Detective Conan Forum

Requiem, Una storia nata in un'ora e mezza di ispirazione, trattante dei pensieri di Conan e Ai... sui loro funerali.

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James Moriarty
view post Posted on 8/4/2016, 13:13     +1   +1   -1




Requiem




Shinichi Kudo morì come un eroe. Questo avrebbero detto gli agenti dell’FBI ai signori Kudo, ai signori Mori e a tutti coloro che sarebbero stati presenti al funerale.

La storia ufficiale era piuttosto chiara: coinvolto in un’indagine internazione contro una vera e propria organizzazione criminale, operativa a livello mondiale, e, nell’ultimo grande conflitto a fuoco contro gli sgherri della mente criminale dietro quell’organizzazione, che aveva visto protagonisti agenti dell’FBI, della CIA, della Polizia Segreta Giapponese e persino del MI6, era rimasto mortalmente ferito tentando di proteggere Shiho Miyano, scienziata in fuga da quei criminali e che era stata la sua partner di indagini.

Purtroppo, il suo sforzo fu vano: dopo essere caduto a causa di una scarica di un’arma automatica, una pallottola vagante la portò via da quel mondo che era stato tanto duro con lei. Sarebbe stata sepolta accanto a Shinichi: a dire dell’agente Starling, meritavano di poter riposare insieme dopo tutto ciò che avevano fatto per quella nobile causa.

Il giorno del funerale quasi tutti piangevano in modo più o meno contenuto: Sonoko singhiozzava senza alcun ritegno, imitata prontamente da Kazuha ed Eri Kisaki, il detective Kogoro continuava a mangiucchiare il filtro di una sigaretta storta e teneva basso lo sguardo, qualcuno giurò di averlo visto piangere, l’ispettore Megure, l’agente Takagi, Sato e Shiratori avevano avuto uno sguardo colmo di dolore e tristezza, l’agente Sato pianse in verità, e gli agenti dell’FBI mantennero un dignitoso silenzio di lutto.

Dopo la cerimonia, i coniugi Kudo presero per mano loro nipote Conan, orfano dei genitori a causa di un incidente d’auto, e, insieme al dottor Agasa e ad Haibara Ai, si diressero verso le rispettive abitazioni: la farsa era finita.

La storia ufficiosa era ben diversa da quella ufficiale: Conan e Ai, dopo un rocambolesco scontro finale con l’organizzazione, si erano ritrovati l’amara verità davanti ai loro stessi occhi; non esisteva alcuna cura per quel veleno, tutti i dati erano andati distrutti insieme ai numerosi hard disk contenenti informazioni sulle loro precedenti attività.

Scoperta la terribile realtà dei fatti, Shinichi Kudo decise che per lui era tempo di morire. Insieme all’FBI, organizzò la “morte” dei genitori di Conan, la propria morte e persino quella di Shiho: solo in pochissimi avrebbero saputo la verità oltre agli agenti del’FBI e quelli già a conoscenza della situazione di Conan e Ai.

Ran Mori fu una di quelle poche persone e non la prese bene. Lo schiaffo che ricevette Conan lo mandò in terra. Ai tentò di avvicinarsi ma uno sguardo mesto da parte di Yukiko bastò a farla retrocedere dal proprio proposito altruistico. La figlia di Kogoro, portata in casa del dottor Agasa per spiegarle tale situazione privatamente, pianse copiosamente e urlò contro il finto bambino per quelle che parvero ore.

Dopo un flusso di rabbia e odio, che comportò persino un altro schiaffo al viso di Conan quando ella arrivò a citare della sua dichiarazione di Londra, Ran andò via urlando ancora una volta il suo odio al ragazzo che aveva tanto amato.

Un mese dopo, insieme alla sua amica Sonoko, ignara della messinscena ordita da Shinichi, appena dopo il diploma partirono per l’America: l’FBI, su richiesta del detective rimpicciolito, aveva, in gran segreto, concesso a entrambe di frequentare una prestigiosa università.

Non partecipò al funerale: ai più fu detto che era per il troppo dolore, compresi i genitori, ma Conan sapeva la verità; non il dolore allontanava la ragazza, ma il rancore.

Il viaggio verso casa fu piuttosto silenzioso: Conan non parlava molto da quando Ran gli aveva urlato di odiarlo, e nessuno si sforzò di parlargli più di tanto. Ai si limitò a guardarlo con profondo rammarico: sebbene avesse passato gli ultimi giorni, nei rari momenti in cui osava aprire bocca, a dirle e ridirle che lei non aveva colpa di tutta quella situazione, la giovane scienziata non riusciva a capacitarsene e gli giurò che avrebbe tentato di trovare comunque una cura.

Giunti a casa del dottor Agasa, si sedettero tutti a tavola e Yukiko si premurò portar loro il pranzo. I tre adulti si sforzarono di parlare con quanta più tranquillità possibile, ma la tensione era palpabile nell’aria: Conan si rifiutava di staccare gli occhi dal piatto, Ai era più taciturna del solito ed entrambi sembravano su un altro pianeta.

L’aver dovuto spiegare a Ran tutto il piano, messinscene del funerale e dell’adozione da parte di Yusaku e Yukiko comprese, era stata dura quasi quanto il riceve in cambio tutto quell’odio: il giovane detective si sentiva spento; sapeva che Ran avrebbe sofferto di quella verità, ma aveva sperato che la sua buona indole potesse indurla a perdonarlo o almeno a dargli un’altra chance. Il dolore che provava, forse, era un buon metodo per espiare tutte le sue bugie.

I suoi genitori uscirono quasi subito dopo pranzo, mentre il dottor Agasa uscì parlottando di “compere”: non ci voleva un detective per capire che volevano lasciar loro un po’ di tempo per parlare. Speravano che Ai riuscisse a sbloccare Conan dal suo stato apatico, ma era passato troppo poco tempo: un cuore ferito non si ripara in pochi attimi.

E Ai non aveva intenzione di tirarlo su di morale, sapeva che era inutile e comunque non era il tipo da sedersi accanto a qualcuno e donargli buon umore: ciò, però, non le impediva di provare quantomeno a svegliarlo.

La finta bambina si diresse verso il vecchio giradischi del dottor Agasa e, dopo aver spulciato qualche vecchio vinile, finalmente trovò quello che cercava. Poggiò la puntina sul ritrovamento musicale e attese.

Le note del Requiem di Mozart inondarono la casa dell’anziano inventore. Il giovane detective si voltò verso l’amica con cipiglio sorpreso.

<< Perchè stiamo ascoltando Mozart? >> Chiese ingenuamente lui, pentendosene immediatamente non appena realizzò la gelida ironia di Ai.

<< Beh, oggi ci hanno seppellito. Non la trovi una colonna sonora adeguata?>> Non sorrise, ma era chiaro di quanto fosse compiaciuta del proprio umorismo.
Conan sbuffò. << Molto divertente, Haibara, sul serio. >> Disse, stravaccandosi sul divano, prima di lanciarsi in un tentativo di ironia. << Suppongo che, in ogni caso, siamo piuttosto unici nel nostro genere: quante persone possono dire di aver visto il proprio funerale? >>

Ai si sedette accanto a lui, un sorriso mesto le si era dipinto in volto. << Suppongo che sia davvero… un qualcosa di particolare. E anche piuttosto ristretto… mi aspettavo più gente, lo confesso. >>

Lui abbassò lo sguardo e una strana espressione si formò sul proprio volto. << Shinichi Kudo non aveva chissà quanti amici… solo molti ammiratori e ammiratrici. Ran era… >>

<< La tua migliore amica sin dall’infanzia. >> Completò la bambina. << Quindi… non eri particolarmente socievole? E’ per questo che non è venuto praticamente nessuno della tua classe del liceo? >>

Lui annuì. << Come Conan, sono stato molto più fortunato con i legami. Dubito che Shinichi abbia mai avuto quattro amici veri nella stessa classe. >>

<< Fa riflettere, vero? Hai visto chi sarebbe venuto alla tua morte… è un qualcosa di importante. Shiho Miyano è morta da sola… e se ci pensi, forse è giusto così visto come ha vissuto. >>

<< Che sciocchezze >> disse Conan. << Shiho Miyano è morta con Shinichi Kudo, suo buon amico. Non è mai stata sola. >>

Lei scosse il capo. << Se lo dici tu, detective, sarà così. >> Disse con un tono che faceva intendere che non lo era affatto.

Per come la vedeva lei, era Ai ad essere amica con Conan, non che lo avrebbe mai ammesso davanti a lui, era più divertente il punzecchiarlo che fare la persona premurosa, non era Shiho Miyano ad essere amica di Shinichi. Shiho era morta, e per come la vedeva la finta bambina era quasi un bene: era un’occasione per ricominciare tutto da capo.

Rimasero in silenzio a lungo, cullati dalla musica di Mozart: lui, perso nei suoi pensieri sulla donna che aveva perduto, guardava vuotamente il soffitto e riviveva le dolci memorie che lo legavano alla sua Ran, lei leggeva una rivista di moda.

Il sole del pomeriggio illuminò con una forte tonalità arancio l’intero quartiere: erano le due passate, i coniugi Kudo e il dottor Agasa mancavano da quasi un’ora.

"Devono proprio credermi in grado di miracoli, se ritengono che io possa alleviare il suo dolore. Come se potesse mai davvero perdonare il fatto che sono stata io a ridurlo così con quel mio veleno… certo, a parole non mi accusa, ma solo un santo non coverebbe rancore nei miei confronti per una cosa del genere.” Si disse lei. "Sono stata io ad impedirgli di stare con il suo angelo…”

Conan gettò gli occhiali sul tavolinetto e cominciò a premersi il setto nasale: sapeva che non poteva rimanere in quello stato apatico, ma faceva male sapere che la ragazza che aveva sempre desiderato lo disprezzasse a tal punto. Si chiese cosa sarebbe successo se le avesse detto subito la verità, ma la risposta era ovvia: sarebbe stata ancora più in pericolo. Qualunque cosa avesse fatto, realizzò, non sarebbe comunque andata a finire bene.

Si ritrovò a sperare nel perdono, ma qualcosa si era rotto tra loro due: persino il sentimento che provava per lei sembrava diverso. Ora, c’era più rimpianto e senso di colpa nel suo cuore, quel sentimento d’amore che aveva provato per anni sembrava come sbiadito in mezzo al nero dei suoi attuali sentimenti.

Era stata una cotta? A diciassette anni era possibile trovare l’amore della vita? Sembrava impossibile, eppure tante erano le persone che conosceva cui era realmente capitato. Persino Shiratori si era innamorato di una sua amica d’infanzia. Cotta o vero amore? Chi poteva spiegargli la differenza? Come si capiva la differenza? Una questione di intensità? Di durata? Di vicinanza l’uno con l’altra?
Ran, realizzò Conan d’improvviso, conosceva Shinichi… ma non Conan. Perché quel rimpicciolimento, nel bene e nel male, aveva creato un’altra persona. Conan era più amichevole, più maturo e meno vanaglorioso di Shinichi. Conan aveva dei segreti con Ran, Shinichi no. Conan ha agito nell’ombra, Shinichi no. Conan era diverso da Shinichi.

Shinichi era morto. Conan viveva. Forse, pensò, era per questo che quei sentimenti gli sembravano lontani. Perché Conan aveva visto mariti fare a pezzi le mogli, o mogli avvelenare i mariti. Shinichi aveva indagato su tanti omicidi, ma non aveva visto tanti degli orrori che Conan aveva visto. Conan aveva visto fino a che punto il male poteva arrivare, lo aveva visto con l’organizzazione. Conan aveva sofferto per avere la ragazza che desiderava così vicina e tuttavia così lontana, Shinichi invece per inseguire la sua passione l’aveva spesso ignorata.

Conan non era Shinichi: le delusioni e gli errori che aveva subito e ricevuto come Shinichi lo avevano cambiato. Gli sbagli che aveva commesso come Shinichi lo perseguitavano: Shinichi aveva solo Ran, Conan no. Lui era diverso, doveva essere diverso: la vita gli aveva imposto, o donato, un nuovo punto di partenza… stava a lui, adesso, fare del suo meglio nella sua nuova vita.

“Shinichi Kudo è morto” si disse nuovamente. “Oggi è stato seppellito… io sono Conan Edogawa… e questa è la mia seconda occasione.”

Si voltò verso Ai, lei non gli rivolse neanche uno sguardo: troppo occupata a leggere la sua rivista. Ai conosceva Conan in tutto e per tutto, nessuno al mondo poteva dire di conoscerlo quanto lei.

In effetti, Ai Haibara conosceva Conan Edogawa molto più di quanto Ran avesse conosciuto Shinichi, per certi versi. Tra di loro, non vi erano più segreti da un po’ e la loro fiducia si era costruita nel corso di mesi e mesi di tensione e indagini. Era diversa da Ran, più matura, la vita le aveva imposto di esserlo, più cinica e decisamente più forte di carattere. Sebbene nascondesse un cuore grande, raramente lo dava a vedere, e in più di un’occasione preferiva il sarcasmo alla dolcezza e lo scherno al posto dell’affetto.

Ironicamente, avevano instaurato un buon rapporto proprio perché, nella tetra ironia della loro situazione da rimpiccioliti, avevano saputo sdrammatizzare e lavorare bene insieme. Fu in quel momento che egli si rese conto di una cosa: la migliore amica di Shinichi era Ran, ma la migliore amica di Conan era proprio Ai.

Non seppe mai perché fece quella domanda. << Oi, Haibara. >> Disse con tono strano. << Tu verresti mai al mio funerale? Il mio vero funerale, quello di Conan. >>

Lei lo guardo sbigottita. << Puoi ancora tornare Shinichi Kudo… sono sicura che riuscirò a trovare un antidoto alla tua condizione. >>

Lui scosse il capo. << Anche se fosse, potrei persino rifiutare la proposta. Shinichi Kudo… Shinichi Kudo è morto, l’hanno seppellito oggi. E tu non mi hai ancora risposto. >>

Lei si alzò dal divano e andò al giradischi, facendo ripartire il Requiem in Re Minore: era una domanda totalmente inaspettata.

Lui la guardò intensamente, voleva chiaramente una risposta.

Ai sospirò e girò il capo per non farsi vedere in viso. << No. >> Disse poi. << Non verrei al tuo funerale, Edogawa-kun, neanche se ne andasse della mia vita. >>
Lui sentì un dolore fastidioso, sapeva quanto potesse essere ironica, ma questa risposta era stata sinceramente cattiva. << Perchè? Credevo fossimo am... >>
Non riuscì a completare la frase perché lei lo interruppe. << Non verrei perché non vorrei far vedere a nessuno lo stato in cui mi ridurrebbe la tua morte. >> Serrò i pugni, tremando appena: era stata la sua paura per tutta la durata dell’indagine contro l’organizzazione. << Non verrei mai, neanche costretta. Non riuscirei a mantenere una facciata composta… ne sarei annientata e non voglio che nessuno mi veda mai così. >>

Lui spalancò la bocca senza aver niente da dire: forse non si aspettava una così brutale schiettezza. Ai ritornò al divano e riprese a leggere la sua rivista: fu così rapida che non riuscì nemmeno a scorgere i lineamenti del suo viso.

Conan rimase in silenzio per almeno dieci minuti prima di guardarla nuovamente. Ancora una volta, Ai non si degnò di sollevare i propri occhi dall’articolo di moda.

<< Oi, Haibara. >> Disse Conan.

<< Che cosa c’è adesso? Sto leggendo e gradirei non subire tutte queste interruzioni. >> Asserì gelida come una scheggia di ghiaccio.

Lui continuò a guardarla intensamente. << Credo che neanche io riuscirei ad andare al tuo funerale. >>

Lei sentì il cuore perdere un battito, ma sarebbe morta piuttosto che dargli a capire alcunché dell’effetto che avevano avuto su di lei le sue parole. << Hai sempre avuto il cuore di burro, detective. >>

Nessuno dei due notò il sorriso addolcito dell’altro: era davvero un nuovo inizio e, per quanto funesti fossero stati gli eventi che avevano portato a tale nuova vita, perlomeno sapevano di non essere soli. Conan Edogawa e Ai Haibara non erano da soli, insieme sarebbero riusciti ad affrontare anche tutte le altre avventure.
Il Requiem continuò a cullare le loro orecchie ma, alla luce di quella rinnovata speranza di poter contare l’uno sull’altra e viceversa, persino quelle note parvero molto più briose.










Eeee… l’ho fatto! Non pensavo che avrei mai scritto una fiction per questo forum, troppo timido, ma eccola qua.
Come vedete, non è proprio ConanXAi ma è una visione mia sui personaggi di questa avventura. Spero di non essere stato troppo OOC (lo so che Ran lo avrebbe perdonato, ma… ho preferito darle più carattere.) e che la storia vi sia piaciuta. Potenzialmente, si intuisce che Conan e Ai potrebbero finire con il trovare l’amore, ma ho preferito lasciare tutto alla fantasia di chi leggerà. Sarebbe stato assurdo farli baciare dopo tutta la tiritera di Conan sulla mancanza di Ran, non trovate? Oh beh, fatemi sapere se vi è piaciuta o se preferite che io mi rinchiuda in una cantina senza più avere la possibilità di scrivere robe simili! Un saluto :D
 
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view post Posted on 8/4/2016, 16:47     +1   -1

Baby detective

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Complimenti, una storia davvero ben fatta. Sono d'accordo con te sul fatto che tra Conan ed Ai non possa nascere qualcosa dopo neanche 24 ore dal falso funerale, del resto questa è una one-shot e l'unica scelta adeguata era proprio un finale aperto, un possibile futuro, una seconda possibilità appunto. Davvero azzeccato il modo con cui Ai ha (parzialmente) risollevato Conan, un tocco di classe che solo lei poteva fare. Concludo compiacendomi del fatto che Conan ha finalmente capito quanto Ai possa essere importante per lui (non solo in chiave antidoto), sperando che accada la medesima cosa nel manga/anime.

CITAZIONE
Oh beh, fatemi sapere se vi è piaciuta o se preferite che io mi rinchiuda in una cantina senza più avere la possibilità di scrivere robe simili!

Non pensarci nemmeno a isolarti, secondo me hai buone potenzialità (e anche fantasia) :)
 
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view post Posted on 16/4/2016, 10:01     +1   -1
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Wow molto molto bella.
Scritta benissimo e bello anche il finale.
Scrivi qualcosaltro presto
 
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James Moriarty
view post Posted on 24/4/2016, 20:24     +1   -1




Grazie a entrambi dei complimenti, ne sono davvero lusingato! :D
 
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3 replies since 8/4/2016, 13:13   317 views
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