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Ciò che conta è che lui stia bene

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Neiro Sonoda
view post Posted on 3/3/2014, 20:49     +1   +1   -1




Questo racconto è un tentativo di interpretare i sentimenti di Ran nella Saga del Cavaliere Nero, in particolare quando Conan è rimasto ferito. Vorrei dedicarlo a Kay S. e -Sakura, entrambe socie dello ShinichixRan Forever Fan Club... ma ovviamente sarò grata a tutti coloro che vorranno leggere e commentare.
Un bacio,
Neiro



Ciò che conta è che lui stia bene


Mi trovavo nell'ultimo posto dove avrei voluto essere.
Intendiamoci, non è che abbia qualcosa contro gli ospedali; ma sapere che qualcuno a cui vuoi bene è in gravi condizioni e dev'essere operato d'urgenza... be', credo che non sia una bella esperienza, per nessuno.
Il dottore e l'infermiera trascinavano la barella per il corridoio, diretti alla sala operatoria, e io li seguivo con il cuore in gola. La piccola Ayumi, sconvolta dalla preoccupazione, il viso ancora segnato dalle tracce delle lacrime versate poco prima, mi stava di fronte, intenzionata a rimanere il più possibile vicina a Conan.
Poverina, pensai. Quanto doveva essere in ansia per il suo amico...
"Conan! Ti prego, cerca di resistere, vedrai che andrà tutto bene!" La mia voce echeggiò nello stretto corridoio, colma di apprensione. Mi sentivo la gola secca e ostruita da qualcosa che m'impediva quasi di deglutire, eppure riuscii ugualmente a parlare. Speravo tanto che lui mi sentisse... Volevo che percepisse la mia vicinanza, ma non ero sicura che potesse farlo, considerato in che stato si trovava. Potevo solo augurarmi che quella situazione non durasse a lungo...
Non staccavo lo sguardo dalla barella, dove Conan giaceva immobile come una statua, avvolto in un lenzuolo. Il suo viso, molto più pallido del solito, era ricoperto da un sottile velo di sudore. Il naso e la bocca erano imprigionati nella mascherina che gli forniva ossigeno, aiutandolo a respirare, mentre i capelli scuri gli ricadevano morbidamente sulla fronte e sulle tempie, in netto contrasto con la pelle bianca come la cera. Aveva gli occhi chiusi.
Per un attimo avevo sperato che li aprisse, per potermi perdere in quell'oceano che erano le sue iridi. Bellissime e profonde, azzurre e luminose. Ma non volevo vedere la sua espressione sofferente, quindi forse era meglio che tenesse le palpebre abbassate.
"Aspetti, dottore, c'è un problema!" Una seconda infermiera si avvicinò alla barella con passo affrettato, prima che essa venisse trasportata nella sala operatoria ormai di fronte a noi. Tesi le orecchie, mentre il mio cuore accelerava ulteriormente i battiti, e ascoltai angosciata le parole della donna accanto a me.
"... Abbiamo esaurito quasi tutte le scorte che avevamo!"...
Non hanno scorte a sufficienza, realizzai poco dopo. E il dottore ha appena detto che non faranno in tempo a richiederne alla banca del sangue...
"Scusate" intervenni. Mi sorpresi io stessa del mio tono fermo e determinato, ma lo stupore non m'impedì di proseguire: "Posso donarvelo io, il sangue... Io e questo ragazzo abbiamo lo stesso gruppo sanguigno".
Avevo parlato d'istinto, senza riflettere. Sentii gli sguardi attoniti del dottor Agasa e di mio padre posarsi su di me, ma non ci feci caso: la mia attenzione era tutta per il dottore e l'infermiera arrivata per seconda.
"Ma... Ran, ho capito bene? Come fai a saperlo?" esclamò subito papà, prima che potessi ottenere una risposta da coloro ai quali mi ero rivolta. Fu allora che un minimo di razionalità riprese il sopravvento nel mio animo: non potevo essere certa di quello che avevo detto... Sì, mi erano giunti molti 'segnali' che sembravano confermare la mia ipotesi, per quanto essa apparisse assurda, però non c'era alcuna prova schiacciante. Qualcosa in fondo al mio cuore mi diceva che non dovevo avere dubbi, che la mia teoria era esatta... tuttavia, non ero in grado di spiegare il perché, quindi poteva trattarsi anche di una mera sensazione.
"Ecco, non ne sono sicura, ma potete controllare" risposi con sincerità. L'infermiera mi invitò a seguirla e obbedii immediatamente, senza aggiungere altro.
L'importante è che si salvi... Che sia LUI o no...
Su questo non ci pioveva, ovviamente. Conan mi stava accanto da mesi, era entrato a far parte della mia piccola famiglia e avevo provato affetto e trasporto verso di lui sin dall'inizio. Nelle ultime settimane, i miei sospetti su di lui si erano rafforzati sempre di più e a volte questo aveva un po' condizionato i miei atteggiamenti nei suoi confronti; spesso mi ero domandata perché mai Shinichi avrebbe dovuto assumere un'altra identità senza dirmi nulla, pur essendo sempre al mio fianco, però... Il fatto è che, conoscendolo, sapevo anche quanto fosse cocciuto e sempre propenso a risolvere da solo ogni suo problema, senza mai chiedere il sostegno di nessuno, perfino nei momenti in cui una spalla amica avrebbe potuto servirgli. Era evidente che, qualunque fosse la causa del suo 'rimpicciolimento', non desiderava parlarmene: voleva affrontare la cosa con le sue forze.
Rispetterò la sua scelta, mi dissi con decisione. Ciò che conta è che lui stia bene... E se anche la mia ipotesi dovesse rivelarsi errata, accetterò la cosa. Io gli voglio bene, che si tratti di Conan o di Shinichi sotto mentite spoglie...
In quel momento, era normale che dimostrare la mia teoria fosse l'ultima cosa che m'interessava, tuttavia... avvertii una strana sensazione all'altezza del petto, quando l'infermiera mi confermò che potevo farmi prelevare il sangue per donarlo a Conan.
"Facciamo presto, allora!" mi limitai a esclamare, mentre il mio animo era un tumulto di ansia e confusione.
Più tardi, mentre l'insegna della sala operatoria lampeggiava a intermittenza, io, papà, il dottor Agasa e i bambini aspettavamo l'esito dell'intervento. Nessuno aveva voglia di parlare, così restavamo in silenzio, oppressi dal senso di attesa.
Io tenevo lo sguardo incollato al mio braccio, fissando il punto esatto in cui mi era stato fatto il prelievo, ma la mia mente era concentrata sull'immagine di un corpo da ragazzino disteso su una barella, quasi ce l'avessi nuovamente davanti.
Shinichi...
Rividi il suo volto pallido e sudato, le palpebre serrate... E le spalle nude che spuntavano dall'orlo del lenzuolo bianco, esili e strette. Spalle di bambino. Lineamenti delicati, infantili. Un corpo piccolo e fragile, da scolaro di prima elementare.
Shinichi...
Quella struttura fisica che, a rigor di logica, non sarebbe dovuta appartenere a un adolescente, eppure racchiudeva in sé le sue caratteristiche. Gli occhi profondi e blu come il Mar del Giappone, i capelli bruni e ribelli, le lunghe sopracciglia scure che aggrottava spesso quando era concentrato, l'intelligenza, l'abitudine di ficcanasare sempre sulla scena del crimine, quelle piccole dosi di dolcezza e sensibilità che occasionalmente era in grado di dispensare... Era LUI, ormai non c'erano dubbi. Aveva perfino il suo stesso gruppo sanguigno e ciò costituiva, in qualche modo, una prova definitiva; come coincidenza mi sembrava un po' troppo strana.
Pregai che l'operazione andasse a buon fine e che la quantità di sangue che avevo donato fosse sufficiente. Mi sentivo stanca, ma non sarei mai riuscita ad appisolarmi, neppure per un istante... Non prima di sapere se era filato tutto liscio.
Ci volle un'eternità prima che il medico uscisse dalla sala operatoria, o almeno così mi parve. Gli corsi incontro immediatamente, imitata da mio padre.
"Allora?" domandai con insistenza. Il dottore accennò un sorriso.
"Dovrebbe essere fuori pericolo".
"Grazie a Dio" sospirai. Ebbi l'impressione che mi avessero tolto un gigantesco macigno dallo stomaco.
"Posso vederlo?" aggiunsi speranzosa, mentre il sollievo cominciava a invadere totalmente il mio animo.
"Solo un momento, signorina. Aspetti ancora un po', dobbiamo sistemarlo in una stanza".
Feci un rapido cenno d'assenso, mentre papà, al mio fianco, commentava rasserenato: "A quanto pare, quel combinaguai se l'è cavata. Meno male".

Entrai nella stanza in silenzio, come se temessi che il minimo rumore potesse disturbare il meritato sonno di colui che, in quel momento, era disteso sul letto dell'ospedale. Colui che, per me, rappresentava qualcosa di veramente importante e prezioso, quasi vitale. E il fatto che avessi appena rischiato di perderlo non faceva che accrescere quella consapevolezza, dandomi, forse per la prima volta, la piena coscienza dei miei sentimenti nei suoi confronti.
Mi avvicinai al letto a passo felpato. Lui era disteso a pancia in su, col pigiama dell'ospedale addosso; al suo braccio, abbandonato lungo il fianco e lasciato scoperto dalle lenzuola candide, era attaccata una flebo.
Contemplai intenerita quel dolce profilo da bimbo, desiderosa di deporre un bacio su quella guancia morbida. Il mio Shinichi. Non avrei mai creduto che un giorno la sua vista mi avrebbe suscitato reazioni del genere.
Arrossendo lievemente, feci per accostare il viso al suo, ma poi ci ripensai. Non volevo correre il rischio di svegliarlo... Mi accontentai di sfiorargli i capelli, una carezza delicata e appena percettibile, che certo non lo avrebbe disturbato; poi capii che volevo stargli accanto per il resto della nottata e decisi che l'avrei fatto. Sì, lo avrei vegliato fino a quando i suoi occhi non si sarebbero aperti di nuovo.
Tenni lo sguardo puntato su di lui, studiando il suo viso ancora pallido, che tuttavia mi appariva abbastanza sereno; ero sicura che non mi sarei mai stancata di osservarlo, avrei potuto continuare per ore... La stanchezza ebbe il sopravvento su di me solo a notte inoltrata, quando gli occhi mi si chiusero senza che me ne rendessi nemmeno conto. Però, ricordo ancora di aver pensato un'ultima cosa, prima...
Ti voglio bene, Shinichi.
 
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-Sakura
view post Posted on 3/3/2014, 21:25     +1   +1   -1




Hai descritto perfettamente i sentimenti di Ran, è un capolavoro.
E' un testo fluido e scorrevole, complimenti.
---
...*Si guarda intorno*
Chi? Me? E' stata dedicata a me?
*Piange*
Troppo gentile, sei veramente troppo gentile.
---
Solo una cosa...
No, tranquilli, non è niente di grave:
Ma nessuno sa che anche i dottori e compagnia bella hanno dei sentimenti, eh?!?
Salvano vite e tutti che ringraziano Dio!

*Pacchetta sulla spalla ai dottori & Co.*
Tranquilli, ci sono io qui con voi...
*Abbraccia tutti*
Shh, non piangete, non piangete... Calmi, così, buoni...

Ahahah, ok. Bhe, dovresti aver capito ciò che intendo, comunque.
Testo magnifico descritto perfettamente, fluido e così pieno di sentimenti...
Bhe, complimenti ancora!

Edited by -Sakura - 4/3/2014, 09:38
 
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marty=shinichi x ran fan
view post Posted on 3/3/2014, 23:50     +1   +1   -1




Bravo Neiro, un capolavoro.
Sembravi davvero Ran
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 4/3/2014, 16:57     +1   -1




Oddio, addirittura un capolavoro? Mi commuovo :cry: grazie davvero, ragazze!
In effetti, non mi è difficile immedesimarmi in Ran (anche se il personaggio in cui mi rispecchio di più è Kazuha).


Sakura, quella frase sui dottori... Sono morta dal ridere :lol: Mi sa che hai ragione, poveri :D

Marty (posso chiamarti così?), sappi che ho letto le tue fanfiction in H-Zone... Appena mi sarà possibile, ti lascerò un commento
 
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Kay S.
view post Posted on 5/3/2014, 20:47     +1   +1   -1




Mammamiaaaaaaa Neiroooooo........mammamiaaaaaa !!!!! sapevo che scrivevi bene, ma credo che qui ti sei proprio superata :wub: :wub:
Hai, a mio parere, rappresentato perfettamente i sentimenti di Ran. le hai reso giustizia fino in fondo, mi sono davvero emozionata e mi rivedevo davanti tutta la scena con una voce narrante diversa, la tua, cioè quella di Ran è bellissimo !!! Ti faccio tantissimi complimenti e ti ringrazio tantissimo per aver pensato di dedicarlo anche a me ^^ (sto arrossendo XD ) è un regalo bellissimo ^^ mi spiace non poter ricambiare sono più brava a leggere che a scrivere hihihihihihi ti mando un abbraccio forte !!!!! ^^ ancora bravissima
 
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marty=shinichi x ran fan
view post Posted on 7/3/2014, 11:12     +1   +1   -1




Neiro leggila quando vuoi.
Ovviamente puoi chiamarmi Marty figurati. Grazie ancora
 
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5 replies since 3/3/2014, 20:49   460 views
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