Perdonate il tremendo ritardo ma le vacanze mi hanno travoltoXD Allora per farmi perdonare lascio il classico capitolo della storia e dei nuovi capitoli del libro(che ormai sta giungendo alla fine). Cominciamo con il libro...
CAPITOLO 23°
Gli Elfi OscuriLa leggenda narra che un tempo gli antenati degli attuali Elfi Oscuri appartenevano alla stirpe degli elfi alti. Quando venne scoperta la loro inclinazione alla venerazione del Male e soprattutto quando vennero smascherate le cerimonie demoniache che in segreto celebravano, vennero cacciati dal regno di Gestigia e furono costretti a rifugiarsi nelle profondità oscure del mondo. Anno dopo anno, secolo dopo secolo, la selezione naturale favorì gli individui i cui caratteri fisici permettevano un migliore adattamento alle condizioni di vita offerte dai loro rifugi tenebrosi. Oggi gli Elfi Oscuri appaiono pertanto come Elfi dalla carnagione più scura dei loro cugini “alti” e capelli in ogni caso tendenti al bianco.
In generale sono più bassi degli elfi alti di almeno una ventina di centimetri mentre la loro corporatura è notevolmente più massiccia e la vista risulta meno sviluppata. Nonostante ciò sono ancora crudeli individui dediti alle arti oscure. Abili spadaccini e profondi conoscitori di veleni. Un Elfo Oscuro è infatti capace di creare una miscela mortale anche in una cella vuota.
CAPITOLO 24°
Gli Elfi SilvaniCome gli elfi alti, anche gli Elfi Silvani, abitavano in origine il regno di Gestigia distinguendosi però dai loro “fratelli” per il particolare stile di vita che erano soliti condurre. Le foreste erano le loro dimore; questi Elfi vivevano infatti a così stretto contatto con la natura da costruire le loro armoniose abitazioni direttamente sospese, tramite complicati sistemi di funi e corde, sui rami e tronchi degli alberi più alti. Ben presto, con l’arrivo dei primi elfi sulle Blood lands, questa filosofia di vita si è trasmessa anche su queste terre ed oggi, gli Elfi Silvani sono per eccellenza gli abitanti delle foreste incontaminate.
Dal punto di vista fisico questa stirpe di elfi non mostra alcuna particolare differenza nei confronti dei loro fratelli “alti”. Si ribellarono a Destino perché non gli concesse il completo dominio delle foreste. Ora passano il tempo a sfruttare le loro fantastiche abilità con l’arco servendo Darkness e il suo esercito.
CAPITOLO 25°
I SucchiamenteLe terre delle Bloodlands sono da sempre state teatro di racconti e leggende: quelle legate ai Succhiamente ne sono un chiaro esempio. Non è ben chiaro se questa stirpe di oscure creature esista tutt’ora oppure non sia mai veramente esistita. Poiché nessun avvistamento di Succhiamente viventi è mai stato accertato, è opinione comune che essi siano il risultato della fantasia di qualche bardo che, al culmine di qualche suo racconto, si sia dilettato nel descrivere un incontro con queste terribili creature. Secondo i racconti fino ad oggi pervenuti, i Succhiamente sono in tutto e per tutto identici a dei semplici Umani. L’unica caratteristica che li distingue da quest’ultimi sono gli occhi: si racconta infatti che la conformazione e il posizionamento nonché il colore dell’iride, ricordino molto quelli dei rettili. Il fatto che i Succhiamente siano anche chiamati “divoratori di cervelli” non è un caso: secondo coloro che affermano di aver assistito al pasto di una di queste creature, essi si nutrono esattamente del cervello delle proprie vittime. Attraverso dei tentacoli che estroflettono dalla bocca, i Mind Flyer sarebbero infatti in grado di raggiungere le cortecce cerebrali della povera vittima tramite gli orifizi disponibili (occhi, orecchie…) e una volta qui, per mezzo di un vero e proprio risucchiamento, riuscirebbero ad appropriarsi del nutrimento di cui necessitano. Ipotizzando che i Succhiamente esistano realmente, è naturale immaginare che la loro condizione di “predatori” li renda particolarmente circospetti e desiderosi di mantenere ad ogni costo segrete le loro, per così dire, attitudini alimentari. In base a caratteristiche proprie della loro razza, sarebbero inoltre dotati di capacità psichiche particolari, ben al di là delle possibilità umane: non è improbabile che essi si servano proprio di queste loro abilità per sopravvivere in un mondo che non potrebbe tollerare la loro inquietante presenza. A differenza di quanto accade con i Vampiri infatti, la vittima di un Succhiamnete, non può sperare in una buona sorte: l’unica conseguenza delle “attenzioni” di una creatura di questo tipo, non può che essere la morte del povero malcapitato! Sono tuttavia leggende anche se molti cantastorie narrano di un villaggio sperduto tra i monti, un solo popolo di Succhiamente sembra esistere al mondo visto che tutti i bardi raccontano del medesimo luogo.
Ed ora eccovi il nuovo capitolo fresco di giornata Buona Lettura^^
GORGOROTH L’INFERNO SULLA TERRA
“Allora...abbiamo un piano?” chiese Kimpus all’amico
“Piano? Quando mai abbiamo avuto un piano io e te?” chiese sbigottito l’Elfo.
“Giusto..."commentò l’altro
Se Alcatraz era la più famosa e impenetrabile prigione del mondo umano, Gorgoroth era un luogo di morte e sofferenza. In quel luogo Darkness rinchiudeva tutti coloro che non gli andavano a genio. Si diceva che Destino stesso ci aveva passato qualche anno, ma pochi ci credevano. Nessuno era mai uscito vivo da quel posto. Il signore delle Tenebre ci custodiva i suoi più oscuri segreti. Entrarvi era impossibile grazie alla sua forma. Somigliava ad una torre enorme. Completamente fatta in diamante nero, un materiale a prova di ogni attacco. Lo spesso portone in legno era presidiato costantemente da circa dieci guardie, di cui solo cinque si davano il cambio. Per quel luogo erano stati scelti i migliori soldati disponibili tra le fila di Darkness. Tutti vigili, tutti perfetti, nessun errore era permesso a quei soldati. La struttura non aveva finestre per molti piani. Una sola in cima al grande torrione che si stagliava al centro di essa, probabilmente sede del capo di quel posto. Soldati con arco erano posizionati in punti strategici.
“Allora...come entriamo?”
“Entrare? Io avevo intenzione di costringere loro ad uscire...” rispose il principe degli Elfi
“Non sono sicuro della riuscita di questa idea...insomma sappiamo quante guardie ci sono fuori ma dentro niente...inoltre guarda come siamo conciati...vestiti leggeri per non fare rumore e niente armature se anche una sola di quelle frecce ci sfiora combatteremo la guerra all’altro mondo.”
“Vero quindi cosa hai intenzione di fare?” domandò l’amico
“Ti ricordi cosa ci hanno insegnato all’accademia?” chiese sorridendo l’amico
“Se hai troppi nemici contro cerca rinforzi?” domandò l’altro stranito
“Se hai davanti troppi nemici, ma hai dalla tua parte l’ombra niente è impossibile, prendi questo” Kimpus lanciò uno dei suoi sai all’amico poi disse “ci sono dieci soldati davanti a quel portone, più altri quattordici alla base della torre...vediamo chi ne riesce a uccidere di più?”
“Sai che perderai vero?” domandò l’altro sogghignando
“Cosa te lo fa credere?” chiese di rimando Kimpus
“Il fatto che hai sempre perso contro di me...in tutto.”
“Io mi ricordo il contrario...”
“Vedremo Kimpus...vedremo...l’importante e che riesci a starmi dietro...poi ricorda...se perdi non piangere”
I due partirono di soppiatto, Flint era visibilmente più veloce ma Kimpus aveva l’esperienza con i suoi sai. L’Elfo con una piccola corsa e un salto laterale cominciò a correre sul muro. Quando si staccò conficco rapido il sai nella schiena di una delle guardie. Estraendolo veloce lo fece volare sulla fronte di un altro, con un rapido scatto corse verso l’uomo che stava cadendo. L’alabarda di uno degli Elfi Oscuri puntò diritta alla sua tempia, scartò di lato e con un calcio ben assestato allo stomaco fece lasciare l’arma all’uomo lo tramortì con un potente mal rovescio al volto. Una volta estratto il sai dalla testa del morto lo scagliò contro l’ultimo degli Elfi ancora in piedi. Il primo round era stato vinto da Kimpus.
Il ninja era stato più rapido, nonostante non avesse la stessa esperienza dell’Elfo nella corsa era stato più bravo. Vedendo il suo scatto iniziale aveva subito intuito le intenzioni dell’amico. Lanciò rapido il sai verso l’uomo davanti a lui, prendendolo in mezzo agli occhi. I tre uomini accanto al malcapitato cominciarono a guardarsi intorno per capire da dove fosse arrivata l’arma. Flint era già a due morti. Kimpus uscì rapido dall’ombra, si era nascosto dietro una piccola roccia lontano dalla vista dei soldati, colpì i primi due al volto con un calcio in spaccata. Mentre il terzo stava per colpirlo si aiutò con il piede alzando la spada di uno dei soldati caduti accanto a lui e la infilzò senza troppi preamboli. Flint stava combattendo con il terzo soldato. Estrasse il sai e velocemente trafisse altri due uomini che gli stavano venendo incontro.
Non scambiò nemmeno una parola con l’Elfo, cominciò a saltare sul muro di appiglio in appiglio, di feritoia in feritoia per arrivare primo.
Flint si mise al suo inseguimento, la sua agilità di Elfo lo aiutava anche a scalare torri come quelle.
Kimpus fu il primo ad arrivare alla base, si issò con facilità sulle mani saltando all'interno del piazzale. Girò rapido il collo ad una guardia che li voltava le spalle. Lanciò il sai verso un altra, facendola cadere al suolo priva di vita, mentre correva per riprendere il pugnale, una freccia sibilò verso di lui. Scivolò sulle ginocchia passando sotto la punta avvelenata.
Scartò di lato evitando l'altra freccia che gli era stata scagliata contro. Con un calcio rotante in basso fece cadere una guardia che sistemò facilmente con una gomitata nello stomaco. Raccolse il suo sai e cominciò a correre, davanti a lui c'era altre due guardie ben armate e l'arciere che aveva appena incoccato la sua ultima freccia. Lanciò il sai alla guardia di fronte a se. Stese con un calcio in aria la seconda, procurandosi solo una lieve ferita al costato. Estrasse il sai dalla testa dell'uomo steso a terra e si fermò un secondo a prendere fiato. Erano lui contro l'arciere. Cominciò a correre, l'altro scagliò la sua ultima freccia, precisa. Kimpus di sua volta lanciò il sai che tagliò la freccia in due, ma proprio mentre stava pero colpire il bersaglio il sai di Flint lo prese in pieno facendo cadere il suo con un lieve tintinnio.
Kimpus non aveva visto Flint, come non aveva visto quante persone il suo amico Elfo avesse ucciso.
“Ehi Elfo! Quello era mio!” urlò puntando il dito verso l'amico
“Ah si? Non credo ci fossero regole al riguardo...la prossima volta cerca di essere più veloce...” sogghigno adirando ancora di più il giovane ninja “bene...credo che il capitano di questo posto si trovi in cima a questa torre. La luce è accesa perciò credo che al momento sia in casa...”
“Che vuoi fare bussargli gentilmente e domandarli cosa nasconde questo posto?”
“Una specie...” rispose l'Elfo fissando la torre
“E se non vuole collaborare?”
“Lo costringiamo...semplice no?”
“Ora ti riconosco mio caro Leonardo!” Lion era andato a farsi un giro intorno alla fortezza. Non era tipo da rimanere chiuso per tanto tempo.
“Mi sento di nuovo me stesso...ma ti prego chiamami Shadow” rispose l'altro sorridendo
“Dimenticavo che era questo il tuo vero nome. Ma dimmi ora cosa farai? Insomma...la tua parte di Vampiro è qui...non ti unisci anche con lui?”
“Fey intendi? Oh no no...non voglio tornare ad essere un abominio braccato da due razze...non sono forte come mio fratello. Lascerò che sia Fey a preoccuparsi di Sark. Io sarò un normalissimo Licantropo...e come tale dovrò stare attento all'argento” sorrise tornando verso la struttura fortificata.
“Capisco…guarda tuo fratello sta arrivando. Forse con quell’esercito di morti possiamo veramente fare qualcosa…”
“Dunque questa è la porta ma perché non c’è di guardia nessuno?” Flint era dubbioso, per tutto il tragitto non avevano incontrato nemmeno una guardia, possibile che fossero solo fuori?
“Meglio no? Meno lavoro per noi…” sussurrò Kimpus per non farsi sentire.
“Stiamo parlando di Darkness Ninja! Non lascia mai nulla al caso, se quello che cerchiamo è veramente in questo posto allora è protetto con qualcosa di veramente strano.”
“Tsk non sono le creature di Darkness a spaventarmi.” Kimpus spalancò la porta. Dentro era tutto normale. Una stanza di medie dimensioni. Con le pareti marrone chiaro. Illuminata da un lampadario appeso al soffitto. C’era un tavolino in metallo a centro stanza. Nemmeno una sedia solo uno strano armadio in pietra nera che stonava con quel posto pittoresco. Gli odori si confondevano in quella stanza, il delicato odore di rose confuso con il puzzo di sudore.
“Non c’è nulla qui…” sussurrò Kimpus.
“Non può essere…allora che diamine di posto è questo?!” esclamò Flint entrando nella stanza
“Una prigione…una prigione per Draghi.” Disse una voce dietro di loro. I due si voltarono di scatto. Dinanzi a loro c’era un uomo. I capelli castani legati in una coda che scendeva sulle spalle. Il petto nudo era completamente tatuato. Dei tribali gli percorrevano le braccia, il petto fino a sotto gli occhi. Aveva i lineamenti spigolosi. Gli occhi arancio fissavano i due ragazzi. Portava un paio di braghe leggere di colore nero. La sua muscolatura, non adatta alla battaglia parlava da se. Mago.
“Chi diavolo sei?” chiese Flint
“Il mio nome Tash. Sono l’uomo a capo di questa prigione. Vedete giovani…alcuni Draghi vagano ancora per il mondo e sua altezza Darkness li fa catturare e portare qui. In questo posto ricevono un trattamento speciale in vista della battaglia.”
“E a quante unità ammonta il vostro esercito di Draghi?” domandò Kimpus.
“Circa tre o quattro Draghi più Mastar. Purtroppo la maggior parte di quelle creature squamose si è estinta. Comunque…dubito che vivrete abbastanza…dovete sapere che qui a Gorgoroth abbiamo una regola…chiunque mette piede nell’Inferno…o esce con noi o non esce. Io sono Tash il più grande mago al servizio di Darkness. E voi…siete carne morta…” allargo le braccio con i palmi rivolti verso l’alto. Unì le mani davanti al suo petto, i palmi l’uno contro l’altro e le dita sul dorso. Le allargò piano piano, le sue vene cominciavano a diventare bianche, una sfera si cominciò a formare tra le sue mani. Raggiunse presto le dimensioni di una palla da calcio, il mago la divise in due e la scaglio verso i due giovani di fronte a se. Un ruggito squarcio l’aria. Avevano catturato il Drago sbagliato.
Arkhania aprì i suoi occhi. Era sdraiata sul suo letto, in quella casetta dall’odore nauseabondo. Le soffici coperte che la coprivano era state lavate da poco, profumavano ancora di pulito. Non si sentiva vestiti addosso, probabilmente era nuda. Al tempo stesso si sentiva coma nuova. Qualcuno le aveva fatto un bagno mentre era svenuta. Ricordava ancora il giorno in cui aveva rinunciato alla sua immortalità da Elfa. Come se il tutto fosse accaduto poche ore prima.
“Sei sicura di quello che vuoi fare sorella mia? Sai che non potrai più tornare indietro”
“Si può tornare indietro fratello. Solo è molto difficile, ma io sono la Strega più forte in questa città e senza di lui non posso vivere…mi dispiace”
“Potrebbe sempre tornare…non devi andare in esilio per colpa sua”
“Lui verrà a cercarmi, questo lo so. E quando succederà avrò la mia vendetta.”
“Ragioni come un Elfo Oscuro e ciò non va bene”
“Addio fratello. Presto sarai re. Non dimenticare mai di tua sorella ma ti prego tieni nascosto il mio segreto. Nessuno deve venire a sapere che la sorella del futuro re di Valexenia ha rinunciato all’immortalità”
“A presto Arkhadia”
“Addio…Destino”
Sorrise. Era incredibile quanto tempo fosse passato. Gli mancava suo fratello, ma non tanto quanto gli mancava Sark. Si accorse solo in quel momento della ragazzo sulla soglia della porta. Si voltò verso di lei.
“Dove siamo?” aveva subito capito che non era la sua casa, c’era una stanza in più e inoltre era troppo pulita.
“In un piccolo casolare vicino a dove stavi prima. Sark è andato a cacciare e mi ha chiesto di prendermi cura di te. È rimasto molto sconvolto dalla tua trasformazione. Ti ama ancora molto sai?”
“Se mi amava non doveva abbandonarmi!” Arkhania sentì le lacrime salate ma le represse
“Sark ha fatto molti sbagli in passato…ma sono sicura che è tornato per rimediare. Lui ti amava e ti ama ancora.”
“Ripetimi chi sei” disse la ragazza sorridendo
“Luna…solo una ragazza venuta qui per caso”
“Luna? Per gli Dei come sei cresciuta…l’ultima immagine che ho visto di te ti ritraeva in braccio a tua madre sai?”
“Tu hai conosciuto mia madre?”
“Perché tu no?” chiese Arkhania alzandosi a sedere. La coperta scese dal suo corpo mostrando la sua nudità sotto. Prese alcuni indumenti poggiati su una sedia e si vestì. Si aggiustò per pochi minuti i lunghi capelli biondi allo specchio e poi si rivolse a Luna.
“Non sai da dove vieni?” chiese. I suoi occhi verde magnetico fissavano quelli d’ambra di Luna.
“No…”
“Nessuno ti ha mai detto nulla? Ragazza mia…è tempo che tu sappia la verità. Tu sei un Elfo. Ma non un Elfo qualunque, certo sei la prescelta ma non è questo il punto, tu sei la figlia di Destino in persona. Il re di Valexenia è il tuo vero padre”
Luna si coprì la bocca con le mani.
“Questo fa di me la sorella di…”
“Di Flint mia cara ragazza.”
“Vedo che state facendo conoscenza” la voce di Sark irruppe nei loro discorsi. Il giovane era sulla porta, due furetti in mano. Non fece nemmeno in tempo a posare i frutti della sua caccia che Arkhania gli si gettò tra le braccia. Piangeva a dirotto scusandosi con il ragazzo.
“Non fa nulla Arkhania…è stata colpa mia. Io ti amavo e non avrei mai dovuto farti questo.”
I suoi occhi rosso fiamma si aprirono. Era tutto scuro intorno a se. Sentiva il respiro affannato dei suoi simili, circa tre. Anche loro catturati da quelle reti.
“L’ultimo che abbiamo preso è bello grosso eh?” domandò una voce di Elfo Oscuro
“Già…anche se mi sembra di averlo già visto”
“Di sicuro ti sbagli in fondo sembrano tutti uguali”
“Bene chi dobbiamo portare per primo? Darkness li vuole presto nel suo esercito.”
“L’ultimo preso forza aiutami a stordirlo di nuovo”
Non lo avrebbe mai permesso. La luce si accese nella sua cella. Lui si sollevo. Era il più grande della sue specie, il più forte. Solo allora quando spalancò le sue enormi fauci e ruggì tutti si resero conto di aver fatto il peggior affronto della storia. Avevano catturato il Drago sbagliato. Si erano permessi di catturare Katastros, il gemello del Fato.