Detective Conan Forum

Fuoco di morte e acqua di vita, Shinichi e Ran in panni diversi dal solito

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view post Posted on 6/6/2012, 13:54     +4   +1   -1
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Black Lady

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Eccomi qua miei cari lettori con una nuova Fan Fiction che spero attirerà ancora più gente...

Inizio col fare una premessa. Chi ama i personaggi di Detective Conan così come sono, e non vorrebbe vederli sotto nessun altro aspetto, può anche chiudere. Perché sebbene ci siano i vostri personaggi preferiti, in cui ho cercato di mantenere ovviamente lo stesso carattere, li vedremo in avventure completamente diverse dalle tipiche scene in stile Gosho. Niente gialli, niente misteri, solo una storia molto particolare che spero vi piacerà.

Seconda premessa che vi spiega come sarà strutturata la mia nuova Fan Fiction.
E' una storia in stile Fantasy, che è forse il genere in cui sono più portata.
Ogni capitolo sarà accompagnato da una canzone che lo rappresenta. Io metterò il link diretto di You Tube della canzone, all'inizio di ogni capitolo, prima del titolo del capitolo.
Ovviamente voi potrete decidere di ascoltarla prima, dopo o durante la lettura. Oppure di non ascoltarla proprio, e leggervi solo la traduzione, che trovate tranquillamente su internet, se è in inglese. O ancora potete non fare nessuna delle due cose.

Bene, dopo queste poche premesse penso che posso lasciarvi al primo capitolo.
Buona Lettura ^_^

Fuoco di morte e acqua di vita



Capitolo 1
Bleed It Out
Benvenuti all'Inferno



Il ragazzo aprì gli occhi.
Erano due sfavillanti occhi azzurri, che sembravano potessero rappresentare l'intero oceano. Quell'oceano che il ragazzo non era mai riuscito a vedere.
Si alzò di malavoglia dal letto. Anche quella mattina sarebbe dovuto andare a lavorare. Come d'altronde ogni mattina.
Odiava il suo lavoro. Odiava il piccolo paese in cui viveva. Odiava la gente che vi abitava.
Non poteva più sopportare quella vita.
Sarebbe volentieri scappato via da lì.
Ma con quali soldi? Non avrebbe potuto permettersi un viaggio del genere neanche se avesse lavorato per un altro anno intero.
Chissà cosa c'era oltre quel maledetto muro di cinta che circondava il paese. Probabilmente non l'avrebbe scoperto mai.
Ogni tanto al tramonto, quando finiva il suo turno e non doveva rimanere fino a tardi a lavoro, si arrampicava sul piccolo tetto della sua casa diroccata e guardava verso l'orizzonte. La casa era così bassa che riusciva a vedere solo le vette delle montagne che sovrastavano il muro di cinta.
Il ragazzo indossò le brache lerce e la casacca, arrotolando le maniche. Dopodiché uscì di casa e si diresse al pozzo per darsi una lavata.
Si sciacquò il viso con l'acqua fresca e subito si sentì meglio.
Arrivò a lavoro in perfetto orario, come al solito.
La guardiola era già lì a dividere i gruppi di quel giorno e quando lo chiamò, lui si avvicinò con passo lento.
"Oggi con Shinichi ci saranno Trevor e il nuovo arrivato" disse con tono autoritario la guardiola, spingendo il nuovo arrivato verso il ragazzo.
Il giovane lo guardò con arroganza. Probabilmente aveva la sua età. I suoi vestiti erano ancora lindi e sul suo viso pulito dalla pelle scura si notava perfettamente una nota di amareggiamento.
Dopo poco li raggiunse anche un uomo nerboruto sulla cinquantina. La barba grigia corta e incolta e i capelli crespi. Gli occhi dell'uomo erano spenti, come quelli della maggior parte delle persone lì dentro.
La guardiola diede loro sacche e picconi e li spedì nella loro postazione.
Prima di partire il ragazzo si rivolse al nuovo arrivato.
"Da dove vieni?" chiese con tono freddo.
"Dalla capitale..." rispose lui nervoso.
"E come ti chiami?" chiese ancora il ragazzo iniziando a camminare.
"Heiji" rispose lui.
"Benvenuto all'Inferno Heiji!"

Erano ormai quattro ore che i tre picconavano la dura pietra.
Il ragazzo stufo si sedette a terra appoggiandosi sul suo piccone e chiudendo i suoi occhi, che in quella galleria scura, illuminata solo dalle lampade a olio ogni due piedi, sembravano risplendere di una luce misteriosa.
A quel punto il nuovo con sussurro si rivolse all'uomo.
"Ma ci si può riposare?" chiese speranzoso asciugandosi il sudore dalla fronte con la mano.
"No ragazzo mio. Quello è un pazzo. Cerca sempre casini. Un consiglio che ti posso dare è di stargli alla larga il più possibile."
Il ragazzo rivolse di nuovo i suoi occhi occhi verdi all'altro seduto tranquillo. Ad un tratto sentì dei passi.
Una guardia si stava avvicinando, così si rimise a picconare con foga. Pensò che il ragazzo di fianco a lui avrebbe fatto lo stesso appena sentiti rimbombare i passi nella galleria. Ma quello non si mosse, neanche si degnò di aprire gli occhi.
"Che succede qui? Perché siete solo in due? - chiese la guardia, poi si accorse del terzo, seduto tranquillamente per terra - Ehi tu, non sei pagato per poltrire" dopodiché alzò la mano con la frusta e la fece schioccare verso il ragazzo seduto.
Il nuovo arrivato chiuse gli occhi, ma oltre a non sentire il tipico schiocco di quando la frusta lacerava la carne, non sentì neanche nessun urlo di dolore. Riaprì gli occhi e la scena lo stupì.
Il ragazzo aveva il braccio alzato sul volto, la mano teneva stretta l'estremità della frusta che si era attorcigliata un po' sul polso. Il ragazzo aveva ancora gli occhi chiusi e li aprì poco dopo di scatto.
Non sapeva se era per via delle lanterne che gettavano strani riflessi, o perché era stato suggestionato dalla scena che si era creata, ma per un'attimo sullo sguardo pieno di odio del ragazzo notò una fiamma di sfida.
La guardia tirò forte la frusta, che sfregando sul polso del ragazzo glielo fece sanguinare, finché tutta la corda non fu ritirata. Dopodiché prese il ragazzo per la casacca e strattonandolo lo sollevò, rimettendolo in piedi.
"Per questa volta te la faccio passare…" la guardia non riuscì a finire la frase, perché il ragazzo con lo stesso sguardo di sfida gli sputò in faccia.
A quel punto la guardia lo prese per il colletto della casacca e lo attaccò al muro ruvido della galleria.
"Non osare mai più! O non ti ritroverai più le gambe." lo minacciò la guardia.
Il nuovo continuava a picconare nervosamente, guardando con la coda dell'occhio la scena.
"E cosa cambia? Mi fareste lavorare come un mulo anche senza le gambe!" rispose a tono il ragazzo.
Lo schiaffo della guardia arrivò forte e il suono rimbombò per tutta la galleria. La guancia del ragazzo diventò subito rossa, ma lui non sembrava voler abbassare quello sguardo d'odio.
"Mi sa che sta sera ti farai un giro ai piani alti ragazzo." concluse poi la guardia lasciandolo di nuovo andare.
Dopodiché si allontanò, per controllare un'altra zona.
"Cosa sono i piani alti?" chiese ancora una volta il nuovo con un sussurro, mentre tutti e tre ricominciavano a picconare.
"E' dove risiede il proprietario della miniera. Ci mandano solo chi non fa il proprio dovere. Il proprietario infligge pesantissime punizioni a chi viene spedito lassù dalle guardie. Non ti consiglio di rimanere qui, dopo l'ora di chiusura, una volta mi è capitato di stare un po' più del previsto. Ho ancora nella testa le urla di quei poveracci che venivano torturati."
Il ragazzo dalla pelle scura, guardò preoccupato il coetaneo di fianco a lui che sembrava alquanto tranquillo.
"Non ti preoccupare per lui. - s'intromise l'uomo - Te l'ho detto, se le cerca sempre. Non è la prima e non sarà l'ultima volta che finisce là. Inoltre lui non ha mai lanciato un urlo. Mai. Non lo so se lo fa per orgoglio o per stoltezza, ma fidati non l'ha mai fatto"

Di nuovo davanti a quella porta in legno. Ormai la conosceva a memoria. Ogni singola venatura, ogni singola scheggia, ogni singola parte arrugginita del pomello in ottone.
Stava aspettando. Come al solito. Le mani erano legate dietro la schiena da una corda che gli stringeva i polsi, ferendoli.
La porta si aprì e il ragazzo venne spinto dentro dalla guardia. Lui si mise al centro della stanza, anche quella ormai molto conosciuta.
Era una stanza alquanto squallida e vecchia. Le pareti erano in legno, come il pavimento scricchiolante, ed erano tappezzate di arazzi sbiaditi raffiguranti maestosi cavalieri che combattevano, e stupende fanciulle che pregavano al chiaro di luna. Dietro a una scrivania in mogano il proprietario lo guardava di sottecchi, studiando ogni suo minimo movimento.
"Allora Shinichi. A quanto pare a te le frustate non bastano mai" disse con tono tranquillo, come se stesse parlando a un cane che non capiva bene quello che diceva.
Il ragazzo non rispose. Rimase zitto. Immobile. I suoi occhi azzurri e freddi che guardavano il proprietario, senza trasmettere timore, odio o qualsiasi altra emozione.
L'uomo sospirò.
"Legatelo alla colonna, penso che venti possano bastare" concluse, dopodiché si chinò di nuovo sui suoi fogli sparpagliati sulla scrivania.
Le due guardie lo legarono alla colonna. Anche quella la conosceva più che bene. La sua fidata amica. Quando sentiva troppo dolore stringeva forte la pietra per non urlare e non dare la soddisfazione di aver vinto a quei bastardi.
Una guardia si allontanò un po' e tirò fuori la maledetta arma.
Il ragazzo si preparò. La prima era sempre la peggiore. Partì lo schiocco e poco dopo il lancinante dolore alla schiena. La corda si ritirò e poco dopo tornò all'attacco, lacerando nuovamente casacca e carne.

Era appena tornato a casa. Barcollava. Appena entrato si sedette sul letto senza più forze. Non aveva neanche voglia di mangiare quel pezzo di pane che si poteva permettere al giorno.
Si tolse la casacca. La stoffa si era attaccata alle ferite. Il dolore era insopportabile e dovette mordersi la lingua fino a farla sanguinare. Dopodiché si sdraiò esausto, mettendosi prono sul letto.
Si addormentò quasi subito per la stanchezza, col maledetto pensiero che l'indomani sarebbe ricominciato di nuovo tutto da capo.


Capitolo due
Capitolo tre
Capitolo quattro
Capitolo cinque
Capitolo sei
Capitolo sette
Capitolo otto
Capitolo nove
Capitolo dieci
Capitolo undici
Capitolo dodici
Capitolo tredici
Capitolo quattordici
Capitolo quindici
Capitolo sedici
Capitolo diciassette
Capitolo diciotto
Capitolo diciannove
Capitolo venti
Capitolo ventuno
Capitolo ventidue
Capitolo ventitrè
Capitolo ventiquattro
Capitolo venticinque
Capitolo ventisei
Capitolo ventisette
Capitolo ventotto
Capitolo ventinove
Capitolo tenta
Capitolo trentuno
Capitolo trentadue
Capitolo trentatrè
Capitolo trentaquattro
Capitolo trentacinque
Capitolo trentasei
Capitolo trentasette
Capitolo trentotto

Edited by ShihoKudo - 23/3/2013, 18:48
 
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view post Posted on 6/6/2012, 14:18     +1   -1
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Bene, bene!!! :D Nuova FF e nuova storia, tutto particolare, da parte della mia grandissima Collega! *.*

Si vede che il genere Fantasy è quello che ti viene meglio! *O* Questa nuova FF è spettacolare, vermanete! :D Hai fatto anche delle ottime descrizioni, molto più approfondite e anche se i dialoghi, in questo primo capitolo, sono il meno, be', rimangono ugualmente fantastici! :D
E' bello poter leggere una storia fantasy su DC! *-*

Mi raccomando, aggiorna presto! :D
Voglio il seguitooooo!!! ;D

Grandissimi Complimenti Collega! E' fantastica, davvero! :clap: :clap: :clap:
 
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view post Posted on 6/6/2012, 14:31     +1   -1
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Ci sono anche io!

Mi piace l'idea di un fantasy con i personaggi di DC :) :)

Mi è piaciuto molto questo primo capitolo^^
Certo che questi carcerieri sono proprio terribili e il capo della miniera davvero tremendo :angry:
Povero Shin :(

Bravissima Kiaretta, complimenti!!! :clap: :clap:
 
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view post Posted on 6/6/2012, 14:50     +1   -1
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Grazie mille ragazzi...
Speravo vi sarebbe piaciuta, questa nuova particolare FF...

Ovviamente ringrazio il mio collega, per i complimenti critici... Sì, il fantasy è proprio il mio genere. E' vero, i dialoghi in questo capitolo, sono pochi, ma non sarà sempre così.

Per quanto riguarda Simona. Grazie mille dei complimenti. Non posso anticipare niente, ma condivido con te che la vita di questo particolare Shinichi è proprio una vita orribile. E quelli, non sono veri e propri carcerieri, insomma lui e tutti gli altri minatori, lavorano, con una paga minima, ma lavorano.
 
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view post Posted on 6/6/2012, 18:16     +1   -1
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Saluta un nuovo lettore, Kiaretta! Non appena ho letto la parola "guardia" e Fantasy, ho fatto subito il collegamento con Skyrim e non ho resistito :asd:... ho dovuto leggere subito tutto il capitolo! Sono rimasto davvero stupito dall'accostamento di generi così differenti, mi hai davvero colpito!
Le descrizioni impreziosiscono l'apparato ben costruito della "condizione quotidiana" in cui sembra versare il nostro eroe, generando una meravigliosa sensazione di straniamento... in sostanza, il controllo delle scene è ECCELSO.
Continua così, aspetto la continuazione :).
 
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view post Posted on 6/6/2012, 19:18     +1   -1
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CITAZIONE
Saluta un nuovo lettore, Kiaretta!

:welcome: Ciao, e benvenuto XD

Beh grazie mille dei complimenti...sinceramente tutte le descrizione fatte in modo dettagliato avevano proprio quell'obbiettivo ^^
Inoltre credo di aver trovato un'altro fan di Skyrim XD Mio fratello e il mio ragazzo vanno matti per quel gioco...
Sono contenta che ti piaccia^^
 
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view post Posted on 7/6/2012, 09:43     +1   -1
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Black Lady

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Ieri sera ho finalmente finito di scrivere il secondo capitolo di questa FF molto particolare.
Anche oggi la canzone di accompagnamento sarà in inglese. In realtà le cercherò sempre in inglese perché rappresentano meglio i concetti.
Ringrazio per tutti i bei commenti che mi avete lasciato e vi invito a leggere questo nuovo capitolo.
Buona Lettura ^_^


CAPITOLO 2
We weren't born to follow
Corpo schiavo e anima libera



Era al pozzo a lavarsi la faccia come ogni mattina. Le ferite della sera prima si facevano sentire sotto la casacca di riserva. Ormai era quasi abituato a quel dolore mattutino, ma questa volta sembravano bruciargli più del solito. Non ne aveva mai ricevute venti di seguito.
Prese il secchio ancora pieno di acqua fresca e vi tuffò la testa. La sollevò dopo poco e incrociò il suo sguardo.
"Tu sei Shinichi vero? Quello che ha lavorato con me ieri."
Era il ragazzo della capitale. Quello con la pelle scura. Aveva un'altro paio di brache e una casacca nuova rispetto al giorno prima. Perfettamente puliti.
Non rispose. Rimase a fissarlo, mentre piccole gocce d'acqua scendevano dai capelli castani, bagnati, per poi rotolare giù, solcando il viso e finendo sul terreno, lasciando così piccole chiazze perfettamente rotonde.
Anche il ragazzo dalla pelle scura si lavò la faccia. E mentre tirava su il secondo secchio.
"A proposito come stai? - chiese - Sì insomma ti hanno punito?" continuò spiegandosi meglio e cercando di essere il più delicato possibile.
"Ho ben venti ferite da frusta, se era questo che volevi sapere"
Il ragazzo sgranò i suoi occhi verdi.
"Ve-venti?" balbettò, ma l'altro ragazzo sembrava non curarsene.
Il ragazzo finì di lavarsi ed entrambi si diressero verso la miniera, pronti per un'altra estenuante giornata di lavoro.
"Perciò vieni dalla capitale" disse Shinichi, appena lasciato il pozzo.
"Sì. Ero in una famiglia benestante. Certo non navigavamo nell'oro, ma riuscivamo a cavarcela senza troppi problemi. Poi però mio padre è partito per lavoro, proprio due mesi fa. E' stato convocato per la guerra. E mia madre non è riuscita a gestire tutto, così siamo andati sul lastrico. Per questo sono venuto a lavorare qui."
"Frena, frena. - rise il ragazzo fermandosi un attimo - Hai detto guerra?" chiese sbalordito.
"Sì, la guerra che c'è contro le altre terre. Scusa ma, non sai niente?" chiese il ragazzo dalla pelle scura quando ricominciarono a camminare.
"Niente. Io non so niente di ciò che c'è o succede là fuori. Sono nato qui, e ho il terrore che creperò qui."
"Odi proprio questo posto, vero?" chiese il ragazzo dalla pelle scura, notando quegli occhi azzurri stracolmi di rancore.
"Non ne hai idea" disse lui quando arrivarono alla miniera.
La guardiola li smistò di nuovo. Questa volta furono divisi.
Il ragazzo stava già per avvicinarsi alla guardia che l'aveva chiamato, ma l'altro lo fermò tenendolo per la casacca.
"Vedi di non sgarrare anche oggi. Ti aspetto a fine giornata." gli disse con un sorriso, dopodiché lo lasciò andare.

La schiena sembrava gli stesse per andare a fuoco. Sentiva la pelle attorno alle ferite tirarsi ad ogni picconata. Non si era fermato neanche un momento questa volta. Come se il fatto di lavorare ininterrottamente, potesse farlo sfogare.
A metà giornata passò una guardia che gli intimò di andare più veloce. A quelle parole il ragazzo strinse convulsamente il suo piccone, sentendo le piccole schegge del manico di legno conficcarsi nella sua pelle. Per un attimo penso di cavare un'occhio alla guardia con la punta dell'attrezzo, ma si trattenne dal farlo e continuò a picconare la galleria.

La giornata passò molto più lentamente. Il ragazzo arrivò all'entrata con la schiena dolorante. Buttò il piccone nel mucchio vicino all'entrata e porse il sacco con la sua raccolta del giorno alla guardiola.
Quando uscì dalla miniera un fresco venticello gli accarezzò la pelle. Chiuse gli occhi. Voleva assaporarsi quella brezza che riusciva a scompigliarli i capelli e a rilassarlo come non mai. Quanto avrebbe voluto poter essere come il vento. Poter volare via, andare dove voleva, senza nessuno che lo potesse fermare.
Una voce lo distrasse da quei suoi dolci pensieri.
"Ehi Shinichi!"
Aprì i suo sfavillanti occhi azzurri, poi voltò lo sguardo verso il luogo da cui proveniva la voce.
Il ragazzo dalla pelle scura lo stava salutando. Lo raggiunse.
"Vedo che oggi non ti sei messo nei casini." sorrise il ragazzo.
"Per fortuna no, ma anche oggi c'è mancato poco." rispose lui.
Aveva sempre la voce fredda e distaccata. Come se per lui parlare fosse uno sforzo immenso.
"Sai so come ti senti" disse all'improvviso il ragazzo mentre camminavano per le vie del paese.
Lui scoppiò a ridere. Una risata roca che durò una ventina di secondi, quando la risata iniziò a sciamare.
"No, non lo sai mio caro Heiji, non puoi saperlo." disse, ancora divertito.
"E invece sì. Ci ho pensato oggi mentre lavoravo. Non vuoi essere sotto nessuno ed è normale per ognuno di noi. Ma delle volte bisogna accettare dei compromessi nella vita." rispose il ragazzo tutto d'un fiato.
"Lavorare lì non è un compromesso per me. Quello è uno sfruttamento. Tu hai mai visto di prima mattina chi c'è l'ha dentro? Prendi Trevor per esempio. E' da cinquant'anni che lavora là dentro. Ti sembra forse giusto? - la voce del ragazzo si stava alzando - Una volta sono stato a lavorare assieme a un bambino. Aveva sì e no dieci anni. Mi ha confessato che doveva lavorare per aiutare la sua famiglia nelle spese. Ora dimmi questi ti sembrano compromessi onesti?" concluse.
Gli occhi azzurri del coetaneo stavano trafiggendo i suoi. Aprì la bocca un paio di volte, per poi richiuderla. Alla terza volta ecco che le parole giuste riuscirono ad uscire.
"Forse hai ragione tu. Il problema di fondo è questa guerra. Ci sta lesionando dall'interno e i piccoli paesi sono i primi a subirne"
"Guerra… - pensò ad alta voce - Ma contro chi scusa?"
"Contro le altre terre" rispose il ragazzo dalla pelle scura.
"Altre terre?"
Questa volta fu l'altro a ridere.
"Mio caro Shinichi ho come l'impressione che ti dovrò raccontare molte cose."

I giorni sembravano passare più in fretta, con Heiji.
La mattina s'incontravano al pozzo e facevano la strada assieme.
Arrivati alle miniere aspettavano che venissero chiamati.
Se erano assieme chiacchieravano durate il lavoro, tra una picconata e l'altra, altrimenti s'incontravano all'uscita per poi fare la strada di ritorno insieme.
Shinichi si volle far raccontare tutta la storia delle quattro terre. Della guerra che incombeva su di esse da decenni. Della capitale, da cui veniva l'amico. Riempiva Heiji di domande.
Lui dal canto suo non sembrava per niente scocciato. Anzi dava l'impressione che per lui fosse una gran soddisfazione parlare di certe cose con qualcuno.

Passarono settimane. Le profonde ferite infertegli l'ultima volta che era finito dal proprietario si erano ormai cicatrizzate, sebbene ogni tanto la sera quando si toglieva la casacca ancora dolevano e formicolavano fastidiosamente.
Una sera, stavano facendo la solita strada quando.
"Hai voglia di venire a casa mia? Voglio mostrarti una cosa." propose il ragazzo rivolgendosi al nuovo amico.
Lui acconsentì.
Poco dopo erano sul tetto della sua casetta a vedere il tramonto.
Il sole del crepuscolo tingeva di fuoco i loro volti e giocava di riflessi coi loro occhi. Mentre la brezza li accarezzava e scompigliava i capelli a entrambi.
"Da che parte è la Capitale?" chiese curioso.
Il ragazzo puntò il dito verso i monti.
"Si trova ai piedi del vulcano Miris. Oltre la catena montuosa c'è la Terra dei Mari."
Ci furono vari minuti di silenzio. In cui entrambi i ragazzi si godettero il vento leggero sul calar del sole.
"Non sono nato per stare a marcire in quelle grotte. Voglio vedere il mondo." disse il ragazzo, mentre i suoi occhi azzurri guardavano l'orizzonte.
"E ci riuscirai amico mio." rispose l'altro dandogli una pacca sulla spalla.
 
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view post Posted on 7/6/2012, 12:08     +1   -1
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Super detective

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Davvero splendido anche questo secondo capitolo!
Sia le descrizioni sia i dialoghi sono davvero perfetti *-*
Mi piace molto il rapporto di amicizia che sta nascendo tra Shinichi ed Heiji.
La parte finale con loro che guardano il tramonto è davvero perfetta xD

Bravissima Kiaretta, mi piace moltissimo questa tua nuova FF!!
 
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view post Posted on 7/6/2012, 13:57     +1   -1
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Mente Enigmistica

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Be', sì, come detto nel primo commento il fantasy è proprio il tuo genere e si nota anche parecchio rispetto alle altre FF che per quanto stupende questa le batte tutte! E' un ottimo lavoro di descrizioni e dialoghi ben bilanciati tra di loro!

Bravissima Collega :D Spero che la continui presto perché il tuo modo di scrivere Fantasy mi attira tantissimo!! :clap: :clap:
 
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view post Posted on 7/6/2012, 14:48     +1   -1
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Grazie ragazzi^^
Sono contenta vi stia piacendo...
Cercherò di postare il continuo il prima possibile...
 
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view post Posted on 7/6/2012, 18:37     +1   -1
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- Scouting Legion -

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Holla ;P
ho letto tutti e due i capitoli! be, che dire, hai avuto una bellissima idea (sai che cel ho avuta anch io tempo fa? XD però prima finisco la mi ff) scrivi molto bene, mi piace molto il tuo stile ^^
spero tanto che Heiji e Shin riescano a scappare :unsure:
 
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view post Posted on 7/6/2012, 20:50     +1   -1
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Sicario dei MIB

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Intrigante, non c'è che dire. L'atmosfera Skyrimiana rende il tutto ancora più fantastico :D... mi complimento nuovamente con te. Aspetto il prosimo capitolo!
 
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view post Posted on 8/6/2012, 06:52     +1   -1
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Grazie mille anche a voi ragazzi...
Penso che oggi riuscirò a finire di scrivere il terzo capitolo, così che domani possa postarlo tranquillamente^^
 
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view post Posted on 9/6/2012, 08:17     +1   -1
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Eccomi di nuovo qui, cari i miei lettori.
Innanzi tutto volevo ringraziarvi per i commenti e dò anche il benvenuto a Aruka, che si è aggiunta a noi, in questa avventura particolare.
Infine volevo farvi notare, per chi non fosse andato a vedere, che ieri ho caricato tre disegni fatti da me nell'aerea fan art. Infatti io oltre a scrivere, mi diletto anche a disegnare e a montare video, che invece sono nell'area lavori amatoriali. Se vi è più comodo trovate i link diretti nella mia firma.
Dopo essermi fatta un po' di pubblicità ( :lollo: ) mi accingo a postarvi il prossimo capitolo.
Buona Lettura ^_^

CAPITOLO 3
In it for life
Via da qui!



Un'altra maledetta giornata di lavoro. I due ragazzi stavano aspettando di essere chiamati, per il solito smistamento dei gruppi.
"Shinichi, Heiji e Mistuhiko" urlò la guardiola.
I due ragazzi si avvicinarono e presero picconi e sacchi. Poco dopo li raggiunse un bambino.
Aveva non più di dieci anni. Il viso allungato era cosparso di lentiggini, mentre un ciuffo dei suoi capelli color sabbia gli cadeva sugli occhi scuri. Due piccoli occhi stanchi.
I tre si diressero nella loro postazione e iniziarono a lavorare.

Doveva essere passata più di metà giornata. Quelle gallerie non permettevano di vedere la luce del sole, per poter capire con precisione quanto tempo era passato.
Eppure a loro sembrava di lavorare da troppo.
Il bambino era stanco, sudato e man mano che passava il tempo diveniva sempre più pallido. Le sue picconate diventavano sempre più lievi e deboli. Poi a un tratto crollò.
Si accasciò al suolo come un pesante sacco di pietre. Non aveva perso i sensi, ma le gambe sembravano non poterlo più reggere.
I due andarono subito in suo soccorso. Si erano appena accovacciati vicino a lui, quando i passi di una guardia rimbombarono nel corridoio della galleria.
Heiji imprecò, nervoso, ma nessuno dei due si alzò dal corpicino stanco e ansimante del bambino.
"Ehi voi tre! - urlò la guardia appena li vide - Non è il momento di riposare!" concluse, ma nessuno sembrò degnarlo di uno sguardo.
Shinichi si tolse la casacca di dosso e cercò con quella di asciugare un minimo il sudore del bambino.
La guardia aveva già alzato la mano con cui la sua micidiale arma era pronta a saettare. Il colpo partì dopo poco.
Il ragazzo alzò la mano come l'ultima volta, mentre era ancora di spalle, e afferrò la corda nera e lucida.
Solo a quel punto si girò, il suo solito sguardo di odio. Con uno strattone, tirò la corda a sé e con essa la guardia.
I loro volti erano a pochi metri l'uno dall'altro.
"Ora ascoltami bene brutto figlio di…"
"Shinichi!" lo bloccò Heiji.
Solo in quel momento il ragazzo si ricordò di avere un bambino alle spalle. Sospirò, ma il suo sguardo non cambiò.
La guardia a pochi centimetri da lui era trafitta da quegli occhi azzurri, infuocati d'odio.
"Il bambino sta male. Perciò se non vuoi ritrovarti ritrovarti questa maledetta frusta intorno al collo nel tuo ultimo respiro, ti consiglio di lasciarci in pace, è chiaro?"
La guardia strattonò di nuovo la corda, ferendo il polso del ragazzo.
"Questa è una minaccia?" chiese alzandosi.
"No signore - cercò d'intervenire il ragazzo dalla pelle scura - era solo…"
"Taci tu"
La guardia, ormai furibonda calò il colpo verso il ragazzo della capitale che terrorizzato serrò gli occhi.
Sentì lo schiocco un gemito e alito caldo di qualcuno sul viso.
Aprì lentamente gli occhi. Shinichi era davanti a lui. Le mani poggiate al muro strette a pugno.
"Sei uno sciocco ragazzo. - sentenziò la guardia, caricando un altro colpo - Pensi forse di poter difendere il tuo amico in questo modo?"
Il colpo di frusta partì di nuovo e Shinichi si abbassò tirando con se anche l'amico.
Il ragazzo afferrò il piccone lì affianco e con un colpo secco del gomito colpì il ventre della guardia col manico, facendolo cadere a terra.
"Prendi il bambino!" urlò all'amico.
Poco dopo si ritrovarono a correre per le gallerie della miniera.
Le gambe dei due ragazzi erano doloranti. Sembrava che ad ogni passo delle lingue di fuoco iniziassero a lambirgli i polpacci. I muscoli tesi al massimo, sembrava volessero in qualche modo far sentire la loro protesta. Ma entrambi non smettevano di correre.
Il ragazzo dagli occhi azzurri si voltò a guardare indietro. Una decina di guardie li stavano seguendo. Questa volta avevano le spade sguainate.
Si chiese cosa poteva fare. Come poteva seminarli. Poi tutt'a un tratto, una delle lampade ad olio esplose, da sola.
La fiammata bloccò le guardie, che si dovettero per forza fermare davanti a quel muro di fuoco rosso che divampava.

Si ritrovarono finalmente fuori e Heiji li condusse a casa sua.
Era una casetta, poco più grande di quella dell'amico, ma molto meno sconquassata.
I tre si rifugiarono là dentro. Col fiato corto si accasciarono entrambi al suolo, mentre il bambino ormai aveva perso completamente i sensi.
Il ragazzo appena ripreso fiato si alzò e iniziò a guardarsi attorno.
La casa era composta da due ampie stanze. In quella in cui si trovavano c'era un grosso tavolo in legno, che mostrava qualche bruciatura, attorniato da quattro sedie spoglie che avevano l'aria di essere alquanto scomode. La stanza era poi illuminata da due finestre, abbastanza ampie che facevano entrare la luce del sole.
Il ragazzo si affacciò un attimo. Poteva essere metà pomeriggio. Perché il sole era a tre quarti del suo viaggio.
"Dobbiamo andarcene di qui!" disse rimanendo alla finestra.
"Cosa? - chiese un po' stupito l'amico - E il bambino?"
"Lo portiamo con noi!" rispose lui col suo solito tono glaciale.
"E te? Andiamo Shinichi sei ferito. Come pensi d'intraprendere un viaggio in queste condizioni?"
"Ho lavorato in condizioni peggiori. E poi, me ne andrei da qui anche se fossi moribondo" rispose il ragazzo voltandosi finalmente verso l'amico e trafiggendolo con i suoi occhi.
"Shinichi è una cosa impossibile. Anche se volessimo andare al paese più vicino, ci vorrebbero provviste per tre persone e per almeno tre giorni. Come ce le procuriamo?" chiese il ragazzo sempre più stupito di ciò che diceva il suo compagno.
"Con questi!"
Il ragazzo aveva estratto dalla cintura un sacchettino in cuoio e lo stava facendo ballonzolare con la mano, facendo sì che il suo contenuto tintinnasse.
Heiji sgranò gli occhi.
"Dove li hai presi?" chiese stupito.
Il ragazzo dagli occhi azzurri sollevò l'angolo destro della bocca in un sorriso compiaciuto.
"Li ho presi alla guardia quando l'ho tirata verso di me. Li aveva attaccati alla cintura. Così quel citrullo impara a portare i suoi soldi in giro!" concluse mentre il suo sorriso diventava più ampio.

Era il tramonto. I due ragazzi stavano aspettando nervosi. Ognuno di loro seduto su una di quelle scomode sedie. Le schiene erano rigide per la tensione e anche il minimo rumore attorno alla casa li metteva all'erta.
A un tratto ecco qualcuno bussare alla porta. Tre tocchi, pausa e altri tre tocchi.
Heiji si alzò e andò ad aprire.
Alla porta c'era una figurina bassa, coperta da un mantello da viaggio marrone. A tracolla aveva una bisaccia stracolma, che sembrava dovesse esplodere da un momento all'altro.
Il ragazzo dalla pelle scura lo fece entrare alla svelta in casa.
Solo quando fu dentro la figurina si tolse il cappuccio. Rivelando il viso asciutto e la marea di lentiggini.
Anche Shinichi si alzò dal tavolo, mentre gli altri due si avvicinavano ad esso.
"Hai preso tutto?" chiesero i due ragazzi quasi all'unisono.
"Ci potete scommettere" rispose il bambino compiaciuto.
Poi rovesciò il contenuto della bisaccia sul tavolo.
Erano due forme di formaggio, quattro pagnotte e tre filetti di carne. Poi c'erano altri due mantelli da viaggio, solo un po' più grandi, e quattro coltelli, di cui uno da lancio.
"Perfetto, vedo che sei passato da casa mia come ti avevo chiesto" disse Shinichi, mettendosi uno dei coltelli alla cintura.

Poco dopo erano pronti. I mantelli da viaggio addosso, le bisacce riempite e le armi alla cintura.

Edited by kiaretta_scrittrice92 - 23/6/2012, 23:04
 
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view post Posted on 9/6/2012, 09:05     +1   -1
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Sicario dei MIB

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Finalmente sono riusciti a fuggire, era ora :D! Mitsuhiko era costretto a lavorare :blink:? Per gli Dei, questo è veramente inaccettabile :grrr:! Le guardie sono sempre più insopportabili e disgustose, Shin ha preso la decisione giusta :sisi:. Ottima la parte finale, che rappresenta estremamente bene la quotidisnità della sfera del viaggio nel Fantasy. Attendo il prossimo capitolo :)!

P.S.: c'è un errore sintattico nella frase
CITAZIONE
Perciò se non vuoi ritrovarti ritrovarti questa maledetta frusta intorno al collo nel tuo ultimo respiro. Ti consiglio di lasciarci in pace, è chiaro?

Hai separato involontariamente le due frasi :P...
 
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