Detective Conan Forum

Reduci, Cos'è successo dopo il Mystery Train?

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Neiro Sonoda
view post Posted on 8/4/2014, 16:40 by: Neiro Sonoda     +1   +1   -1




Siamo al terzo... Ribadisco: non sono brava con i gialli, ma ho fatto del mio meglio



Capitolo 3
Due casi da risolvere


Conan e Kogoro percorsero il tragitto verso il Caffè Poirot tenendo le mani in tasca, entrambi con un'espressione vagamente annoiata dipinta sul volto. Era una giornata piuttosto fredda e il sole si ostinava a rimanere nascosto dietro le nuvole.
"Be', mi auguro che Ran si stia divertendo" borbottò Kogoro a un certo punto, spegnendo la sua sigaretta.
Conan si limitò ad annuire: era ancora contrariato per non essere potuto andare anche lui.
Quando Sonoko organizza gite non c'è da stare tranquilli... Spero che non abbia invitato dei maschi che possano infastidire Ran, o farà i conti con me...
Varcò la familiare soglia del Poirot assieme a Kogoro e subito individuò Tooru Amuro, che si precipitò verso di loro per accoglierli: "Salve, maestro Mouri, qual buon vento! E ciao anche a te, Conan".
Kogoro salutò il suo allievo con un certo calore, mentre il piccolo detective ricambiò distrattamente con un semplice cenno, poiché la sua attenzione era appena stata catturata dalla figura di un giovane uomo coi capelli chiari e gli occhiali, seduto a un tavolo nell'angolo del locale.
"Ehi! Quello non è il signor Subaru Okiya?" esclamò Kogoro, seguendo la direzione dello sguardo di Conan. Anche Amuro si voltò, incuriosito.
"Sì, è proprio lui" disse Conan, agitando la mano verso lo studente d'Ingegneria, per poi scoccare un'occhiata di sottecchi ad Amuro. Quest'ultimo, tuttavia, non sembrò interessato più di tanto alla cosa e domandò a Kogoro quel che avrebbe preferito ordinare.

Dopo mangiato, Kogoro e Conan si trattennero al Poirot per fare quattro chiacchiere con Amuro. Il locale pian piano si stava svuotando ed erano rimasti ben pochi clienti, perciò il cameriere biondo poteva tranquillamente concedersi una pausa. Conan lo studiava con attenzione, come per cogliere in lui particolari che prima non aveva notato: era ben deciso a tenerlo d'occhio, anche se ovviamente non aveva detto nulla a Kogoro. Eppure, non sembrava che ci fosse qualcosa di diverso dal solito in Amuro.
Be', che ti aspettavi? È solo perché adesso sai che è un membro degli Uomini in Nero che tu lo guardi con occhi diversi, gli disse una voce interiore e Conan abbassò appena il capo. Avrebbe dato un occhio della testa per sapere cosa passava per la mente di Tooru Amuro, alias Bourbon. Purtroppo non era così facile scoprirlo... ma forse lui doveva solo avere un po' di fiducia nel corso degli eventi. Dopotutto, possedeva gli aiuti giusti.
Mentre Kogoro parlava con Amuro, Conan guardò i clienti rimasti nel locale; oltre a Subaru Okiya, che all'ultimo momento aveva ordinato un caffè e lo stava sorseggiando con aria assorta, c'erano soltanto altre tre persone, una donna e due uomini. Questi ultimi conversavano animatamente, seduti allo stesso tavolo; dovevano essere amici. La donna, invece, giocherellava distrattamente con il paio di guanti di lino che portava, come se fosse in attesa di qualcosa.
All'improvviso uno dei due uomini, un tizio alto coi capelli lunghi, si alzò e si diresse verso i bagni. Anche il signor Subaru abbandonò il suo tavolo, lasciando i soldi del conto e avviandosi verso l'uscita, tuttavia fu di ritorno in capo a qualche attimo, inspiegabilmente.
"Scusi, mi sono accorto di aver perso il bottone del polsino" Conan sentì che diceva a una cameriera. "Dev'essermi caduto qui..."
Intanto che Subaru faceva le sue ricerche, la cliente femmina presente nel locale si alzò dal suo tavolo e percorse il tragitto che portava ai servizi. Una manciata di secondi dopo, si udì distintamente il suo urlo disperato.
"Che succede?" Conan balzò in piedi immediatamente e si fiondò verso la direzione da cui era venuto il grido. Kogoro lo seguì, imitato da Amuro, e Subaru si immobilizzò tendendo le orecchie.
Nel bagno degli uomini, Conan trovò la donna che aveva urlato: era visibilmente sconvolta e indicava il corpo del tizio coi capelli lunghi, steso sulle piastrelle del pavimento, gli occhi spalancati e vuoti.
"T-Toichi... Non è possibile..."
"Non lo tocchi" ordinò Conan autoritario, inginocchiandosi accanto all'uomo. "Purtroppo non c'è nulla da fare, ormai è tardi" aggiunse poi in tono grave.
"No!!" singhiozzò la donna, prendendosi il volto fra le mani. Kogoro e Amuro, che erano appena arrivati, si scambiarono uno sguardo.
"Bisogna chiamare la polizia" sentenziò il cameriere del Poirot. "Ci pensi lei, maestro Mouri".
Poco dopo arrivò l'ispettore Megure con alcuni agenti, fra cui Takagi. Nessuno fu sorpreso di trovare Conan e Kogoro sulla scena del crimine e subito si passò all'esame del cadavere.
"Avvelenamento" decretò Takagi più tardi, riferendo a Megure l'esito dell'autopsia. "La morte è stata causata..."
"... Da cianuro di potassio" s'intromise Amuro, che era riuscito a controllare le condizioni del cadavere.
"Esatto" confermò Takagi. "Sulla tastiera del cellulare della vittima sono state rinvenute tracce di cianuro e anche su alcune dita della mano destra. Deve averle messe in bocca e... Chi è stato a trovare il corpo?"
"Io" spiegò la donna con voce velata. "Mi chiamo Moriko Furumura; stavo andando in bagno e... l'ho visto lì per terra, morto". Si soffiò il naso con un fazzoletto di stoffa.
"Uhm". L'ispettore Megure aggrottò la fronte e si rivolse a Takagi: "Avete fermato tutti i clienti rimasti nel locale?"
"Sì, ce ne sono solo altri due, a parte Conan e il detective Mouri".
"Bene, allora andiamo a interrogarli... Venga anche lei, signorina".
Kogoro, Amuro e Conan seguirono l'agente di polizia, assieme all'ispettore Megure; lui non avrebbe voluto averli in mezzo ai piedi, ma ormai era abituato a quel genere di situazioni.
"Dunque, quanti di voi conoscevano il signor Toichi Kurosu?" esordì in tono professionale. Subaru fece un cenno di diniego, mentre l'uomo che aveva pranzato con la vittima esclamò: "Io sì, eravamo amici".
"È vero, hanno mangiato allo stesso tavolo!" La voce squillante di Conan raggiunse le orecchie dell'ispettore, che sospirò con aria rassegnata.
"Bene. Qual è il suo nome?"
"Mi chiamo Koji Matsumoto".
"Per caso era un collega del signor Kurosu?"
"No, io lavoro in un'azienda. Non sono giornalista come lui".
"Da quanto eravate amici?"
"Be', da diversi anni, direi... Oggi siamo venuti fin qui tutti e due per pranzare".
"E lei?" L'ispettore Megure si girò verso Subaru.
"Io non conoscevo affatto la vittima, come vi ho accennato. Ero qui quando ho sentito urlare la signorina..."
"Ha una faccia familiare" intervenne Takagi. "Dov'è che l'ho già vista?"
"Una volta ci trovavamo assieme" disse Conan. "Io e il signor Subaru Okiya..."
"Oh, tu sei un suo amico, Conan?" chiese Takagi sorpreso.
"Be', non esageriamo" commentò Subaru. "Non è la prima volta che incontro questo ragazzino, ecco tutto".
"E nemmeno me" aggiunse Kogoro.
"Va bene, va bene" tagliò corto Megure. "Signorina Furumura, anche lei era qui per pranzare da sola, giusto?"
"Sì" ammise la donna.
"Senza dubbio conosceva la vittima, dato che nel cellulare rinvenuto accanto al corpo è stata trovata una chiamata destinata a lei; in che rapporti eravate?"
"Be', noi... stavamo insieme da qualche settimana" confessò la signorina Furumura.
"Eravate fidanzati?"
"Sì e ci eravamo messi d'accordo per vederci oggi".
"Capisco". L'ispettore tacque per un attimo, poi riprese: "Il signor Kurosu è deceduto dopo averle telefonato, ma non risulta che lei abbia risposto alla chiamata. Questo significa che..."
"... Che la signorina potrebbe essere una possibile indiziata" dichiarò Kogoro. "La vittima le ha fatto degli squilli affinché lei andasse nel bagno degli uomini, così ne ha approfittato per commettere il delitto".
"Ehi, piano con le accuse!" s'infervorò la donna. "È vero, ci eravamo messi d'accordo per incontrarci nel bagno, ma come avrei potuto spalmare il veleno sulla tastiera del suo cellulare?"
"Può aver agito prima... Sapeva che poi il signor Kurosu l'avrebbe contattata, no?"
"Non sono state rinvenute altre impronte oltre a quelle della vittima sul telefonino" disse Takagi. "Inoltre... come avrebbe fatto la signorina a mettere il veleno senza che il signor Kurosu se ne accorgesse? E quando?"
"A quale scopo, poi? Io amavo Toichi, non l'avrei mai ucciso!" protestò la donna in tono risentito.
"E voi? Dove vi trovavate intorno alle tre, quando è avvenuto il delitto?" domandò l'ispettore Megure a Subaru e al signor Matsumoto.
"Io ero uscito dal locale" disse lo studente d'Ingegneria, "però sono rientrato perché mi ero accorto che avevo perso un bottone. È stato allora che la signorina ha gridato".
"Io sono rimasto per tutto il tempo seduto al mio tavolo" chiarì Koji Matsumoto.
"Confermo" annuì Kogoro.
"Già, noi li abbiamo visti" aggiunse Amuro.
"Perciò il signor Subaru Okiya avrebbe potuto..." rifletté Megure ad alta voce.
"Impossibile" decretò il cameriere biondo. "È stato via per troppo poco tempo... Anche se si fosse introdotto nel bagno degli uomini dalla finestra, come avrebbe potuto mettere il veleno, per di più sul cellulare della vittima, liberarsi di eventuali prove e tornare indietro? Gli ci sarebbe voluto ben più di quei pochi istanti dopo i quali lo abbiamo visto rientrare... giusto, Conan?"
Il piccolo detective sgranò gli occhi. "Be'... immagino di sì".
"Inoltre, il signor Subaru non conosceva nemmeno Toichi Kurosu" precisò Kogoro. "Che movente avrebbe avuto?"
"Allora possono essere stati solo la signorina Furumura o il signor Matsumoto" concluse l'ispettore.
"Io?! Non mi sono mosso dal mio tavolo!"
"Be', lei e la vittima eravate amici e siete arrivati fin qui assieme" osservò Amuro. "Avrebbe potuto chiedere in prestito il cellulare del signor Kurosu con una scusa e metterci il veleno sopra, prima di entrare nel locale".
"E come potevo sapere quando l'avrebbe usato? Per di più, un cellulare si maneggia con le mani, non con la bocca... e quando si va a mangiare ci si lava col sapone più volte" replicò seccamente Matsumoto.
"Senta, il signor Kurosu era un tipo sempre nervoso?" domandò inaspettatamente Conan. L'amico della vittima storse il naso.
"Perché me lo domandi?"
"Ha notato che le unghie delle mani erano rosicchiate, specialmente quelle della destra" rispose Amuro. "In genere, chi si mangia le unghie lo fa per nervosismo... Era questo che volevi dire, Conan?"
"Ecco..." cominciò lui, senza proseguire.
"Dunque la vittima aveva quest'abitudine" mormorò Subaru. "Magari si mangiava le unghie mentre telefonava e il suo assassino, essendo a conoscenza di tale vizio, lo ha sfruttato a suo favore".
"Già" approvò Amuro.
"Che cosa state insinuando?" sbottò il signor Matusmoto. "Che possa aver architettato tutto io? Sì, Kurosu si mangiava spesso le unghie quand'era al telefono, ma io come avrei potuto non lasciare impronte, se avessi toccato il suo cellulare? Quella signorina ha i guanti, è più logico sospettare di lei!"
"Si calmi" disse l'ispettore Megure. "Stiamo solo facendo il nostro lavoro..."
"Ah sì? E da quando camerieri, clienti e mocciosi si occupano di indagini competenti alla polizia?"
"Ispettore!" L'agente Chiba raggiunse Megure in fretta, risparmiandogli l'imbarazzo di una risposta. "Abbiamo scoperto alcune cose interessanti sulla vittima... Pare che il signor Toichi Kurosu vivesse da solo e fosse rimasto vedovo da poco".
"Davvero?"
"Sì, era sposato con la signorina Tamako Matsumoto, morta suicida meno di un mese fa".
"Matsumoto?" ripeté l'ispettore incredulo. "Per caso..."
"Era mia sorella" confessò il signor Koji. "Sì, si è tolta la vita. Purtroppo... soffriva di problemi di depressione" soggiunse esitante.
"Be', può darsi che il signor Kurosu si sia suicidato per disperazione" suggerì Kogoro baldanzoso.
"Che idiozie. Aveva perfino una nuova fidanzata, perché mai avrebbe dovuto farlo?" ribatté Megure contrariato. "E in un locale, per di più..."
"Signor Matsumoto, lei per caso conosceva già la signorina Furumura qui presente?" s'informò Amuro.
"No, è la prima volta che la vedo. Non sapevo assolutamente che Kurosu avesse una fidanzata".
"Ad ogni modo, entrambi siete dei possibili indiziati" concluse Megure. "Acconsentite a una perquisizione?"
"Ehi!" La signorina Furumura s'inalberò nuovamente. "Vi ho già detto che non avrei mai ucciso Toichi!"
"Lei si era messa d'accordo con la vittima per un incontro nel bagno di questo locale... e ha trovato il corpo. Avrebbe potuto raggiungere il signor Kurosu, togliergli il cellulare dalle mani, magari con la scusa di abbracciarlo e baciarlo, e mettere il veleno sulla tastiera" ipotizzò Kogoro. "Visto che porta i guanti, non può aver lasciato le sue impronte..."
La signorina Furumura sembrava sul punto di esplodere. "Ma come si permette?!"
"Maestro Mouri, cerchi di andarci piano" sussurrò Amuro. "Non la offenda, abbiamo bisogno della sua collaborazione..."
"Be', se è proprio necessario perquisitemi" disse invece il signor Matsumoto. "Non ho nulla da temere..."
La signorina Furumura sbuffò, ma alla fine acconsentì anche lei alla perquisizione. Nella sua borsa vennero trovati soltanto il portafogli e il cellulare, in modalità 'silenzioso' con vibrazione, dov'era rimasta la chiamata ricevuta dalla vittima. Quanto al signor Matsumoto, si scoprì che nella tasca sinistra del cappotto aveva un paio di forbici, una coroncina creata con la carta e un foglietto un po' stropicciato; nella tasca destra c'erano il cellulare, la patente di guida e qualche spicciolo. Niente di più, nemmeno nei pantaloni o in qualsiasi altro posto.
"Come mai ha queste forbici in tasca?" chiese Takagi accigliato.
"Sarà stata la figlia di mia cugina a mettercele. E' una bambina, sa... Quella coroncina di carta l'ho fatta io, assieme a sua madre, e voleva che ne realizzassi un'altra per lei".
"Uhm... d'accordo".
Amuro fissava il signor Matsumoto, tenendo le braccia conserte; poco più in là, Subaru sorrideva appena, gli occhi che brillavano dietro le lenti. Conan rifletteva.
Ho individuato il colpevole, ma non ci sono prove per inchiodarlo... Per di più, non posso far entrare in azione Kogoro l'addormentato, è troppo rischioso in presenza di Amuro...
"Allora, maestro Mouri, non ha ancora capito chi è stato?" Il cameriere del Poirot si rivolse allegramente a Kogoro, tirandolo in disparte, lontano dalle orecchie della polizia. Lui parve un po' a disagio.
"Be', in realtà..."
"Andiamo, non mi tenga sulle spine! Un grande detective come lei..."
Maledizione, pensò Conan. Devo escogitare un piano...
"Non trovate che ci sia qualcosa di strano in questo caso?" esordì con aria innocente. "La signorina sembra avere gli strumenti adatti per aver commesso il delitto, i guanti... ma come avrebbe fatto ad assicurarsi che la vittima toccasse la tastiera del cellulare? Invece il signore avrebbe un movente, però..."
"Movente? Che movente?" esclamò Kogoro perplesso.
"Be', sua sorella si è suicidata ed era la moglie del signor Kurosu..."
"Sciocco! L'ha fatto perché era depressa" ribatté l'investigatore infastidito.
"Sì, ma potrebbe anche essere colpa della vittima" fece notare Amuro. "Magari la moglie aveva scoperto che lui aveva già una relazione con la signorina Furumura... Il signor Matsumoto può aver messo il veleno sul cellulare prima di entrare qui e, sapendo che la vittima avrebbe telefonato alla sua nuova fidanzata e che si mangiava le unghie per abitudine..."
"Ma come avrebbe fatto a non lasciare impronte?" chiese Kogoro.
"Con un paio di guanti, prontamente tagliuzzati e gettati nel water. Ha delle forbici in tasca, no?" azzardò Subaru.
"Geniale!" commentò Kogoro. "Il ragionamento non fa una grinza... però non abbiamo prove".
"Oh, lo faremo cantare con un po' d'astuzia" replicò Amuro. "Il nostro colpevole ha detto qualcosa che l'ha tradito..."


Masumi Sera spalancò il portone di Villa Suzuki e si precipitò dentro. In una delle stanze da letto trovò Kyoko Minamizawa in lacrime, attorniata da Hiroshi Shibata e Taisaku Dojima. Poco dopo, sopraggiunse anche Ayako.
"Cosa succede?" domandò preoccupata.
"Ho perso il mio braccialetto!" si lamentò Kyoko fra i singhiozzi. "L'a... l'avevo messo via subito dopo pranzo e..."
"Calmati, sarà qui da qualche parte..." disse Hiroshi in tono tranquillizzante. In quel momento arrivarono Ran e Kyosuke, agitati.
"C'è qualche problema?" s'informò il ragazzo con voce tesa.
"Kyoko ha perso il suo braccialetto" riferì Masumi. Caspita, le era preso un colpo, chissà cosa si era creduta! Kyosuke sembrava pensarla allo stesso modo.
"Accidenti, Kyoko! Ci stavi facendo venire un infarto e tutto per uno stupido gingillo!" brontolò.
"Stupido gingillo dici tu!" sbottò lei asciugandosi gli occhi. "Era molto importante per me, chiedi a tuo fratello..."
"Dai, lo ritroveremo". Hiroshi batté sulla spalla dell'amica con fare consolatorio.
"Lo hai cercato bene?" aggiunse Taisaku.
"Certo! Lo avevo lasciato nella sua scatola, qui in stanza, ma non c'è da nessuna parte!" Kyoko indicò il disordine della camera con gesto teatrale.
"Sei sicura che non ti sia caduto?" suggerì Ayako. "Era vecchio, no?"
"Sì, aveva l'interno del cinturino rovinato" disse Taisaku.
"Uhm... parli di quel braccialetto nero con un ciondolo appeso, vagamente simile a un orologio da polso, che portavi a pranzo?" chiese Masumi a Kyoko. Lei annuì.
"E quando te lo sei tolto?" incalzò la giovane investigatrice.
"Poco dopo che tu, Kyosuke e la tua amica siete usciti dalla villa".
"Capisco. Hai detto che l'hai posato qui nella sua scatola... e poi?"
"Sono tornata in salotto da Hiroshi e Taisaku" spiegò Kyoko. "Stavamo parlando..."
Masumi si girò verso i due ragazzi. "Qualcuno di voi si è allontanato durante la chiacchierata?" volle sapere.
"Io sono andato un attimo al bagno" ammise Hiroshi.
"E io in camera, a prendere il cellulare" confessò Taisaku.
"Tu, Ayako? Dove ti trovavi in quel momento?" proseguì insistente Masumi, fissando la sorella maggiore di Sonoko.
"Ero in cucina, stavo lavando i piatti".
"Perfetto. Io, Kyosuke e Ran non possiamo essere stati, visto che eravamo fuori a conversare. Stesso discorso vale per Sonoko e Kyogoku, che sono ancora al campo da tennis... In altre parole, può essere stato solo uno di voi tre a far sparire il braccialetto di Kyoko" dichiarò Masumi sicura.
Kyosuke si avvicinò a Ran. "Mouri... è questo il modo in cui si comporta Sera sulla scena del reato?" sussurrò. Ran sorrise, annuendo.
"Vedrai che scoprirà subito la verità".
"Lo immagino e sono impaziente di sentire le sue deduzioni".
"Ayako potrebbe essersi allontanata dalla cucina e nascondere il bracciale, ma qualcuno di voi l'avrebbe vista passare..." rifletté Masumi aggrottando le sopracciglia. "Kyoko, tu che sei stata sempre in salotto hai notato qualcosa?"
"No... ma va detto che davo le spalle alla porta. Hiroshi, Taisaku, voi avete visto niente?"
I ragazzi scossero la testa.
"Io non mi sono mai mossa dalla cucina" affermò Ayako. "E poi, per quale motivo avrei dovuto fare un dispetto a Kyoko? Non sapevo nemmeno che per lei quel braccialetto fosse così importante..."
"Lo è, eccome! Me l'ha regalato Hiroshi" rivelò Kyoko arrossendo. Il ragazzo parve un po' a disagio e abbassò la testa, mentre Taisaku si voltava dall'altra parte.
"Be', lo ritroveremo" tagliò corto Masumi. "Dopotutto, io sono un detective".
"Piuttosto, che ore sono?" domandò Kyosuke. "Avevo promesso a un mio amico che prima delle quattro gli avrei telefonato..."
Taisaku portò la mano al taschino della camicia, dove teneva il cellulare, ma poi guardò l'orologio che aveva al polso. "Sono le tre e venti" disse.
Ran vide che le labbra di Masumi si stiravano improvvisamente in un sorriso soddisfatto, lo stesso che compariva sul volto di Shinichi quando risolveva un caso. Forse...
"Ho capito chi ha preso il braccialetto!" annunciò infatti Masumi, trionfante.

Edited by Neiro Sonoda - 26/1/2015, 19:47
 
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