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Reduci, Cos'è successo dopo il Mystery Train?

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Neiro Sonoda
view post Posted on 12/4/2014, 18:24 by: Neiro Sonoda     +1   +1   -1




Capitolo 4
Le soluzioni


Il detective Kogoro espose con aria calma e decisa la 'sua' teoria sull'omicidio del signor Toichi Kurosu e non si fece intimidire dalle proteste di Koji Matsumoto, almeno non all'inizio. Tuttavia, quando questi lo accusò di aver formulato delle deduzioni che non potevano essere provate, il famoso investigatore cominciò a tentennare. Fu allora che Tooru Amuro prese in mano la situazione, come se non avesse aspettato altro.
"La smetta di fingere" intimò. "Sappiamo tutti che le cose sono andate come ha detto il detective... Lei ha ucciso il signor Kurosu spalmando il veleno sulla tastiera del suo cellulare, perché sapeva che lui aveva l'abitudine di mangiarsi le unghie mentre telefonava".
"Non potete dimostrarlo" ribatté Matsumoto.
"Ma davvero? Mi spieghi una cosa: lei ha dichiarato di non conoscere affatto la signorina Furumura qui presente, giusto?"
"Sì e allora?" replicò Matsumoto sulla difensiva.
"Come mai non si è minimamente sorpreso quando l'ispettore ha detto che il signor Kurosu aveva fatto una telefonata proprio alla signorina, la quale ha confessato di essere la fidanzata della vittima? Sarebbe stato più logico dare segni di stupore, visto che lei e Kurosu eravate amici e lui era rimasto vedovo da meno di un mese".
Udendo quel discorso, Koji Matsumoto arrossì, visibilmente a disagio, e non seppe cosa replicare. Amuro sorrise con sicurezza.
"Non si è sorpreso perché in realtà lei sapeva benissimo che rapporti c'erano tra la vittima e la signorina" disse. "Sapeva che il signor Kurosu doveva fingere di andare al bagno e fare qualche squillo alla sua nuova fidanzata, affinché s'incontrassero clandestinamente... per questo ha potuto mettere il veleno nel posto più opportuno. Come ha dedotto il detective Mouri, lei ha chiesto in prestito il cellulare alla vittima prima di entrare qui, probabilmente col falso pretesto di fare una telefonata; quando vi siete seduti al tavolo, lei si è alzato per andare in bagno e ha fatto a pezzi con le forbici che tiene in tasca i guanti di cui si era servito per maneggiare il telefonino di Kurosu e il veleno. Intorno alle tre, ricevendo la chiamata della vittima, la signorina Furumura ha sentito vibrare il proprio cellulare e si è precipitata nel bagno degli uomini, come d'accordo. A quel punto ha trovato il cadavere".
Il signor Matsumoto stava tremando violentemente. Non riusciva a sostenere lo sguardo di nessuno dei presenti, tanto meno quello penetrante di Amuro. Deglutì.
"Lei ha commesso questo omicidio per vendicare la morte di sua sorella, suicidatasi circa un mese fa" riprese il cameriere biondo. "Non è forse così? Lo confessi".
Scese un silenzio carico di trepidazione. Kogoro fece cenno agli agenti e all'ispettore di stare zitti, aspettando ansiosamente che Matsumoto dicesse qualcosa. Amuro, dal canto suo, sembrava più che convinto dell'imminente resa del colpevole; infatti...
"È la verità, sono stato io" mormorò alla fine il signor Matsumoto con voce roca. "Ho dovuto farlo... Quel verme non meritava di vivere!" aggiunse rabbioso, stringendo i pugni.
La signorina Furumura taceva, fissando l'amico del suo fidanzato, le labbra serrate. Matsumoto continuò: "La morte di Tamako... Kurosu non ha versato una lacrima, dopo. Eppure era sua moglie! Ma a lui non importava... Le ha comunicato di volerla lasciare perché preferiva un'altra donna e non ha provato il minimo rimorso sapendo che Tamako si era suicidata, pur con la consapevolezza che lei l'aveva fatto per la disperazione di essere stata abbandonata!” Il signor Matsumoto si passò il dorso della mano sugli occhi, frustrato e affranto. "Non potevo permettere... che colui che ha causato la morte di mia sorella... continuasse a vivere e fosse felice senza di lei" sussurrò poi, scrollando la testa con fare disperato. "Era mio dovere intervenire..."
"Basta così. Il resto alla centrale" disse Takagi serio, mentre due suoi colleghi ammanettavano il colpevole. Un attimo dopo, la polizia abbandonò rapidamente il Caffè Poirot.

"È stato Taisaku". Masumi parlò senza esitazione, sotto lo sguardo stupito degli amici di Sonoko.
"Ehi! Come fai a dirlo?" obiettò Ayako sbattendo le palpebre. Inizialmente, la risposta fu soltanto una scrollata di spalle.
"Semplice deduzione" aggiunse poi Masumi. "Il braccialetto è nascosto nel taschino della sua camicia... Non è vero, Taisaku?"
L'interessato assunse un'espressione risentita. "No, è un'assurdità" replicò.
"Be', in tal caso non ti dispiacerà darcene una prova" commentò Masumi, sorridendo astutamente. Taisaku non si mosse e Hiroshi, spazientito, gli infilò una mano nel taschino.
"Ehi! Che stai..."
"C'è il cellulare... e il bracciale di Kyoko, proprio come sostiene Sera" affermò il fratello di Kyosuke.
"Oh, grazie al Cielo!" Kyoko si precipitò a riprendere il suo tesoro, mentre Ayako esclamava stupefatta: "Come lo hai capito, Sera?"
"Ho notato che Taisaku, quando stava per tirare fuori il cellulare per informarci sull'orario, ha esitato e ha guardato il suo orologio da polso... Questo mi ha fatto supporre che stesse nascondendo qualcosa nel taschino" spiegò Masumi. "Dato che la sua camicia è bianca, se il cellulare fosse stato tolto, ci saremmo accorti subito della presenza di qualcosa di scuro... ovvero il braccialetto".
"Sei in gamba!" esclamarono Kyosuke e Hiroshi in coro. Taisaku s'imbronciò.
"Perché l'hai fatto?" lo interpellò Kyoko con voce dura. "Sapevi quanto fosse importante per me..."
"Certo, solo perché te l'ha regalato Hiroshi! Non fosse stato per questa ficcanaso che mi ha scoperto, io avrei ridotto in pezzi quello stupido braccialetto, così non l'avresti mai ritrovato!" E con queste parole aspre e scorbutiche, Taisaku uscì dalla stanza di Kyoko, urtando di proposito la spalla di Hiroshi. Kyoko si fece scura in volto.
"Non badate a lui... È sempre stato un po' fissato, crede che tra me e Hiroshi ci sia qualcosa".
"Ma non è così" si affrettò a precisare il fratello di Kyosuke, sebbene il suo tono suonasse tutt'altro che convincente. "Noi... siamo solo amici".
"Be', direi che ci vuole un bel tè adesso". Ayako cambiò argomento, ansiosa di riportare completamente la pace negli animi. "Io lo bevo sempre molto presto... A voi va?"
"Perché no?" approvò Hiroshi. "Chissà che non abbia un'azione calmante su Taisaku..."
"Ti aiuto a prepararlo, Ayako" si offrì Kyoko.
"Allora io e gli altri andiamo di là, in salotto" disse Kyosuke. "Così telefono al mio amico..."
Ayako fece un cenno affermativo col capo. "D'accordo".
Il resto del sabato trascorse senza avvenimenti particolari. La sera, Sonoko insistette per organizzare una piccola festa; era allegra e spumeggiante come non mai, pienamente soddisfatta del suo 'incontro di tennis' con Makoto. Propose addirittura a Ran e Masumi di indossare due abiti eleganti che aveva portato con sé per ogni evenienza.
"Dato che voi siete sprovviste... Io ho già il mio e credo che mia sorella e Kyoko sapranno organizzarsi. Che ne dite?"
Masumi declinò l'offerta: "No, grazie. Non mi ci vedo con un abito da sera".
"Ma dai, per una volta... Il verde dovrebbe starti bene!" insistette Sonoko, agitando il vestito sotto gli occhi dell'amica. Era piuttosto corto e attillato in vita, con la gonna stretta, una scollatura circolare bordata d'oro e una cintura nera da portare come tocco in più, affinché l'insieme non apparisse troppo semplice. Masumi, però, non voleva saperne d'indossarlo.
"Non ho nemmeno la tua stessa taglia... Lascia che metta i miei vestiti".
"Ma che stai di..." Sonoko non riuscì a terminare la frase perché Ran tossicchiò sonoramente, assumendo un'aria di rimprovero e al tempo stesso un po' allarmata. "E va bene, se proprio pensi che non faccia per te..." si rassegnò la minore delle sorelle Suzuki, con un lungo sospiro.
Masumi annuì. "Vado in camera a vedere cosa posso recuperare. A dopo" salutò, allontanandosi in fretta.
Sonoko si rivolse a Ran: "Pensi che io l'abbia messa a disagio?"
“No, però è meglio non insistere. Certo, quel vestito le avrebbe donato…”
“… Se solo avesse un po’ di seno in più” completò Sonoko.
“Ehi! Non era questo che volevo dire!” protestò Ran.
“Però è il motivo per cui mi hai bloccato, poco fa. Non volevi che dicessi ad alta voce quanto sia scarso il décolleté di Sera…”
“Insomma, basta. Lei è carina anche così” ribatté Ran un po’ brusca.
“D’accordo, d’accordo. Allora, tu accetti il mio prestito? Ho un vestitino bianco che sembra fatto apposta per te” assicurò Sonoko.
“Be’… fammelo vedere, prima”.
“Ovvio! Eccolo qua”.
L’abito in questione aveva due sottili bretelline, il corpetto stretto ricamato, una gonna non troppo ampia che arrivava poco sopra il ginocchio e una rosa bianca di stoffa sul lato destro, all’estremità di una fascia cucita a mo’ di cintura.
“Me lo hanno regalato qualche anno fa, ma non l’ho mai messo, non è il mio genere… Ti piace?”
“Uhm, non c’è male. Piuttosto, come mai hai fatto scorta di tutti questi abiti da sera, Sonoko?” chiese Ran.
“Avevo già in mente da un pezzo l’idea della festa, ma non sapevo se metterla in pratica, così…”
“Uff… avrei dovuto immaginarlo”.
“E non dirlo con quel tono! Ci divertiremo un mondo, vedrai!”
Una volta abbellita adeguatamente la villa e sgomberato il salotto per adibirlo a pista da ballo, la festa poté cominciare. Ayako si era di nuovo data da fare in cucina e c’era un buffet delizioso, Hiroshi e Kyosuke si occupavano di animare l’atmosfera con la musica e perfino Taisaku aveva smesso di tenere il broncio, contagiato dal buonumore generale. Ran, che stava passeggiando per il salotto, il vestito bianco addosso e i capelli tirati su da un lato della testa con un fermaglio, aspettava impaziente che le sue amiche scendessero dal piano superiore.
Quanto ci mettono? Spero che Sonoko non ne stia combinando una delle sue…
Anche Makoto attendeva l’arrivo della sua ragazza, appartato in un angolo della stanza. Ran ponderò l’ipotesi di andare a parlare con lui per ammazzare un po’ il tempo, quando finalmente…
“Eccoci!” annunciò Sonoko con un sorriso smagliante. Indossava un mini-abito marrone aderentissimo, con la scollatura ornata di paillettes, abbinato a scarpe nere con i tacchi e a una fascia scura tra i capelli.
Oh-oh… Mi sa che Kyogoku non approverà un vestito così corto e appariscente, registrò mentalmente Ran. Dietro Sonoko fece capolino Masumi; tutti restarono a bocca aperta nel vederla con il famoso abito verde addosso e applaudirono entusiasti.
“È riuscita a convincermi” sospirò la giovane detective, una volta raggiunta Ran. “Alla fine ho dovuta dargliela vinta, anche se non volevo…”
“L’avevo pregata di non esagerare” rispose Ran. “È sempre la solita… Comunque, va detto che stai davvero bene. Gli stivali sono i tuoi?”
Masumi annuì.
“Be’, danno un tocco molto personale” commentò Ran con aria di approvazione. “Neri, alti fino al ginocchio…”
“Miei e si vede” concluse Masumi sorridendo. “Quanto al vestito, sono bastate delle spille da balia nei punti giusti…”
Le due amiche trascorsero gran parte della serata assieme; Sonoko era troppo impegnata con Makoto per far loro compagnia, mentre i due fratelli Shibata erano alle prese con chitarre e dischi di musica e Kyoko chiacchierava spensieratamente, sia con Ayako che con Taisaku. L’'incidente' del braccialetto sembrava dimenticato.
“Che ne dici di andare a prendere una boccata d’aria?” esclamò Masumi a un certo punto. “Sto scoppiando di caldo…”
“Buona idea” assentì Ran.
Uscirono dal portone principale, camminando lungo il viale alberato. Ran, che aveva le spalle scoperte, iniziò a tremare dal freddo.
“Uhm… c’è un po’ troppa differenza di temperatura, non trovi?” osservò rabbrividendo.
“Sì, forse dovremmo rientrare… Guarda che belle stelle, però”.
Ran rovesciò la testa all’indietro e s’incantò a fissare la volta celeste, una distesa scura punteggiata di piccole luci bianche. “Hai ragione, è meraviglioso. Una sera di tanto tempo fa, quando ero bambina, io e Shinichi ci siamo divertiti a contare le stelle…” rammentò, con espressione nostalgica.
“È un peccato che non sia qui” ammise Masumi. “So che ci tenevi a rivederlo…” Lanciò un’occhiata in tralice all’amica, per studiarne la reazione. Ran abbassò lo sguardo.
“Sì, be’… siamo amici da anni…” si limitò a dire.
“È molto più di un amico per te. Non devi fingere il contrario” replicò Masumi con schiettezza. “Anzi, penso proprio che anche lui sia innamorato, sai?”
Ran arrossì. “D-di me?”
“E di chi altri, scusa?”
“Sera” – Ran trasse un lungo respiro – “tu non…”
“Non lo conosco abbastanza? È vero, ma so quello che mi ha detto Sonoko su di voi… Ran, lui ricambia i tuoi sentimenti, credimi”.
Scese un lungo silenzio. Masumi guardava Ran, come in attesa che confermasse quelle parole.
“Vorrei tanto” mormorò lei a un certo punto.
“Cosa?”
“Crederti” rispose Ran, giocherellando con la rosa di stoffa dell’abito che portava. “Però non sono più sicura di niente, ormai… L’unica cosa che so è che Shinichi si sta allontanando sempre più da me, perché mi nasconde qualcosa”.
Anche se a volte lo sento così vicino… ma è una sciocca illusione, basata su una teoria fantascientifica, pensò con amarezza. Masumi sgranò gli occhi.
“Allora è per questo che tu…”
“Ehilà!” La voce di Kyosuke fece sobbalzare le due ragazze, che si girarono e lo videro uscire dalla villa per raggiungerle. “Che combinate qui fuori? Adesso si balla!”
“Ballare?” esclamò allibita Ran, che aveva alzato di colpo la testa.
“Che ti aspettavi? È una festa in piena regola!” disse Kyosuke, fermandosi accanto a lei e a Masumi. “Kyoko e Ayako si stanno già scatenando, sapete”.
“Buon per loro” fu il commento asciutto di Masumi. Kyosuke la fissò.
“Non vorrai dirmi che preferisci stare qui al freddo, vero?”
“No, ma…”
“E allora vieni, che aspetti?”
“D’accordo, verremo” cedette Ran. Kyosuke parve soddisfatto.
“Le mie due ragazze preferite… Sentite, posso chiamarvi per nome, invece che per cognome?”
“Oh”. Ran assunse un’espressione vagamente perplessa. “Certo, se vuoi… Per me va bene”.
“Ottimo! Allora… avrò il piacere di riaccompagnarti in sala, Ran” dichiarò Kyosuke pomposo, strizzando l’occhio e offrendo il braccio. Poi tese l’altro e aggiunse: “Lo stesso vale per te, Masumi”.
“Ehi, vacci piano” lo avvertì lei. “Sono poche le persone che possono chiamarmi per nome”
Ran guardò l’amica, convinta che stesse scherzando, ma vide con stupore che aveva la faccia scura. Sbatté le palpebre, confusa.
“Una di queste… non so nemmeno che fine abbia fatto” udì che diceva Masumi in un bisbiglio cupo, mentre si allontanava in fretta in direzione del portone, lasciando Kyosuke totalmente sbigottito.
“Ehi! Che cavolo le prende?” si domandò il ragazzo ad alta voce, grattandosi la testa incredulo.
“Non ne ho idea”. Ran era disorientata quanto lui.
“Be’, spero che le passi. Noi intanto andiamo a ballare, ti va?”
Ran provò un’improvvisa sensazione di calore alle guance. Rifiutò il braccio di Kyosuke: “Io non ballo”.
“Vuol dire che sei già fidanzata?” chiese il ragazzo, un’ombra di delusione negli affascinanti occhi scuri. “Anche tu, come Sonoko…”
“N-no, certo che no!” balbettò Ran, presa in contropiede.
“Però c’è qualcuno che ti piace, dimmi la verità… Ogni tanto, ho visto un’espressione molto assorta sul tuo viso”.
“È solo un amico” si lasciò sfuggire Ran. “Ci conosciamo da una vita e…”
“Un amico, già. Come mio fratello lo è per Kyoko… Non farmi ridere”.
Il volto di Ran era in fiamme. Ormai non sentiva più tanto freddo… Kyosuke, invece, adesso sembrava divertito. “Come si chiama?” volle sapere.
“N-non…”
“Dai, dimmelo! Per favore, giuro che manterrò il segreto”.
L’espressione di Kyosuke era accesa di curiosità, il suo sguardo non mollava quello di Ran neppure per un istante; lei sospirò, rassegnata.
“Shinichi” confessò infine. Solo pronunciare quel nome le fece aumentare il battito del cuore.
“Uhm… bel ragazzo?”
I suoi occhi sono come l’oceano, pensò Ran. La sua voce è calda come un piumone in una notte di neve. A volte, un suo piccolo gesto è capace di rassicurarmi…
“Un po’ dispettoso” disse invece. Kyosuke scoppiò a ridere.
“E che c’entra, scusa?”
“Comunque è un amico. E basta” troncò Ran in tono definitivo, avviandosi verso l’ingresso della villa. Senza aggiungere altro, Kyosuke la seguì.
Ritrovarono Masumi, che sembrava tornata di buonumore, e alla fine Ran si decise a ballare un po’. Tutto sommato, fu una serata piacevole e divertente per ognuno dei presenti… Anche Makoto, nonostante il predicozzo fatto a Sonoko per il vestito troppo corto, fu felice ci passare altro tempo assieme a lei.
Dopo mezzanotte, quando andarono a dormire, Ran fu tentata dall’idea di chiedere spiegazioni a Masumi per il suo strano comportamento, ma ci rinunciò. L’amica sembrava serena e lei non voleva turbarla… Scambiarono perfino qualche battutina.
“Kyosuke ha scoperto che frequentiamo il Liceo Teitan e sostiene che la sua scuola superiore sia poco distante… Ha detto che ci verrà a trovare, quindi preparati a un suo corteggiamento serrato” scherzò Masumi, infilandosi nel letto.
“Uhm… non sono sicura di essere io la sua vittima. Sbaglio, o non staccava gli occhi da te, quando ballavi?” insinuò Ran, mentre si toglieva il fermaglio dai capelli.
Risero entrambe, si augurarono la buonanotte e spensero la luce. Qualche pensiero triste le aveva colte durante la giornata, ma per fortuna avevano trovato il modo di distrarsi.

Tooru Amuro finì di guardare il filmato e spense il suo computer portatile, per poi abbassare lo schermo.
Qui c’è qualcosa che non torna… ma non capisco cosa…
Forse era il momento di passare al contrattacco. Bisognava giocarsi il tutto per tutto e aspettare i risultati.
Sfrutterò quella persona… È l’unico modo per arrivare alla verità.
Tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e compose velocemente un numero.
“Pronto? Sì, Sakè, sono io. C’è una persona che devi tenere d’occhio su mio ordine, ti invierò una foto e alcune informazioni via mail. Sta’ attento che non ti becchino, non abbiamo a che fare con un bersaglio facile. Hai capito?”
La risposta affermativa, pronunciata da una voce roca e sgradevole, tranquillizzò Amuro, che chiuse la comunicazione e sorrise soddisfatto. Il momento di scoprire le carte sul tavolo era vicino.





Chi sarà mai l’obiettivo del nostro caro Bourbon? Aspettate e vedrete :D

Edited by Neiro Sonoda - 26/1/2015, 19:49
 
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