di mettersi in contatto con qualcuno. Ma anche questo tentativo fu vano, l'apparecchio era impazzito. La donna a quel punto, venne aggredita da un terribile presentimento, e sussurrò come un lampo la sua solita formula:
"Eagle's Eye!" disse aprendo gli occhi diventati rossi "Non può essere una coincidenza, qualcuno mi vuole tenere a bada in questa dannata stanza!"
Appena i suoi occhi vennero trasmessi al falco dalle piume rossastre, un dardo ricoperto di pura energia, la prima cosa che vide fu la sua Risorsa, in mano ad uno sconosciuto, che la stava rubando proprio in quel momento.
Leila si preparò al peggio, e cominciò a tirare dei calcioni alla porta bianca che la rendeva prigioniera, con le sue piccole ciabattine grigio scuro. Mentre la donna tentò di sfondare la porta, un losco individuo, coperto da un capello da baseball e da vistosi occhiali da sole che lo ricoprivano quasi come una maschera, si era già impossessato della Risorsa. Non gli restava altro che uscire dalla finestra che aveva scassinato da rapinatore esperto, praticando un foro di forma perfettamente rotonda, e rimuovendolo molto probabilmente con una ventosa.
Non aveva però fatto i conti con l'aquila, che restò silente fino all'ultimo momento, prima di attaccare il lestofante.
Leila continuò a mantenere gli occhi cremisi spalancati, come fari di una vettura demoniaca, e attraverso l'aquila sperò di intravedere il volto del ladro che sembrava essere oramai fuori gioco.
Ma all'improvviso, dalla tasca del furfante spuntò qualcosa: un wakizashi singolare cominciò a brillare di blu notte, brandito dalla mano sinistra dell'individuo, che impugnava alla rovescia quella splendida lama: l'impugnatura era ricoperta di seta azzurra, con dei rombi incastonati, posti in orizzontale, che parevano zaffiri a completare l'impugnatura. La guardia del wakizashi era costituita da un quadrato d'acciaio perfetto, mentre la lama ricurva, sempre di color cielo e semi trasparente, sembrava fatta di un materiale ancora sconosciuto all'essere umano. Quest'ultima era perfino decorata da incisioni colorate di nero, a forma di nuvole, poste a distanza costante per tutta la sua superfice:
"Questo non è affatto uno sprovveduto." appurò amareggiata Leila "Se gli concedo secondi preziosi, riuscirà a portarsi via la mia Risorsa...e dopo tutto quello che ho passato, non posso arrendermi in questo modo, non adesso!" esclamò la donna furiosa, prima di sfondare la porta bianca con un calcio ben assestato, interrompendo una volta per tutte la pace e la calma di tutto il luogo.
Mentre degli urletti da donnette isteriche e un delirio generale le fecero da gradevole colonna sonora, Leila si diresse a tutto gas verso i camerini, dove il ladro era riuscito, nel frattempo, a mettere fuori gioco l'aquila scarlatta che l'aveva colto con le mani nel sacco.
I due si ritrovarono faccia a faccia, dopo che Leila sfondò l'ennesima porta a suon di calci:
"Chi sei?" disse la donna in asciugamano, con una voce spaventosamente intimidatoria.
Il ladro non rispose, ma indietreggiò. Posò la balestra di Leila sul pavimento, che ben presto si mosse da sola per raggiungere la sua padrona fidata.
Il ladro sembrava oramai in un vicolo cieco. Altre nove aquile erano pronte a metterlo fuori gioco, nonostante anche lui possedesse una Risorsa niente male:
"Ti ho fatto una domanda. Non costringermi a stabilire un ultimatum, potrebbe rivelarsi piuttosto doloroso non desistere fino alla fine del conteggio." lo minacciò la donna, pronta al confronto diretto.
Il ladro continuò a non muoversi, mentre Leila cominciò a contare fino a dieci. L'inizio dell'apocalisse stava per cominciare, richiamato da una voce forte e carismatica.
"Otto...nove...e..." pronunciò Leila in assetto da guerra.
"Rotundum!" gridò il lesto furfante poco prima che come delle arpie affamate, le nove aquile cremisi tentassero di disarmarlo con i loro artigli affilati.
La lama del wakizashi, ricoperta da una nebbiolina blu scuro, emanò dei piccoli cerchi di fumo del medesimo colore, che avvolsero il ladruncolo da strapazzo, rendendo la sua figura quasi psichedelica. Le aquile non riuscirono a colpire il bersaglio, al contrario, vennero spedite contro Leila fa una strana forza repulsiva. La donna, presa alla sprovvista, non riuscì a rimanere in piedi, a causa delle sue scivolose ciabattine.
Quando Leila riuscì a riprendersi, sentì un venticello gelido provenire dalla finestra aperta dei camerini. Il ladruncolo era riuscito a liberarsi dalle catene, e a spiccare il balzo che gli concesse la libertà.

Nel contempo, le operazioni di salvataggio si stavano svolgendo come semplici addizioni in colonna. Mancavano pochi bambini da portare in salvo, e nessun Green Blood sembrava essersi fatto vivo. Jane era un po' affaticata, dopo aver sfruttato il suo universo n miniatura per molto tempo, ma sembrava non voler cedere. Era una dimostrazione di forza a cui non poteva rinunciare in alcun modo, un trofeo che nel suo egocentrismo non avrebbe fatto altro che brillare sontuoso.
Chester si trovava proprio dalla parte opposta del parco. Sembrava sospettoso, perplesso, come se avesse sentito una melodia incompleta:
"Ma...perché organizzare tutto questo putiferio senza nemmeno attentare alla vita di qualcuno? Che i Green Blood si siano davvero rincitrulliti una volta per tutte?!" esclamò dubbioso.
Senza nemmeno volerlo, calpestò qualcosa, una creatura che gli fece comprendere di aver commesso un errore di calcolo determinante:
"Non ho le traveggole, sono resti di Green Blood uccisi! Ma io non ho ordinato a nessuno di eliminarli, sarebbe stato troppo rischioso..." in un istante, aprì gli occhi quasi la luce del sole l'avesse accecato "I ragazzini!" esclamò prima di tornare indietro.
Dopo aver portato in salvo anche l'ultimo marmocchio, Matt voleva assicurarsi che la sorellina orgogliosa e un tantino maliziosa riuscisse a stare in piedi da sola, dopo tutti quegli sforzi. Tentando di fare qualche passo da sola, la ragazzina incespicò sui suoi stessi piedi e cadde come un sacco di patate:
"Smettila di ridere, citrullo! Aiutami ad alzarmi piuttosto, mi sento un vero e proprio catorcio..." gridò la sorella piena di vergogna.
Matt smise all'improvviso di sghignazzare, e Jane si sentì sollevata, ma quando si voltò, si ritrovò la penna ai suoi piedi, lanciata dal fratello senza farsi vedere.
La ragazzina si alzò con la Risorsa del fratello in mano, estremamente confusa, fino a quando non vide un ragazzo dagli occhi cerulei, un cappuccio blu e una sciarpa rossastra sostare davanti a Matt con una certa indifferenza:
"Matt, chi è quel tizio?" chiese la sorellina al fratellone, immobile come una statua "Matt, accidenti perché non mi risp...oh mio..." fu tutto quel che riuscì a dire, traumatizzata, mentre si accorse cosa avesse escogitato Enigma: il misterioso ragazzo portava con sé una pergamena di papiro bianchissimo. Il delicato tessuto, mentre da un capo avvolgeva un bastone cilindrico dorato con venature nerastre, di forma cilindrica e smussata, dall'altra capo rimaneva sciolto e libero di cadere al suolo.
Jane afferrò al volo che non poteva non essere una Risorsa come la Lama Vendicativa, dato che il leggiadro tessuto, come se avesse potuto crearsi all'infinito, si era allungato fino a raggiungere Matt. La cosa sconcertante fu che il papiro lo stava letteralmente mummificando vivo, davanti all'impotente sorellina, che tentò di strappare la carta con le sue unghie senza successo.
Quando il procedimento del papiro -che presentava incisioni che a Jane parevano inutili segni- fu completato, il corpo di Matt venne piegato come carta, ed intrappolato in una pallina di papiro raggrinzito.
"Il mio compito è finito." sussurrò Enigma dopo essersi infilato in tasca la pallina di papiro che custodiva il piccolo Matt, ed aver richiamato l'infinita striscia di papiro che poteva racchiudere la pergamena.
Jane non aspettò due volte ad attaccare come un boia impazzito, ma ad Enigma bastò incidere con le unghie un rettangolo allungato verticalmente, contornato da piccole decorazioni per riuscire a fermarla.
La striscia di tessuto cominciò a biforcarsi in continuazione, come tentacoli di una piovra gigante, e ben presto, riuscì a segregare la povera Jane in una prigione, rudimentale ma efficace. Non solo la il tessuto era così coriaceo da essersi conficcato perfettamente al terreno, ma oltretutto, grazie alle incisioni esercitate da Enigma in precedenza, Jane non aveva alcuna possibilità di utilizzare la sua Risorsa: un sigillo magico con la stessa figura si era depositato sul braccio dell'ignara ragazzina.
Era oramai una piccola topolina in cerca di formaggio, imprigionata da una trappola troppo ben congegnata, vincente su tutti i fronti:
"Maledetto! Dove lo stai portando?! Restituiscimi mio fratello, ORA!" gridò Jane in totale balia della rabbia più convulsa.
Enigma non rispose, ma chiunque avrebbe capito che, dietro quella sciarpetta rossa e gialla, un sorriso insolente si era aperto lentamente, come una conchiglia contenente una perla splendente.
Il ragazzo poi sparì.
Jane si lasciò cadere a terra, senza forze, quasi senza voglia di vivere. Avevano rapito il fratello proprio davanti ai suoi occhi. In quel momento aveva paura, in quel momento era rimasta sola.

La ragazzina venne liberata poco dopo dal possente Chester, e ancora sconvolta, vacillante, tentò di spiegare al Generale Massimo l'accaduto. Appena Leila venne a sapere dell'accaduto, riferì immediatamente quello che le era capitato al centro di bellezza. Era convinta che anche la porta che l'aveva imprigionata probabilmente era stata rafforzata con un sigillo magico.
Il ladruncolo ed Enigma vennero cercati per tutta la città, ma nessuno riuscì a trovarli. La ciliegina sulla torta però, arrivò solo il martedì dopo, quando Maggio aveva già cominciato a splendere.
Un enorme striscione pitturato di rosso, attaccato all'ingresso della scuola Media di Calvas, era un terribile gesto di sfida, da parte dei due sfuggenti individui:

La Vecchia Alleanza è morta. La Vecchia Alleanza è finita.
Se ne avete il potere, entrate in questa scuola con i vostri passi.
Altrimenti, cessate in questo istante di essere una O.A.G.
Non c'è posto per voi in questo mondo.


Non erano parole al vento. Non era più un gioco. Una forza luminescente si era materializzata come un muro impenetrabile davanti a tutte le entrate della scuola, ed impediva a chiunque di procedere.
L'intero edificio era stato chiuso da un sigillo potentissimo, nonostante si trattasse di un omino stilizzato posto di profilo, con un braccio alzato, celato nell'oscurità.
I due osservarono la scena divertiti, mentre Loretta dovette annunciare la sospensione delle lezioni:
"Ottimo lavoro Enigma, purtroppo non sono stato altrettanto fortunato." disse la voce del ladruncolo.
"Era solo un dettaglio, ora siamo noi che abbiamo lo scettro del potere, siamo noi che dirigiamo le trattative. E' solo questione di tempo." puntualizzò il ragazzo soddisfatto.
"Si...e quando verrà sciolta la O.A.G, allora si che potremo ritornare a splendere ancora una volta." aggiunse il ladruncolo altrettanto appagato.
"Che cosa vuoi fare con Matt? Non sei mai andato a trovarlo fino ad ora..." chiese Enigma cambiando discorso.
"E' facile...lo farò sentire a casa." rispose il ladruncolo con tono sostenuto.

Edited by Poirot's apprentice - 12/7/2013, 17:29
 
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view post Posted on 10/7/2013, 15:45     +1   -1
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Lo sapevo che Jane non era cambiata, è la solita insopportabile di sempre...
Cavoli certo che capitano proprio tutte a Matt... Beh non per niente è il protagonista... Certo che sti due tizi sono davvero misteriosi... Non vedo l'ora di leggere il seguito ;)
 
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GabrielStrife
view post Posted on 11/7/2013, 09:05     +1   -1




Certo che io adoro sti due tizi...Enigma in particolare non so...mi ricorda tanto quei tizi che fanno i cattivoni strafottenti ma che in realtà sono peggio del burro...(magari poi mi sbaglio). Comunque un capitolo appassionante...povera Leila era tutto troppo bello per essere vero...in momenti del genere di capita sempre qualcosa di strano devi saperlo...Bravissimo^^ aspetterò con ansia il prossimo capitolo ;)
 
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view post Posted on 21/7/2013, 00:02     +1   -1
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7.2 Alla Ricerca di un Amico


"Non dovevi farlo. Hai visto come hanno reagito?! Perché lo hai affrontato?"
"E' solo un graffietto, non temere."
"Rispondi alla mia domanda."
"Non ci ho visto più, quando ti ha chiamato "abominio"...non ce l'ho fatta a trattenermi."
"Tanto ci sono abituato, potevi anche ignorarlo."
"No! E' proprio questo il punto! Nessuno dovrebbe chiamarti in questo modo."
"Preferisco essere preso in giro, che guardarti ogni volta pieno di cerotti. Sei il mio unico amico."
"Tu sei speciale, e loro sono solo invidiosi, non possono trattarti così."
"Speciale? Bella battuta...sento soltanto di avere una maledizione..."
"Ti sbagli. Non solo hai capacità straordinarie, ma sei anche un amico speciale. Anche tu sei il mio unico amico."
"Perché allora mi evitano tutti, perché quando perdo il controllo tutti hanno paura di me?"
"Solo perché non sanno davvero chi sei."
"Sei...sicuro? Vuoi davvero continuare ad essere l'amico del mostro?"
"Si. Il migliore amico."
"Allora stringimi la mano. Voglio un patto ufficiale. Anche io voglio essere il tuo amico per eccellenza."
"Certo. Nessuno riuscirà mai a separarci."
"E con questa stretta di mano...adesso siamo come fratelli."
"Saremo amici per sempre."

"Ehi, svegliati! E' già mattino!" gridò Enigma cercando di svegliare il collega addormentato "Ti lamentavi che dormire sul tetto fosse scomodo...è bastato un sacco a pelo per farti cambiare idea."
"Non è come pensi tu. Ho dormito malissimo, e ho fatto pure un sogno strano." rispose il ladruncolo piuttosto nervoso "Come sta il nostro prigioniero?"
"Benissimo, fin troppo. Ha cercato di scappare più volte, lo trovo sempre esausto quando vado a portargli da mangiare." disse Enigma, rapportando il tutto ad alta voce.
"Forse...oggi vado a fargli visita. Giusto per scrupolo." commentò il collega di Enigma, con fare indifferente.
"Sei sicuro? Non ti lascerai trascinare dal passato?" gli chiese Enigma, piegando leggermente le palpebre, senza però nascondere i suoi occhi cerulei quasi fosforescenti.
"Il passato? Non è altro che un vento passeggero per me. Non andrò a rovistare nei ricordi che ho promesso di dimenticare." affermò il possessore del Wakizashi, quasi come un avvocato, mentre intona la sua arringa del giorno.
"Allora resta fermo e buono, la mia Risorsa ti darà il permesso di entrare, ma il procedimento non sarà piacevole." lo allertò Enigma, piuttosto allegro, dietro la sua sciarpa di seta.
"E sia! So che sei un vero artista, amico mio. Non mi accadrà nulla di male, a parte forse la mummificazione!" disse con fare sprezzante, posizionandosi davanti ad Enigma.
Il ragazzo, mascherato dagli occhiali e dal berretto da baseball, aprì le braccia al cielo, quasi per immolarsi di fronte al virtuoso collega. Enigma non era il tipo da perdersi nelle acque dell'umorismo. Con grande scioltezza, fece inglobare il suo collega dalla pergamena di papiro, prima di trasformarlo in una misera pallina fatta di cellulosa e poco più. Il resto del procedimento, era persino più facile che rubare un giocattolo ad un bimbo addormentato: bastò raggomitolare le palline di papiro in un unica massa, per trasportare il ladruncolo dalla realtà di tutti i giorni ad un mondo diverso, dove il suo ostaggio lo aspettava.

Il ladruncolo si guardò attorno con immenso stupore. Tutto ciò che aveva attorno sembrava l'ottava e la nona meraviglia del mondo: delle pareti di papiro che respiravano aria, delicate e leggere, decorate con spettacolari disegni che parevano antichi geroglifici, facevano solo da ingresso ad un regno lillipuziano.
Anche la pavimentazione era fatta di papiro, il che costrinse il ladruncolo a saltellare come una lepre, per riuscire ad avanzare in quell'ambiente labirintico.
Trovò ben presto un lungo corridoio, dal quale provenivano degli strani lamenti. Non erano echi di sofferenza, assomigliavano maggiormente a dei borbottii, sbuffi di una locomotiva in corsa. Non avrebbe mai potuto sbagliarsi, quegli sbuffi il ladruncolo li conosceva a menadito, erano rimasti congelati nella sua memoria proprio fino a quegli istanti.
In fondo ad una sorta di corridoio, costituito da lenzuoli di papiro dal profumo agrodolce, spuntava una stanzetta piuttosto buia, era sicuramente quella la cella a cui Matt era stato destinato. Era una prigione senza sbarre, solo una cascata di veli opachi, bianchissimi e rigidi come massi, divideva il ladruncolo dal possessore della penna. Il ragazzino stava parlottando come a suo solito, una vera e propria pentola di fagioli. Ma forse quella volta, nella ricetta c'era un misto di tristezza amalgamata alle sue parole.
Matt intravide subito l'ombra del ladruncolo dietro il leggiadro papiro, e scattante come un ghepardo, si alzò da terra irato:
"Ehi! Sono relegato qui da almeno tre giorni! Mi spiegate una volta per tutte che diavolo volete da me?" disse Matt, quasi a voler cominciare una ramanzina di perenne durata.
Il ladruncolo non rispose. Strinse i pugni. In quel momento, odiò se stesso più di ogni altra cosa.
Gli occhiali da sole gli caddero dal naso, e una luce fucsia cominciò a splendere nelle sue iridi, annegate da un pianto che avrebbe trattenuto con tutte le sue forze; lo avrebbe ricacciato senza pietà, non era tempo per i sentimentalismi.
"Peter?! Sei tu?" sussurrò Matt senza fiato, impedendo al ragazzo di fronte a lui di raccogliere gli occhiali. Lo shock fu tremendo per il ragazzino dagli occhi fucsia chiaro, che rimase immobile, come se il tempo l'avesse perso per strada.
"Vorrei non esserlo mai stato." rispose Peter con un triste sorriso. Oramai le sue carte erano state scoperte, non c'era motivo di rigirare il coltello nella piaga.

Fu un incontro che entrambi aspettavano da tre anni ormai. L'amicizia per loro fu come percepire gli stessi suoni, emozionarsi nello stesso momento, spartire un po' della propria anima. E finalmente, le metà si erano riunite ancora una volta, riunite dal caos, riunite dal dolore.
"Non finisci mai di stupire, vero?" ridacchiò Peter, piuttosto scosso "Come hai fatto a capire che ero io. Non ho nemmeno fiatato per paura di farmi scoprire."
"Sciocco...dovresti ricordartelo. E' sempre stato così, ogni volta che ti cadevano gli occhiali da sole, era il finimondo. Forse non te ne sei mai accorto, ma quando questo capitava, si sentiva sempre un chiarissimo grugnito provenire dalla tua voce." gli spiegò Matt a tratti raggiante, a tratti mortificato. Il suo migliore amico, era proprio a due passi da lui, ma un muro insormontabile, eretto proprio da Peter, sembrava aver spezzato quel legame indissolubile.
"Matt...non sprecare le tue energie. Ti libereremo molto presto, ma al momento dovrai stare qui. Dopo che ti avrò liberato, avrai tutto il tempo per odiarmi." disse Peter a sguardo basso, addolorato, avvertendo il volto pieno di domande dell'amico.
"Perché...perché mi hai fatto richiudere in questa prigione, che cosa ti ho fatto?" chiese Matt, senza che il suo umore grigio lo facesse vacillare.
"Non te lo posso dire. Non posso." rispose Peter, con la voce sempre colma di tristezza.
"Perché non puoi? C'è qualcuno che ti costringe? Enigma per caso?" chiese con foga Matt, stringendo i veli di papiro che lo separavano dal suo interlocutore.
"No. Sono io che l'ho convinto a fare quello che abbiamo progettato. Tutto proviene dal mio cuore, Matt." rispose Peter a fatica, con voce altalenante.
"Io...non capisco. Dov'è finita la nostra amicizia? Non ti fai più vedere per tre anni, e poi torni in città solamente per prendermi in giro?!" urlò Matt furibondo "Dove...dov'è finito il nostro patto? Dov'è finita la nostra Vecchia Alleanza?"
"Ti prego, smettila. Ogni tua parola mi fa sentire sempre più un essere dannato, un...mostro." rispose Peter, tentando di far tacere quel supplizio, di zittire un amico incredulo. "Quando sarà tutto finito, ti lasceremo andare, e non mi farò più vedere, te lo giuro."
"No! Non è questo che voglio Peter! Ho chiamato la mia O.A.G la "Vecchia Alleanza"...era il nome che ci eravamo dati io e te, quando eravamo bambini. Io non ti ho mai dimenticato, non voglio che tutto finisca un altra volta..." disse Matt quasi in preda ad una dolorosa euforia.
"Infatti...eravamo bambini. Un semplice trasloco è stato sufficiente per separarci. Forse eravamo solo degli illusi." affermò Peter con un tono nostalgico.
"Peter...mi conosci. Sai che non mi arrenderò facilmente. Non ti permetterò questa toccata e fuga. Questa, è la nostra unica chance. Ho tante cose da raccontarti..."
"Anche io Matt... e vorrei tanto farlo. Un giorno forse, ma non qui. Non ora." disse Peter, prima di congedarsi "Sei il mio unico ricordo d'infanzia felice. Mi hai fatto capire tante cose. Mi hai fatto vedere i miei occhi in modo diverso, mi hai fatto vivere non come un mostro, ma come un ragazzo dotato di un potere eccezionale. Non voglio ricordarti in altro modo."
Matt ascoltò i passi incerti di Peter raggiungere l'uscita della prigiona fatta di papiro, si lasciò cadere a terra, sul morbido papiro. Non aveva mai creduto al destino, nemmeno durante le situazioni più fortunose. Eppure aveva parlato con un amico, un fratello, che aveva sempre sperato di rincontrare. E sapeva, che dietro quelle parole dure, anche Peter pensava lo stesso. Ma cosa lo spingeva allora, ad esprimere tutto quel distacco?

Jane non aveva chiuso occhio. Quella scena traumatizzante che aveva vissuto impotente venne proiettata nella sua mente una miriade di volte, permettendole solamente di trovare la quiete necessaria per una misera pennichella. La ragazzina si era messa a dormire nel letto di Matt, stringendo il suo orso bianco di peluche, quasi avesse potuto avvertire il suo respiro, attraverso l'inanimato batuffolo peloso che non smise mai di abbracciare, per tutta la notte.
All'improvviso, il campanello cominciò a strillare nelle orecchie della ragazzina, che venne svegliata malamente. Facendo un movimento brusco, si sporse troppo dal letto rialzato del fratello, e finì per piombare a terra trascinata dalla scherzosa forza di gravità. Come se non bastasse, gli ospiti che entrarono nella sua camera, la trovarono quasi spalmata al pavimento come marmellata, era solo l'inizio di una giornata a dir poco burrascosa:
"Jane! Ma...dormi sul pavimento per caso?" le chiese Wesley perplesso.
"Beh, magari è più comodo..." tentò di difenderla Mike, inutilmente.
"Siete uno più tonto dell'altro!" li fulminò Jane, piena di energia "Vi sembro un cagnolino da compagnia?! IO dormo su un materasso, come tutti gli esseri umani, mi sembra piuttosto ovvio!"
"Uh...pessima sveglia..." sussurrò Wesley a Mike, cercando il suo appoggio.
"Ti aspettiamo in cucina allora, ci siamo praticamente tutti. Abbiamo una riunione da sostenere!" esclamò Mike con tono critico "E se ti degnassi di vestirti come si deve, e magari di sistemarti quel cespuglio che hai in testa..."
"Non dovevi dirlo!" lo fermò Wesley, anche se oramai la goccia aveva già fatto traboccare ampiamente il vaso.
I due ragazzini fuggirono dalla camera dell'arpia, prima di essere presi a cuscinate. Wesley però, non comprese perché Mike avesse provocato l'ira funesta della ragazzina, doveva pur conoscere il suo caratterino, un mondo dove la pazienza non esisteva affatto:
"Perché l'hai fatta arrabbiare?! Adesso se la prenderà con me...sono finito!" esclamò Wesley, pensando seriamente di dover emigrare, pur di salvarsi dalle grinfie di Jane.
"Tranquillo, Wesley. Conosco bene le donne! Ho semplicemente giocato un po' con lei, tutto qui. E poi quando si arrabbia, sembra così..." l'ispirazione di Mike venne spenta come una debole fiammella esposta alla gelida bora. Leila chiamò a rapporto tutti i membri della O.A.G in cucina, con una certa fretta in corpo, che non fece presagire nulla di buono.
La cucina di casa Wolfram sembrava essere diventata il quartier generale di un intero esercito. Nonostante l'aria terribilmente afosa e il poco spazio che rimaneva per tutti i presenti, nessuno sembrava mostrare il minimo lamento, la minima stanchezza. In quella cocente sauna, i genitori di Wesley e di Mike, assieme a Chester e a qualche soldato, erano pronti a dibattere per arrivare all'obiettivo finale: ritrovare quel bizzarro ragazzino dalle occhiaie pronunciate e dallo spirito battagliero.
Mentre le gocce di sudore scivolavano sulla pelle abbronzata e morbida di Leila, le sue parole attirarono l'attenzione di tutti i presenti:
"Sono quattro giorni che hanno rapito mio figlio. Le ricerche della Polizia non sono servite a nulla, è tempo di afferrare il testimone, di stringerlo, e di portarlo fino al traguardo!" affermò solennemente la donna, attirando un ronzio di consensi per tutta la cucina.
"Ho delegato le pattuglie ad un mio sottoposto, di cui mi fido ciecamente. Potrei cominciare a far ricerche fin da ora, mi basta un fischio!" esclamò Chester piuttosto irrequieto.
"Apprezzo il tuo aiuto...il vostro aiuto, ma vorrei non cercare un pesciolino in un grande oceano. Dobbiamo sapere in anticipo, ciò che il nostro istinto ci suggerirà di seguire. A questo proposito..." si voltò verso la figlia, che sembrava impaziente di mettersi in mostra "Jane, vorresti dirlo tu per me?"
"Certamente!" rispose amena "La mamma ha notato delle stranezze, e vorremo partire proprio da quelle, per scovare i due rapitori. Prima di tutto...il sigillo."
"Dev'essere un tipo piuttosto in gamba." affermò Chester pensoso "Dovremmo chiamare un esperto di sigilli magici dai campi di battaglia, se davvero vogliamo rimuovere quello che blocca la scuola."
"Ma questo è quello che vogliono loro!" si intromise Mike, alzando la voce come un hooligan "Ci metteremmo sempre più in ridicolo, per risolvere un problema che potremmo sbrogliare per conto nostro!"
L'intera stanza lo guardò con disappunto. Ma Mike, da bravo mediatore, non si scoraggiò. Solo allora Chester spezzò il silenzio con una delle sue risate grottesche:
"Beh, in effetti, scomodare un prezioso elemento impegnato sul campo potrebbe non essere un idea vincente!" esclamò il Generale Massimo, impressionato dalla testardaggine del bulletto.
"Non è accaduto solo alla scuola." disse Leila, che con un tono fermo e deciso, riportò un po' di calma in quell'atmosfera movimentata "Hanno tentato di rinchiudermi in una stanza, probabilmente con lo stesso metodo. Le ragazze del centro di bellezza hanno giurato di non aver sentito la mia voce dall'interno, e di aver provato più volte ad aprire la porta."
"Non hai trovato alcun pezzo di carta, o qualche disegno dipinto sulla porta?" le chiese Chester impaziente "L'innesco che da il potere ai sigilli magici, dipende dalla superficie su cui sono stati infissi, e questo vale anche per la loro rimozione. Se riuscissimo a capire il meccanismo d'innesco, basterebbe invertirlo per liberare la scuola, e per fermare il ragazzino incappucciato in seguito."
"Purtroppo ho distrutto la porta per sfuggire alla mia prigionia, e quando sono tornata per un sopralluogo l'avevano già portata via..." rispose sconsolata la donna, che catalizzando a sé tutte le emozioni della stanza, trasmise un po' della sua apprensione a tutti i presenti.
Tutti i cervelli si accesero contemporaneamente, cercando di sciogliere un nodo che sembrava apparentemente una catena indistruttibile. I ricordi di Jane però, riuscirono a disfare il filo giusto, più di ogni ragionamento logico. Fu quasi provvidenziale.
La ragazzina aveva giurato vendetta, e finalmente, le immagini proiettate nella sua mente cominciarono a svelare l'oscurità:
"Il papiro...ma si! Il papiro!" esclamò salendo sulla sedia, sovrastando tutti dall'alto "Quel ragazzino incappucciato, non solo mi ha intrappolata con la sua Risorsa, ma mi ha anche impedito di reagire, probabilmente ha inciso un sigillo proprio sulla sua Risorsa!"
"Frena un secondo! Quindi il materiale utilizzato per evocare i sigilli è proprio la sua pergamena!" esclamò Chester poco professionale, facendo imbarazzare gli ufficiali giunti con lui "Ma come faremo a procurarcela?!"
"Avete fatto allontanare i civili dal parco, giusto?" Quindi alcuni frammenti della gabbia che mi ha imprigionato dovrebbero ancora trovarsi in quel luogo!" rispose Jane, con la sua illuminante intuizione.
"E' vero, ma solo fino a questa mattina! Dovete sbrigarvi, o quando passeranno gli addetti alle pulizie del parco, la nostra unica briciola di pane farà una brutta fine!" disse Chester come se avesse preso la scossa "Non c'è tempo da perdere! Vecchia Alleanza, dirigetevi al Parco Glorificus!"
"Scusi...e lei ci abbandona così sul più bello? Oppure ha di meglio da fare?!" esclamò Mike, con tono astioso, sentendosi preso in giro dal Generale.
"Assolutamente no, teppista." rispose Chester, scompigliando i suoi quattro peli coloro carota "Vedi, Jane ha detto che questo Enigma ha inciso i sigilli, non dipinto. Probabilmente si sarà servito delle unghie, e credo proprio di sapere come fare per rintracciare...il suo Talento."

Mamma e figlia, assieme al secchione e al bulletto, si precipitarono al parco per trovare quello che stavano disperatamene cercando: piccoli, minuscoli brandelli di risposte vacillanti.
Sfortunatamente, i segreti di Enigma avrebbero potuto sparire per sempre.
Gli addetti alle pulizie del parco avevano già ripulito tutto, il luogo era più lindo di una fonte d'acqua pura. Jane in particolare ci rimase malissimo, e con la bocca aperta, bofonchiò:
"L'unica speranza che ci rimaneva...era questa...altro che ultima a morire."
"Ma quello non è il camion dell'immondizia?!" esclamò Mike riaffiorando dalla sua stessa espressione sconsolata.
"Mike...hai ragione!" esultò come una bambina Jane, guardando poi la madre con uno sguardo talmente languido, da convincere anche un boia a fermare la sua ascia.
"Mi stai chiedendo di andare a rovistare nella spazzatura, piccola mia?" le chiese Leila con un viso alquanto disgustato.
"E se te lo chiedessi con gentilezza?" ribadì Jane con occhi da cerbiatto.
"Guardate, i camion se ne stanno andando!" esclamò Wesley con occhio vigile.
"Dal centro di bellezza, ad una discarica. Mi chiedo, cosa posso aver fatto di male io? Cosa?" disse Leila autocommiserandosi.
"Allora questo è un si! Presto, non c'è tempo da perdere mamma! Non sarai mica una donnetta impressionabile vero?" esclamò Jane, cominciando a correre per inseguire quell'oceano nauseabondo di rifiuti.
"Che cosa dovremmo fare noi due?!" gridò il bulletto a Jane e Leila, subito dopo il loro scatto fulmineo.
"Tornate alla scuola e cercate un modo per entrare, tentate di tutto!" ordinò Leila prima di correre mano nella mano con la figlia, più che altro trascinata, per adempire ad una ricerca del tutto spiacevole.
Jane e Leila cominciarono la loro maratona. Nonostante i cenni delle due, il conducente non sembrò in alcun modo disposto a fermare la sua corsa, e questo era un guaio bello e buono: in tutto il mondo, ma soprattutto a Calvas, i camion della spazzatura riuscivano a raggiungere tranquillamente i cento chilometri all'ora, e parecchie volte riuscivano ad usufruire di corsie preferenziali pur di terminare il lavoro in anticipo. Una strada spianata avrebbe consentito al camion di sfrecciare sull'asfalto come una macchina da corsa, e raggiungerlo sarebbe diventato impossibile.
Davanti alla vettura mastodontica e maleodorante, un esercito di fari verdi stimolò il guidatore ad esercitare pressione sull'acceleratore. Le gomme rombanti del camion strisciarono sull'asfalto, gridando come sirene, e partirono a tutto gas.
Leila era proprio ad un passo dal semaforo, ma il camion sembrò sfuggirle come un pugno di sabbia.
La donna però decise di tirar fuori il coniglio dal cilindro, e con una velocità impressionante, scagliò uno dei suoi dardi verso la vettura. La freccia riuscì perfettamente a conficcarsi nel camion come uno spillo.
La Risorsa di Leila sembrò concretizzare nevischio rossastro. Delle piccole particelle cremisi apparvero tra il dardo e Leila, fino a materializzare una sorta di fune, sottile e leggera come una lunghissima ciocca di capelli bordeaux.
Il filo cinse con gentilezza la vita di Leila, fino ad avvolgerla in una dolce stretta, l'altro capo invece, si fissò direttamente nel dardo appena scagliato. Con un forte slancio, il filo fece spiccare un volo leggiadro alla donna, che venne tirata dalla forza della vettura; reggendosi saldamente alla fune salvifica, Leila riuscì nella sua impresa.
Dopo che la vettura le fece spiccare quel balzo impressionante, la donna riuscì ad intercettare un sicuro punto di caduta e ad atterrarci senza farsi male. Durante la folle corsa del camion, da brava scalatrice provetta, la mamma amorevole riuscì a trovare un appiglio che le permise di rimanere sdraiata comodamente, col vento che le faceva quasi imbizzarrire la chioma color pece.
Jane nel frattempo, tuffandosi da un apertura dimensionale all'altra, si era tenuta sempre vicina al suo obiettivo, ma non avrebbe retto ancora a lungo lo sforzo, a breve il camion le avrebbe fatto mangiare la polvere:
"Forza Jane! Devi lanciarti!" strillò Leila vedendo che la vettura stava guadagnando pian piano terreno.
Jane decise di far spalancare un buco nero proprio sopra la vettura, lasciandosi poi cadere nel vuoto. Fu un procedimento delicato quanto pericoloso, dato che la ragazzina dovette improvvisarsi uno stuntman a tutti gli effetti. Il risultato però, fu alquanto inaspettato:
"Sono...finita... nella spazzatura! Qualcuno mi salvi da questo orrore!" gridò Jane tutta nauseata.
"Beh, figlia mia, in fondo sei caduta sul morbido! Ma non facevi tanto la temeraria giusto qualche minuto fa?" rispose la madre quasi scoppiando dalle risate.
"Mamma! Sai qual è la differenza tra rovistare nella spazzatura e finirne totalmente immersi?!" ruggì Jane furibonda, vedendo il sorriso sornione della madre "Tirami fuori da qui! Adesso!"
"Mi spiace, ma andiamo tropo veloci, dovrai aspettare che ti scarichino, pulcina mia..."
Tra le grida atroci che Jane cacciò dal camion dell' immondizia, le due sparirono dalla vista di Wesley e Mike, che dopo aver assistito l'accaduto, non poterono fare a meno di sorridere.
La strana coppia si diresse alla scuola, osservando con occhi tutt'altro che speranzosi, quella forza impenetrabile, che impediva loro persino di avvicinarsi alla scuola. Wesley non si sentiva per niente a suo agio, accompagnato dal suo nemico naturale, non riusciva a concentrarsi, voleva trovare il suo sancta sanctorum per riflettere con calma. E fu così, che il secchione riuscì a trascinare Mike nella biblioteca di Calvas Ovest, un luogo che probabilmente, non si era azzardato nemmeno ad osservare da lontano:
"Ecco un bel posticino dove rimescolare il mazzo confuso dei mie pensieri!" esclamò Wesley, abbassando la voce per non disturbare i lettori attorno a quegli scaffali appesantiti da innumerevoli tomi, ricchi di sapere, parole, vita e morte "Ah! L'odore dei libri nuovi di zecca crea quasi dipendenza! Mi spiace averto portato qui con me, ti starai annoiando a morte!" continuo Wesley tentando di coinvolgere Mike.
"E' un luogo da secchioni." commentò Mike freddo come il ghiaccio.
"Dovresti saperlo, le persone non cambiano mai col passato, e io rimarrò sempre un secchione, mi spiace." tentò di giustificarsi Wesley grattandosi la sua chioma bionda.
"Eh...possiamo chiudere col passato, ma il passato non chiude con noi..." pensò Mike ad alta voce.
I due si guardarono negli occhi, quell'aria di filosofia era talmente bizzarra, per due ragazzini così diversi, che quasi la realtà pareva finzione. Wesley fece accomodare Mike in una postazione computer, tentando di intrattenerlo in tutti i modi, mentre egli avrebbe sfogliato un libro introduttivo riguardo i sigilli magici.
I due ragazzini si immersero nel loro passatempo, senza più pensare ad altro. Wesley si voltò qualche attimo dopo verso Mike, scuotendo la testa, ma allo stesso tempo sorridendo con aria appagata:
"E chi si sarebbe mai aspettato che il terribile bullo della scuola conoscesse Shakespeare così a fondo? Forse diventeremo veramente amici. Che bello!" pensò rincuorato.

Jane aveva scelto il giorno sbagliato per vestirsi di bianco. Si era sporcata in maniera così uniforme da farla assomigliare ad un dalmata in gonnella. E come ultimo tocco di bellezza, una bellissima buccia di banana si era appiccicata sulla sua spalla sinistra. Quando Leila la tirò fuori dall'immondizia franata su di lei, lo sguardo della ragazzina fu decisamente esaustivo: non una risata, non una parola.
Erano finalmente arrivate alla discarica, e Leila stava facendo una gran fatica a trattare con gli addetti, che non aspettavano altro che liberarsi del loro carico. Bastò mostrare una sorta di distintivo, che non era nient'altro che lo stemma ufficiale di tutte le O.A.G, per metterli a tacere: una semplice ala d'angelo. La donna provò un profondo imbarazzo, e sperò che col tempo esercitare la propria autorità sarebbe stato molto più semplice.
Armate di guanti in lattice e di tanta pazienza, le due cominciarono a spulciare i sacchetti della spazzatura uno dopo l'altro; in fondo pochi camion provenivano dalla zona critica, e le possibilità di successo sembravano irrisorie, ma a nessuna delle due venne in mente di tirarsi indietro, nemmeno per sbaglio. Con la Risorsa del fratello come fonte di illuminazione, la sorella cominciò il suo lavoro di sorella quasi devota.
Nel contempo, Wesley continuò a macinare pagine con un ritmo spropositato, mentre senza palesarlo apertamente, anche Mike stava facendo le stesse ricerche dell'amico dalla pelle scura:
"Accidenti, l'innesco di un sigillo possiede migliaia di variabili possibili, non si può tirare ad indovinare." commentò Wesley a bassa voce.
"Possibile che non abbia un punto debole? Insomma, il creatore, secondo quanto ho letto, deve sempre esercitare il suo potere sul sigillo, come diamine ci riesce a farlo ventiquattrore su ventiquattro?!" puntualizzò Mike scocciato. D'un tratto, una luce fatta di mille lampadine s'accese nella mente di Wesley.
"Hai...ragione! Un appostamento!" esclamò gioviale, attirando una dozzina di sguardi truci di affamati lettori "Pensaci un secondo! Perché il sigillo posto sulla porta del centro di bellezza è collassato facilmente? Perché il suo creatore non si trovava lì, dato che Jane l'ha incontrato al parco Glorificus!" aggiunse abbassando di molto il tono di voce, portandosi una mano vicina alla mascella, per celare le sue parole.
"Quindi, un sigillo col potere al massimo delle sue possibilità, dovrebbe avere un controllo costante da parte del creatore, no? Questo può significare soltanto una cosa..." disse il bulletto dai capelli ardenti, quasi in telepatia con il secchione.
"Si, il creatore si sarà piazzato per forza in posto molto vicino, come il palazzo di fronte alla scuola ad esempio..." concluse Wesley, infervorato come una rock star.
"Fantastico, potremo prendere a pugni quei due maledetti fuggiaschi, già mi prudono le mani!" annunciò Mike, stringendo la sua mano destra con furore "Nel frattempo cosa potremmo fare per ammazzare il tempo?"
"Potremmo leggere un opera internazionale...magari una qualsiasi...il Mercato di Venezia ad esempio." rispose Wesley, non facendosi scappare l'occasione per dare una frecciatina al bulletto.
"Spiritoso..." ribatté Mike, per nulla divertito.

"Ah! C'è una pantegana enorme! Si salvi chi può!" ululò Jane, tremando come una petalo solitario.
"E' solo un peluche a forma di roditore...sai, il tuo curioso modo di essere coraggiosa è decisamente inquietante!" esclamò Leila, sogghignando.
"Io vorrei essere inquietante! Ma non per ogni urlo di terrore che caccio, ma per la mia furia spietata!" rispose Jane mettendo le mani sui fianchi, rendendo forse noto uno degli scopi della sua vita.
"Umh...credo che tu debba lavorare molto allora. Il regno della terribile Jane è ancora lontano, e lo sarà finché ci sarò io!" rispose Leila dolcemente, abbracciando la figlia con scherno.
"Ah! Qualcosa si muove!" gridò nuovamente Jane, peggio di una soprano, prima di rendersi conto che era proprio la Risorsa di Matt a scuotere le sue purissime ali "La penna sembra aver trovato qualcosa, forse dovremmo aprire questo sacco, è come se me lo stia indicando con insistenza." constatò la ragazzina dall' animo conquistatore.
Finalmente, come due agenti della polizia scientifica, Leila e Jane rinvennero i tanto ricercati pezzi di papiro, che cercarono di maneggiare con la massima cura. Presto si accorsero che il tessuto non aveva perso la sua inspiegabile robustezza, a prova di ciò, il sacco che lo conteneva era forato in più punti. Tuttavia le incisioni sul papiro era misteriosamente scomparse. Leila afferrò al volo l'unica spiegazione possibile ed immaginabile:
"Un innesco davvero ingegnoso. Difficile prendere contromisure senza sapere della sua esistenza." disse la donna aggrottando le sopracciglia.
"Tradotto? Che significa?" si lamentò Jane, tutta imbrattata di sporcizia.
"Guarda cosa succede a questo simpatico frammento di pergamena se, accidentalmente, lo espongo alla luce solare per qualche minuto..." disse Leila dando vita al suo piccolo esperimento dall'andamento già segnato.
Poco dopo che i raggi solari baciarono ogni fibra del papiro, il materiale cominciò gradualmente a reagire: sembrò che un micino invisibile stesse affilandosi le unghie sul tessuto, dato il rumore che emanò il papiro, incidendo lentamente su se stesso il sigillo che poco prima era sparito alla vista. Il papiro stava tentando di materializzare il sigillo ancora una volta:
"La pergamena ha trovato un modo originale per attivare i sigilli magici, e giusto per caso, la vostra scuola è esposta al sole per quasi tutto il suo viaggio." affermò Leila dopo il suo resoconto scientifico.
"Quindi, il fatto che abbiano bloccato l'accesso alla scuola...è una mera coincidenza!" esclamò Jane impallidita.
"Proprio così. Era uno dei pochi edifici papabili. Il sigillo riceve l'innesco al mattino, e accumula l'energia solare fino al tramonto. Se supponiamo che la Risorsa possa trattenere a lungo la luce solare, allora l'innesco rimarrebbe attivo anche per qualche ora della sera..." commentò Leila riconoscendo quanto Enigma fosse stato astuto.
Si udì l'intonare di un canto leggiadro, forse un colibrì, forse un pettirosso, fatto sta che quel canto, proveniva semplicemente dalla tasca di Leila. Il cellulare della donna continuò a cinguettare per qualche secondo, prima che le sue mani lo afferrassero.
Dopo una rapida conversazione, Leila assunse un espressione convinta e sicura, come una supercalcolatore, in grado di risolvere anche i calcoli più impossibili:
"Ci hanno sottovalutato, e pagheranno cara la loro svista. La Vecchia Alleanza non negozia con nessuno, quando c'è la vita di un nostro membro in pericolo." affermò la donna con regalità.
"Si, noi ce lo riprenderemo con le nostre forze, non vedo l'ora che si faccia notte!" esclamò Jane alzando le braccia al cielo, ricordando vagamente una cheerleader.
"Si, anche io sono molto curiosa. Ma, cara mia, prima di prepararti per la battaglia, forse ti converrà farti una bella doccia. Una lunga doccia." concluse Leila stuzzicando la figlia col suo pungente sarcasmo.

"Che cosa stai leggendo Enigma? Mi sembri piuttosto indaffarato." disse Peter all'amico incappucciato.
"Oh, è il mio diletto maggiore. Senti questa: se in un villaggio esiste un solo barbiere, il quale rade solo ed esclusivamente quelli che non si radono da soli, allora chi rade il barbiere?" chiese Enigma all'amico, mentre i suoi occhi che si illuminarono, sfidando quelli fucsia dell'amico.
"Enigma! Sei davvero fissato con gli indovinelli, non potresti concentrarti su quello che stiamo facendo? E' di vitale importanza!" rispose Peter contrariato, ma sorridente.
"Non conosci il paradosso del barbiere di Bertand Russell? Uh uh...bene, sarà davvero divertente..." commentò Enigma sghignazzando dietro la sciarpa.
"E perché mai? Non mi dire che..."
"Si! Ci hanno smascherati, o almeno, questo è quello che credono loro." disse il ragazzo, quasi stesse leggendo un paio di barzellette.
"Verranno qui dunque? Non sarà facile fermarli, ma forse potremo finalmente contrattare con loro..." aggiunse Peter rimettendosi gli occhiali sul viso, riflessivo.
"Tranquillo, queste superficiali esche troveranno un pesce non facile da agguantare." gli confidò Enigma, molto sereno.
"Vedo che sei stato previdente come ti avevo chiesto. Sono proprio orgoglioso di avere una persona come te al mio fianco." lo elogiò Peter.
"Beh, la mia non è solo arte fine a se stessa. Sarà tutto come un gioco, dove io sarò il regolamento supremo. Sarà davvero emozionante...peccato che saranno loro, quelli a divertirsi di meno..." concluse il ragazzino.
Una strana ombra truce avvolse lo sguardo determinato di Enigma, che nonostante tutto, non aveva perso nemmeno un briciolo del suo spirito mite e allo stesso tempo grintoso.
Il suo volto, indecifrabile, proprio come un paradosso, profetizzava soltanto l'avvenire di un ennesima ed intensa sfida, che la Vecchia Alleanza avrebbe dovuto fronteggiare a viso aperto, nel buio dell'incertezza.
 
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GabrielStrife
view post Posted on 22/7/2013, 08:23     +1   -1




Questo Enigma mi piace sempre più *-* io a capire quel paradosso ho dovuto impiegare una settimana della mia vitaXD Comunque Enigma se sarà cattivo penso che diventerà il mio cattivo preferito^^ se invece sarà buono beh...meglio così^^ Sono interessato anche da Peter...in questi due ultimi capitoli lo introduci cosa nasconderà mai questo personaggio dagli occhi fucsia? Aspetto con ansia il prossimo capitolo^^
 
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view post Posted on 22/7/2013, 17:45     +1   -1
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Happy Happy 10

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Avevo giusto un certo presentimento ti piacesse Enigma, che sia cattivo o buono...chissà...:shifty:
Pian piano verrà tutto fuori! :D Cecherò di rispettare i miei tempi.
 
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view post Posted on 27/7/2013, 13:05     +1   -1
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Black Lady

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Wow... Questo capitolo è stato un susseguirsi di colpi di scena!!
Ti devo chiedere scusa per aver risposto solo ora, ma ero completamente assorbita dal GDR in atto sul forum che è finito questa notte XD
Tornado al capitolo... Ho come l'impressione che Enigma e Peter non siano propriamente cattivi... Ma abbiano fini specifico, che magari anche con buone intenzioni, va contro certi principi morali... Poi può essere una mia impressione XD
La cosa però che mi ha incuriosito di più è una che forse mio fratello non ha notato, o che ha notato ma non gli ha dato importanza, forse perché i maschietto... Ed la reazione strana di Mike nei confronti di Jane... Ho come l'impressione che tra poco nascerà un amore :rolleyes:
Complimenti vivissimi Matteo ^^

Ah proposito... Ora finalmente ho capito perché il tuo protagonista si chiama Matt XD
 
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view post Posted on 27/7/2013, 13:51     +1   -1
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Happy Happy 10

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Ah ah! Tranquilla, anche un altra persona che conosco ha giocato a questo GDR, per cui ti capisco! ^_^
Hai vinto? :D

Beh, Peter ed Enigma sono proprio misteriosi, chissà cosa nascondono, eh eh... :shifty:
Ah, beh, i nuovi amori potrebbero essere dietro l'angolo, dovrai scoprire se veramente Mike prova qualcosa!
Il nome, si, deriva dal mio, ma non è propriamente una mia proiezione... anche se forse, analizzandolo meglio, qualcosina forse di mio ce l'ha...non ci ho mai pensato! xD

P.S Finalmente Shinichi e Ran sono scappati! Era ora, verso la libertà! E nell'isola oscura...ci sarà Vermouth? Chissà! :)
 
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view post Posted on 27/7/2013, 15:05     +1   -1
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Black Lady

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Ah ma nel GDR non vinceva nessuno... semplicemente ognuno impersonava un personaggio e bisognava immedesimarsi nella parte...
 
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282 replies since 31/12/2012, 19:34   3741 views
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