Eccomi di nuovo qui, cari i miei lettori.
Innanzi tutto volevo ringraziarvi per i commenti e dò anche il benvenuto a Aruka, che si è aggiunta a noi, in questa avventura particolare.
Infine volevo farvi notare, per chi non fosse andato a vedere, che ieri ho caricato tre disegni fatti da me nell'aerea fan art. Infatti io oltre a scrivere, mi diletto anche a disegnare e a montare video, che invece sono nell'area lavori amatoriali. Se vi è più comodo trovate i link diretti nella mia firma.
Dopo essermi fatta un po' di pubblicità (
) mi accingo a postarvi il prossimo capitolo.
Buona Lettura
CAPITOLO 3
In it for life
Via da qui!
Un'altra maledetta giornata di lavoro. I due ragazzi stavano aspettando di essere chiamati, per il solito smistamento dei gruppi.
"Shinichi, Heiji e Mistuhiko" urlò la guardiola.
I due ragazzi si avvicinarono e presero picconi e sacchi. Poco dopo li raggiunse un bambino.
Aveva non più di dieci anni. Il viso allungato era cosparso di lentiggini, mentre un ciuffo dei suoi capelli color sabbia gli cadeva sugli occhi scuri. Due piccoli occhi stanchi.
I tre si diressero nella loro postazione e iniziarono a lavorare.
Doveva essere passata più di metà giornata. Quelle gallerie non permettevano di vedere la luce del sole, per poter capire con precisione quanto tempo era passato.
Eppure a loro sembrava di lavorare da troppo.
Il bambino era stanco, sudato e man mano che passava il tempo diveniva sempre più pallido. Le sue picconate diventavano sempre più lievi e deboli. Poi a un tratto crollò.
Si accasciò al suolo come un pesante sacco di pietre. Non aveva perso i sensi, ma le gambe sembravano non poterlo più reggere.
I due andarono subito in suo soccorso. Si erano appena accovacciati vicino a lui, quando i passi di una guardia rimbombarono nel corridoio della galleria.
Heiji imprecò, nervoso, ma nessuno dei due si alzò dal corpicino stanco e ansimante del bambino.
"Ehi voi tre! - urlò la guardia appena li vide - Non è il momento di riposare!" concluse, ma nessuno sembrò degnarlo di uno sguardo.
Shinichi si tolse la casacca di dosso e cercò con quella di asciugare un minimo il sudore del bambino.
La guardia aveva già alzato la mano con cui la sua micidiale arma era pronta a saettare. Il colpo partì dopo poco.
Il ragazzo alzò la mano come l'ultima volta, mentre era ancora di spalle, e afferrò la corda nera e lucida.
Solo a quel punto si girò, il suo solito sguardo di odio. Con uno strattone, tirò la corda a sé e con essa la guardia.
I loro volti erano a pochi metri l'uno dall'altro.
"Ora ascoltami bene brutto figlio di…"
"Shinichi!" lo bloccò Heiji.
Solo in quel momento il ragazzo si ricordò di avere un bambino alle spalle. Sospirò, ma il suo sguardo non cambiò.
La guardia a pochi centimetri da lui era trafitta da quegli occhi azzurri, infuocati d'odio.
"Il bambino sta male. Perciò se non vuoi ritrovarti ritrovarti questa maledetta frusta intorno al collo nel tuo ultimo respiro, ti consiglio di lasciarci in pace, è chiaro?"
La guardia strattonò di nuovo la corda, ferendo il polso del ragazzo.
"Questa è una minaccia?" chiese alzandosi.
"No signore - cercò d'intervenire il ragazzo dalla pelle scura - era solo…"
"Taci tu"
La guardia, ormai furibonda calò il colpo verso il ragazzo della capitale che terrorizzato serrò gli occhi.
Sentì lo schiocco un gemito e alito caldo di qualcuno sul viso.
Aprì lentamente gli occhi. Shinichi era davanti a lui. Le mani poggiate al muro strette a pugno.
"Sei uno sciocco ragazzo. - sentenziò la guardia, caricando un altro colpo - Pensi forse di poter difendere il tuo amico in questo modo?"
Il colpo di frusta partì di nuovo e Shinichi si abbassò tirando con se anche l'amico.
Il ragazzo afferrò il piccone lì affianco e con un colpo secco del gomito colpì il ventre della guardia col manico, facendolo cadere a terra.
"Prendi il bambino!" urlò all'amico.
Poco dopo si ritrovarono a correre per le gallerie della miniera.
Le gambe dei due ragazzi erano doloranti. Sembrava che ad ogni passo delle lingue di fuoco iniziassero a lambirgli i polpacci. I muscoli tesi al massimo, sembrava volessero in qualche modo far sentire la loro protesta. Ma entrambi non smettevano di correre.
Il ragazzo dagli occhi azzurri si voltò a guardare indietro. Una decina di guardie li stavano seguendo. Questa volta avevano le spade sguainate.
Si chiese cosa poteva fare. Come poteva seminarli. Poi tutt'a un tratto, una delle lampade ad olio esplose, da sola.
La fiammata bloccò le guardie, che si dovettero per forza fermare davanti a quel muro di fuoco rosso che divampava.
Si ritrovarono finalmente fuori e Heiji li condusse a casa sua.
Era una casetta, poco più grande di quella dell'amico, ma molto meno sconquassata.
I tre si rifugiarono là dentro. Col fiato corto si accasciarono entrambi al suolo, mentre il bambino ormai aveva perso completamente i sensi.
Il ragazzo appena ripreso fiato si alzò e iniziò a guardarsi attorno.
La casa era composta da due ampie stanze. In quella in cui si trovavano c'era un grosso tavolo in legno, che mostrava qualche bruciatura, attorniato da quattro sedie spoglie che avevano l'aria di essere alquanto scomode. La stanza era poi illuminata da due finestre, abbastanza ampie che facevano entrare la luce del sole.
Il ragazzo si affacciò un attimo. Poteva essere metà pomeriggio. Perché il sole era a tre quarti del suo viaggio.
"Dobbiamo andarcene di qui!" disse rimanendo alla finestra.
"Cosa? - chiese un po' stupito l'amico - E il bambino?"
"Lo portiamo con noi!" rispose lui col suo solito tono glaciale.
"E te? Andiamo Shinichi sei ferito. Come pensi d'intraprendere un viaggio in queste condizioni?"
"Ho lavorato in condizioni peggiori. E poi, me ne andrei da qui anche se fossi moribondo" rispose il ragazzo voltandosi finalmente verso l'amico e trafiggendolo con i suoi occhi.
"Shinichi è una cosa impossibile. Anche se volessimo andare al paese più vicino, ci vorrebbero provviste per tre persone e per almeno tre giorni. Come ce le procuriamo?" chiese il ragazzo sempre più stupito di ciò che diceva il suo compagno.
"Con questi!"
Il ragazzo aveva estratto dalla cintura un sacchettino in cuoio e lo stava facendo ballonzolare con la mano, facendo sì che il suo contenuto tintinnasse.
Heiji sgranò gli occhi.
"Dove li hai presi?" chiese stupito.
Il ragazzo dagli occhi azzurri sollevò l'angolo destro della bocca in un sorriso compiaciuto.
"Li ho presi alla guardia quando l'ho tirata verso di me. Li aveva attaccati alla cintura. Così quel citrullo impara a portare i suoi soldi in giro!" concluse mentre il suo sorriso diventava più ampio.
Era il tramonto. I due ragazzi stavano aspettando nervosi. Ognuno di loro seduto su una di quelle scomode sedie. Le schiene erano rigide per la tensione e anche il minimo rumore attorno alla casa li metteva all'erta.
A un tratto ecco qualcuno bussare alla porta. Tre tocchi, pausa e altri tre tocchi.
Heiji si alzò e andò ad aprire.
Alla porta c'era una figurina bassa, coperta da un mantello da viaggio marrone. A tracolla aveva una bisaccia stracolma, che sembrava dovesse esplodere da un momento all'altro.
Il ragazzo dalla pelle scura lo fece entrare alla svelta in casa.
Solo quando fu dentro la figurina si tolse il cappuccio. Rivelando il viso asciutto e la marea di lentiggini.
Anche Shinichi si alzò dal tavolo, mentre gli altri due si avvicinavano ad esso.
"Hai preso tutto?" chiesero i due ragazzi quasi all'unisono.
"Ci potete scommettere" rispose il bambino compiaciuto.
Poi rovesciò il contenuto della bisaccia sul tavolo.
Erano due forme di formaggio, quattro pagnotte e tre filetti di carne. Poi c'erano altri due mantelli da viaggio, solo un po' più grandi, e quattro coltelli, di cui uno da lancio.
"Perfetto, vedo che sei passato da casa mia come ti avevo chiesto" disse Shinichi, mettendosi uno dei coltelli alla cintura.
Poco dopo erano pronti. I mantelli da viaggio addosso, le bisacce riempite e le armi alla cintura.
Edited by kiaretta_scrittrice92 - 23/6/2012, 23:04