Buon pomeriggio
Ho deciso di scrivere questo piccolo racconto. L'ho scritto di getto e deciso di postarlo qui. Non c'entra nulla con DC e per questo è in questa sezione.
Una brevissima spiegazione: il personaggio di Sofia è reale (ho cambiato il suo nome per tutelarne la privacy), la storia della sua famiglia e quello che le accade è vero.
Io mi sono inserita nel racconto come personaggio, anche se in realtà non è proprio autobiografica questa parte, solo in alcuni punti.
Grazie.
Mi ricordo di te, una bimba bellissima e ridente, solare e piena di fiducia verso il prossimo come possono esserlo solo i bambini di tre anni…Tutto era cominciato molti anni prima quando nel palazzo dove abito da sempre, io allora bambina, comincio a capire che laggiù al 2° piano c’è un appartamento dove abitano persone che è meglio evitare, bisogna passare alla larga. Io non lo capisco il perché, ma mi adeguo.
Passa qualche anno e io cresco e capisco meglio. In quell’appartamento abitano tre generazioni di donne, nonna mamma e figlia, dagli 80 e passa ai 25 anni circa. Tre donne che si arrangiano con lavoretti precari, hanno fatto così per tutta la loro vita. Hanno frequentato molti uomini, hanno molto amato, senza aver avuto fortuna. Sono sole e sono considerate delle disgraziate, uno strano termine, eppure non fanno nulla di male.
Danno fastidio, non si sono mai adattate alle consuetudini, alla “normalità” degli altri, al perbenismo. Sono sempre state libere e un po’ pazzerelle, ma nel senso buono.
A me hanno sempre trasmesso allegria, ma nel condominio non è vista come cosa buona frequentarle.
La mamma, la donna di mezzo, ad un certo punto trova un compagno e decide di andare a vivere via da lì e poi la nonna muore, era anziana e aveva diversi problemi. Nel frattempo però dalla figlia, da un rapporto occasionale, è nata una bambina, una bambina bellissima. E non ci sarebbero stati dubbi che sarebbe stata bella, perché queste tre donne hanno tutte avuto il dono di una bellezza fisica abbagliante, ma una fragilità ed instabilità emotive che le hanno rese facili prede di uomini che le hanno solo usate. Sono tutte e tre invecchiate precocemente, vedendo sfiorire quella bellezza, anche se si intuisce ancora.
La piccolina è un vero amore, capelli scuri e folti, occhi nerissimi e dei lineamenti stupendi.
Socializza con tutti, sorride a tutti e io mi sciolgo davanti a quel faccino.
Io sono un’adolescente a questo punto, ma piano piano riesco a fare in modo di far stringere ai miei i rapporti con questo strano nucleo famigliare che in fondo abita pochi piani sotto al nostro. Non dura per molto tempo, ma appunto….
Mi ricordo di te, una bimba bellissima e ridente, solare e piena di fiducia verso il prossimo come possono esserlo solo i bambini di tre anni. Io ti seguo mentre ti aggiri a casa mia senza paura. Tua madre ti ha affidata a noi quel pomeriggio così potrà svolgere una commissione di cui nulla sappiamo. Ti chiami Sofia e sei il ritratto della vita e della speranza.Gli anni passano ancora, adesso Sofia e sua madre vivono sole. La mamma, un tempo ragazza bellissima, dimostra vent’anni in più della sua vera età.
Sofia entra nell’adolescenza, è una fanciulla dalla bellezza sfolgorante e attira molti sguardi. E’ cresciuta in modo molto libero, forse troppo libero.
Non ha avuto una figura paterna. Ad un certo punto sua madre trova un brav’uomo che la ama e la sposa, restano a vivere lì e la donna rifiorisce un poco ogni giorno. Insieme hanno un’altra figlia, una bimba semplicemente incantevole. Intanto però Sofia si è persa, la droga la trascina sempre più a fondo, entra ed esce dalle comunità di recupero, carcere minorile, una continua sofferenza. Sua madre soffre, soffrono tutti in quella famiglia.
Nei periodi in cui Sofia è a casa, a volte agli arresti domiciliari, la polizia gira intorno al nostro palazzo e tutti i condomini sono indignati per questo.
Io sono cresciuta, lavoro, non sono spesso a casa e non penso tanto a queste cose.
Un giorno però, inaspettatamente, i nostri cammini si incrociano. Accade per caso, il tempo di una mattinata mentre sto lavorando. Sofia e una sua amica capitano lì per caso, lei mi riconosce, mi saluta e mi chiede un favore. Vorrebbe essere aiutata perché lei e l’amica possano fare presto perché devono andare via e rimango scioccata quando Sofia mi fa inequivocabilmente capire che la loro fretta è motivata dal fatto che devono andare a ritirare della droga da qualche spacciatore. Sofia rassicura la sua amica, io sono la sua vicina di casa, sicuramente le aiuterò a fare alla svelta. C’è una fila di persone prima di loro, devono aspettare il loro turno. Io sono come frastornata, inebetita, non posso essere stupita perché in fondo lo so bene che cosa accade nella vita di Sofia, ma non riesco a scrollarmi di dosso una sensazione stranissima, come se stessi camminando e muovendomi in una bolla. Convinco la mia collega, con non ricordo nemmeno più che pretesto, a far passare davanti alla fila le due ragazze, che contente poi si allontanano in fretta. Andando via Sofia si volta, mi sorride e mi saluta con la mano.
Ad un certo punto Sofia è incinta, lo scopriamo per caso vedendola con un pancione ormai pronunciato e la madre ci racconta che il padre è un ragazzo che ha anche lui precedenti con la droga. Questo bimbo nasce e viene affidato per lunghi periodi proprio alla mamma di Sofia, che lo cresce da nonna orgogliosa. Glielo affidano perché la ragazza è di nuovo in carcere. Poi il padre del bambino decide di portarlo via con sé e si trasferisce in un Paese straniero, la sua terra d’origine. La nonna non lo rivedrà mai più e la tristezza la avvertiamo anche noi, nel palazzo, che ormai ci eravamo tutti abituati alla presenza di quel passeggino parcheggiato nell’androne accanto al portone d’ingresso, pronto per essere usato.
Passa altro tempo e circa un’anno fa per puro caso capita che è mia madre ad incontrare per le scale del palazzo la mamma di Sofia. Scambiandosi i saluti reciproci e poche frasi, mia madre si congeda chiedendo che la donna porti i suoi saluti al marito e alle sue figlie.
E lì la mamma di quella ragazza, pacatamente, con la rassegnazione di chi ha già pianto tutte le sue lacrime dice solo così: “Sofia è morta”.
Sì Sofia se ne è andata così, portata via dalla droga quando era ancora lontana dal compiere 30 anni. Non vedrà mai più suo figlio, non vedrà mai più la sorella minore che tanto amava e la sua mamma. Nel quartiere non ci sono stati né funerale né un momento di ricordo, nessuno o solo ben pochi sapevano.
Io la penso ogni tanto e vorrei aver fatto di più, banale dirlo ora ma è la verità. Forse non sarebbe cambiato nulla ugualmente, ma io voglio almeno renderti omaggio cara e bellissima Sofia. Io ti ricordo così, bimba a 3 anni che si aggira felice nel mio soggiorno e poi ragazza inquieta che, mentre si allontana in un affollato corridoio stretta a braccetto alla sua amica, gira il viso verso di me e mi sorride. E la sua mano mi saluta.