Detective Conan Forum

Il ritorno dell'Oscurità

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view post Posted on 6/8/2016, 13:14     +1   -1
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Akemi è la regina del maniero, che credete?
 
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view post Posted on 8/8/2016, 13:52     +1   +1   -1
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Detective avanzato

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Akemi diventa il mio personaggio preferito dopo questo capitolo... così completamente a caso e con solo mezzo capitolo a disposizione.

Fenomenale, addormenta la sorella con nonchalance
 
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view post Posted on 8/8/2016, 14:46     +1   -1
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E con nonchalance tutta la famiglia cena con la bella addormentata sul tavolo!

Si aggiorna giovedì.
 
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view post Posted on 11/8/2016, 08:23     +1   +1   -1
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Capitolo 17 Incontro al museo

Nel frattempo io, ignara di quello che mia figlia stava combinando, avevo raggiunto Shinichi nell’atrio del museo. Mio marito stava sistemando le ultime sentinelle con Nakamori posizionando delle pedine su una mappa del palazzo.

“ … E mettendo questi due qui, avremo coperto l’intero perimetro dell’edificio. Nemmeno un topo potrebbe entrare!”, sentenziò il mio consorte.

Gettai una rapida occhiata alla disposizione degli agenti e poi, indicando un punto della cartina, domandai:

“E qui non c’è nessuno?”

I due uomini guardarono la zona segnalata da me, si guardarono in faccia e gridarono: avevano dimenticato quel settore. Ora capivo come avesse fatto Kid a farla franca tutti quegli anni!

Ultimati i preparativi, Shinichi mi prese per un braccio e mi portò in disparte; poi, guardandomi in volto mi disse:

“Sei sempre bellissima!”

Credo d’essere arrossita, ma mi ripresi:

“Non siamo qui per questo, smettila!”

“Scusa! … Secondo i miei calcoli, Kid dovrebbe arrivare dal lato nord, dove infatti ho fatto collocare meno agenti”.

“Non temi che ti possano sospettare d’averlo favorito o di essere d’accordo con lui?”

“Non c’è da preoccuparsi: il buco nella sicurezza che hai segnalato serve a giustificarmi agli occhi della polizia; nessuno potrà sospettare che abbia lasciato apposta un varco se ce n’era già un altro (così il mio comportamento sarà creduto una distrazione, magari dovuta alla nostra situazione familiare e non un gesto premeditato!). Noi lo aspetteremo nella sala dell’esposizione, da soli: ho convinto Nakamori a presidiare l’ingresso principale e lasciare la sala espositiva a noi, così non saremo disturbati. Dobbiamo riuscire a parlargli ed a convincerlo”.

“Ma perché non l’hai fatto prima? È da un mese che frequenti i Kuroba per le nozze imminenti, perché non discuterne con lui a casa sua, invece di ridursi all’ultimo minuto?”

“Ho cercato di prendere il discorso, ma ha sempre sviato. Prima è stato via per venti giorni per una serie di spettacoli a Nagoya, e quando è tornato la presenza di sua moglie non ha favorito la discussione. Lei, che è la figlia di Nakamori, non sa nulla; almeno è quanto credo. Come vedi non sono il solo ad omettere particolari del mio lavoro a mia moglie!”

“Tsk! Uomini! Cosa dovrebbe significare ciò? Mal comune, mezzo gaudio? Mi dispiace, non so cosa farebbe lei se scoprisse la verità, ma so cosa farei io!”

Era uno stupido! M’aveva fortemente contrariata; secondo lui il sapere che un’altra poveretta passava la vita come me doveva farmi perdonare lui! Decisi di calmarmi e di pensare al bene di mia figlia, così il resto della serata trascorse a controllare gli ultimi dettagli, io lo avvisai anche che Akemi avrebbe bloccato Ran se avesse tentato di raggiungerci. Quando mancavano pochi minuti alla mezzanotte prendemmo i nostri posti. Shinichi, come m’aveva già comunicato, aveva evitato che la sala espositiva fosse presidiata. Gli agenti erano tutti al di fuori della porta d’ingresso, che era stata chiusa e sbarrata, e nei corridoi d’accesso; nessuno poteva entrare (ufficialmente aveva detto a Nakamori che meno gente c’era, meno occasioni avrebbe avuto il ladro di sostituirsi a qualcuno, in realtà voleva che fossimo soli con lui per parlargli a quattr’occhi).

Il salone, molto ampio, di forma quadrata, conteneva solo dei divanetti e, al centro, l’espositore con la teca del gioiello.

La Lacrima di Cleopatra era un diamante enorme, tra i più grandi mai scoperti, oltre 480 carati, e di una purezza incredibile. Era stato rinvenuto in Sudafrica alla fine dell’800 ed era stato chiamato lacrima di Cleopatra, sebbene non avesse nulla a che fare con la regina egiziana. Era passato per varie mani fino a divenire proprietà di Michael Heintz, pittore e collezionista d’arte tedesco, sparito nel 1944 durante la II Guerra Mondiale (sebbene alcuni sostenessero che in verità si fosse trasferito in Giappone dove s’era rifatto una vita). Il diamante, con tutta la collezione Heintz, era scomparso insieme al suo padrone ma era poi stato ritrovato in tempi recenti ed acquistato dal governo nipponico che, per presentarlo al pubblico, aveva allestito proprio quella mostra.

Il mio orologio segnava ormai la mezzanotte ed un minuto, era il momento dei ladri. Qualcuno bussò alla porta della sala. Andai ad aprire (avevo io le chiavi) e mi trovai davanti un agente.

“Signora, l’ispettore Nakamori vuole che mi metta di guardia dentro il salone”.

Cercai d’obiettare, ma intervenne Shinichi che lo fece entrare; richiusi a chiave.

“È strano, l’orario è passato ma Kid non si vede”, dissi. Proprio in quel momento sentimmo parlare altri poliziotti che urlavano tra loro:

“Kid è stato visto al quarto piano, dobbiamo andare tutti là!”

Sentii gli agenti fuori dalla porta che s’allontanavano. Guardai mio marito che annui. Era il momento!

“Allora, Kid, la finisci con questo travestimento? Nessuno ti crede!”

L’agente verso cui Shinichi s’era rivolto fece una faccia stupita:

“Ma di cosa parla, signor Kudo? Sono l’agente speciale Toshio Utsumi della prima sezione investigativa del commissariato di Inunari. Sono stato aggregato al reparto dell’ispettore Nakamori per questo caso, Kid è stato segnalato di sopra, non ha sentito i miei colleghi?”

“Di sopra non c’è nessuno; è uno dei tuoi trucchi o un tuo complice. Di questo sono certo; e sai perché? Perché non c’è alcun Utsumi in questo museo; ho memorizzato i nomi di tutti gli agenti ed ho avuto assoluta garanzia da Nakamori, subito prima di rinchiudermi in questa sala, che nessuna modifica era stata apportata alla lista che avevamo concordato. Tu sei Kid! Sei entrato dal punto che ho lasciato sguarnito e ti sei travestito da agente”.

“Come ci si può aspettare dal famoso detective dell’Est! Avevo capito che quella zona del museo, stranamente priva di sorveglianza, era un invito. Poteva essere una trappola, ma non ho resistito alla curiosità (del resto ero quasi sicuro che avresti preferito affrontarmi faccia a faccia, ed avevo ragione). L’unica cosa che mi stupisce è la presenza di tua moglie, dopo il casino che hai combinato questo mese … far finta di tradire la propria sposa per un’indagine: ma cos’hai nella testa?”, disse scuotendo il capo con disapprovazione. Era quello che mi chiedevo pure io!

“Non accetto la paternale da uno che ha sposato la figlia del suo arcinemico e la inganna da quarant’anni: caro Kaito Kuroba!”

Per la prima volta vidi Kid perdere la sua baldanza e sfrontatezza. Cercò comunque di non darlo a vedere, ma era rimasto spiazzato dallo scoprire che Shinichi aveva capito tutto. Nonostante ciò s’avvicinò alla teca e la aprì in pochi attimi, senza che l’allarme suonasse; Kid, ancora in silenzio, prese il diamante e lo osservò mettendolo sotto il riflesso lunare, la pietra sembrò brillare di una strana luce rossa, dopo pochi secondi lo vidi aprirsi in un ampio sorriso.

“L’ho trovato! Ho trovato Pandora, finalmente! Lo cerco da quarant’anni, ora posso vendicarmi!”

“Kid!”, mio marito cercò di farsi ascoltare, “ti devo parlare, prima che la polizia arrivi!”

Il ladro mise in tasca la refurtiva e ci squadrò attentamente:

“Perché non avete fatto nulla per catturarmi?”

“Mi sembra una domanda oziosa. Come posso far arrestare il suocero di mia figlia due giorni prima delle nozze? Sono qui per chiederti di smettere con questi furti. Mia figlia è scaltra, prima o poi ti scoprirebbe ed il suo mondo andrebbe in pezzi. Non so se tuo figlio sia a conoscenza del tuo segreto, ma comunque ho il dovere di proteggere la mia piccola, soprattutto ora che è incinta. Pensa che voleva essere qui questa sera, ma abbiamo fatto di tutto per tenerla a casa; la prossima volta non potremo farlo. Kaito, per favore, cessa con quest’attività criminosa!”

“Come ho già detto, caro consuocero, ho trovato quello che cercavo. L’attività di Kaito Kid si conclude questa sera. Entro 24 ore coloro che hanno ucciso mio padre saranno tutti in galera ed avrò compiuto la mia vendetta. Allora …”.

Un violento rumore ci distrasse; Nakamori, insospettito dal nostro prolungato silenzio radio e dal mancato avvistamento di Kid al piano superiore, aveva fatto irruzione nella sala con tutti i suoi uomini:

“Kid, sei in arresto!”, urlò. Ma il suo avversario lo guardò con sorriso beffardo e scomparve in una nuvola di fumo. Il suocero di Kuroba era furente:

“Kudo, che cavolo fate tu e tua moglie? Amoreggiate, invece di proteggere il gioiello?”

Shinichi non sapeva cosa rispondere, il fesso non s’era preparato alcuna scusa. Dovetti intervenire io:

“Ci ha ipnotizzati, non ci siamo accorti di nulla fin quando non siete arrivati voi”.

Ma Nakamori non mi ascoltava neppure, era già partito all’inseguimento: ovviamente Kid sfuggì alla cattura.



Stanchi e perplessi per come s’era svolta la serata (soprattutto io ero stupita: mio marito aveva, infatti, coscientemente fatto scappare un ladro con tutta la refurtiva; e l’aveva fatto per il bene della sua famiglia!), raggiungemmo il parcheggio. Io mi stavo dirigendo alla moto, quando Shinichi mi prese per il braccio e mi fermò:

“Perché non vieni a dormire a casa?”

“Shinichi …”.

“No, no, ascolta. Io andrò nella camera degli ospiti, se vuoi; dormirò sul divano se preferisci, ma torna alla villa. Ormai è già il 6 Luglio, tra 24 ore nostra figlia si sposerà. Sarà l’ultima occasione per avere tutti e tre i nostri figli sotto lo stesso tetto, fra poco anche Conan tornerà in America, potresti non perdonarti mai di non essere stata a casa con loro questa sera”.

Non aveva tutti i torti.

“Prometti che non tenterai nulla per modificare la nostra attuale situazione; niente improvvisate in camera, niente corteggiamento e … niente bagno”.

Promise, ma si vedeva che la cosa gli pesava, eppure mostrava anche una certa gioia nello sguardo che non gli avevo più visto da quando era iniziata questa brutta storia. Andai ad accendere il motore della moto, ma Shinichi aggiunse:

“Perché non torniamo in auto? È tardi!”

Lo guardai sospettosa.

“Non farò nulla, te lo prometto. Sarò più inoffensivo di un liceale imbranato al suo primo appuntamento. La moto la verrò a prendere domani con Conan. Dai, salta su!”

Spensi il motore ed entrai in auto; lo osservai, mentre guidava, e sembrava felice; fa tenerezza quando s’esalta per cose da poco.

“Non sai cosa voglia dire questo per me”, spiegò, “mi hai reso l’uomo più felice della terra. Nemmeno il fallimento della trappola contro Kid ha importanza”.

“Non dovevamo catturarlo, ma parlargli. L’abbiamo fatto”.

“Dovevamo anche impedirgli il furto e c’ha fregato sotto il naso. Ha detto che tutto finirà entro breve. Vedremo!”.





Capitolo 18 Ritorno a casa

Giungemmo a villa Kudo poco dopo. Posata l’auto in garage entrammo dentro; pensavamo di trovare tutti addormentati, erano quasi le 2 di notte (inoltre, con quanto accaduto, avevo dimenticato di telefonare ad Akemi come avevo precedentemente concordato). Invece i nostri figli, Yukiko e la signora Yonehara erano ancora in piedi, anzi stavano litigando furiosamente.

“Sei una stronza! Ma come si fa a compiere esperimenti sulla propria sorella? Ma che hai nella testa?”

“E quanto la fai lunga! Era un blando sonnifero … e non ha nemmeno funzionato come doveva. Dovrò ricontrollare le dosi”, e così dicendo Akemi prendeva appunti sul suo taccuino.

“Su ragazze calmatevi!”, cercava di mettere pace Yukiko aiutata dalla governante.

“Non è il caso di fare una tragedia, sorelline”, s’univa anche Conan. Ma le due continuavano a battibeccare senza sosta; mancava poco che Ran mettesse le mani su sua sorella.

“Ma che fate tutti in piedi?”, chiese Shinichi. Tutti si voltarono e subito Ran ci spiegò:

“Akemi m’ha drogata; ho dormito finora sul tavolo della cucina! È pazza!”

“Akemi!”, intervenni io.

“Ma figurarsi! Era un esperimento, dovrebbe essermi grata per averla fatta partecipare a questo passo in avanti per la scienza. E poi di che ti lamenti? Hai solo dormito! Al massimo hai perso un furto di Kid. Se ti fossi rimpicciolita tornando di sette anni? Che avresti raccontato a Toichi?”

“Grazie tante … ma aspetta un attimo. Ma voi che ci fate qui? Soprattutto insieme!”

“Ecco … abbiamo deciso che, in vista delle nozze, la mamma torni a stare con noi!”

Ci fu un applauso generale.

“Questo non vuol dire”, precisai, “che tutto è passato. I problemi ci sono, solo che sono rinviati a dopo la cerimonia.

“E Kid?”, chiese Ran.

“Fuggito”, rispose suo padre.

“Ecco, lo sapevo! Mi hai impedito di andare al museo con quel maledetto veleno ed il ladro è scappato. È tutta colpa tua!”, inveì mia figlia maggiore verso la sorella. Questa, per tutta risposta sbadigliò e poi aggiunse:

“M’hai annoiato! L’esperimento è stato un fallimento, il sonnifero è durato la metà del previsto. Mi stai facendo venire mal di testa con i tuoi strilli ed ho pure sonno. Io vado a dormire; buonanotte!”

Prima di salire le scale Akemi mi abbracciò:

“Sono felice che tu sia qui!”

Poi mi lanciò un’occhiata; compresi allora che “l’esperimento” era stato il modo in cui aveva bloccato Ran a casa. Mia figlia era un genio, oltre che una grande attrice!

Anche il resto della famiglia fece festa per il mio, momentaneo, ritorno in villa. Quindi andammo tutti a dormire. Come s’era concordato, Shinichi andò nella camera degli ospiti, decisi di non infierire e di non mandarlo sul divano, lasciando a me quella padronale; potemmo riposare poche ore.



Era la vigilia delle nozze, non era possibile poltrire a letto, inoltre l’agitazione era tale che tutti ci alzammo molto presto. Io, in verità, non presi proprio sonno; essere di nuovo nel mio letto mi faceva un certo effetto, non chiusi occhio così, alle 7:30, scesi di sotto ed iniziai a preparare la colazione per tutti. Fui raggiunta dopo poco dalla Yonehara che mi diede una mano; quindi, uno dopo l’altro, l’odore del cibo attirò la mia tribù, sembrava un’armata di zombie per il poco sonno, e la prima cosa che fu assaltata fu il caffè.

Fu piacevole mangiare tutti insieme, mancava solo mio marito. Lo vedemmo rientrare dopo breve; aveva il quotidiano in mano, evidentemente non aveva dormito molto nemmeno lui ed era andato a comprare la prima edizione del mattino che riportava tutta la scorribanda di Kid, oltre alla notizia che i coniugi Kudo erano stati visti insieme al museo (suscitando miriadi di illazioni sulla salute del loro rapporto; anzi il pettegolezzo su di noi quasi oscurava la cronaca del furto).

I ragazzi finirono di mangiare e si dedicarono alle loro attività; Conan andò al mare con amici, Akemi si rinchiuse in laboratorio, Ran uscì con le amiche per cercare un locale dove dare l’addio al nubilato. La governante decise, delicatamente, di lasciarci soli. L’unica che ancora dormiva era Yukiko, beata spensieratezza!

Rimanemmo solo io e Shinichi:

“Che dice il giornale del furto?”, chiesi per rompere il ghiaccio.

“Nulla che già non sappiamo; c’è un’intervista a Nakamori che si rammarica di dover chiudere la sua carriera senza aver preso Kid”.

“Mi dispiace per lui, non lo meritava! Credi che Kid si ritirerà?”

“Lo spero!”

Mi alzai da tavolo per andare di sopra, Shinichi richiuse il giornale e mi prese la mano:

“Shiho … io … voglio chiederti ancora scusa. Sono stato imperdonabile!”

“Per ora c’è il matrimonio di Ran, a questo penseremo in seguito”.

“Ho riportato la moto … e sono andato a prendere le tue cose a casa Miyano; è tutto nel garage.

Annuii lievemente, mi liberai dalla sua stretta ed andai da Akemi nell’Antro.



Rimanemmo assorte negli esperimenti per tutta la giornata, non vidi e non sentii Shinichi per il resto della mattina. Intorno all’ora di pranzo fummo avvisate dalla Yonehara che Conan sarebbe rimasto a mare, mentre il resto della famiglia avrebbe pranzato fuori (anche Yukiko era uscita per non so dove).

Io ed Akemi mangiammo da sole. Era paradossale che mio marito avesse insistito per farmi tornare in villa (per passare gli ultimi giorni tutti insieme) e poi la famiglia fosse tutta in giro per la città. Che senso aveva?

Ne approfittai comunque per informarmi con mia figlia dell’esperimento della sera prima e del suo rapporto con Ethan (purtroppo una madre non va mai in vacanza. Conclusa, o quasi, la storia di Ran e Toichi, dovevo iniziare a preoccuparmi per quella di Akemi; dura la vita di una madre!). Quel pomeriggio fui io ad uscire. Dovevo andare in un luogo in cui non mi recavo da troppo.

“Salve, sorellina; salve, Ataru! La storia con Shinichi ha preso una piega strana; sono incerta se perdonarlo o se lasciarlo per sempre. L’ira dei primi momenti è un po’ sfumata e tornare a casa m’ha fatto sentire nostalgia del mio mondo … non so cosa fare! Cosa fareste voi al mio posto?”

Restai diverso tempo al cimitero, ma questa volta nessuno spirito mi indicò la via. Tornai pertanto a casa.

La cena ci vide finalmente tutti riuniti intorno al tavolo: dopo quattro anni eravamo tutti insieme. Passammo dei bei momenti, anche divertenti, con il racconto delle avventure di Conan in America; poi mio figlio citò, involontariamente, la sua amica Ami, ed il clima divenne pesante. Non volevo, ma io per prima mi irrigidii, rovinando tutto. Ad un tratto suonò il campanello, le amiche di Ran erano venute a prenderla per la festa d’addio al nubilato. Mia figlia riuscì a trascinare con sé anche Akemi, che era totalmente restia a questa buffonata; le sue amiche, compresa Ayako Suzuki, mi invitarono ad unirmi a loro, ma rifiutai (non ero dello spirito adatto e poi volevo che le ragazze rimanessero con persone della loro età). Fu più difficile convincere mia suocera che, saputo che la festa comprendeva lo spogliarello di quattro giovanotti, voleva per forza andare con le nipoti. Shinichi dovette minacciarla di telefonare a Yusaku, alla fine mia suocera si arrese ed accettò di rimanere a casa; poi mio marito avvisò Akemi di chiamarlo se qualcuno di quei bellimbusti avesse allungato le mani (era nervoso per questa storia dello spogliarello!). Sua figlia nemmeno lo degnò di una risposta, lo guardò storto, come se avesse detto un’eresia, ed andò a raggiungere le altre.



Passammo il resto della serata in veranda a prendere il fresco della sera. Alla fine Yukiko e Conan andarono a dormire. Rimanemmo solo io e Shinichi; io cercavo di non pensarci, ma notai che mi osservava. Alla fine domandai:

“Ho qualcosa di strano in faccia?”

“No!”

“Allora perché mi squadri dalla testa ai piedi?”

“Mia madre m’ha insegnato che se una persona osserva un’altra o questa ha qualcosa sul viso o la ama …”.

Preferii non replicare, non sapevo nemmeno cosa dire, in verità.

“Shiho … pensi che ci sarà un futuro per noi? Mi basta anche una semplice speranza per continuare a vivere!”

“Ora capisci quello che ho provato … sei stato crudele!”

“Volevo difendere te e Conan … mi dispiace! Ma credi che sarebbe stato meglio se ci fosse stato nostro figlio legato in quel magazzino?”

“Non hai idea di quello che ho passato; quando m’hai detto che sono una vecchia e che mi lasciavi perché lei è più giovane … come credi che mi sia sentita?”

“E tu? Come credi che mi sia sentito mentre ti dovevo dire quelle cose orribili? Secondo te, perché le dissi senza guardarti negli occhi?”, rimasi in silenzio, mio marito continuò, “lo feci perché ero certo che, se t’avessi guardata nei tuoi meravigliosi occhi, non avrei avuto la forza di dire quelle mostruosità. Perché ti ho dato sempre le spalle e non mi sono voltato al parco quando mi urlasti di parlare con te? Il mio cuore sanguinava a vederti in quelle condizioni, avevo paura! Paura di me stesso, se mi fossi voltato t’avrei abbracciato, baciato lì, in mezzo al vialetto, avrei asciugato le tue lacrime, avrei mandato all’aria ogni cosa per te e messo a rischio la vita della mia cliente. Tu mi hai sempre letto dentro come un libro aperto, se avessimo incrociato i nostri occhi … ecco … ero certo che tu avresti capito che mentivo. Avevo sostenuto il tuo sguardo quando mi gettasti in faccia la camicia sporca di rossetto, non ci sarei riuscito una seconda volta, avevo bruciato ogni granello residuo della mia forza di volontà in quell’occasione, ci vuole coraggio per mentire alla propria ragione di vita, per rinnegare se stesso, io quel coraggio ho capito di non averlo! Ecco, questa è la verità: Shinichi Kudo è un codardo, ma ti ama disperatamente!”

Non risposi, anzi distolsi lo sguardo puntando gli occhi verso il fondo del giardino, ero confusa ed emozionata e non volevo che lo capisse. Lui mi pose un’ultima domanda:

“Cosa posso fare per farmi perdonare?”

Non dissi nulla; mi alzai ed andai in stanza. Mi coricai, ma non presi sonno. Mi giravo continuamente nel letto e così trascorsi qualche ora, poi udii come dei lamenti sommessi; m’alzai, uscii dalla camera e m’avvicinai alle scale. Il rumore proveniva dal giardino, si percepivano anche delle voci:

“Su, papà, non fare così! La mamma ti perdonerà; andrà tutto bene, t’ha sempre perdonato!”

“No, Ran, questa volta è diverso. Ho tirato troppo la corda, sento che mi lascerà, l’altro giorno mi ha detto che chiederà a zia Ran il nome di un divorzista e m’ha consigliato di fare altrettanto. Come farò senza di lei?”

“Non ti disperare, c’è ancora domani! Quello che abbiamo deciso oggi a pranzo con la nonna mi sembra un buon piano. Vedrai che la mamma apprezzerà e ti perdonerà”.

“E se non dovesse bastare? Se andasse via? Come potrò vivere senza di lei?”

Ran, che evidentemente era rientrata dalla sua serata, cercò di confortare Shinichi che piangeva come un bambino. Poi lo convinse ad andare a dormire.



CONTINUA


Nel prossimo capitolo:

Era tutto meraviglioso, c’era una cosa che mi lasciava però perplessa: non avevo idea di quale abito avrebbe indossato la mia sposina.
 
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view post Posted on 13/8/2016, 17:06     +1   +1   -1
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michael heinz uh uh uh :shifty: :shifty: :shifty:

chissà di quali micette supersexy è padre quest'uomo :shifty: :shifty: :shifty:


kudo come al solito cerca sempre di rigirare la frittata. più che l'avvocato divorzista servirebbe un esorcista qui, per esorcizzare kudo da tutte le minxxiate che fa <_<
 
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Micette? Tu pensi che io sia interessato a delle micette?

Il Kudo è campione mondiale di rigiramento di frittate!
 
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beh, se indossano tutine attillate e hanno due notevoli cocomeri, direi proprio di si!
 
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Penultima puntata. L'ultimo appuntamento sarà sabato 27 Agosto. Buona lettura.




Capitolo 19 Dubbi e preparativi

Io ero rientrata in camera ma sentii bussare alla porta, era sempre Ran:

“Ho visto un’ombra in cima alle scale, sapevo che eri tu!”

“Com’è andato lo spogliarello?”

“La nonna si sarebbe divertita come una matta! E dovevi vedere Akemi! Aveva un'espressione così imbarazzata mentre le si strusciavano addosso! Ora è con Ethan.”

“A proposito della nonna: cosa state tramando tu, tuo padre e Yukiko?”

“Nulla!”

“Ran, non voglio essere messa a disagio alle tue nozze. Se dovete far qualcosa di strano dovrò rinunciare a partecipare”.

Mia figlia divenne rigida e seriosa:

“No! Non andrò all’altare senza mia madre al mio fianco; non puoi farlo. I tuoi problemi coniugali sono tuoi e di papà, ma queste sono le mie nozze e tu devi essere presente!”

Dissi che l’avrei accontentata. Poi la presi per un braccio e la tirai sul letto; Ran mise la sua testa sulle mie gambe raccolte, io iniziai a massaggiarle i capelli.

“Ti ricordi? Lo facevamo spesso quand’eri piccola! Quando litigavi con Toichi, o ti dispiacevi perché Kid era sfuggito alla cattura, o quando papà non ti portava con sé ad indagare. Tu venivi da me e mettevi il tuo capo sulle mie ginocchia, poi io ti massaggiavo la chioma fino a quando non t’addormentavi. Questa sarà l’ultima volta che lo farò! Domani ti sposerai e stai per diventare mamma, ora tocca a te farlo con tuo figlio”.

Parlammo a lungo dei suoi dubbi prematrimoniali, delle sue ansie, incertezze e speranze, le confidai quelli che avevo avuto io trent’anni prima (lei era fortunata: aveva una madre con cui discutere di tutto questo, ed anche una sorella quasi coetanea. Io ero stata sola quella notte e, sebbene avessi già avuto una figlia dal mio futuro marito, avevo passato la notte prima delle nozze in ansia come non mai): fu un bel momento madre–figlia come non ne capitavano da anni. Ad un certo punto, la mia bambina cambiò argomento:

“Mamma, siamo riusciti ad alleviare il dolore per la scomparsa di Ataru?”

“Perché me lo chiedi?”

“Abbiamo sempre pensato che, in fondo al cuore, tu non sia stata soddisfatta di noi; che facessi paragoni con nostro fratello maggiore!”

“Sciocchina! Tu e pure quegli altri due! E pensare che passate per geni! Sono sempre stata orgogliosa di voi, di tutti voi. Ataru mi manca da morire ma voi non c’entrate con lui. Voi siete ciò che m’ha fatto andare avanti fino ad oggi!”

“E papà?”

“Lui è stato il grande amore della mia vita, l’unico che ha fatto battere il mio cuore avvolto nelle tenebre. E di questo gli sarò sempre debitrice; inoltre m’ha dato voi tre!”

“Allora perché non provi a perdonarlo? È cambiato, te l’assicuro! È terrorizzato all’idea di perderti!”

“Non è la prima volta che dice d’essere cambiato, ma poi ritorna tutto come sempre”.

“Ma …”.

Le misi in dito sulle labbra.

“Non sono cose che ti riguardino! Domani ti sposerai, devi andare a riposare, sarà una lunga giornata. Io e tuo padre, in qualche modo, faremo!”

Ran s’alzò, mi diede un bacio sulla guancia ed andò via. Io rimasi a meditare ed a ricordare la notte prima del mio matrimonio.



La mattina seguente ci svegliammo tutti presto; era il gran giorno! Le nozze, dato il clima estivo, erano fissate per le 18:00 nel giardino della villa di papà Hiroshi che, da quel giorno, sarebbe divenuta Villa Kuroba.

Mentre facevamo colazione, giunse Shinichi con il giornale; in prima pagina campeggiavano due notizie. La prima riportava che Kid aveva restituito la Lacrima di Cleopatra (alcuni giorni dopo, il diamante fu poi rubato dalla nota banda Cat’s Eye e non è stato più recuperato, ma questa è un’altra storia) e, in un messaggio allegato, annunciava che quello era stato il suo ultimo colpo. La seconda riferiva che una vasta organizzazione criminale, di cui si ignorava l’esistenza, e che aveva ramificazioni ed agganci anche nel mondo della politica e della finanza, era stata smantellata a seguito di una dettagliata segnalazione anonima.

Finito il pasto, io e mio marito ci chiudemmo in biblioteca:

“Credi che l’organizzazione criminale fosse quella di cui parlava Kid?”, chiesi.

Shinichi, pensieroso, annuì.

“Suppongo che abbia compiuto la sua vendetta ed abbia fatto catturare coloro che erano colpevoli della morte di suo padre. In un modo o nell’altro, ha posto fine alla sua carriera; questo è l’importante!”

“Mi sembri un po’ deluso”.

“Da investigatore mi dispiace non essere riuscito ad assicurarlo alla giustizia, ma come facevo? Non era possibile mettere il risultato professionale davanti alla famiglia; l’ho capito a caro prezzo in questo mese!”

Mi guardò intensamente, io abbozzai un sorriso, forse un po’ imbarazzato, e, torturandomi una ciocca di capelli, gli risposi:

“Sei maturato! Forse questa storia t’è servita!”

“Shiho … io …”.

“No! Non ne voglio parlare; oggi si sposa nostra figlia!”

“Nonno! Nonno!”

Questo grido pieno di gioia ci fece interrompere la discussione; ci affacciammo e vedemmo mio suocero, Yusaku, davanti alla porta con le valigie: era appena giunto dall’America.

“Eccomi qua, nipotini!”

Diede un bacio a tutti e poi strinse in un appassionato abbraccio sua moglie, scesa di corsa dal piano superiore. Si scambiarono un rovente bacio; i due, nonostante l’età, s’amavano come il primo giorno. Ad essere sincera, quasi li invidiai per questo.

Yusaku salutò con affetto pure me, stringendomi in un lungo abbraccio (sentii che mi trasmetteva tutta la sua amarezza per quello che era successo), poi, guardò in viso suo figlio e vidi Shinichi chinare il capo. Quindi mio suocero gli pose un braccio attorno alle spalle ed i due uomini si chiusero nella biblioteca. Non ho mai saputo cosa si siano detti, posso ipotizzare che Yusaku si fece raccontare per filo e per segno quanto avvenuto ed abbiano pertanto parlato di me. Di sicuro rimasero lì dentro per più di tre ore ed impedirono a chiunque d’entrare.


Ma noi donne non avemmo alcun tempo per pensare a ciò. Alle dieci tutte le signore Kudo si recarono dal parrucchiere e dall’estetista per farsi belle per la cerimonia. Tornammo a casa solo dopo le due del pomeriggio.

Alle tre arrivarono gli Hattori da Osaka e mi fecero una gran festa (dovevano essere felici di vedermi a casa). Heiji punzecchiò mio marito per la sua “scappatella”, ma fu redarguito da Kazuha che reputò la discussione poco delicata, soprattutto in mia presenza (ma le gaffe di Hattori ci sono ben note, ormai).


Nel tardo pomeriggio fummo tutti pronti per la funzione e ci trasferimmo nella casa a fianco alla nostra. Lì s’erano già dati appuntamento tutti i nostri amici e parenti; fu una delle rare volte in cui i Giovani Detective di due generazioni si poterono frequentare. Ayumi mostrava un bel pancione, avrebbe partorito entro quattro mesi; Mitsuhiko si pavoneggiava del suo essere quasi papà e canzonava Genta che, forse per invidia nei confronti dell’amica in attesa, rivaleggiava in pancia con lei (solo che lui non era incinta, ovviamente).

I gemelli Tomizawa (noi li chiamavamo i Suzuki perché erano legatissimi a Sonoko, anzi da bambini passavano tanto tempo con lei da sembrare suoi figli, ma in verità portavano il cognome del padre, dal momento che Ayako era entrata a far parte di quella illustre famiglia), per una volta in compagnia dei loro genitori, vollero scambiarsi ricordi di indagini con i Giovani Detective del passato e finirono per discutere, animatamente, su quale fosse stato il gruppo più figo (poi seppi che la discussione s’era animata quando si doveva decidere quale delle due squadre avesse avuto le ragazze più belle tra me ed Ayumi o le mie figlie!).

Tra gli invitati dalla parte della sposa un posto d’onore, ovviamente, era riservato ai nostri amici più intimi (gli Hattori, gli Hondo ed i Suzuki, ed ai loro diversi figli, ne avevano rispettivamente due, uno e tre). Le mie amiche mi facevano ala e si congratulavano per le nozze, ma sorvolavano delicatamente sul resto. Mio padre, Hiroshi, gonfiava il petto come un pavone per le nozze della nipote, come se fosse lui a sposarsi, e propinava i suoi terribili indovinelli a tutti (le vittime preferite erano, ovviamente, i Giovani Detective, sia i vecchi, sia i nuovi), Fusae riusciva a malapena a controllarlo; molte mie colleghe d’università facevano la fila per conoscere mio suocero, suscitando il malumore e la stizza di Yukiko che si vendicava facendo la carina con il rettore dell’università e con il preside della mia facoltà; Jodie ed Hidemi Hondo chiacchieravano del più e del meno, vantandosi dei rispettivi lavori (Jodie lanciava frecciatine alla collega della CIA rinfacciandole, velatamente, d’essere rimasta zitella, mentre lei era divenuta direttrice dell’FBI e comunque s’era sposata ed aveva avuto due figli), mentre Akai era rimasto taciturno e silenzioso in un angolino del giardino, osservando con interesse le sue orchidee e controllando se fossero ancora fresche e se avessero superato lo shock del viaggio transoceanico, sua sorella Masumi, intanto, non smetteva di salutare tutti, che non vedeva da anni, tirandosi dietro marito e figli, correndo di qua e di là come suo solito; poi c’erano tutti gli amici poliziotti delle prefetture in cui andavano ad indagare Shinichi e Ran, sembrava un convegno delle forze dell’ordine, credo che quella villa fosse il luogo più sicuro di Beika! Kogoro, per la disperazione di Eri, s’era posizionato vicino al tavolo degli alcolici e faceva gli occhi dolci un po’ alle bottiglie ed un po’ alla graziosa barista ventenne del catering.

Erano intanto arrivati i Kuroba. Ci fu grande mormorio non solo per i genitori dello sposo, il famoso prestigiatore Kaito era, in effetti, davvero affascinante, con quei baffetti e lo sguardo sicuro e sbruffone, ed attirava l’attenzione di tutte le signore presenti, ma soprattutto per sua madre, la misteriosa Chikage che, nonostante l’età, era di una bellezza incredibile (Eri e Yukiko sembravano sul punto di ucciderla e la squadravano da capo a piedi). Nessuno di noi la conosceva; la signora, infatti, girava sempre per il mondo, fin dalla morte del marito, ed era rarissime volte a casa. C’erano poi ex compagni di scuola di Kaito: una certa Akako Koizumi, che si diceva facesse cadere gli uomini ai suoi piedi, tanto che si raccontava che fosse una strega (figurarsi!), e che, pare, facesse la corte a Kaito ai tempi del liceo, una tal Keiko Momoi, migliore amica di Aoko ed altri. Tra tutti però spiccava Saguru Hakuba, anche lui detective, residente stabilmente a Londra, che era stato, per qualche tempo, compagno di classe di Kuroba (voleva infatti catturare Kid) e che s’era scontrato sul campo deduttivo con Shinichi ai tempi in cui s’era rimpicciolito; era in quei giorni a Tokyo e Kaito l’aveva invitato (la sfacciataggine di quell’uomo non conosceva limiti, era pari solo a quella di Shinichi! Hakuba era un suo acerrimo nemico, ogni volta che era a Tokyo in concomitanza con un furto di Kid cercava di prenderlo, solo un ritardo nel volo da Londra gli aveva impedito di essere quella famosa notte al museo con noi, e lui l’aveva invitato alle nozze!). Hakuba faceva ovviamente parlare di sé sia perché era un uomo molto elegante ed affascinante, sia perché sua moglie era altrettanto bella, sia per l’enorme aquila ammaestrata che s’era portata dietro: chiaramente non era una persona comune (altrimenti non avrebbe potuto rivaleggiare con mio marito e Kaito)! Oltre agli amici del liceo, si vedevano pure i coniugi Nakamori, sebbene l'ispettore fosse addolorato per la conclusione della sua sfida con Kid ed annegasse il dispiacere al tavolo degli alcolici, in compagnia di Kogoro.

Per ultimo c’era uno strano tizio, molto anziano, credo fosse quasi centenario, sulla sedia a rotelle. Si chiamava Konosuke Jii; era stato assistente e collaboratore di Toichi senior e poi era rimasto a fianco del figlio (Shinichi m’ha detto che, secondo lui, era questo Jii il collaboratore di Kid nei furti, ma non aveva le prove per dimostrarlo). Per Kaito era come un secondo padre e come tale lo trattava.

Mia figlia aveva sistemato ogni cosa al meglio. Il giardino era stato preparato per la cerimonia all’americana. Il prete, infatti avrebbe preso posto sotto un archetto di legno bianco, impreziosito dalle orchidee di Shuichi, mentre gli ospiti si sarebbero seduti sulle sedie disposte per l’occasione. La villa, ormai perfettamente ristrutturata per la nuova famiglia, avrebbe ospitato il rinfresco dividendo gli ospiti, molto numerosi, tra l’interno e l’esterno. Era tutto meraviglioso, c’era una cosa che mi lasciava però perplessa: non avevo idea di quale abito avrebbe indossato la mia sposina. Sapevo che se n’era occupata Fusae, ma quando avevo cercato di entrare nella stanza in cui Ran si stava preparando ero stata fermata da Yukiko, Akemi e Fusae: non avevo il permesso di vedere la sposa!




Capitolo 20 La cosa più importante

Ma stavano scherzando? Una madre non può aiutare la figlia a vestirsi per le nozze? È lo sposo che non la deve vedere, non la madre! Era assurdo; decisi di rimanere davanti alla porta. Alla fine uscì proprio Ran, in intimo!, e mi bisbigliò d’andare via, ma resistetti imperterrita. In ultimo sopraggiunse Yusaku che mi portò, quasi a forza, dagli ospiti.

“Non è che state preparando qualche imbroglio?”, gli chiesi. Lui negò, ma la lunga chiacchierata con suo figlio mi lasciava in ansia.

Decisi di visitare la casa. Quanti ricordi! Certo i restauri l’avevano cambiata, ma non potevo non riconoscere i luoghi dove avevo vissuto come Ai Haibara. La mia ex stanza era divenuta la camera del futuro bambino; il laboratorio era stato tramutato nello studio dove Toichi avrebbe preparato i suoi numeri magici, la stanza di papà Hiroshi, dove ora si stava cambiando mia figlia, sarebbe stata la camera da letto degli sposini.

Girovagando sentivo in lontananza il vociare degli ospiti in giardino, era quasi ora della cerimonia. Incrociai Shinichi:

“Hai visto Conan?”, mi domandò, “sarà lui a dare gli anelli agli sposi, il prete gli vuole domandare una cosa, ma non lo troviamo!”

Dissi di non sapere dove fosse ma mi offrii di cercarlo; ci separammo. Iniziai a scrutare ogni angolo dell’edificio; alla fine giunsi davanti alla porta che conduceva al mio vecchio laboratorio e sentii ridacchiare ed ansimare; scesi di sotto, ma non accesi la luce, conoscevo quelle scale a memoria. I gemiti si fecero più forti, arrivata ai piedi della scala premetti l’interruttore e trovai la sorpresa. Lo scomparso Conan era, mezzo nudo, avvinghiato su una ragazza; rimasi sconvolta quando mio figlio si spostò per ricomporsi e vidi il viso della giovane: Ayako Suzuki, la figlia minore di Sonoko! Ma che era preso a tutti i miei figli? Il caldo estivo accendeva i bollori giovanili? Era destino che dovessi essere io a scoprire i compagni dei miei figli, evidentemente. Conan, rivestendosi e per nulla turbato (al contrario di me, avranno preso la faccia di bronzo dal padre, lui ed Akemi), prima mi rimproverò per l’interruzione “proprio sul più bello” (ma ditemi se son cose da dire ad una madre!), poi mi spiegò che si frequentavano da quando era tornato dall’America: tutte le volte che ci diceva che doveva uscire con questo o quel suo ex compagno di scuola, in realtà usciva con lei (avevano iniziato a flirtare la sera successiva a quella in cui Sonoko ed i suoi erano venuti a cena da noi dopo il suo ritorno. In quella occasione, Conan aveva notato una punta di gelosia in Ayako, che era in effetti sua amica d’infanzia e compagna di scuola, a causa della presenza di Ami. Quando la Kawashima aveva impedito al mio “piccolo”, se lo posso chiamare così, di riaccompagnarla a casa ed aveva preso le distanze da lui, a causa del piano con Shinichi, la giovane Suzuki s’era fatta avanti e Conan, nel tentativo di far ingelosire Ami, le aveva dato corda; così una frequentazione partita per ripicca, s’era tramutata in una cosa seria). Nonostante il tutto fosse nato e proseguito praticamente sotto il mio naso, io, assorta nei miei problemi, non m’ero accorta di nulla!

Spiegai a Conan perché lo cercassi, lui si recò dal prete, io, a questo punto, presi Ayako sottobraccio e decisi di scambiare due chiacchiere con lei; forse, un giorno, sarebbe stata mia nuora, era il caso che iniziassi a conoscerla come si doveva. La ragazza, in effetti, aveva preso il carattere sfacciato e irruente di sua madre, compativo il povero Makoto, e non era per nulla intimorita dall’essersi fatta trovare in quelle condizioni da me.

“Cosa ne penserà tua nonna del fatto che tu voglia frequentare un futuro attore?”, le chiesi, ben sapendo quanto la matriarca della famiglia fosse rigida con le questioni di lignaggio e nobiltà (aveva, sulle prime, creato obiezioni anche a sua figlia Sonoko quando ella le aveva presentato Makoto, reputando un giovane karateka errante inadeguato ad entrare nella famiglia Suzuki).

“Dica quel che vuole; non decide lei per me!”

Quella ragazza mi era sempre piaciuta, ed ora mi piaceva ancora di più; così continuammo il nostro discorso tra donne mentre la accompagnavo in bagno per farle dare una sistemata (il vestito era un po’ sgualcito ed anche acconciatura e trucco avevano subito l’impeto giovanile di mio figlio).



Lasciata Ayako alle amorevoli cure di mio figlio, che aveva finito di parlare con il sacerdote (e pregandoli di non combinare altri pasticci, dal momento che mancava poco all’entrata di Ran), vidi avvicinarsi l’elegantissima Midori Megure con suo marito. La donna mi salutò con affetto e mi spiegò:

“Ho saputo quanto è avvenuto; è una cosa riprovevole, pertanto ho chiesto a mio marito di svolgere il proprio dovere; Juzo!”

Il questore, con aria da cane bastonato, si avvicinò a me e disse:

“Ecco … Shiho, … come dire …, sono immensamente dispiaciuto per quello che è avvenuto e ti porgo le mie personali scuse, oltre a quelle dell’intero dipartimento di polizia metropolitana. Spero che vorrai accettarle!”

Il poveretto, a cui evidentemente la moglie aveva dato una bella lavata di capo, era davvero mortificato. Mi fece tenerezza, quindi lo bloccai, prima che si inchinasse e lo abbracciai con affetto, avevamo passato tante avventure insieme, non doveva umiliarsi così con me!

“Questore, non si preoccupi, è tutto dimenticato. Siete miei ospiti, divertitevi … e grazie!”

La coppia, rasserenata, si riunì agli altri invitati.



Da che il mondo è mondo, è tradizione che la sposa arrivi in ritardo. Il tempo varia a seconda della ragazza; c’è quella che arriva dopo 5 minuti, tanto per rispettare la tradizione, c’è l’altra che giunge dopo 3 ore. Mia figlia rientrava nella prima categoria e la marcia nuziale risuonò alle 18:07. Shinichi era sparito, doveva accompagnare Ran all’altare, io, invece, ero seduta in prima fila (quando si fosse sposato Conan sarebbe stato il mio turno). Dopo le prime note, tutti ci alzammo in piedi e ci voltammo verso la porta del salone da cui sarebbe apparsa la sposina; ed eccola, finalmente, in tutta la sua bellezza. Appoggiata delicatamente al braccio del padre, Ran uscì di casa e mise piede sull’erba del giardino suscitando l’ammirazione generale. Man mano che s’avvicinava, preceduta dai paggetti e seguita dalle damigelle, iniziai a mettere a fuoco il suo famoso abito, che ancora non avevo visto.

Rimasi interdetta! Quando mi passò accanto inforcai gli occhiali per vederlo meglio ed ebbi la conferma della mia prima impressione. Il suo abito da sposa … era il mio, quello che avevo indossato trent’anni prima. Sebbene avesse subito alcune modifiche (io e Ran non abbiamo proprio le stesse misure) era ovvio che, sotto il taglia&cuci apportato da Fusae, ci fosse il mio vestito. Il colore, i ricami, anche la lunghezza del velo e la sua foggia erano quelli.

Yukiko, accanto a me, mi bisbigliò:

“Sorpresa? In principio Ran voleva un abito nuovo, ma quando è iniziata la storia di Shinichi ha deciso di renderti omaggio usando il tuo vestito. Ha chiesto a Fusae di modificarlo il meno possibile, se fosse stato per lei non l’avrebbe proprio toccato, ma è stato impossibile. Era decisa a sbattere in faccia a suo padre fedifrago l’abito con cui t’aveva presa in moglie, sperando di farlo tornare da te. Almeno è quello che m’ha detto!”

“Allora era questo che tramavate tutti e tre?”

Yukiko tacque; io, come una scema, iniziai a piangere, in compagnia della signora Yonehara che aveva visto crescere Ran e che si sentiva una seconda madre. Intanto Shinichi, tutto emozionato, affidò la figlia a Toichi, che era in attesa all’altare, e si sedette al mio fianco.

“Che te ne pare dell’abito?”

“Siete dei mascalzoni! Usare questi mezzucci per farmi cambiare idea!”

“Ci siamo riusciti?”

Il prete iniziò la cerimonia, io intimai il silenzio a quel delinquente patentato e mi concentrai sulla funzione che proseguì secondo tradizione fino al giuramento:

“Io, Toichi, prendo te, Ran, come mia legittima sposa, per amarti ed onorarti nella buona e nella cattiva sorte, in salute e malattia, in ricchezza e povertà per tutti i giorni della mia vita, finché morte non ci separi”.

Mio genero, ormai lo posso chiamare così, infilò la fede nell’anulare di mia figlia, poi toccò a lei:

“Io, Ran, prendo te, Toichi, come mio legittimo sposo, per amarti ed onorarti nella buona e nella cattiva sorte, in salute e malattia, in ricchezza e povertà per tutti i giorni della mia vita, finché morte non ci separi”.

Anche lei mise l’anello al dito di suo marito.

Mi sorpresi ad osservarmi le mani e mi turbò molto notare che il mio anulare sinistro era nudo, privo della fede che aveva portato per tre decadi, solo un lieve rossore indicava il punto in cui la vera era posizionata. Se volevano richiamare alla mia mente i ricordi del mio matrimonio … beh, ci stavano riuscendo! Il prete completò:

“Con i poteri conferitimi dalla Chiesa, vi dichiaro marito e moglie. Non sciolga l’uomo ciò che Dio ha unito!”

I due giovani si baciarono tra il tripudio degli invitati.

Mi avvicinai agli sposi per far loro le mie congratulazioni. Ran mi guardò negli occhi:

“Spero che non te la sia presa se ho modificato il tuo abito”.

“Sciocchina, sono felicissima ed onorata. Ho anche capito quello che volevi dirmi!”

“Ed allora?”

“Non credo che basti un vestito per sistemare i cocci che si sono sparsi”.

Vidi un velo di tristezza passare sul volto di mia figlia. La baciai e salutai Toichi, poi mi allontanai per occuparmi del catering. In realtà ero turbata, il vestito non era sufficiente, ma di certo aveva fatto il suo effetto. I miei dubbi erano andati aumentando, forse insistevo nel voler negare solo per puntiglio, per punire Shinichi che m’aveva fatto soffrire. Ero molto confusa, nel frattempo iniziò il pranzo a buffet; questo mi evitò l’imbarazzo di dovermi sedere accanto a mio marito e mi distrasse attirandomi nella viva e multiforme conversazione che occupava gli ospiti.

Si proseguì con le danze, tutti erano felici. Conan non faceva altro che danzare con Ayako, Akemi, dopo un po’ di rimostranze (lei non ama queste cose mondane), accettò di ballare con Ethan (che fu un disastro, pestandole più volte i piedi). I neosposi ballarono con i rispettivi genitori. Vidi Ran confabulare ancora con suo padre; Kaito venne da me e mi fece compiere un paio di giri di pista, devo dire che balla divinamente (e credo che abbia suscitato la gelosia di Shinichi, specialmente per come mi stringeva). Mio marito ballò con la sua consuocera, suscitando, questa volta, i borbottii di Kaito (sono due bambini!).

Feci qualche giro di pista anche con mio padre, che ne approfittò per sapere le ultime novità.

“Figliola, conosco Shinichi da una vita, so che è un bravo ragazzo e che ti vuole bene; sì, è un po’ fatto a modo suo, ma è certamente innamorato di te, quindi spero che saprai perdonarlo e che tutto si sistemi. Comunque, se dovessi decidere di lasciarlo, sappi che puoi tornare da me quando vuoi. Segui il tuo cuore, sono sicuro che opererai per il meglio, io sarò sempre al tuo fianco”.

Mio padre, nonostante tutto e nonostante la mia età, mi trattava ancora come una ragazzina che torna da lui a farsi consolare perché ha litigato con il fidanzato!

Poi danzai con Yusaku:

“Cosa pensi di fare?”, avevo cercato d’evitare il discorso per tutta la serata, ma non potevo sperare che mio suocero non si intromettesse, del resto la metà dei presenti aveva, in un modo o nell’altro, cercato di darmi consigli e suggerimenti.

“Sono incerta!”, ammisi per la prima volta, “amo Shinichi ma l’ha combinata grossa”.

“Credi che la mia vita con Yukiko sia stata tutta rose e fiori? Pensi che sposare una star del cinema al culmine della carriera e della bellezza, con il carattere esuberante che si ritrova, sia stato facile? Eppure siamo andati avanti e ci amiamo come il primo giorno. Il matrimonio è fatto di reciproca sopportazione e reciproco smussare gli angoli; l’affetto può non bastare, se non si cerca un punto di intesa. Solo così si superano le difficoltà!”

“Sono trent’anni che smusso gli angoli, fin dal giorno delle nozze, quando mi mollò per andare da Ran rediviva!”

“Sei stata bravissima in questo; ma sii sincera: non credi che anche lui, alcune volte, possa aver pensato che stare con te non fosse così semplice? Tu non hai mai avuto momenti in cui gli hai reso la vita difficile?”

“Suppongo di sì!”, ammisi, anche se a malincuore, e la mente corse a tutti i guai causati dalla brama di vendetta dei membri superstiti dell’Organizzazione, primariamente Bourbon e Chris, ricordai quante volte Shinichi avesse rischiato la vita e giocato il tutto e per tutto per salvarmi da loro.

“Lui t’ha sempre perdonata, non dovresti farlo anche tu?”

La musica si interruppe, Yusaku lasciò la presa e s’allontanò per tornare a tubare con sua moglie. Mi guardai intorno; vidi Eri che accudiva quel bambinone troppo invecchiato di suo marito (che ora stava importunando una delle cameriere). Anche loro avevano avuto alti e bassi, ma s’erano rimessi insieme (e di certo avevano caratteri molto differenti e molto testardi); se ce l’avevano fatta loro, perché non potevamo farcela noi? Non era il nostro amore la cosa più importante? Più del mio orgoglio, della sua stupidità, delle avversità, delle nostre ripicche reciproche?



CONTINUA


Nel prossimo capitolo:


"Nulla è più importante di mia moglie; farò di tutto, purché lei ritorni da me!”
 
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view post Posted on 18/8/2016, 22:45     +1   -1
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Questo Conan non ha preso niente da quello vecchio. In effetti mi stavo chiedendo; Ran accoppiata, Akemi idem, ed il povero Conan resta appeso? Invece no, bene così.

CITAZIONE
mi rimproverò per l’interruzione “proprio sul più bello”

, dopo Akemi Conan personaggio preferito a caso (Shiho fà classifica per sè). Le battute fighe che alludono al sesos, le ha tutte lui.
 
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view post Posted on 19/8/2016, 17:04     +1   -1
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scusami, yusaku, ma non è esattamente la stessa cosa. cosa avrebbe shiho da farsi perdonare? essere il bersaglio di gente malata di cervello? mica ha scelto volontariamente di esserlo!
inutile, quel tuo figliolo debosciato non ha scusanti, divorzio subito!!!!


ma il massimo di questi capitoli è:

- akai e le sue orchidee. non devo aggiungere niente, fa ridere anche solo così.

- masumi s'è sposata? e chi l'ha sposata? ma in questi anni ha messo su un pò di tette, oppure è rimasta piatta come una tavola?

- conan ha vinto tutto. altro che quel necrofilo del padre <_<
 
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view post Posted on 19/8/2016, 17:20     +1   -1
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Masumi ha atteso fiduciosa che le poppe materne facessero la loro magica comparsa, ma alla fine ha deciso di affidarsi ad un chirurgo!

La cerbiattista, invece, è zitella e presa in giro da Jodie!

Conan jr è il nostro eroe!

Il povero Yusaku cerca di tirare acqua al mulino del figlio.
 
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view post Posted on 19/8/2016, 17:22     +1   -1
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Gosho dovrebbe sostituire questo Conan, con quello del fumetto.

Non vogliamo un Conan necrcofilo in eterno.
 
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view post Posted on 19/8/2016, 18:19     +1   -1
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ah, ecco, la chirurgia plastica è intervenuta laddove la masumi manca....

la cerbiattista zitella è uno smacco all'umanità tutta. possibile che non ci sia qualcuno che ne abbia riconosciuto le evidenti doti?
 
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view post Posted on 19/8/2016, 18:28     +1   -1
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La colpa è dell'autore, troppo pigro e disinteressato delle sorti della suddetta per darle un lui (e poi in qualche modo la signora doveva pagare tutto quel "non è mia sorella" con cui suo fratello ci ha sfracellato i ...).
 
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