buon pomeriggio a tutti. week end lungo, visto che grazie al ponte dell'immacolata stiamo a casa due giorni in più.
qui ormai la nebbia è fissa, sembra di stare in una di quelle cittadine tanto care ai film dell'orrore!!!
avevamo lasciato la nostra shiho in pericolo. stiamo per scoprire che cose le succederà, e se quei due maniaci sopravviveranno all'ira del popolo.....
MAGGIO- QUESTIONE DI FIDUCIA
Quattordicesima Parte
“State...lontani... farfugliò Shiho, appiattendosi contro la parete. Li vide avvicinarsi e chiuderle ogni via di fuga. Solo Taiga rimase immobile. “Mi metto...a gridare.”
“Le camere sono insonorizzate.”
“E a noi non dispiace se urli.”
I due scoppiarono a ridere.
“Dirò...a tutti...quello che mi...avete fatto...”
Narumi scrollò le spalle. “E noi due diremo che ci stavi.”
“Già. E poi, che direbbe il tuo ragazzo?” Makeda sghignazzò. “Pensaci un po’. Scommetto che non sa che hai perso il suo anello. Se vuoi raccontare quello che ti abbiamo fatto, dovrai dire perché sei venuta nella camera di due sconosciuti...e se il tuo ragazzo lo scoprisse? Si arrabbierà di sicuro, ti mollerà. E tu non vuoi che succeda, no? Ma se non dici niente a nessuno, rimarrà tra noi e nessuno lo saprà mai.”
“Non...vi...avvicinate...”
“Testarda, eh?” Narumi scrollò le spalle. “Guarda che lo diciamo al tuo ragazzo che ti diverti con gli altri.”
“Già. E lui non ti crederà, se gli dici che ti abbiamo costretta...”
“Ti sbagli. Le crederò.”
Shiho pensò di aver immaginato quella voce. Poi si accorse che i due ragazzi e Taiga stavano guardando qualcosa dietro di lei. Si volse di scatto, e un capogiro la colse: inspirò a fondo, riuscendo a frenare un po’ il dolore alle tempie, e riuscì a mettere a fuoco un volto e un paio d’occhi gelidi.
Il ragazzo stava appoggiato con le spalle contro la colonna sotto l’arco d’ingresso, a pochi metri da lei, le braccia conserte e un’espressione vagamente ironica. Ma i suoi occhi non esprimevano alcuna emozione.
“Le crederò, qualunque cosa mi dica, perché mi fido di lei. Pienamente.”
I due ragazzi ora sembravano in difficoltà. Si scambiarono un’occhiata, poi guardarono Taiga. Anche Akira stava fissando Taiga.
“Dovresti sceglierteli meglio gli amici.”
“Non gli avrei mai permesso di...”
“Il vostro compare non vi ha detto che la mia ragazza è cintura nera di karate e ha un QI elevatissimo?” Akira fissò i due, che non sembravano più spavaldi e arroganti come prima. “Anche drogata, avrebbe lottato con le unghie e con i denti contro feccia come voi. E sono sicuro, perché la conosco, che alla fine sareste stati voi a urlare...per il dolore. Una bella ginocchiata proprio li, magari dopo aver finto che ci stava.”
“Noi non volevamo...”
“Si, dai, non prendertela. Non...”
“E il vostro compare non vi ha detto che stavate per violentare nientemeno che la figlia del commissario della polizia di Tokyo, sezione omicidi?”
I due impallidirono visibilmente sotto l’abbronzatura fasulla.
“Ehi, no, amico...”
“Noi non volevamo...”
“Io starei attento, d’ora in avanti.” Akira si staccò dal muro e si avvicinò a Shiho. “Potrei anche dire al commissario Kudo cosa volevate fare a sua figlia, e chissà che lui non decida di mandarvi dietro tutta la polizia di Tokyo...chissà, magari si nasconderanno nell’ombra e seguiranno tutte le vostre mosse, ogni secondo, finché non vi beccheranno in flagranza di reato...”
Akira osservò i loro volti terrorizzati con gran compiacimento, poi scosse la testa e prese Shiho in braccio. La sentì sospirare, mentre gli cingeva il collo con le braccia e gli appoggiava la testa sulla spalla.
“Non l’avrei mai permesso.”
Akira incrociò lo sguardo fermo di Taiga. “Non avvicinarti mai più alla mia ragazza.”
Pochi minuti dopo, deponeva la giovane Kudo nel futon della loro camera. Bagnò un asciugamano sotto l’acqua e la appoggiò sulla fronte di Shiho. Lei emise un gemito, e sollevò lentamente le palpebre.
“Dove...dove sono?”
“Nella tua camera.”
“Ho la testa che mi scoppia.”
“Sei stata drogata.”
“Quei due...”
“Si.”
Shiho corrugò la fronte. Si sentiva strana, come se galleggiasse. “Ma tu...non dovevi essere...alla festa?”
“Non ci sono andato.”
“Perché?”
“Perché...” Akira si sdraiò accanto a lei, sorreggendosi la testa con la mano e aggiustandole l’asciugamano sulla fronte. “Dovevo assicurarmi che la mia tenera e ingenua ragazza fosse al sicuro. E doveva salvarla dagli uomini cattivi.”
“Oh. Io...non volevo...”
“Perché sei andata nella camera di quei due idioti?”
“Perché io...io...” Chiuse gli occhi, piena di vergogna. “Non hai sentito...quello che hanno detto?”
Akira non rispose, limitandosi a fissarla.
“Perché io...ho perso il tuo anello. L’ho cercato ovunque, ma...non era da nessuna parte. E poi loro...mi hanno detto di averlo trovato. E sono andata...con loro.” Un singhiozzo le spezzò la voce. Le lacrime le rigarono le guance. “So che...che ci eravamo ripromessi di dirci tutto, ma...ma come potevo? Come potevo dirti che avevo perso il tuo anello?”
“Per questo andavi e venivi come una trottola?”
“Lo stavo cercando.”
“E non potevi dirmi che l’avevi perso? L’avremmo cercato insieme.”
Lei scosse la testa, tentando di asciugarsi la faccia con il dorso della mano sana. “E...come potevo? Avevo perso il tuo anello, e...e non me ne sono nemmeno accorta! Non sapevo...non sapevo nemmeno dove lo avevo perso, e io...sono davvero una pessima ragazza! E tu...tu sei sempre dolce e gentile con me, mi perdoni tutto e ti prendi cura di me! Non merito di stare con te!”
“Pensavo davvero le cose che ho detto a quegli idioti.”
Shiho sbatté le palpebre. Si sentiva ancora un po’ confusa per la droga, ma non così tanto da non capire le sue parole.
“Io mi fido di te, Shiho. Qualunque cosa succeda, qualunque cosa tu faccia, qualunque cosa mi dicano gli altri, io continuerò a fidarmi di te.”
“Akira...” Le lacrime ripresero a scorrere. “Scusami. Scusami.”
“Tutte le volte che sarai in difficoltà, io sarò li per te. Non importa se perdi il mio anello, non importa se rompi la foto, non importa se dimentichi il mio ciondolo...ci sarò sempre.”
“E...non ti arrabbierai, se faccio...se faccio qualcosa di sbagliato?”
“Certo che no. Se sei la mia ragazza, è perché mi piace tutto di te, anche quando vai in iperventilazione per una sciocchezza e ti fai tremila filmini mentali su quello che potrei dire o fare se tu perdi un anello, o arrivi in ritardo, o ti fai rubare il cioccolato da Uehara.”
“Sono proprio una stupida, eh?”
“Ma sei la mia stupida.” Le posò la mano sulle sue, intrecciate sul petto, sorridendole con dolcezza.
“Scusami. Mi dispiace davvero.”
“La mia vita sarebbe davvero monotona senza di te.”
per fortuna, è finita bene. akira, il principe azzurro, è arrivato a salvare la sua principessa. anche se, dome dice lui, mi sa che quei due se la sarebbero comunque vista brutta.
e comunque, sono morti lo stesso
dunque, tutto è bene quel che finisce bene. vi aspetto domenica prossima per l'ultima parte.