Detective Conan Forum

Matt e la Penna. Il mistero del muro di fuoco., Volevo condividere un racconto a cui tengo davvero!

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view post Posted on 1/8/2013, 21:52     +1   -1
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7.3 Indovina Indovinello...


"E' tutto a posto, Peter calmati!"
"Perché dovrei? Ho...combinato un vero e proprio disastro!"
"Non è stata colpa tua..."
"Finiscila! Certo che è stata colpa mia, chi altro avrebbe potuto creare quest'inferno?!"
"Io...metterò una buona parola sul tuo conto, forse riusciremo a..."
"Non c'è più nulla da fare! Mi espelleranno, mi espelleranno, Matt..."
"No! Non posso permetter loro di separarci!"
"E' questo il prezzo da pagare Matt. Quando convivi con uno come me, non sai mai come andrà a finire."
"Che cosa intendi dire?"
"Sai, non è la prima volta che trasloco. Ce ne sono state molte altre, ho visto i luoghi più diversi, le città più disparate. E nonostante ciò, mi sento un essere vuoto. Con un potenziale. si... ma vuoto."
"Peter, non sai quante persone vorrebbero essere al tuo posto..."
"Ah, certo...non posso nemmeno soffrire. Sono il ragazzo fortunato io."
"Peter! Dentro di te non giace nulla di male. E' magia, pura magia. Il destino ti ha riservato un privilegio così...unico!"
"Che sia maledetto il destino! Questa, cosa...dentro di me... non ne ho il controllo, sfugge ai miei fragili fili da burattinaio. Ogni volta che provo delle emozioni, ecco! La mia vita torna nei bassifondi dell'inferno!"
"Capisco che è difficile ma pensa, ti prego. Io non so più come spiegartelo. Pensa a quando sarai capace di controllarti...pensa a quando farai del bene, pensa a quando potrai portare la luce nell'oscurità, o quando potrai spegnere il fuoco con una pioggia leggera...sarai capace di tutto quello che un essere umano possa desiderare."
"Io...non sono un essere umano. E anche se lo fossi, nessuno tranne te mi riconoscerebbe tale."
"E quindi...non sono sufficiente per te?"
"...mi dispiace Matt."
"Ah...siamo arrivati al dunque."
"Non posso vivere così Matt. Non posso dipendere da te. Ora che ci separeranno...io, perderò me stesso ancora una volta."
"Certo...sei tu il ragazzo importante, mentre io sono l'amico di seconda classe, di cui si può fare a meno."
"Sai che non la penso così."
"E non pensi a me adesso? Pensi che tutto quello che è successo mi faccia gioire? Tu almeno hai un futuro già scritto, per quanto mi riguarda, non ho mai posseduto una sfera di cristallo."
"Se solo...potessi scambiare la mia anima con qualcuno che non si tratti di me...io lo farei, credimi. Basterebbe trovare un invidioso come un altro."
"Perché non ci provi con me allora?!"
"Ma che stai farneticando?"
"Io...sono sempre stato invidioso di te, Peter. Fin da quando ho capito che presto saresti diventato un aspirante mago. Davanti alla tua vita di aspetta un bel tappeto rosso, una strada in discesa."
"Matt, io non intendevo..."
"Sta zitto! Fa-fammi finire...non sai quanto avrei voluto essere nei tuoi panni. Avere la magia a portata di mano, poter fare grandi cose...è sempre stato il mio sogno. Invece, non sono altro che un ragazzino. Sciocco. Inutile. Pusillanime. Mio padre non è morto per un incidente...mio padre è stato ucciso dai Green Blood! quasi otto anni fa, e io non potrò mai vendicarlo, mai."
"Cosa?! Ma allora...non mi dirai che..."
"E' proprio come pensi. Ma tanto non serve a nulla pensarci, sto già piangendo, non vedi?"
"Allora...finisce tutto qui?"
"Si. Tanto ti trasferirai no? Che senso ha, stare a parlare...ah, ecco che arriva il preside."


Matt si era rannicchiato nel suo angolino preferito, di una prigione più unica che rara. Continuava a ricordare incessantemente, senza quasi avere la supremazia sui suoi stessi pensieri:
"Forse...non sarei dovuto essere così duro con lui." bisbigliò silenzioso.
"Intendi l'incidente avvenuto in quinta elementare?" replicò all'improvviso Enigma, dall'altra parte di quegli indistruttibili veli di papiro.
"Ma...tu sei il ragazzo con la pergamena!" esclamò Matt mettendosi sull'attenti "Come fai a sapere dell'accaduto?" chiese profondamente turbato.
"Semplice, Peter me l'ha raccontato." disse lasciandosi scappare un ghigno quasi impercettibile.
"Com'è facile cambiare faccia da un momento all'altro..." commentò Matt, marchiando Enigma come un approfittatore.
"Non ti permetto di biasimarlo." rispose Enigma piuttosto severo " E' vero, anche io sono una persona importante per lui, ma l'origine di tutto ciò è ben più profonda di quanto tu immagini. Io non sono un ripiego, come non lo sei tu."
"In che senso?" chiese Matt, rinato dopo aver udito la sua peggior paura, sgusciare dalle labbra nascoste di Enigma.
"Non m'importa se tu e Peter eravate amici per la pelle. Io e lui ci intendiamo perfettamente oramai, ed è proprio per questo che posso dirti con certezza, che lui non ti ha mai dimenticato." rispose Enigma, celando un sospiro ricco d'umanità.
"Stai...dicendo sul serio?" disse il recluso con una vocina leggera come una piuma.
"Senti, a dirla tutta, tu non mi piaci. Noi non ci conosciamo, non siamo amici. Ma mentire su Peter, sarebbe come fargli un torto per me. Io e lui siamo molto simili in fondo." il suo sguardo color cielo puntò alla terra. Era tempo di tornare alla realtà, quei discorsi struggenti non erano proprio il suo forte, non li sopportava, li trovava superflui, perciò decise di salutare la sua cavia "Dovresti ritenerti fortunato, ad avere un amico come lui."
"Quindi...non mi farai uscire da qui vero?" sussurrò Matt con fare annoiato, tentando di marciare sulla loro amicizia in comune.
"No, mi dispiace. Ma stai tranquillo, avrai presto compagnia." rispose Enigma tornando al suo aspetto cupo e misterioso.

Erano quasi le tre del mattino. Quattro lanterne rosse, incappucciate e pronte a divampare nella notte, stavano avanzando verso la scuola media. La Vecchia Alleanza era pronta a ridar lustro al suo nome, al suo significato, alla sua essenza.
Il gruppetto ardente era bardato di felpe sportive, comode e leggere, munite di cappuccio per coprire i lineamenti del volto. Tutti e quattro portavano dei guanti senza dita, ed un polsino di cotone al braccio destro. Per quanto economiche risultassero le loro divise, il loro animo dimostrava quanto fossero determinati, di come avrebbero combattuto anche una guerra, vestiti come rapper scapestrati.
Mettendosi in riga davanti al palazzo di fronte alla scuola, i magnifici quattro fecero un bel respiro. Scrutarono con occhi di fuoco quell'ammasso di cemento e mattoni, quasi avesse potuto osservali a loro volta, con le sue finestre che riflettevano la luce dei fari notturni.
Ed eccoli. Tre ragazzini ed una mamma di fronte alla fortezza nemica:
"Le tre scoccheranno a momenti. I tuoi calcoli sono esatti, vero?" disse Leila, non smettendo di puntare al gigante di mattoni di fronte a lei, rivolgendosi la voce al secchione.
"Non sbaglio mai in questi casi. Io e i miei genitori abbiamo condotto delle ricerche in laboratorio, emettendo fonti di luce di varia intensità verso i pezzetti di papiro. Dunque, abbiamo stimato che con tutta l'energia solare accumulata quest'oggi, il suo potenziale si sarebbe azzerato proprio...adesso!"
Il sigillo dal disegno stilizzato di un uomo cominciò a perdere lucentezza. Nonostante ad occhio nudo nessuno poté constatarlo con sicurezza, la forza repulsiva del sigillo cessò di esistere, distruggendosi come un vaso di ceramica infranto:
"Chester terrà d'occhio tutto il territorio circostante, nel caso i due furfanti tentino una ritirata a sorpresa." annunciò il capitano della nave dai fiumi di capelli nerastri "Ci dobbiamo dividere, due di noi andranno a dare una lezione ai rapitori, gli altri due invece, si dirigeranno alla scuola per cercare e rimuovere il sigillo il prima possibile, abbiamo poche ore."
I tre ragazzini si disposero a triangolo attorno al loro condottiero, cogliendo ogni vibrazione che emettevano le sue corde vocali. Era un piano azzardato, come camminare su un ponte di spade affilate, ma la O.A.G, determinata più che mai, non volle rinunciare ad una stretta di mani e speranze propiziatoria:
"Forza, diamo il massimo!" esultò la ragazzina sempre più impaziente.
"Bene, allora faremo così: siccome i due nemici potrebbero anche tenderci un imboscata proprio all'interno della scuola, saremo io e Jane a rimuovere il sigillo magico." proclamò solennemente Leila, guardando i tre ragazzini con grande fiducia "Wesley e Mike invece, perlustreranno il palazzo di fronte alla scuola. Combattete solo se necessario, non conosciamo a fondo le Risorse di questi malviventi."
I tre ragazzini annuirono in festa, come un terzetto di cantanti d'opera, anche se Mike non sembrò molto contento degli abbinamenti scelti da mamma Wolfram.
La notte non li avrebbe aspettati per sempre, e la luna si sarebbe presto addormentata ancora una volta. La Vecchia Alleanza si mise in azione.

"C'è nessuno?" esclamò scherzosamente Jane, entrando dopo tanti giorni d'assenza, nell'atrio della sua scuola, che per il disuso si era tutta impolverata "Peccato, non mi dispiaceva fare lezione in un altro edificio, giusto per cambiare aria."
"Ti dispiace concentrarti?" la riprese la madre "Sai quanti colpi al cuore mi avete provocato, tu e quell'altro? Ci mancava solo questa..."
"Suvvia mamma, i figli sono fatti per far impazzire i genitori, dovresti saperlo. Sono semplicemente le misure che cambiano!" ammise la ragazzina con un bizzarro sguardo leggermente pentito.
"Ah-ah! E' facile giustificarsi in questo modo! Ma credimi, tu e Matt siete dei veri professionisti quando si tratta di combinare pasticci." rispose la madre, tentando di smontare quel ragionamento sconclusionato che la figlia aveva eretto saldamente.
"Mamma...credi che non mi dispiaccia?" controbatté Jane, cogliendo piacevolmente di sorpresa la madre "Ogni volta che ti deludo...io mi sento una fallita. Se tu non credessi in me, io non saprei più cosa fare."
Leila si lasciò scappare un verso commosso, poi si precipitò davanti alla figlia dall'aria cupa. Sapeva che si sentiva colpevole per aver lasciato che Matt venisse rapito; i due fratelli bisticciavano sempre, ma alla fine, senza il suo Yang, Jane non si sentiva se stessa. Una gran protagonista che da sola aveva il terrore dei riflettori della vita. La madre le afferrò dolcemente il mento con le dita, e la guardò dritta dritta negli occhi:
"Non ci provare signorina." affermò sorridente.
"Te lo giuro. Pensavo davvero quel che ho detto." rispose la ragazzina, per convincere Leila della sua sincerità.
"Proprio per questo, streghetta." rispose la donna, senza distogliere lo sguardo dagli occhioni nocciola agghindati da buffi occhialoni rossi "Tu sei la ragazzina più tenace che conosca, non seppellire il tuo animo adesso."
"Mi stai dicendo di continuare a fare la pasticciona?" le chiese Jane scettica.
"Certo che no!" replicò amabilmente la madre "Gli errori ci servono per poter riuscire a rialzarsi da soli, davanti alle più infime avversità. Anche un genitore a volte può imparare delle cose dal figlio, per questo non devi mai sottovalutarti."
"Grazie mamma...spero davvero di poter assomigliare a te un giorno." disse timidamente la furiosa governatrice bambina.
"Sii la persona che desideri essere Jane, e lavora sui tuoi errori per riuscirci. Nulla di più." rispose la madre, prima di girarsi di spalle, per dirigersi verso le classi abbandonate "Ah, quasi dimenticavo! Accetto le tue scuse, Jane." concluse Leila, facendole un occhiolino vincente.
All' improvviso, la donna avvertì con le sue orecchie sopraffine un rumore, quasi un fruscio di lenzuola esposte al soffio del vento, provenire dal retro della scuola:
"Hai sentito?" chiese Leila con un filo di voce.
"No...che cosa hai sentito?" rispose Jane perplessa e meravigliata.
"Non vorrei che...stiano già tentando di fuggirmi sotto il naso!" strepitò Leila, prima di scorgere un ombra che si gettava dalla finestra, proprio dal piano terra "Jane, rifugiati nel tuo piccolo universo, io inseguirò il rapitore, non voglio rischiare che delle truppe impreparate si facciano cogliere alla sprovvista da questo individuo!" aggiunse la donna, costatando la grande agilità del fuggitivo.
Leila saltò dalla stessa finestra dell'ombra sfuggente.
La sua stagione di caccia era aperta, e la donna riuscì subito a mettere pressione a quella sagoma scura. Quest'ultima accelerò drasticamente la sua corsa, come se lo scatto precedente fosse stato un mero riscaldamento; alcune truppe tentarono di fermare l'avanzata di quella figura, ma il ghepardo dal manto nero riuscì a zigzagare tra i soldati con semplice scioltezza, solo Leila riuscì a stargli dietro. In pochi secondi, preda e predatore sparirono dalla vista dei militari.
Era come se avessero visto passare un tuono, ne avevano avvertito la sua carica, la sua velocità fulminea. Aveva fatto mangiare loro la polvere, prima ancora che se ne rendessero conto.
"Hai visto che saetta è passata giusto un secondo fa?" disse Enigma, parlando all'amico attraverso un walkie talkie da boy scout "Tu pensi che sia..."
"Non è tempo per le elucubrazioni fantasiose." lo interruppe Peter, stringendo l'apparecchio quasi qualcosa lo turbasse nel profondo, fino a toccargli le ossa "Concludiamo in fretta l'operazione. In seguito avremo tutto il tempo di controllare..."

"Ecco il giardino del condominio!" esclamò Mike, trovando sollievo nella quiete prima della tempesta.
"Dovremo controllare tutte le rampe di scale. E per finire la soffitta e le cantine, solo poi potremo affermare con sicurezza che questo luogo non è un nascondiglio per criminali." disse Wesley con una smorfia saccente.
"Al diavolo tutte queste baggianate da secchioni!" rispose il bulletto guardando Wesley con uno sguardo così penetrante, da poter quasi leggere nella sua mente "Non avverti anche tu qualcosa di strano? Davvero secondo te potremmo fare un buco nell'acqua?"
"Certo che...no. La mia Risorsa freme, e l'adrenalina mi circola in corpo. Credo che qualcuno ci stia aspettando, ma speravo davvero il contrario." rispose Wesley guardando il cielo stellato di Calvas, prima di strigliare il bulletto con gli occhi "Suvvia, sognavo ad occhi aperti!"
I due ragazzini dall'aspetto radicalmente opposto si diressero verso le scale contraddistinte dal simbolo "Alpha", presente davanti ad ogni numero assegnato ad ogni appartamento.
La porta che conduceva alla rampa di scale era aperta, e grazie ad una brezza leggera, essa canticchiava come un corvo stridente, scricchiolando ad ogni movimento. In quel condominio le scale seguivano il percorso delle pareti di forma rettangolare, passando per ogni porta, in senso orario.
Al centro di ogni stanzone, un enorme ascensore pareva un gigante di ferro rinchiuso in gabbia, senza più carburante, costretto al silenzio. Mike chiuse la porta dietro di sé, ignaro che il suo gesto risuonò come il fischio d'inizio di una partita più importante che mai:
"E' ora di cominciare a danzare, piacevoli ospiti." sussurrò Enigma al settimo cielo.
Fu il buio in pochi secondi. Un cumulo di strisce di papiro avvolsero la porta ermeticamente, mentre altre coprirono saldamente tutte le finestre, occultando la luce lunare. Dopo il soffio di candeline, la notte aveva fatto la prima mossa, ed il gioco poteva cominciare.
Mike e Wesley accesero simultaneamente i loro accendini, cosicché i loro sguardi si incrociarono per caso tra le ombre, facendo sobbalzare quei due animi puri:
"Ma guarda, hai fatto riparare quel catorcio...hai fatto bene, anche se mi hai spaventato." commentò Mike sarcastico.
"Credimi, al buio quello più spaventoso sei tu." rispose briosamente Wesley, con una confidenza che non avrebbe mai pensato di ottenere da un bulletto in carne ed ossa.
"Le battute dei secchioni non fanno ridere." precisò Mike, tentando di fare lo scontroso sorridente "Comunque, siamo caduti proprio nella trappola dei rapitori, a quanto pare."
"Si, dev'essere stato il ragazzo dei sigilli, hai visto come è riuscito a ricoprire ermeticamente la porta col papiro? Non è sicuramente l'ultimo arrivato." appurò il ragazzino dalla pelle scura, indicando l'ingresso precluso.
"Quindi...non ci resta che scalare la montagna..." mugugnò il bulletto.
I due si precipitarono sul primo blocco di gradini, per poi percorrere qualche passo sulla superfice piana, fino a raggiungere le porte dell'ascensore.
Con rammarico, Mike si accorse che anche i tasti del macchinario erano stati rivestiti dal papiro, che pareva una copertura d'acciaio. Impossibile rimuoverlo a mani nude, estrarre oro senza piccone sarebbe stato più semplice.
Al contrario del bulletto, Wesley non si stupì molto del gesto, e cominciò a fiutare una sfida tra cervelli, la competizione che lui adorava più di ogni altra cosa. Nel contempo, Mike notò un foglio incastrato tra le portiere dell'ascensore, e lo estrasse senza pensarci nemmeno una volta.
Qualcosa, come un ticchettio, sembrò provenire dal foglio stesso, che non era altro che un frammento di papiro. Senza deglutire e con leggeri respiri, i due ragazzini lessero le parole infisse sul papiro, probabilmente con un pennello imbevuto del color del sangue.

A quanto pare siete voi i fortunati!
Benvenuti all'entusiasmante gioco di Enigma, il re dei trabocchetti,
il mago degli indovinelli, il signore del mistero!
Un piccolo avvertimento prima di cominciare. Dal momento in cui avete estratto il papiro dall'ascensore, avete mezz'ora prima che la carta esploda in mille pezzi.
Se farete baccano, sarà game over.


"Mike! Ma perché fai sempre di testa tua?!" lo rimproverò Wesley.
"Continua a leggere piuttosto!" replicò Mike, cercando di non bisticciare, ma non sentendosi nemmeno in colpa "Nei guai ci siamo entrambi, ed entrambi ne usciremo!"

Ed ecco il regolamento. Avete un tempo stabilito per risolvere un enigma in ogni scala di questo condominio, quindi tre misteri da risolvere. Se riuscirete a trovare le risposte alle vostre domande, scrivete sul papiro la risposta, ed avvicinate il foglio al rivestimento che copre i tasti.
Se la risposta sarà corretta, la copertura di staccherà e potrete usufruire dell'ascensore per andare in cantina, e ritornare sui vostri passi. Se sbaglierete...il tutto terminerà col botto!
Troverete una penna ai piedi dell'ascensore, mentre il primo enigma si trova dietro a questo foglio.
Buona fortuna, e che il gioco cominci!


"Certo, si diverte, questo Enigma..." affermò Mike, disprezzando l'altezzosità del ragazzo misterioso.
Wesley però, era di tutt'altro parere. Sogghignava in modo inquietante, quasi da Jekyll si fosse tramutato in uno sprezzante Hyde. I suoi occhi, entusiasti nell'oscurità, non avevano mai letto nulla di così eccitante:
"Ha trovato l'avversario sbagliato!" esclamò Wesley pronto alla battaglia di materia grigia "Gira subito il foglio, voglio vedere cosa si è inventato il signor Enigma..." aggiunse il ragazzone biondo, come in preda ad una crisi d'astinenza.
"E calmati! Tieni, te lo regalo!" ribatté seccato il bulletto, porgendo il quiz allo scienziato pazzo "Questo inutile foglio potrebbe solamente farci passare un quarto d'ora esplosivo!"
Wesley pose con poca grazia il suo indice sul foglio, cominciando ad analizzare il suo enigmatico contenuto.

Attenti, cavalieri erranti! Di fronte al Re degli enigmi non si scherza!
Solo una frase avrete per salvarvi, solo due modi doneranno luce alla speranza.
In guardia: se direte il vero, verrete decapitati dalla spada del re, mentre se direte il falso, sarà il suo scettro a catturare la vostra anima per sempre!
Cosa avete da dire dunque, prima di morire, cavalieri erranti?


"Ma che diamine?! Sembra la poesia di un ubriaco." esclamò Mike, dopo aver letto l'enigma, senza aver capito un gran che.
"Uhm...non male come inizio." disse Wesley, riconoscendo la profonda inventiva di Enigma, prima di tornare a sorridere in modo inquietante "Ma credo proprio che resterà deluso, dopo la mia risposta!"
Il secchione afferrò la penna come un coltello, e cercò immediatamente di scrivere la sua risposta sul papiro dai tratti insanguinati. Questo non fece che turbare il bulletto ancor di più.
Mike afferrò il braccio di Wesley, prima che la punta della penna avesse potuto sfiorare il papiro, come se in mano avesse stretto un arma di sterminio di massa:
"Non è un gran momento per essere precipitosi, geniaccio!" sbraitò Mike col cuore in gola "Ho già creato io un casotto, non ti ci mettere anche tu!"
Wesley, con un espressione davvero anormale, girò lentamente la testa fino a catturare lo sguardo di Mike, il bulletto che in quel momento, si sarebbe sentito a proprio agio in ben altre situazioni.
"Mike...carissimo Mike...fammi risolvere questo accidenti di enigma! Sono io il cervellone più cervellone che esista! Ha fatto male a sfidarmi, quell'Enigma dei miei stivali!" disse il secchione infervorato, pronto a tutto.
"Sei davvero sicuro di averlo già risolto?" chiese Mike, intimorito dalla metamorfosi di Wesley.
"Ora ti spiegherò tutto rapidamente: questo è un classico enigma logico, camuffato da condanna a morte. Pensaci. Abbiamo una frase per poter fermare il boia, ma se diciamo il vero o il falso verremo ugualmente uccisi, a meno che..."
"Noi non diciamo nulla! E' questa la soluzione vero?" rispose Mike raggiante ed innocente, esponendosi all'ira funesta del secchione.
"No, non è questa." disse Wesley, fissandolo brutalmente "La soluzione, sta nel dire qualcosa che possa risultare vero e falso, quindi una contraddizione in sé. E se io dicessi...la mai anima verrà catturata dallo scettro del Re? O se affermassi la spada del Re non mi decapiterà?"
Mike riuscì a trovare il bandolo della matassa:
"In entrambi i casi...non potrebbero giustiziarti!" realizzò Mike tutto pimpante.
"Giusto. Analizziamo il primo caso. Se la mia frase fosse considerata vera, non potrebbero decapitarmi, perché la renderebbero falsa. Se invece la considerassero falsa, non potremmo rubarmi l'anima, perché così renderebbero vera la mia affermazione! Tutto chiaro?" concluse Wesley, ritrovando quell'aspetto amichevole che la competizione gli aveva strappato dalla carne.
"Benissimo, con un secchione dalla nostra, sarà tutto un gioco per poppanti! Scrivi la risposta, presto!" lo incitò Mike, preso anche lui dalla curiosità del gatto.

"Mamma? Mamma, dove ti sei cacciata?!" ululò Jane, dopo aver atteso, fino alla soglia della sua noia.
La ragazzina cercò di destreggiare il suo sguardo tra le pareti della scuola, che oramai conosceva meglio delle sue tasche. Leila sembrava sparita. Non restava altro che ritornare a nascondersi come un leprotto indifeso. Ma Jane non sembrava particolarmente entusiasta all'idea di restare dietro le quinte. E nemmeno la penna.
"Ma che...smettila di muoverti in continuazione! Perché la Risorsa di Matt non sta mai ferma?" si lamentò la ragazzina, poco prima di essere letteralmente trascinata dalla penna, verso le scale che conducevano ai piani superiori dell'edificio.
Jane fu incapace di reagire, non riuscendo a chetare la penna, vivace come un cagnolino al guinzaglio. Non ebbe la possibilità di fermarsi nemmeno per prendere respiro. La penna le fece salire le scale, e continuò a procedere, sempre più su, verso il paradiso. Finalmente, la penna fu costretta a fermarsi.
Jane si ritrovò oltre il terzo piano, davanti ad una portoncina rotonda che dava all'attico dell'edificio.
La ragazzina non si era mai spinta così in alto, e quasi si ritrovò spaesata, vedendo per la prima volta una zona della scuola occlusa ai suoi giovani occhi. Sembrava che la penna avesse voluto portarla fin lì, mano nella mano, proprio davanti a quella semplice porta:
"Siamo arrivati, dunque. Devo entrare qua dentro, è questo che mi stai suggerendo?" chiese Jane alla Risorsa del fratello, trattandola come un cucciolo ammaestrato.
La penna emanò qualche flash arancio, e la ragazzina tradusse il tutto come un forte richiamo dell'ignoto, che sembrava chiamarla e attirarla, verso la porta sconosciuta. Fu fatica sprecata però, perché la porta sembrava più inespugnabile di una cassaforte.
"Ora ho capito...qui dietro si nasconde qualcosa! Ecco perché mi hai letteralmente spinta fin qui."
la penna si mosse a scatti, come per sottolineare l'intesa vincente che i due erano riusciti ad ottenere "Ma come faccio ad aprire la porta? Non posso mica aspettare che si apra da sola..."
Ma la ragazzina si sbagliava. Proprio mentre Jane venne investita da un ondata di pensieri, Peter aprì la porta di scatto:
"Felice di rivederti, Jane." disse il ragazzino tra le ombre, illuminato dai suoi occhi fucsia chiaro.
"Non è possibile! Tu sei..." biascicò la ragazzina, prima che la lama del wakizashi di Peter si scagliò contro la Risorsa di Matt, che attaccò per prima.
"La penna di Matt ti combatte, vuol dire che sei tu uni dei rapitori." constatò Jane, prima di afferrare la Risorsa del fratello, che si trasformò nelle sue mani, in uno stocco brillante e celestiale "Che bell'amico che sei...pensavo di volerti conoscere un po' meglio un giorno... ma ora ho cambiato idea."
"Non ti immischiare Jane, questa faccenda non ti riguarda affatto." replicò Peter senza avere troppo riguardo verso la donzella al suo cospetto.
La ragazzina impugnò La Lama Vendicativa e lo stocco, con una determinazione tale, da poter affrontare mille avversari da sola. Con il suo sguardo più temibile, Jane rispose:
"Non mi riguarda? Hai catturato mio fratello...e come se non bastasse, mi sono dovuta assumere questa responsabilità come se nulla fosse!" disse Jane, singhiozzando e trattenendo le parole in gola, prima di cacciarle fuori. " Non mi interessano le tue ragioni. Ora assaggerai il gusto amaro della mia rabbia! La rabbia di una sorella infuriata!"

Nel contempo, mamma Wolfram sentì le gambe gridar vendetta. La muscolatura del fuggitivo sembrava esigua, aveva delle gambette paragonabili a due stuzzicadenti. Eppure, quelle gambe aveva la potenza di un cavallo da corsa.
Leila era riuscita a malapena a star dietro all'ombra sinistra, e sapeva che al minino segnale di cedimento che avrebbe mostrato, il fuggitivo avrebbe compiuto lo scatto finale verso la fuga. Doveva tentare il tutto per tutto. D'altronde, chi non risica non rosica:
"Mi spiace, ma sarò costretta a fermarti con la forza, maledetta scheggia!" esclamò Leila prima di puntare la bizzarra figura, vestita di nero dalla testa ai piedi, con la sua fidata Risorsa.
Gatto e topo si erano ritrovati in un viale alberato pieno d'aceri robusti, in mezzo al quale passava un tram color ocra, che percorreva buona parte di Calvas Est. Appena Leila fece scoccare il dardo rossastro dalla balestra, la figura saltò in aria, e come se avesse avuto le molle ai piedi, riuscì ad atterrare sui rami alti dell'albero che aveva di fronte. Una mossa davvero folgorante quanto imprevedibile.
La donna dalle iridi cremisi cercò di osservare minuziosamente tutto lo spazio che la circondava. Quella figura non poteva essere sparita nel nulla, e passando da ramo a ramo avrebbe dovuto produrre un certo rumore, un misero sibilo, un timido respiro. La quiete si rivelava una falsa amica per Leila: significava che il fuggitivo non stava più scappando, ma bensì, progettando una controffensiva.
A quell'ora le strade erano deserte. Leila rimase statica.
La donna si lanciò a terra, nascondendosi dietro il tronco di un albero vicino. Quel rumore di rami spezzati non aveva certamente tradito le sue orecchie, eppure, all'inizio Leila non riuscì a capire cosa fosse successo, almeno fino quando non si rimise in piedi: degli aghi azzurrognoli, grossi quanto delle penne stilografiche e affilati come rasoi, si erano conficcati nel tronco dell'acero, trafiggendone la corteccia:
"Almeno non sono diventata un cactus vivente..." pensò la donna con aria ridanciana, prima di udire di nuovo lo stesso, impercettibile fragore.
Stavolta, gli aghi provennero dalla direzione opposta. Mamma Wolfram riuscì a malapena a spostarsi. Un ago le passò talmente vicino, da perforare il cappuccio rosso che indossava, portandosi via come bottino anche qualche capello corvino. Aveva avvertito il pericolo troppo tardi, ma fortunatamente il fato l'aveva graziata:
"Allora, ti arrendi?" disse una voce femminile, che echeggiò quasi dalla luna. "Il vostro piano termina qui e adesso. Non costringermi a fare sul serio." aggiunse l'eco minaccioso.
"Che cosa? Un altro complice dei rapitori?!" pensò Leila esterrefatta. "E sembra pure molto abile. Oltretutto, viste le sue peculiarità, è in netto vantaggio grazie all'ambiente circostante, potrei correre grossi pericoli..."
Le lievi onde sonore che emanarono le verdi foglie d'acero danzanti, situate proprio sopra la sua testa, l'avvertirono del pericolo imminente. La donna si spostò rapidamente dalla sua posizione, evitando altri aghi azzurri, che si conficcarono nel terreno. Prontamente, Leila scagliò altri dardi verso la cima degli alberi, ma tutto quel che riuscì a colpire furono rami secchi, gemme rigogliose e foglie tinte dall'estate imminente. La donna non sapeva più cosa inventarsi:
"Te lo dico un ultima volta, non mi costringere a scendere! Possibile che dobbiate fare sempre i teppisti?!" disse la voce che risuonò nelle cime degli alberi, con tono intimidatorio.
Leila sembrava aver davvero finito i proiettili...e le idee.
O almeno, stava riflettendo su qualcosa, fin dall'inizio dello scontro a distanza, ma non avrebbe mai creduto di essere costretta a tanto:
"A quanto pare...non ho scelta, devo usare quella tattica, anche se sarà profondamente rischioso." rimuginò la donna, mentre i dardi scoccato torno nella sua mano come un cagnolino da riporto.
Gli occhi cremisi di Leila emanarono una luce più forte del solito.
Prese con determinazione entrambi i dardi assemblati, dalla massima efficacia e precisione. Li posizionò entrambi sulla balestra, uno sopra l'altro, mancava soltanto la miccia che avrebbe fatto scoppiare un colpo del tutto devastante.
Il vento si rivelò finalmente un alleato fidato. Col suo soffio deciso ed efficace, fece barcollare i rami degli aceri, che sembrarono ubriacati dal movimento confuso dell'aria.
In quegli istanti, Leila riuscì a identificare il cecchino che la stava prendendo di mira fin dall'inizio: intravide una figura di bassa statura, che a causa del vento.
Dovette aggrapparsi ai rami per non cadere nel vuoto. Doveva sfruttare quell'istante a tutti i costi. Le parole uscirono dalla bocca di Leila come un fuoco ardente.
"Collision of Anger!" gridò mamma Wolfram prima di scoccare entrambi i dardi nel cielo.
Le due aquile scarlatte che si crearono dall'energia avvolta attorno ai dardi, non si diressero direttamente verso la fuggitiva; ma poco prima dell'impatto, si impennarono verso le nuvole notturne. In seguito gli uccelli si lasciarono cadere nel vuoto, incrociando le loro traiettorie, e formando una ics fatta di polvere cremisi nel cielo. Infine, le aquile si scontrarono proprio vicino al loro obiettivo, emanando una deflagrazione non troppo rumorosa, ma di forza distruttiva tutt'altro che silente.
Pezzi di rami e foglie bruciacchiate piovvero dal cielo come grandine, ma Leila riuscì ad allontanarsi appena in tempo. Sotto quegli occhi seri e quelle labbra sottili, un ghigno di autocompiacimento sembrò far capolino nel suo viso, ma solo per qualche secondo. Chiunque avrebbe invidiato un abilità così devastante.
Dopo che fratello vento cominciò ad aspirare tutto il polverone che mamma Wolfram aveva sollevato, la donna si rese conto di aver mancato clamorosamente il bersaglio. Si voltò di scatto e puntò la balestra alla fuggitiva.
Si ritrovarono faccia a faccia. Mentre Leila aveva il colpo in canna, la fuggitiva la stava tenendo sotto tiro assai bizzarro: aveva la gamba sinistra alzata a novanta gradi, e puntava il tacco a spillo dei suoi stivali neri contro la sua inseguitrice:
"Ecco da dove spuntano quegli aghi. Quegli stivali sono una Risorsa, non c'è dubbio." rifletté la donna, non distogliendo gli occhi cremisi dal suo mirino.
Era una guerra mentale. Una guerra di sguardi e di impercettibili segnali. Ma quando la polvere si sollevò del tutto, Leila non poté credere all'accaduto:
"Oh mio Dio...Myriam?!" esclamò la donna, riponendo in modo fulmineo la sua Risorsa nella sua borsetta color caffelatte.
"Leila, sei tu?!" rispose la donna di fronte a lei.
Le due donne si avvicinarono, come se la pace avesse manovrato le loro menti bellicose. Entrambe piegarono la schiena, con le braccia in segno di preghiera, ed esclamarono:
"Sono terribilmente mortificata! Scusami, scusami tanto!" dissero all'unisono come gemelle vergognose "Ma no, sono io che mi devo scusare!" aggiunsero nello stesso momento.
Leila aveva davanti una piccola ma affascinante donna. Portava i capelli a caschetto, nerissimi ma splendenti, come i suoi occhi. Il suo viso truccato sembrava quello di una modella: il mascara nero applicato sulle lunghe ciglia, la matita di color acquamarina disegnata sulle palpebre, e il rossetto bordeaux, la rendevano semplicemente seducente, senza provocare troppo. Il fisico snello e il suo incedere elegante incorniciavano una persona sotto sotto sensibile e dolce.
Le due donne si presero per mano, e cominciarono a conversare amichevolmente, mentre la devastazione degli aceri giaceva attorno a loro. Due allegre donne attorno all'apocalisse.

"Sei impazzito?! Mi hai fatto prendere un colpo!" ringhiò Mike inviperito, fissando l'ignaro Wesley, mostrando tutti i denti "Hai letto l'enigma e hai risposto senza nemmeno avvisarmi!"
"Quell'enigma era leggermente più difficile, volevo rifletterci da solo per un attimo!" rispose il secchione allegro, ignorando il viso truce del bulletto.
"Un attimo?! Sono stati i cinque minuti più lunghi della mia vita! Credevo davvero che non sapessi la risposta!" blaterò Mike con animo focoso "Potresti almeno dirmi cosa hai scritto?"
"Davvero ti interessa?" disse Wesley, provocando un tantino l'amico.
"Certo! Chissà, nella vita potrei incontrare un altro pazzoide come te o questo Enigma, che gioca agli indovinelli esplosivi, e che si diverte, oltretutto!" rispose per le righe il bulletto.
Wesley mostrò il foglio del secondo enigma a Mike, camminando per raggiungere la terza e ultima scala degli indovinelli.

La via giusta non è sempre la via esatta!
Dovete truccare questa estrazione, a tutti i costi. Non vorrete mica attirare l'attenzione, vero?
Cento biglietti ci sono in ballo. Siete riusciti a mettere dentro l'urna dall'interno ben coperto, cinquanta biglietti vincenti.
Ma il Re degli enigmi è furbo, è scaltro! Vi ha scoperto, e ora, il vostro gancio avrà due urne a disposizione, e dovrà sceglierne una sola, prima di estrarre il biglietto vincente.
Ce la farete a sconfiggere la fortuna?
Trovate un modo per rendere il tutto più facile al vostro gancio, solo una risposta è giusta, come solo un tentativo avrete a disposizione, prima di assistere allo scoppio del secolo...

"Non ci capisco un accidenti...ma tu che cosa hai scritto?!" gli chiese Mike decisamente invadente.
"Semplice. Avendo due urne e cinquanta biglietti vincenti, è facile cadere nel tranello. Solitamente si pensa che, distribuendo equamente i biglietti vincenti nelle due urne coperte, si abbiano chance maggiori di far vincere il nostro gancio..." prese un respiro, che alimentò il suo ego, come benzina sul fuoco "Sbagliatissimo! Secondo il calcolo delle probabilità, e siccome le urne sono coperte, se si piazza un solo biglietto vincente nella prima urna, e gli altri nella seconda, avremo una possibilità su due che il nostro gancio peschi il biglietto fortunato a colpo sicuro. Se dovesse scegliere l'altro, avrebbe un buon quarantanove per cento. E' la soluzione migliore. Tutto chiaro?"
"Wesley...sai che a volte ti detesto, vero?" disse il bulletto con aria scocciata.
"Mi dispiace." rispose il secchione ameno "Ma in fondo come dici tu, sono solo un secchione, no?" disse pacificamente, toccando la spalla di Mike, che si irrigidì al contatto.
"C'è una bella differenza tra secchione e rompiscatole..." pensò Mike, non sapendo più quando apprezzare e quando disprezzare il suo amico, dal carattere spesso altalenante.
Non riusciva proprio a capire, come una coppia così strampalata fosse riuscita ad instaurare un amicizia così profonda. Mai nella sua vita Mike aveva creduto all'amicizia, e forse nemmeno all'amore. Eppure entrambi sembravano essere esplosi nella sua vita. In un lampo.
"Ecco!" esclamò Wesley entusiasta "Siamo arrivati all'ultima scala, quel col simbolo "gamma", ovviamente."
"Speriamo che questo calvario finisca presto..." mormorò Mike spazientito.
Ancora una volta, l'ingresso alle loro spalle venne precluso. Il percorso fu sempre lo stesso, si poteva percorrere quasi ad occhi chiusi. Ma questa volta, qualcos'altro avrebbe oscurato la vista e la mente dei due sfortunati concorrenti, costretti ad un gioco meschino, quasi crudele:
"Ma...aspetta...Mike leggi tu. Forse sono un po' stanco, forse ho gli occhi un po' annebbiati." disse ad un tratto Wesley, caduto dal suo castello fatto di sicurezze e spregiudicatezza.
"Wesley...non sei stanco! Qui non c'è scritto nulla!" esclamò Mike disperato.
"Ci deve essere un errore! Forse è il foglio sbagliato!" rispose il secchione, sorpreso ed indignato.
"Ne vedi altri in giro forse?!" disse Mike, tentando di aprire gli occhi all'amico.
"E adesso...cosa facciamo?" sussurrò Wesley con uno sguardo fisso nel vuoto, completamente destabilizzato.
"Eh eh eh...sarai anche intelligente, ma a volte nemmeno la saggezza più grande può essere sufficiente." disse lentamente nella sua testa il giovane Enigma, osservando i due partecipanti a quel macabro gioco persi come viandanti in un deserto senza fine "Il gioco si sta per concludere. Vedremo chi la spunterà tra noi...il pathos è sempre più emozionante. Non sanno che, comunque vada, il risultato sarà lo stesso!"
 
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view post Posted on 2/8/2013, 11:05     +1   -1
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Bene devo dire che è stato un capitolo elettrizzante... Soprattutto la parte iniziale che riguarda i ricordi di Matt e Peter, e l'avventura di Mike e Weasly... Inoltre ultimamente sono presa a giocare all'ultimo gioco del Professor Layton, quindi sono anche io presa con indovinelli ed enigmi XD
Davvero un capitolo coi fiocchi... Aspetto il prossimo...
 
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GabrielStrife
view post Posted on 2/8/2013, 14:19     +1   -1




Allora...cosa dire...decisamente un capitolo parecchio adrenalinico...insomma l'idea degli indovinelli esplosivi e molto bella. Ti confermo che il secondo non l'ho risolto nemmeno io. Mentre il primo era parecchio facile. Per quanto riguarda Myriam e Leila sembra un filmXD insomma, due persone tentano di ammazzarsi e quando si trovano faccia a faccia si accorgono che si conoscono. Non ho molto altro da dire, perciò ti faccio ancora i miei più sentiti complimenti^^ spero di vedere un tuo nuovo commento a Valexenia e non vedo l'ora di leggere il continuo di questo bellissimo racconto.
 
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view post Posted on 2/8/2013, 14:20     +1   -1
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Allora li avrai risolti tutti facilmente! xD Anche a me piace un sacco quel gioco!
Eh si, pian piano si scoprono nuove cose su Matt e Peter...e intanto saltano fuori personaggi dal nulla!

P.S Bellissimo il video dei fantastici quattro :clap: Complimenti al regista e agli attori!
 
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view post Posted on 2/8/2013, 20:01     +1   -1
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Black Lady

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CITAZIONE (Poirot's apprentice @ 2/8/2013, 15:20) 
Allora li avrai risolti tutti facilmente! xD Anche a me piace un sacco quel gioco!
Eh si, pian piano si scoprono nuove cose su Matt e Peter...e intanto saltano fuori personaggi dal nulla!

P.S Bellissimo il video dei fantastici quattro :clap: Complimenti al regista e agli attori!

La regista sono io ^^ Gli attori tutti e quattro XD

Comunque degli indovinelli, come mio fratello, sono arrivata solo al primo...
 
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view post Posted on 2/8/2013, 21:35     +1   -1
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Scusa Gabriele, non ho isto la tua risposta! :doh:
Comunque grazie ancora, e si...attendo il proseguimento di Valexenia!!!
 
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view post Posted on 13/8/2013, 22:07     +1   -1
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7.4 Profondo Azzurro


"Matt! Vieni, è arrivato il camion!"
"Il camion? Di che parli?"
"Il camion dei traslochi! Non vai a salutare il tuo amico Peter?"
"Lui non è mio amico."
"Matt Wolfram! Che diamine stai dicendo?!"
"Che ho fatto di male?!"
"Non dire cose di cui potresti pentirti amaramente, e per tutta la vita. A volte non si può tornare indietro, dovresti saperlo meglio di chiunque altro."
"E che cosa dovrei dirgli?! Ah, grazie Peter, per avermi trattato come un ripiego dal giorno del nostro incontro! Proprio una bella cosa da dire."
"Piantala di fare il bambino. Un amicizia del genere non si può frantumare in questo modo. Siete amici da tanti anni ormai!"
"Siamo amici da anni...e ancora non ho capito se davvero io lo sono per lui..."

"Peter, figlio mio... perché dici così? Forse dovresti farti un bell'esamino di coscienza."
"Non ne ho bisogno. Non posso andare avanti così...a rovinare la vita degli altri. Matt è stato quasi sospeso, dato che ha cercato di coprirmi."
"Lo vedi? Matt è l'unica persona che ti è sempre stata accanto, in qualsiasi situazione. Perché ti ostini ad evitarlo?"
"Io...non voglio che essermi amico significhi soffrire a causa mia. Sarebbe troppo, davvero troppo."
"E' un pensiero nobile, lo ammetto. Ma pensi sul serio che Matt non sia disposto ad accompagnarti nella tua difficile strada?"
"Al contrario. Lui farebbe di tutto per farmi superare anche le disgrazie più catastrofiche. Ed è proprio per questo che non voglio più vederlo."
"Sai...proprio non ti capisco. Ma se è questa la decisione che hai preso, io non posso far altro che accettarla."
"Rassegnati. Oramai Matt è un capitolo chiuso della mia vita. Quando saprò cavarmela da solo...forse...riprenderò la lettura da dove l'avevo interrotta."

"Matt, ti prego, cerca di ragionare! I rimorsi sono una delle piaghe peggiori della vita!"
"E...anche se fosse?"
"Te lo dico per esperienza, piccolo mio. Basta un errore del passato per rovinarsi il presente per sempre. La sensazione di aver sbagliato...la volontà di tornare indietro per sistemare le cose...potresti portarti questo fardello per tutta la vita!"
"Credi che non lo sappia?! E' molto più doloroso di quello che sembra, ma non si può perdonare ogni cosa."
"Matt...prevenire è meglio che curare! Pensa a quando non potrai fare più niente per aggiustare questa intricata situazione! Dimentica la rabbia! Agisci puntando al tuo futuro e a quello di Peter. Come amici."
"Io...non so...che fare..."
"Le cose si sistemeranno, datevi un po' di tempo. E' tutta questione di tempo. Ma adesso, il tuo destino lo stai decidendo tu, e puoi fare una scelta sola. Adesso!"
"Il camion dei traslochi! E' ancora in cortile!"
"Forza Matt, corri!"

"Continuo a credere che tu abbia sbagliato."
"Infatti è così. Ma non ho avuto scelta."
"Eh...voi ragazzini siete davvero incomprensibili! Se non dovessimo traslocare proprio in questo momento, non ti permetterei di svignartela così dai problemi. Mi hai colto alla sprovvista."
"Ti prego, lasciamo questo posto, non farmi cambiare idea."

"Oh no! Sento la macchina che sta partendo! Ma sono ancora al primo piano!"

"Peter...te lo chiedo per l'ultima volta. Sei sicuro di andare fino in fondo?"
"No. Non lo sono. Eppure oramai ho deciso. Arrivederci...Calvas."

"Ehi! Aspetta Peter! Mi dispiace, mi dispiace tanto! Peter! PETER!"


"Cosa?! Non lo sapevi?" esclamò Jane, che lama contro lama, stava fronteggiando Peter in un duello sulle scale, fino all'ultima sferzata.
"Lui...era sceso per salutarmi?" rispose Peter atterrito, bloccando anche la sua ostilità.
"Certo. Me l'ha raccontato lui stesso! Matt ha pensato che tu l'avessi ignorato." disse Jane come una psichiatra affettuosa.
"C'era la radio ad alto volume, per questo non l'ho sentito arrivare. Oltretutto i finestrini erano chiusi, dato che avevamo messo in funzione l'aria condizionata. Allora lui...lui è l'amico che ho sempre cercato, che ho sempre avuto sotto il naso." sussurrò Peter, senza autocommiserarsi, sentendosi un criminale incallito. "Non dovevo riservargli questo trattamento. Ho commesso un altro imperdonabile errore."
"Bene, allora perché non la facciamo finita con questa storia? Non so cosa ti abbia portato a combinare questo finimondo, ma ti assicuro, è meglio risolvere tutto con le buone quando si discute con me." lo minacciò la ragazzina con uno spruzzo d'ironia.
"Devo parlare con lui, poi forse farò marcia indietro. Anche se tutto ciò che ho fatto non c'entra niente con il nostro legame." rispose Peter ritornando autorevole come un imperatore mondiale. "In ogni caso, tu in tutto questo non c'entri, anche se ti ringrazio per la soffiata. Quindi stammi alla larga, o te ne pentirai, mocciosa!" aggiunse Peter con tono sprezzante.
Fu come lanciare un fiammifero sopra una duna di polvere da sparo. A Jane non piaceva l'umorismo. Soprattutto quando si parlava di lei. Allora, le cose si mettevano ancora peggio:
"Mocciosa?! Ora ti faccio vedere come la mocciosa risolve le cose in un battibaleno!" disse con veemenza la ragazzina irata più che mai, facendo aprire un apertura dimensionale proprio di fronte al suo sguardo impietoso e furente.
Peter indietreggiò lentamente. Doveva riflettere senza destare sospetti. Quegli occhi da tigre inferocita avrebbero potuto fulminarlo da un momento all'altro. Il ragazzino con gli occhiali da sole appoggiò la schiena contro il muro dietro di lui, sembrando davvero una vittima sacrificale. Quando osservò delle decorazioni cartacee fatte dagli alunni, appiccicate al muro, capì che la sua esecuzione sarebbe stata rimandata: il piccolo demonio in gonnella fece scagliare il suo meteorite, nonostante si trovassero in un ambiente chiuso. Peter accarezzò la decorazione di carta velina, ben nascosta dal suo corpo e dai suoi occhi fucsia. Non aveva sbagliato, quello era proprio un cerchio, che evocava la perfezione.
Piccole aureole di nebbia blu notte, emanate dal suo wakizashi brillante, fecero diventare Peter un angelico avversario e un mago dalle mille risorse:
"Devo avere tempismo...adesso!" bisbigliò il ragazzo dai capelli corvini "Rotundum!" gridò in seguito, con tutte le sue forze.
La forza repulsiva provocata dall'incantesimo lanciato da Peter all'inizio non sembrò sufficiente a fermare la folle corsa del meteorite, ma poi, la roccia ardente s'impennò verso il soffitto. Le conseguenze furono pressoché apocalittiche:
"Il soffi...il soffitto..." biascicò Jane, guardando con la mascella a terra come il suo attacco, respinto dalla potente magia di Peter, fosse stato indirizzato verso l'alto: il meteorite aveva perforato irrimediabilmente il soffitto, superando persino il tetto. Dalle scale del terzo piano, ora di poteva usufruire di una bella vista stellata al lume di candela, da uno squarcio di forma ovale, sufficiente a farci passare una persona adulta senza problemi:
"E' tutta colpa tua! Mi hai fatto distruggere la scuola!" strillò Jane, puntando il dito contro il suo avversario, che stranamente, sembrò piuttosto compiaciuto:
"Sei tu che hai scagliato un asteroide senza pensarci due volte. Non lo sai che non si scherza coi giocattoli pericolosi?" rispose beffardo il viso dagli occhi fucsia, sporcati da un tocco di bianco.
"Questo è troppo!" ruggì la ragazzina, un vero e proprio rinoceronte inferocito, che si lanciò contro il sorridente Peter.
Il ragazzino dai capelli corvini non fu impressionato dagli occhi furiosi e dal ringhio minaccioso di Jane, fu come sbraitare contro la propria immagine, riflessa da un corso d'acqua limpido e cristallino.
Con i muscoli dei polpacci sciolti e ben allenati, Peter riuscì a saltare attraverso il foro provocato dall'ira incarnata. Jane lo seguì a ruota, con le due Risorse impugnate con una frenesia impareggiabile. Se si fosse lasciato catturare dalle grinfie della ragazzina, probabilmente sarebbe rimasto poco di lui. Jane l'avrebbe fatto a fettine, procurandogli un doloroso quarto d'ora notturno.
Quando la ragazzina mise i piedi sul tetto della scuola, non ci fu nemmeno il tempo di sbattere le palpebre, per capire di essere piombata in un inferno gelido, soffocante, come un vento artico.
In realtà, di fronte a lei, e a un Peter decisamente colto di sorpresa, gli inferni erano due: due occhi di ghiaccio di color verde acqua, che avrebbero potuto terrorizzare chiunque:
"Professoressa...Loretta?!" esclamò Jane, in preda ad una crisi di nervi "Sono una studentessa morta..."

Nel frattempo, Leila e Myriam, sembravano nel bel mezzo di una nobile conversazione al femminile. Le due mademoiselles sembravano divertirsi, atteggiandosi da principesse, immaginando una lussuosa sala da tè attorno a loro:
"Quanto tempo è passato! Come stai Myriam?" esclamò Leila con tono infantile "Caspiterina, sei sempre in splendida forma, sembri ancora una ragazzina!"
"Anche tu non sei male!" rispose beffardamente Myriam stuzzicando la sua compagna di giochi col gomito.
"Le vecchie compagne di classe non si scordano mai. Forse il tempo ci sta ancora aiutando...per il momento!" continuò a civettare Leila, in balia delle sue stesse emozioni giovanili.
"Vecchie compagne...e rivali. Non ti ricordi com'eravamo agguerrite?" disse Myriam con un tono di sfida "Eravamo le sirene della nostra scuola vero?"
"Le campionesse di nuoto...vorrai dire! Beh, ora è cambiato tutto...abbiamo entrambe preso strade diverse, ma molto simili." rispose la donna, esprimendo un po' di nostalgia per i vecchi tempi.
"Vi ho raggiunte finalmente!" esordì Chester col suo ultimo respiro. Dopo essere stato allertato dalle sue truppe, il Generale aveva raggiunto le due donne facendosi tutta la strada di corsa. Non si era risparmiato neanche un passo della sua fulminea maratona.
"Generale Massimo, era ora che arrivasse." disse Leila assumendo uno sguardo serio e corrucciato "Non si preoccupi, l'ombra sospetta è in realtà una mia cara amica. Una cara amica che non mi ha ancora detto perché è venuta a trovarmi!" aggiunse voltandosi permalosa verso Myriam "Non abitavi a Pervas?"
"Beh, è una lunga storia...da dove...comincio..." il tono di voce, cosi come la vitalità della donna, cominciarono a sparire come polvere di stelle. Myriam svenne prima di finire la frase, tra le braccia del cavaliere Chester, che ebbe i riflessi pronti e scattanti.
"Oh, no! Amica mia!" furono le prime parole che evasero dalla mente della donna "Che cosa le sta succedendo?" disse rivolgendosi a Chester.
"La sua Risorsa sono le sue scarpe, non è così?" rispose il Generale, con tono da tipico investigatore privato "Sembrano come scariche, senza energia."
"Eppure è riuscita ad arrivare fino a qui come se niente fosse!" esclamò Leila meravigliata.
"Allora, le possibilità rimangono esigue..." commentò Chester, toccando la fronte di Myriam "Questa donna ha la febbre molto alta, bisogna portarla immediatamente all'ospedale più vicino."
"Ma allora...lei è malata?" concluse Leila, che finalmente, aveva svelato l'arcano.
"E' molto probabile. Ha utilizzato le energie della sua Risorsa per poter aggirare momentaneamente qualsiasi patologia si è ritrovata a dover affrontare. Ma quando poi le scarpe hanno ceduto tutto il loro vigore, la febbre è ricomparsa come per magia." spiegò il Generale Massimo, quasi avesse già provato un esperienza così faticosa e traumatica.
"Ma perché allora si è spinta fin qui? Mi sarò scordata di un avvenimento importante?" esclamò la donna, con uno strano presentimento cucito in fronte.
Chester ebbe una chiamata da un suo sottoposto. I suoi occhi color castagna cominciarono a bruciare come nitroglicerina al sole, era un segnale importante. Poteva significare qualsiasi cosa, agli occhi della donna. Era spaesata, il mondo sembrava beffarsi di lei fin da quando si era recata al salone di bellezza. E guarda caso, l'idea era stata proprio del combina guai per eccellenza. Solo una coincidenza?

Nel contempo, Mike e Wesley erano ancora alle prese con la loro patata bollente.
Il ticchettio si faceva sempre più forte, e continuava incessantemente a contare da venti minuti:
"No! Non ti azzardare! Non strappare quel foglio!" urlò Wesley, fermando la rabbia di chi non sapeva che pesci pigliare.
"Stiamo pensando da troppo ormai! Tanto vale far esplodere l'indovinello...senza essere a qualche centimetro di distanza durante lo scoppio!" commentò Mike col suo solito cinismo.
"Se causeremo un trambusto tale, stai pur certo che le luci della ribalta saranno presto oscurate per noi! Leila non ci perdonerebbe mai, e nemmeno Jane..." rispose il secchione, con i brividi che percorsero lentamente tutta la sua spina dorsale "Dammi quella penna e lasciami ragionare per altri cinque minuti, se non riuscirò nel mio intento, faremo a modo tuo."
Mike lanciò la penna al suo fidato compagno di squadra. Wesley si sedette a terra, incrociando le gambe, e appoggiando la sua mano sinistra sulla fronte, scrigno della sua intelligenza. Nell'altra mano, la penna cominciò a vorticare come un elica impazzita, mentre, ogni secondo che passava, sembrava rimbombare tra le mura di tutta la stanza.
Mike guardò la penna, come ipnotizzato, che non smetteva di girare...girare...sempre più lentamente...fino a che, il bulletto cominciò ad ascoltare un altra voce. E fu il suo primo colpo di genio.
Il bulletto fermò immediatamente il polso destro di Wesley come un paio di manette:
"Che stai facendo? Non sono ancora passati nemmeno due minuti!" si lamentò il povero secchione.
"Apri quella penna." ribatté stoico Mike.
"E perché mai?" chiese Wesley scocciato.
"Ho sentito dei rumori strani mentre ci giocherellavi. Aprila e basta!" gli ordinò il bulletto, desideroso di vedere la sua ipotesi tramutare in realtà.
Il ragazzone dalla pelle scura smontò cautamente la penna, che sembrava davvero contenere un piccolo tesoro. Dalla sezione vicino alla punta, saltarono fuori delle mine di matite precedentemente ben temperate. Wesley allora cominciò a capire:
"Ma certo...ecco come svelare qualcosa che non si vede, è stata tutta una prova."
Il secchione afferrò tutte le mine di grafite, e le strofino sul papiro. Finalmente, l'enigma risultava visibile, era semplicemente stato inciso, invece che scritto. Fu tutto frutto del diletto e dell'ingegno di Enigma:
"Finalmente! L'ultimo enigma!" sospirò Mike.
"Abbiamo meno di otto minuti...Einstein, aiutami tu!" esclamò il secchione sotto pressione.

Il Re degli Enigmi si sa, in fondo è un folletto. Un folletto oscuro.
E' nascosto tra altri 11 fanciulli, ingenui e innocenti. Come fare per stanarlo?
Anche una creatura oscura ama lo zucchero fatato, ma le nebbie della notte incanteranno sempre le sue mani da bimbo. Ne ruberà un pizzico appena ne avrà l'occasione.
Quando arriva l'ora di trasportare lo zucchero fatato nel mondo delle fiabe, le ombre agiranno.
Sempre cinque grammi verranno sottratti ai cinquanta, e il bottino verrà inghiottito in un baratro senza fine. Non c'è modo di scoprire quale folletto è associato ai sacchetti di zucchero fatato, sono tutti identici come specchi.
Permetterai al Re degli Enigmi di rubare lo zucchero per sempre?
Se esiste o no la soluzione, sta a voi deciderlo.


"Allora, sai la risposta anche di questo enigma? A me questo mi ricorda una lingua straniera..." chiese Mike teso più di un arco da caccia.
"Ho qualche idea, ma questa volta non sono proprio sicuro di quel che penso." rispose il secchione, distratto dagli incessanti e pesanti secondi che non smettevano di tormentarlo.
"Hai almeno uno sprazzo, un immagine distorta di una possibile risposta, testone?!" esclamò Mike, in preda ad una camicia di forza mentale.
"Beh, si, ma vorrei rifletterci fino a..." tentò di replicare il secchione.
"Scrivi! Fallo ora! Non aggiungerai anche la tortura psicologica a tutto quello che ho dovuto subire oggi, vero?" gli ordinò il bulletto, impaziente di arrivare all'ora della verità.
"E va bene!" rispose Wesley esasperato.
Il secchione scrisse la risposta quasi senza guardare, e appena mise il punto alla sua lucida e razionale soluzione, si allontanò dal biglietto assieme al compagno, prevedendo il peggio.
"Non scoppiare, non scoppiare, non scoppiare!" ripeté Mike, quasi pregando.
Udirono qualcosa.
Battiti di mani. Lenti. Decorosi. Era l'elogio del Re degli Enigmi, appoggiato alla finestra del terzo piano, che si era liberata dalla morsa del papiro:
"Complimenti! Mai nessuno è riuscito a concludere pienamente il mio entusiasmante gioco!" disse il ragazzo incappucciato, annunciandosi come un principe decaduto.
"Eccolo, è lui!" esclamò Mike, pronto alla rissa.
"Non qui. Vi aspetto nel grande cortile del condominio. Vi attende un premio che non potrete rifiutare..." concluse Enigma prima di gettarsi dalla finestra, facendo ritornare lo stanzone nel buio completo.
"Oh, no! E' scappato...è solo Il Re dei Conigli!" si lamentò Mike, gesticolando in modo scoordinato.
"Tranquillo Mike. Rilassati. Non smonterà il suo gioco proprio adesso, ci aspetterà con calma." rispose Wesley, soddisfatto e calmo, quasi in meditazione "C'è giusto il tempo per spiegarti la soluzione dell'enigma!" aggiunse estasiato.
"Ecco...ricomincia con la ramanzina." commentò annoiato Mike, entrando col secchione in ascensore.
"Lo prometto, sarò rapido!" rispose Wesley, con fare gentile "Allora, l'enigma consiste nello scoprire quale dei dodici folletti ruba lo zucchero, senza sapere quale sacchetto appartiene a ciascuno. Prima di tutto bisogna tradurre un particolare non indifferente."
"E sarebbe? Lo zucchero fatato è in realtà sale grosso?!" ironizzò Mike, con un alone di apatia sparso per tutto il suo viso, solitamente dalla pelle ben rosata.
"No...se il folletto ruba sempre cinque grammi su cinquanta, questo vuol dire che ne ruba sempre la stessa quantità. Ovvero il dieci per cento. Adesso è tutto più facile! I sacchetti identici ora diventano un vantaggio, e lo sai perché?" disse il secchione, rivolgendosi ad un bambino capriccioso.
"Spara." si limitò a dire il bulletto.
"Se aumentiamo ciascun sacchetto di una quantità leggermente diversa, e ci ricordiamo le quantità assegnate a ciascun folletto, il gioco è fatto!" disse il secchione, con una certa dose di euforia "Il folletto oscuro ne ruberà sempre il dieci per cento, più una piccola parte che varierà a seconda dello zucchero in più che abbiamo aggiunto. Ma siccome ogni sacchetto avrà un peso originale diverso, scoprire chi ne sottrae una parte sarà quasi elementare!"
"Wow...sono contento che mangi pane e matematica a colazione." rispose Mike, tediato come in precedenza "Ma ora, andiamo a prendere lo scemo mascherato!"
Prima di raggiungere le porte che li avrebbero condotti nella fossa dei leoni, Wesley fermò Mike afferrandogli la spalla, e sussurrò:
"Ah, una cosa. Volevo ringraziarti per prima."
"E per cosa?! Hai fatto tutto da solo." rispose Mike, confuso.
"Per esserti fidato di me. Avevamo una vera e propria bomba ad orologeria in miniatura nelle nostre mani. Mi hai fatto rischiare perché hai creduto nelle mie capacità logiche. Ti ringrazio." disse Wesley sorridendo leggermente.
"Beh, ho vinto la scommessa!" esclamò cercando di fare il finto modesto "Ma sapevo di vincere, era fin troppo facile per me!"
I due ragazzini si trovarono davanti al cortile di pietra del condominio. Un unica grande quercia troneggiava tra un mare di tasselli rocciosi rettangolari. Enigma era appoggiato all'albero con gli occhi chiusi, pronto ad aspettare i vincitori.
Aprì gli occhi. Azzurrissimi e penetranti. La cerimonia della vittoria stava per cominciare.

"Allora, sapete qual è il vostro premio?" esordì il ragazzino incappucciato.
"Spero che consista principalmente nel prenderti a calci." ribatté Mike, stanco di scherzare.
"Vi concederò l'onore di battervi col Re degli Enigmi. E se vincerete, avrete in cambio...questa!" Enigma mostro la mini prigione dove Matt era rinchiuso da chissà quanti giorni. Il trofeo era davvero ad un passo da loro.
"No. Non combatteremo solo per il tuo stupido gioco." disse Wesley, rompendo il silenzio "Voglio di più. Voglio delle spiegazioni per tutto quello che è accaduto fino ad ora!"
"Ti sembra il momento di negoziare?!" lo riprese il bulletto, con una certa nota d'acidità.
"Accetto." rispose Enigma agguerrito "Allora, chi viene a cogliere questa mela avvelenata?" aggiunse il ragazzo, mostrando per l'ultima volta il suo piccolo ostaggio.
Wesley e Mike non si mossero. Non avrebbero mai osato essere così avventati. Quel ragazzino, da solo, sembrava incutere visioni mostruose.
"Vorrà dire che vi farò ballare!" esclamò Enigma, prima di afferrare il suo rotolo di papiro.
In quel momento, i due si accorsero di come il suo Talento si abbracciasse perfettamente alla sua Risorsa: le unghie delle sue mani potevano allungarsi fino a quattro centimetri, cosa che gli permetteva facilmente di incidere ogni simbolo ed eventuali sigilli sulla superfice della Risorsa.
Enigma intagliò una sorta di corona di piume, nel lasso di qualche attimo. Poi, sempre avvalendosi delle sue unghie affilate, strappò dei frammenti di papiro per accartocciarli. Infine, lanciò la sua offensiva.
Ben presto, delle innocue palline di cellulosa si trasformarono in ricci spinosi, aumentando la loro grandezza spropositamene. I due ragazzi vestiti di rosso, doverono sfruttare tutta la loro agilità per non incappare nelle dolorose punte acuminate del papiro. Enigma aveva solo cominciato.
Il ragazzino incappucciato non diede il tempo agli avversari di rifiatare, e muovendosi come un illusione, incise un altro simbolo sul papiro. Un'arma appuntita.
Enigma piegò il papiro strappato, creando dei piccoli rettangoli, pronto a scagliare l'ennesima pungente regalo. Wesley e Mike si ritrovarono vicini, bersagli immobili:
"Non possiamo scappare in continuazione! Dobbiamo contrattaccare!" esclamò il bulletto, esortando Wesley, che era piuttosto esitante.
"Non credo sia il momento ideale per venire trafitti a morte, Mike!" rispose il secchione, che constatando l'agitazione di Mike, decise di buttarsi a terra assieme a lui, saltandogli addosso.
I pezzetti di papiro rettangolare subirono nuovamente una mutazione, che li rese giganteschi in confronto alla loro normale dimensione. Le lance di papiro si conficcarono nel muro alle spalle dei due amici per la pelle. Sembravano finiti in un'ingegnosa trappola per topi.
Wesley vide il suo golfino rosso preferito squarciato, all'altezza della spalla, da quello che doveva essere insignificante tessuto:
"Hai visto? Per colpa tua uno dei miei abiti preferiti è rovinato!" si lamentò Wesley, constatando che fortunatamente, la carta non l'aveva ferito "Non oso pensare a cosa sarebbe successo se avesse colpito il mio collo..."
"E va bene, l'ho sottovalutato. Quell'Enigma potrà scagliare le sue trappole all'infinito, senza concederci la possibilità di avvicinarci." disse Mike, cercando di mantenere il sangue freddo.
"E se riesce a riempire il cortile di aculei o lance..." sussurrò il secchione.
"...diventerà un campo minato. Non possiamo permetterglielo!" aggiunse Mike, finendo la frase.
"Che cosa vuoi fare?!" chiese il secchione stranito.
"Non allarmarti. Per me avvicinarmi a lui sarà un gioco da ragazzi." affermò il bulletto fiducioso.
Mike prese un bel respiro profondo.
Le sue mani ritornarono alla madre Terra. Roccia lavica possente e distruttiva. Il bulletto sembrò voler gonfiare un altro palloncino di roccia, ma questa volta, il bulletto rivolse gli occhi al cielo, piegando la schiena. Si fece avvolgere dalla pasta elastica rotonda, che ben presto si sarebbe solidificata, mutando quasi in cemento armato. Finalmente il bozzolo del piccolo bruco dai capelli rossi era pronto.
La sfera di roccia venne rotta dall'interno, da un bulletto decisamente diverso: pezzi di roccia lavica, distribuiti in modo asimmetrico per tutto il corpo, testa esclusa, avevano reso il suo corpo un armatura d'acciaio:
"Adesso lo sistemo io." affermò il bulletto, tutto invigorito dai pezzi di roccia lavica appiccicati al suo robusto fisico "Tu pensa ad una strategia, pensa all'oggetto migliore con cui potresti correre i minor rischi. Prima sei stato tu a correre dei pericoli, e ora voglio ricambiare."
"Ma non posso comportarmi semplicemente da spettatore!" si lamentò Wesley, pur riconoscendo l'altruismo di Mike.
"Ho già deciso, non voglio che tu ti faccia del male. Resti qui." rispose Mike da fratello severo.
Il bulletto fece uno scatto verso Enigma, che non si aspettò un avanzata così repentina: nonostante avesse il peso della roccia lavica da sostenere, Mike si muoveva come se fosse stato ricoperto da petali leggeri. Il suo aspetto di statua vivente ingannava certamente le sue vere potenzialità.
Enigma dovette indietreggiare, il pugno roccioso di Mike si infranse al suolo, distruggendo alcune tegole di pietra del cortile. Il ragazzino incappucciato tentò di difendersi con le trappole usate in precedenza, ma il bulletto riuscì a cavarsela egregiamente, sfoderando i ganci migliori del suo repertorio. Ogni trappola appuntita di papiro acuminato venne ammaccata e deformata. Solo in quel momento, non sembrò nient'altro che un tessuto innocuo:
"E non hai ancora visto niente!" esclamò Mike pavoneggiante, davanti a quei pozzi azzurri che sembravano mostrare titubanza.
"Non male..." commentò Enigma, parendo poco sincero "Ma sappi questo: un artista del papiro può avere infinite mosse a disposizione per giungere allo scacco vincente. Egli può elaborare ogni idea, ogni ispirazione, e trasformarla in una viva e splendida realtà. Osserva." concluse il ragazzo incappucciato, prima di strappare due grosse strisce di papiro dalla sua Risorsa.
Mike tentò di fermare l'oscura diavoleria che Enigma stava per escogitare, ma non fu abbastanza svelto.
Il suo avversario, dopo aver inciso sue spade in miniatura sul papiro, arrotolò le strisce del tessuto ai suoi polsi, che aderirono perfettamente alla sua pelle: le sue mani diventarono il manico di due lame bianche e taglienti come una falce mortale.
La roccia si infranse contro il papiro. E la guerra cominciò.
Wesley non riusciva a concentrarsi. Quel turbinio di spade e pietra lo distraevano di continuo. Mike stava dando tutto se stesso, ma Enigma riusciva a tenergli testa, colpo dopo colpo. Nemmeno si accorse che qualcosa, stava lentamente strisciando, minacciosamente, verso di lui. Nel silenzio.

Enigma era passato all'attacco, e a Mike toccava arroccare. Ne il papiro ne le rocce sembravano minimamente danneggiati, avrebbero potuto continuare a combattere fino all'alba.
Finalmente arrivò una tregua. Entrambi stavano rifiatando, quasi l'ossigeno nel loro corpo avesse scelto il sacrificio estremo, pur di permetter loro un ritmo di battaglia davvero disumano.
Enigma sorrise dietro la sciarpa. Era un fanciullo al parco giochi più grande dell'universo. I suoi occhi azzurri era abbaglianti, e Mike si concesse il lusso di distrarsi, forse per nemmeno un secondo.
Il suo avversario fiutò perfettamente l'occasione ghiotta, e con uno sgambetto deciso, fece cadere a terra il bulletto. Con l'ammasso roccioso di cui era ricoperto, Mike non riuscì a mantenere l'equilibrio.
Il ragazzo dai capelli rossi vide giungere le due lame di papiro proprio davanti al suo sguardo:
"Che cosa?!" esclamò un Enigma scioccato, appurando che il bulletto, era riuscito ad afferrare le lame in tempo, a pochi centimetri dal corpo.
Il ragazzino dai capelli rossi strinse con tutta la sua forze il papiro affilato, ed esclamò:
"Tu sarai un artista, ma non puoi nulla contro la forza di una montagna!"
Mike riuscì a lanciare Enigma dall'altra parte del cortile, facendolo rotolare sulla pietra. Di certo non fu come atterrare su un letto d'ali d'angelo. Tuttavia, l'enigmista si rialzò quasi subito con un colpo di reni, non sembrava contento che il suo allegro gioco cominciasse a ritorcersi contro di lui.
"Ecco cosa succede quando si sminuiscono i concorrenti." commentò Enigma, ancora in forze "Errare è umano. Ma sfortunatamente per voi, non accadrà più!" il ragazzo incappucciato schioccò le dita.
Improvvisamente, Wesley venne circondato da cobra fatti interamente di papiro, lunghi fino a un metro e mezzo. Erano ricoperti da simboli proprio a forma di serpente.
I loro sibili erano agghiaccianti, sembravano reali come le loro zanne. Il secchione cercò di indietreggiare, ritrovandosi presto con le spalle al muro:
"Mike! Ti dispiacerebbe darmi una mano?!" urlò Wesley, terrorizzato davanti alle perfette riproduzioni del temibile rettile, decisamente aggressivi.
"Cambio della guardia!" annunciò Mike con un tono regale.
"Dove credi di andare?" rispose Enigma, mettendosi davanti a lui, per impedirgli di raggiungere l'amico secchione.
"Niente si mette sulla mia strada! Ma se vuoi essere travolto da una frana, ti accontento subito!" gridò Mike, sembrando quasi divertito.
Il bulletto, dopo aver fatto una lunga ricorsa, percosse la terra con entrambi i pugni rocciosi, facendo barcollare la terra per qualche secondo. Non fu questione di Talento, ma di potenza bruta allo stato primordiale. La forza dell'intera crosta terrestre.
Come in una sostituzione al novantesimo minuto, i due si diedero il cinque, e cambiarono istantaneamente l'avversario. Mentre Mike si ritrovò venti fauci fatte di cellulosa, Wesley dovette affrontare nuovamente l'enigmatico ragazzo incappucciato. Ma questa volta, la sfida andava ben oltre la materia grigia.
Il secchione mise in mostra la sua Risorsa, che prese fuoco, illuminando la notte. Pareva la fiamma olimpica, che grazie allo spirito antico dello sport, non si spegneva mai, nemmeno sotto la pioggia, nemmeno in una tempesta di neve. Nemmeno nel vuoto.
Wesley afferrò la sua Risorsa, tramutata nella cintura nera, simbolo del karate. Una nebbiolina bianca, candida come la neve, avvolse il corpo pelle e ossa del ragazzone biondo. Era un'occasione unica per sdebitarsi, per lasciare per sempre quella stupida zavorra, fatta di rimorso e tristezza. Un altro confronto, ricco di scambi di colpi, cominciò sotto gli occhi vigili della luna.

Per un golem come Mike, quelle serpi non erano altro che ammassi di carta animata. Ridurli ad immondizia fu normale amministrazione. Agì come un netturbino vittorioso, buttando il papiro accartocciato nell'immondizia. Tuttavia non sapeva che Wesley stava ballando sopra un campo minato: non potendo subire i fendenti di Enigma con rocciosa sicurezza, il ragazzino stava davvero facendo i salti mortali per non farsi colpire, tentando sporadicamente di attaccare. Era davvero troppo rischioso:
"Wesley?! Che stai facendo? Lascia a me il combattimento ravvicinato!" esclamò Mike turbato.
Il bulletto cercò di raggiungere Wesley, ma appena fece un passo, il papiro che aveva gettato nell'immondizia riprese forma, conglomerandosi in un solo essere. Un toro inferocito, ricoperto di geroglifici che lo rappresentavano, non esitò a caricarlo, scagliandolo in aria come un birillo sfortunato. Anche Wesley, non riuscendo più a mantenere la concentrazione per resistere alla grande maestria dell'avversario, venne colpito più volte da fendenti violenti e decisi. Infine venne atterrato da un calcio rotante, sferrato con grazia e con energia allo stesso tempo.
Enigma stava egregiamente tenendo testa a due avversari. Sembrava che la sua strategia, calcolata fino al millimetro, non possedesse alcun errore. Una macchina perfetta.
I due si rialzarono. Avrebbero rimediato delle brutte ferite senza l'ausilio delle loro care Risorse. Non potevano continuare a farsi percuotere come sacchi da boxe.
I loro sguardi si incrociarono. Sarebbe bastato questo a cambiare le sorti di una partita già segnata?
Il toro fatto di papiro, robusto più del ferro temprato, sbuffò inferocito. Wesley nel contempo, si rialzò con una pregevole acrobazia. In quel momento lo spirito dei due ragazzi sembrava lo stesso, così come l'espressione del loro volto:
"Non è finita!" pensarono come eroici condottieri del bene.
Il mammifero partì nuovamente in quarta, mentre il bulletto, da torero improvvisato, rimase calmo, fermo su suoi passi, pronto ad aspettarlo. Wesley nel contempo sembrava avere le ali ai piedi, tanto è vero che Enigma non riuscì nemmeno a sfiorarlo, nemmeno concentrando al massimo le sue forze ad ogni colpo di spada.
Il toro era sempre più vicino. Mancavano pochi passi, sempre meno...fino a che, il simpatico mammifero non venne preso letteralmente per le corna dalla poderosa stretta di Mike. Il bulletto guardò alla sua sinistra. Wesley lo scrutò con la coda dell'occhio, riuscendo a danzare tra le lame di papiro senza farsi alcun male. Il secchione decise di attaccare a sorpresa con un uppercut veloce, ma sfortunatamente, Enigma riuscì ad intuire l'asso nella manica, e dopo aver evitato l'insidia, colpì duramente l'avversario al collo. I suoi occhi azzurrissimi sembravano quasi ridere nell'oscurità.
Ma Enigma si dimenticò giusto un particolare. Subito dopo aver sferrato il suo fendente, non si rese conto che il toro di papiro l'avrebbe travolto come un onda anomala, scagliato dall'ultimo sforzo del bulletto dal cuore di pietra.
Enigma venne spedito insieme al suo pacco regalo proprio contro la povera quercia, che nonostante avesse molto anni a suo carico, riuscì a frenare la buffa avanzata del ragazzino. Il toro di papiro ritornò cartaccia, ed Enigma mostrò un insolito fiatone. Sarebbe stato davvero un toro volante a demolire la sua fortezza strategica?

"Wesley! Come stai?" disse il bulletto, precipitatosi davanti all'amico, steso a terra, dopo aver subito il suo K.O.
"Dolorante, ma grazie di avermelo chiesto." rispose il secchione mettendosi seduto, con la testa che ancora girava per conto suo "Ammetto che sono stato...che siamo stati, un po' ingenui."
"L'hai capito anche tu vero? Abbiamo cercato di elaborare una strategia per conto nostro, disinteressandoci dell'altro." ammise Mike, massaggiandosi la sua testa di zucca.
"E non abbiamo compreso che la chiave sarebbe stata il gioco di squadra." aggiunse Wesley, cercando di rialzarsi con l'aiuto del bulletto.
Enigma non aveva ancora esaurito il carburante, nonostante sembrasse allo stremo delle forze. Il suo respiro pesante perforò la sua sciarpetta colorata, sembrò una pioggia di frecce fatte d'aria stanca. Il ragazzo incappucciato non sembrava aver gettato la spugna:
"Sapete...non mi piace perdere. E non ho la minima intenzione di arrendermi." disse il ragazzo incappucciato, cercando di risparmiare le parole "Dovrete superarvi, altrimenti non andrete da nessuna parte." aggiunse rialzandosi, pronto a colpire con le sue spade di papiro, che ricostruì in pochi secondi.
"Mike, guarda! Questo sarà lo scontro decisivo." affermò Wesley, con la sicurezza con cui un chimico, spiega la tavola periodica degli elementi "C'è una crepa proprio in mezzo ad entrambe le lame, probabilmente non riesce a mantenere il papiro coriaceo come vorrebbe, è la nostra occasione!"
Enigma cominciò una lunga e faticosa corsa verso i partecipanti del suo complesso gioco mentale.
Non si diresse direttamente verso di loro, ma sembrò avvicinarsi al muro che si avvicinava proprio ai due improbabili amici. Incredibilmente, cominciò a correre sul muro come se la gravità fosse impazzita improvvisamente:
"Che diamine?!" esclamò Mike, prima di essere travolto dall'energia di Enigma, che riuscì a travolgere sia lui, che il suo amico secchione.
Wesley e Mike si rialzarono di scatto, ed entrambi, cominciarono un violento confronto con l'avversario. Enigma diede l'impressione d'essersi sdoppiato, dato che riusciva a tenere a bada entrambi i guerrieri di fronte a lui. Ma poco dopo, con due colpi decisi, il bulletto e il secchione riuscirono a spezzare le lame di papiro, ed Enigma si ritrovò nudo, disarmato. Tuttavia, non si era ancora stancato di creare dei colpi di scena.
Il ragazzino incappucciato spiccò un balzo fino al cielo, e poggiò i piedi sul nulla a otto metri d'altezza: fu come se ci fosse stato un magico pavimento, camuffato da soffitto, proprio sulle teste di tutti i combattenti. Enigma cominciò a balzare sul soffitto inesistente, preparando altre trappole da scagliare dall'alto, restando sempre in movimento. Wesley e Mike dovettero scappare dalla furia di una grandine davvero spinosa.
Wesley decise di fermare immediatamente l'avversario, prima che le cose si complicassero: prese la sua cintura nera, e la rimosse dalla sua vita. Infiammandosi, la Risorsa si plasmò, mutando in uno splendido pallone da calcio. Sarebbe arrivato il momento dei bombardamenti, per quel cortile così scarno e tranquillo.
Enigma si mise a correre di nuovo sui muri, e riuscì ad evitare tutte le pallonate lanciate dal piede d'oro di fronte a lui. L'ultima pallonata andò davvero vicino al bersaglio, rimbalzando contro una finestra di un appartamento abbandonato. Sembrava un gioco di trincea, dove i proiettili vagavano da ogni parte, e provenivano da ogni direzione. Le pallonate e le trappole piene di aguzzi si respingevano a vicenda. Mike decise di spezzare quello stallo:
"Aspetta a calciare di nuovo! Ho in mente una cosa...ma dovremo essere fortunati!" esclamò Mike, bisbigliando, e tentando di organizzare l'ultimo assalto con dei semplici ed impercettibili movimenti delle labbra.
"Ho capito. Non potremo permetterci di sbagliare, forza!" rispose Wesley, quasi silenzioso.
Mike cercò di fermare la strampalata avanzata di Enigma, che non aveva più poggiato i piedi sulla vera e proprio terraferma. Il suo avversario però era troppo veloce.
Wesley allora caricò la sua gamba destra con la massima forza, preparandosi a tirare una cannonata. Era il calcio di rigore della battaglia. Non poteva sbagliarlo.
Il ragazzino incappucciato, vedendo il secchione pronto a colpire, lanciò d'impulso una delle sue palle di papiro a forma di riccio, ma chissà perché, ancora una volta, il suo operato venne rispedito al mittente.
I due si erano organizzati egregiamente.
Mentre Mike fu incaricato di impensierire il nemico, Wesley aveva preparato un pallone speciale, ricoperto dalla dura roccia lavica appartenente proprio al bulletto. Aveva lasciato una piccola bolla di pasta scura proprio davanti al secchione, subito dopo aver bisbigliato la sua strategia da scacco matto.
In seguito, dopo aver ricoperto la sua risorsa con il materiale colloso, che ben presto si sarebbe tramutato in roccia, Wesley aveva fatto intendere di proposito il suo intento. Sapeva che Enigma avrebbe cercato nuovamente di respingere il suo pallone da calcio, per questo aspettò qualche secondo, per poi scagliare la sua Risorsa ritoccata, che riuscì a superare ogni aspettativa.
Enigma venne travolto dalla sua stessa trappola, che lo fece capitombolare a terra. Finalmente, l'ultima goccia di energia sembrava essere stata risucchiata dal suo corpo. Il gioco - o l'incubo, a seconda delle prospettive - venne concluso.

A volte la vittoria è amara più di quanto s'immagini.
Mentre Mike ritornò dal suo amico esultante, Wesley sembrò esser stato privato della sua sfera emozionale. Anche il bulletto aveva visto Enigma rialzarsi, ma non se ne era preoccupato. Il comportamento passivo del ragazzino dagli occhi cerulei sembrò segnalare una resa imminente:
"Sei stato fantastico! Abbiamo schiacciato quell'insetto pomposo! Ora libereremo il nostro Matt!" esclamò Mike, con un tifo da stadio.
"No...sono stato uno stupido. Ti ho deluso." rispose Wesley, sorprendentemente.
Gli occhi di Enigma sembrarono fiutare qualcosa, qualcosa che li avrebbe fatti ridere fino allo sfinimento. Non era certo lo sguardo di un combattente arrendevole. Erano così profondi e minacciosi, che quasi ci si poteva specchiare.
"Hai...preso un colpo alla testa?! Perché mi prendi in giro, Wesley?" disse Mike, ridacchiando.
"Perché...ho fallito. Ho rovinato tutto. E per questo, anche tu ne subirai le conseguenze."
Le parole di Wesley risultarono incomprensibili per il bulletto. Eppure qualcosa non andava. Wesley era malinconico. Enigma invece sorrideva, eccitato, come un bambino la Vigilia di Natale.

Myriam venne portata via da una barella dell'ambulanza, con Leila e Chester a suo seguito, parecchio in apprensione:
"Allora Chester, se hai lasciato il lavoro ad un tuo sottoposto...ci sarà un motivo vero?" chiese la donna al Generale, tenendo la mano della sua amica ritrovata.
"Certamente. Vedi, quel dettaglio sul ragazzo dei sigilli mi ha subito incuriosito, e ho cercato sui file riservati dell'esercito. Esiste un Talento che consente alle unghie di un individuo di svilupparsi in lunghezza, oltre che consentirne un certo irrobustimento." disse il Generale Massimo, prendendosi un respiro da oratore professionale "Questo Talento è piuttosto raro, e di solito, tutti i Talenti sono registrati nella carta d'identità, eppure non ho trovato alcun riscontro negli abitanti della regione dove si è diffusa questa abilità."
"L'hai...identificato?" rispose Leila sgranando gli occhi, avendo intuito dove il discorso andasse a parare.
"Esatto. Quel ragazzino proviene da un orfanotrofio del Villaggio di Nati. Viene chiamato Enigma. Il suo vero nome non ci è mai stato noto. Comunque, questo ragazzino è stato adottato da una donna di nome Myriam Sanders, che attualmente è scappata da...un..." Chester, rimembrando il volto su fotografia della donna, si rese conto di avere la fuggitiva proprio davanti a sé.
"Cosa hai detto? Ma...questo è proprio il suo nome." rispose la madre, indicando la paziente addormentata.
"Non c'è dubbio. Ha un colore di capelli ed una capigliatura differente, ed è anche truccata, ma questa signorina è proprio la persona che stavo cercando!"
"Cosa?! Stai dicendo che Myriam potrebbe essere coinvolta nel rapimento?!" esclamò Leila, incredula, davanti ad un miraggio incomprensibile.
"C'è questa eventualità." disse Chester, molto severo "Ah, quasi mi scordavo... Myriam aveva già un altro figlio, prima dell' adozione di Enigma. Il suo nome è Peter Sanders, forse è lui l'altro rapitore."
Leila venne davvero colta da una scarica di adrenalina, che quasi le bloccò i polmoni:
"Questo lo sapevo già...ma non avrei mai creduto che..." sospirò amareggiata "Non so più cosa dire...a questo punto potrebbe succedere qualsiasi cosa. Ma perché Myriam, Enigma e Peter avrebbero rapito mio figlio?" si chiese la donna, quasi sotto shock.
Nell'udire il nome del figlio, Myriam aprì improvvisamente gli occhi.
Azzurri come il cielo. Oscuri come la morte.
 
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view post Posted on 14/8/2013, 08:54     +1   -1
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Wow... Questo capitolo è da brividi. Insomma la maggior parte è incentrato sulla battaglia di Mike e Weasly, battaglia a mio parere stratosferica, anche se sono più che sicura che non sia ancora finita date le ultime frasi.
Ma anche tutto il resto è particolarmente interessante. Insomma Peter sta cominciando a ricredersi (e questo mi fa molto piacere), mentre avevo già un qualche sospetto che Myriam fosse la madre di uno dei due, ma arrivare al punto che il due fossero fratelli adottivi mi ha stupito sul serio.
Grandioso ;)
 
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Beh grazie mille, e scusate per il tempo impiegato! ^_^
Ci sono dei giorni in cui mi metto a scrivere, e penso "Ah, tanto oggi lo finisco." ma poi mi rendo conto che manca una parte...e anche il giorno dopo...e il giorno dopo e il giorno dopo xD
La prossima parte è forse l'ultima parte del capitolo...e poi ne mancano solo due prima della fine della Prima Parte... :)

P.S Che bella la Terra dei Boschi, credo sia la mia preferita! Un ambiente...molto elfico! :D
Non so se mi sto avvicinando al finale, ma lo attendo con impazienza, nel caso fosse vicino! :sisi:

Edited by Poirot's apprentice - 14/8/2013, 20:34
 
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Se sono appena arrivati nella Terra dei Boschi ce ne vuole ancora un bel po' XD
Ma sono sicura che più andrà avanti più ti piacerà ;)
 
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7.5 A Pi Esse


"Che hai combinato?! La mamma sembrava parecchio arrabbiata."
"Ho deciso di non andare in gita scolastica."
"Cosa?! Non vieni a Pervas? Aspettavamo questo momento da tanto tempo!"
"Non impicciarti."
"Si, invece! Sono tua sorella, stupidone! Se la mamma è diventata una furia, ci sarà pure un motivo."
"Perché dovrei fidarmi di te? Sei una splendida chiacchierona, lo sai?"
"Non potrei commettere un simile sbaglio. Non potrei farlo. Se ciò che penso è vero...ti invidio profondamente."
"Invidiarmi?! Non ha alcun senso."
"Per me significa molto. Non posso sopportare il fatto che tu abbia un amico così speciale."
"Oramai è acqua passata."
"Sappiamo entrambi che non lo è. Sai, darei sangue per rimpiangere un passato come il tuo. Non sono brava quanto te. Avrei davvero voluto un amico importante almeno la metà del tuo."
"Mi dispiace, Jane. Ti dirò tutto su di lui se vuoi, ma ti prego, tieni la bocca cucita, sigillata come una cassaforte..."

"Il cappellino da baseball...ce l'ho. I vestiti di Matt...sono nello zaino. Io e Matt in parte ci assomigliamo, forse mi mancano solo un po' di doti interpretative, ma devo tentare. Le mie compagne mi copriranno, ma non avrò molto tempo. Spero di trovare l'indirizzo al più presto."

"In casa non c'è. Ma forse, al parchetto...ehi!"
"Calmati, ho il volto coperto, ma non sono un malintenzionato."
"Che cosa vuoi da me?"
"Dovrei chiederti la stessa cosa. Hai premuto il citofono, non negarlo. Ho visto chiaramente che hai cercato i Sanders, ma adesso non sono in casa. Chi sei?"
"Io? Ehm...ecco io..."
"Se non mi rispondi entro due secondi, chiamo la polizia..."
"No per favore! Io...sono Matt, Matt Wolfram!"
"Ah, si? Sei sicuro?"
"Tu...non mi credi, non è vero?"
"Ma chi volevi prendere in giro?! Si vede che sei una ragazza!"
"E va bene, basta bugie. Mi chiamo Jane Wolfram, e sono la sorella di Matt. Tu chi sei?"
"Io sono...un grande amico di Peter."
"Sei suo amico? Allora dovresti già sapere l'epica storiella che riguarda...due persone che conosciamo bene."
"Si, mi ha raccontato tutto di tuo fratello. E' stata davvero una lunghissima novella. Ho potuto sentire il suo dolore invadermi il petto come una lama affilata. E' stato piuttosto straziante."
"Anche Matt è da tempo giù di morale...è quasi insopportabile vederlo così."
"Stiamo pensando la stessa cosa, non è vero?"
"Io penso solo al loro bene."
"Siamo in due allora. Stammi a sentire, ragazzina..."
"Aspetta...ma quello in fondo alla via non è Peter? Mi riconoscerà!"
"Devi andartene al più presto. Altrimenti non avremo nemmeno il tempo di accendere la lampadina."
"Promettimi una cosa, ragazzo senza nome. Un giorno, quando ci rivedremo, metteremo a posto questa casotto. Ci sono fiabe dove il narratore decide per conto suo, ma questa...questa è di vitale importanza, non può finire così!"
"Conta su di me, maga dei travestimenti."


"Perdonami, Jane." pensò Enigma, prima di ergersi davanti ai suoi formidabili avversari "Questo è l'unico modo per conciliare i nostri due desideri, le nostre stelle comete."
"Wesley, piantala di fare il lunatico!" esclamò Mike agitato "Andiamo a riprendere Matt, andiamo dal nostro trofeo!"
Enigma cominciò a ridere. Non riusciva più a trattenere la sua anima beffarda. Le sue risa lo piegarono quasi come un molesto mal di pancia. Ma la sensazione che provò il suo stomaco fu inebriante, un sapore dolciastro che non si scorda facilmente. Diventa quasi un ossessione.
"Che hai da ridere?! Smidollato! A malapena ti reggi in piedi, eppure riesci a fare lo show-man?" disse Mike, cominciando davvero ad irritarsi.
"Ti aprirò gli occhi, allora." affermò Enigma con decisione "Quando il tuo amico Wesley mi ha sfiorato con quella cannonata, ti ricordi dove è andato a finire il pallone?" gli chiese con fare presuntuoso.
"Stai per caso testando la mia memoria?!" rispose il bulletto pronto per il quiz, davanti allo scarno pubblico, fatto di pietra e poco più "E' stato mentre facevi l'uomo ragno per i muri. Il pallone ha colpito la finestra...e..." le pupille di Mike diventarono piccole piccole, i suoi occhi verdi sempre più chiari. Sono questi gli effetti collaterali della consapevolezza.
Il bulletto si girò di scatto verso la finestra, osservandola come al microscopio. Capì di essere stato giocato fin dall'inizio. Non c'era trucco, non c'era inganno. La magia di una mente brillante, fu l'unico mistero irrisolvibile.
Dalle finestre, dai muri, persino dall'aria sospesa, cominciarono a rivelarsi centinaia e centinaia di strisce di papiro, che si erano perfettamente mimetizzate fino alla fine dell'arduo scontro. Aveva rivestito quasi completamente il cortile. Sembrava un letto caldo e soffice, ove passare una notte infernale.
"Ecco perché la finestra non si è rotta quando il pallone l'ha colpita. Ecco perché nessun condomino riusciva a sentire lo scontro. Ecco come Enigma riusciva a correre sui muri e nel vuoto. Ha sparso il papiro per tutto il campo di battaglia, e noi l'abbiamo calpestato come se niente fosse..." spiegò Wesley amareggiato "Ed io, che sono stato inattivo molto tempo...non me ne sono accorto, mi dispiace, Mike."
"Non è colpa tua." rispose Mike, toccando con un'insolita gentilezza la spalla dell'amico "Non potevamo prevedere che sotto quel cappuccio, si nascondesse una volpe..."

"Posso spiegare...è stato tutto un malinteso!" sussurrò Jane, cercando di indorare la pillola alla professoressa di fronte a lei.
"Malinteso, signorina Wolfram?!" rispose Loretta, squillante "Un meteorite ha appena distrutto il tetto della scuola, esigo delle spiegazioni! Ora!"
Peter non sembrava affatto intimorito dalla glaciale professoressa. L'ignaro ragazzino non era mai finito tra le fauci del leone dalla criniera bordeaux. Il suo coraggio era ammirevole, ma chiunque ebbe l'onore di conoscere Loretta, avrebbe tradotto la sua intraprendenza come un peccato d'ingenuità. Tutti gli alunni sapevano che le punizioni erano il pane quotidiano della professoressa, i ragazzi intransigenti non avevano alcuna speranza con lei. Nonostante ciò Il ragazzino dai capelli corvini restò sereno:
"La prego si calmi, professoressa! Le dirò ogni cosa, vede io sono..." disse Jane con la voce di una minuscola fatina.
"Un membro della Vecchia Alleanza, lo so. Non ti stavo chiedendo questo. L'operazione consisteva in una semplice perlustrazione, non in un combattimento catastrofico all'ultimo sangue!" esclamò Loretta, facendo tremare all'impazzata il cuoricino di Jane, sempre più allo sbando.
"Sa troppe cose." pensò Peter, quasi sul piede di guerra "Se non sfuggo a queste due, verrò smascherato in poco tempo, e il mi piano cederà come sabbia esposta alle onde."
Il ragazzino, supponendo scarsa attenzione da parte di Loretta, dato che sembrava in procinto di erigere un processo ai danni della povera Jane, fece uno scatto fulmineo, e si diede alla fuga:
"Oh, no! Scapperà se non lo inseguirò!" gridò Jane, tentando di imitare una damigella disperata.
Peter però era già riuscito ad allontanarsi, il suo intento era gettarsi dal tetto, difficilmente l'avrebbero raggiunto se in qualche modo il ragazzino avesse spiccato il volo.
Ad un tratto, Peter si sentì strano.
Faceva freddo. Troppo freddo. Era una semplice notte di mezza estate, non un gelido tramonto d'inverno. Le gambe atletiche che l'avevano servito fino ad ora, sembravano averlo ammutinato, non riusciva più a muoverle. Sempre più confuso, non avvertiva più i suoi arti inferiori, sempre più freddi, quasi senza vita.
Notò una leggera brina, un tocco gelido come il ghiaccio, che aveva investito i suoi pantaloni, fino alla vita: aveva le gambe congelate, come se fossero state immerse nelle acque di un ghiacciaio.
Peter si girò come poté verso Loretta. Non avrebbe mai creduto che la sua corsa si sarebbe arrestata poco prima del traguardo. Anche Jane rimase di stucco, dopo aver assistito a quella splendida esibizione:
"E' stata lei! Cosa mi ha fatto?!" disse il viso dagli occhi fucsia, tentando di divincolarsi.
"Lei...ti ha semplicemente...fissato!" balbettò la ragazzina dal capello biondo cenere.
"Ohibò...tanto vale spiegartelo." borbottò la professoressa, senza scomporsi "Vedi questi affascinanti occhiali? Sono la mia Risorsa." spiegò l'elegante donna, indicando i suoi occhiali azzurri, che insolitamente, erano ricoperti di ghiaccio, come se fossero stati messi in un congelatore.
"Ma non si sono trasformati!" si lamentò Peter, avendo sminuito la donna proprio per quel dettaglio.
"Caro figliuolo...non puoi pretendere di conoscere una persona dopo qualche secondo." sorrise la professoressa, che con un tocco delicato, fece tramutare gli occhiali azzurri in invisibili lenti a contatto. Quando le lenti si applicarono perfettamente sulle iridi, esse cangiarono da verde acqua, ad azzurro cielo, purissime "Ironicamente, queste lenti non mi fanno vedere meglio, per cui sono abituata a portare con me la Risorsa già tramutata nel paio d'occhiali. Altrimenti non vedrei nemmeno ad un palmo dal mio naso!"
"Quindi...semplicemente fissando le mie gambe è riuscita a congelarmi i pantaloni e quasi le gambe?! Inaudito!" esclamò Peter. Mai avrebbe potuto immaginare un ostacolo così spinoso.
"Ho dovuto farlo. I miei ordini sono stati precisi, non potevo lasciarti tuffare in acque a me ignote, ragazzino." rispose Loretta, rimettendosi gli occhiali.
"Ordini?! Non è possibile..." pensò Jane a voce alta, come una rivelata schizofrenica.
"A questo punto non vedo perché tralasciare i convenevoli..." commentò la donna sorridendo col suo sfavillante volto vissuto "Tenente Generale dell'Esercito di Gracalm, al tuo servizio, ragazzina. Ahimè, in questo caso il mio servizio, consisterà in un bell'interrogatorio."
"Un alto membro dell'esercito?! La mia professoressa di italiano?! Qualcuno mi dia un pizzicotto, vi prego..." commentò Jane, distrutta.

"Myriam, mi stai facendo male. Lasciami il polso, mi fa male! Myriam!" esclamò Leila con molta freddezza, come se un innocuo boa avesse tentato di stritolarla.
Chester prese la pistola. Non sapeva cosa avrebbe potuto provocare quello sguardo glaciale. Ma Leila, non riusciva che a vedere il volto sofferente di una compagna di classe, di una rivale, di un amica preziosa. La donna pregò il Generale Massimo di riporre le armi, e di lasciar fare a lei. Ci voleva un tocco femminile per svelare il vaso di Pandora.
Leila avvicinò il suo orecchio destro a Myriam, che in preda a leggere convulsioni, seppe solo balbettare piccole frasi:
"Pe-Peter...ed Enigma...oramai sapete che sono loro i rapitori..." la donna tossì violentemente, per poi riprendere faticosamente a parlare "Sono venuta qui...per fe-fermarli...portatemi da loro, vi scongiuro. Senza di me...loro non si arrenderanno, mi capisci?"
D'un tratto, le labbra sottili ed affascinanti di Leila disegnarono una perfetta parabola discendente sul suo viso. Le due donne si strinsero le mani. Era un segreto che solo loro avrebbero potuto capire:
"Chester, potremo passare dalla scuola? Mi vorrei occupare dei rapitori appena possibile, non vorrei lasciare i miei ragazzi da soli." disse Leila guardando con tenerezza l'amica in difficoltà.
"E va bene, ma solo perché dovremmo comunque incrociarla. Comunque, il Tenente Generale mi ha appena comunicato di aver catturato uno dei due rapitori. A quanto sembra, dovrebbe trattarsi di Peter. Non vedo dove sia il problema." rispose Chester annoiato.
"Vede...tengo alla mia ciurma come se fossero tutti figli miei, sto cominciando ad affezionarmi a loro. Lo sa quanto sono apprensive e affettuosi le madri, vero?" affermò Leila, sempre guardando negli occhi la sua amica "Finché tutti e quattro non saranno nuovamente sotto la mia ala, non starò mai tranquilla."
"E sia! Arriveremo tra dieci minuti." commentò con voce stanca il Generale Chester.
"Grazie...Leila." sussurrò Myriam, prima di cedere al sonno profondo, e alla stanchezza.
Con la sua sirena assordante quanto il canto di un'arpia, il veicolo sfrecciò tra la desolazione notturna, salutando ogni luce con il suo eco. Le ruote ruggirono come ghepardi, velocissime e stridenti. Nel complesso, chiunque avesse udito l'ambulanza in quel silenzio avrebbe giurato di sentire un abominio dell'orrore, nascosto nella notte. Fu questione di una manciata di minuti, arrivare davanti alla Scuola Media di Calvas Est in fretta e furia:
"Chester, so quanto tu sia l'allarmista per eccellenza." esclamò Leila, proprio nel momento in cui le gomme smisero di gridare "Ma ti chiedo nuovamente di fidarti di me. Ho tutto sotto controllo."
"Questi sono i momenti in cui mi preoccupo sul serio! Possibile che i civili vogliano fare tutto da soli?!" si lamentò il Generale, un po' offeso "Sembra che la gente nemmeno si accorga di me..."
"Suvvia! Non si disperi, Generale Massimo. Le dirò tutto quanto, senza peli sulla lingua!" rispose la donna ridacchiando, capendo quanto Chester si sentisse incompreso "Non trasgrediremo regole, non compiremo crimini. Eppure, sarà qualcosa di semplice, ma magico." aggiunse la donna, entusiasta.
Loretta aveva già riportato la sua piccola statuina di ghiaccio e la ragazzina ribelle sul solido asfalto del marciapiede. La donna aveva già tentato più volte di entrare nel condominio di fronte, ma il portone d'ingresso sembrava ricoperto d'acciaio appena temprato, serviva un alternativa.
Leila uscì dal retro dell'ambulanza, assieme a Chester. Entrambi, vennero accompagnati da un ospite inatteso:
"Mamma?! Ma tu dovresti essere ricoverata in ospedale!" esclamò Peter, strofinandosi gli occhi.
Myriam assunse un espressione furente, un viso divino e irato, somigliante a Zeus quando scaglia il suo fulmine migliore. Non riuscì a celare perfettamente quanto si sentisse furibonda:
"Peter Sanders!" esclamò la madre, facendo ben rimbombare la sua voce, e dando un pugnetto in testa al malcapitato "Cosa ti è saltato in mente? Non mi sembra di aver mai cresciuto un criminale incallito!"
"Ahi! Mamma, tu non capisci!" tentò di difendersi Peter, mentre Leila cercò di affiancarsi al Generale Massimo e al Tenente Generale.
"Ha visto come il mio trucchetto sta funzionando senza intoppi?" disse la mamma di Matt.
"Molto interessante." si intromise Loretta "Con me non ha spiccicato parola, ma davanti alla madre nessun figlio riesce a mentire."
"Perché ci sono cose che solo una madre riesce a leggere dietro la maschera di una persona." aggiunse Chester, di buon umore "Ah, le presento il Tenente Generale Loretta Hollow, e mi raccomando, che rimanga tra noi, attualmente sto agendo sotto copertura." aggiunse col suo solito tono pacato ed educato.
"Finalmente scopriremo il motivo di tutto questo trambusto." affermò Leila, sollevata.
"Bella idea quella di far tenere sotto i vestiti della signorina il tuo ometto, mia cara. Le ha donato minuti a noi indispensabili." disse Loretta, usando nuovamente le parole come rapide sferzate taglienti.
"Eccellente vista Tenente, ha forse qualche altro segreto nel sacchetto, oltre che al suo temibile sguardo glaciale?" ribatté Leila con una prode sicurezza.
"Potrei dire...che quella che lei chiama vista è per me un termine riduttivo." rispose garbata il Tenente, portandosi la mano verso le labbra, lasciando che si sfiorassero delicatamente "Riesco a vedere attraverso i muri, gli oggetti, qualsiasi materiale con una struttura molecolare ferrea e stabile." aggiunse Loretta, aggiustando le lenti della sua Risorsa, stupendo la madre di Matt.
"Leila! Credo che dalla faccia di Peter, risparmieremo un mucchio di tempo! Sta per cedere ormai!" esultò Chester, rimembrando quando fosse bizzarro fare gli interrogatori con una specialista come Loretta, dato che riusciva a spaventare persino lui "Ecco! State pronti, tra poco assisteremo al canto dell'uccellino."
Myriam, con un sorriso più dolce di una mela caramellata, esortò il figlio ad aprire le pagine del suo cuore, e a confidare ai pezzi grossi dell'esercito il suo vero ed unico scopo:
"Prima di tutto...sono desolato per avervi creato tutti questi problemi." esordì a testa bassa, il re dagli occhi fucsia oramai sconfitto "Io...ho agito secondo ciò che considero giusto e leale. L'amore che un figlio dona ad una madre."
Mentre i due militari sembrarono attoniti, quasi pensando ad una presa in giro, Leila sorrise compiaciuta. Non poteva essersi sbagliata, aveva avvertito commozione, un sentimento puro e semplice, negli occhi opachi e afflitti della sua amica. Era come se si fossero incontrate di nuovo da secoli di vita passata, era come se si conoscessero nel profondo, quasi gemelle.
"E' da tempo che mamma aveva contratto una brutta malattia. Da mesi io ed Enigma viviamo da soli, orfani. Con mamma fuori gioco, c'è una cosa a cui non abbiamo potuto più adempire. Il nostro lavoro. Come membri di una O.A.G." spiegò Peter, gesticolando timidamente.
"Ah, ho capito! Voi siete gli A.P.S!" esclamò Chester, mettendosi una mano sul volto, rammaricato. "Avrei dovuto intuire che c'eravate di mezzo voi..."
"Con il nostro boss fuori gioco, i soldi che guadagnavamo con le nostre pattuglie sono andati via via scemando, fino a che ci siamo ritrovati in rosso. Eravamo disperati...dovevamo badare persino alle spese mediche della mamma..." affermò Peter, ricadendo per un attimo in quel profondo sconforto che aveva provato per troppo, troppo tempo. Soprattutto per un ragazzino come lui "Un giorno, abbiamo sentito che una nuova e promettente O.A.G si era stabilita a Calvas. Procurarci i nomi dei membri non fu difficile, dato che stiamo sulla stessa barca. E quindi...abbiamo pensato ad una cosa: se avessimo convinto il capo della Vecchia Alleanza a diventare il nostro boss per un po', avremmo potuto badare a tutte le spese che ci sommergevano."
Gli occhi verde acqua di Loretta si sciolsero come due coppe di gelato al puffo, esposte alle carezze del sole. Il suo viso minaccioso lasciò il posto ad una professoressa amorevole, forse il primo esemplare mai visto:
"Questo si che è un bravo ragazzo..." commentò stupita.
"Non ci avrei scommesso un centesimo. Eppure a volte le cattive azioni a volte hanno dei fini nobili, anche se questi non giustificano i mezzi..." disse Chester, dando corda al suo sottoposto.
"All'inizio abbiamo mandato delle lettere." continuò il ragazzo dai capelli corvini, dopo aver preso un respiro pieno di rimorso "Ma evidentemente non avevamo l'indirizzo corretto. Tutte le nostre mail sono state cestinate. Non potevamo concederci altro tempo...è per questo che abbiamo che abbiamo rapito Matt. Per convincere Leila a sospendere la sua O.A.G, per trasferirsi successivamente alla nostra, giusto per un po'." concluse Peter, con delle lacrime bluette agli occhi.
"Ho una buona notizia per te." esclamò Loretta, con arie da principessa "So che cos'ha tua madre."
"Da-davvero?!" rispose quasi automaticamente il ragazzino.
"Certamente. Gli occhi opachi ed azzurri, e la scarsità di leucociti...è la Febbre Artica, una malattia molto rara, ma guaribile. Altrimenti, io stessa non mi troverei qui davanti a te." disse il Tenente del tutto affidabile "Colpisce un individuo su due milioni. E' originaria del mio paese, e si conosce ancora poco, così come la sua cura."
"Tranquillo piccolo, alla cura ora ci penseremo noi." disse il Generale Massimo a Peter, scompigliandogli i capelli, prima di realizzare un piccolo dettaglio "Aspettate un attimo! Ma in questo caso, i servizi sociali avrebbero dovuto portarvi altrove! Se nessuno ha mai saputo della vostra situazione, allora..."
"Ehm...si...hanno tentato di separarci, ma non allarmatevi, sono al sicuro!" tentò di difendersi il piccolo maghetto bambino.
"Ecco dove sono spariti tutti quegli assistenti sociali di Pervas..." commentò Loretta divertita "Non so il perché, ma forse è meglio che sia andata così."
Myriam, assistita dalla Risorsa di Leila, aveva ancora una manciata di minuti da persona sana, e volle spezzare una lancia a favore di Peter ed Enigma.
"Vi prego, se c'è qualcuno che deve pagare, quella sono io. Preferisco essere mandata in carcere, ora e subito. Non voglio che i miei figli finiscano in un istituto!" li pregò la donna, stringendo la mano all'altezza del petto.
Chester e Loretta si guardarono perplessi. In fondo, era stata tutto un malinteso. Dietro ad un efferato rapimento, non c'era nient'altro che compassione. Come avrebbero potuto mandare in galera Myriam proprio quando avrebbe potuto conquistare la libertà, dopo tanto tempo?
"Beh, bisogna trovare una soluzione. Non possiamo mica metterci una pietra sopra così..." commentò indeciso Chester.
"Prima dobbiamo raggiungere Enigma!" esclamò Peter. Aveva dimenticato qualcosa di davvero essenziale "Avevamo un accordo! Se io non l'avessi contattato per più di mezz'ora, sarebbe fuggito con Matt e con gli altri prigionieri!"
"Cosa?!" esclamarono i quattro adulti, che lo circondarono di occhiatacce.

"Sapete cosa succede ora?" chiese Enigma, pronto per il suo verdetto finale "Voi due verrete con me a Pervas. Non preoccupatevi, sarete un bel terzetto di prigionieri, assieme a Matt. Il nostro affare diventerà assolutamente invitante!" aggiunse il ragazzino misterioso, aprendo le mani e puntandole al cortile.
Le strisce di papiro, mimando il moto delle onde, cominciarono a scuotersi minacciosamente. Quelle che era rimaste sospese in aria invece, si misero a roteare selvagge. Stavano solo aspettando l'ultima disperata mossa delle loro prede:
"E' finita Mike, ci catturerà, e sarà tutto inutile." commentò Wesley, passivo e demotivato.
"Non ci arrendiamo adesso!" ribatté Mike, prendendo l'amico per le spalle, e scuotendolo angosciosamente "Ci deve essere un modo per uscire da questa situazione!"
"E invece non esiste! Ci sono volte in cui una strategia perfetta comporta una vittoria perfetta." rispose sconsolato il secchione.
"Vero. Ma un lottatore non lascia mai il ring prima del knock out, perché c'è sempre, sempre uno spiraglio di luce, una speranza!" esclamò il bulletto, mentre il papiro intraprese i suoi movimenti coordinati anche sotto i loro piedi.
"Ring?" pensò Wesley "Potrei fallire miseramente...ma non posso deludere Mike ulteriormente!"
Il ragazzone dalla pelle scura prese la sua Risorsa, e con un tocco deciso la fece infiammare. L'oggetto che risorse dalle ceneri risultò inusuale a Mike, che nemmeno lo riconobbe. Almeno fino a che Wesley non lo indossò sopra i suoi pantaloni:
"Che cosa stai escogitando?! Sei ridicolo!" disse il bulletto sorpreso.
"Sei tu che sei ridicolo! Questo è mawashi tradizionale, testone. I migliori lottatori di sumo lo indossano nel loro dohyo, il loro ring." spiegò Wesley quasi senza riflettere. Era così meditabondo, che rinunciò persino alle sue saccenti spiegazioni.
"E cosa vorresti fare? Schiacciarmi per caso?" rise pel di carota, ancora scettico.
Enigma si accorse subito della mutazione attuata dalla Risorsa multiforme, ma sfortunatamente per lui, controllare tutte le strisce di papiro in simultanea era una fatica di Ercole. Solo dopo qualche lunghissimo secondo, il ragazzo incappucciato riuscì a scagliare due frammenti di papiro contro il secchione. Invano.
Wesley li afferrò al volo, e ridotti in poltiglia cartacea. Aveva conquistato la forza di un vero makuuchi, nonostante fosse pelle e ossa. Il secchione sapeva di avere poco tempo. Afferrò Mike in un abbraccio quasi stritolante, e faccia a faccia, gli disse:
"Tieniti forte, e aggrappati alla prima cosa che ti capiterà a tiro. E...perdonami."
Facendo un possente movimento con tutto il corpo, e sfruttando sia la forza bruta che l'energia cinetica, Wesley roteò di centottanta gradi. In seguito, scagliò in alto il suo amico, quasi come un manichino utilizzato crash test. Il bulletto riuscì sorprendentemente a raggiungere il tetto tutto intero.
"Accidenti!" esclamò Enigma, riuscendo solo in quel momento ad avere il controllo totale del suo enorme potere.
"Mike, scappa! Vattene!" gridò Wesley, oramai senza più una goccia di vitalità in corpo.
"Sei mio!" esclamò il ragazzino incappucciato, dirigendo tutte le strisce di papiro contro il secchione ormai privo di carica.
Mentre Mike decise di soddisfare a malincuore il desiderio dell'amico, quest'ultimo venne completamente investito da un vortice di cellulosa: in breve il papiro lo avvolse completamente, fino a trasformarlo in una sfera cartacea. La punizione per il suo altruismo.

"Eh, no, non riesco ancora a sfondarla!" esclamò Loretta, in capo al gruppo di adulti, davanti al portone dell'edificio "E non riesco nemmeno a vedere cosa c'è al di là di questa porta, qui gatta ci cova!"
"Potrei usare la mia forza, ma non vorrei far cader giù qualche frazione dell'edificio." commentò Chester rammaricato.
Nel contempo Mike aveva raggiunto il punto più esterno del tetto, proprio quello che dava alla stradina che divideva la Scuola Media e l'edificio spettrale sopra cui poggiava i piedi. Appena sentì le voci di Leila e Loretta discutere sul da farsi, gridò come mai prima d'ora. Un eco si sparse per tutta la zona:
"SONO QUI!" ululò il bulletto, meglio di un metallaro.
"Mike! Che cosa ci fai lassù?" esclamò Leila stupita.
"Non ora! Enigma sta scappando!" gridò nuovamente il ragazzino dal capello rosso fuoco.
"Il portone è inagibile, dovrà usare una finestra!" realizzò Loretta, prima di allontanarsi di qualche metro dal portone.
Dopo aver strofinato con cura i suoi occhiali glaciali, la donna aguzzò la vista, con uno sguardo corrucciato e leggermente rugoso. In qualche secondo, fu in grado memorizzare la pianta tridimensionale dell'esterno dell'edificio, e quindi determinarne le entrate e le uscite.
Enigma era già sgattaiolato da una finestra d'emergenza con il suo doppio trofeo in mano, e ridendo, volse lo sguardo verso la fermata dell'autobus più vicina. Ma, chissà per qualche stramberia, il ragazzino non riuscì più a muoversi. Inoltre, un coltello infernale si era adagiato a mezz'aria, proprio davanti al suo viso. Il teschio dagli occhi rossi, insolita decorazione del manico, cominciò a sghignazzare di fronte al ragazzino, totalmente inerme.
"Uff...ogni volta si finisce sempre per fare delle corse da centometristi..." sbuffò il Generale Massimo col fiatone.
"Parla per te...tu sei giovane, mentre io non ho l'età per queste cose!" rispose Loretta altrettanto affaticata.

Finalmente, entrambi i giocatori d'azzardo, che avevano escogitato un ricatto niente male, finirono con le catene alle ali. Tutto sembrò risolversi in un batter d'occhio...anche se non fu proprio così.
Myriam venne finalmente riportata all'ospedale più vicino, accompagnata da Peter, Loretta e Leila, che avrebbe speso ogni energia della sua Risorsa pur di non farla soffrire. Come al solito Chester decise di pensare ai marmocchi.
Prima di tutto, il Generale Massimo esordì con la ramanzina del secolo, ai danni misterioso Enigma. Chester tentò di terrorizzare Enigma con delle mirabolanti minacce, come l'ergastolo o i lavori forzati ma fallì miseramente. Nonostante il ragazzino sembrò non fare una grinza, dietro il volto che si rifiutò categoricamente di mostrare, sulla sua pelle vennero fissate le parole giudiziose di un Generale saggio e benevolo. Sia Enigma che Peter avrebbero imparato la lezione: guai a giocare con la vita degli altri.
Quando i due prigionieri vennero liberati, Jane e Mike andarono ad abbracciare Wesley, che senza neppur saperlo, aveva permesso ai grandi di catturare lo sfuggente Enigma.
In particolare, il bulletto e il secchione si strinsero la mano solennemente. Il fatto che Wesley avesse avuto il coraggio di sacrificarsi, andò contro ogni pregiudizio. Wesley era un amico fedele, un leader, che Mike avrebbe rispettato per sempre.
Anche Matt venne investito dal suo soffio di coccole da parte della sorellina, anche se precisamente, non fece altro che strapazzarlo. Il ragazzino però, sembrò apatico: non gli era mancato nulla, né il cibo, né la pulizia personale. Nulla senza cui non si può materialmente sopravvivere. Eppure, c'era qualcosa di cui era stato sottratto, e senza di quello, il suo cuore si sarebbe distrutto in minuscoli pezzettini: un incontro speciale con una persona speciale. Non sarebbe mai arrivata un'altra occasione.
Jane era pronta. Aveva pianificato quell'articolato dialogo nella sua testa per ore e ore, e prima di subire ulteriori ramanzine da parte di Chester, la ragazzina volle restare da sola, assieme ad Enigma e Matt. Nessuno dei due sembrava volerla guardare negli occhi, ma di certo, un caratterino come il suo non si sarebbe fermato alla prima avversità:
"Enigma...solo ora ti riconosco." esordì Jane, cercando di incuriosire il fratello.
"Lo conoscevi? E perché non ce l'hai detto?" polemizzò Matt, adirato.
"Perché l'ho conosciuto solo di vista, a Pervas, durante la gita scolastica di qualche anno fa." rise la ragazzina, pensando agli scherzi del destino "Sai, i vestiti che tu non ritrovasti, li presi io...per far credere ai residenti del condominio di Peter che tu fossi venuto a trovarlo. Fu in quell'occasione che incontrai questo cupo...elemento."
"E' vero quello che sta dicendo? chiese Matt, dopo aver afferrato l'amo.
"Si, te lo confermo." rispose Enigma, che dopo la sua cattura non aveva fatto altro che lanciare sguardi truci a tutte le persone davanti lui "Noi...facemmo un patto che non potrei mai scordare."
"Non è stato un caso, vero? Hai deciso di trattare con la Vecchia Alleanza proprio perché Peter avrebbe rincontrato Matt vero?" domandò la ragazzina, felice della fedele lealtà di Enigma.
"Perché state facendo tutto questo? Sapete benissimo che ci siamo detti addio anni fa." commentò Matt freddo e imbronciato.
"Non è andata come pensi tu. Peter non ti ha sentito per via della radio, non ti ha ignorato di proposito." disse la ragazzina, cercando di assumere un tono comprensivo "Sarebbe immediatamente sceso a salutarti, se ti avesse udito quel giorno. Credimi."
"Credi anche in Peter." aggiunse il ragazzino incappucciato "Io e Jane abbiamo sempre capito quanto la distanza vi facesse male, proprio perché siamo entrambi fratelli. C'è sempre una seconda chance."
"Matt, non l'hai ancora capito?" insistette Jane, vedendo la non reazione del fratello "A.P.S. sta per Amici Per Sempre! Anche lui si è ispirato a te, anche lui non ti ha dimenticato!"
Matt sembrò d'un tratto un orologio rotto. Non riusciva più a parlare. Una rivelazione così innocua, quanto rilevante, aveva fatto confondere tutti i suoi ingranaggi. Dopo qualche attimo Matt sospirò:
"Io...torno a casa. Vorrei finalmente dormire sul mio comodo letto."
L'insolita trasformazione di Matt fece abbattere Jane ed Enigma. L'ultima cosa che speravano, era che il ragazzino avesse deciso sul serio di cancellare il suo ex migliore amico, atto che l'avrebbe segnato per sempre:
"Ce l'ho! Ce l'ho!" esclamò Chester, dopo che i tre si riunirono accanto a lui "Ho finalmente trovato un modo davvero spassoso per risolvere le cose. Sono sicuro che Loretta apprezzerà tutto il mio ingegno!"

Il giorno dopo, Vecchia Alleanza e A.P.S si incontrarono nuovamente - Myriam esclusa, ovviamente - davanti alla Scuola Media, finalmente popolata da tante giovani anime come qualche giorno prima. Chester li aveva aspettati fino alle prime ore del mattino. Nonostante tutto il gruppetto avesse dormito si e no quattro ore e mezza, il Generale Massimo ordinò la loro puntuale presenza. Il suo viso ghignante fece capire che presto, avrebbe rivelato il suo spiacevole verdetto:
"Bene, con il permesso di Loretta, ho inventato un simpatico modo per farvi passare al tempo, e allo stesso modo, mantenere la vostra fedina pulita e profumata." esordì Chester di fronte ad un orda di zombi assonnati "Tutti i presenti, me compreso, ristruttureremo il tetto della scuola. Gratis s'intende!"
"E' uno scherzo! Non ci penso nemmeno!" si lamentò Jane, scattata in avanti come una molla.
"Invece lo faremo. Altrimenti, per il vostro comportamento da teppisti, vi farò condannare ad un eterna sessione di LSU!" li minacciò Il Generale Massimo con poca magnanimità.
"Ci conviene cominciare subito dopo le lezioni." commentò Jane amareggiata "Beh, non potrò tirarmi indietro, spero di non fare ulteriori danni..."
E così, il gruppetto di ragazzini, assieme a Leila e Chester, cominciarono a lavorare rigorosamente, ogni pomeriggio, fino alla sera. Affiancati da un foltissimo plotone militare, che fu felice di dare una mano il tetto dive ogni tegole ritornare al proprio posto.
Dopo quindici giorni di lavoro passati col turbo, la ristrutturazione venne conclusa a tempo da record. Jane ed Enigma però erano ancora preoccupati: durante tutto quel periodo, Peter e Matt non si erano parlati nemmeno una volta.
Il ventuno Maggio, Jane ed Enigma si precipitarono da Chester, giusto qualche giorno prima della partenza dei Sanders verso Pervas. Il Generale Massimo era in pattuglia sui tetti della via del Diavolo, ma i due non esitarono a raggiungerlo. Dopo l'attesa guarigione di Myriam, i Sanders prima o poi sarebbero tornati a casa, e tutto sarebbe tornato come prima. Jane si sarebbe vestita da Cenerentola prima di accettare tutto ciò.
Era cessato il momento dell'orgoglio, ora toccava farsi aiutare dai grandi, volenti o nolenti.
"Fateli entrare!" ordinò Chester ai suoi cadetti, nella sua tenda blu militare, in un'afosa e irrespirabile giornata.
"Salve capitano Chester!" esordì Jane contenta, ma anche frettolosa.
"Sono Generale Massimo, simpatica ragazzina..." commentò Chester davanti alla sua scarna scrivania. Jane non ci fece minimamente caso "Salve anche a te Enigma."
"Bando alle ciance. Siamo qui per un motivo ben preciso, è piuttosto preoccupante a dir la verità." rispose secco e conciso il ragazzo incappucciato.
"Di che si tratta?" domandò incuriosito.
"Di Matt. E anche di Peter." rispose rattristata Jane, col morale a terra.
"Un tempo erano migliori amici, ma ora non si parlano nemmeno, tutto per uno stupido equivoco. Anche se l'arcano è stato risolto, sembrano parecchi apatici. Nessuno si azzarda ad attaccar bottone." spiegò Enigma, minuzioso nei dettagli come sempre.
"Beh...se il mio intuito non m'inganna, credo che entrambi non siano più in conflitto ormai. Tuttavia sono talmente imbarazzati per il malinteso avvenuto che nessuno dei due riesce a pensare nemmeno ad un monosillabo. E' corretto?" ipotizzò il Generale pensieroso, accarezzandosi il pizzetto.
"Anche a noi è parso ciò." disse Enigma, annuendo con la testa "Avevamo in mente qualcosa, ma senza il suo aiuto, come vera e propria autorità, dubito che tutto finirà rosa e fiori."
"Anche mamma e Myriam sono d'accordo, anzi, avrebbero comunque preso questa iniziativa in futuro." aggiunse Jane, facendo la vaga.
Enigma toccò bastone dorato che sorreggeva il papiro, che si srotolò sulla scrivania improvvisata del Generale Massimo. La Risorsa conteneva un paio di documenti di una carta pregiata e splendente, profumata come un libro nuovo di zecca. Appena Chester lesse i documenti, afferrando i suoi occhiali come una granata, cominciò a ridere come suo solito:
"Bene! Avrete quel che volete, mi sento così...scoppiettante!" esclamò tutto pimpante, prima di congedare i due ragazzini fiduciosi.

Jane non avrebbe mai pensato di essere accontentata così presto, il giorno seguente.
Il Generale Massimo andò a prendere personalmente Matt e Jane, dopo la fine delle lezioni:
"Dove ci stai portando?" chiese Matt turbato.
"Leila non ti ha detto nulla? Ha avuto una splendida iniziativa." rispose Chester, cercando senza risultati di tenere a freno la lingua.
"Si, mi ha detto che avrebbe fatto qualcosa per la nostra O.A.G, una sorta di contratto, ma non mi ha voluto dire nulla di più." spiegò Matt, assetato di risposte.
"Si, Matt...è proprio questo. Allora copriti bene il volto e vestiti di rosso, sarà una stipulazione davvero ufficiosa." ridacchiò Chester, incredibilmente sospetto.
C'erano tutti i presupposti per prevenire una brutta sorpresa, nonostante ciò, Matt non fece caso a lui.
Durante tutto il tragitto, anche quando dovettero oltrepassare a piedi la Via del Diavolo, Matt guardò altrove, verso l'orizzonte di palazzi incalcolabili, verso le fiamme, verso la spettrale periferia di Calvas Ovest e verso le Pietre Separatrici della Superstrada. Solo all'arrivo si riprese dalla trance.
La jeep di Chester aveva percorso molta strada, fino a giungere ad un punto nevralgico della speranza di Gracalm: la Piazza della Piuma d'Oca.
Uno spiazzo di cemento rosso invadeva una piazzetta esagonale, molto animata e colorata, luogo di gioco per molti fanciulli. Era suolo esclusivamente pedonale, tant'è che Chester e i fratelli Wolfram dovettero fare un pezzo di strada a piedi per raggiungerla.
Agghindata con sei lampioni, riposti proprio negli angoli della piazza, il luogo si trovava esattamente al confine di Calvas Ovest, nel punto dove incrociava sia Pervas che Laganal. La piazza dava a tre strade, dove ognuna di queste portava ad una regione differente, a seconda della direzione: esse simboleggiavano la vecchia Triade, estinta dalle fiamme.
Al centro della piazza, una scultura d'argento, posta su un piedistallo di marmo nero, raffigurava un ala di un oca totalmente aperta, bellissima, posta in verticale come la pinna di uno squalo.
Matt non poté notare subito la scultura, alta circa tre metri, poiché più di una sessantina di persone e qualche militare, si erano radunati nella piazza. Una sorta di palco era stato costruito in quattro e quattr'otto, mentre una decina di tavoli di legno permettevano alla gente di mangiare in compagnia. Delle lunghe tavolate poste in orizzontale portavano con sé ogni sorta di cibo e leccornia, le migliori specialità della regione ad esse assegnate.
Un clima così festoso e gioioso Matt non l'aveva mai provato, forse solo nella fantasia più remota:
"Ma...chi sono queste persone? E dove ci troviamo?" esclamò Matt, non abituato allo stretto contatto con orde di persone.
"Vuoi sentire una favola? Una favola che riguarda un certo...Russell." rispose Chester, cambiando astutamente discorso.
"Certo!" annuì Matt.
"Anche io la voglio sentire!" si aggiunse la sorella, facendo un occhiolino al Generale per l'ottimo lavoro svolto in segreto.
"Bene, sapevate perché questa piazza si chiama così? Dieci anni fa qui non c'era altro che terra arida, e un cumulo d'imponente sabbia. Ma poi, questo posto vide la luce quando Russell, Victor, e Betty, firmarono un contratto con una piuma d'oca, con la quale sancirono ufficialmente l'esistenza della Triade. Qui nacque il concetto stesso di O.A.G.! E' solo grazie a loro se queste organizzazioni esistono ancora oggi." spiegò il Generale, guardando divertito le facce curiosone dei due fratelli "Le tre strade simboleggiano tre vie, che portano in tre luoghi completamente differenti. Eppure, queste tre vie si riuniscono in un'unica piazza, per celebrare quanto un alleanza può beneficiare al bene dell'umanità."
"E'...sbalorditivo..." disse Matt, dimenticandosi di usare i polmoni "Ma questa gente? Cosa stanno festeggiando?"
"Quale luogo migliore per stringere un alleanza tra O.A.G?" disse una voce femminile alle spalle del Generale.
"Myriam?!" esclamò Matt sorpreso "Se tu sei qui...allora anche lui..."
Peter era seduto ad un tavolino assieme ad Enigma, che squadrò il ragazzino dalla testa ai piedi. Subito dopo, un leggero scappellotto venne infierito sulla testa dura di Matt:
"Chi ti ha mai detto di dare del tu a Myriam, maleducato!" disse Leila, giocherellando un po' col figlio.
"Un Alleanza tra O.A.G? Perché non hai parlato chiaro ieri sera, quando te l'ho chiesto? Io non..." affermò Matt, prima di essere interrotto.
"Non cadere nel ridicolo!" ribatté la madre "Non andremo mica a vivere con i Sanders! Tuttavia abbiamo bisogno entrambi di un patto trionfale come questo: noi aiuteremo gli A.P.S con i nostri fondi, mentre loro ci daranno una mano durante le battaglie. E' anche una questione di sicurezza." disse la donna, cercando di estirpare una radice di ragionevolezza dalla mente di Matt.
"Come vuoi..." rispose il ragazzino, gettando la spugna.
"Matt, andiamo al nostro tavolo, quello sorvegliato dai cadetti! C'è Wesley, Mike...e tutti gli altri!" esclamò Jane, ordinando più che domandando, trascinando il fratello come un servo della gleba.
Fu un momento dei saluti particolarmente cupo, tra ragazzi dal volto celato, vestiti di rosso sangue.
Mentre Mike e Wesley accolsero calorosamente Matt e Jane, - perfino Enigma, per i suoi benevoli scopi, cercò di essere cordiale con il possessore della penna - Peter restò muto come un pesce. I due si sedettero più lontano possibile, creando un muro di silenzio attorno a loro.
Gli altri quattro ragazzi abbassarono gli occhi rammaricati. Forse era tutto inutile. Perché impicciarsi di affari che in fondo, non li riguardavano?
Le due mamme giunsero al tavolo dopo una breve discussione con Chester e Loretta:
"Direi che è ora di pranzare, qui gli stomachi borbottano!" esclamò Leila, cercando di cacciare quella maledetta insensibile atmosfera "Matt, vai a prendere qualcosa ai tavoli del buffet."
"Vai ad aiutarlo, Peter. Non potrà portare tutto da solo." Aggiunse Myriam, come se niente fosse.
I due si alzarono lentamente, e senza rispondere ne guardarsi, eseguirono il loro compito.
I due si trovarono davanti un appetitoso spettacolo.
Ogni tavolo rifletteva la miglior cucina delle tre regioni: il tavolo di Pervas era ricolmo di piatti a base di pesce, merito fiume Fairy Wing, che tagliava in due tutto il luogo. Inoltre, Pervas era famosa per l'elaborazione di spezie dal sapore deciso, quello che ti aggredisce il palato e che ti lascia di stucco, una tradizione centenaria.
Il tavolo di Laganal, era ricolmo di ortaggi e frutta di molti tipi. Per la sua rarità, era difficile trovarla in altre regioni. Solo le foreste pluviali di Laganal, potevano permettere una crescita sana e naturale di quei particolari alimenti. Calvas, infine, aveva ereditato una grande tradizione culinaria, basata su tecniche avanzate nel campo della pasticcieria. Una torta non poteva chiamarsi tale senza il parere di un esperto abitante di quella regione.
Peter e Matt cercano di decidere in fretta, per ritornare subito al loro posto, ma finirono per scegliere la stessa pietanza, scontrandosi. Dopo un piccolo ed imbarazzante silenzio, Matt sussurrò:
"Non mi avevi detto che eri un aspirante mago."
"Enigma..." commentò Peter, cercando di essere poco amichevole, in parte fallendo "Beh, si. Hi abbracciato il mio...destino. Spero che tu sia contento di me. So che tu sei stato sempre appassionato dalla magia..."
"Io? La cosa non mi riguarda, io non capirò mai cosa significa essere un mago, non è vero?." rispose con voce torbida "Potrò...dire di aver conosciuto un mago tutto d'un pezzo."
Dopo quella strana risposta, Matt sfuggì allo sguardo fucsia di Peter, tornando a piccoli passetti al tavolo. Mentre Peter lo seguì istintivamente.
Il ragazzino con le occhiaie guardò un angolo della piazza, dove stato eretto una specie di siparietto: Jane aveva fatto costruire un angolo dove si potevano radunare tutti i fan della Guerriera Stellare. La ragazzina ben bardata da sciarpa, occhiali da sole e capello di paglia, si mise a firmare autografi, a farsi immortalare facendo pose ridicole - rivolta con la testa al cielo mentre apriva le braccia come per un rigido abbraccio, questa fu la posizione ricorrente - e ad accettare ogni sorta di lusinga possibile.
Lo spettacolino di una vera e propria invasata.
"Che razza di buffona..." commentò Matt, prima che, la macedonia che teneva in mano scivolò disastrosamente dalle sue dita ossute, atterrando su un cumulo di capelli familiari.
"Ah! Chi è stato?!" ruggì Leila, con la frutta ancora in testa "Matt, sei un emerito rimbambito!"
Mentre il ragazzino con la penna fece una figura barbina, Peter non poté fare a meno di ridere sotto i baffi. La nostalgia era tanta. I ricordi erano immensi. Ma come un alleanza poteva risolvere quell'intricata situazione?

"Sei sicuro? Jane è una ragazzina testarda, e potrebbe non perdonarti questo sgarbo." disse Loretta, confidandosi col suo Generale.
"Certo che sono sicuro! Credo che lei abbia già avuto il suo...momento d gloria. Credimi, modificherò leggermente il programma di questo pomeriggio...e prenderò due piccioni con un fagiano!" rispose Chester saltellando sul posto, impaziente.
"Con una fava! Fava! Non mi far cadere le ginocchia, per piacere!" commentò Loretta indignata "Se è così, vedrò di avvisare tutti col massimo riguardo. Spero davvero che non sia tutto un tuo capriccio, Chester."
"Forse lo è." rispose con uno sguardo ricolmo di risate "Ma sono stato ragazzino anche io. E so perfettamente come si scioglie un nodo di questo genere. Ci divertiremo, vedrai!"
 
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view post Posted on 27/8/2013, 16:23     +1   -1
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Black Lady

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Wow... Finalmente sono tutti salvi ^^ ... Inoltre la Risorsa di Loretta è spettacolare *-*
Ora però sono curiosa di vedere che combinerà Chester per far fare pace ai due zucconi...
 
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view post Posted on 27/8/2013, 17:38     +1   -1
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Happy Happy 10

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Ahahahah! Zucconi è il termine perfetto, hai proprio colto nel segno.
Chester è pieno di sorprese...chissà se ti piacerà la sua idea. :D
 
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view post Posted on 27/8/2013, 18:25     +1   -1
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CITAZIONE (Poirot's apprentice @ 27/8/2013, 18:38) 
Ahahahah! Zucconi è il termine perfetto, hai proprio colto nel segno.
Chester è pieno di sorprese...chissà se ti piacerà la sua idea. :D

;)
 
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GabrielStrife
view post Posted on 30/8/2013, 13:49     +1   -1




Capitoli parecchio interessanti...il primo è molto più adrenalinico mentre questo secondo è parecchio risolutivo. Forse ho un idea su cosa voglia fare Chester ma non dirò nulla per non fare figure da cretino. Riguardo a Enigma continua ad essere il mio personaggio preferito. Personalmente trovo interessante il potere degli occhiali, inoltre è molto divertente vedere personaggi che magari credevi fossero inutili avere un ruolo importante nella storia, d'altronde nessun personaggio va mai lasciato al caso. Ti faccio ancora i miei complimenti, se riesco ti lascerò un capitolo di Valexenia entro questa sera in modo che tu possa leggerlo, anche perché io e Chiara partiamo domattina quindi vedi di non scrivere troppoXD
 
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282 replies since 31/12/2012, 19:34   3741 views
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