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| Sinceramente non so come mi e' venuta in mente questa fanfiction, so solo che c'entra molto l'immagine qui sotto. E' stato duro fare una cosa del genere, non ne faro' mai piu' una simile, credo. Sono passati tre giorni. Non credo che riuscirò a sopportarlo per un altro ancora, questo ricordo doloroso che mi grava sul cuore; forse però, sfogandomi, riuscirò ad alleggerirlo. Il dottor Agasa aveva organizzato una piccola festa per celebrare, oltre al suo compleanno, il successo della sua ultima invenzione, e aveva quindi invitato tutti i suoi amici. Io avrei dovuto incontrare la mamma quel giorno, ma dato che mi aveva avvisato che sarebbe arrivata in ritardo, ho fatto un salto a casa del professore per congratularmi. Uscendo, ho scorto per puro caso l'ultima persona che mi aspettavo di vedere in quel momento, dato che solo pochi giorni prima mi aveva detto che non sarebbe ancora potuto tornare: Shinichi. L'ho seguito, senza nemmeno preoccuparmi del perché non mi avesse avvisato del suo ritorno, tanta era la gioia che provai nel rivederlo. Ma quando lo trovai, rimasi sconvolta: lui era con una ragazza dai capelli di rame che, seppur vestita formalmente, con una giacca e una camicia, era bellissima. E la stava baciando. Mi paralizzai, non riuscivo a muovermi: qualcosa mi si era spezzato dentro, qualcosa che non sarebbe più guarito. Realizzai la presenza del dottor Agasa di fianco a me, e sentii che mi diceva qualcosa, ma non capii veramente le sue parole: i suoni, i colori, tutto ciò che si trovava intorno a me in quel momento non contava più; l'unica cosa che importava era la scena a cui stavo assistendo. Quando i due ragazzi di fronte a me si accorsero della mia presenza si allontanarono rapidamente, e lui si voltò verso di me come per dirmi qualcosa, ma era troppo tardi: non appena incontrai i suoi occhi le lacrime iniziarono a scendermi lungo le guance, e corsi via, lontano da quella stessa persona di cui avevo tanto aspettato il ritorno. Tornata a casa, ho chiamato la mamma e ho annullato il nostro appuntamento,dicendole che stavo male. Poi, senza aprire alla persona che stava suonando il campanello, sono andata nella mia camera. Fortunatamente papà non c'era, perché a ogni ricordo felice di me e Shinichi che mi veniva in mente mi mettevo a piangere ancora più convulsamente: le promesse di lui, i regali, ciò che mi aveva detto a Londra...erano tutte bugie. Adesso voglio solo dimenticare, liberarmi di questo dolore che mi stritola il cuore. Ma so che non ci riuscirò. È impossibile dimenticare la persona che ho così tanto amato e che, alla fine, mi ha spezzato il cuore.
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