buona domenica a tutti!
dopo le un bel pranzo a base di lasagne, eccomi qui per aggiornare.
ma prima avviso hikaru che io e la divina madre stiamo meditando di cacciarlo dal fan club della divina e di punirlo severamente costringendolo a trascorrere un anno intero insieme a kudo shinichi, come suo galoppino e assistente (tipo takagi col gurzo)...kudo non vede l'ora di conoscerti!
così impari a compiere questi atti impuri nei confronti della divina (poi kudo si può pure prendere il raffreddore o la polmonite, non ce ne importa una cippa).
comunicazione di servizio finita, passiamo alla nostra fiction. eravamo rimasti alle sorelle kudo che devono recuperare un certo regalo (e visto che non stai attento, hikaru, non ti diremo chi è la guest della fiction!)...
DICEMBRE- UN COMPLEANNO PARTICOLARE
Terza Parte
Shiho emise un sospiro. “Quante volte te lo devo spiegare, Kiki? E dire che hai anche tu il QI della mamma! Io non cercavo una divisa qualunque, volevo...”
“Un regalo speciale.” finì per lei la sorella, facendole il verso. “E hai pensato che la divisa ufficiale dei Los Angeles Lakers facesse al caso tuo.”
“Se lo sai, perché mi fai ripetere le cose mille volte?” replicò Shiho, con un’occhiataccia.
“Perché anche se lo so, continuo a non capire il motivo per questa fissa che ti è venuta sul regalo per Akira.”
“A dispetto delle apparenze, Akira è sensibile e molto dolce.” rispose Shiho, sfiorando l’anellino che portava all’anulare destro. “Per Natale mi ha fatto un regalo meraviglioso, e io non ho saputo fare altrettanto...ora, voglio ricambiare per il suo compleanno. E finalmente ho trovato quello giusto.”
“E non potevi trovarlo prima, invece che ridurti all’ultimo?”
Shiho non rispose, o avrebbe corso il rischio di strangolare la sua cinica sorellina. Suo padre le aveva raccontato che era identica a sua madre quando era una bambina della sua età. E che come lei, a volte riusciva a metterlo in soggezione.
Povero papi. Ma è così divertente quando Kiki lo guarda da sotto in su, e lo mette all’angolo...Tre ore dopo, arrivarono a destinazione, in una ridente cittadina di nome Yagashima. Il negozio distava almeno venti minuti di cammino dalla stazione, perciò le due sorelle presero il bus, con Shiho che si sforzava di ignorare i continui borbottii della più piccola delle Kudo. Il
GameShop dello Sport occupava tre vetrine di un grande palazzo bianco: aveva letto su internet che era specializzato in articoli sportivi provenienti dall’occidente, ed aveva tutto quello che un giovane giapponese poteva desiderare sullo sport inglese, americano, italiano ed oltre.
“Allora? Entriamo?” la incitò Akane, avviandosi verso l’entrata. Shiho la seguì, dopo aver lanciato una breve occhiata al cielo: era bianco, chiaro segnale che presto avrebbe nevicato.
Spero che si faccia tornare a Tokyo prima...Il negozio forniva un’ampia scelta, ed era parecchio affollato di ragazzi che visionavano la merce esposta, scambiandosi consigli ed informazioni; c’erano anche un paio di donne, per accompagnare i loro uomini o cercar loro un regalo. Shiho individuò una commessa con grandi occhi scuri che mostrava una serie di magliette a due ragazzini, mentre un uomo sulla trentina aiutava un ragazzo magro nella scelta delle scarpe esposte lungo una parete. Altri due commessi erano alle prese con i loro clienti.
“Hai finito di imbambolarti?” la richiamò Akane, sempre qualche passo avanti a lei. “La cassa è da quella parte.”
Dietro al bancone non c’era nessuno. Shiho si guardò intorno, poi si alzò sulle punte dei piedi e tentò di sbirciare oltre la pesante tenda scura semi- aperta che dava sul retro. “Qui non c’è nessuno. Forse dovremmo...”
“Salve, signorina. Posso esserti utile?” chiese una voce maschile alle loro spalle. Era l’uomo sulla trentina, che portava un paio di scatole di scarpe, seguito da due ragazzi.
“Devo ritirare un acquisto. Ho parlato con una certa Yulia, mi ha detto che era arrivato.”
“Yulia si occupa dei nostri acquisti on line...è in gamba.” Si guardò intorno. “Non è ancora tornata. Se avete pazienza un attimo, mi occupo io di voi.”
“Si, certo.”
L’uomo batté gli acquisti, i due ragazzi pagarono e presero le buste con aria soddisfatta, ringraziando ed andando via. L’uomo si rivolse alle due Kudo con un sorriso. “Allora, signorina. Cosa deve ritirare?”
“Una divisa da basket completa dei Los Angeles Lakers.”
“Oh. Così è lei la proprietaria dell’acquisto impossibile?” L’uomo sembrava divertito. “Beh, si è rivolta al posto giusto. Ed è stata fortunata, Yulia è riuscita a trovarla...come detto, quella ragazza è una maga. Da quando c’è lei, i nostri affari sono raddoppiati. Dunque, avete la ricevuta?”
Shiho gli allungò il foglio che aveva stampato. “Eccolo qui.”
L’uomo prese il foglietto e controllò sul computer. “Risulta il pagamento completo, carta di credito intestata a Shinichi Kudo. È esatto?”
“Si. È mio padre.”
“Bene. Vado subito a prenderti il pacco.”
L’uomo sparì nel retro. Akane fece uno sbadiglio. “Tre ore di treno, venti minuti di bus e cinque nel negozio...sommati ai venti minuti di bus e tre ore di treno per il ritorno, fanno sei ore di treno e quaranta minuti di bus. Continuo a pensare che tu abbia spento il cervello.”
“Sai che Shi e Aki hanno ragione? A volte sei così noiosa!” sbottò Shiho, con una smorfia. “Non preoccuparti, fra tre ore sarai di nuovo chiusa in camera a leggere uno dei tuoi libri rompicervello!”
“Li leggi anche tu.”
“Si, ma...”
“Oddio! Non è possibile! Yulia!”
Dal retro arrivò la voce incredula e tremante dell’uomo. Le due sorelle si lanciarono un’occhiata, poi oltrepassarono il bancone ed entrarono nel retro. L’uomo era immobile e fissava con occhi sbarrati la figura a terra: con orrore, Shiho colse la macchia rossa sul petto della donna riversa sul pavimento, gli occhi spalancati ed i lineamenti rigidi. Non c’era alcun dubbio: quella donna era morta.
“Oddio.” mormorò con voce strozzata, incapace di distogliere gli occhi dalla donna. “Kiki, tesoro, va via di qui, non...”
“È morta.” La piccola Kudo era inginocchiata accanto al cadavere. “Ferita da arma da taglio, dritta al cuore. La morte è stata istantanea.” Allungò la mani, sfiorandole con cautela il viso. “Dev’essere appena successo, non più di mezz’ora.”
“Oddio...Yulia.” balbettò l’uomo, cadendo in ginocchio e coprendosi il volto con le mani.
“Questa è...era Yulia?” chiese Shiho, con voce tremante. L’uomo sembrava davvero scosso, e non mostrò nemmeno di aver sentito la sua domanda.
“Dobbiamo chiamare la polizia.” disse Akane, raddrizzandosi. Il suo visetto da adulta era serio e solenne. “Questo è un omicidio.”
L’uomo scoppiò in singhiozzi e tentò di toccare la donna. Shiho agì d’istinto e si frappose tra lui e il corpo senza vita. “Mi dispiace, signore. Si tratta di omicidio, e la polizia deve fare le sue indagini e cercare le prove...abbiamo inquinato fin troppo la scena del crimine.”
“Ma io...”
“Per favore, non mi costringa a usare le maniere forti. Sono cintura nera di karate.” lo avvertì con aria severa. L’uomo la fissò per qualche momento, infine annuì e si passò le mani tremanti tra i capelli scuri.
“Vado...vado a chiamare la polizia.”
“No, ci pensa mia sorella. Lei deve tornare in negozio, chiudere ogni ingresso e chiedere ai clienti di non uscire. Non dica del cadavere, solo che si è verificato un problema tecnico che state cercando di risolvere...nessun cenno a quanto è successo, capito?”
e in quest'allegra gitarella fuori porta, in perfetto stile DC...ci scappa il morto!
si può dire che in questa ff le guest star sono due: la nostra piccola kiki e la sfiga di kudo, che naturalmente si è trasmessa anche alla prole (di cognome fanno comunque kudo, quindi...)
ve l'avevo detto che questa fic sarebbe stata un pò diversa
e ora, chi avrà ucciso la povera yulia? e chi risolverà questo caso di omicidio?
vi aspetto domenica o lunedì prossimo, come sempre^^