Detective Conan Forum

Reduci, Cos'è successo dopo il Mystery Train?

« Older   Newer »
  Share  
Neiro Sonoda
view post Posted on 28/3/2014, 23:21 by: Neiro Sonoda     +2   +1   -1




E si parte col primo capitolo... Non si entra ancora nel vivo, ovviamente, ma credo sia un buon inizio :)
Buona lettura!




Capitolo 1
Un risveglio come tanti


Il sole mattutino illuminava le strade e gli edifici di Tokyo, e a casa Mouri tutti si preparavano ad affrontare le normali 'fatiche' quotidiane. Conan Edogawa entrò nel bagno strascicando i piedi, lasciandosi sfuggire uno sbadiglio; la sera prima era rimasto sveglio fino a tardi a leggere, perciò gli veniva ancora più difficile del solito alzarsi con una certa carica... Be', una bella spruzzata d'acqua in faccia l'avrebbe fatto riprendere.
Dopo che ebbe finito di lavarsi il viso, si guardò allo specchio. Dato che si era alzato soltanto da qualche minuto, i suoi capelli erano piuttosto arruffati; sulla fronte diverse ciocche brune ricadevano in maniera scomposta, conferendogli un'aria che sua madre Yukiko avrebbe probabilmente definito 'sbarazzina'. L'espressione era ancora un po' assonnata, il colletto del pigiama a quadri era in disordine... Il tipico riflesso che vedeva ogni mattina, insomma.
Con un sospiro, Conan inforcò gli occhiali, non riuscendo a evitare che la sua mente si concentrasse sul tipo di risveglio che caratterizzava la sua vecchia vita... Quella di Shinichi Kudo, studente-detective del liceo, non bambino delle elementari. All'epoca, lo specchio del bagno rifletteva una faccia ben diversa (anche se ugualmente assonnata al mattino). All'epoca, lui si preparava la colazione da solo (per quanto, a volte, avesse combinato dei pasticci). All'epoca, non doveva dividere il suo bagno con nessuno...
"Conan, sei lì dentro?" La voce gentile e familiare di una ragazza giunse alle orecchie del bambino, attutita dal legno della porta. Ecco, appunto.
"Sì, ti apro subito" disse lui, dirigendosi verso l'ingresso del bagno e mettendosi in punta di piedi per riuscire ad abbassare la maniglia.
"Buongiorno!" esclamò Ran sulla soglia, rivolgendogli un sorriso. "Se hai finito posso lavarmi, altrimenti aspetto".
"No, vieni pure" rispose Conan. Non poté fare a meno di notare quanto fosse carina lei, anche di prima mattina, in pigiama. I lunghi capelli castano scuro le ricadevano sulle spalle, incorniciandole armoniosamente il viso dal profilo delicato. Gli occhi, grandi e dolci, erano perfettamente svegli, e il suo sorriso era caldo e confortante come un raggio di sole.
"La colazione è pronta, puoi andare a mangiare dopo esserti vestito" spiegò la ragazza, scompigliando affettuosamente i ciuffi ribelli di Conan. Lui annuì, regalandole la sua migliore espressione da bimbetto allegro e sorridente, sebbene gli dessero un po' fastidio alcuni atteggiamenti troppo premurosi.
"Va bene, Ran, a dopo".

La colazione era probabilmente uno dei vantaggi più apprezzabili che comportava la vita sotto le sembianze di Conan Edogawa. In effetti, Shinichi dovette ammettere con se stesso che Ran se la cavava assai meglio di lui in cucina e che i pasti mattutini preparati da lei costituivano un buon modo per iniziare la giornata.
Kogoro, dal canto suo, era fin troppo impegnato a vantarsi dell'ultimo caso che aveva risolto per prestare molta attenzione a quello che mangiava... Risolto si fa per dire, pensò Conan, dato che come al solito non aveva alcun merito, nonostante l'apparenza.
"... Non per niente sono un famoso detective! E non mi sorprende che l'ispettore Yokomizo si consideri un mio allievo".
A quelle parole, Conan ebbe un lieve sussulto. "A proposito di allievi... Amuro è tornato davvero a lavorare al Poirot?" chiese.
Kogoro si strinse nelle spalle. "Non ne ho idea, a dire il vero. È da un po' che non ho sue notizie ma credo di sì, che sia tornato".
Conan tornò a concentrarsi sulla sua colazione, senza dire nulla. Avrebbe tanto voluto sapere cosa diavolo aveva in mente quel tipo... Dopo ciò che era accaduto sul Bell Tree Express, gli Uomini in Nero erano certamente convinti che Sherry, loro 'preda' e traditrice dell'Organizzazione, fosse morta in un'esplosione; eppure, Amuro non aveva abbandonato il suo lavoro, almeno a quanto sembrava. Ciò significava che ronzare attorno a Kogoro gli interessava ancora, ma per quale motivo? Se non si era avvicinato a lui perché credeva che avesse qualche legame con Sherry, che intenzioni aveva?
Conan sospirò, quasi impercettibilmente. Amuro era un tipo sveglio, senza alcun dubbio; sapere che presto avrebbe potuto essere di nuovo lì intorno costituiva una bella gatta da pelare, lui avrebbe dovuto essere molto cauto, per evitare che venisse fuori il segreto della sua identità. Era questo l'aspetto più frustrante della sua condizione (non certo dividere il bagno o convivere con un impiastro come Kogoro): stare sempre attento a cosa diceva e a come si comportava. Perché un moccioso delle elementari dev'essere ingenuo e ignorare tante cose, non può certo permettersi di sfoggiare una cultura pari a quella di un adulto e formulare geniali deduzioni senza dare nell'occhio...
"Buongiorno a tutti!" La voce di Ran strappò bruscamente Conan alle sue riflessioni e la ragazza comparve poco dopo in cucina, con la divisa scolastica del Liceo Teitan completa di cravatta verde bottiglia.
"Ciao, Ran" salutò Kogoro con uno sbadiglio. Conan si limitò a farle un cenno, dato che si erano già visti qualche minuto prima in bagno.
"Senti un po', figliola..." esordì poi l'investigatore.
"Sì?"
"È questo finesettimana che tu e Sonoko dovete andare alla sua villa sull'altopiano di Izu, vero?"
Ran annuì vigorosamente. "Sonoko non mi ha ancora spiegato bene i dettagli, ma sono certa che ci andremo questo sabato... Dovrebbe accompagnaci sua sorella Ayako".
"E naturalmente vi portate dietro anche il moccioso, o sbaglio? Voglio dire... mica mi toccherà fare il baby-sitter!" esclamò Kogoro con una certa enfasi. Conan lo guardò male, ma preferì non rispondere.
"Ovvio, Conan viene con noi" replicò subito Ran. "E anche Sera è stata invitata".
"Be', spero che vi divertiate" si limitò a dire Kogoro.
"Tu, invece, vedi di non ubriacarti e tornare a casa all'una di notte" ordinò sua figlia con tono di rimprovero, guardandolo severamente. Conan ridacchiò e si guadagnò un'occhiataccia dell'investigatore, il quale si accese semplicemente una sigaretta, senza riuscire a controbattere ai rimbrotti di Ran.
Più tardi, finita la colazione, Ran e Conan uscirono di casa e percorsero un tratto di strada assieme, per poi separarsi, come avveniva ogni mattina. Lei si avviò verso il liceo, lui verso la Scuola Elementare Teitan.
Entrambi conoscevano quelle vie come le proprie tasche, ormai; perciò non era raro che si perdessero ognuno nei propri pensieri mentre le percorrevano, lasciando che i piedi li guidassero a destinazione. Quel giorno Ran, intanto che aspettava di imbattersi nelle sue amiche (cosa che succedeva sempre qualche minuto prima di arrivare di fronte al liceo), si ritrovò inspiegabilmente a pensare all'ultima volta in cui lei e Shinichi erano andati a scuola insieme.
Caspita... mi sembrano passati secoli...
In effetti, erano trascorsi un po' di mesi da allora e, sebbene lei e Shinichi si fossero rivisti in un'altra occasione, non avevano attraversato quella strada. Non avevano camminato con l'uniforme addosso, fianco a fianco...
Le mancavano quei momenti, doveva riconoscerlo. E tanto, anche. Forse era solo un modo come un altro in cui si manifestava la nostalgia per Shinichi, fatto sta che lei sentiva il bisogno di percorrere nuovamente il tragitto verso la scuola in sua compagnia. Avrebbe significato ritorno alla normalità, in un certo senso... Dopotutto, per anni e anni lui le era stato sempre accanto; ancora adesso, sebbene Ran si fosse ormai abituata alla sua assenza, desiderava che tornasse, che riprendesse la sua vecchia vita... perché si sentiva quasi incompleta senza Shinichi, anche se difficilmente lo avrebbe ammesso ad anima viva.
Be', se non altro si erano sentiti da poco al telefono; circa due settimane, se ricordava correttamente. Tuttavia, la loro conversazione non era stata niente di speciale: lei doveva semplicemente riferirgli alcuni dettagli su un caso da risolvere (visto che si era imbattuta in un cadavere prima di andare a scuola), in modo che lui scoprisse la verità. Insomma, non è che si fossero messi a parlare di fatti personali, nonostante una parte dell'animo di Ran lo desiderasse ardentemente.
Sonoko aveva cercato di spronare l'amica a portare il discorso su un altro fronte, addirittura le aveva suggerito di dichiarare il proprio amore a Shinichi... ma Ran non ce l'aveva fatta. Era sicura che non ci sarebbe riuscita al telefono e, anche se per un attimo aveva preso in considerazione l'idea, si era resa conto ben presto che il tentativo non avrebbe mai funzionato. Così si era limitata a riferire a Shinichi una frase buttata lì dal signor Subaru Okiya, lo studente di Ingegneria che abitava da qualche tempo a casa Kudo; questa frase, curiosamente, era stata utile per la risoluzione del caso e la telefonata era finita là.
Stando a quello che diceva Sonoko, Ran aveva perso un'occasione. Sì, dichiararsi via cellulare non era il massimo, ma almeno si poteva provare a introdurre il discorso. Ad ogni modo, rifletté Ran, era ormai troppo tardi per piangere sul latte versato. C'era solo da sperare che si ricreasse la situazione adatta e...
Sì, perché tu avresti il fegato di dichiararti... Fammi il favore!
Una vocina fastidiosa la punzecchiò inaspettatamente e Ran scrollò il capo, un po' avvilita: finora non era mai stata in grado di prendere il toro per le corna e dichiararsi a Shinichi, come pretendeva di diventare determinata tutt'a un tratto? La verità era che aveva troppa paura di perdere la loro amicizia. Lui le voleva bene, d'accordo, ma non era affatto scontato che la considerasse qualcosa di più di un'amica, perciò avrebbe potuto allontanarsi da lei, se avesse scoperto quali erano i suoi sentimenti.
Già non ci vediamo mai... No, non potrei sopportarlo...
"Ehi, Ran!"
Si voltò di scatto: due ragazze della sua età la stavano raggiungendo. Quella che l'aveva appena chiamata era la sua più vecchia amica Sonoko Suzuki, capelli castani a caschetto, fascia azzurra in testa e voce squillante come un campanello; l'altra, chioma nera e ribelle, occhi verdi dal taglio deciso ed espressione intelligente, era Masumi Sera, la nuova allieva della II B.
"Sonoko! Sera! Eccovi qui" disse Ran con un sorriso.
"Buongiorno!" esclamò Sonoko allegra. "Pronta per la notiziona?"
"Quale notiziona?" Ran sbatté le palpebre, perplessa, poi guardò Masumi: "Tu sai di cosa sta parlando?"
La giovane detective scosse il capo. "No, mi spiace. Probabilmente c'è di mezzo il suo ragazzo, considerato l'entusiasmo, ma..."
"Ottima deduzione!" Sonoko annuì, raggiante. "Avete presente la gita di questo finesettimana alla mia villa? Ebbene, Makoto mi ha appena confermato che ci sarà, in modo da poter organizzare il nostro romantico incontro di tennis!"
"Oh" fece Masumi. "Tutto qui?"
"Negativo! C'è dell'altro" annunciò Sonoko in tono pomposo.
"E cioè?" chiese Ran.
"Vedete, mia sorella non sarà con il suo bello, però verrà accompagnata da alcuni amici... Penso sia giusto che ognuna di noi abbia con sé il suo cavaliere e, dato che io starò con Makoto, Ran dovrà telefonare a Shinichi per invitarlo a essere dei nostri, mentre Sera... Sera vedrà di trovare un ragazzo da qualche parte". Gli occhi di Sonoko brillarono di malizia e Ran si sentì avvampare. Masumi, invece, scoppiò in una risata incredula ed esclamò: "Stai scherzando!"
"No, per niente. Avete bisogno di un accompagnatore".
"Ah sì? E io dove lo recupero, al mercato?" ribatté Masumi ironica.
"Be', in classe sei già molto popolare... Ci sarà pure qualcuno, no?"
"Sonoko, smettila" intervenne Ran, ancora rossa in viso. "Se davvero viene Kyogoku, forse è meglio che io e Sera restiamo a casa. In fondo, lui ti ha chiesto un appuntamento..."
"Ma siete mie amiche! Non ci darete alcun fastidio, avremo il campo da tennis tutto per noi e voi potrete stare tranquillamente in villa" assicurò Sonoko con convinzione. Masumi ridacchiò, stringendo con le dita il manico della cartella, che portava tenendo il dorso della mano appoggiato alla spalla, alla maniera dei ragazzi.
"Mi avessi proposto una bella gara di deduzioni avrei accettato subito, ma così..."
"Insomma, sono certa che ti divertirai lo stesso. Anzi, se proprio non vuoi metterti in cerca di un possibile fidanzato, puoi venire da sola. Dopotutto, ci saranno mia sorella e i suoi amici, quindi ti faranno compagnia".
"Le farò compagnia anch'io, se è per quello" osservò Ran.
"Quando non sarai impegnata con Shinichi" rettificò Sonoko sorniona.
"Cosa ti fa pensare che lui verrà? Di solito è molto impegnato, lo sai".
"Be', dovrai insistere! È una buona occasione per entrambi e non puoi proprio sprecarla".
Ran emise un sospiro. "Va bene, ci proverò. Senti... può venire anche Conan con noi, giusto?"
Inaspettatamente, Sonoko fece un cenno di diniego. "Assolutamente no! Il moccioso resta a casa stavolta".
"Cosa? E perché?" protestò Masumi, colta alla sprovvista. Sonoko storse il naso.
"Quando c'è lui, capitano sempre delle stranezze... Abbiamo bisogno di stare un po' con i nostri ragazzi, non possiamo certo badare a un marmocchio!"
"Ma dai, Sonoko..." cominciò Ran.
"Niente 'ma'. Sono io che organizzo la gita e non lo voglio in mezzo ai piedi, è chiaro?"
"Che crudeltà" obiettò Masumi contrariata.
"Staremo meglio senza di lui, credimi" replicò Sonoko, mentre si fermava di fronte al Liceo Teitan, seguita dalle due amiche. L'ultima campanella non era ancora suonata e diversi studenti erano accalcati fuori dall'edificio scolastico; Ran notò un ragazzo e una ragazza, forse del primo anno, che chiacchieravano in un angolo, poco distanti dall'ingresso. La ragazza portava una mascherina igienica e continuava a tossire mentre parlava; il ragazzo la osservava preoccupato e rispondeva concitatamente. Passandogli accanto, Ran udì un brandello di conversazione.
"... Faresti meglio a tornare a casa".
"Ma ho già fatto troppe assenze!"
"Chi se ne importa? Se stai male non puoi andare in classe... piuttosto dovresti correre in infermeria".
"Io..." La ragazza fu colta dall'ennesimo attacco di tosse, che le impedì di replicare. Ran si era bloccata a pochi passi di distnza senza nemmeno accorgersene, mentre le sue amiche erano ormai davanti al portone del liceo e stavano chiacchierando fra loro.
"Dai, ti ci accompagno io" sentì che diceva il ragazzo. "Altrimenti, dove crederesti di andare nelle tue condizioni?"
'Nelle tue condizioni'... La frase risvegliò qualcosa nella memoria di Ran. Le venne in mente che lei stessa aveva detto a Shinichi delle parole molto simili, una volta.
Ne sono certa, lui non stava bene e io... Non mi ha dato tanta retta, però. Quando è stato?
Be', in qualunque situazione si trovassero, una cosa le era ben chiara: Shinichi aveva praticamente snobbato le sue premure. Ran sbuffò, un po' infastidita all'idea... tuttavia, si rese conto, c'era qualcosa nella faccenda che la turbava vagamente. Riflettendo, capì che la disturbava il fatto che Shinichi non si fosse sentito bene. Prestandoci attenzione, era successo spesso negli ultimi tempi, quasi ogni volta che lei lo aveva incontrato. Probabilmente era per quello che non ricordava l'occasione esatta in cui aveva pronunciato quel 'dove credi di andare nelle tue condizioni'... forse durante il loro ultimo incontro?. Quel giorno aveva giurato a se stessa che non avrebbe più lasciato andare Shinichi, ma purtroppo le cose non si erano svolte come voleva. E, da un momento all'altro, Shinichi era scomparso senza dire nulla, lasciandola nell’auto del dottor Agasa.
Sulle prime Ran si era arrabbiata, anche perché lo stava tenendo per mano ed era una cosa che non faceva mai; insomma, aveva mostrato chiaramente quanto desiderasse la sua vicinanza e qual era stato il risultato? Che aveva perso i sensi, probabilmente a causa della stanchezza e delle emozioni accumulate durante la giornata, e quando si era svegliata lui non c'era più… Bella ricompensa! Il dottor Agasa le aveva spiegato brevemente che Shinichi era andato via per occuparsi di alcuni casi irrisolti, perciò Ran, sul momento, non aveva potuto trattenersi dal lanciare un epiteto poco carino nei confronti del suo amico d'infanzia. Poi, però, era subentrata una certa ansia: se stava male, come poteva essere andato a svolgere indagini? Lei l'aveva visto chiaramente tossire e sudare...
Esponendo le sue perplessità al professor Agasa non aveva guadagnato nulla: l'anziano scienziato le aveva assicurato che Shinichi si era ripreso perfettamente, prima di filare via di corsa. Non credeva che le avesse mentito spudoratamente, però la preoccupazione le era rimasta, al punto che aveva cercato di contattare per telefono il suo amico d'infanzia; lui non si era degnato di rispondere e Ran, col passare dei giorni, aveva finito col rimuovere il pensiero dalla mente. Solo che adesso... era tornato tutto in superficie.
Perché, quasi ogni volta che incontrava Shinichi, lui aveva sintomi d'influenza o qualcosa del genere? E perché affermava sempre: "Non è niente"?
Oddio, magari Shinichi ha qualche problema di salute e non vuole dirmelo...
Ma no, che sciocchezze! Se era sempre in giro a risolvere casi, era ovvio che stesse benissimo... oppure no?
"Ran? Ehi, Ran?!"
Qualcuno la tirava per il braccio. Ran si riscosse.
"Che ti prende? Stavo parlando con Sera, quando mi sono accorta che non eri più dietro di noi... Perché ti sei imbambolata qui?" la sollecitò Sonoko con aria interrogativa.
"Oh... scusami, ero sovrappensiero" borbottò Ran seguendo l'amica fino all'ingresso, per poi fermarsi davanti agli armadietti delle scarpe, dove Masumi aveva già riposto le sue nello scomparto col suo nome sopra.
"Uhm... Shinichi?" insinuò Sonoko, sforzandosi di fare la faccia da innocentina.
Ran chiuse l'armadietto e abbassò il capo per non incrociare il suo sguardo. "Forse" rispose enigmatica, dirigendosi verso l'altra parte del corridoio assieme a Masumi, che sorrideva appena.

"CONAN!"
Ayumi, Genta e Mitsuhiko gridavano come dei forsennati, agitando la mano nella sua direzione. Il piccolo detective li raggiunse in fretta, salutandoli: "Ehi, buongiorno, ragazzi".
"Chissà se oggi ci imbatteremo in qualche richiesta di un nostro compagno?" si chiese Mitsuhiko ad alta voce, intanto che si avviavano tutti in classe. "È da un po' che la Squadra dei Giovani Detective non offre il suo aiuto all'interno della scuola".
"Piuttosto, è da un po' che non risolviamo nessun caso" precisò Ayumi. "Avremmo potuto farlo sul treno, ma..."
"... Ma una persona di nostra conoscenza non ha voluto" intervenne Ai Haibara, che fino a quel momento era rimasta in silenzio. Si sistemò una ciocca di capelli biondo-rame dietro l'orecchio e ammiccò a Conan, con espressione beffarda e accusatoria allo stesso tempo.
Lui si accigliò, seccato. "Era un caso troppo pericoloso per voi" tagliò corto.
"Ma noi siamo la Squadra dei Giovani Detective!" esclamò Genta.
"Che importanza ha? L'unica cosa che conta adesso è che sia finito tutto bene" disse Conan con sicurezza. Ai storse le labbra e gli scoccò un'occhiataccia, senza però aggiungere alcunché.
"Ehi... non ce l'avrai ancora con me, spero" le sussurrò lui, tirandola furtivamente in disparte e lasciando che Ayumi, Genta e Mitsuhiko intavolassero un'altra conversazione per conto loro.
"Non mi piace essere ingannata e lo sai".
"Sì, ma in ogni caso dovresti ringraziarmi, o sbaglio?"
Ai fece una smorfia. "Che mi dici di quel Bourbon?" chiese, cambiando argomento. "Hai saputo qualcos'altro su di lui?"
"No, al momento non ci sono novità. Kogoro sostiene che è tornato a lavorare al Poirot e, in effetti, è ciò che ha detto lui stesso l'ultima volta che l'ho incontrato... Dovrò verificare".
"Ti conviene stare in guardia, Kudo. Quel tipo è scaltro".
"Lo so" ribatté subito Conan, "ma non scoprirà nulla su di noi, te l'assicuro".
"Ai! Conan! Che state facendo?" s'intromise Ayumi, girandosi verso di loro.
"Niente... andiamo" rispose in fretta il piccolo detective.

Edited by Neiro Sonoda - 3/8/2015, 12:21
 
Top
205 replies since 27/3/2014, 21:20   7224 views
  Share