| 7.5 A Pi Esse
"Che hai combinato?! La mamma sembrava parecchio arrabbiata." "Ho deciso di non andare in gita scolastica." "Cosa?! Non vieni a Pervas? Aspettavamo questo momento da tanto tempo!" "Non impicciarti." "Si, invece! Sono tua sorella, stupidone! Se la mamma è diventata una furia, ci sarà pure un motivo." "Perché dovrei fidarmi di te? Sei una splendida chiacchierona, lo sai?" "Non potrei commettere un simile sbaglio. Non potrei farlo. Se ciò che penso è vero...ti invidio profondamente." "Invidiarmi?! Non ha alcun senso." "Per me significa molto. Non posso sopportare il fatto che tu abbia un amico così speciale." "Oramai è acqua passata." "Sappiamo entrambi che non lo è. Sai, darei sangue per rimpiangere un passato come il tuo. Non sono brava quanto te. Avrei davvero voluto un amico importante almeno la metà del tuo." "Mi dispiace, Jane. Ti dirò tutto su di lui se vuoi, ma ti prego, tieni la bocca cucita, sigillata come una cassaforte..."
"Il cappellino da baseball...ce l'ho. I vestiti di Matt...sono nello zaino. Io e Matt in parte ci assomigliamo, forse mi mancano solo un po' di doti interpretative, ma devo tentare. Le mie compagne mi copriranno, ma non avrò molto tempo. Spero di trovare l'indirizzo al più presto."
"In casa non c'è. Ma forse, al parchetto...ehi!" "Calmati, ho il volto coperto, ma non sono un malintenzionato." "Che cosa vuoi da me?" "Dovrei chiederti la stessa cosa. Hai premuto il citofono, non negarlo. Ho visto chiaramente che hai cercato i Sanders, ma adesso non sono in casa. Chi sei?" "Io? Ehm...ecco io..." "Se non mi rispondi entro due secondi, chiamo la polizia..." "No per favore! Io...sono Matt, Matt Wolfram!" "Ah, si? Sei sicuro?" "Tu...non mi credi, non è vero?" "Ma chi volevi prendere in giro?! Si vede che sei una ragazza!" "E va bene, basta bugie. Mi chiamo Jane Wolfram, e sono la sorella di Matt. Tu chi sei?" "Io sono...un grande amico di Peter." "Sei suo amico? Allora dovresti già sapere l'epica storiella che riguarda...due persone che conosciamo bene." "Si, mi ha raccontato tutto di tuo fratello. E' stata davvero una lunghissima novella. Ho potuto sentire il suo dolore invadermi il petto come una lama affilata. E' stato piuttosto straziante." "Anche Matt è da tempo giù di morale...è quasi insopportabile vederlo così." "Stiamo pensando la stessa cosa, non è vero?" "Io penso solo al loro bene." "Siamo in due allora. Stammi a sentire, ragazzina..." "Aspetta...ma quello in fondo alla via non è Peter? Mi riconoscerà!" "Devi andartene al più presto. Altrimenti non avremo nemmeno il tempo di accendere la lampadina." "Promettimi una cosa, ragazzo senza nome. Un giorno, quando ci rivedremo, metteremo a posto questa casotto. Ci sono fiabe dove il narratore decide per conto suo, ma questa...questa è di vitale importanza, non può finire così!" "Conta su di me, maga dei travestimenti."
"Perdonami, Jane." pensò Enigma, prima di ergersi davanti ai suoi formidabili avversari "Questo è l'unico modo per conciliare i nostri due desideri, le nostre stelle comete." "Wesley, piantala di fare il lunatico!" esclamò Mike agitato "Andiamo a riprendere Matt, andiamo dal nostro trofeo!" Enigma cominciò a ridere. Non riusciva più a trattenere la sua anima beffarda. Le sue risa lo piegarono quasi come un molesto mal di pancia. Ma la sensazione che provò il suo stomaco fu inebriante, un sapore dolciastro che non si scorda facilmente. Diventa quasi un ossessione. "Che hai da ridere?! Smidollato! A malapena ti reggi in piedi, eppure riesci a fare lo show-man?" disse Mike, cominciando davvero ad irritarsi. "Ti aprirò gli occhi, allora." affermò Enigma con decisione "Quando il tuo amico Wesley mi ha sfiorato con quella cannonata, ti ricordi dove è andato a finire il pallone?" gli chiese con fare presuntuoso. "Stai per caso testando la mia memoria?!" rispose il bulletto pronto per il quiz, davanti allo scarno pubblico, fatto di pietra e poco più "E' stato mentre facevi l'uomo ragno per i muri. Il pallone ha colpito la finestra...e..." le pupille di Mike diventarono piccole piccole, i suoi occhi verdi sempre più chiari. Sono questi gli effetti collaterali della consapevolezza. Il bulletto si girò di scatto verso la finestra, osservandola come al microscopio. Capì di essere stato giocato fin dall'inizio. Non c'era trucco, non c'era inganno. La magia di una mente brillante, fu l'unico mistero irrisolvibile. Dalle finestre, dai muri, persino dall'aria sospesa, cominciarono a rivelarsi centinaia e centinaia di strisce di papiro, che si erano perfettamente mimetizzate fino alla fine dell'arduo scontro. Aveva rivestito quasi completamente il cortile. Sembrava un letto caldo e soffice, ove passare una notte infernale. "Ecco perché la finestra non si è rotta quando il pallone l'ha colpita. Ecco perché nessun condomino riusciva a sentire lo scontro. Ecco come Enigma riusciva a correre sui muri e nel vuoto. Ha sparso il papiro per tutto il campo di battaglia, e noi l'abbiamo calpestato come se niente fosse..." spiegò Wesley amareggiato "Ed io, che sono stato inattivo molto tempo...non me ne sono accorto, mi dispiace, Mike." "Non è colpa tua." rispose Mike, toccando con un'insolita gentilezza la spalla dell'amico "Non potevamo prevedere che sotto quel cappuccio, si nascondesse una volpe..."
"Posso spiegare...è stato tutto un malinteso!" sussurrò Jane, cercando di indorare la pillola alla professoressa di fronte a lei. "Malinteso, signorina Wolfram?!" rispose Loretta, squillante "Un meteorite ha appena distrutto il tetto della scuola, esigo delle spiegazioni! Ora!" Peter non sembrava affatto intimorito dalla glaciale professoressa. L'ignaro ragazzino non era mai finito tra le fauci del leone dalla criniera bordeaux. Il suo coraggio era ammirevole, ma chiunque ebbe l'onore di conoscere Loretta, avrebbe tradotto la sua intraprendenza come un peccato d'ingenuità. Tutti gli alunni sapevano che le punizioni erano il pane quotidiano della professoressa, i ragazzi intransigenti non avevano alcuna speranza con lei. Nonostante ciò Il ragazzino dai capelli corvini restò sereno: "La prego si calmi, professoressa! Le dirò ogni cosa, vede io sono..." disse Jane con la voce di una minuscola fatina. "Un membro della Vecchia Alleanza, lo so. Non ti stavo chiedendo questo. L'operazione consisteva in una semplice perlustrazione, non in un combattimento catastrofico all'ultimo sangue!" esclamò Loretta, facendo tremare all'impazzata il cuoricino di Jane, sempre più allo sbando. "Sa troppe cose." pensò Peter, quasi sul piede di guerra "Se non sfuggo a queste due, verrò smascherato in poco tempo, e il mi piano cederà come sabbia esposta alle onde." Il ragazzino, supponendo scarsa attenzione da parte di Loretta, dato che sembrava in procinto di erigere un processo ai danni della povera Jane, fece uno scatto fulmineo, e si diede alla fuga: "Oh, no! Scapperà se non lo inseguirò!" gridò Jane, tentando di imitare una damigella disperata. Peter però era già riuscito ad allontanarsi, il suo intento era gettarsi dal tetto, difficilmente l'avrebbero raggiunto se in qualche modo il ragazzino avesse spiccato il volo. Ad un tratto, Peter si sentì strano. Faceva freddo. Troppo freddo. Era una semplice notte di mezza estate, non un gelido tramonto d'inverno. Le gambe atletiche che l'avevano servito fino ad ora, sembravano averlo ammutinato, non riusciva più a muoverle. Sempre più confuso, non avvertiva più i suoi arti inferiori, sempre più freddi, quasi senza vita. Notò una leggera brina, un tocco gelido come il ghiaccio, che aveva investito i suoi pantaloni, fino alla vita: aveva le gambe congelate, come se fossero state immerse nelle acque di un ghiacciaio. Peter si girò come poté verso Loretta. Non avrebbe mai creduto che la sua corsa si sarebbe arrestata poco prima del traguardo. Anche Jane rimase di stucco, dopo aver assistito a quella splendida esibizione: "E' stata lei! Cosa mi ha fatto?!" disse il viso dagli occhi fucsia, tentando di divincolarsi. "Lei...ti ha semplicemente...fissato!" balbettò la ragazzina dal capello biondo cenere. "Ohibò...tanto vale spiegartelo." borbottò la professoressa, senza scomporsi "Vedi questi affascinanti occhiali? Sono la mia Risorsa." spiegò l'elegante donna, indicando i suoi occhiali azzurri, che insolitamente, erano ricoperti di ghiaccio, come se fossero stati messi in un congelatore. "Ma non si sono trasformati!" si lamentò Peter, avendo sminuito la donna proprio per quel dettaglio. "Caro figliuolo...non puoi pretendere di conoscere una persona dopo qualche secondo." sorrise la professoressa, che con un tocco delicato, fece tramutare gli occhiali azzurri in invisibili lenti a contatto. Quando le lenti si applicarono perfettamente sulle iridi, esse cangiarono da verde acqua, ad azzurro cielo, purissime "Ironicamente, queste lenti non mi fanno vedere meglio, per cui sono abituata a portare con me la Risorsa già tramutata nel paio d'occhiali. Altrimenti non vedrei nemmeno ad un palmo dal mio naso!" "Quindi...semplicemente fissando le mie gambe è riuscita a congelarmi i pantaloni e quasi le gambe?! Inaudito!" esclamò Peter. Mai avrebbe potuto immaginare un ostacolo così spinoso. "Ho dovuto farlo. I miei ordini sono stati precisi, non potevo lasciarti tuffare in acque a me ignote, ragazzino." rispose Loretta, rimettendosi gli occhiali. "Ordini?! Non è possibile..." pensò Jane a voce alta, come una rivelata schizofrenica. "A questo punto non vedo perché tralasciare i convenevoli..." commentò la donna sorridendo col suo sfavillante volto vissuto "Tenente Generale dell'Esercito di Gracalm, al tuo servizio, ragazzina. Ahimè, in questo caso il mio servizio, consisterà in un bell'interrogatorio." "Un alto membro dell'esercito?! La mia professoressa di italiano?! Qualcuno mi dia un pizzicotto, vi prego..." commentò Jane, distrutta.
"Myriam, mi stai facendo male. Lasciami il polso, mi fa male! Myriam!" esclamò Leila con molta freddezza, come se un innocuo boa avesse tentato di stritolarla. Chester prese la pistola. Non sapeva cosa avrebbe potuto provocare quello sguardo glaciale. Ma Leila, non riusciva che a vedere il volto sofferente di una compagna di classe, di una rivale, di un amica preziosa. La donna pregò il Generale Massimo di riporre le armi, e di lasciar fare a lei. Ci voleva un tocco femminile per svelare il vaso di Pandora. Leila avvicinò il suo orecchio destro a Myriam, che in preda a leggere convulsioni, seppe solo balbettare piccole frasi: "Pe-Peter...ed Enigma...oramai sapete che sono loro i rapitori..." la donna tossì violentemente, per poi riprendere faticosamente a parlare "Sono venuta qui...per fe-fermarli...portatemi da loro, vi scongiuro. Senza di me...loro non si arrenderanno, mi capisci?" D'un tratto, le labbra sottili ed affascinanti di Leila disegnarono una perfetta parabola discendente sul suo viso. Le due donne si strinsero le mani. Era un segreto che solo loro avrebbero potuto capire: "Chester, potremo passare dalla scuola? Mi vorrei occupare dei rapitori appena possibile, non vorrei lasciare i miei ragazzi da soli." disse Leila guardando con tenerezza l'amica in difficoltà. "E va bene, ma solo perché dovremmo comunque incrociarla. Comunque, il Tenente Generale mi ha appena comunicato di aver catturato uno dei due rapitori. A quanto sembra, dovrebbe trattarsi di Peter. Non vedo dove sia il problema." rispose Chester annoiato. "Vede...tengo alla mia ciurma come se fossero tutti figli miei, sto cominciando ad affezionarmi a loro. Lo sa quanto sono apprensive e affettuosi le madri, vero?" affermò Leila, sempre guardando negli occhi la sua amica "Finché tutti e quattro non saranno nuovamente sotto la mia ala, non starò mai tranquilla." "E sia! Arriveremo tra dieci minuti." commentò con voce stanca il Generale Chester. "Grazie...Leila." sussurrò Myriam, prima di cedere al sonno profondo, e alla stanchezza. Con la sua sirena assordante quanto il canto di un'arpia, il veicolo sfrecciò tra la desolazione notturna, salutando ogni luce con il suo eco. Le ruote ruggirono come ghepardi, velocissime e stridenti. Nel complesso, chiunque avesse udito l'ambulanza in quel silenzio avrebbe giurato di sentire un abominio dell'orrore, nascosto nella notte. Fu questione di una manciata di minuti, arrivare davanti alla Scuola Media di Calvas Est in fretta e furia: "Chester, so quanto tu sia l'allarmista per eccellenza." esclamò Leila, proprio nel momento in cui le gomme smisero di gridare "Ma ti chiedo nuovamente di fidarti di me. Ho tutto sotto controllo." "Questi sono i momenti in cui mi preoccupo sul serio! Possibile che i civili vogliano fare tutto da soli?!" si lamentò il Generale, un po' offeso "Sembra che la gente nemmeno si accorga di me..." "Suvvia! Non si disperi, Generale Massimo. Le dirò tutto quanto, senza peli sulla lingua!" rispose la donna ridacchiando, capendo quanto Chester si sentisse incompreso "Non trasgrediremo regole, non compiremo crimini. Eppure, sarà qualcosa di semplice, ma magico." aggiunse la donna, entusiasta. Loretta aveva già riportato la sua piccola statuina di ghiaccio e la ragazzina ribelle sul solido asfalto del marciapiede. La donna aveva già tentato più volte di entrare nel condominio di fronte, ma il portone d'ingresso sembrava ricoperto d'acciaio appena temprato, serviva un alternativa. Leila uscì dal retro dell'ambulanza, assieme a Chester. Entrambi, vennero accompagnati da un ospite inatteso: "Mamma?! Ma tu dovresti essere ricoverata in ospedale!" esclamò Peter, strofinandosi gli occhi. Myriam assunse un espressione furente, un viso divino e irato, somigliante a Zeus quando scaglia il suo fulmine migliore. Non riuscì a celare perfettamente quanto si sentisse furibonda: "Peter Sanders!" esclamò la madre, facendo ben rimbombare la sua voce, e dando un pugnetto in testa al malcapitato "Cosa ti è saltato in mente? Non mi sembra di aver mai cresciuto un criminale incallito!" "Ahi! Mamma, tu non capisci!" tentò di difendersi Peter, mentre Leila cercò di affiancarsi al Generale Massimo e al Tenente Generale. "Ha visto come il mio trucchetto sta funzionando senza intoppi?" disse la mamma di Matt. "Molto interessante." si intromise Loretta "Con me non ha spiccicato parola, ma davanti alla madre nessun figlio riesce a mentire." "Perché ci sono cose che solo una madre riesce a leggere dietro la maschera di una persona." aggiunse Chester, di buon umore "Ah, le presento il Tenente Generale Loretta Hollow, e mi raccomando, che rimanga tra noi, attualmente sto agendo sotto copertura." aggiunse col suo solito tono pacato ed educato. "Finalmente scopriremo il motivo di tutto questo trambusto." affermò Leila, sollevata. "Bella idea quella di far tenere sotto i vestiti della signorina il tuo ometto, mia cara. Le ha donato minuti a noi indispensabili." disse Loretta, usando nuovamente le parole come rapide sferzate taglienti. "Eccellente vista Tenente, ha forse qualche altro segreto nel sacchetto, oltre che al suo temibile sguardo glaciale?" ribatté Leila con una prode sicurezza. "Potrei dire...che quella che lei chiama vista è per me un termine riduttivo." rispose garbata il Tenente, portandosi la mano verso le labbra, lasciando che si sfiorassero delicatamente "Riesco a vedere attraverso i muri, gli oggetti, qualsiasi materiale con una struttura molecolare ferrea e stabile." aggiunse Loretta, aggiustando le lenti della sua Risorsa, stupendo la madre di Matt. "Leila! Credo che dalla faccia di Peter, risparmieremo un mucchio di tempo! Sta per cedere ormai!" esultò Chester, rimembrando quando fosse bizzarro fare gli interrogatori con una specialista come Loretta, dato che riusciva a spaventare persino lui "Ecco! State pronti, tra poco assisteremo al canto dell'uccellino." Myriam, con un sorriso più dolce di una mela caramellata, esortò il figlio ad aprire le pagine del suo cuore, e a confidare ai pezzi grossi dell'esercito il suo vero ed unico scopo: "Prima di tutto...sono desolato per avervi creato tutti questi problemi." esordì a testa bassa, il re dagli occhi fucsia oramai sconfitto "Io...ho agito secondo ciò che considero giusto e leale. L'amore che un figlio dona ad una madre." Mentre i due militari sembrarono attoniti, quasi pensando ad una presa in giro, Leila sorrise compiaciuta. Non poteva essersi sbagliata, aveva avvertito commozione, un sentimento puro e semplice, negli occhi opachi e afflitti della sua amica. Era come se si fossero incontrate di nuovo da secoli di vita passata, era come se si conoscessero nel profondo, quasi gemelle. "E' da tempo che mamma aveva contratto una brutta malattia. Da mesi io ed Enigma viviamo da soli, orfani. Con mamma fuori gioco, c'è una cosa a cui non abbiamo potuto più adempire. Il nostro lavoro. Come membri di una O.A.G." spiegò Peter, gesticolando timidamente. "Ah, ho capito! Voi siete gli A.P.S!" esclamò Chester, mettendosi una mano sul volto, rammaricato. "Avrei dovuto intuire che c'eravate di mezzo voi..." "Con il nostro boss fuori gioco, i soldi che guadagnavamo con le nostre pattuglie sono andati via via scemando, fino a che ci siamo ritrovati in rosso. Eravamo disperati...dovevamo badare persino alle spese mediche della mamma..." affermò Peter, ricadendo per un attimo in quel profondo sconforto che aveva provato per troppo, troppo tempo. Soprattutto per un ragazzino come lui "Un giorno, abbiamo sentito che una nuova e promettente O.A.G si era stabilita a Calvas. Procurarci i nomi dei membri non fu difficile, dato che stiamo sulla stessa barca. E quindi...abbiamo pensato ad una cosa: se avessimo convinto il capo della Vecchia Alleanza a diventare il nostro boss per un po', avremmo potuto badare a tutte le spese che ci sommergevano." Gli occhi verde acqua di Loretta si sciolsero come due coppe di gelato al puffo, esposte alle carezze del sole. Il suo viso minaccioso lasciò il posto ad una professoressa amorevole, forse il primo esemplare mai visto: "Questo si che è un bravo ragazzo..." commentò stupita. "Non ci avrei scommesso un centesimo. Eppure a volte le cattive azioni a volte hanno dei fini nobili, anche se questi non giustificano i mezzi..." disse Chester, dando corda al suo sottoposto. "All'inizio abbiamo mandato delle lettere." continuò il ragazzo dai capelli corvini, dopo aver preso un respiro pieno di rimorso "Ma evidentemente non avevamo l'indirizzo corretto. Tutte le nostre mail sono state cestinate. Non potevamo concederci altro tempo...è per questo che abbiamo che abbiamo rapito Matt. Per convincere Leila a sospendere la sua O.A.G, per trasferirsi successivamente alla nostra, giusto per un po'." concluse Peter, con delle lacrime bluette agli occhi. "Ho una buona notizia per te." esclamò Loretta, con arie da principessa "So che cos'ha tua madre." "Da-davvero?!" rispose quasi automaticamente il ragazzino. "Certamente. Gli occhi opachi ed azzurri, e la scarsità di leucociti...è la Febbre Artica, una malattia molto rara, ma guaribile. Altrimenti, io stessa non mi troverei qui davanti a te." disse il Tenente del tutto affidabile "Colpisce un individuo su due milioni. E' originaria del mio paese, e si conosce ancora poco, così come la sua cura." "Tranquillo piccolo, alla cura ora ci penseremo noi." disse il Generale Massimo a Peter, scompigliandogli i capelli, prima di realizzare un piccolo dettaglio "Aspettate un attimo! Ma in questo caso, i servizi sociali avrebbero dovuto portarvi altrove! Se nessuno ha mai saputo della vostra situazione, allora..." "Ehm...si...hanno tentato di separarci, ma non allarmatevi, sono al sicuro!" tentò di difendersi il piccolo maghetto bambino. "Ecco dove sono spariti tutti quegli assistenti sociali di Pervas..." commentò Loretta divertita "Non so il perché, ma forse è meglio che sia andata così." Myriam, assistita dalla Risorsa di Leila, aveva ancora una manciata di minuti da persona sana, e volle spezzare una lancia a favore di Peter ed Enigma. "Vi prego, se c'è qualcuno che deve pagare, quella sono io. Preferisco essere mandata in carcere, ora e subito. Non voglio che i miei figli finiscano in un istituto!" li pregò la donna, stringendo la mano all'altezza del petto. Chester e Loretta si guardarono perplessi. In fondo, era stata tutto un malinteso. Dietro ad un efferato rapimento, non c'era nient'altro che compassione. Come avrebbero potuto mandare in galera Myriam proprio quando avrebbe potuto conquistare la libertà, dopo tanto tempo? "Beh, bisogna trovare una soluzione. Non possiamo mica metterci una pietra sopra così..." commentò indeciso Chester. "Prima dobbiamo raggiungere Enigma!" esclamò Peter. Aveva dimenticato qualcosa di davvero essenziale "Avevamo un accordo! Se io non l'avessi contattato per più di mezz'ora, sarebbe fuggito con Matt e con gli altri prigionieri!" "Cosa?!" esclamarono i quattro adulti, che lo circondarono di occhiatacce.
"Sapete cosa succede ora?" chiese Enigma, pronto per il suo verdetto finale "Voi due verrete con me a Pervas. Non preoccupatevi, sarete un bel terzetto di prigionieri, assieme a Matt. Il nostro affare diventerà assolutamente invitante!" aggiunse il ragazzino misterioso, aprendo le mani e puntandole al cortile. Le strisce di papiro, mimando il moto delle onde, cominciarono a scuotersi minacciosamente. Quelle che era rimaste sospese in aria invece, si misero a roteare selvagge. Stavano solo aspettando l'ultima disperata mossa delle loro prede: "E' finita Mike, ci catturerà, e sarà tutto inutile." commentò Wesley, passivo e demotivato. "Non ci arrendiamo adesso!" ribatté Mike, prendendo l'amico per le spalle, e scuotendolo angosciosamente "Ci deve essere un modo per uscire da questa situazione!" "E invece non esiste! Ci sono volte in cui una strategia perfetta comporta una vittoria perfetta." rispose sconsolato il secchione. "Vero. Ma un lottatore non lascia mai il ring prima del knock out, perché c'è sempre, sempre uno spiraglio di luce, una speranza!" esclamò il bulletto, mentre il papiro intraprese i suoi movimenti coordinati anche sotto i loro piedi. "Ring?" pensò Wesley "Potrei fallire miseramente...ma non posso deludere Mike ulteriormente!" Il ragazzone dalla pelle scura prese la sua Risorsa, e con un tocco deciso la fece infiammare. L'oggetto che risorse dalle ceneri risultò inusuale a Mike, che nemmeno lo riconobbe. Almeno fino a che Wesley non lo indossò sopra i suoi pantaloni: "Che cosa stai escogitando?! Sei ridicolo!" disse il bulletto sorpreso. "Sei tu che sei ridicolo! Questo è mawashi tradizionale, testone. I migliori lottatori di sumo lo indossano nel loro dohyo, il loro ring." spiegò Wesley quasi senza riflettere. Era così meditabondo, che rinunciò persino alle sue saccenti spiegazioni. "E cosa vorresti fare? Schiacciarmi per caso?" rise pel di carota, ancora scettico. Enigma si accorse subito della mutazione attuata dalla Risorsa multiforme, ma sfortunatamente per lui, controllare tutte le strisce di papiro in simultanea era una fatica di Ercole. Solo dopo qualche lunghissimo secondo, il ragazzo incappucciato riuscì a scagliare due frammenti di papiro contro il secchione. Invano. Wesley li afferrò al volo, e ridotti in poltiglia cartacea. Aveva conquistato la forza di un vero makuuchi, nonostante fosse pelle e ossa. Il secchione sapeva di avere poco tempo. Afferrò Mike in un abbraccio quasi stritolante, e faccia a faccia, gli disse: "Tieniti forte, e aggrappati alla prima cosa che ti capiterà a tiro. E...perdonami." Facendo un possente movimento con tutto il corpo, e sfruttando sia la forza bruta che l'energia cinetica, Wesley roteò di centottanta gradi. In seguito, scagliò in alto il suo amico, quasi come un manichino utilizzato crash test. Il bulletto riuscì sorprendentemente a raggiungere il tetto tutto intero. "Accidenti!" esclamò Enigma, riuscendo solo in quel momento ad avere il controllo totale del suo enorme potere. "Mike, scappa! Vattene!" gridò Wesley, oramai senza più una goccia di vitalità in corpo. "Sei mio!" esclamò il ragazzino incappucciato, dirigendo tutte le strisce di papiro contro il secchione ormai privo di carica. Mentre Mike decise di soddisfare a malincuore il desiderio dell'amico, quest'ultimo venne completamente investito da un vortice di cellulosa: in breve il papiro lo avvolse completamente, fino a trasformarlo in una sfera cartacea. La punizione per il suo altruismo.
"Eh, no, non riesco ancora a sfondarla!" esclamò Loretta, in capo al gruppo di adulti, davanti al portone dell'edificio "E non riesco nemmeno a vedere cosa c'è al di là di questa porta, qui gatta ci cova!" "Potrei usare la mia forza, ma non vorrei far cader giù qualche frazione dell'edificio." commentò Chester rammaricato. Nel contempo Mike aveva raggiunto il punto più esterno del tetto, proprio quello che dava alla stradina che divideva la Scuola Media e l'edificio spettrale sopra cui poggiava i piedi. Appena sentì le voci di Leila e Loretta discutere sul da farsi, gridò come mai prima d'ora. Un eco si sparse per tutta la zona: "SONO QUI!" ululò il bulletto, meglio di un metallaro. "Mike! Che cosa ci fai lassù?" esclamò Leila stupita. "Non ora! Enigma sta scappando!" gridò nuovamente il ragazzino dal capello rosso fuoco. "Il portone è inagibile, dovrà usare una finestra!" realizzò Loretta, prima di allontanarsi di qualche metro dal portone. Dopo aver strofinato con cura i suoi occhiali glaciali, la donna aguzzò la vista, con uno sguardo corrucciato e leggermente rugoso. In qualche secondo, fu in grado memorizzare la pianta tridimensionale dell'esterno dell'edificio, e quindi determinarne le entrate e le uscite. Enigma era già sgattaiolato da una finestra d'emergenza con il suo doppio trofeo in mano, e ridendo, volse lo sguardo verso la fermata dell'autobus più vicina. Ma, chissà per qualche stramberia, il ragazzino non riuscì più a muoversi. Inoltre, un coltello infernale si era adagiato a mezz'aria, proprio davanti al suo viso. Il teschio dagli occhi rossi, insolita decorazione del manico, cominciò a sghignazzare di fronte al ragazzino, totalmente inerme. "Uff...ogni volta si finisce sempre per fare delle corse da centometristi..." sbuffò il Generale Massimo col fiatone. "Parla per te...tu sei giovane, mentre io non ho l'età per queste cose!" rispose Loretta altrettanto affaticata.
Finalmente, entrambi i giocatori d'azzardo, che avevano escogitato un ricatto niente male, finirono con le catene alle ali. Tutto sembrò risolversi in un batter d'occhio...anche se non fu proprio così. Myriam venne finalmente riportata all'ospedale più vicino, accompagnata da Peter, Loretta e Leila, che avrebbe speso ogni energia della sua Risorsa pur di non farla soffrire. Come al solito Chester decise di pensare ai marmocchi. Prima di tutto, il Generale Massimo esordì con la ramanzina del secolo, ai danni misterioso Enigma. Chester tentò di terrorizzare Enigma con delle mirabolanti minacce, come l'ergastolo o i lavori forzati ma fallì miseramente. Nonostante il ragazzino sembrò non fare una grinza, dietro il volto che si rifiutò categoricamente di mostrare, sulla sua pelle vennero fissate le parole giudiziose di un Generale saggio e benevolo. Sia Enigma che Peter avrebbero imparato la lezione: guai a giocare con la vita degli altri. Quando i due prigionieri vennero liberati, Jane e Mike andarono ad abbracciare Wesley, che senza neppur saperlo, aveva permesso ai grandi di catturare lo sfuggente Enigma. In particolare, il bulletto e il secchione si strinsero la mano solennemente. Il fatto che Wesley avesse avuto il coraggio di sacrificarsi, andò contro ogni pregiudizio. Wesley era un amico fedele, un leader, che Mike avrebbe rispettato per sempre. Anche Matt venne investito dal suo soffio di coccole da parte della sorellina, anche se precisamente, non fece altro che strapazzarlo. Il ragazzino però, sembrò apatico: non gli era mancato nulla, né il cibo, né la pulizia personale. Nulla senza cui non si può materialmente sopravvivere. Eppure, c'era qualcosa di cui era stato sottratto, e senza di quello, il suo cuore si sarebbe distrutto in minuscoli pezzettini: un incontro speciale con una persona speciale. Non sarebbe mai arrivata un'altra occasione. Jane era pronta. Aveva pianificato quell'articolato dialogo nella sua testa per ore e ore, e prima di subire ulteriori ramanzine da parte di Chester, la ragazzina volle restare da sola, assieme ad Enigma e Matt. Nessuno dei due sembrava volerla guardare negli occhi, ma di certo, un caratterino come il suo non si sarebbe fermato alla prima avversità: "Enigma...solo ora ti riconosco." esordì Jane, cercando di incuriosire il fratello. "Lo conoscevi? E perché non ce l'hai detto?" polemizzò Matt, adirato. "Perché l'ho conosciuto solo di vista, a Pervas, durante la gita scolastica di qualche anno fa." rise la ragazzina, pensando agli scherzi del destino "Sai, i vestiti che tu non ritrovasti, li presi io...per far credere ai residenti del condominio di Peter che tu fossi venuto a trovarlo. Fu in quell'occasione che incontrai questo cupo...elemento." "E' vero quello che sta dicendo? chiese Matt, dopo aver afferrato l'amo. "Si, te lo confermo." rispose Enigma, che dopo la sua cattura non aveva fatto altro che lanciare sguardi truci a tutte le persone davanti lui "Noi...facemmo un patto che non potrei mai scordare." "Non è stato un caso, vero? Hai deciso di trattare con la Vecchia Alleanza proprio perché Peter avrebbe rincontrato Matt vero?" domandò la ragazzina, felice della fedele lealtà di Enigma. "Perché state facendo tutto questo? Sapete benissimo che ci siamo detti addio anni fa." commentò Matt freddo e imbronciato. "Non è andata come pensi tu. Peter non ti ha sentito per via della radio, non ti ha ignorato di proposito." disse la ragazzina, cercando di assumere un tono comprensivo "Sarebbe immediatamente sceso a salutarti, se ti avesse udito quel giorno. Credimi." "Credi anche in Peter." aggiunse il ragazzino incappucciato "Io e Jane abbiamo sempre capito quanto la distanza vi facesse male, proprio perché siamo entrambi fratelli. C'è sempre una seconda chance." "Matt, non l'hai ancora capito?" insistette Jane, vedendo la non reazione del fratello "A.P.S. sta per Amici Per Sempre! Anche lui si è ispirato a te, anche lui non ti ha dimenticato!" Matt sembrò d'un tratto un orologio rotto. Non riusciva più a parlare. Una rivelazione così innocua, quanto rilevante, aveva fatto confondere tutti i suoi ingranaggi. Dopo qualche attimo Matt sospirò: "Io...torno a casa. Vorrei finalmente dormire sul mio comodo letto." L'insolita trasformazione di Matt fece abbattere Jane ed Enigma. L'ultima cosa che speravano, era che il ragazzino avesse deciso sul serio di cancellare il suo ex migliore amico, atto che l'avrebbe segnato per sempre: "Ce l'ho! Ce l'ho!" esclamò Chester, dopo che i tre si riunirono accanto a lui "Ho finalmente trovato un modo davvero spassoso per risolvere le cose. Sono sicuro che Loretta apprezzerà tutto il mio ingegno!"
Il giorno dopo, Vecchia Alleanza e A.P.S si incontrarono nuovamente - Myriam esclusa, ovviamente - davanti alla Scuola Media, finalmente popolata da tante giovani anime come qualche giorno prima. Chester li aveva aspettati fino alle prime ore del mattino. Nonostante tutto il gruppetto avesse dormito si e no quattro ore e mezza, il Generale Massimo ordinò la loro puntuale presenza. Il suo viso ghignante fece capire che presto, avrebbe rivelato il suo spiacevole verdetto: "Bene, con il permesso di Loretta, ho inventato un simpatico modo per farvi passare al tempo, e allo stesso modo, mantenere la vostra fedina pulita e profumata." esordì Chester di fronte ad un orda di zombi assonnati "Tutti i presenti, me compreso, ristruttureremo il tetto della scuola. Gratis s'intende!" "E' uno scherzo! Non ci penso nemmeno!" si lamentò Jane, scattata in avanti come una molla. "Invece lo faremo. Altrimenti, per il vostro comportamento da teppisti, vi farò condannare ad un eterna sessione di LSU!" li minacciò Il Generale Massimo con poca magnanimità. "Ci conviene cominciare subito dopo le lezioni." commentò Jane amareggiata "Beh, non potrò tirarmi indietro, spero di non fare ulteriori danni..." E così, il gruppetto di ragazzini, assieme a Leila e Chester, cominciarono a lavorare rigorosamente, ogni pomeriggio, fino alla sera. Affiancati da un foltissimo plotone militare, che fu felice di dare una mano il tetto dive ogni tegole ritornare al proprio posto. Dopo quindici giorni di lavoro passati col turbo, la ristrutturazione venne conclusa a tempo da record. Jane ed Enigma però erano ancora preoccupati: durante tutto quel periodo, Peter e Matt non si erano parlati nemmeno una volta. Il ventuno Maggio, Jane ed Enigma si precipitarono da Chester, giusto qualche giorno prima della partenza dei Sanders verso Pervas. Il Generale Massimo era in pattuglia sui tetti della via del Diavolo, ma i due non esitarono a raggiungerlo. Dopo l'attesa guarigione di Myriam, i Sanders prima o poi sarebbero tornati a casa, e tutto sarebbe tornato come prima. Jane si sarebbe vestita da Cenerentola prima di accettare tutto ciò. Era cessato il momento dell'orgoglio, ora toccava farsi aiutare dai grandi, volenti o nolenti. "Fateli entrare!" ordinò Chester ai suoi cadetti, nella sua tenda blu militare, in un'afosa e irrespirabile giornata. "Salve capitano Chester!" esordì Jane contenta, ma anche frettolosa. "Sono Generale Massimo, simpatica ragazzina..." commentò Chester davanti alla sua scarna scrivania. Jane non ci fece minimamente caso "Salve anche a te Enigma." "Bando alle ciance. Siamo qui per un motivo ben preciso, è piuttosto preoccupante a dir la verità." rispose secco e conciso il ragazzo incappucciato. "Di che si tratta?" domandò incuriosito. "Di Matt. E anche di Peter." rispose rattristata Jane, col morale a terra. "Un tempo erano migliori amici, ma ora non si parlano nemmeno, tutto per uno stupido equivoco. Anche se l'arcano è stato risolto, sembrano parecchi apatici. Nessuno si azzarda ad attaccar bottone." spiegò Enigma, minuzioso nei dettagli come sempre. "Beh...se il mio intuito non m'inganna, credo che entrambi non siano più in conflitto ormai. Tuttavia sono talmente imbarazzati per il malinteso avvenuto che nessuno dei due riesce a pensare nemmeno ad un monosillabo. E' corretto?" ipotizzò il Generale pensieroso, accarezzandosi il pizzetto. "Anche a noi è parso ciò." disse Enigma, annuendo con la testa "Avevamo in mente qualcosa, ma senza il suo aiuto, come vera e propria autorità, dubito che tutto finirà rosa e fiori." "Anche mamma e Myriam sono d'accordo, anzi, avrebbero comunque preso questa iniziativa in futuro." aggiunse Jane, facendo la vaga. Enigma toccò bastone dorato che sorreggeva il papiro, che si srotolò sulla scrivania improvvisata del Generale Massimo. La Risorsa conteneva un paio di documenti di una carta pregiata e splendente, profumata come un libro nuovo di zecca. Appena Chester lesse i documenti, afferrando i suoi occhiali come una granata, cominciò a ridere come suo solito: "Bene! Avrete quel che volete, mi sento così...scoppiettante!" esclamò tutto pimpante, prima di congedare i due ragazzini fiduciosi.
Jane non avrebbe mai pensato di essere accontentata così presto, il giorno seguente. Il Generale Massimo andò a prendere personalmente Matt e Jane, dopo la fine delle lezioni: "Dove ci stai portando?" chiese Matt turbato. "Leila non ti ha detto nulla? Ha avuto una splendida iniziativa." rispose Chester, cercando senza risultati di tenere a freno la lingua. "Si, mi ha detto che avrebbe fatto qualcosa per la nostra O.A.G, una sorta di contratto, ma non mi ha voluto dire nulla di più." spiegò Matt, assetato di risposte. "Si, Matt...è proprio questo. Allora copriti bene il volto e vestiti di rosso, sarà una stipulazione davvero ufficiosa." ridacchiò Chester, incredibilmente sospetto. C'erano tutti i presupposti per prevenire una brutta sorpresa, nonostante ciò, Matt non fece caso a lui. Durante tutto il tragitto, anche quando dovettero oltrepassare a piedi la Via del Diavolo, Matt guardò altrove, verso l'orizzonte di palazzi incalcolabili, verso le fiamme, verso la spettrale periferia di Calvas Ovest e verso le Pietre Separatrici della Superstrada. Solo all'arrivo si riprese dalla trance. La jeep di Chester aveva percorso molta strada, fino a giungere ad un punto nevralgico della speranza di Gracalm: la Piazza della Piuma d'Oca. Uno spiazzo di cemento rosso invadeva una piazzetta esagonale, molto animata e colorata, luogo di gioco per molti fanciulli. Era suolo esclusivamente pedonale, tant'è che Chester e i fratelli Wolfram dovettero fare un pezzo di strada a piedi per raggiungerla. Agghindata con sei lampioni, riposti proprio negli angoli della piazza, il luogo si trovava esattamente al confine di Calvas Ovest, nel punto dove incrociava sia Pervas che Laganal. La piazza dava a tre strade, dove ognuna di queste portava ad una regione differente, a seconda della direzione: esse simboleggiavano la vecchia Triade, estinta dalle fiamme. Al centro della piazza, una scultura d'argento, posta su un piedistallo di marmo nero, raffigurava un ala di un oca totalmente aperta, bellissima, posta in verticale come la pinna di uno squalo. Matt non poté notare subito la scultura, alta circa tre metri, poiché più di una sessantina di persone e qualche militare, si erano radunati nella piazza. Una sorta di palco era stato costruito in quattro e quattr'otto, mentre una decina di tavoli di legno permettevano alla gente di mangiare in compagnia. Delle lunghe tavolate poste in orizzontale portavano con sé ogni sorta di cibo e leccornia, le migliori specialità della regione ad esse assegnate. Un clima così festoso e gioioso Matt non l'aveva mai provato, forse solo nella fantasia più remota: "Ma...chi sono queste persone? E dove ci troviamo?" esclamò Matt, non abituato allo stretto contatto con orde di persone. "Vuoi sentire una favola? Una favola che riguarda un certo...Russell." rispose Chester, cambiando astutamente discorso. "Certo!" annuì Matt. "Anche io la voglio sentire!" si aggiunse la sorella, facendo un occhiolino al Generale per l'ottimo lavoro svolto in segreto. "Bene, sapevate perché questa piazza si chiama così? Dieci anni fa qui non c'era altro che terra arida, e un cumulo d'imponente sabbia. Ma poi, questo posto vide la luce quando Russell, Victor, e Betty, firmarono un contratto con una piuma d'oca, con la quale sancirono ufficialmente l'esistenza della Triade. Qui nacque il concetto stesso di O.A.G.! E' solo grazie a loro se queste organizzazioni esistono ancora oggi." spiegò il Generale, guardando divertito le facce curiosone dei due fratelli "Le tre strade simboleggiano tre vie, che portano in tre luoghi completamente differenti. Eppure, queste tre vie si riuniscono in un'unica piazza, per celebrare quanto un alleanza può beneficiare al bene dell'umanità." "E'...sbalorditivo..." disse Matt, dimenticandosi di usare i polmoni "Ma questa gente? Cosa stanno festeggiando?" "Quale luogo migliore per stringere un alleanza tra O.A.G?" disse una voce femminile alle spalle del Generale. "Myriam?!" esclamò Matt sorpreso "Se tu sei qui...allora anche lui..." Peter era seduto ad un tavolino assieme ad Enigma, che squadrò il ragazzino dalla testa ai piedi. Subito dopo, un leggero scappellotto venne infierito sulla testa dura di Matt: "Chi ti ha mai detto di dare del tu a Myriam, maleducato!" disse Leila, giocherellando un po' col figlio. "Un Alleanza tra O.A.G? Perché non hai parlato chiaro ieri sera, quando te l'ho chiesto? Io non..." affermò Matt, prima di essere interrotto. "Non cadere nel ridicolo!" ribatté la madre "Non andremo mica a vivere con i Sanders! Tuttavia abbiamo bisogno entrambi di un patto trionfale come questo: noi aiuteremo gli A.P.S con i nostri fondi, mentre loro ci daranno una mano durante le battaglie. E' anche una questione di sicurezza." disse la donna, cercando di estirpare una radice di ragionevolezza dalla mente di Matt. "Come vuoi..." rispose il ragazzino, gettando la spugna. "Matt, andiamo al nostro tavolo, quello sorvegliato dai cadetti! C'è Wesley, Mike...e tutti gli altri!" esclamò Jane, ordinando più che domandando, trascinando il fratello come un servo della gleba. Fu un momento dei saluti particolarmente cupo, tra ragazzi dal volto celato, vestiti di rosso sangue. Mentre Mike e Wesley accolsero calorosamente Matt e Jane, - perfino Enigma, per i suoi benevoli scopi, cercò di essere cordiale con il possessore della penna - Peter restò muto come un pesce. I due si sedettero più lontano possibile, creando un muro di silenzio attorno a loro. Gli altri quattro ragazzi abbassarono gli occhi rammaricati. Forse era tutto inutile. Perché impicciarsi di affari che in fondo, non li riguardavano? Le due mamme giunsero al tavolo dopo una breve discussione con Chester e Loretta: "Direi che è ora di pranzare, qui gli stomachi borbottano!" esclamò Leila, cercando di cacciare quella maledetta insensibile atmosfera "Matt, vai a prendere qualcosa ai tavoli del buffet." "Vai ad aiutarlo, Peter. Non potrà portare tutto da solo." Aggiunse Myriam, come se niente fosse. I due si alzarono lentamente, e senza rispondere ne guardarsi, eseguirono il loro compito. I due si trovarono davanti un appetitoso spettacolo. Ogni tavolo rifletteva la miglior cucina delle tre regioni: il tavolo di Pervas era ricolmo di piatti a base di pesce, merito fiume Fairy Wing, che tagliava in due tutto il luogo. Inoltre, Pervas era famosa per l'elaborazione di spezie dal sapore deciso, quello che ti aggredisce il palato e che ti lascia di stucco, una tradizione centenaria. Il tavolo di Laganal, era ricolmo di ortaggi e frutta di molti tipi. Per la sua rarità, era difficile trovarla in altre regioni. Solo le foreste pluviali di Laganal, potevano permettere una crescita sana e naturale di quei particolari alimenti. Calvas, infine, aveva ereditato una grande tradizione culinaria, basata su tecniche avanzate nel campo della pasticcieria. Una torta non poteva chiamarsi tale senza il parere di un esperto abitante di quella regione. Peter e Matt cercano di decidere in fretta, per ritornare subito al loro posto, ma finirono per scegliere la stessa pietanza, scontrandosi. Dopo un piccolo ed imbarazzante silenzio, Matt sussurrò: "Non mi avevi detto che eri un aspirante mago." "Enigma..." commentò Peter, cercando di essere poco amichevole, in parte fallendo "Beh, si. Hi abbracciato il mio...destino. Spero che tu sia contento di me. So che tu sei stato sempre appassionato dalla magia..." "Io? La cosa non mi riguarda, io non capirò mai cosa significa essere un mago, non è vero?." rispose con voce torbida "Potrò...dire di aver conosciuto un mago tutto d'un pezzo." Dopo quella strana risposta, Matt sfuggì allo sguardo fucsia di Peter, tornando a piccoli passetti al tavolo. Mentre Peter lo seguì istintivamente. Il ragazzino con le occhiaie guardò un angolo della piazza, dove stato eretto una specie di siparietto: Jane aveva fatto costruire un angolo dove si potevano radunare tutti i fan della Guerriera Stellare. La ragazzina ben bardata da sciarpa, occhiali da sole e capello di paglia, si mise a firmare autografi, a farsi immortalare facendo pose ridicole - rivolta con la testa al cielo mentre apriva le braccia come per un rigido abbraccio, questa fu la posizione ricorrente - e ad accettare ogni sorta di lusinga possibile. Lo spettacolino di una vera e propria invasata. "Che razza di buffona..." commentò Matt, prima che, la macedonia che teneva in mano scivolò disastrosamente dalle sue dita ossute, atterrando su un cumulo di capelli familiari. "Ah! Chi è stato?!" ruggì Leila, con la frutta ancora in testa "Matt, sei un emerito rimbambito!" Mentre il ragazzino con la penna fece una figura barbina, Peter non poté fare a meno di ridere sotto i baffi. La nostalgia era tanta. I ricordi erano immensi. Ma come un alleanza poteva risolvere quell'intricata situazione?
"Sei sicuro? Jane è una ragazzina testarda, e potrebbe non perdonarti questo sgarbo." disse Loretta, confidandosi col suo Generale. "Certo che sono sicuro! Credo che lei abbia già avuto il suo...momento d gloria. Credimi, modificherò leggermente il programma di questo pomeriggio...e prenderò due piccioni con un fagiano!" rispose Chester saltellando sul posto, impaziente. "Con una fava! Fava! Non mi far cadere le ginocchia, per piacere!" commentò Loretta indignata "Se è così, vedrò di avvisare tutti col massimo riguardo. Spero davvero che non sia tutto un tuo capriccio, Chester." "Forse lo è." rispose con uno sguardo ricolmo di risate "Ma sono stato ragazzino anche io. E so perfettamente come si scioglie un nodo di questo genere. Ci divertiremo, vedrai!"
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